Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 159 del 17/5/2007
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta orale:
CACCIARI, ACERBO e PERUGIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
premesso che la Commissione europea non ha approvato il Piano Nazionale di Assegnazione delle emissione di gas climalteranti presentato dal Governo italiano in attuazione del protocollo di Kyoto (una riduzione del 6,5 per cento sui valori del 1990) e delle Direttive europee con cui si stabilisce un impegno solidale volto a perseguire una riduzione del 20 per cento delle emissioni di C02 equivalenti entro il 2020 rispetto al livello di emissioni del 1990, nonché di raggiungere un risparmio nei consumi energetici del 20 per cento e a portare la quota di copertura da fonti rinnovabili sul totale dei consumi energetici al 20 per cento -:
se il Governo non ritenga utile e necessario;
a) avviare da subito un percorso coinvolgente tutti i soggetti economici, sociali e istituzionali interessati alla attuazione del Protocollo di Kyoto mirato alla convocazione di una conferenza nazionale su clima ed energia allo scopo di formulare un nuovo piano energetico nazionale;
b) rientrare nei limiti di emissioni di gas serra stabiliti dalla Commissione europea tagliando le fonti più inquinanti a partire dalla produzione di energia elettrica da carbone (Civitavecchia e Porto Tolle);
c) avviare la elaborazione di una legislazione quadro specifica sull'energia, sui modelli della Gran Bretagna e della Germania, volta a coordinare le azioni e concentrare le risorse necessarie a promuovere il risparmio, l'efficienza e le fonti rinnovabili;
d) sopprimere il meccanismo detto «Cip6» con cui attraverso la «assimilazione» ingenti quantità di denaro pubblico vengono dirottate su sistemi energetici inquinanti.
(3-00896)
NESPOLI e CASTIELLO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con decreto-legge n. 61 dell'11 maggio 2007, il Governo ha stabilito di insediare una discarica di rifiuti in pieno Parco Nazionale del Vesuvio, in agro del comune di Terzigno, ed a monte delle cittadine della stessa Terzigno, di Boscoreale, Boscotrecase e Trecase;
ad avviso degli interroganti, il già citato decreto è stato adottato in violazione della Direttiva n. 79/409/CEE del 2 aprile 1979 e della Direttiva n. 92/43/CEE del 21 maggio 1992 recepita per il Parco nazionale del Vesuvio, ove lo stesso è elencato tra le Zone a Protezione Speciale, mediante decreto ministeriale del 3 aprile 2000;
il citato decreto-legge deroga in maniera preoccupante leggi speciali mediante le quali si sono precedentemente apposti vincoli territoriali e paesaggistici;
tale provvedimento risulta in netta contraddizione con il decreto del Ministro dell'ambiente del 27 dicembre 2004 che inseriva tutti e quattro i comuni precedentemente elencati all'interno di una perimetrazione geografica di interesse nazionale al fine di provvedere alla bonifica ed alla riqualificazione ambientale delle cave e delle discariche già esaurite nonché dei siti oggetto di smaltimento abusivo ed illegittimo di rifiuti;
l'APAT e l'Arpac, riconoscendo il danno arrecato nel tempo al territorio, hanno già individuato i siti da bonificare e, tra questi, tutte le cave e le discariche ricadenti proprio nel comune di Terzigno;
il decreto-legge finirà anche per vanificare gli effetti dei numerosi interventi di riqualificazione ambientale finanziati mediante POR Campania, misure 1.9, 1.10, 1.11, ed attuati dall'Ente Parco;
verranno lesi tutti gli investimenti economici operati dai produttori vitivinicoli i quali hanno installato moderni vigneti tesi a migliorare la qualità del vino D.O.C. «Lacryma Christi» del Vesuvio la cui esportazione viene effettuata in tutto il mondo;
l'individuazione del sito da adibire a discarica comporterà un traffico giornaliero di centinaia di camion e la già provata rete stradale non sopporterà, con ogni pericolosa e prevedibile conseguenza, la percorrenza di tutto il nuovo traffico;
questo nuovo movimento di automezzi pesanti influenzerà negativamente anche il regolare traffico turistico che collega i siti archeologici di Pompei, Ercolano, Villa Regina, Oplonti e Stabia;
sul territorio di Terzigno esiste già un'emergenza ambientale individuata in una mai bonificata discarica (la SARI. Srl) ed altre ancora rappresentate da un'area dove giacciono, dal 2003, centinaia di ecoballe sequestrate dalla Procura della Repubblica di Nola ed un ulteriore sito di stoccaggio definito, all'epoca, temporaneo ma risalente all'anno 2002 e, da allora, mai rimosso;
all'articolo 1, comma 3, del già citato decreto-legge si stabilisce testualmente che «l'uso del sito ubicato nel comune di Terzigno... è consentito fino al completamento delle attività di collaudo ed alla messa in esercizio a regime del termovalorizzatore di Acerra...» e che «il commissario delegato assicura l'adozione delle occorrenti misure di mitigazione ambientale... mediante la predisposizione di un apposito piano da adottarsi di intesa con il Presidente della regione Campania sentito il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare...» -:
se non ricorrano tutte le circostanze per sospendere in via amministrativa l'attuazione del decreto-legge n. 61;
se intenda assumere iniziative normative urgenti volte a riconsiderare le decisioni adottate mediante il già citato decreto anche alla luce delle mobilitazioni messe in atto dai cittadini residenti, dall'Ente Parco e dalle altre istituzioni locali.
(3-00898)
Interrogazioni a risposta scritta:
TREPICCIONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Sassano (Salerno) in località Cappuccini, area limitrofa al fiume Tanagro, si trova un boschetto paleo-palustre che la Carta di destinazione d'uso del territorio della Comunità montana del Vallo di Diano, adottata in data 13 febbraio 2003, definisce «area di particolare pregio ambientale», in quanto reca le ultime tracce della natura palustre del Vallo di Diano nella sua conformazione originaria; dal punto di vista dei vincoli idrogeologici l'area è classificata zona alluvionale come tutta la fascia di rispetto del Tanagro; esiste una proposta, da parte della Regione Campania, di istituire una Zona di Protezione Speciale a ridosso del Tanagro, proprio per il forte flusso migratorio che tale specchio d'acqua attira;
sin dal 2003 l'area corre il pericolo di essere trasformata in insediamento industriale, o meglio lottizzata ai fini della realizzazione di insediamenti produttivi, in forza del Piano Insediamenti Produttivi (PIP) elaborato dal comune medesimo e finanziato dalla Comunità europea attraverso i Patti territoriali;
inizialmente il comune, anche grazie all'opera dell'assessore all'ambiente della provincia di Salerno, del Codacons e delle Associazioni ambientaliste locali, aveva
mostrato l'intenzione di acquisire l'intera area, costituita dalle rive del torrente Zia Francesca da alcuni specchi d'acqua e dall'area tra loro intermedia, al fine di destinarli, per la particolare ricchezza della natura, in parco didattico;
tuttavia come si evince dal recentissimo piano di lottizzazione, alcuni lotti e una strada di collegamento separano il corridoio naturale tra il torrente Zia Francesca e il boschetto paleo-palustre, che viene cosi ad essere separato in due tronconi, che saranno quindi definitivamente privati dell'attuale continuità biologica; peraltro prevedere insediamenti produttivi in area alluvionale significa scientemente esporsi a danni futuri;
il PIP di Sassano (paese che conta poco più di 5.000 abitanti) prevede 20 lotti da 2.000 mq l'uno e le necessarie opere infrastrutturali; a Teggiano, 5 chilometri più in là nasce un altro PIP, proprio nell'areale della cicogna; ed altri ne sono previsti ad Atena Lucana, a Polla, a Sala Consilina e a Padula, tutte cittadine del Vallo di Diano con una media di meno di 10.000 abitanti ognuna, dislocate nel raggio di 20 chilometri;
dalla vicenda in oggetto possono trarsi alcune considerazioni: che le opere pubbliche infrastrutturali tendono ad essere insediate nelle aree libere del territorio, aree che sono considerate di scarso valore se non res nullius, quando invece dovrebbero essere considerate di valore più elevato rispetto alle aree edificate; che la previsione delegata ad ogni singolo comune di realizzare proprie aree di insediamento, senza complessiva concertazione e senza un coordinamento quanto meno provinciale, sta trasformando il Vallo di Diano in una distesa di aree asfaltate e ben che vada di capannoni, poiché i fondi sono spesi in quanto vincolati allo scopo e non in base a reali esigenze produttive ed ogni comune tende a spendere quanto ottenuto senza interfacciarsi con i comuni confinanti; che la mancanza di norme centralizzate per l'uso dei suoli sta distruggendo il territorio, in quanto qualsiasi centro commerciale è considerato «migliore», in quanto produce più reddito, di qualsiasi area agricola o ambientalmente significativa -:
se, tenuto conto della richiesta formulata dalla Regione Campania, non intenda inserire il boschetto paleo palustre del Vallo di Diano tra le Zone di Protezione Speciale;
se non ritenga opportuno assumere le opportune iniziative di riforma della legislazione urbanistica per assicurare una maggiore salvaguardia delle zone agricole o di pregio ambientale.
(4-03702)
CARFAGNA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nell'agosto scorso sono iniziati alcuni lavori di sbancamento in una zona montagnosa nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, in località Monte S. Giacomo, per aprire una strada su demanio comunale della lunghezza di circa 700 metri e della larghezza di circa 5 metri;
questo intervento secondo l'interrogante illegittimo ha allarmato la popolazione per cui sono state attivate iniziative da parte di consiglieri comunali e di altri cittadini per conoscere con quale autorizzazione era stato possibile iniziare i lavori e per quali finalità veniva prevista quella strada in un zona così sacra e inviolabile;
i documenti - consultati con estrema difficoltà - non consentono di comprendere in base a quale motivazione si sia potuto autorizzare tale intervento;
nella Zona 1 del Parco sono vietate le costruzioni e sono consentiti solo interventi di ristrutturazione per attività agro-silvo pastoriali a coloro che svolgano queste attività;
la Procura della Repubblica di Sala Consilina, a seguito dell'esposto presentato dal «Comitato 18 agosto» di Monte S. Giacomo e dal Codacons con riferimento a questa vicenda, ha già disposto il sequestro
preventivo del cantiere aperto e sono stati posti sotto inchiesta il committente, il direttore lavori e la ditta esecutrice dei lavori;
ciò conferma i dubbi dell'interrogante rispetto alla legittimità dell'operazione -:
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda assumere il Ministro per accertare le vicende indicate e per impedire che il Parco possa subire un danno tanto grave ed irreparabile.
(4-03706)