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Allegato A
Seduta n. 177 del 26/6/2007
...
(Sezione 4 - Piano energetico ambientale della regione Marche)
D)
ANDREA RICCI e MADERLONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la regione Marche, con la deliberazione amministrativa di consiglio regionale
16 febbraio 2005, n. 175, si è dotata di un proprio strumento di pianificazione della politica di produzione energetica denominato piano energetico ambientale regionale, in cui si individuano nel risparmio energetico, nell'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili e nella realizzazione di piccoli e piccolissimi impianti di cogenerazione, diffusi sul territorio regionale e dimensionati sulle specifiche esigenze di energia dei territori o dei distretti industriali, gli assi su cui costruire al 2015, termine di scadenza del piano, un sostanziale riequilibrio tra fabbisogno e produzione regionali di energia elettrica, anche in virtù del fatto che le Marche già da oggi raggiungono un sostanziale pareggio energetico, in termini più complessivi, in conseguenza della presenza sul territorio regionale di un importante polo di raffinazione dei prodotti petroliferi (la raffineria di Falconara Marittima, in provincia di Ancona), che rifornisce l'intero Centro Italia;
il piano energetico ambientale regionale non prevede, proprio per la tipologia di scelte a cui ispira la propria azione, la possibilità che vengano realizzate medie e grandi centrali a ciclo combinato, ciò anche in considerazione del fatto che in provincia di Ancona, nella sola bassa vallata dell'Esino, in un raggio di pochi chilometri ed in un'area che è stata definita dalla regione Marche ad elevato rischio di crisi ambientale (area Aerca), per la presenza, oltre alla raffineria di cui sopra, di una serie di infrastrutture industriali, viarie, ferroviarie, aeroportuali, si trovano già tre centrali di media taglia autorizzate ed operanti;
sono stati presentati da soggetti privati progetti per realizzare due nuovi impianti a ciclo combinato (di cui uno per un impianto da circa 580 megawatt di potenza elettrica complessiva localizzato a Falconara Marittima all'interno dell'area sopradescritta e, tra l'altro, interamente ricompreso in uno dei siti contaminati di interesse nazionale individuati con appositi atti dal ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare) e delle opere accessorie (cavidotti, elettrodotti, sottocentrali di distribuzione) ad essi collegate, per i quali, eccedendo ciascun progetto la potenza di 300 megawatt, sono state attivate ai vari livelli le procedure previste dalla legge 9 aprile 2002, n. 55, «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 febbraio 2002, n. 7, recante misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale», e dalle altre norme vigenti in materia;
la summenzionata legge n. 55 del 2002, prevede, al comma 2 dell'articolo 1, che l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di centrali di potenza superiore a 300 megawatt venga rilasciata dal ministero delle attività produttive (oggi ministero dello sviluppo economico), d'intesa con la regione interessata, e già nella conferenza di servizi dell'8 settembre 2006, convocata in prima riunione per l'esame del progetto della centrale di Falconara Marittima, la regione Marche ha depositato due note (una del servizio ambiente e tutela dal territorio e l'altra del servizio industria, artigianato ed energia), in cui si informava il ministero dello sviluppo economico che il progetto in esame non risultava compatibile con le previsioni del piano energetico ambientale regionale;
per analogia tale valutazione andrebbe estesa anche all'altro progetto (localizzato nel comune di San Severino Marche - Macerata);
le amministrazioni locali dei territori interessati al progetto di Falconara Marittima hanno già reso nota al ministero dello sviluppo economico la loro opposizione alla realizzazione del nuovo impianto, motivandola sia con la non conformità del progetto alle disposizioni del piano energetico ambientale regionale, sia con le forti preoccupazioni per le conseguenze che potrebbero derivare all'ambiente e alla salute delle popolazioni dalla messa in attività di una nuova centrale in un territorio in cui, nel raggio di pochissimi chilometri, ricadono già una grande raffineria di petrolio, tre centrali termoelettriche
di media taglia, un aeroporto, un interporto e numerose altre infrastrutture industriali e di comunicazione;
le amministrazioni locali dei territori interessati al progetto di San Severino Marche, unitamente all'amministrazione provinciale di Macerata, hanno sollecitato con una apposita missiva la regione Marche ad esprimere in tempi certi il parere negativo all'intesa Stato-regione per il progetto della nuova centrale;
la giunta regionale delle Marche ha ribadito, all'atto della prima e prevista verifica annuale, la validità del proprio strumento di programmazione energetica ed ulteriormente confermato, con nota alla stampa del 13 marzo 2007, la non compatibilità dei due progetti in oggetto con le disposizioni del piano energetico ambientale regionale, ricordando, altresì, che «la titolarità del procedimento amministrativo e di autorizzazione è in capo al Governo nazionale (ministero dello sviluppo economico), per cui la non intesa sarà espressa formalmente dalla regione solo a seguito di una richiesta ufficiale dello stesso ministero» -:
se, viste le risultanze della conferenza di servizi dell'8 settembre 2006, le pressanti richieste provenienti dalle amministrazioni locali e territoriali ed i richiamati impegni e le sollecitazioni della giunta regionale delle Marche, il ministero dello sviluppo economico non intenda avanzare ufficialmente sin da adesso alla regione Marche la richiesta di formalizzare il proprio parere in merito all'intesa Stato-regione relativamente ai due progetti, così come previsto dalla succitata legge n. 55 del 2002. (3-00775)
(28 marzo 2007)