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Allegato B
Seduta n. 159 del 17/5/2007
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SVILUPPO ECONOMICO
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
secondo alcuni articoli pubblicati da diversi quotidiani regionali sardi, il Governo sembra intenzionato ad escludere la Regione Sardegna dalla selezione delle zone franche beneficiarie del nuovo sistema di fiscalità di vantaggio per le aree depresse del Mezzogiorno;
se tali notizie fossero confermate, le conseguenze sul profilo sia economico che sociale risulterebbero estremamente penalizzanti per l'intera Regione interessata, in quanto l'esclusione di una serie di vantaggi fiscali, quali: i crediti d'imposta sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato, l'esenzione per cinque anni dalle imposte sui redditi d'impresa e sui fabbricati, le agevolazioni per lo start-up di nuove iniziative imprenditoriali, derivanti dall'individuazione delle zone franche e previsti dalla legge Finanziaria che ha disposto 50 milioni di euro per il 2008 e per il 2009, comprometterebbero seriamente le possibilità di sviluppo e di competitività della Sardegna, rispetto alle altre Regioni del Mezzogiorno;
ad avvalorare l'ipotesi che prevede per la Sardegna l'esclusione dalle zone franche, vi è la notizia che gli stessi porti sardi non rientrano a far parte di tali aree agevolate, così come confermato anche da una autorevole fonte giornalistica quale: Il Sole 24 Ore, con un articolo pubblicato il 28 aprile 2007, che non menziona la Sardegna fra le zone franche individuate;
risulta inoltre paradossale che proprio la Sardegna, il cui Statuto prevede all'articolo 12 l'istituzione delle zone franche, possa vedersene, privata da decisioni discriminatorie che possono negare ogni opportunità di sviluppo per le aree commerciali e industriali dell'isola -:
se le notizie riportate in premessa corrispondano al vero, e in caso affermativo, se non ritenga opportuno provvedere urgentemente attraverso un'iniziativa o provvedimento normativo ad hoc, affinché la Regione Sardegna possa beneficiare del sistema di aiuti fiscali previsti per il Mezzogiorno;
se non ritengano che l'eventuale decisione di escludere la Regione Sardegna
dalle zone franche sia una scelta immotivata ed ingiusta in considerazione che il sistema economico e imprenditoriale della Sardegna si trova attualmente in uno stato di evidente crisi e che l'economia dell'isola, che si basa principalmente sullo sviluppo del commercio e del turismo, se venisse privata dai benefici fiscali previsti per le zone franche, rischierebbe un irreversibile processo di arretratezza sociale e di sottosviluppo.
(2-00539)«Cicu, Marras»
Interrogazioni a risposta scritta:
DI SALVO, CALGARO, DI GIROLAMO, FARINONE, FADDA, GALEAZZI, BURCHIELLARO, BRANDOLINI, BORDO, BOFFA, BOCCI e BIANCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Tessenderlo Italia oggi S.r.l. multinazionale Belga nel 2005 ha ottenuto a termine di un lungo iter burocratico, un aiuto economico (Aiuto di Stato N. 356 del 2004 - Italia) a favore della società di Pieve Vergonte per convertire la tecnologia a catodo di mercurio utilizzata per la produzione di cloro con la tecnologia a membrana;
la nuova tecnologia applicata consentirebbe un risparmio energetico di 445 kWh per t soda prodotta con un vantaggio economico di 4.000.000 - 5.000.000 di euro nei primi cinque anni;
l'eliminazione del mercurio dal ciclo produttivo, la possibilità di utilizzare l'impianto di trattamento di Syndial per riutilizzare l'acqua nei cicli produttivi, eliminando o riducendo notevolmente gli scarichi idrici e il rischio potenziale d'inquinamento, farebbe del sito di Pieve Vergonte un possibile sito compatibile con l'ambiente ed il territorio;
Tessenderlo ha in Belgio appena ultimato un grosso impianto a membrane per la produzione di cloro sostituendo la vecchia tecnologia a mercurio. Lo stabilimento produce intermedi per l'industria e derivati per l'impiego diretto, quindi, nell'eventualità della chiusura del sito di Pieve Vergonte, ne assorbirebbe il mercato;
se la Tessenderlo non riconvertisse la tecnologia dell'impianto cloro soda (tra l'altro a fine marzo 2007 è scaduto il termine dato dal Ministero dell'ambiente a Tessenderlo per poter usufruire del finanziamento per la riconversione), una ricaduta nel breve-medio termine potrebbe essere la chiusura di un altro stabilimento con una perdita di circa 350 posti di lavoro tra imprese e indotto; a lungo termine la perdita di quelle produzioni che sicuramente risultano strategiche per il futuro dell'energia in Italia, come la produzione di idrogeno o la perdita, a scapito di una proprietà straniera, delle centrali idroelettriche. Bisogna inoltre ricordare che il sito di Pieve Vergonte è uno dei siti ad interesse nazionale dove è in atto una bonifica da parte della Syndial dopo che nel 1997 (vedi inquinamento D.D.T. nel lago Maggiore) il Ministero dell'ambiente emise un decreto per regolare la bonifica;
il 15 maggio è stato indetto dalle O.O.S.S. uno sciopero a sostegno della richiesta sindacale di sostituzione della tecnologia a mercurio con quella a membrana -:
se intenda far entrare Pieve Vergonte all'interno del tavolo della chimica nazionale aperto presso il Ministero stesso;
se intenda attivarsi per scongiurare il pericolo di un danno per i lavoratori come esito della chiusura del sito e per il futuro dell'energia in Italia.
(4-03684)
CASSOLA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella trasmissione televisiva Report «Due pesi e due misure», andata in onda su Rai-tre in data 6 novembre 2005, si è parlato del controllo dei contatori della luce;
dalle ricerche effettuate, sembrerebbe che sui contatori non appaia sempre un sigillo metrico con conseguente impossibilità di effettuare dei controlli sui contatori;
a riguardo, le Camere di commercio scrivono: «La metrologia legale prevede una serie di controlli sugli strumenti di misurazione delle merci cedute e/o dei servizi prestati, al fine di garantire la legalità della misura dei beni nelle transazioni commerciali, nella statuizione di tasse o tariffe ed ovunque tale impegno sia previsto dalle normative vigenti»;
anche il Direttore Servizio Tarature in Italia ha affermato che uno strumento di misura in base al quale si fissano tariffe deve essere soggetto a verifica;
tuttavia gli uffici metrici di Roma e di Milano hanno confermato di non effettuare dei controlli periodici sui contatori;
il Ministero dello sviluppo economico ha affermato che non c'è un obbligo di controllo per i contatori elettrici tranne se la compagnia fornitrice ne faccia espressa richiesta;
tuttavia il testo unico delle leggi metriche dice che ogni convenzione di quantità debba esser fatta con pesi e misure legali;
si sono già verificati dei casi a Milano di denunce per il pagamento di fatture sproporzionate in seguito al quale la magistratura ha incaricato il sequestro dei contatori ritenuti illegali poiché privi di bolli e sigilli metrici legali;
la misura elettrica fiscale non rientra nella metrologia legale, quindi dal punto di vista dei controlli fiscali (e delle conseguenti tariffe) i contatori non esistono;
da tempo è stata denunciata l'irregolarità delle misurazioni della potenza consumata da parte dei wattmetri ad induzione (vecchi contatori elettromeccanici) rispetto alla potenza contabilizzata;
il problema del protocollo di misurazione non è stato risolto nemmeno nelle ultime versioni elettroniche dei contatori;
nel caso dei sistemi di misura della potenza elettrica (kW) la garanzia dell'attendibilità fiscale è lasciata allo stesso ente erogante -:
se non ritenga di affrontare il problema dell'inefficacia dei contatori elettrici come strumenti di misura fiscalmente attendibili, procedendo a colmare la lacuna normativa.
(4-03688)
GIORDANO, CACCIARI e SPERANDIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Raumer SpA da 30 anni produce filati per maglieria e una vasta gamma dei prodotti: dal classico (misto lana, pura lana, cotone) ai filati speciali (lana-lino, seta, seta-lino, seta-lana, viscosa, eccetera) ai filati moderni, cioè, gli elasticizzati in cui si sono raggiunti i migliori risultati a livello nazionale;
questa azienda, situata a Valli del Pasubio in provincia di Vicenza (paesino di 3.600 abitanti nella valle del Leogra), è composta da una piccola filatura-ritorcitura, da una tintoria ben strutturata e tecnologicamente avanzata, dagli uffici amministrativi e dal magazzino. Gli occupati totali sono 230 più 25 impiegati che fino al 30 settembre 2007 dipendono dalla sede di Alba di Ernesto Miroglio che ha affittato la rete commerciale con un contratto d'affitto di ramo d'azienda. L'occupazione è in maggioranza femminile e l'età media è di 40 anni;
la Raumer è dotata di impianti adeguati a produrre sia grandi che piccole quantità, tutto nel massimo rispetto dell'ambiente e della salute dei lavoratori. In questo senso sono state fatte innovazioni e nuovi acquisti fino al 2000. In particolare, gli impianti di tintura sono dotati di cappe aspiranti e dispositivi di abbattimento dei fumi; i coloranti e i vari additivi vengono dosati tramite un moderno «color-service» in modo da evitare al massimo il contatto con sostanze pericolose e nocive. La principale caratteristica distintiva della Raumer è la tintura in matassa che garantisce
un'altissima qualità del prodotto finito, ma che le altre tintorie non eseguono più per l'alto valore aggiunto che richiede (ciclo di lavorazione più lungo e complesso e molta più manodopera) rispetto alla tintura in rocca; naturalmente è operante un depuratore biologico ben strutturato e all'avanguardia, l'ultimo ampliamento è stato fatto nel 1996 ed è stata ottenuta la certificazione ISO 14001, i controlli dell'ARPAV hanno dato sempre ottimi risultati con punte di eccellenza. In questo ambito, finché l'azienda poteva ancora investire, si è fatto uno studio, in collaborazione con le Università di Genova e Venezia, sul riciclo dell'acqua di tinturatecniche di osmosi inversa, nanofiltrazione e recupero dei sali;
la Raumer ha sempre curato molto il rapporto con i clienti garantendo praticamente pronta consegna e servizio curatissimo eseguendo tutto al suo interno: dalle cosiddette «cartelle colore» da presentare alle fiere di settore alla campionatura dei colori. Infatti il laboratorio, tutto al femminile, è uno dei punti di forza della ditta, è ben attrezzato e si avvale di personale qualificato. Si lavora in tutto l'arco delle 24 ore riuscendo ad arrivare a fare anche 300 campioni al giorno, la gamma delle campionature infatti è praticamente illimitata: tutti i colori, tutte le fibre naturali e tutte quelle sintetiche. Se il laboratorio avesse in dotazione i macchinari appropriati sarebbe anche in grado di effettuare controlli di qualità su qualunque tipo di filato;
la Raumer attualmente è costretta a lavorare conto terzi per un unico cliente, Miroglio, ritrovandosi priva della rete commerciale e mancando completamente la liquidità per produrre filati per altri clienti. A quanto consta agli interroganti, il rapporto di collaborazione con Miroglio è molto più favorevole a quest'ultimo che alla Raumer che, pur rimanendo in produzione, «svende» giorno dopo giorno tutta la sua conoscenza, la sua tecnologia, la sua fetta di mercato e il marchio, a favore della filatura-tintoria che già da qualche anno Miroglio ha avviato in Bulgaria. Non esistono contratti scritti o accordi firmati, le relazioni fra le due aziende sono spesso tese e c'è un clima di diffidenza e di forte incertezza;
a causa di questa situazione il lavoro è notevolmente diminuito e già dai primi giorni di giugno 2007 c'è il rischio che si ricorra alla cassa integrazione. L'azienda ha inoltre già annunciato che, se la Raumer funzionerà ancora, per la fine di settembre 2007 ci sarà un forte ridimensionamento del personale. Affinché venissero mantenuti i livelli occupazionali si è fatto ricorso anche ai contratti di Solidarietà, si è tentato di trovare altri clienti e altre lavorazioni. Purtroppo l'entità dell'indebitamento è diventata insostenibile;
l'inizio della crisi di questa azienda risale alla fine del 2001. La Raumer era un gruppo con 8 stabilimenti e con oltre 850 dipendenti. Oggi il suo debito è di 45 milioni di euro (in aumento), sono stati rateizzati i pregressi con erario ed INPS (per il quale si versano 100.000 euro al mese), sono aperte le trattative per la vendita degli immobili rimasti vuoti (fino ad ora senza alcun esito), è stata prevista anche la vendita degli stabili in cui attualmente si sta lavorando (filatura e tintoria);
la nota veramente dolente è che il debito supera di gran lunga il capitale. Il tutto gravato da ipoteche, si sono vendute a Miroglio le macchine di tintura in rocca che, per ora, rimangono in fabbrica in comodato d'uso; quasi tutti i rimanenti macchinari hanno affissa una targhetta recante la dicitura: «proprietà della Locafit BNL locazione macchine industriali»;
ultimamente - a quanto consta agli interroganti - la Raumer riceve sempre più spesso visite dall'Ufficiale Giudiziario e l'ipotesi di una procedura di fallimento incombe sempre più pesantemente -:
se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa;
se non ritenga necessario attivarsi affinché il Governo promuova un confronto con l'azienda e le parti sociali per
determinare, in tempi brevi, un rilancio industriale in grado di tutelare i livelli occupazionali;
quali iniziative intenda mettere in atto per porre le condizioni di un rilancio produttivo territoriale sul terreno dello sviluppo, nel rispetto dell'ambiente, e sul terreno della formazione.
(4-03698)
FERDINANDO BENITO PIGNATARO e CRAPOLICCHIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la stazione Sperimentale per l'industria delle Essenze e dei derivati degli agrumi in Reggio Calabria (SSEA) da quasi cento anni rappresenta un indiscutibile punto di riferimento nella realtà dell'industria agro-alimentare del Mezzogiorno;
in data 26 novembre 2005 si giungeva all'emanazione da parte del Ministero delle attività produttive di un decreto di commissariamento (Gazzetta Ufficiale n. 8 dell'11 gennaio 2006) della SSEA riconducibile a molteplici scelte manageriali, operate nel quinquennio di direzione generale del dottor Castaldo, chimico proveniente dalla Stazione Sperimentale di Parma;
tali scelte causavano un deficit di bilancio di circa 438.000 euro, pertanto apparivano non ispirate a criteri di economicità e imparzialità che dovrebbero caratterizzare l'andamento di un Ente Pubblico;
in detto periodo (1998-2006) si verificava infatti l'allontanamento di personale reggino a favore di personale proveniente dalla regione campana, l'istituzione di inutili ed esose borse di studio, nonché la creazione del laboratorio Diossine e Microinquinamenti che comportava un impegno finanziario di circa un milione di euro, senza alcun ritorno in termini economici;
motivo ispiratore del citato commissariamento è stata infine la mancata applicazione, per motivi ad oggi da chiarire, del contratto subordinato nell'impresa al personale dell'Ente, in forza del decreto di riordino delle Stazioni Sperimentali (decreto-legge n. 540 del 1999). Tale decreto trasformando le Stazioni da enti pubblici non economici in enti pubblici economici rende obbligatorio il passaggio dal contratto di natura pubblicistica a quello subordinato nell'impresa;
da parte del Ministero si procedeva in ultimo alla nomina di un secondo commissario, mentre al precedente venivano attribuite funzioni di direttore generale, con ulteriori esborsi di denaro -:
quali iniziative verranno intraprese allo scopo di dirimere in via definitiva questa controversa vicenda;
se non ritenga di dover emanare provvedimenti volti a difendere l'identità di un istituto fortemente legato al territorio anche al fine di evitare la paventata possibilità (senza che sia stato peraltro consultato il sindacato) di accorpamento della Stazione Sperimentale di Reggio Calabria a quella delle Conserve Alimentari di Parma rendendola di conseguenza da questa dipendente;
se non valuti indispensabile la realizzazione di una vera azione di rilancio tale da fornire nuove certezze ai lavoratori di una zona geografica già di per sé penalizzata da negative condizioni socio-economiche, considerato che il settore agrumario versa in stato di crisi e per la concorrenza di operatori stranieri e per l'introduzione di prodotti realizzati con le più avanzate tecnologie.
(4-03701)
BORDO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Amministrazione comunale di Chieuti ha adottato in via definitiva il Piano Insediamenti Produttivi (delibera di Consiglio comunale n. 1 del 17 gennaio 2000);
la Regione Puglia, competente alla verifica della compatibilità urbanistica dell'atto, ha sollecitato il sindaco di Chieuti a «revocare le deliberazioni che
hanno portato all'approvazione del P.I.P., in base all'erronea applicazione dell'articolo 37 della legge regionale 56/80», e l'Amministrazione provinciale di Foggia ad intraprendere iniziative «per evitare il perdurare di una situazione di palese illegittimità» (nota dell'assessorato regionale all'Assetto del Territorio - 27 aprile 2007 protocollo n. 644/S.P.);
la Giunta comunale ha proceduto, da ultimo il 12 aprile 2007, all'assegnazione di lotti interni all'area P.I.P., ad imprese che hanno partecipato ai bandi ed ottenuto i contributi pubblici previsti dalla legge 488 del 1992, anche in ragione delle certificazioni rilasciate dal Comune in ordine alla conformità delle attività industriali con i vincoli e le previsioni urbanistiche contenute nel P.I.P. -:
se ed in quali termini il Ministero dello sviluppo economico intenda verificare la sussistenza o meno della titolarità del diritto all'assegnazione dei contributi ex legge 488 del 1992 in relazione alla legittimità degli atti prodotti e delle procedure seguite dall'Amministrazione comunale di Chieuti in merito all'adozione del Piano Insediamenti Produttivi.
(4-03703)