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Allegato B
Seduta n. 159 del 17/5/2007
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SALUTE
Interrogazioni a risposta orale:
VOLONTÈ e COMPAGNON. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Presidente dell'Ordine dei medici di Udine, in un articolo apparso il 15 aprile 2007 sul maggiore quotidiano locale di Udine, ha preso posizione per una limitazione del diritto alla obiezione di coscienza dei medici relativamente alla prescrizione della pillola del giorno dopo, affermando che «Per la pillola del giorno dopo non basta appellarsi all'obiezione di coscienza. Il diritto del medico all'obiezione di coscienza sulla pillola non può in alcun modo confliggere con il diritto del paziente a una prestazione che l'ordinamento giuridico riconosce come dovuta. L'obiettore non può limitarsi a dire che non prescrive una certa medicina, ma deve darsi da fare e reperire un altro medico non obiettore, naturalmente entro i tempi e le modalità appropriate. Se non riesce a trovare un collega non obiettore, o se i tempi non lo consentono, allora il medico, anche se obiettore, è costretto a fornire la ricetta della pillola»;
in data 27 aprile 2007 l'esecutivo dello stesso Ordine dei medici di Udine, sulla stampa locale, nel confermare le dichiarazioni del suo Presidente relativamente alla pillola del giorno dopo, ha affermato che «L'Ordine è un organo ausiliario dello Stato con il mandato di controllare la professione a salvaguardia della salute pubblica»-:
se concordino con l'interpretazione restrittiva dell'obiezione di coscienza nel caso della «pillola del giorno dopo», considerato che, in base alla letteratura scientifica (recepita anche da un pronunciamento del Comitato nazionale di bioetica del 28 maggio 2004 e riportata nelle scheda tecnica di accompagnamento del farmaco), uno dei meccanismi di azione è quello abortivo, che quindi l'obiezione di coscienza in questo caso è assimilabile alle ragioni dell'obiezione di coscienza previste dalla 194/78, che il Levonorgestrel non può in alcun modo essere considerato un farmaco «salvavita» e che la gravidanza non può essere considerata «a priori» una patologia;
se non si ritenga che introducendo questo tipo di coercizioni nel rapporto fra medico e utente non si comprometta sempre più il rapporto fiduciario a vantaggio di una concezione burocratica del medico. Fino ad ora infatti il rapporto medico-utente appartiene all'ambito delle «professioni liberali», caratterizzato dal rapporto fiduciario fra il professionista e l'interlocutore; il professionista nel rispondere alle esigenze dell'interlocutore deve agire «in scienza e coscienza» e deve essere tutelata nel rapporto fra gli interlocutori la libertà (per questo si parla di «professione liberale»), fatti salvi i casi di immediato e grave pericolo per la vita. L'estendere una concezione che fa del medico un «fornitore di prestazioni dovute», a prescindere dalle sue convinzioni scientifiche ed etiche, soprattutto in casi eticamente controversi (come quello della prescrizione di una pillola con effetti anche abortivi), ma anche nella normale pratica clinica, porta soltanto a un progressivo deterioramento del rapporto di
fiducia fra medico e utente, facendo sempre più del medico un tecnico-burocrate fornitore di determinate prestazioni e dello Stato uno Stato etico, che impone i propri criteri morali;
se non sia opportuno per questo motivo ridurre piuttosto che accentuare le disposizioni coercitive nei riguardi dei medici, favorendo anche nel sistema pubblico procedure e condizioni di lavoro che favoriscano il dialogo costruttivo medico- paziente-familiari, la dimensione di rapporto, che è essenziale nell'atto medico per poter adeguatamente riconoscere i bisogni dell'interlocutore e adeguatamente affrontarli, e che non favoriscano una figura di medico ridotta a funzionario applicatore di disposizioni, la cui sola specificità è il bagaglio tecnico-applicativo;
se infine, a giudizio dei Ministri sia compito di un Ordine dei medici prendere posizioni su materie ampiamente in discussione fra i medici sia sul piano scientifico che su quello etico, dare in queste materie indicazioni di condotta e assumere posizioni coercitive verso i propri iscritti, accentuando di fatto le distanze fra medici e utenti nel sottolineare, secondo gli interroganti demagogicamente, alcune richieste ed esigenze degli utenti senza tener conto di tutti i fattori in discussione o se non sia piuttosto compito dell'Ordine dei medici quello di tutelare e salvaguardare il decoro, la dignità e la «natura professionale» del lavoro medico, difendendone l'autonomia e il valore, proprio nell'interesse degli utenti, favorendo il riconoscimento dell'autentico vantaggio per tutti di una professione vissuta «in scienza e coscienza».
(3-00899)
VOLONTÈ e COMPAGNON. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 27 aprile 2007 un articolo del maggior quotidiano di Udine ha pubblicizzato un convegno organizzato dall'Ordine dei Medici di Udine per lanciare un modulo prodotto dallo stesso Ordine di «Dichiarazioni anticipate di trattamento». «L'Ordine di Udine ha elaborato una proposta di testamento che, una volta firmato, diventerà a tutti gli effetti atto legale che dovrà essere rispettato dai medici, compatibilmente con il Codice di deontologia medica. Una copia va consegnata a un fiduciario nominato, un'altra al medico di base, una terza all'avvocato, al notaio oppure all'Ordine stesso... L'atto deve essere rinnovato ogni due anni, pena la sua nullità...»;
in un proprio comunicato del 28 aprile 2007 l'Ordine dei Medici di Udine ha affermato che «Le disposizioni contenute nel testo elaborato dalla Commissione deontologica e medica dell'Ordine sono vincolanti, quanto agli obblighi deontologici, per i medici e gli operatori sanitari implicati in scelte mediche riguardanti la persona» con il dichiarato obiettivo di «Spingere per una legge nazionale sul testamento. Udine, quindi, farà da cabina di regia per dare uno scossone all'immobilismo parlamentare, visto che qui, dentro i palazzi, dormono numerose proposte di legge»;
nel modulo proposto di «Dichiarazioni anticipate di trattamento», senza alcuna contestualizzazione e senza indicare alcuna metodologia che aiuti il cittadino a una scelta realmente consapevole delle conseguenze delle proprie decisioni, si propone la seguente opzione «Qualora non ci si possa più ragionevolmente attendere, anche in rapporto alle più recenti acquisizioni mediche, un superamento della fase irreversibile della malattia o la riacquisizione di condizioni di curabilità della stessa (cioè assenza di ogni possibilità di recupero) o qualora si preveda in base alla situazione clinica, la permanenza in uno stato caratterizzato dalla perdita irreversibile della coscienza, privo di possibilità di recupero (Stato Vegetativo Permanente) dispongo che siano / non siano iniziati e continuati i seguenti trattamenti di sostegno vitale...»; includendo tra detti «trattamenti» anche la alimentazione e la idratazione assistite, non si precisando di quale tipo di malattie si tratti, né quali
siano le implicazioni che le malattie stesse potranno avere per il paziente;
fino ad ora il rapporto medico-utente appartiene nell'ambito delle «professsioni liberali», caratterizzato dal rapporto fiduciario fra il professionista e l'interlocutore; il professionista nel rispondere alle esigenze dell'interlocutore deve agire «in scienza e coscienza» e deve essere tutelata nel rapporto fra gli interlocutori la libertà (per questo si parla di «professione liberale», fatti salvi i casi di immediato e grave pericolo per la vita);
l'estendere una concezione che fa del medico un «fornitore di prestazioni dovute», a prescindere dalle sue convinzioni scientifiche ed etiche, soprattutto in casi eticamente controversi (come quello della formulazione della «Dichiarazioni anticipate di trattamento»), ma anche nella normale pratica clinica, porta, secondo gli interroganti soltanto a un progressivo deterioramento del rapporto di fiducia fra medico e utente, facendo sempre più del medico un tecnico-burocrate fornitore di determinate prestazioni e dello Stato uno Stato etico, che impone i propri criteri morali;
secondo gli interroganti non appartiene alle competenze di un Ordine dei medici il prendere iniziative di tipo normativo, in particolare se sugli stessi temi è già in corso un dibattito parlamentare -:
se non ritengano che introducendo questo tipo di coercizioni nel rapporto fra medico e utente non si comprometta sempre più il rapporto fiduciario a vantaggio di una concessione burocratica del medico;
se, a giudizio dei Ministri, sia compito di un Ordine dei medici predisporre e custodire «Disposizioni anticipate di trattamento» e quale valore si possa dare a disposizioni così formulate;
se non ci sia il rischio che modelli così astratti come quello proposto aumentino le difficoltà di comunicazione e di scelta fra paziente, parenti e curanti, anziché rendere possibile un maggior rispetto per le giuste esigenze del paziente stesso;
se al di là delle affermazioni di rispetto della normativa vigente e del Codice deontologico Medico, non si voglia introdurre nascostamente, attraverso la sospensione di idratazione e alimentazione, una pratica di eutanasia omissiva, essendo la morte a breve distanza di tempo la sola possibile conseguenza della sospensione di idratazione e nutrizione;
se infine ritengano che, in attesa di interventi legislativi del Parlamento, l'Ordine dei medici di Udine sia in conflitto con quanto deliberato dal Comitato nazione di bioetica circa la nutrizione ed idratazione assistite (Documento CNB del 30 settembre 2005).
(3-00900)
Interrogazioni a risposta scritta:
PELLEGRINO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
una direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 27 dicembre 2005, proclama una giornata dedicata alle persone costrette a vivere con disabilità da trauma vertebrale, vittime di incidenti stradali, infortuni sul lavoro o in ambito sportivo e domestico;
nonostante l'istituzione della Giornata Nazionale del traumatizzato spinale, il precedente Governo non ha previsto alcun intervento migliorativo nei confronti delle persone affette da tale problema;
il trauma cervico-dorsale oltre alla paralisi degli arti inferiori e superiori, comporta anche altri grossi problemi come la vescica neurologica, la quale provoca incontinenza e disfunzioni erettili, con grandi costi sia economici che psicologici e sociali per i soggetti interessati;
tali soggetti sono costretti a pagare una differenza sul prezzo sia sui cateteri autolubrificanti, sia sulle guaine esterne
raccogli urina, poiché i prezzi applicati dal nomenclatore tariffario sono fermi al 1992;
inoltre, i soggetti maschi che utilizzano farmaci come il Viagra, Cialis, Levitra eccetera, sono costretti a sostenere ingenti costi, in quanto dal 2004 questi prodotti farmaceutici, fondamentali per mantenere una sana vita di coppia, non sono più distribuiti gratuitamente;
un farmaco come il cloruro di trospio fondamentale per le vesciche neurologiche, in Italia è venduto a 25 euro una confezione da 30 pillole («l'Uraplex», concessionaria Alfa Wasserman su licenza Madaus sede Contrada S. Emidio - Alanno 65020 Pe) mentre la stessa molecola in Francia è venduta a 4,90 euro, sempre 30 pillole («il Ceris» dei Laboratories Madaus 500 bis Quai De Granelle 75015 Paris) -:
se il Governo intenda assumere provvedimenti per verificare la sussistenza di quanto anzi premesso e, se confermato, ritenga opportuno disporre quanto necessario al fine di aggiornare i prezzi del nomenclatore tariffario ai prezzi di mercato e di reintegrare il Viagra e farmaci simili in fascia gratuita.
(4-03690)
SMERIGLIO. - Al Ministro della salute, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
nell'XI Municipio di Roma, in Largo Bargellini, in una zona ad alta densità abitativa e in prossimità di scuole ed asili, di fronte ad un'area a verde ad uso pubblico, è stata istallata, in un edificio di proprietà dell'Enasarco, un ripetitore di telefonica mobile utile per la videotelefonia e per internet;
tale situazione ha determinato una forte protesta da parte degli abitanti della zona, degli Amministratori del Municipio, delle Associazioni che operano sul territorio e la richiesta di un tavolo di confronto con il Sindaco di Roma, affinché tale ripetitore sia subito rimosso;
tale protesta si inserisce in un ambito più generale nella città di Roma e a livello nazionale, che vede moltissimi cittadini ed associazioni impegnati a richiedere monitoraggi periodici e un abbassamento degli attuali limiti previsti per legge in materia di emissioni elettromagnetiche;
la stessa Commissione Internazionale per la Sicurezza Elettromagnetica (ICEMS) che ha tenuto a Benevento un conferenza internazionale dai titolo «Approccio precauzionale ai campi elettromagnetici: Razionale, Legislazione e Applicazione» dal 22 al 24 febbraio 2006, nel documento finale ha, tra l'altro, affermato:
«a) ulteriori evidenze accumulate suggeriscono che, ai livelli attuali di esposizione, vi sono effetti avversi alla salute derivanti dalle esposizioni della popolazione e delle lavoratrici e dei lavoratori ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, o CEM (campi elettromagnetici di frequenza tra 0 Hz e 300 GHz). È necessaria, poiché non ancora realizzata, un'ampia, indipendente e trasparente disamina delle evidenze di questo potenziale problema emergente di salute pubblica.
b) le risorse disponibili per accertare tale realtà sono fortemente inadeguate, malgrado l'esplosiva crescita delle tecnologie relative alle comunicazioni «senza fili» e gli enormi continui investimenti nella costruzione di linee elettriche;
c) le tesi che i campi elettromagnetici di bassa intensità non possono avere effetti sui sistemi biologici non rispecchia l'attuale spettro di opinioni scientifiche;
d)«... evidenze sperimentali epidemiologiche, in vivo e in vitro dimostrano che l'esposizione a specifici campi elettromagnetici a bassa frequenza (ELF) può aumentare il rischio di cancro nei bambini ed indurre altri problemi di salute sia nei bambini che negli adulti....»
e) noi incoraggiamo i governi ad adottare linee guida per la esposizione della popolazione e delle lavoratrici e dei lavoratori basate sul «Principio della precauzione» (tale principio stabilisce che
quando ci sono indicazioni di possibili effetti nocivi per la salute, anche se essi restano incerti, i rischi della inazione possono essere di gran lunga maggiori di quelli derivanti dall'azione volta a contenere tali rischi)»;
tra le precauzioni che vengono indicate vi è quella di pianificare le istallazioni delle antenne per telefonia mobile in modo da minimizzare l'esposizione delle persone;
nella sola città di Roma risultano censite, alla data del 31 gennaio 2007, 2.400 stazioni base per telefonia mobile -:
se non si ritenga necessario ed urgente, in attesa delle necessarie modifiche legislative in materia, in ottemperanza di quanto stabilito dall'articolo 32 della Costituzione, promuovere un tavolo di lavoro con le Amministrazioni locali e con tutte la parti in causa affinché non siano aumentati i livelli correnti di esposizione elettromagnetica per tutta la popolazione, evitando l'istallazione di potenziali strutture dannose per la salute pubblica in zone densamente popolate e in vicinanza di scuole e ospedali;
se non si ritenga necessario ridurre i livelli di esposizione alle onde elettromagnetiche al di sotto di quelli per i quali la ricerca scientifica ha determinato un possibile danno per la salute pubblica e che quindi sia necessario lavorare, sin da subito, alla promozione di sistemi alternativi a quelli attualmente esistenti nella comunicazione «senza fili».
(4-03707)