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Allegato B
Seduta n. 160 del 29/5/2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
i minori stranieri, al pari di quelli italiani, sono innanzitutto «persone» e, in quanto tali, sono titolari di diritti che prescindono dalla loro origine nazionale o condizione sociale;
la Dichiarazione universale dei diritti umani, all'articolo 2, recita: «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e le libertà enunciate nella presente dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione». Principi confermati dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia con la legge 25 maggio 1991, n. 176, la quale, all'articolo 2, ribadisce: «gli Stati parte si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente convenzione ed a garantirli ad ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione pubblica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica e sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza»;
alla fine del 2004 - come risulta dal dossier statistico 2006 Caritas/Migrantes - i cittadini stranieri nei 25 Stati membri dell'Unione europea, escludendo quelli che hanno già acquisito la cittadinanza, sono risultati 26 milioni e 61 mila su una popolazione di 457 milioni di abitanti ed un'incidenza di poco superiore al 5 per cento, con punte del 9 per cento in Germania ed Austria, dell'8 per cento in Spagna, del 5 per cento nel Regno Unito ed in Francia e superiore al 4 per cento in Italia. L'Unione europea si presenta così come un'area ad alta concentrazione di migranti, la cui presenza costituisce una necessità demografica, perché il vecchio continente, anche se è prevista un'immigrazione netta di 40 milioni di persone, nel 2050 vedrà comunque diminuire di 7 milioni di unità la popolazione nel suo complesso e di 52 milioni di unità la popolazione in età da lavoro;
i migranti in Italia sono 3.035.000 e il sensibile aumento registrato nel 2005 è dovuto sia ai nuovi arrivi (187.000) che alle nascite di figli di cittadini stranieri (52.000). Dunque la popolazione straniera aumenta per effetto non solo dei ricongiungimenti, ma anche per l'incremento dovuto ai bambini stranieri nati in Italia, fenomeno che ha inciso per il 9,4 per cento sulle nascite complessive nel nostro Paese. Dei 585.483 minori stranieri, pari al 19,3 per cento della popolazione straniera stimata come soggiornante in Italia a inizio 2006, il 55,6 per cento risulta nato nel nostro Paese: sensibilmente più della metà. Rispetto alle quasi 500.000 nascite nel 2005, è nato 1 bambino straniero ogni 10 neonati. Di anno in anno, dunque, per effetto dei nuovi nati aumenta il numero delle seconde generazioni. Si tratta, soprattutto, di bambini visibili principalmente nelle scuole dell'infanzia e nelle scuole primarie, ma vi è anche un nocciolo duro di adolescenti e giovani, nati in Italia o arrivati prima dell'inizio della scuola dell'obbligo alla fine degli anni ottanta;
gli studenti con cittadinanza straniera sono 431 mila (rapporto Istat 2006) e tra due anni supereranno abbondantemente il mezzo milione: essi incidono mediamente per il 4,8 per cento sul totale della popolazione studentesca, con punte del 6 per cento sugli iscritti nella scuola primaria: infatti, 4 su 10 sono concentrati in questo grado di scuola e solo 2 su dieci nella secondaria;
secondo il più recente rapporto Istat (2006), si è registrato anche un significativo incremento della presenza di alunni stranieri, nell'anno scolastico 2005/2006,
nella scuola secondaria di secondo grado, dove si è notato un aumento di poco meno del 30 per cento. Gli istituti superiori rimangono, comunque, le scuole con la minore presenza di alunni stranieri, sia in termini assoluti che relativi: gli studenti con cittadinanza straniera, infatti, superano di poco le 83 mila unità, con un'incidenza del 3,1 stranieri ogni 100 italiani. Nella scuola primaria, invece, sono presenti circa 166 mila alunni stranieri su un numero di iscritti più o meno equivalente a quello delle secondarie superiori. Sopra i 5 alunni stranieri per almeno 100 alunni si attestano anche gli altri due ordini scolastici (Istat rapporto annuale 2006);
la presenza degli alunni stranieri sul territorio nazionale è estremamente disomogenea e differenziata. Si registra una concentrazione molto elevata nelle aree del Centro-Nord ed investe non solo le grandi città, ma anche i piccoli centri. Nel triennio 2004/2006, secondo le «linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri» diramate dal ministero dell'istruzione, l'incremento di alunni con cittadinanza non italiana è stato mediamente di circa 60 mila unità all'anno, portando nell'anno scolastico 2005/2006 il totale degli alunni stranieri oltre le 400 mila unità, con un'incidenza rispetto alla popolazione scolastica complessiva di circa il 5 per cento;
il nostro Paese ha superato la fase dell'emergenza rispetto al fenomeno della presenza di studenti stranieri all'interno delle aule scolastiche e sta passando ad una fase di valutazione delle esperienze già realizzate e di programmazione degli interventi. La presenza degli alunni stranieri è un dato, peraltro, strutturale e riguarda l'intero sistema scolastico. In questo senso ancora molto vi è da fare nel nostro sistema scolastico, tuttavia esistono delle esperienze significative, che, già da tempo, hanno affrontato con successo la questione degli alunni migranti nelle aule italiane e costituiscono punti di riferimento da divulgare ed amplificare;
la scuola media statale sperimentale Giuseppe Mazzini di Roma ha avviato, fin dal 1985, un percorso di integrazione interculturale in alcune sezione miste con alunni italiani e stranieri, per facilitare il processo di apprendimento ed alfabetizzazione di questi ultimi tramite la compresenza in classe di due insegnanti, che svolgono il loro lavoro in contemporanea, soprattutto per le materie che richiedono una maggiore elaborazione teorica. Gli alunni stranieri, in genere, a seconda del livello di alfabetizzazione, vengono seguiti da un insegnante in una materia specifica, lungo un percorso semplificato ma del tutto simile a quello dei compagni italiani. Nessuna diversificazione nei programmi, anche perché alla fine del ciclo l'esame è lo stesso. La sperimentazione accelera il processo di apprendimento e, soprattutto, favorisce l'abbattimento delle barriere linguistiche e culturali, favorendo l'incontro tra studenti di diverse nazionalità e conseguendo notevoli risultati positivi dal punto di vista dell'apprendimento scolastico e delle conseguenti valutazioni finali degli studenti interessati, evitando, dunque, forme di esclusione o separazione tra studenti italiani e stranieri;
analoghe forme di accoglienze mirate sono state sperimentate, solo per citare qualche esempio, alla scuola elementare Sandro Pertini di Martinsicuro in provincia di Teramo, 245 sono stranieri su 1.450, tutte le materie vengono insegnate in maniera interculturale, mentre alla scuola media Orsi di Novellara (Reggio Emilia) i nuovi arrivati di origine straniera (circa 40 l'anno) svolgono un percorso di 15 giorni per conoscere la scuola e il paese con l'aiuto di educatori e mediatori;
l'educazione interculturale in tutti i gradi e livelli del sistema scolastico costituisce la colonna portante di una reale educazione dei giovani a valori quali la solidarietà, l'accoglienza, la comprensione dell'altro, comunemente catalogato come «diverso», la conoscenza di culture e tradizioni di altri Paesi, che costituiscono l'antidoto principale alla prevenzione di fenomeni di razzismo, violenza e discriminazione,
nei confronti di persone di nazionalità e origine sociale e culturale differente;
con particolare riguardo alla popolazione adulta, inoltre, da due recenti ricerche condotte dal gruppo Cerfe, su un campione significativo di immigrati qualificati, circa 1000 stranieri in Umbria, Lazio, Toscana e Sardegna, risulta che i laureati sono circa il 53 per cento. Se si mettono, però, in rapporto l'esperienza curriculare e professionale acquisita ed il tipo di lavoro svolto - secondo una elaborazione svolta dall'Agenzia redattore sociale - escludendo coloro che non sono ancora inseriti in un'esperienza lavorativa, emerge che il 77 per cento delle donne ed il 66 per cento degli uomini si trovano coinvolti in un processo di progressiva dequalificazione, non riuscendo a mettere a frutto le proprie capacità e competenza. Secondo la stessa ricerca condotta dal Cerfe, risulta che gli immigrati con un'istruzione superiore rappresentano in Italia circa un quarto della popolazione immigrata. Nella sola città di Roma il 65,5 per cento degli immigrati residenti ha una formazione secondaria superiore o universitaria, addirittura circa 30 punti percentuali in più rispetto ai romani. Tali dati sembrerebbero in contraddizione con il diffuso luogo comune che vuole la persona immigrata, anche impiegata in lavori dequalificati, dotata di minore cultura ed esperienza scolastica e formativa;
nel contesto sopra descritto, con particolare riferimento alle specifiche esigenze degli alunni immigrati, l'estensione del diritto per tutti ad un'istruzione qualificata costituisce, senz'altro, l'imprescindibile premessa per far sì che a tutti siano assicurati i diritti di cittadinanza ad iniziare da quello all'istruzione. Nella società della conoscenza, l'istruzione rappresenta un diritto inalienabile, la base strutturale su cui costruire la società della democrazia e dell'uguaglianza. Per questo l'elevamento dell'obbligo scolastico a 18 anni costituisce un obiettivo strategico per il futuro di tutti e, in particolare, per le fasce più svantaggiate della società che sicuramente comprendono parte della popolazione di origine straniera;
anche l'attività di mediazione culturale dovrebbe essere attentamente monitorata e sostenuta, proprio per le specifiche esigenze della professione, che ha l'obiettivo di facilitare le relazioni tra gli autoctoni ed i cittadini stranieri, con l'intento di promuovere la reciproca conoscenza e comprensione, al fine di favorire un rapporto positivo fra soggetti di culture diverse. La loro presenza all'interno del sistema scolastico in maniera permanente costituirebbe, senz'altro, un sostegno importante al processo di apprendimento interculturale indispensabile per la costruzione di una società effettivamente multietnica e solidale. Attualmente i mediatori culturali, in prevalenza immigrati, sono circa 2.400, per i tre quarti donne. In 4 casi su 10 hanno un titolo universitario ed hanno conseguito un corso per potersi inserire nel lavoro della mediazione, quasi sempre precario, in prevalenza esplicato nei servizi educativi e sanitari. La maggioranza dei servizi di mediazione culturale è concentrata nel Nord (54,1 per cento) ed al Centro (30,3 per cento);
impegna il Governo:
a prevedere la completa gratuità della scuola dell'obbligo (libri di testo compresi) e l'individuazione di risorse indirizzate a incentivare la prosecuzione degli studi fino al diciottesimo anno di età, al fine di prevenire il fenomeno dell'abbandono e della dispersione scolastica, soprattutto per i giovani stranieri ed i ragazzi provenienti da situazioni socio-culturali più svantaggiate e famiglie con redditi medio-bassi;
a farsi promotore su tutto il territorio nazionale di iniziative volte a valorizzare la presenza nella scuola italiana di alunni di nazionalità diverse quale importante situazione di incontro, reciproca conoscenza, arricchimento culturale, socializzazione in una società sempre più multiculturale e, dunque, impegnata a prevenire e combattere ogni forma di razzismo e xenofobia;
a prevedere un adeguato aumento delle risorse destinate al fondo per l'inclusione sociale degli immigrati previsto al comma 1267 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, al fine di potenziare la figura professionale del mediatore culturale, il cui intervento dovrà essere obbligatorio nelle scuole, di ogni ordine e grado, ove risulti la presenza di studenti stranieri;
a contrastare ed impedire forme di esclusione o separazione degli studenti stranieri non ancora alfabetizzati, assicurando alle scuole un organico di docenti, che, essendo funzionale anche alla presenza di alunni di diverse nazionalità, preveda, in tali situazioni, un minor numero di alunni per classe, situazioni di compresenza di docenti, soprattutto nelle materie che richiedono maggiore elaborazione teorica quali italiano, storia, geografia, matematica e scienze, la presenza obbligatoria di mediatori culturali ed attività specifiche di formazione-aggiornamento dei docenti sul tema della multiculturalità. Tali iniziative dovranno essere prioritariamente indirizzate a situazioni, nelle scuole di ogni ordine e grado, dove maggiore si registra la presenza di alunni stranieri;
a favorire la semplificazione del riconoscimento delle lauree conseguite in Paesi stranieri, anche al di fuori dell'Unione europea, tramite iter semplificati rispetto a quelli vigenti, al fine di non disperdere un bagaglio di competenze e professionalità, che, come dai dati sopra citati, risultano invece essere dequalificati nel nostro Paese;
a favorire e valorizzare con interventi specifici il fondamentale ruolo che gli enti locali svolgono su questa tematica.
(1-00164)
«Sgobio, Diliberto, Bellillo, Tranfaglia, Cancrini, Cesini, Crapolicchio, De Angelis, Galante, Licandro, Napoletano, Ferdinando Benito Pignataro, Pagliarini, Soffritti, Vacca, Venier».
La Camera,
premesso che:
rispetto agli altri grandi Paesi dell'Unione europea, di storia immigratoria meno recente, come Germania, Francia e Regno Unito, il nostro Paese ha visto crescere la presenza straniera in tempi molto più brevi e a ritmi intensi;
secondo il rapporto Istat 2006, gli studenti di cittadinanza non italiana sono più che raddoppiati negli ultimi cinque anni, fino a superare quota 430 mila nell'anno scolastico 2005-2006;
le rilevazioni realizzate a livello regionale registrano, infatti, una presenza di alunni stranieri in costante ascesa nella scuola primaria e secondaria di primo grado ed in rapida crescita anche nella scuola secondaria di secondo grado;
le aule scolastiche sono il primo luogo di incontro con la realtà degli immigrati e possono trasformarsi in strumenti di integrazione, obbligando le istituzioni a trovare idonee soluzioni a garanzia del diritto all'istruzione;
il valore dell'istruzione statale è quello di una scuola che deve essere capace di fare integrazione e che non può prevedere discriminazioni;
occorre ridurre la dispersione, superare il disorientamento iniziale e recuperare la motivazione allo studio degli studenti stranieri in difficoltà;
anche se numerose scuole si stanno attrezzando, elaborando piani e percorsi didattici dedicati, l'incremento di studenti stranieri, se da una parte costituisce un arricchimento del profilo culturale, rappresenta un fattore di pressione sul sistema scolastico e non è pensabile che le singole scuole ed i singoli ex provveditorati debbano farsi carico di tale problematica;
sono necessari una grande solidarietà all'interno del sistema dell'istruzione, chiamato a servire una società che sta diventando multietnica, la ricerca di condizioni favorevoli all'inserimento di alunni
stranieri nelle scuola primaria e secondaria, in modo da consentirne il pieno espletamento delle proprie potenzialità e il successo formativo e l'eliminazione dei dislivelli linguistici che si possono creare nel cammino di apprendimento della generalità degli alunni;
per superare il disagio della difficile integrazione, che non può gravare sulle famiglie, né su quelle che faticosamente si vanno inserendo, né su quelle italiane, occorre superare la logica dell'emergenza, attivando iniziative volte al rinnovamento dell'organizzazione della didattica per garantire a tutti l'accesso alla conoscenza;
in mancanza di una vera presa in carico del problema, è inevitabile la creazione di sospetti e ingiustizie intorno al problema, nonché di nuovi motivi di diffidenza e di odio reciproco;
impegna il Governo:
ad attivare un confronto con le esperienze maturate su questa problematica dagli altri Paesi europei con maggiore tradizione immigratoria;
a rafforzare la presenza e l'utilizzo, in modo sempre più mirato, della figura del mediatore interculturale professionale e favorirne la formazione di nuovi;
ad attivare percorsi formativi per fornire al personale della scuola strumenti utili e comuni che consentano un efficace approccio alla problematica e la costruzione di percorsi innovativi in risposta al reali bisogni specifici;
a prevedere, anche mediante apposite iniziative, le risorse economiche necessarie per attivare in tempi rapidi corsi di sostegno linguistico, che operino in parallelo alle lezioni, ripristinando la figura del tutor, che potrebbe rivelarsi uno strumento prezioso di ausilio per l'alfabetizzazione, per il sostegno e per il perfezionamento della lingua italiana, non solo degli studenti stranieri ma anche delle loro famiglie, con le quali fungerà da terminale di raccordo.
(1-00165)«Capitanio Santolini, Volontè».
La Camera,
premesso che:
la distribuzione territoriale della presenza dei bambini e delle bambine immigrate segue la distribuzione territoriale della presenza dei loro genitori, il che significa che l'incidenza percentuale dei minori corrisponde all'incidenza percentuale di lavoratori e lavoratrici immigrati, integrati nel sistema produttivo locale;
la presenza di minori immigrati è aumentata con l'incremento delle possibilità di esercitare il diritto alla riunione familiare, stabilite nelle convenzioni internazionali e nelle leggi nazionali;
l'aumento di minori stranieri dà conto anche delle caratteristiche demografiche della popolazione immigrata: donne e uomini in età riproduttiva;
gli alunni e le alunne immigrati, il cui numero è notevolmente aumentato negli ultimi anni, pongono nuove domande alla scuola italiana, imponendo la ricerca di nuovi strumenti pedagogici ed educativi, che comportano la riqualificazione del sistema scuola nel suo insieme;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, all'articolo 45, non modificato dalla cosiddetta «legge Bossi-Fini», stabilisce che: «i minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all'istruzione indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani. Essi sono soggetti all'obbligo scolastico secondo le disposizioni vigenti in materia. L'iscrizione dei minori stranieri nelle scuole italiane di ogni ordine e grado avviene nei modi e alle condizioni previsti per i minori italiani. Essa può essere richiesta in qualunque periodo dell'anno scolastico (....)»; al comma 2 sempre dello stesso articolo: «(...) i minori stranieri soggetti all'obbligo scolastico vengono iscritti alla classe corrispondente all'età anagrafica, salvo che il
collegio dei docenti deliberi l'iscrizione ad una classe diversa (...)»; e infine, al comma 3: «Il collegio dei docenti formula proposte per la ripartizione degli alunni stranieri nelle classi; la ripartizione è effettuata evitando comunque la costituzione di classi in cui risulti predominante la presenza di alunni stranieri»;
gli alunni e le alunne stranieri sono portatori di competenze linguistiche, di conseguenza la qualità del loro inserimento dipende fondamentalmente dalle possibilità di sviluppare gli strumenti didattici necessari all'apprendimento della lingua italiana come seconda lingua;
l'apprendimento dipende, più che dalla distanza fra i codici linguistici di origine e quello italiano, dalla qualità dell'inserimento scolastico, determinato dalla preparazione degli insegnanti nell'insegnamento dell'italiano come seconda lingua e dalla socializzazione fra pari;
le modalità burocratiche di rilascio dei visti per i ricongiungimenti familiari non consentono alle famiglie l'organizzazione dell'arrivo dei propri figli e figlie e non tengono conto della programmazione scolastica;
la normativa nazionale prevede il diritto allo studio e alla formazione, attraverso le seguenti disposizioni: legge n. 15 del 1968, articolo 5 (autocertificazione); decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 722 (attuazione della direttiva Cee n. 77/486); legge n. 39 del 1990, articolo 4, commi 13 e 16; articolo 9, comma 2; circolare ministeriale - ministero della pubblica istruzione 8 settembre 1989, n. 301; circolare ministeriale - ministero della pubblica istruzione 26 luglio 1990, n. 205; legge n. 423 del 1991; decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, articolo 117 (certificazioni); circolare ministeriale - ministero della pubblica istruzione n. 400 del 31.12.1991; circolare ministeriale - ministero della pubblica istruzione 7 marzo 1992; n. 67; circolare ministeriale - ministero della pubblica istruzione 2 marzo1994, n. 73; circolare ministeriale - ministero della pubblica istruzione 6 aprile 1995, n. 119; legge n. 40 del 1998, articolo 36; decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, articolo 38; decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, capo VII, articolo 45; legge n. 40 del 1998, «Istruzione degli stranieri. Educazione interculturale», all'articolo 36, primo comma: «I minori stranieri presenti sul territorio sono soggetti all'obbligo scolastico; ad essi si applicano tutte le disposizioni vigenti in materia di diritto all'istruzione ,di accesso ai servizi educativi, di partecipazione alla vita della comunità scolastica.», e che la legge n. 189 del 2002 (cosiddetta «legge Bossi-Fini») non ha modificato; circolare ministeriale n. 24 del 2006: «Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri»;
la legge 27 marzo 1991, n. 176, «Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989», all'articolo 2, stabilisce che: «Gli Stati parti si impegnano a rispettare i diritti che sono enunciati nella presente Convenzione ed a garantirli ad ogni fanciullo nel proprio ambito giurisdizionale, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, del fanciullo o dei suoi genitori o tutori, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, della loro ricchezza, della loro invalidità, della loro nascita o di qualunque altra condizione»;
la legge 27 marzo 1991, n. 176, all'articolo 28, stabilisce che: «Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo ad avere un'educazione e, nell'ottica della progressiva e piena realizzazione di tale diritto e sulla base di eguali opportunità, devono, in particolare:
a) rendere l'istruzione primaria gratuita ed obbligatoria per tutti;
b) promuovere lo sviluppo di varie forme di istruzione secondaria sia generale che professionale, renderle utilizzabili ed accessibili a tutti i fanciulli, e adottare misure appropriate, quali l'introduzione
della gratuità dell'insegnamento e l'offerta di un'assistenza finanziaria nei casi di necessità;
c) rendere l'istruzione superiore accessibile a tutti sulla base delle capacità con ogni mezzo appropriato;
d) rendere l'informazione educativa e l'orientamento professionale disponibile ed alla portata di tutti i fanciulli;
e) prendere provvedimenti atti ad incoraggiare la regolare frequenza scolastica e la riduzione dei tassi di abbandono (...);
vanno, altresì, considerati:
a) «La dichiarazione sulla razza e sui pregiudizi razziali» del 1978 dell'Unesco;
b) la direttiva del 25 luglio 1977 relativa alla formazione scolastica dei figli dei lavoratori migranti;
c) la risoluzione del Parlamento europeo concernente l'istruzione dei figli di genitori senza fissa dimora S. n. del 16 marzo 1984 (Gazzetta ufficiale delle Comunità europee N. C 104/144 del 16 aprile 1984);
d) la raccomandazione n. (84) 18 del Comitato dei ministri agli Stati membri sulla formazione degli insegnanti a un'educazione per la comprensione interculturale, in particolare in un contesto di migrazione;
e) la risoluzione del Consiglio dei ministri dell'istruzione riuniti in sede di Consiglio il 22 maggio 1989, concernente la scolarizzazione dei figli di genitori che esercitano professioni itineranti (89/C 153/01);
f) la raccomandazione 1093 (1989) dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, cui ha anche risposto il Comitato dei ministri il 19 giugno 1989;
g) l'ordine del giorno, accolto dal Governo, n. 9/1746-bis/157, della legge finanziaria per il 2007, nel quale si impegnava il Governo:
1) «a realizzare interventi che, attraverso l'uso di strumenti didattici e organizzativi mirati a colmare il gap fra alunne e alunni di origine immigrate e alunne e alunni nativi, favoriscano il diritto allo studio»;
2) «ad adottare un piano di formazione per l'insegnamento dell'italiano come seconda lingua, rivolto ai docenti della scuola primaria»;
3) «ad inserire in ambito scolastico mediatori linguistico-culturali che sostengano l'inserimento sociale degli alunni e delle alunne immigrati e favoriscano il rapporto scuola-famiglia»;
il sistema scolastico italiano è caratterizzato dal riconoscimento del principio di pari opportunità di accesso al diritto allo studio di ogni bambina e bambino, attraverso l'assunzione degli strumenti necessari a favorire l'inserimento nelle classi di tutti gli alunni, indipendentemente dalle loro caratteristiche sociali ed economiche, culturali e religiose e dalla condizione fisica e/o psichica;
secondo il principio della prevalenza della condizione di minorenne rispetto a tutte le altre caratteristiche, ogni iniziativa mirata a separare gli alunni in base alle loro diversità linguistiche di partenza costituisce un atto discriminatorio, lesivo del diritto alla parità di trattamento che genererebbe conseguenze fortemente penalizzanti verso i minori immigrati, sia nell'immediato che negli anni a venire;
impegna il Governo:
ad incrementare le risorse necessarie a garantire l'inserimento scolastico dei minori immigrati e figli di immigrati, nel rispetto del diritto allo studio e del principio di parità di trattamento;
a promuovere ed incentivare la formazione degli insegnanti all'insegnamento dell'italiano come seconda lingua, vietando ogni iniziativa che comporti la separazione fra allievi;
a promuovere l'adozione di modalità di accoglienza degli alunni e delle alunne immigrati, che possano garantire un proficuo rapporto fra la scuola e le famiglie di tali alunni e alunne;
a sviluppare iniziative mirate a evitare l'abbandono scolastico da parte di tutti gli alunni e alunne;
a promuovere e sviluppare, di concerto con gli enti locali e le regioni, politiche di orientamento per gli adolescenti stranieri in ambito scolastico, universitario, lavorativo e artistico;
a far sì che le ambasciate rilascino i visti per ricongiungimento, quando ci siano minori coinvolti, in modo che si eviti l'interruzione dell'anno scolastico.
(1-00166)
«Frias, Folena, De Simone, Migliore, Boato, De Zulueta, Cardano».
La Camera,
premesso che:
la presenza di alunni stranieri, pur in percentuale inferiore a quella di altri Paesi, è un dato strutturale del nostro sistema scolastico ed in progressivo aumento: si calcola che nel corrente anno scolastico il numero di allievi non italiani si avvicini a 500.000, con una incidenza di circa il 5 per cento della popolazione scolastica complessiva;
la situazione italiana presenta due principali caratteristiche. La prima è che la presenza di alunni stranieri è molto disomogenea e differenziata sul territorio nazionale. Si va dalla percentuale massima della regione Emilia Romagna, che si avvicina al 10 per cento, all'8 per cento della Lombardia, Veneto e Marche, fino alla percentuale minima della regione Campania, che si avvicina all'1 per cento. L'area geografica del Paese con l'incidenza maggiore è il Nord-Est, con l'8,4 per cento. La provenienza degli alunni stranieri comprende una grande molteplicità di cittadinanze, con un aumento significativo dell'incidenza di cittadinanze dei Paesi dell'Est europeo. Un'altra caratteristica è la rapidità del cambiamento e mobilità delle varie cittadinanze sul territorio, che portano anche a situazioni di concentrazione di alunni stranieri in singole scuole o territori, fenomeno di fronte al quale si pone il problema di un'equilibrata distribuzione delle presenze, attraverso un'intesa fra scuole e reti di scuole in collaborazione con gli enti locali. La costruzione di reti e coordinamenti è anche utile per la costruzione di una offerta formativa che riduca le disuguaglianze e i rischi di esclusione;
l'Italia ha scelto la piena integrazione di tutti nella scuola, «ivi compresi i minori stranieri presenti nel territorio dello Stato», attraverso lo strumento dell'educazione interculturale, per la cui realizzazione sono necessari specifici interventi: per l'apprendimento della lingua, per l'adeguamento dei programmi, per la formulazione di contenuti e stili educativi interculturali, per il ricorso ai mediatori linguistici culturali in caso di necessità nell'ambito di un'adeguata programmazione;
non v'è dubbio che il problema dell'inserimento linguistico rappresenti il nodo primario, seppure non l'unico, dinanzi al crescere delle classi multietniche. Le risorse alle quali i singoli istituti scolastici possono ricorrere per i servizi di mediazione linguistico-culturale sono regionali e vengono trasferite ai comuni su richiesta e consultandosi con i dirigenti scolastici sul territorio;
l'educazione interculturale, con particolare riguardo alla didattica dell'italiano come seconda lingua, richiede una continua crescita professionale di tutto il personale della scuola;
la sistematizzazione degli interventi per una coerente opera di inserimento nel sistema scolastico di alunni di provenienza straniera è offerto dalle linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri del 1o marzo 2006;
impegna il Governo:
a investire su risorse dedicate di personale docente, utilizzando gli insegnanti già formati per l'insegnamento di italiano come seconda lingua, distaccandoli in parte o totalmente dall'orario di insegnamento sulla propria classe e trasformandoli in insegnanti facilitatori linguistici e di integrazione nel proprio istituto o su coordinamenti di scuole, utilizzando e stimolando la formazione di reti o coordinamenti di più istituzioni scolastiche presenti su un territorio;
a prevedere, nel disegno di legge finanziaria per il 2008, stanziamenti aggiuntivi per la formazione diffusa di dirigenti scolastici e di insegnanti finalizzati a promuovere ulteriormente l'educazione interculturale e, in particolare, la possibilità di disporre di risorse di personale dedicato per la facilitazione linguistica e l'integrazione, soprattutto nei contesti a forte concentrazione di alunni stranieri.
(1-00167)
«Froner, Rusconi, Ghizzoni, Benzoni, Chiaromonte, Colasio, De Biasi, Giachetti, Giulietti, Latteri, Tessitore, Tocci, Villari, Volpini».
La Camera,
premesso che:
l'aumento progressivo negli ultimi anni del numero di alunni stranieri nelle scuole italiane di ogni ordine e grado rappresenta un dato di grande rilevanza culturale e sociale e coinvolge, in particolar modo, la capacità di accoglienza e di integrazione di tutte le strutture scolastiche, ma anche la sostenibilità di un tale fenomeno per tali strutture, sia sotto il profilo logistico che sotto il profilo didattico;
secondo gli ultimi dati ufficiali del ministero della pubblica istruzione, gli alunni con cittadinanza non italiana sono all'incirca 500.000, con un'incidenza di quasi il 5 per cento sul totale della popolazione scolastica complessiva;
il tasso di crescita dell'ultimo triennio, pari a 60/70 mila unità all'anno, rende presumibile che nei prossimi anni la presenza di alunni stranieri aumenterà con ritmi di crescita estremamente significativi, rendendo la loro presenza nelle nostre scuole un dato non congiunturale ma strutturale;
i cambiamenti per la scuola italiana determinati da tale flusso di nuovi inserimenti di alunni stranieri sono stati estremamente rapidi: si è passati dai 50.000 alunni stranieri dell'anno 1995/1996 ai 430.000 del 2005/2006;
si evidenzia una crescita numericamente rilevante e costante dei minori di origine straniera, che accedono alla scuola dell'obbligo anche ad anno scolastico iniziato e con evidenti difficoltà connesse con la non conoscenza della lingua italiana e/o con percorsi scolastici irregolari e frammentari nel Paese di origine;
si è potuto constatare che l'ingresso di minori stranieri in età scolare interessa in modo costante tutto l'arco dell'anno solare, anche perché connesso con la concessione di nuovi permessi di soggiorno ai fini del ricongiungimento familiare;
il costante arrivo di alunni stranieri, durante l'intero arco dell'anno solare, provoca spesso fenomeni di disorientamento nell'organizzazione e nella didattica, costantemente da ridefinirsi, influendo sul lavoro quotidiano; a ciò si aggiungono le problematicità che tale situazione provoca quando si innesta su contesti che già si caratterizzano per una notevole complessità legata a criticità di ordine sociale, economico, culturale;
i dati a disposizione ci segnalano una crescita significativa di studenti stranieri nella scuola secondaria superiore: più di 80.000 nell'anno scolastico 2005/2006, quasi l'80 per cento iscritti negli istituti tecnici e professionali;
i dati e, soprattutto, le esperienze e le preoccupazioni che arrivano dalle scuole segnalano situazioni di forte concentrazione
in singole scuole e territori: una criticità da tenere sotto osservazione e su cui investire;
la mappa della presenza di alunni stranieri è molto disomogenea e differenziata sul territorio nazionale: la presenza di alunni stranieri raggiunge la percentuale del 9,5 per cento in Emilia Romagna, supera l'8 per cento in Lombardia, Veneto e Marche, ma è dell'1 per cento in regioni come Campania e Sicilia;
la tipologia delle presenze evidenzia un panorama scolastico all'insegna della molteplicità delle cittadinanze: sono addirittura 191 i Paesi d'origine degli alunni stranieri nella nostra scuola;
si conferma un aumento significativo dell'incidenza delle cittadinanze dei Paesi dell'Est europeo, Romania soprattutto, che passa, in due anni, dal 9,7 per cento al 12,4 per cento, ma anche Ucraina e Moldavia, mentre è leggermente diminuito il peso della presenza degli alunni stranieri provenienti da Albania e Marocco;
il totale degli alunni con cittadinanza non italiana provenienti da paesi a prevalente tradizione islamica è circa un terzo del totale degli alunni stranieri, con evidenti problemi di natura religiosa collegati a tale presenza;
alcuni dati del ministero della pubblica istruzione sul ritardo scolastico degli alunni stranieri, inteso come la frequenza di uno o più classi inferiori a quella prevista dall'età anagrafica posseduta, evidenziano come, sin dalla prima classe della scuola primaria, vi sia un ritardo del 10 per cento degli alunni stranieri, che sale al 75,5 per cento nella prima classe della scuola secondaria, con enormi difficoltà di inserimento per questi nuovi alunni;
impegna il Governo:
a prevedere nelle diverse scuole percorsi formativi che filtrino e preparino l'accesso effettivo alla scuola di studenti stranieri di recente immigrazione, spesso sprovvisti di qualsiasi conoscenza della lingua italiana e in alcuni casi con percorsi scolastici frammentari anche nel Paese d'origine, in modo da contenere il disorientamento degli alunni inseriti in un contesto loro totalmente estraneo, di cui non conoscono le regole formali e informali, ed in modo da limitare le difficoltà degli insegnanti e degli alunni già presenti a proseguire regolarmente un percorso didattico spesso già avviato;
a limitare in ogni caso, durante l'anno in corso, l'ingresso di nuovi alunni provenienti da Paesi stranieri, in misura tale da non compromettere il regolare svolgimento del percorso didattico annuale;
a prevedere la distribuzione di personale qualificato su base regionale in funzione della presenza diversificata degli alunni stranieri;
a destinare risorse aggiuntive rispetto alla situazione attuale, finalizzate ad un intervento didattico mirato, qualitativamente e quantitativamente consistente e che consenta processi integrativi e di socializzazione nell'istituzione scolastica.
(1-00168)
«Bertolini, Paoletti Tangheroni, Cossiga, Carlucci, Licastro Scardino, Misuraca, Garagnani, Campa, Azzolini, Di Virgilio».
La Camera,
premesso che:
l'interdipendenza delle economie, la rapidità degli scambi e dell'informazione si accompagna ad un flusso imponente, che aumenterà sempre di più, di migrazioni e di mobilità di persone tra diversi continenti e Paesi;
secondo le stime attuali (Caritas), gli immigrati nel mondo sono oggi oltre 190 milioni, essendo la migrazione uno dei bilanciamenti delle differenze economico-sociali, dal momento che su una
popolazione di oltre 6 miliardi e mezzo solo 960 milioni risiedono in Paesi a sviluppo avanzato;
di fronte alle dimensioni di tale fenomeno, tutti i Paesi hanno cercato soluzioni delineando e concretizzando specifiche politiche sociali, con l'obiettivo principale dell'integrazione piena degli immigrati nel Paese di arrivo e cioè la previsione di diritti e doveri tanto per gli immigrati, quanto per la società che li accoglie. In questo contesto, diventa strategico il ruolo della scuola, che nella sua funzione pubblica è soggetto qualificato, proprio in quanto sede di costruzione di valori - tradotti e traducibili in percorsi di crescita umana e culturale - ed istituzione, plurale e coesa, che si commisura con altre culture, pur senza, con questo, rinunciare alle proprie specificità culturali;
la scuola, infatti, è determinante per la costruzione e condivisione di regole comuni e con la sua azione può, nella vita quotidiana, indurre alle regole democratiche di convivenza e formare alla cittadinanza, trasmettendo le conoscenze storiche, sociali, giuridiche ed economiche del Paese;
attraverso, per esempio, uno studio e un approfondimento della nostra Carta costituzionale, le regole e i diritti sono agevolmente assorbiti, con i valori da essa rappresentati anche dagli studenti non di cittadinanza italiana. L'inserimento positivo in percorsi educativi e formativi di bambini e ragazzi di cittadinanza non italiana deve, però, tenere conto di diversi fattori che ne determinano la complessità: il fattore numerico, con profonde disomogeneità di concentrazione territoriale; la frammentazione etnica, che comporta quasi sempre la presenza contemporanea in classe di alunni provenienti da Paesi di lingua e cultura profondamente diverse tra loro; l'ostacolo di un contesto linguistico spesso totalmente sconosciuto;
dalla lettura del rapporto, pubblicato dal ministero della pubblica istruzione nel dicembre 2006, «Alunni con cittadinanza non italiana - scuole statali e non statali», risulta che nell'anno scolastico 2005/2006 gli alunni di cittadinanza non italiana erano 424.683, con un incremento rispetto all'anno precedente pari a 17,5 per cento e che, per l'anno in corso 2006/2007, il numero stimato è di 485.706 (5,5 per cento dell'intera popolazione scolastica), mentre per il 2010/2011 se ne prevedono 747.678 (8,3 per cento dell'intera popolazione scolastica). Le scuole con incidenza più elevata sono quelle primarie (elementari) e l'area del Paese con incidenza più elevata è il Nord-Est; la provincia con incidenza più elevata è quella di Mantova; il comune capoluogo con l'incidenza più elevata è Milano;
il numero di cittadinanze straniere rappresentate è 191 su 194 cittadinanze straniere esistenti;
il Paese di provenienza più rappresentato, rispetto alla percentuale degli stranieri, è l'Albania, mentre il Paese di provenienza con la maggiore crescita di alunni rispetto all'anno precedente è la Romania: più 50,9 per cento nell'anno scolastico 2004/2005, più 26,7 per cento nell'anno scolastico 2005/2006;
la percentuale di scuole con presenza di alunni con cittadinanza non italiana è pari al 64,5 per cento del totale, ma con una assoluta disomogeneità territoriale, dal momento che Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte assorbono da sole ben oltre la metà di tali studenti;
i dati ci segnalano, quindi, una concentrazione di alunni stranieri in singoli territori e, nell'ambito di questi, in singole scuole;
la presenza di alunni di cittadinanza non italiana è, inoltre, destinata ad aumentare sempre più, in considerazione, tra l'altro, che le donne straniere, come risulta dal recentissimo rapporto Istat - maggio 2007, hanno una propensione ad avere figli doppia di quelle italiane. I bambini di origine non italiana che nascono
in Italia, infatti, rappresentano ormai quasi il 10 per cento del totale delle nascite;
oltre alle considerazioni sulla presenza numerica degli alunni di cittadinanza non italiana che frequentano la scuola, va considerato, poi, come ulteriore dato di complessità, il ritardo scolastico, inteso come la frequenza di una o più classi inferiori a quella prevista dall'età anagrafica posseduta. Infatti, gli alunni in ritardo sono complessivamente: nella scuola primaria il 22,5 per cento, nella secondaria di I grado il 54,4 per cento e nella secondaria di II grado il 72,6 per cento (fonte ministero della pubblica istruzione, già citata);
tali dati dimostrano ancora di più quanto sia critico e delicato per l'intera classe, e quindi anche per gli studenti italiani, il momento dell'ingresso dell'alunno straniero a scuola, soprattutto se è un adolescente e arriva ad anno scolastico già iniziato. La presenza di alunni stranieri è un dato strutturale, per cui, al di là delle buone pratiche e delle singole iniziative di integrazione da parte delle scuole, sempre più sole ad affrontare questa emergenza, occorre un impegno organico e un'azione strutturale capace di sostenere l'intero sistema formativo nazionale. L'autonomia non è solitudine e, soprattutto, da sola non basta, in quanto l'accoglienza deve essere un sistema dotato di strumenti e risorse idonee messi a disposizione delle scuole dai diversi soggetti istituzionali, per evitare che un inserimento tout court affievolisca il diritto formativo dell'intera classe;
la consapevolezza del patrimonio di civiltà europea, il dialogo con altre culture e modelli di vita, la garanzia per tutti i cittadini, italiani e non, di acquisire nelle nostre scuole una reale esperienza di apprendimento e di inclusione sociale, sono obiettivi a cui le istituzioni scolastiche devono mirare con il concorso e la collaborazione dei soggetti educativi presenti sul territorio: famiglia, enti locali, università, associazioni e istituzioni a vario titolo interessate;
occorre, dunque, una più concreta e fattiva interazione tra i soggetti istituzionali coinvolti, mirata alla predisposizione di misure di accompagnamento dedicate, finalizzate a dare indirizzo alle scuole e concreto appoggio con risorse umane aggiuntive, figure professionali specifiche (mediatori linguistici e culturali), assegnazione equilibrata di risorse a seconda delle specificità territoriali;
impegna il Governo:
ad attivare una maggiore formazione, iniziale e in servizio, all'educazione interculturale, che è una dimensione trasversale che accomuna tutti gli insegnanti e gli operatori scolastici, tenendo presente che la complessità del nostro tempo richiede una continua crescita professionale di tutto il personale della scuola;
a sostenere e implementare la collaborazione dei centri territoriali permanenti con gli organismi di istruzione e formazione professionale, con particolare riferimento alla lunga e positiva esperienza salesiana, e gli enti locali, per promuovere l'acquisizione dell'italiano scritto e parlato, uno dei fattori principali di successo scolastico e di inclusione sociale, con corsi destinati anche ai genitori degli alunni stranieri;
a prevedere risorse integrate per la realizzazione di un sistema organizzato di corsi di italiano come seconda lingua, propedeutici alla frequenza scolastica, da realizzarsi per la fascia d'età compresa nell'obbligo, all'interno delle istituzioni scolastiche, anche organizzate in rete;
a prevedere, una volta frequentati i predetti corsi, per particolari esigenze didattiche, la formazione temporanea di gruppi omogenei all'interno dell'istituzione scolastica o reti di scuole per la frequenza di laboratori linguistici, finalizzati all'acquisizione di linguaggi specifici, propri delle diverse discipline;
a prevedere per i ragazzi più grandi di oltre 16 anni la frequenza dei corsi presso i centri territoriali permanenti, destinatari
di organico dedicato e riorganizzati, così come previsto dall'articolo 1, comma 632, della legge finanziaria per il 2007, su base provinciale e articolati in reti territoriali. Con la frequenza presso i centri territoriali permanenti tali studenti potrebbero, inoltre, assolvere l'obbligo scolastico, o se già assolto, ottenere una qualifica professionale, con la possibilità, qualora lo vogliano, di un rientro nel circuito scolastico;
a promuovere successivamente un'attenta analisi per valutare la ricaduta dell'alfabetizzazione linguistica sui risultati scolastici.
(1-00169)
«Frassinetti, Briguglio, Lo Presti, Castellani, Raisi, Filipponio Tatarella, Armani, Benedetti Valentini, Porcu, Meloni».
La Camera,
premesso che:
in data 12 febbraio 1994 il Consiglio dei Ministri dichiarava lo stato di emergenza in Campania al fine della gestione dei rifiuti;
a distanza di oltre 13 anni la situazione si è addirittura aggravata ed oggi sul territorio regionale si registra una condizione drammatica che mette in pericolo la salute pubblica e le attività imprenditoriali, turistiche e commerciali;
l'emergenza rifiuti ha risucchiato in un vortice di inadempienza, sprechi ed incapacità politiche e gestionali, circa 1,5 miliardi di euro;
già nel mese di ottobre del 2006 il Governo approvò un decreto, poi convertito in legge a dicembre dello stesso anno, attraverso il quale si conferivano al capo della Protezione civile nuovi compiti e poteri;
in sede di dibattito parlamentare gli interpellanti evidenziarono le difficoltà che sarebbero insorte nella gestione dell'emergenza a causa del vincolo della concertazione con il Ministro dell'ambiente e la regione Campania, imposto al Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, Guido Bertolaso;
la triarchia ha provocato per ben 2 volte, nel breve volgere di 4 mesi, l'annuncio delle dimissioni, poi ritirate, da parte di Bertolaso;
il motivo del proposito dimissionario è sempre stato caratterizzato dallo scontro con il Ministero dell'ambiente e la regione Campania sulle scelte da assumere in merito alle soluzioni impiantistiche;
una prima mediazione, per far ritornare il capo della Protezione civile sui propri passi, comportò la riduzione, da 2 milioni a 700 mila tonnellate, delle quantità di rifiuti da conferire a Serre, nel sito di Valle della Masseria e la nomina, secondo la migliore tradizione spartitoria, di due sub-commissari da parte del Ministro dell'ambiente;
Claudio de Biasio, uno dei 2 sub-commissari freschi di nomina, è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta avviata sul consorzio dei rifiuti CE 3;
il capo della Protezione civile ha sempre sostenuto, in ogni sede e soprattutto più volte, che l'unica soluzione praticabile ed ambientalmente compatibile per scongiurare una crisi sanitaria fosse l'apertura della discarica individuata in località Valle della Masseria, nel comune di Serre;
dopo l'ennesimo braccio di ferro i tecnici del Ministero dell'ambiente, viceversa, hanno suggerito al Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti la possibilità di utilizzare al posto del sito di Valle della Masseria quello di Macchia Soprana, sempre nel comune di Serre;
le incertezze, i ripensamenti e le dispute politiche rendono impraticabile e soprattutto screditano ogni ulteriore scelta che appare così, agli occhi dell'opinione pubblica, sempre più discrezionale ed opinabile;
è stato consegnato alla Protezione civile ed alla regione Campania uno studio, redatto da esperti e docenti universitari, che fornisce la mappa delle aree che, in ogni provincia, possiedono le caratteristiche per essere destinate a discarica;
la riapertura degli sversatoi, rappresenta la sconfitta ideologica ed il fallimento gestionale di chi, come il Presidente della regione Campania, Antonio Bassolino, all'epoca dei fatti Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, sull'onda di un furore falsamente ambientalista, cocciutamente volle chiuderli;
il sistema impiantistico dell'intera regione, eccezion fatta per il termovalorizzatore in costruzione ad Acerra, resta praticamente un'idea riposta nel cassetto;
il trasporto dei rifiuti fuori regione, pur avendo fatto sopportare costi altissimi (per il servizio prestato la società Ecolog vanta ancora un credito di 80 milioni di euro dalla struttura commissariale), rappresenta purtroppo ancora una scappatoia facile, comoda, dispendiosa e soprattutto scorretta sotto il profilo dell'etica;
la raccolta differenziata è sostanzialmente inesistente se si escludono alcune aree della provincia di Salerno e della provincia di Napoli, come il Nolano. Nei comuni con una popolazione superiore ai 50 mila abitanti la percentuale non supera il 6 per cento;
per la raccolta differenziata sono stati spesi oltre 300 milioni di euro. Una cifra che è servita anche a pagare i lavoratori lasciati colpevolmente a non fare nulla;
la straordinaria crisi ha reso necessario l'acquisto ed il fitto di numerose aree sulle modalità di individuazione e di scelta delle quali pendono, ormai da troppo tempo, importanti indagini della Direzione Distrettuale Antimafia;
ammonta ormai a 5 milioni il numero delle ecoballe disseminate sull'intero territorio regionale che necessitano, per essere eventualmente trattate, di oltre 300.000 camion;
i rifiuti che marciscono per strada oppure nei siti provvisori e nelle aree di stoccaggio improprio sono pari ad 1 milione di tonnellate;
le indennità erogate ai vertici della struttura commissariale, come rilevato anche dalla Corte dei conti e della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti nella relazione finale sulla Campania prodotta nella XIV legislatura, superano i 3.500.000 euro;
il ricorso alle consulenze, in alcuni casi pagate senza essere neanche utilizzate, ha rappresentato la modalità pressoché ordinaria con cui il Commissariato ha esercitato la propria attività tecnico-gestionale, nonostante abbia disposto, per lungo tempo di un organico davvero nutrito di pubblici dipendenti e funzionari, provenienti da altre pubbliche amministrazioni;
per progetti fantasma, come quello denominato S.I.R.E.N.E.T.T.A e relativo ad un sistema di monitoraggio informatico del trasporto dei rifiuti, sono state sperperate altre cospicue risorse sottratte alla effettiva gestione dell'emergenza;
impegna il Governo:
a riaprire subito le discariche necessarie;
a escludere dall'individuazione dei siti i parchi e le aree protette;
a predisporre un piano idoneo ad attivare il ciclo integrato dei rifiuti in ogni ambito territoriale, a cominciare dalla localizzazione di un impianto di trattamento finale dei rifiuti nella città di Napoli;
ad alimentare una raccolta differenziata tarata sulle effettive esigenze del mercato del riuso;
a evitare che in Campania, attraverso l'aumento della Tarsu, si assista al paradosso
del servizio peggiore del mondo fornito al prezzo più alto in assoluto;
ad affidare ad un unico commissario la gestione delle emergenze rifiuti, acque e bonifiche.
(1-00170)
«Bondi, Elio Vito, Nicola Cosentino, Paolo Russo, Gioacchino Alfano, Azzolini, Brusco, Carfagna, Cesaro, Fasolino, Laurini, Martusciello, Mario Pepe, Alfredo Vito».
Risoluzioni in Commissione:
La V Commissione,
premesso che:
con il decreto del Ministro dell'interno del 19 marzo 2007, il Governo ha disposto, recependo un atto di indirizzo approvato dalla Commissione bilancio della Camera, il differimento al 30 aprile 2007 del termine entro il quale gli enti locali sono tenuti ad approvare il bilancio;
il decreto è stato adottato avvalendosi della facoltà prevista dall'articolo 151, comma 1, del testo unico delle legge sull'ordinamento degli enti locali, approvato con decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che consente, in presenza di motivate esigenze e sentita la Conferenza Stato-regioni, città ed autonomie locali, la posticipazione del predetto termine;
il differimento discende dalla constatazione che le modifiche apportate dalla legge finanziaria per il 2007 alla disciplina del Patto di stabilità interno, pur ampiamente apprezzate dalle organizzazioni rappresentative degli enti locali, in particolare in quanto assumono a parametro il criterio del saldo, determinano cambiamenti di portata tale da richiedere una accurata istruttoria da parte degli enti locali;
si sono verificati alcuni casi di amministrazioni locali uscenti, prima dello svolgimento di elezioni amministrative per il rinnovo degli organi assembleari, che non hanno provveduto alla adozione nei termini previsti del bilancio e che contestualmente hanno assunto, talora per ragioni meramente elettoralistiche, impegni finanziari senza provvedere alla copertura dei relativi oneri;
le amministrazioni subentranti, successivamente alla conclusione delle elezioni, si sono conseguentemente trovate nella condizione di dover far fronte ad impegni già assunti da precedenti amministrazioni senza disporre delle necessarie risorse per farvi fronte, essendo nel frattempo scaduti i termini per interventi di carattere tributario, con evidenti difficoltà nella predisposizione del bilancio;
impegna il Governo
a valutare l'opportunità di disporre, mediante apposito decreto del Ministro dell'interno, ai sensi del citato articolo 151 del testo unico sugli enti locali, un ulteriore contenuto differimento del termine di approvazione del bilancio a favore delle sole amministrazioni che siano subentrate, ovvero che subentrino, a seguito di elezioni amministrative, segnando una discontinuità, a precedenti amministrazioni che non abbiano provveduto all'adozione del bilancio stesso nei termini previsti e che si trovino nella condizione di dover adempiere obbligazioni onerose per le quali non siano state appostate le necessarie risorse finanziarie, in modo da consentire il reperimento delle risorse necessarie ed approntare il bilancio in termini tali da consentire il rispetto delle regole del Patto di stabilità interno e anche al fine di permettere, ove necessario, l'adozione delle decisioni, sul piano tributario necessarie a conseguire gli obiettivi di bilancio.
(7-00183)
«Raiti, Giudice, Musi, Ventura, Ossorio, Piro, Crisafulli».
La VIII Commissione,
premesso che:
da svariati mesi risultano completati i lavori per la realizzazione dei lotti
Cassibile-Avola, Avola-Noto e Noto-Rosolini dell'Autostrada Siracusa-Gela, senza che sia stato possibile procedere alla apertura della strategica e fondamentale infrastruttura;
i ritardi nell'apertura dell'Autostrada sono dovuti alla mancata realizzazione di alcuni interventi di rifinitura e, in particolare, della segnaletica orizzontale e verticale, dei caselli autostradali e dell'illuminazione;
appare ai sottoscrittori del presente atto che i responsabili del consorzio per le Autostrade Siciliane abbiano omesso di bandire le gare d'appalto relative agli interventi di completamento dell'autostrada nei tempi dovuti, in modo da assicurare l'armonica ultimazione di tutti gli interventi strutturali;
dopo oltre trent'anni d'attesa, appare paradossale che la popolazione della Sicilia Sud-Orientale possa continuare ad essere mortificata e perfino sbeffeggiata dalla vista di una struttura ultimata da mesi, ma inutilizzabile a causa di omissioni che lasciano perplessi rispetto all'affidabilità di chi aveva la responsabilità della realizzazione dell'opera;
nel frattempo, pur con svariati mesi di ritardo, sono stati comunque eseguiti i lavori per la realizzazione dei caselli autostradali e della segnaletica orizzontale e verticale, mentre si registrano ancora preoccupanti ritardi per quanto attiene la realizzazione dell'illuminazione, la cui gara d'appalto è prevista addirittura per il prossimo 3 luglio;
così stando le cose, è prevedibile che l'inaugurazione dei tre lotti autostradali sia rinviata di almeno un altro anno, con gravissimo nocumento non solo degli interessi, ma anche e soprattutto dei livelli minimi di sicurezza della circolazione veicolare della Sicilia Sud-Orientale;
appare urgente, pertanto, intervenire per ridurre le conseguenze di tale perniciosa vicenda e procedere alla urgente apertura alla fruizione pubblica della fondamentale infrastruttura, specie alla luce dell'imminente avvio della stagione turistica che registrerà, come ogni anno, l'aumento esponenziale del traffico veicolare,
impegna il Governo:
a) ad assumere ogni opportuna iniziativa per l'immediata apertura e fruizione dell'asse autostradale Cassibile-Rosolini dell'Autostrada Siracusa-Gela, indirizzando all'Anas ogni opportuna direttiva in tal senso, ivi compreso l'eventuale provvisorio declassamento a strada statale, in attesa dell'ultimazione dell'impianto di illuminazione;
b) a disporre un'inchiesta tesa ad individuare ogni possibile responsabilità di ordine amministrativonei confronti di chiunque sia responsabile dei ritardi registrati nella realizzazione di un'opera fondamentale per lo sviluppo, ma anche per la sicurezza delle popolazioni della Sicilia Sud-Orientale;
c) ad intraprendere ogni altra iniziativa per accelerare il completamento dell'Autostrada fino a Gela, la cui valenza è ulteriormente rilanciata non solo dal crescente ruolo strategico del Porto di Pozzallo, ma anche dalla imminente apertura dell'aeroporto di Comiso.
(7-00184)
«Foti, Moffa, Bono».