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Allegato B
Seduta n. 172 del 19/6/2007
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro dei trasporti, per sapere - premesso che:
il 9 giugno scorso si è svolta a Roma una manifestazione nazionale con corteo da piazza della Repubblica a piazza Navona con percorso regolarmente autorizzato dalla Questura di Roma e concordato con le autorità competenti;
tale manifestazione, contro la presenza in Italia del presidente Usa Gorge W. Bush era ampiamente pubblicizzata e prevedeva da diversi giorni una forte partecipazione nazionale con spostamenti in prevalenza dal Nord;
gli organizzatori della manifestazione, consapevoli dell'ampiezza della partecipazione hanno preallertato le autorità competenti e soprattutto avviato una trattativa con Trenitalia SpA per provvedere a un sistema dai trasporto in grado, nel rispetto dell'azienda di trasporto, di rendere possibile lo spostamento del maggior numero di persone senza provocare appesantimenti al servizio o disagi agli altri passeggeri;
la politica di Trenitalia, riscontrabile dai comunicati stampa dell'azienda ferroviaria, è stata alquanto inflessibile in relazione agli sconti praticabili sia pure in presenza di una mobilitazione eccezionale con possibili e prevedibili ricadute sia sulla viabilità ferroviaria che sulla sicurezza dei passeggeri e dei manifestanti;
per risolvere il problema Trenitalia ha offerto agli organizzatori treni charter a un costo particolarmente elevato, sostenendo che si tratta della stessa tariffa che generalmente si applica a organizzazioni sindacali e politiche evidentemente dotate di mezzi finanziari ben superiori a quelli in dotazione ad associazioni, comitati e sindacati di base;
le implicazioni di ordine pubblico della vicenda erano ampiamente prevedibili visto il preventivabile spostamento in massa di manifestanti;
la rigidità di Trenitalia e il contemporaneo schieramento massiccio di forze di polizia nelle stazioni ha contribuito a creare un clima di tensione e di contrapposizione che si è riverberato sia sui manifestanti che sugli stessi uomini in servizio e che ha avuto ripercussioni sui passeggeri di Trenitalia nonché sulle strutture stesse delle stazioni ferroviarie;
non esiste un piano nazionale di intervento che collegando esigenze di ordine pubblico e di trasporto consenta, in caso di manifestazioni di massa di particolare rilevanza, di realizzare condizioni di trasporto accessibili a un largo pubblico e concordate per tempo con l'azienda ferroviaria;
questo aspetto rappresenterebbe un'ottima soluzione per garantire il diritto alla mobilità per chi manifesta, rispettando le esigenze dei passeggeri occasionali e garantendo tosi una condizione di sicurezza e di agibilità nelle stazioni;
la mancanza di un tale quadro nazionale rende un diritto costituzionalmente garantito come quello di manifestare, solo un caso di ordine pubblico. Come dimostrano le tensioni verificatesi alla stazione Tiburtina di Roma la sera del sabato sera o l'occupazione simbolica dei binari verificatasi nelle stazioni di Padova e Venezia Mestre la mattina del 9 giugno, occupazioni e manifestazioni che rischiano di essere catalogate solo nell'ambito dell'illecito amministrativo invece che rientrare nella protesta pacifica -:
se i Ministeri competenti intendano assumere le iniziative di loro competenza affinché siano chiarite eventuali responsabilità
di Trenitalia nella gestione di eventi che comportano il trasporto di persone legato alla partecipazione a manifestazioni di massa vista la reiterata indisponibilità dell'azienda a provvedere efficacemente e in tempo all'individuazione di soluzioni ottimali;
se il governo intenda definire un orientamento condiviso anche con strutture e organizzazioni sociali al fine di consentire la partecipazione a manifestazioni nazionali e ai contempo possa costituire un riferimento stabile sia per l'azienda ferroviaria che per le forze dell'ordine;
se i Ministri competenti intendano garantire il diritto alla mobilità e alla libertà di manifestare a partire dal libero accesso alle manifestazioni, limitando la presenza di forze dell'ordine solo a casi di effettiva necessità o in presenza di eventi per i quali normalmente è richiesto l'intervento delle forze di polizia.
(2-00612) «Cannavò, Mascia, Acerbo, Burgio, Cacciari, Cardano, Caruso, Cogodi, De Cristofaro, De Simone, Deiana, Dioguardi, Duranti, Falomi, Daniele Farina, Ferrara, Folena, Forgione, Frias, Iacomino, Locatelli, Lombardi, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Mungo, Olivieri, Pegolo, Perugia, Provera, Khalil detto Alì Rashid, Mario Ricci, Andrea Ricci, Franco Russo, Siniscalchi, Smeriglio, Sperandio, Zipponi».
Interrogazioni a risposta immediata:
NARDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è il Paese dell'Unione europea in cui vi è la maggiore disuguaglianza economica e la maggiore concentrazione del reddito, se si eccettuano la Polonia, il Portogallo e le tre Repubbliche baltiche;
l'Italia si pone al dodicesimo posto nell'Unione europea per costo orario del lavoro, erogando retribuzioni più basse di Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Francia, Danimarca, Finlandia, Belgio, Austria, Svezia, Germania e Regno Unito;
l'Italia eroga a cinque milioni di pensionati importi mensili compresi tra 500 e 1.000 euro;
l'Italia assicura agli stranieri che vivono in Italia una partecipazione al mercato del lavoro maggiore di quella degli italiani: il loro tasso di attività è pari nel 2006 al 73,7 per cento, superiore di circa 12 punti percentuali rispetto a quello riferito alla popolazione italiana -:
quali azioni il Governo Prodi intenda intraprendere per sorreggere il reddito dei lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato e dei pensionati e per dare, favorire ed assicurare, nel tempo, una stabile e qualificata occupazione, a tempo indeterminato, dei cittadini italiani in cerca di lavoro.
(3-00997)
LA MALFA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la decisione di abolire o attenuare il cosiddetto «scalone» è in contraddizione con la necessità di prolungare l'età di lavoro in vista dell'aumento rilevante delle aspettative di vita della popolazione italiana e dell'impossibilità di assicurare una copertura pensionistica per periodi così prolungati;
inoltre, una tale decisione creerebbe un forte sconcerto presso tutti gli osservatori internazionali, a cominciare dall'Unione europea, che ha insistito molte volte sulla necessità di correggere gli squilibri del nostro sistema pensionistico -:
quali decisioni il Governo intenda assumere in materia previdenziale e, in particolare, se esso abbia deciso di accedere alla richiesta delle organizzazioni sindacali e di alcune forze politiche di ricondurre all'età di 58 anni la possibilità
di andare in pensione attualmente prevista per legge per l'età di 60 anni o se, invece, non ritenga necessario respingere questa richiesta, anche alla luce delle stime del ministero dell'economia e delle finanze di un onere derivante dall'abolizione del cosiddetto «scalone» di circa 10 miliardi di euro in 10 anni.
(3-00998)
BONELLI, TREPICCIONE, FRANCESCATO, CAMILLO PIAZZA, BALDUCCI, BOATO, CASSOLA, DE ZULUETA, FUNDARÒ, LION, PELLEGRINO, POLETTI e ZANELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 18 giugno 2007 è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale il decreto-legge n. 73 del 2007, in materia di liberalizzazione dei mercati dell'energia;
in linea con il processo di liberalizzazione del mercato elettrico in tutta Europa, il decreto appena emanato mira a garantire l'utenza nell'attuale delicato passaggio dal vecchio al nuovo regime e, nel contempo, ad evitare sanzioni da parte della Commissione europea;
i previsti cambiamenti riguarderanno ben 27,4 milioni di clienti, che, dal 1o luglio 2007, potranno scegliere il proprio fornitore di energia elettrica;
le famiglie italiane, che vorranno valutare nuove offerte, potranno farlo senza rischiare aumenti ingiustificati dei prezzi, mentre chi vorrà mantenere il vecchio fornitore potrà farlo, continuando ad avere le garanzie attuali fino a quando il processo di liberalizzazione non sarà compiutamente liberalizzato;
il decreto consente in definitiva di aprire al mercato dell'energia, tutelando contestualmente i cittadini consumatori, anche attraverso una positiva maggiore trasparenza della bolletta, consentendo loro - tra l'altro - di conoscere ed essere informati circa il mix energetico (da rinnovabili o altre fonti) utilizzato dal proprio fornitore per la produzione di energia elettrica e circa l'impatto ambientale della produzione;
detti elementi di conoscenza consentiranno nei prossimi mesi all'utente-consumatore di poter finalmente scegliere con consapevolezza quale energia comprare e da chi, potendo privilegiare,per esempio, il fornitore di energia elettrica che utilizza un mix energetico con percentuali più elevate di energie rinnovabili;
quanto su detto è di estrema importanza, anche in previsione degli obiettivi stabiliti a livello europeo di raggiungere entro il 2020 una riduzione del 20 per cento di anidride carbonica, attraverso il risparmio e l'efficienza energetica -:
se non si ritenga indispensabile destinare adeguate risorse finanziarie, già a partire dal prossimo documento di programmazione economico-finanziaria, e quindi nella legge finanziaria per il 2008, all'efficienza energetica e allo sviluppo delle tecnologie rinnovabili, per recuperare il nostro ritardo in materia di utilizzo di fonti rinnovabili, prevedendo, al contempo, l'istituzione di una cabina di regia - al pari di altri Paesi europei - per monitorare e verificare la sostenibilità climatica degli atti del Governo.
(3-00999)
MARONI, COTA, DOZZO, GIBELLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, DUSSIN, FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, PINI e STUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
è ormai improrogabile l'esigenza di dare concreta attuazione alle previsioni costituzionali dell'articolo 119 in tema di federalismo fiscale, dal momento che la riforma del titolo V della Costituzione ha posto le premesse per avviare un ampio processo di trasferimento dei poteri dal centro dello Stato alla periferia, ampliando, così, le responsabilità legislative ed amministrative degli enti territoriali e
imponendo, parallelamente, il trasferimento di consistenti volumi di risorse finanziarie, a parità di spesa pubblica e pressione fiscale complessiva;
il programma elettorale dell'Unione, al capitolo «Un nuovo Senato per regioni e autonomie», afferma che è necessario completare la riforma del titolo V, istituendo un Senato che sia camera di effettiva rappresentanza delle regioni e delle autonomie, mentre lo stesso programma dedica un intero capitolo all'attuazione del federalismo fiscale, proponendo, tra l'altro, di garantire una reale partecipazione interistituzionale ai momenti decisionali sulle regole di finanza pubblica, attraverso il coinvolgimento del Senato federale nel procedimento legislativo riguardante la finanza pubblica e le leggi di bilancio, assicurando la partecipazione delle regioni sia alla fase di predisposizione delle norme di bilancio, sia alla fase di approvazione parlamentare;
già nel 2006 il Ministro Chiti prometteva un'imminente proposta di legge governativa sul federalismo fiscale;
la conferenza Stato-regioni, all'inizio del 2007, ha cominciato ad esaminare una bozza di progetto messa a punto da un gruppo di lavoro coordinato dal professor Giarda;
a fine gennaio 2007 il Ministro Lanzillotta contava di definire il disegno di legge sul federalismo fiscale «nelle prossime settimane»;
nei giorni scorsi, dopo il risultato delle elezioni amministrative, che ha sottolineato, ancora una volta, come la questione fiscale sia cruciale soprattutto per il Nord, alle continue sollecitazioni della Lega Nord si è aggiunto anche l'invito di un gruppo di deputati dei Democratici di sinistra e della Margherita, affinché il Governo presenti un disegno di legge sul federalismo fiscale già alla fine del mese di giugno 2007, insieme con il documento di programmazione economico-finanziaria;
è trascorso, ormai, più di un anno dall'insediamento del Governo Prodi e, in questo periodo, si sono succeduti numerosi annunci di vari Ministri sull'imminente presentazione di un disegno di legge, senza che all'esame delle commissioni parlamentari competenti sia mai arrivato una proposta concreta in tema di federalismo fiscale -:
quando il Governo intenda presentare al Parlamento una proposta organica di riforma del sistema fiscale, incentrata sui principi del federalismo fiscale, ponendo fine alla politica dell'annuncio, perseguita fin dal momento dell'insediamento del Governo, ormai più di un anno fa.
(3-01000)
FRANCESCHINI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, VENTURA e DELBONO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in occasione degli incontri con le parti sociali su «Crescita ed equità», le proposte avanzate dall'Esecutivo si articolano in tre direttrici: le più che necessarie e condivisibili misure volte a rivalutare i trattamenti previdenziali più bassi; gli interventi a favore della competitività, all'interno dei quali trova spazio la revisione degli ammortizzatori sociali; il miglioramento della condizione dei giovani in materia previdenziale, occupazionale e di sostegno del reddito, temi che rivestono una particolare rilevanza economica e sociale;
gli interventi che riguardano i giovani - per i quali si ipotizza un impiego di circa 600 milioni di euro - rappresentano un vero e proprio investimento sul futuro, sulle nuove generazioni, per ridurre la precarietà, l'incertezza e l'insicurezza sociale, articolandosi in tre grandi ambiti: il miglioramento della previdenza, il miglioramento degli ammortizzatori sociali, il miglioramento delle prospettive occupazionali, anche attraverso misure di stabilizzazione;
in particolare, si segnalano positivamente la previsione di misure volte a consentire il cumulo di tutti periodi di
contribuzione accreditati in qualsiasi fondo, il riscatto della laurea, il riconoscimento della contribuzione figurativa piena sui periodi coperti da disoccupazione, l'aumento dell'aliquota dei parasubordinati, ammortizzatori sociali specificamente dedicati;
già in occasione del varo della legge finanziaria per il 2007 sono stati adottati primi provvedimenti per la stabilizzazione e l'emersione del lavoro, fenomeno che, in particolare, riguarda i giovani, e per garantire loro maggiori tutele -:
attraverso quali misure e tempi si preveda di dare attuazione, anche con l'eventuale individuazione di ulteriori risorse finanziarie, al complesso degli interventi previsti dal «pacchetto giovani», nell'ambito della trattativa su «Crescita ed equità».
(3-01001)
GALANTE e SGOBIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il vertice del G8 svoltosi il 6 giugno 2007 a Heiligendamm, sulla costa baltica tedesca, è stato messo a dura prova dai nuovi venti di «guerra fredda» tornati a soffiare sui rapporti tra Stati Uniti e Russia;
il dispiegamento di missili in Polonia e di impianti radar nella Repubblica ceca, nel quadro del progetto statunitense di sistema di difesa antimissile (Antiballistic missile), altrimenti conosciuto come scudo spaziale, sta continuando a provocare le proteste della Russia e divisioni all'interno dell'Unione europea, dove importanti Stati membri, tra cui Francia e Germania, esprimono perplessità o prendono finanche le distanze dalla decisione dei due Paesi dell'Europa dell'Est e dal metodo impiegato dagli Usa, basato su accordi bilaterali, che non contemplano alcun coinvolgimento dell'Unione europea, in quanto soggetto politico complessivo;
la costruzione dello scudo spaziale solleva molti dubbi. In primo luogo, risulta poco credibile la motivazione addotta dall'amministrazione Bush al posizionamento delle strutture in Europa, perché i missili si trovano a ridosso della Russia, anziché vicino all'Iran, cioè alla base presunta del pericolo di lancio di missili nucleari. L'Iran, inoltre, è molto lontano dalla tecnologia che gli renderebbe possibile non solo realizzare testate nucleari, ma anche lanciarle negli Usa o in Europa. Un'eventuale fornitura all'Iran di missili nord coreani, sulla cui efficacia nella fase di test molti scienziati avanzano dubbi, metterebbe a disposizione missili con gittata non superiore ai 1500 chilometri di distanza, cioè inferiore alla distanza tra Iran e Usa ed Europa occidentale. Si rischia così di ripetere lo stesso errore commesso nel caso dell'invasione dell'Iraq, giustificata con l'obiettivo di eliminare le armi di distruzione di massa, che in effetti non sono mai state trovate;
la prepotente volontà unipolare degli Usa sta innescando una corsa al riarmo sempre più preoccupante. Dopo la pretestuosa invasione dell'Iraq alla ricerca di armi di distruzione di massa mai trovate, ora con analoga pretestuosità, adducendo presunte minacce nucleari provenienti dall'Asia e dall'Iran, gli Usa posizionano missili in Europa dell'Est ai confini della Russia e spingono per la secessione del Kosovo. La tanto sbandierata difesa dei diritti umani è una copertura che non inganna nessuno. L'obiettivo effettivo è geostrategico: separare l'Unione europea e la Germania dalla Russia, la loro principale fonte di approvvigionamento energetico. È per queste ragioni che l'Italia deve tirarsi fuori dal cosiddetto scudo spaziale americano;
molti scienziati ritengono inattuabile una efficace difesa Abm, in quanto i missili, raggiungendo velocità ed altezze incomparabilmente superiori a quelle degli aerei, generano difficoltà di puntamento che rendono ineliminabile la possibilità di errore, come è stato provato dal sostanziale fallimento dei missili Patriot quando sono stati impiegati. I missili, poi, possono essere dotati di congegni che permettono
la detonazione delle testate trasportate prima di essere colpiti. Comunque, nel caso di abbattimento in quota, si determinerebbe la dispersione anche più ampia sul terreno sottostante di agenti patogeni, se la testata fosse biologica, e di materiale radioattivo, se la testata fosse nucleare;
il programma dell'Unione, con il quale l'attuale Governo ha chiesto la fiducia degli elettori italiani, testualmente recita: «Dovremo richiedere la ripresa di atti concreti, di disarmo da parte delle potenze nucleari così da esercitare una più efficace pressione su quegli Stati che hanno appena realizzato o aspirano a realizzare le loro ambizioni nucleari.»; ed inoltre, che: «In questo quadro lavoreremo per ricollocare l'Italia tra i Paesi guida dell'Europa, riaffermare e riequilibrare i rapporti transatlantici per contribuire alla sicurezza internazionale e ad assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni»;
il modo migliore di rendere inefficace un sistema Abm è l'aumento dei missili lanciati, in modo da rendere ancora più difficile l'opera di intercettazione. Questo provoca due conseguenze nefaste. La prima consiste nell'aumento esponenziale delle spese belliche, che, per lo scudo spaziale Usa, già oscillano tra i 120 miliardi (stime del Council for a livable world) e i 240 miliardi di dollari (stime del Center on strategic and international studies). La seconda è l'avvio della corsa al riarmo nucleare internazionale, con conseguenti diminuzione del grado di sicurezza internazionale e aumento della tensione con un Paese come la Russia, con cui il nostro Paese sta saldando relazioni economiche sempre più strette nel vitale settore energetico;
nonostante tali controindicazioni, il Governo italiano ha firmato, sempre in relazione allo scudo spaziale, un accordo quadro con gli Usa, «giustificato», secondo la risposta ad un'interpellanza parlamentare del Sottosegretario per la difesa Marco Verzaschi, «dalla volontà di creare un quadro normativo che consenta alle due nazioni di rafforzare la cooperazione in ambito bilaterale in tale specifico settore, per consentire di dare l'avvio a scambi di informazioni propedeutici a eventuali successive collaborazioni»;
con dichiarazioni rese il 7 giugno 2007, il Ministro degli affari esteri, onorevole Massimo D'Alema, ha affermato che il Governo italiano non è ostile in linea di principio alla proposta di dotarsi di sistemi di protezione anti-missilistica, ma che la discussione dovrà ricondursi in sede Nato;
sarebbe comunque da chiarire a quale Nato il Ministro intende riferirsi, perché se si trattasse di quell'alleanza «ridisegnata» dalle sciagurate campagne militari degli ultimi anni, dalla Serbia all'Afghanistan, allora si rischierebbe di produrre un effetto pericoloso per l'Europa, che, proprio con il progetto di scudo spaziale e la conseguente rincorsa agli armamenti, rimarrebbe stritolata in una morsa mortale;
se il nostro Paese partecipasse al progetto darebbe un contributo attivo all'innesco di una contrapposizione sempre più ampia e grave alla Russia, un Paese senza la cui cooperazione energetica, economica, politica e anche militare non può esserci alcuna reale sicurezza né per l'Italia, né per l'Unione europea -:
se il Governo italiano non ritenga, data l'importanza del tema in oggetto, di dover precisare, in questa sede, in che cosa consistano sia «gli scambi di informazioni», sia «le eventuali successive collaborazioni», cui fa riferimento il Sottosegretario Marco Verzaschi, mettendo il testo dell'accordo firmato dal Governo a disposizione della Commissione difesa della Camera dei deputati, al fine di verificare che l'accordo stesso non contrasti con la necessità, dichiarata da questo Governo, di costruire una comune posizione europea sulle questioni di politica internazionale e di difesa e che la collaborazione italiana alla realizzazione dello scudo spaziale non contribuisca a generare una nuova corsa agli armamenti nucleari, con conseguenti diminuzione del
grado di sicurezza internazionale ed aumento della tensione con la Russia, tutti effetti che disattenderebbero gli impegni assunti con gli elettori.
(3-01002)
DEIANA, MANTOVANI, MIGLIORE, GIORDANO, ACERBO, BURGIO, CACCIARI, CANNAVÒ, CARDANO, CARUSO, COGODI, DE CRISTOFARO, DE SIMONE, DIOGUARDI, DURANTI, FALOMI, DANIELE FARINA, FERRARA, FOLENA, FORGIONE, FRIAS, IACOMINO, LOCATELLI, LOMBARDI, GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA, MASCIA, MUNGO, OLIVIERI, PEGOLO, PERUGIA, PROVERA, KHALIL detto ALÌ RASHID, ANDREA RICCI, MARIO RICCI, ROCCHI, FRANCO RUSSO, SINISCALCHI, SMERIGLIO, SPERANDIO e ZIPPONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
dalle recenti, ripetute ed inequivocabili dichiarazioni del Presidente della Federazione russa Putin, riportate dalla stampa internazionale, nonché nelle posizioni ufficiali espresse dalla Federazione russa e dal suo Ministro degli esteri Lavrov, nelle sedi internazionali, è emersa in modo inequivocabile la ferma opposizione della Russia alla dislocazione in Europa del terzo sito del programma Usa di difesa antimissile, denominato «Ballistic missile defence system» (Bmds), che prevede l'installazione di speciali sistemi radar nella Repubblica ceca e di rampe di lancio per missili intercettori in Polonia;
anche nel recente incontro avvenuto nel corso del G8 a Rostock, al di là delle dichiarazioni rilasciate alla stampa, non si è realizzato, in concreto, nessun passo in avanti relativamente alla risoluzione di tale controversia;
a fronte di questa iniziativa, che viene percepita come un'alterazione degli equilibri strategici nel nostro continente, la risposta della Russia è quella di preannunziare delle misure di ritorsione militare, le quali prevedono - nuovamente - che i sistemi missilistici russi siano puntati contro l'Europa;
la nuova iniziativa americana, che si sviluppa in aperta contrapposizione con i principi stabiliti dal Trattato anti missili balistici (Abm), che come è noto è stato denunziato dal Presidente degli Stati Uniti, nel giugno del 2002, riaccendendo il confronto militare con la Russia, sta creando le condizioni per il ritorno ad una nuova guerra fredda, che appare non meno pericolosa e destabilizzante della prima, essendo fondata più su una contrapposizione di tipo nazionalistico che governata da un confronto politico-ideologico;
in questo nuovo clima internazionale provocato dall'unilaterale iniziativa americana sul territorio europeo rischia di essere cancellata la possibilità per l'Unione europea di sviluppare in modo indipendente, pacifico e conforme ai propri interessi, le relazioni con la Russia nel quadro della Pesc, restando così pregiudicata l'identità stessa dell'Unione europea nella relazioni internazionali;
l'Italia non ha alcun interesse a perseguire una politica che - quali che siano le intenzioni dei suoi promotori - sfocia in una grave contrapposizione politico-militare con la Russia, accrescendo i rischi per la sicurezza e per la libertà di autodeterminazione del nostro Paese e per gli stessi interessi economici che l'Italia intrattiene con Mosca -:
se il Governo intenda attivarsi in tutte le sedi internazionali per ottenere una moratoria dell'installazione in Europa del terzo sito del programma Usa di difesa antimissile denominato Bmds, in particolare promuovendo le iniziative più opportune nell'ambito della Pesc, del Consiglio atlantico, del Consiglio Nato-Russia, dell'Osce, del Consiglio di sicurezza e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nonché nei rapporti bilaterali, congelando ogni forma di cooperazione con la realizzazione e lo sviluppo del programma Bmds, e se il Governo intenda dare conto alle competenti commissioni parlamentari delle posizioni assunte e dei voti espressi dai rappresentanti del Governo italiano nelle sedi anzidette.
(3-01003)
CASINI, CESA, VOLONTÈ, ADOLFO, CIRO ALFANO, BARBIERI, BOSI, CAPITANIO SANTOLINI, CIOCCHETTI, COMPAGNON, D'AGRÒ, D'ALIA, DE LAURENTIIS, DELFINO, DIONISI, DRAGO, FORLANI, FORMISANO, GALATI, GALLETTI, GIOVANARDI, GRECO, LUCCHESE, MARCAZZAN, MARTINELLO, MAZZONI, MELE, MEREU, OPPI, PERETTI, PISACANE, ROMANO, RONCONI, RUVOLO, TABACCI, TASSONE, TUCCI, VIETTI e ZINZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel corso di un'intervista a Lucia Annunziata nel programma In 1/2 ora, il segretario nazionale di Rifondazione comunista, Franco Giordano, oltre a richiedere una commissione di inchiesta sui fatti del G8 di Genova del 2001, ha sollecitato la rimozione del Capo della polizia, Gianni De Gennaro, escludendo, inoltre, una sua futura nomina a capo dei nuovi servizi di sicurezza;
analoghe richieste e conferme sono pervenute da altri ambienti della maggioranza che regge l'attuale Governo, in particolare dalla Margherita, con l'onorevole Realacci, e dalla Rosa nel pugno, con l'onorevole Villetti, facendo salire a tre i partiti della maggioranza, che hanno sollecitato la destituzione di De Gennaro, oltre alla approvazione di una commissione di inchiesta sui fatti di Genova;
questa vicenda segue di pochi giorni quella riguardante la rimozione del generale Roberto Speciale da parte del Governo per motivi che non sono stati ancora chiariti pienamente, nonostante gli sforzi del Ministro Padoa Schioppa, che hanno finito per aumentare i dubbi e le reali finalità di quella operazione;
l'impegno e l'operato del Capo della polizia nella lotta alla criminalità di ogni livello è apprezzato a livello internazionale;
se fosse confermata, la sostituzione del Capo della polizia sembrerebbe rispondere, più che altro, a motivazioni di tenuta della coalizione, sempre più in balia delle forze della sinistra radicate e massimalista legata all'area antagonista, da sempre nemica delle forze di polizia;
le istituzioni di un Paese moderno e civile, soprattutto quelle che si occupano di settori strategici delicati, non possono essere in balia delle turbolenze che investono la coalizione reggente il Governo, né essere la merce di scambio di regolamenti politici interni -:
quali siano gli intendimenti del Governo circa la sostituzione dell'attuale Capo della polizia alla luce delle crescenti emergenze relative alla sicurezza nazionale, interessata da una recrudescenza del terrorismo interno e internazionale, e se l'eventuale accoglimento di tale richiesta, abbinata a quella della commissione di inchiesta sul G8, non possa costituire piuttosto l'ennesimo cedimento al tentativo da parte della sinistra radicale di delegittimare, dopo il «caso Speciale», le forze dell'ordine, effettuando uno spoils system indecoroso, oltre che inquietante.
(3-01004)
VILLETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sono ormai trascorsi sei anni dai gravissimi fatti avvenuti nel luglio 2001 in occasione del G8 a Genova e non si è ancora fatta giustizia. Dei cinque processi che sono iniziati, solo uno si è concluso con un'archiviazione. Per gli altri quattro, bisognerà attendere ancora molto tempo per arrivare a sentenze definitive. Si sarebbe dovuto arrivare a rapidi, conseguenti e adeguati provvedimenti ed invece ciò che è stato fatto non ha portato ad alcun risultato che abbia fatto davvero luce su questa vicenda. Vi sarebbe dovuta essere una sensibilità istituzionale da parte di chi era ai vertici politici ed istituzionali, facendo un passo indietro, che non significava ammissione di colpa. Se avvengono fatti, come quelli del G8 a Genova, si dovrebbero dimettere il Ministro dell'interno e il Capo della polizia come assunzione di una responsabilità di carattere generale. L'allora Ministro dell'interno non
si dimise (lo fece successivamente, ma solo per una terribile gaffe sul caso Biagi) e il Capo della polizia d'allora è ancora in carica.
in questo modo non ci sarà giustizia per nessuno, perché una giustizia tardiva è ingiusta per tutti: sia per gli imputati, colpevoli o innocenti che siano, sia per le vittime di così gravi violenze;
nella XIV legislatura fu istituita una commissione d'indagine, le cui conclusioni approvate a maggioranza furono definite da Gianclaudio Bressa, deputato della Margherita, «un documento che scredita il Parlamento italiano di fronte ai cittadini e alle istituzioni europee»;
nel programma dell'Unione si faceva la seguente affermazione: «La politica del centrodestra al riguardo si è mostrata del tutto indifferente: a vuoti annunci si sono affiancate misure che contrastano con il rispetto della legalità, l'inerzia rispetto alla criminalità economica, un abbassamento della guardia nel contrasto alla criminalità organizzata, l'utilizzo delle forze di polizia per operazioni repressive del tutto ingiustificate; basti pensare ai fatti di Genova, per i quali ancora oggi non sono state chiarite le responsabilità politica e istituzionale (al di là degli aspetti giudiziari) e sui quali l'Unione propone, per la prossima legislatura, l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta»;
ora, se non è possibile istituire una commissione d'inchiesta che ha i poteri dell'autorità giudiziaria finché sono in corso ben quattro processi, resta aperto il problema di chiarire le responsabilità politiche ed istituzionali;
gli atti di violenza avvenuti alla scuola Diaz e alla caserma Bolzaneto erano stati finora denunciati da molti giornalisti presenti allora a Genova, come la dottoressa Concita de Gregorio, che ha pubblicato il suo diario di quei giorni in un libro dall'eloquente titolo «Non lavate questo sangue», e da testimonianze degli stessi manifestanti. Recentemente, nel corso di un processo che si sta svolgendo a Genova, è stato, però, il vicequestore Michelangelo Fournier a parlare di quei gravissimi episodi alla scuola Diaz come di una «macelleria messicana». Questa agghiacciante testimonianza, pur essendo tardiva, non può rimanere confinata solo all'interno delle aule giudiziarie. Dopo questa dichiarazione dal Capo della polizia, dottor De Gennaro, ci si attendeva - se non un passo indietro con l'offerta di dimissioni - almeno un chiarimento. A tutto ciò si aggiunge che sulla stampa si avanza l'ipotesi che il Governo avrebbe l'intenzione di nominare il dottor De Gennaro a capo dei servizi segreti, con un automatismo tra diversi incarichi in un settore così nevralgico che non richiederebbe rotazioni ma un forte rinnovamento, soprattutto dopo tutto ciò che è accaduto;
è interesse della polizia di Stato, che con il suo personale ha dato un contributo di eccezionale valore civile e professionale, fino a veri e propri atti di eroismo, arrivare al più presto a un chiarimento di fondo sulla pagina nera del G8 a Genova;
quanto è avvenuto appare nel suo complesso di estrema gravità, perché sono mancati un rapido accertamento della verità e una giustizia altrettanto rapida -:
quale sia la sua valutazione e il suo giudizio su tutta questa gravissima vicenda, se condivida i sentimenti di preoccupazione e quali siano gli orientamenti che il Governo intende assumere nell'ambito delle sue competenze.
(3-01005)
DONADI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni nel nostro Paese sembra essere riemersa la cosiddetta «questione settentrionale». In effetti una «questione settentrionale» è sempre esistita fin dalla proclamazione del Regno d'Italia, basti ricordare l'articolo di Cesare Correnti Finis Longobardiae su «La Perseveranza» del gennaio 1860 e, più in generale, le resistenze manifestatesi già alla fine del XIX secolo alle politiche centraliste di Francesco Crispi;
la «questione settentrionale» è riapparsa poi con forza ancora durante gli ultimi anni '90; non era allora, non lo è mai stata solo una questione politica, ma anche una questione sociale, per certi versi «pre-politica», che sarebbe sbagliato sottovalutare e sminuire, avendo avuto spesso il merito di anticipare questioni e problemi legati direttamente allo sviluppo ed al progresso del Paese, rimandando, ad esempio, alla fine del secolo scorso alla necessità, improrogabile, di affrontare un passaggio epocale come quello che l'Italia intera si trovava di fronte, quello cioè del passaggio da un economia nazionale ad una globale;
la «questione settentrionale» che ha trovato modi e forme di espressione differenti e diverse nel tempo è spesso figlia di quella cultura e sensibilità mitteleuropea di cui i cittadini del Nord Italia sono parte integrante, una cultura legata ad uno spirito del fare e del costruire, di quello spirito d'impresa che è parte fondante della cultura e dell'anima europea;
sarebbe un grave errore se, oggi che torna a manifestarsi una «questione settentrionale», si decidesse di sottovalutarla, decidendo così di mortificare quelle sensibilità e capacità produttive che la sostengono e che oggi come ieri hanno invece il pregio di indicare un malessere a cui bisogna essere in grado di dare le opportune risposte, nell'ottica di una sempre maggiore competitività del «sistema Italia»;
mortificare le richieste d'attenzione che giungono dalla sua parte più competitiva ed economicamente avanzata significherebbe frenare e mortificare lo sviluppo ed il progresso dell'intera nazione;
la piccola e media impresa, in particolare, è l'espressione più forte, radicata e capillare di quel sistema produttivo ed economico settentrionale che rappresenta una delle principali risorse, se non la principale, dell'economia nazionale, è una realtà che va tutelata, difesa e sostenuta;
è necessario comprenderne le ragioni ed il malessere, affrontando, in particolare, la questione del carico fiscale, che si trova a dover affrontare gli effetti che stanno producendo su questa realtà produttiva gli studi di settore, per come sono stati ideati, modificati ed applicati;
in particolare, per gli studi di settore appare necessario prevedere una migliore gestione del contraddittorio, individuare meccanismi che permettano di cogliere meglio le situazioni di crisi e quelle di espansione produttiva ed economica, prevedere criteri di affinamento degli indici di territorialità per rendere i risultati degli studi di settore più aderenti alla realtà, mediante una migliore articolazione degli osservatori; occorre rivedere e correggere quegli aspetti che per loro generalità e rigidità appaiono in taluni casi iniqui, se non addirittura punitivi;
appare indispensabile intervenire affinché si produca una netta inversione di tendenza nelle metodologie di contrasto all'evasione fiscale, in quanto se è vero che la lotta all'evasione fiscale costituisce l'unico vero grande strumento di equità sociale, è anche vero che tale contrasto non può essere svolto attraverso un approccio di tipo poliziesco e repressivo; è invece indispensabile che lo Stato si faccia promotore di un grande patto di solidarietà fiscale, che coinvolga tutte le categorie del mondo politico, dall'impresa alle professioni, all'agricoltura, al commercio, all'artigianato, affinché vi sia un reciproco impegno da parte dello Stato ad un progressivo e strutturale abbassamento delle aliquote e da parte del mondo produttivo a garantire non solo l'invarianza del gettito fiscale, ma addirittura, attraverso il rientro dell'evasione, ad un suo progressivo incremento, passando così da un approccio poliziesco ad uno anche negoziale e condiviso che potrebbe cambiare radicalmente il modo di rapportarsi tra i cittadini ed il fisco -:
quali siano gli intendimenti del Governo ed i tempi programmati per intervenire su una materia particolarmente delicata, destinata a influire in modo determinante sullo sviluppo del Paese, favorendo
un migliore e più equo carico fiscale per le molteplici attività imprenditoriali che caratterizzano il Nord Italia, mettendo in campo politiche di controllo selettive e mirate capaci di diminuire il carico fiscale, mantenendo inalterato il suo gettito complessivo.
(3-01006)
TRUPIA, DI SALVO, SPINI, PETTINARI, ATTILI, AURISICCHIO, BANDOLI, BARATELLA, BUFFO, D'ANTONA, FUMAGALLI, GRILLINI, LEONI, LOMAGLIO, MADERLONI, NICCHI, ROTONDO, SASSO, SCOTTO e ZANOTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 14 giugno 2007 si è svolta una conferenza stampa presso la caserma Ederle di Vicenza, sede del comando Setaf, alla presenza del generale Frank Helmick, del comandante italiano colonnello Bordonaro, del portavoce dell'ambasciatore americano Ronald Spogli - Ben Duffy - e degli alti vertici della Setaf, in cui le autorità statunitensi hanno presentato le novità relative al progetto Dal Molin;
in quell'occasione è stata diffusa una nota ufficiale dell'ambasciatore Spogli in cui si legge che:
a) l'approvazione dell'Italia al progetto sul Dal Molin, già espressa dal precedente Governo italiano, è stata ribadita dal Presidente del Consiglio dei ministri Prodi a gennaio e a maggio 2007;
b) il Presidente del Consiglio dei ministri ha dato conferma dell'accordo durante il suo incontro con il Presidente Bush il 9 giugno 2007 a Roma;
c) gli Stati Uniti hanno ricevuto da parte dell'attuale Governo italiano l'avallo scritto, che autorizza il progetto e dà il via alla sua parte attuativa;
d) il Governo ha nominato l'onorevole Paolo Costa quale rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri per le questioni relative all'attuazione della nuova base e come interlocutore principale delle amministrazioni interessate, delle istituzioni e delle comunità locali;
l'opinione pubblica vicentina e i rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali erano all'oscuro di tali decisioni -:
se il Governo intenda portare a conoscenza del Parlamento - ad oggi non ancora informato - i contenuti, la data, la firma della lettera di avallo del progetto Dal Molin, a cui fa riferimento l'ambasciatore Spogli, e la natura del mandato conferito in merito dal Governo all'onorevole Paolo Costa, poiché gli interroganti ritengono che non possa essere prassi corrente che i rappresentanti istituzionali e militari di un altro Paese, se pure alleato, informino i parlamentari, i consiglieri comunali e i cittadini delle decisioni del Governo italiano relative all'insediamento di nuove basi militari sul territorio nazionale.
(3-01007)
ELIO VITO, BONDI, TREMONTI, LEONE, CICCHITTO, ADORNATO, ANGELINO ALFANO, GIOACCHINO ALFANO, APREA, ARACU, ARMOSINO, AZZOLINI, BAIAMONTE, BALDELLI, BERNARDO, BERRUTI, BERTOLINI, BIANCOFIORE, BOCCIARDO, BONAIUTI, BONIVER, BOSCETTO, BRANCHER, BRUNO, BRUSCO, CALIGIURI, CAMPA, CARFAGNA, CARLUCCI, CASERO, CECCACCI RUBINO, CERONI, CESARO, CICU, COLUCCI, GIANFRANCO CONTE, NICOLA COSENTINO, COSSIGA, COSTA, CRAXI, CRIMI, CROSETTO, DELLA VEDOVA, DELL'ELCE, DI CAGNO ABBRESCIA, DI CENTA, D'IPPOLITO VITALE, DI VIRGILIO, FABBRI, FALLICA, FASOLINO, FEDELE, FERRIGNO, GIUSEPPE FINI, FITTO, FLORESTA, GREGORIO FONTANA, FRANZOSO, FRATTA PASINI, GALLI, GARAGNANI, GARDINI, GELMINI, GERMANÀ, GIACOMONI, GIRO, GIUDICE, GRIMALDI, IANNARILLI, JANNONE, LA LOGGIA, LAINATI, LAURINI, LAZZARI, LENNA, LICASTRO SCARDINO, LUPI, MARINELLO, MARRAS, MARTINO, MARTUSCIELLO, MAZZARACCHIO,
MILANATO, MINARDO, MISTRELLO DESTRO, MISURACA, MONDELLO, MORMINO, MORONI, NAN, OSVALDO NAPOLI, PALMIERI, PALUMBO, PANIZ, PAOLETTI TANGHERONI, PAROLI, PECORELLA, PELINO, MARIO PEPE, PESCANTE, PICCHI, PILI, PIZZOLANTE, PONZO, PRESTIGIACOMO, RAVETTO, RIVOLTA, ROMAGNOLI, ROMANI, ROMELE, LUCIANO ROSSI, ROSSO, PAOLO RUSSO, SANTELLI, SANZA, SCAJOLA, SIMEONI, STAGNO D'ALCONTRES, STRADELLA, TESTONI, TONDO, TORTOLI, UGGÈ, VALDUCCI, VALENTINI, VERDINI, VERRO, VITALI, ALFREDO VITO, ZANETTA e ZORZATO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
è in corso un aspro e contraddittorio dibattito sulla delicata materia pensionistica, che coinvolge sia membri del Governo sia esponenti della maggioranza, il che pone in grave incertezza i cittadini circa il loro futuro pensionistico e, inoltre, determina forti interrogativi sugli equilibri della finanza pubblica -:
quali siano le reali e concrete intenzioni del Governo in materia previdenziale.
(3-01008)
FABRIS, AFFRONTI, DEL MESE, SATTA, D'ELPIDIO, PICANO, CIOFFI, ROSSI GASPARRINI, CAPOTOSTI, GIUDITTA, LI CAUSI, MORRONE, ROCCO PIGNATARO e ADENTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 247, e successive modificazioni, istituisce, all'articolo 62, gli studi di settore;
il decreto-legge n. 223 del 2006 ha innovato la disciplina delle modalità di accertamento dei redditi basata sugli studi di settore;
la legge 27 dicembre 2006, n. 296, con il comma 13 dell'articolo 1, introduce, ogni tre anni, la revisione degli studi di settore e, con il comma 14, introduce, in senso sperimentale, gli indicatori di normalità economica;
il 14 dicembre 2006 è stato sottoscritto il protocollo d'intesa sugli studi di settore tra le associazioni di categoria, il ministero dell'economia e delle finanze ed il ministero dello sviluppo economico;
ciò nonostante, i rappresentanti delle associazioni di categoria hanno ripetutamente evidenziato, nelle ultime settimane, l'impatto che i nuovi studi stanno avendo sui contribuenti: elevato numero dei soggetti che fino all'anno scorso erano congrui e che quest'anno si ritrovano non congrui; in particolare, tali proteste hanno per oggetto la decisione di applicare dall'esercizio 2006 gli indici di normalità economica introdotti negli studi di settore 2007, senza previa concertazione con le categorie economiche interessate;
a ciò si aggiunge che molte altre norme contenute nel cosiddetto «decreto Bersani-Visco» e nel decreto-legge n. 262 del 2006, collegato alla legge finanziaria per il 2007, si applicano già dall'esercizio 2006;
in data 12 giugno 2007, è stata emanata la circolare dell'agenzia dell'entrate n. 38/E, che fornisce chiarimenti in ordine alle principali novità relative agli studi di settore in vigore dal periodo d'imposta 2006 -:
come sia stato possibile che, nonostante la sottoscrizione del richiamato protocollo d'intesa del 14 dicembre 2006, sia stata fissata l'applicazione sin dall'esercizio 2006 degli indici di normalità economica introdotti negli studi di settore 2007, senza previa concertazione con le categorie interessate, e se non si ritenga di poter arrivare ad un superamento della normativa sugli studi di settore, in vigore nel nostro ordinamento dall'anno 1993.
(3-01009)
LA RUSSA, LEO, MENIA, ANTONIO PEPE, BUONTEMPO, LAMORTE, PROIETTI COSIMI, GERMONTANI, LO PRESTI, SILIQUINI e PEDRIZZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il notevole aumento delle imposte che si collega agli studi di settore ha carattere di eccezionalità: come segnalato dalla stampa specializzata (si confronti Il Sole 24 ore e Italia Oggi del 16 aprile 2007), per effetto dell'applicazione degli indici di normalità economica, si registrano aumenti che, in alcuni casi, toccano la soglia del 40-50 per cento (infatti, la relazione tecnica di accompagnamento alla legge finanziaria per il 2007 stima un recupero di gettito nell'ordine di 2,7 miliardi di euro);
anche per effetto della «ordinaria» revisione degli studi di settore, si determina un significativo aggravio che, nel caso dei commercianti, è nell'ordine del 10-15 per cento (si confronti Il Sole 24 ore e Italia Oggi del 28 maggio 2007);
l'aumento della pressione fiscale sulle imprese, a seguito dell'introduzione degli indicatori di normalità economica, colpisce principalmente le piccole e medie imprese;
le associazioni di categoria accusano il Governo di non rispettare lo spirito del protocollo di intesa siglato nel dicembre 2006 e sottolineano come gli indicatori:
a) siano stati determinati unilateralmente dall'amministrazione finanziaria;
b) non siano stati sottoposti al vaglio delle associazioni di categoria;
c) non abbiano lo stesso livello di approfondimento ed elaborazione degli studi di settore;
d) retroagiscano all'anno di imposta 2006, in deroga allo Statuto del contribuente;
molti problemi, inoltre, riguardano gli effetti che i nuovi studi di settore stanno avendo sui contribuenti, quali:
a) la scarsità di tempo per applicare correttamente i nuovi studi introdotti;
b) i tempi stretti in cui si sono conosciuti i nuovi valori;
c) la mancanza di un'adeguata campagna informativa;
d) l'inadeguatezza mostrata da parte degli uffici periferici di saper utilizzare gli studi nel modo corretto;
e) la rigidità con la quale viene gestito il contraddittorio con i contribuenti;
f) il rischio concreto di una forte ripresa del contenzioso tributario;
i professionisti minacciano forme estreme di «disobbidienza fiscale», profilando la possibilità di un invio ritardato dei dati utili all'applicazione degli studi di settore e un mancato adeguamento in massa alle risultanze degli studi (si confronti Il Sole 24 ore e Italia Oggi del 17 giugno 2007);
la nota diffusa dal Vice Ministro dell'economia e delle finanze, Vincenzo Visco, non ha dato garanzie sufficienti alle categorie che chiedono un intervento effettivo da parte dell'Esecutivo;
la circolare n. 38/E del 13 giugno 2007 dell'agenzia delle entrate afferma che le revisioni degli studi di settore che saranno poste in essere nel triennio 2007-2009 «rappresentando un aggiornamento ed affinamento degli studi vigenti per il 2006, anche con riguardo agli indicatori di normalità economica, potranno contribuire in modo decisivo a cogliere più puntualmente tutte le situazioni particolari, per le quali l'applicazione dei detti studi vigenti per il 2006 determinino risultati non aderenti alle effettive condizioni di esercizio dell'attività»;
la stessa circolare n. 38/E sopra citata evidenzia, altresì, che «allo scopo di garantire il più corretto ed efficace utilizzo
degli studi di settore in sede di accertamento, gli uffici dovranno sempre valutare, nella fase del contraddittorio, i risultati derivanti dalla applicazione degli studi revisionati anche sulla base dell'articolo 10-bis, comma 2, della legge n, 146 del 1998 e, ove più favorevoli al contribuente, utilizzarli in luogo di quelli ottenibili con l'applicazione degli studi che tengono conto degli indicatori di normalità economica approvati con il citato decreto del 20 marzo 2007»;
con la citata circolare n. 38/E, la stessa agenzia delle entrate ha, di fatto, ammesso implicitamente che la versione di Ge.Ri.Co., attualmente operativa (integrata dai «nuovi» indici di normalità economica), non è in grado di rappresentare adeguatamente la realtà economica dei contribuenti sottoposti agli studi di settore; tale circostanza, in effetti, potrebbe spingere, come annunciato, i contribuenti a non adeguarsi «in massa» alle risultanze di Ge.Ri.Co., con significative ricadute in termini di perdita di gettito -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere, al fine di sospendere, per il periodo d'imposta 2006, l'applicazione degli indicatori di normalità economica ai fini dell'accertamento, con l'obiettivo di sostituirli con altri più affinati e condivisi con le associazioni di categoria, e quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare per revisionare gli attuali studi di settore riferiti al periodo d'imposta 2006.
(3-01010)
Interrogazioni a risposta scritta:
BRIGUGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati forniti dall'Unione europea, i minori a rischio di pedofilia in Europa sono 250 mila;
in Italia almeno un ragazzo su 6 è stato vittima di abusi sessuali nell'infanzia o nell'adolescenza e ogni anno sono almeno 41 mila i nuovi casi di violenza sui minori. Ma per ogni episodio accertato di abuso, 100 non vengono denunciati perché il 90 per cento delle violenze si consuma fra le mura domestiche;
in Europa, nel 2006, le segnalazioni di siti illegali sono state 850 mila, di cui l'80 per cento con materiale pedo-pornografico, con un incremento del 60,3 per cento rispetto all'anno precedente;
in Europa, il numero dei siti contenenti materiale pedo-pornografico è aumentato del 1.500 per cento dal 1997 al 2005;
in Italia, nei primi 4 mesi del 2007 sono state 7.391 le segnalazioni di siti «pedofili», per una media di 61 segnalazioni al giorno;
i bambini iniziano a navigare in Internet fin dall'età di 6 anni. 5 bambini su 10 navigano da soli senza alcun controllo da parte di adulti. Un bambino su due fa «brutti incontri» sul web;
il 70 per cento degli «agganci» da parte di pedofili avviene nelle «chat»;
un sito pedo-pornografico a pagamento genera un numero di visitatori quotidiano che va dai 7.000 fino a i 20.000, con un guadagno che può arrivare fino a 90.000 euro al giorno;
il costo medio di un bambino per film è di circa 400 euro (circa 30 film), quello per il materiale fotografico è di circa 70 euro (alcune centinaia di foto);
l'80 per cento delle immagini sono relative a ragazze e, di queste, il 91 per cento sono sotto i 12 anni di età;
nonostante la legge n. 38 del 2006 preveda l'istituzione dell'Osservatorio Nazionale sulla pedofilia e sulla pedo-pornografia non risulta che il Governo abbia tuttora istituito detto Osservatorio;
il Governo italiano inoltre è uno dei pochi in Europa a non avere istituito un Garante nazionale dei diritti dei minori, figura prevista dalla legge 20 marzo 2003,
n. 77 recante la ratifica ed esecuzione della convenzione europea sull'esercizio dei diritti dei fanciulli;
manca un'azione organica del Governo per la lotta alla pedofilia e alla pedo-pornografia -:
se il Governo intenda considerare la lotta alla pedofilia e alla pedo-pornografia una priorità politica;
se il Governo intenda provvedere in tempi brevi alla nomina del Garante nazionale dei minori e all'istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla pedofilia e sulla pedo-pornografia;
quali iniziative intenda assumere per mettere in conto un'azione organica contro detto fenomeno preoccupante che dilaga in Italia e in Europa.
(4-04077)
RAITI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dal 2 febbraio 2000, per effetto della legge 18 agosto 2000, n. 242, presso tutti gli uffici giudiziari e le sedi periferiche della giustizia minorile, sono impiegati con contratto a tempo determinato per diciotto mesi, ben 1.850 lavoratori, di cui ben 450 unità solo in Sicilia;
sono lavoratori utilizzati in attività socialmente utili presso gli Uffici giudiziari, per attività diverse da quelle ascritte alla competenza istituzionale del Comune di Palermo, istituzione dalla quale ufficialmente dipendono da cui percepiscono un assegno di disoccupazione erogato con fondi dello Stato, costituito da una somma minima e che comunque li sottopone a vivere in una situazione di evidente precarietà;
questa categoria di lavoratori, assunti come LSU (lavoratori socialmente utili), ha permesso finora di supplire validamente a vacanze e carenze di organico dell'amministrazione della giustizia dando ottima prova di sé;
in merito, va evidenziato che nella legge n. 168 del 17 agosto 2005 (conversione in legge del decreto legge 30 giugno 2005, n. 115) è stato approvato l'articolo 7-bis (Attività socialmente utili presso uffici giudiziari) che stabilisce: «Fermo restando il limite complessivo di spesa di cui all'articolo 1, comma 262, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e successive modificazioni, tra i 1.850 lavoratori di cui all'articolo 1, comma 2, lettera a), della legge 18 agosto 2000, n. 242, rientrano i lavoratori impegnati in attività socialmente utili, alla data di entrata in vigore della predetta legge, presso gli uffici giudiziari, ancorché la titolarità della loro utilizzazione sia in capo ad enti locali», tale articolo risulta poco comprensibile, da quanto risulta all'interrogante, non è mai stato applicato;
il Ministero della giustizia, a prescindere dalla fattispecie di lavoratori di cui alla presente interrogazione, si avvale comunque di personale con precedenti e significative esperienze lavorative, a cui vengono assegnate mansioni e responsabilità che li rendono parte integrante della struttura in cui operano;
la vita sociale dei lavoratori socialmente utili non è delle migliori, basta guardare il loro sussidio di disoccupazione e molti giovani che fanno parte di questo gruppo vivono nell'incertezza del futuro -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti suesposti;
se per tali motivi non ritenga opportuno intervenire per il passaggio dei lavoratori socialmente utili dal Comune di Palermo all'ente utilizzatore, il Ministero della Giustizia, e contestualmente avviare le procedure di stabilizzazione, per porre fine a una storia che dura ormai da troppi anni.
(4-04078)