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Allegato B
Seduta n. 158 del 16/5/2007
DIFESA
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IV Commissione:
GIUDITTA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 26, comma 11-quater del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, ha previsto l'alienazione, agli utenti con titolo scaduto, degli alloggi «non ubicati nelle infrastrutture militari o, se ubicati, non operativamente posti al loro diretto e funzionale servizio, secondo quanto previsto con decreto del Ministero della difesa»;
in attuazione di tale disposizione, il decreto ministeriale 2 marzo 2006, registrato alla Corte dei conti in data 23 marzo 2006, fa riferimento agli elenchi trasmessi dallo Stato maggiore della Difesa concernenti la situazione degli alloggi di servizio costituenti l'intero patrimonio alloggiativo, la loro entità e il loro utilizzo, nonché gli alloggi di servizio alienabili;
nella relazione illustrativa che accompagna il decreto ministeriale, inoltre, si precisa che in allegato sono indicati gli alloggi di servizio alienabili individuati dall'Esercito, dalla Marina e dall'Aeronautica militare;
a quanto è dato sapere, detti elenchi comprendono 4500 alloggi da alienare per l'intero territorio nazionale;
agli utenti interessati è stato comunicato che per i loro alloggi non sarà più fatta alcuna manutenzione, né ordinaria, né straordinaria, a carico dell'Amministrazione della Difesa, perché ritenuti ormai non più appartenenti all'Amministrazione medesima;
malgrado ciò, detti utenti continuano a pagare un canone all'Amministrazione della Difesa, calcolato in base ai parametri dell'equo canone, maggiorato del 50 per cento, pur non ricevendo più alcuna manutenzione o assistenza dall'Amministrazione stessa;
per questi motivi sono in atto contenziosi giudiziari da parte di numerosi utenti il cui alloggio è stato cartolarizzato ma non ancora venduto a causa dell'inerzia dell'amministrazione della Difesa, che di fatto impedisce loro di esercitare il diritto di opzione all'acquisto previsto dal decreto-legge n. 269 del 2003;
il Tar del Lazio, II sezione, in data 21 febbraio 2007, con sentenza n. 2180, su richiesta di alcuni utenti, ha affermato che «le Amministrazioni convenute, che, una volta effettuata l'individuazione degli immobili, sul punto hanno funzioni prive di profili di discrezionalità, sono tenute a provvedere di conseguenza e senza indugio» e che «le Amministrazioni intimate non possono opporre all'intimazione attorea di non aver una diretta competenza a provvedere da sole alla diretta alienazione nei confronti dei singoli ricorrenti, in quanto ciò è frutto d'un evidente equivoco, nella misura in cui il bene della vita, cui aspirano i ricorrenti, è non già il trasferimento in sé, bensì l'esercizio del diritto d'opzione, nei cui riguardi la cartolarizzazione degli alloggi in parola si configura come necessario vincolato presupposto, tant'è che quest'ultima è obbligata e non è nella disponibilità delle Amministrazioni stesse»;
pertanto, detta sentenza ha intimato al Ministero della difesa e al Ministero dell'economia e delle finanze, ciascuno per la parte di propria competenza, di concludere, in modo espresso e motivato ed entro il perentorio termine di 120 giorni dalla notificazione della sentenza medesima, la procedura di cartolarizzazione ex articolo 26 del decreto-legge n. 269 del 2003;
gli stessi utenti, e molti altri in tutto il territorio nazionale, chiedono che l'amministrazione della difesa comunichi al più presto all'Agenzia del demanio l'elenco degli alloggi da alienare al fine di poter
esercitare il diritto di opzione all'acquisto previsto dal decreto-legge n. 269 del 2003, fino ad ora rimasto lettera morta;
oltre che per il deposito degli elenchi, gli assegnatari stanno procedendo giudiziariamente al fine di ottenere il risarcimento dei danni sofferti per:
1) aver pagato un canone maggiorato all'Amministrazione della Difesa dal novembre 2003, data a partire dalla quale, se il decreto-legge n. 269 del 2003 fosse stato puntualmente applicato, tali somme avrebbero potuto essere impiegate per pagare ratei di mutuo per l'acquisto dell'alloggio;
2) aver dovuto sostenere i costi della manutenzione, anche straordinaria, degli alloggi;
3) prezzi di mercato maggiorati rispetto al 2003 per ciò che concerne l'acquisto di case;
4) danni biologici ed esistenziali connessi alla situazione di precarietà in cui 4500 famiglie sono a tutt'oggi sottoposte;
secondo l'interrogante ulteriori ritardi nel compimento dell'iter di alienazione comporteranno consistenti aggravi per le casse erariali a causa delle rilevanti proporzioni del contenzioso in atto, considerato che l'Amministrazione della Difesa risulterà certamente soccombente essendo stata disattesa una legge dello Stato -:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere, alla luce di quanto descritto nella presente interrogazione, affinché si provveda al più presto all'adempimento della succitata sentenza, trasmettendo all'Agenzia del demanio gli elenchi degli alloggi cartolarizzati da alienare al fine di concludere la procedura di cartolarizzazione, rispondendo cosi alle legittime richieste avanzate da numerosi cittadini ed evitando al contempo gravi conseguenze per l'erario.
(5-01044)
EVANGELISTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'assetto geostrategico conseguente ai tragici eventi dell'11 settembre è profondamente mutato e sempre più vibranti sono le tensioni internazionali dovute ad una crescente propensione verso attività di nuclearizzazione da parte di Paesi non proprio in sintonia con le politiche internazionali di non proliferazione nucleare e regolamentazione del commercio dei materiali di armamento;
nel nuovo contesto di insicurezza va inserita la problematica del controllo delle esportazioni dei cosiddetti «beni a duplice uso»;
la gamma dei beni a duplice uso è molto vasta e comprende anche materiali nucleari, altamente letali, come ad esempio uranio, plutonio, impianti per la separazione di isotopi dell'uranio naturale ed impoverito ed utilizzabili tanto per la produzione di energia nucleare a fini civili quanto per la costruzione di ordigni naturali;
dal quadro normativo della Relazione presentata dal Presidente del Consiglio dei ministri, all'esame in commissioni riunite III e IV, ed in particolare con riferimento al decreto legislativo n. 96 del 2003 e al decreto ministeriale 4 agosto 2003, che regolano l'esportazione dei beni cosiddetti dual use, l'interrogante vorrebbe rilevare dei dubbi circa l'efficacia della loro applicazione;
una parte del disposto del decreto ministeriale 4 agosto 2003 che, ad avviso dell'interrogante, risulta essere poco categorica e tipizzante, considerata la delicatezza della materia trattata, è quella prevista all'articolo 1 la quale, dopo la previsione di una limitazione alle esportazioni per i prodotti indicati nell'allegato IV del Regolamento europeo n. 1334 del 2000 e per prodotti di categoria 0C001 tra cui l'uranio ed altri e per quelli di categoria 0C002 tra cui i materiali fissili speciali come ad esempio il plutonio, prevede un'ulteriore limitazione per i materiali non specificati nell'allegato IV soltanto nella misura in cui questi si riferiscano ai materiali delle suindicate categorie 0C001 e 0C002;
senza una predisposizione categorica di materiali che potrebbero essere ricollegati alle categorie 0C001 e 0C002 appare alquanto serio il rischio di interpretazioni soggettive o di errori di valutazioni, anche di carattere doloso o colposo, nel considerare un materiale come non ricollegabile alle suddette categorie quando, magari, vi è ricollegabile in maniera non diretta o, essendo di nuovissima concezione, potrebbe non essere stato nemmeno catalogato -:
se non ritenga necessario verificare quanto sopra illustrato intervenendo con gli opportuni mezzi al fine di predisporre una precisa catalogazione di materiali dual use utilizzabili per la produzione di armi nucleari e ricollegabili alle categorie di materiali 0C001 e 0C002, assicurandone un costante aggiornamento.
(5-01045)
PAPINI e VICO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
a seguito di gravi violazioni della normativa antinfortunistica e dell'igiene sul lavoro da parte delle ditte appaltatrici presso MARINARSEN di Taranto, il 9 novembre 2005 fu sottoposta a sequestro giudiziario tutta l'area all'interno del comprensorio arsenalizio dove si trovano i siti dati in concessione alle ditte medesime;
tale sequestro ha comportato un notevole rallentamento dei lavori in corso a bordo delle unità navali, in quanto la Marina militare ha correttamente proceduto ad una verifica a carico delle citate ditte, per stabilire quanto il sequestro stesso avesse influito sulla loro capacità di proseguire le lavorazioni appaltate, con particolare riguardo al rispetto delle norme di sicurezza e di igiene;
risulta all'interrogante che l'autorità giudiziaria ha recentemente disposto una ispezione all'interno dell'arsenale e in particolare all'interno delle strutture destinate ad attività operative;
fino ad oggi sono state eseguite due ispezioni che hanno comportato il sequestro preventivo del locale fonderia, la sospensione dei lavori in atto nel «settore lavori interni» e l'interdizione all'accesso al «settore scafi» fino all'eliminazione delle situazioni irregolari riscontrate, e hanno prescritto l'immediata eliminazione delle situazioni di pericolo e di insalubrità nel Settore Motori Media Potenza;
la situazione di degrado che affligge la gran parte delle strutture dell'Arsenale è ampiamente nota a livello centrale e locale;
nonostante le segnalazioni e le richieste reiterate negli anni dai direttori che si sono succeduti alla guida dell'Arsenale, i fondi promessi da anni per attuare un piano di ristrutturazione, che sarebbero dovuti provenire dalla cartolarizzazione degli immobili dello Stato, non sono mai arrivati e quelli disponibili appaiono assolutamente inadeguati e appena sufficienti a tamponare situazioni di emergenza -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro della difesa e quali risorse intenda mettere a disposizione dell'Arsenale per porre rimedio alla grave situazione, segnalata in premessa.
(5-01046)
NARDI e COSSIGA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la legge 4 ottobre 1988, n. 436 prevede, in casi specificamente individuati che costituiscono la maggioranza delle evenienze pratiche, il parere delle Commissioni parlamentari competenti prima dell'acquisizione di materiali di armamento per le Forze Armate;
sul sito internet del Ministero della difesa, e quindi in documenti non ufficiali ma a disposizione del pubblico, sono descritte sia l'intera procedura di acquisizione sia, in particolare, l'iter di specifica competenza di SGD/DNA;
dai documenti informativi di cui sopra, sembrerebbe prefigurarsi una discrasia tra l'iter normalmente seguito e quello previsto; in particolare il parere delle
Commissioni verrebbe usualmente richiesto dopo l'avvio dell'iter tecnico-amministrativo quando non al termine dello stesso, diminuendo significatività ed efficacia del parere parlamentare stesso, previsto dalla legge ancorché non vincolante -:
quale sia, nel dettaglio, la procedura seguita per l'acquisizione di materiali d'armamento, nel rispetto delle prerogative del Parlamento stabilite dalla legge.
(5-01047)
Interrogazione a risposta scritta:
MURGIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si evince sul sito internet www.nsd.it e dall'agenzia di stampa Dire, sembrerebbe che, nel corso di un'audizione in Commissione Difesa della Camera, il Capo di Stato Maggiore della difesa, Ammiraglio Giampaolo Di Paola, abbia illustrato una preoccupante situazione che riguarda 39.120 marescialli e 2.813 ufficiali in esubero;
secondo quanto affermato dall'Ammiraglio Di Paola sembra che «... la consistenza effettiva dello strumento militare è di fatto aderente al «modello di Difesa» a 190.000 uomini (attualmente sono in servizio 189.753 militari) ma la struttura è molto sbilanciata: ci sono ruoli molto coperti (come i marescialli) e ruoli dove si registrano carenze di organico come nel caso dei sergenti. L'altro problema è, poi, quello del precariato per gli ufficiali ausiliari e per i militari di truppa che sono stati congedati e non trattenuti in servizio permanente al termine del periodo di servizio in ferma prefissata ...»;
l'Ammiraglio proseguendo nel suo discorso ha affermato anche, riferendosi al fatto che le Forze Armate sono escluse dalla norma inserita in Finanziaria che prevede la stabilizzazione del personale precario della Pubblica Amministrazione, che «... una ipotetica estensione del provvedimento alle forze armate con assunzione a tempo indeterminato di 30.500 in un colpo comporterebbe l'impossibilità di assumere nei prossimi cinque anni per la corretta alimentazione dei ruoli», oltre che «un costo stimato per difetto di circa 650 milioni di euro» un aumento di bilancio «per coprire i costi di un modello aumentato a 220.000 unità» o «lo scardinamento del sistema di reclutamento e di progressione di carriera ed economica ...»;
da quanto si evince dall'articolo pubblicato dall'agenzia di stampa Dire sembra che l'Ammiraglio Di Paola abbia affermato che «... Le forze armate dovrebbero raggiungere entro il 2020 il numero ideale di 190 mila unità ma, allo stato attuale, senza nessun intervento, gli esuberi andrebbero a regime nel 2030 ...»;
dal predetto articolo si apprende anche che il Presidente della Commissione Difesa avrebbe chiesto palesemente aiuto al Governo per risolvere la delicata questione e avrebbe così testualmente affermato: «... Questo non può essere un problema che la Difesa affronta da sola, il Governo deve intervenire ...» -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative di propria competenza intende adottare per poter stabilizzare i 39.120 marescialli e i 2.813 ufficiali in esubero.
(4-03669)