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Allegato B
Seduta n. 173 del 20/6/2007
TESTO AGGIORNATO AL 18 LUGLIO 2007
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
attraverso numerosi siti internet i pedofili di tutto il mondo si sono dati appuntamento, il prossimo 23 giugno, per celebrare il boy love day, la giornata dell'orgoglio pedofilo, con il dichiarato intento di diffondere la «cultura della pedofilia» e di solidarizzare con i violentatori di bambini in carcere;
questa agghiacciante iniziativa è solo l'ultima manifestazione di un fenomeno che assume dimensioni sempre più inquietanti per numero di adepti e per quantità di materiale osceno, diffuso ogni giorno attraverso i canali della comunicazione telematica;
si stima che un sito pedopornografico registri da un minimo di settemila ad un massimo di ventimila «contatti» al giorno e l'aumento di questo tipo di siti tra il 1997 ed il 2005 è stato del 1500 per cento, mentre solo nell'ultimo anno è stato del 60 per cento;
l'individuazione dei pedofili nella rete non è un compito facile perché essi cambiano con frequenza le loro tecniche di adescamento e gli agenti della polizia postale e delle comunicazioni hanno scoperto che, se per adescare un bambino i pedofili scelgono nomi tratti da fumetti o cartoni animati, per riconoscersi fra di loro, invece, utilizzano un nickname di tipo diverso;
gli esperti della polizia postale e delle comunicazioni rilevano come le violenze avvengano sopratutto tra le mura domestiche e non riguardano solo le famiglie degradate, ma tutte le classi sociali e tutte le categorie di professionisti e che gli abusanti si avvicinano ai bambini gradualmente e in modo subdolo per riuscire a conquistare la loro fiducia;
nonostante l'impegno e la professionalità profusi dalle forze dell'ordine nel contrasto alla pedofilia, come dimostrano le operazioni coordinate anche a livello internazionale, tra cui quella denominata «Max», contro la pedofilia su internet, condotta dalla Polizia postale e delle comunicazioni in coordinamento con l'Interpol e la Polizia tedesca e conclusasi nei primi giorni dello scorso mese di maggio per la quale ha espresso apprezzamento anche l'Unicef - la cronaca riporta con frequenza sempre maggiore casi di abusi su minori;
inoltre,per quanto riguarda gli abusi nelle scuole, il settimanale Panorama ha recentemente pubblicato un'inchiesta, basata su un rapporto della Corte dei conti, dalla quale emerge che degli oltre cinquanta casi accertati, ed ai quali hanno fatto seguito condanne con sentenza definitiva per reati sessuali nelle scuole italiane, diciotto persone sono ancora in servizio e che mentre alcuni dei condannati sono stati quantomeno trasferiti, altri, dopo un periodo di sospensione dal lavoro, sono addirittura tornati nella stessa scuola dove lavoravano in precedenza;
secondo le stime riportate nell'ultimo rapporto ONU sulla violenza sui bambini, nel mondo i minori costretti a subire violenze sessuali sono oltre settantatre milioni ogni anno;
la prima Conferenza internazionale sul tema «Turismo e Sfruttamento Sessuale Infantile a fini commerciali», svoltasi nel marzo di quest'anno a Madrid, ha evidenziato come nei prossimi cinque-sette anni le cifre sul fenomeno della pedofilia saranno sempre più allarmanti, basti considerare, al riguardo, il dato italiano: nel solo 2006 si è registrato un aumento del trenta per cento dei casi di abuso sessuale su minori rispetto agli anni precedenti, con centri nevralgici individuati in Lombardia, Veneto, Lazio e Campania;
nell'ambito della medesima manifestazione, inoltre, è stata posta in risalto la stretta connessione tra povertà, degrado sociale ed abusi su minori, ed anche con riferimento a questo aspetto i dati relativi al nostro Paese sono allarmanti: dal terzo rapporto di aggiornamento sul rispetto della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia, risulta, infatti, che sono circa due milioni i bambini e gli adolescenti che vivono in famiglie sotto la soglia della povertà nel nostro Paese e che proprio i bambini presentano l'incidenza più alta di povertà;
in base al predetto rapporto sarebbe, inoltre, molto difficile quantificare il numero di minori vittime di gravi forme di sfruttamento sessuale, come la tratta o la pedopornografia anche via internet, considerata l'allarmante diffusione della pedopornografia online, attraverso i telefoni cellulari di ultima generazione che consentono lo scambio di immagini o video, unita alla tendenza, dilagante tra i giovani, di riprendere e inviare nella rete immagini relative alla propria vita privata;
questo rapporto ha denunciato, altresì, come tra i fenomeni di violenza su minori più gravi - ma anche meno noti - vi siano quelli relativi alla cosiddetta violenza assistita sui bambini, che si verifica quando i piccoli abbiano assistito al maltrattamento o all'abuso sessuale di un fratello o della propria madre, un fenomeno poco conosciuto e sottovalutato rispetto alla gravità dei danni che possono derivarne e che si stima riguardi circa un milione di minori in Italia;
con la legge 20 marzo 2003, n. 77, (Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea sull'esercizio dei diritti dei fanciulli, fatta a Strasburgo il 25 gennaio 1996), l'Italia si è assunta l'impegno di istituire il Garante nazionale dei diritti dell'infanzia, al quale, tuttavia, non si è ancora adempiuto;
il Garante, già istituto in numerosi Paesi ed anche in alcune Regioni italiane, si prefigge il compito di tutelare i diritti e gli interessi dei minori, attraverso la vigilanza sull'applicazione delle leggi che li proteggono, l'accoglimento di richieste e lamentele, ed informando ed orientando l'azione dei pubblici poteri a favore dei diritti del minore;
un ordine del giorno a firma del deputato Buontempo, presentato nel luglio dello scorso anno, in occasione della conversione in legge del decreto di riorganizzazione dei Ministeri, chiedeva, alla luce della difficile individuazione delle competenze ministeriali in materia di difesa dei diritti dell'infanzia, che si trovasse un'intesa al fine di una sollecita approvazione delle proposte di legge relative all'istituzione del Garante ma, nonostante l'accoglimento dell'atto da parte del Governo, ancora nulla è stato fatto in proposito;
l'Italia, inoltre, è tra i sottoscrittori della Convenzione del Consiglio d'Europa sul cyber crime - la criminalità informatica - firmata a Budapest il 23 novembre 2001 ed entrata in vigore il 1o luglio 2004, che riserva grande attenzione alla repressione dei fenomeni di pornografia infantile, ai quali dedica l'articolo 9 (Offences related to child pomography) includendo tra i crimini aventi contenuto inerente alla pedopornografia la produzione, l'offerta, la messa a disposizione, la diffusione, la trasmissione ed il procacciamento o possesso di materiale pedo-pornografico mediante sistema informatico, ma che non è ancora stata ratificata da parte del nostro Paese,
impegna il Governo:
a sostenere, con gli adeguati strumenti amministrativi e finanziari, lo sforzo sostenuto dalle Forze dell'ordine nel contrasto alla pedofilia, con particolare riguardo alla diffusione del fenomeno attraverso i canali telematici;
ad adottare ogni iniziativa atta a garantire la sicurezza dei bambini e degli adolescenti all'interno delle istituzioni scolastiche, realizzando, da un lato, un efficiente sistema di monitoraggio e, dall'altro, garantendo che i dipendenti del Ministero
dell'istruzione che abbiano subito condanne definitive per reati sessuali siano allontanati in via definitiva dalle strutture scolastiche;
a coordinare in modo efficace l'operato dei singoli Ministeri in ordine sia alla lotta alla povertà, sia agli aiuti e al sostegno alle famiglie ed ai minori, monitorando ed analizzando la quota di finanziamenti che l'Italia destina ogni anno complessivamente e specificamente ai bambini, ponendo rimedio alla eccessiva frammentazione dei fondi per l'infanzia tra diversi dicasteri ed, infine, riconvocando e riattivando l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza;
a procedere tempestivamente sia alla ratifica della Convenzione relativa alla criminalità informatica di cui in premessa, sia alla istituzione della figura del Garante dell'infanzia;
ad approntare specifiche politiche e programmi mirati di prevenzione primaria e secondaria contro le violenze sui minori, prestando particolare attenzione alle nuove forme di maltrattamenti e abusi scarsamente conosciute e sottovalutate come, ad esempio, la violenza «assistita».
(1-00186) «Germontani, La Russa, Rampelli, Urso, Alberto Giorgetti, Moffa, Antonio Pepe, Holzmann, Saglia, Gamba, Consolo, Porcu, Menia, Gasparri, Castellani, Migliori, Cosenza, Buontempo, Leone, Pedrizzi, Mancuso, Raisi, Minasso, Ciccioli».
Risoluzioni in Commissione:
La III Commissione,
premesso che:
ai sensi dell'articolo 51.4. del Primo protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali adottato a Ginevra l'8 giugno 1977, ratificato con legge 11 dicembre 1985, n. 762, sono vietati gli attacchi indiscriminati;
il medesimo articolo 51.4. alla lettera b), considera attacchi indiscriminati quelli realizzati con metodi o mezzi di combattimento che non possono essere diretti contro un obiettivo militare determinato; l'articolo 57.2. lettera a), ii), del citato protocollo attribuisce a coloro che preparano o decidono un attacco la responsabilità di prendere tutte le precauzioni praticamente possibili nella scelta dei mezzi e metodi di attacco, allo scopo di evitare o, almeno di ridurre al minimo il numero di morti e di feriti tra la popolazione civile, nonché i danni ai beni di carattere civile che potrebbero essere incidentalmente causati;
le munizioni cluster, per le loro caratteristiche intrinseche (diffusione di centinaia di submunizioni su un'ampia superficie, instabilità delle submunizioni inesplose), rendono difficile se non impossibile rispettare le norme di diritto internazionale umanitario sopra richiamate previste a protezione delle popolazioni civili;
la forma e il colore delle citate submunizioni rappresentano un motivo di attrazione soprattutto per i bambini, tanto che, come dimostrano i dati forniti da organizzazioni umanitarie internazionali delle circa 11.000 persone rimaste uccise, ferite o mutilate a causa delle bombe a
grappolo circa il 98 per cento è rappresentato da civili e un quarto di questi è costituito da bambini;
il Parlamento europeo, con risoluzione P6-TA(2006)0493-Convenzione sull'interdizione delle armi biologiche e tossiniche (BTWC); bombe a grappolo e armi convenzionali - del 16 novembre 2006 - ha chiesto al Consiglio e alla Commissione di adoperarsi al massimo affinché tutti gli Stati membri dell'Unione Europea firmino e ratifichino il citato protocollo e promuovano la stipula di un VI protocollo in sede CCW, che vieti senza ambiguità la produzione, lo stoccaggio, il trasferimento e l'uso delle munizioni a grappolo, in attesa di una specifica convenzione in materia;
l'Italia, pur avendo aderito alla Convenzione sulla proibizione o la limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati, fatta a Ginevra il 10 ottobre 1980 (CCW), non ha provveduto ancora alla ratifica del protocollo V annesso, entrato in vigore il 12 novembre 2006, sugli ordigni inesplosi che obbliga gli Stati Parte alla bonifica di tutti gli ordigni inesplosi utilizzati durante i conflitti;
il processo negoziale proposto dal Governo norvegese iniziato lo scorso 23 febbraio ad Oslo ha chiuso i suoi lavori con una dichiarazione che impegna i Paesi a raggiungere un Trattato per la messa al bando delle armi a submunizioni cluster entro il 2008; la citata dichiarazione è stata sottoscritta da 47 Paesi su 49 presenti, tra cui l'Italia;
nella seconda tappa del processo negoziale tenutosi a Lima dal 23 al 25 maggio 2007, altri 27 Paesi si sono uniti ai 47 iniziali al Processo di Oslo con l'impegno ad arrivare ad un accordo condiviso entro il 2008, dimostrando la capacità di questo percorso negoziale di rispondere in tempi appropriati all'allarme umanitario dovuto all'impiego massiccio di questo sistema d'arma ed ai suoi effetti indiscriminati;
il «Processo di Oslo», rappresenta nell'attuale congiuntura storica, lo sforzo di rispondere in tempi utili al problema reale creato dalle submunizioni cluster, riconoscendo pari dignità alla prospettiva umanitaria ed anteponendo così la protezione delle popolazioni civili a presunte necessità strategiche,
impegna il Governo:
a) a considerare il «Processo di Oslo» come il Foro multilaterale appropriato per il raggiungimento di uno specifico trattato in materia di munizioni a grappolo entro il 2008;
b) a promuovere una decisa azione diplomatica a sostegno del «Processo di Oslo», in modo da facilitare la discussione ed il percorso negoziale interno a questo processo teso al raggiungimento di un accordo legalmente vincolante e condiviso in un arco di tempo coincidente con le prospettive umanitarie e di tutela dei diritti umani;
c) ad assicurare attraverso la partecipazione di delegazioni diplomatiche di alto livello un supporto sostanziale al dialogo tra Paesi nel continuo sviluppo del «Processo di Oslo» sino al raggiungimento del suo obiettivo sottoscritto dall'Italia con la firma della dichiarazione del 23 febbraio 2007;
d) ad accelerare comunque la ratifica del V Protocollo annesso alla Convenzione sulle armi convenzionali.
(7-00219) «Siniscalchi, Cioffi, D'Elia, De Zulueta, Forlani, Leoni, Leoluca Orlando, Mantovani, Mattarella, Paoletti Tangheroni, Spini, Venier, Zacchera, Ranieri».
La XI Commissione,
premesso che:
al personale militare delle Forze Armate è corrisposta come trattamento fisso e continuativo, una indennità mensile di impiego operativo, senza però che la stessa sia utile ai fini del calcolo dell'indennità di buonuscita;
il Consiglio di Stato, chiamato ad esprimersi in merito all'inserimento nella liquidazione dell'indennità operativa, ha emesso delle sentenze favorevoli che hanno consentito ai ricorrenti di percepire tale indennità;
successivamente, a seguito del parere negativo espresso dalla Corte costituzionale circa l'inserimento dell'indennità operativa nella liquidazione in carenza della necessaria contribuzione, il Consiglio di Stato, in adunanza generale, ha emesso una sentenza nel maggio del 1996 informando tutti i ricorrenti con ricorso pendente presso il TAR e presso lo stesso Consiglio di Stato che le future sentenze relative al riconoscimento di tale diritto sarebbero state tutte negative;
il Governo nella seduta della IV Commissione Difesa del 29 novembre 2006, rispondendo all'interrogazione n. 5-00084 (Cordoni) si è già pronunciato a favore di una soluzione del problema e ha assicurato che presterà ulteriore attenzione in merito alle problematiche evidenziate nell'atto;
lo stesso Governo ha inoltre dichiarato la necessità di estendere anche ai pubblici dipendenti gli istituti della previdenza integrativa,
impegna il Governo,
a trovare, nel quadro di una specifica concertazione da sviluppare con le rappresentanze del personale militare, la soluzione idonea affinché l'indennità d'impiego operativo sia inclusa nella base contributiva utile per il calcolo della buonuscita.
(7-00218) «Cordoni, Pinotti, Papini, Rugghia, Crema».