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Allegato B
Seduta n. 160 del 29/5/2007
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AFFARI ESTERI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 27 maggio 2007, a Mosca doveva tenersi il Gay Pride, marcia per il riconoscimento dei diritti delle persone gay, lesbiche e transessuali, organizzato nel giorno in cui in Russia, 14 anni fa, l'omosessualità fu cancellata dal codice penale;
la marcia, come nel 2006, era stata vietata dal sindaco di Mosca Iuri Luzhkov, che lo scorso gennaio non aveva esitato a definirla «opera di Satana»;
tutta la stampa nazionale del 28 maggio ha dato diffusamente notizia che, un gruppo di una cinquantina di persone, per lo più composto da parlamentari e attivisti provenienti da altri Paesi, si sono recati «alle dieci di mattina davanti agli uffici di Luzhkov [n.d.r. sindaco di Mosca], con l'obiettivo di consegnare una lettera firmata da 40 europarlamentari di 15 Paesi, che chiedeva al sindaco di autorizzare la manifestazione, facendo appello alla Convenzione Europea sui diritti umani, firmata anche dalla Russia» (La Stampa - pagina 8);
però la piazza davanti al municipio era bloccata dalla polizia e da gruppi di estremisti un mix di naziskin, filo monarchici, nazionalisti e pure preti ortodossi, che gridavano insulti e hanno lanciato uova, sassi e bottiglie, aggredendo i partecipanti con calci e pugni. II tutto sotto gli occhi degli «Omon», gli agenti antisommossa, che presenti in numero consistente, hanno deliberatamente mancato di proteggere il gruppo composto dai parlamentari e dagli attivisti;
come già denunciato nell'interrogazione sulle violenze e gli incidenti occorso lo scorso anno n. 3-00274, del 2 ottobre 2006, lo stato dei diritti civili della comunità omosessuale russa desta notevoli preoccupazioni in ambito internazionale;
nella seduta del 3 ottobre 2006, rispondendo all'interrogazione, il governo aveva testualmente riconosciuto che: «molto deve essere ancora fatto affinché gli omosessuali siano considerati parte integrante della società russa, con pari dignità ed uguali diritti. Ciò ha fatto sì che il numero delle violenze nei confronti degli omosessuali aumentasse considerevolmente del corso degli ultimi anni. In larghi strati della popolazione russa si guarda infatti con condiscendenza alle manifestazioni di intolleranza nei confronti della minoranza omosessuale, comprese quelle violente. II rapporto dell'Alto Commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani, presentato nel 2005, relativo alla sua missione in Russia, aveva già rilevato l'effettivo dilagare dell'omofobia in Russia attraverso incitazioni verbali all'odio pronunciate non solo da gruppi estremisti, ma anche da autorità quali la Chiesa ortodossa e, altresì, sotto forma di episodi di violenza e aperta discriminazione. II Commissario rilevò con preoccupazione l'esistenza di una proposta di legge, presso la Duma, volta a ripristinare il reato di omosessualità (proposta di legge che non ha poi avuto, fortunatamente, seguito). Nel corso degli ultimi mesi si è assistito ad un ulteriore deterioramento della situazione, con un incremento degli atti di violenza nei confronti della comunità omosessuale che desta legittima preoccupazione»;
in particolare la proibizione dell'annuale marcia del Gay Pride contravviene al principio della libertà di espressione sancito dall'articolo 11 dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani sottoscritta dalla Russia nel 1998. Thomas Hammarberg, Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, ha stigmatizzato con forza la discriminazione contro le persone omosessuali ed ha invitato ad una «più forte reazione contro quei funzionari che prendono
decisioni contrarie alla legge, per esempio vietando dimostrazioni pacifiche, o che usano la propria posizione per diffondere pregiudizi contro le persone a causa del proprio orientamento sessuale»;
la Raccomandazione 211 (2007) del Congresso degli Enti Locali e Regionali del Consiglio d'Europa sulla libertà di riunione e di espressione per le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender raccomanda, inter alia, di investigare con tutto il rigore a disposizione ogni caso di violenza o incitamento all'odio durante iniziative LGBT per determinare se l'omofobia o la discriminazione può aver avuto un peso nel commettere un crimine, ed assicurare l'istituzione di un procedimento legale contro i responsabili;
di assumere, ove necessario, misure positive come richiesto dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, per garantire un'effettiva libertà di riunione e di espressione attraverso i propri territori nazionali a livello statale, locale e regionale;
che gli organizzatori di eventi su cui sono state poste restrizioni o che sono stati vietati abbiano il diritto all'accesso ad una corte o tribunale indipendente in modo da poter ricorrere contro tali restrizioni;
la mancata protezione così come l'arresto immotivato si configurano come una violazione dei diritti umani a carico di cittadini italiani ed europei, alcuni dei quali rappresentanti eletti dal popolo italiano;
inoltre l'arresto degli attivisti russi e il loro processo per direttissima potrebbe costituire un'azione in spregio al rispetto dello stato di diritto;
a seguito dell'accordo raggiunto nel vertice UE-Russia del novembre 2004, l'UE e la Russia hanno avviato consultazioni sui diritti umani dal 1o marzo 2005;
il Parlamento europeo nella «Risoluzione Agnoletto», sulla clausola relativa ai diritti dell'uomo e alla democrazia negli accordi dell'Unione europea, approvata dal Parlamento Europeo (Strasburgo) il 14 febbraio 2006, richiama l'attenzione del Consiglio e della Commissione sulla necessità di includere sistematicamente una clausola sui diritti dell'uomo in tutti gli accordi settoriali di nuova generazione, come gli accordi commerciali, «in modo da incoraggiare maggiormente la protezione, la promozione e il rispetto dei diritti dell'uomo tra gli obiettivi di tali accordi». II Parlamento europeo insiste poi sulla necessità di stabilire un meccanismo di controllo, una valutazione periodica del rispetto degli obblighi in materia di diritti umani e un sistema graduale di sanzioni per inadempienza, come elementi necessari per ottenere la corretta applicazione della clausola sui diritti umani e la democrazia prevista dagli accordi dell'UE con i paesi terzi;
Terry Davis, Segretario Generale del Consiglio d'Europa, ha dichiarato il 12 maggio 2007 che «se si permette ad individui o istituzioni con la responsabilità di applicare la legge di diffondere l'intolleranza, non sono solo i diritti umani di gay e lesbiche che sono a rischio. La Democrazia, i diritti umani, lo stato di diritto non possono funzionare in una società che tollera il bigottismo, il pregiudizio e l'odio. Se continuiamo a guardare dall'altra parte, lo scoppio della violenza omofobica è solo una questione di tempo» -:
quali azioni intenda intraprendere per ottenere che venga assicurato il rispetto dei diritti umani dei cittadini russi organizzatori del Pride di Mosca arrestati dalle autorità;
quali azioni intenda intraprendere nell'ambito del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa a fronte delle ripetute violazioni avvenute in Russia della Convenzione Europea dei Diritti Umani;
se, in occasione dei prossimo G8 del giugno 2007, in Germania, non intenda chiedere al Presidente della Federazione russa Vladimir Putin il rispetto degli impegni assunti con la sottoscrizione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo
e sollecitare iniziative tese ad una riduzione della discriminazione e dell'omofobia nel Paese;
quali azioni intenda intraprendere per sollevare il tema del rispetto dei diritti umani delle persone omosessuali e transgender in Russia nell'ambito delle consultazioni sui diritti umani UE-Russia;
quali azioni intenda intraprendere nell'ambito del Consiglio dei Ministri dell'UE affinché clausole stringenti sui diritti umani, ivi compresi i diritti delle persone omosessuali e transgender, vengano inserite in tutti i futuri accordi commerciali con la Russia;
quali azioni intenda intraprendere nei confronti della autorità russe a tutela della sicurezza di tutti i cittadini italiani che si trovano in territorio russo, inclusi i molti cittadini italiani che ivi svolgono attività economiche e commerciali.
(2-00554) «Grillini, Di Salvo».
Interrogazioni a risposta scritta:
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nei prossimi giorni il governo venezuelano imporrà la chiusura del canale televisivo RCTV, emittente che in via radiofonica e TV è attiva in Venezuela da ben 53 anni;
è ben noto che RCTV è di fatto il principale se non unico canale televisivo dell'opposizione al regime del presidente Chavez e - con la sua forzata chiusura - si impedisce di fatto alla opposizione politica venezuelana di avere una propria presenza e visibilità sui media del paese;
ciò costituisce un serio attacco al pluralismo politico in Venezuela dove la figura del presidente Chavez sembra sempre di più essere quella di un dittatore piuttosto che di un presidente, sia pur eletto con la maggioranza dei voti -:
quale sia il giudizio del Governo italiano sulla attuale situazione politica venezuelana e sul suo Presidente e se si ritenga che in Venezuela siano oggi osservate le norme minime affinché sia tutelato il diritto di opposizione e di critica al governo Chavez o se invece il paese stia avviandosi verso una pericolosa fase di involuzione autoritaria;
che cosa intenda fare il Governo italiano per favorire la pluralità politica e dell'informazione in Venezuela e quali siano stati gli eventuali passi diplomatici compiuti al fine di sottolineare alle autorità di Caracas come queste decisioni non siano in linea con una società democratica e pluralista.
(4-03745)
DELLA VEDOVA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
desta un grande allarme sulla situazione dei diritti umani e delle libertà civili nella Federazione Russa il modo in cui le autorità di polizia hanno ieri, a Mosca, represso la manifestazione, promossa dal Partito Radicale Transnazionale a sostegno del Gay Pride in Russia, a cui hanno partecipato, insieme ad attivisti russi per i diritti umani, alcuni cittadini italiani ed europei;
alla manifestazione erano fra gli altri presenti due parlamentari della Repubblica Italiana, il deputato nazionale Vladimir Luxuria e il deputato europeo Marco Cappato;
la manifestazione è nella sostanza consistita nel fatto che una piccola delegazione di persone si è recata nei pressi del Municipio di Mosca per consegnare al sindaco della capitale russa una dichiarazione sottoscritta da 50 parlamentari europei e italiani, in cui si denunciava il fatto che il Gay Pride era stato arbitrariamente proibito dalle autorità cittadine;
dalle testimonianze convergenti e ampiamente confermate dai giornalisti presenti risulta chiaro che le forze di polizia hanno dapprima consentito che i manifestanti venissero aggrediti da alcuni
gruppi di teppisti politici, e quindi, anziché arrestare gli aggressori, hanno proceduto all'arresto di alcuni degli aggrediti;
alcuni dei manifestanti sono tuttora detenuti e in attesa di processo per capi di imputazione in nulla corrispondenti alla condotta da essi tenuta nel corso della manifestazione -:
quali passi abbia compiuto e intenda compiere nei confronti del Governo di Mosca per appurare le ragioni dell'accaduto e tutelare quanti sono oggi arbitrariamente detenuti o imputati per i fatti svoltisi ieri a Mosca;
in quali forme e attraverso quali canali politici e diplomatici ritenga di denunciare che la libertà di espressione, la libertà di manifestazione pacifica e la libertà dalle discriminazioni (in parte formalmente recepiti nell'ordinamento russo e quasi sempre sostanzialmente contraddetti dai comportamenti delle autorità politiche e delle forze di polizia) derivano dall'adesione della Federazione Russa al Consiglio d'Europa e alla Convenzione Europea sui diritti umani e le libertà fondamentali (CEDU) e non possono essere provvisoriamente «sospese» per ragioni di opportunità.
(4-03770)
ZANELLA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 3, 4 e 5 giugno 2007 il Presidente della Repubblica messicana Felipe Calderón, sarà in visita ufficiale in Italia per incontrare il presidente del Consiglio Romano Prodi e il Papa Benedetto XVI;
negli ultimi mesi, prima e dopo l'elezione di Felipe Calderón, che nel luglio del 2006 è stato eletto con una tornata elettorale denunciata a più voci come fraudolenta, l'intero paese è stato teatro di una generalizzata repressione contro movimenti sociali e attivisti politici, come denunciano anche associazioni, coordinamenti, reti e gruppi che in questi anni hanno intrecciato il loro percorso con l'esperienza delle comunità indigene zapatiste del Chiapas, nel Sudest messicano;
la situazione è arrivata al punto che per ben due volte (giugno 2006 e dicembre 2006 gennaio 2007) la Commissione civile internazionale di osservazione dei diritti umani - Cciodh - ha visitato il Messico, elaborando due ampie relazioni, presentate in seguito alle organizzazioni dei diritti umani, al Parlamento europeo, al Parlamento italiano in un incontro con il presidente della Commissione esteri della Camera onorevole Ranieri, all'ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite;
esempi verificati e denunciati dall'esaustivo lavoro della Commissione sono:
a) il caso Salvador Atenco: durante un operativo militare della Polizia federale preventiva (Pfp) avvenuto nei primi giorni di maggio 2006 a San Salvador Atenco e nelle zone limitrofe, hanno perso la vita due giovani (Francisco Javier Cortés Santiago e Ollìn Alexis Benhumea), ci sono stati 14 casi di violenza sessuale su donne poi arrestate (tutti denunciati alla Procuradurìa de Justicia del Estado de México), numerosi arresti arbitrari e denunce di generali violenze contro i detenuti; 3 degli arrestati sono ancora rinchiusi in un carcere di massima sicurezza mentre una ventina in un carcere statale (Vedi conclusioni della Comm. civile intero. http://ccio-dh.pangea.orq/cuarta/conclusiones ita.htm);
b) il caso Oaxaca: il conflitto è iniziato nel maggio 2006 con uno sciopero dei maestri del Sindacato dei lavoratori del settore educativo; nei mesi in cui si è sviluppato il conflitto (autunno 2006) nella città di Oaxaca ci sono stati 23 morti (questo impressionante numero di vittime è ascrivibile al livello di violenza esercitata da parte dei governi statale e federale, anche attraverso l'uso di forze non autorizzate legalmente); decine sono stati gli arrestati, e molti di loro hanno denunciato violenze e vessazioni, mancanza di tutela legale e una gestione irregolare della detenzione (Vedi conclusioni della Comm.
Civile Intero. http://cciodh.panea.org/quinta/070120 inf conclusiones recomendaciones ita.shtml);
in entrambe le situazioni tutte le violazioni dei diritti umani sono state testimoniate e rese pubbliche, ma si è poi assistito a un generale fenomeno di impunità nei confronti dei responsabili;
a questi casi più eclatanti, che hanno acceso i riflettori internazionali, va aggiunto un continuo stillicidio di denunce che arrivano quasi quotidianamente da parte delle organizzazioni per i diritti umani di tutto il Paese concernenti violazioni compiute all'interno di operazioni di repressione dei movimenti sociali locali e di restringimento delle libertà democratiche;
lo Stato del Chiapas non è esente da questa situazione: sono decine le denunce giunte dalle Giunte di buongoverno zapatiste, dalle autorità municipali autonome e dalle organizzazioni dei diritti umani in merito alla recrudescenza dell'attività paramilitare volta ad allontanare le comunità zapatiste e indigene dalle terre recuperate dalla gestione del latifondo a partire dal 1 gennaio 1994;
in confusione, oggi in Messico esiste il più alto numero di prigionieri politici degli ultimi decenni), è stato ucciso il più alto numero di giornalisti e operatori dell'informazione dell'America Latina, il trattamento degli arrestati, in molti casi, viene definito dalle organizzazioni di difesa diritti umani come tortura;
la ristrutturazione complessiva dell'apparato militare e di polizia si avvia ad una pericolosa concentrazione di poteri;
l'aspetto paradossale di questa situazione è che il Messico presiede la Commissione diritti umani dell'Onu, proprio nel momento in cui più alta è la violazione generalizzata dei diritti umani;
anche amnesty denuncia tale situazione di violazione dei diritti umani in Messico (http://www.amnesty.it/pressro
om/ra2007/messico.htmi?page=ra2007);
molte associazioni (Associazione Ya Basta Italia, Coordinamento Toscana di sostegno alla lotta zapatista, Mani Tese Lucca, Fondazione Neno Zanchetta, Rete di sostegno al Chiapas Rebelde, Progetto Dignidad Rebelde), si preparano a contestare la visita di Felipe Calderón per denunciare quanto sta avvenendo nel Paese da lui governato, che è legato all'Unione europea - e all'Italia - da un accordo globale che contiene una clausola democratica che dovrebbe proprio tutelare i diritti umani -:
se il Governo sia al corrente della situazione di grave e diffusa violazione dei diritti umani in Messico su esposta;
se il Governo non ritenga giusto prendere, nei modi che gli sono propri, una posizione chiara rispetto a tale situazione che metta al primo posto la difesa dei diritti per non restare indifferente di fronte alle denunce che giungono dal Messico e da tutto il mondo;
se il Governo non ritenga necessario fare in modo che questa visita del presidente Felipe Calderón in Italia diventi un'occasione importante per sollevare l'urgente questione della presente violazione dei diritti umani in Messico e dare vita ad un dialogo il più possibile costruttivo per il risanamento di tale situazione.
(4-03772)
DIONISI, VIETTI, BOSI, TABACCI, DE LAURENTIIS, RUVOLO, ZINZI, PISACANE, FORMISANO, MEREU, GALLETTI e COMPAGNON. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 10 aprile scorso, un deputato appartenente al gruppo UDC, si trovava a Manchester in compagnia dei figli adolescenti e di alcuni amici per assistere all'incontro di calcio valido per i quarti di finale di Champions League tra la squadra locale e la A.S. Roma;
il deputato ed i suoi accompagnatori giungevano nei pressi dello stadio Old Trafford
con anticipo rispetto all'inizio della partita, come usualmente accade in queste occasioni;
appena scesi dal taxi, a circa 200 metri dallo stadio, si verificava una vera e propria aggressione, non solo verbale ma anche fisica nel corso della quale venivano circondati, apostrofati e presi a pugni da un gruppo di teppisti inglesi, il tutto senza che nei dintorni ci fosse un solo poliziotto che vigilasse sull'area circostante l'impianto sportivo dell'Old Trafford;
proprio in quell'area, i supporters del Manchester hanno imperversato con violenza su chiunque, identificato come italiano, si trovasse loro davanti; e lo stesso trattamento che hanno ricevuto il deputato e i suoi accompagnatori è stato riservato a molti tifosi romanisti che si sono spostati con mezzi autonomi e non a bordo degli autobus organizzati: i tifosi inglesi hanno aspettato al varco gli italiani, e indisturbati hanno agito, per gli interroganti, da veri incivili;
l'accaduto è, per gli interroganti, una vera vergogna. Fa riflettere sull'efficacia del sistema di sicurezza e sull'operato della polizia inglese, entrambi più volte decantati, in quest'ultimo periodo, nel nostro paese tanto da esser additati da qualcuno addirittura come modello da tener presente nella definizione del recente decreto approvato contro la violenza negli stadi, ed invece rivelatisi, allo stato dei fatti, assolutamente inadeguati e deficitari; è un sistema d'ordine, il loro, che secondo gli interroganti, funziona solo all'interno dello stadio e nelle zone subito a ridosso. Appena ci si allontana dallo stadio si rischia grosso, in quanto si può essere aggrediti senza che nessuno venga ad aiutare e senza che la polizia intervenga.
Se non intenda, per quanto di sua competenza e attraverso i canali diplomatici deputati, intervenire con urgenza nei modi e nelle forme più adatte, per sensibilizzare le autorità inglesi affinché tali episodi non abbiano più a ripetersi.
(4-03777)