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Allegato B
Seduta n. 179 del 28/6/2007
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AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:
MATTARELLA e SANNA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Ministero degli affari esteri bielorusso ha assunto l'iniziativa di avviare il processo negoziale con l'Unione europea diretto alla stipulazione di un accordo che disciplini il regime dei visti e delle relative tariffe per i viaggi reciproci dei cittadini bielorussi e di quelli comunitari;
tale iniziativa è stata ritenuta indispensabile dal governo bielorusso a causa dell'irrigidimento del regime dei visti nei paesi dell'area Schengen, sia dal punto di vista delle lungaggini burocratiche sia per l'aggravio della spesa da sostenere per il rilascio del documento, circostanza che rende più difficoltosi gli scambi interpersonali, i rapporti tra le imprese, i viaggi di lavoro e, più in generale, i rapporti tra i cittadini comunitari e quelli della Repubblica bielorussa;
tra l'Italia e la Bielorussia, a partire dalla tragedia di Chernobyl, si è attivata una rete di solidarietà fortissima che in questi anni si è concretizzata in molteplici attività di cooperazione - statale, degli enti locali e delle associazioni non governative - e che continua a portare 30.000 bambini bielorussi all'anno in Italia per vacanze e scambi di visite così come numerosissimi nostri connazionali in Bielorussia per alimentare l'amicizia e il dialogo tra le due comunità;
è di grande interesse per Minsk approfondire i legami con l'Unione europea, rientrando appieno in quella politica di vicinato che l'Europa intende promuovere, specialmente nei confronti dei Paesi dell'area orientale oramai confinante con i nuovi membri dell'Unione;
con alcuni dei Paesi confinanti, oramai membri dell'Unione europea, quali la Lituania e la Polonia, la Bielorussia ha già concluso e implementato accordi di questa natura, volti a semplificare la circolazione delle persone nei diversi Stati;
tuttavia, proprio l'entrata di questi paesi nell'area Schengen provocherà il superamento di tali accordi rendendo più difficoltosi i viaggi e la mobilità dei rispettivi cittadini, specialmente quelli in condizioni economiche più disagiate, per i motivi sopra esposti;
la Bielorussia ha posto in essere unilateralmente una serie di iniziative importanti
per facilitare il regime di rilascio dei visti per i cittadini dell'Unione europea;
si è ben consapevoli degli ostacoli politici che tuttora rendono difficoltoso il dialoga tra Unione europea e Bielorussia e non consentono ancora di offrire una piena e integrale applicazione della Politica di Vicinato, di cui già beneficiano altri Paesi dell'area come la Moldavia e l'Ucraina;
l'ultimo documento presentato dal Commissario alle Relazioni esterne dell'Unione ribadiva i grandi vantaggi, in campo commerciale, politico e di cooperazione transfrontaliera che verrebbero conseguiti dal popolo bielorusso nel caso in cui Minsk rientrasse nella cornice della Politica di vicinato e di come sia presupposto per tale risultato un maggior impegno da parte bielorussa nel rispetto dei diritti dell'uomo e nel rafforzamento della democrazia e dello stato di diritto;
tuttavia è interesse dell'Italia e dell'Europa proseguire nell'azione di confronto e stimolo al governo bielorusso perché intraprenda con determinazione questa strada e, in questo senso, l'avvio di un negoziato sul regime dei visti, sollecitato dalla Bielorussia, può essere un'occasione importante per coltivare il dialogo e verificare le possibilità di ulteriori passi in avanti nei rapporti Ue-Bielorussia -:
quale sia lo stato del negoziato, sollecitato formalmente dal Governo di Minsk, tra l'Unione europea e la Bielorussia in materia di visti e la posizione assunta dal Governo italiano in sede comunitaria sui negoziato stesso, nel quadro della discussione attualmente in corso nelle sedi europee, delle condizioni politiche e dei rapporti con Minsk, anche alla luce del documento del Commissario alle Relazioni esterne dell'Unione europea «What the European Union could bring to Belarus» e in ordine alla possibilità che accordi bilaterali possano essere stipulati tra la Bielorussia e Paesi dell'area Schengen.
(5-01195)
MANTOVANI, SINISCALCHI e KHALIL detto ALÌ RASHID. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Ambasciata italiana a Nuova Delhi ha ricevuto la denuncia datata 19 marzo 2007 di due giovani italiani, Angelo Falcone e Simone Nobili, che dichiarano di essere stati arrestati nella notte del 10 marzo 2007 mentre erano nell'abitazione del cittadino indiano Deepak Sharma;
si legge, sempre nella denuncia inviata alla nostra Ambasciata, che la polizia indiana di Mandi, dopo aver effettuato accurata perquisizione personale, dei bagagli e dell'appartamento in cui si trovavano, e pur non avendo riscontrato nulla, i due giovani sono stati arrestati e portati nel posto di polizia, obbligati a firmare una deposizione in lingua hindi senza la presenza di un traduttore o di altri che potesse esporre l'accusa formulata nei loro confronti;
fu loro impedito di chiamare i loro genitori e l'Ambasciata prima della firma della dichiarazione redatta dalla polizia indiana di Mandi (Stato Himachal Pradesh a nord-est dell'India);
la dichiarazione sottoscritta in lingua hindi affermava che i due giovani erano stati fermati in una macchina con altre persone e che detenevano un quantitativo di 18 kg di hashish con lo scopo di portarla in Italia -:
quali iniziative abbia messo in atto ed intenda intraprendere per tutelare i due cittadini italiani.
(5-01196)
BRIGUGLIO e FOTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra sabato 10 marzo e domenica 11 marzo a Mandi, città dell'Himachal Pradesh, Stato a nord dell'India, due cittadini italiani (Angelo Falcone e Simone Nobili, entrambi residenti nel comune di Bobbio, in provincia di Piacenza) sono stati bloccati dalle autorità locali ed impediti a lasciare il paese;
da notizie di stampa risulta che ai due cittadini italiani verrebbe contestata la detenzione ed il traffico di droga, per il
solo fatto di essersi trovati in luogo oggetto di perquisizione da parte della polizia locale;
i fatti in questione sono stati partecipati immediatamente all'ambasciata italiana di Nuova Delhi, sia dagli interessati, sia dai loro genitori;
da una prima sommaria ricerca, risulta che Italia ed India non hanno sottoscritto trattati in materia penale, né per svolgere i processi penali in Italia, né per eseguire in Italia le condanne penali pronunciate in India;
appare francamente poco credibile che i due cittadini italiani, come sostenuto dall'accusa, volessero portare in Italia 18 chilogrammi di sostanze stupefacenti che la locale polizia asserisce di avere rinvenuto all'interno dell'auto dagli stessi utilizzata, ma che al momento della perquisizione risultava incustodita;
le tensioni sociali e politiche che investono l'Himachal Pradesh consigliano un intervento urgente del Ministro degli affari esteri, e ciò anche a tutela dell'incolumità fisica dei nostri connazionali;
anche l'udienza tenutasi venerdì 30 marzo non è servita a fare chiarezza sulla posizione processuale dei due cittadini italiani -:
se e quali iniziative intenda assumere, con l'urgenza che il caso conclama, il Ministro degli affari esteri, al fine di evitare un'ingiusta e prolungata detenzione ai cittadini italiani in premessa indicati.
(5-01197)
DE ZULUETA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 19 giugno le agenzie di stampa battono la notizia secondo cui soldati stranieri e afgani hanno ucciso quasi 250 civili in Afghanistan nel solo 2007 «facendo diminuire significativamente la benevolenza della popolazione locale nei confronti della presenza militare internazionale». L'accusa arriva dall'ACBAR (Agency Coordinating Body for Afghan Relief), un coordinamento che raggruppa circa 100 organizzazioni non governative straniere e afgane;
il 15 giugno 2007, al termine del Consiglio dei ministri della difesa della Nato tenutosi a Bruxelles, l'agenzia di stampa ANSA ha battuto una dichiarazione del Segretario Generale dell'Alleanza, Jaap de Hoop Scheffer, nella quale si legge che «la Nato sta valutando la necessità di incrementare i fondi a disposizione per aiutare le vittime civili o sostenere la ricostruzione di infrastrutture civili. Per ora, il Fondo dispone di 700 mila dollari» e ancora «il segretario ha inoltre chiesto agli stati membri uno sforzo per incrementarne la disponibilità»;
il 7 marzo 2007 il Governo italiano ha accolto un ordine del giorno (9/2193/2) a firma dei deputati De Zulueta, Bonelli, Francescato, Siniscalchi e Rotondo, con il quale si impegna «ad avviare un dibattito nelle competenti istanze politiche della NATO volto all'istituzione di un difensore civico al quale possa rivolgersi chiunque abbia subìto danni o violazioni dei diritti umani da parte della coalizione, al fine di ottenere un adeguato risarcimento, e con il compito di intervenire sull'autore di tali violazioni». Il Governo si è impegnato inoltre ad «adottare le opportune iniziative volte a finanziare, anche mediante l'utilizzo dei fondi destinati al settore della giustizia, l'attività dell'Afghanistan Independent Human Rights Commission, e a coinvolgere nella partecipazione alla Conferenza di Roma sulla giustizia in Afghanistan anche l'Afghanistan Independent Human Rights Commission»;
il 2 e 3 luglio 2007 si terrà a Roma la Conferenza internazionale «Rule of Law in Afghanistan» promossa dal Ministero degli affari esteri italiano nella quale si individueranno nuove forme di finanziamento per il funzionamento del settore della giustizia -:
quali iniziative siano state assunte in attuazione del citato ordine del giorno 9/2193/2, anche in riferimento allo stanziamento di fondi, sollecitato dal Segretario Generale della Nato Jaap de Loop Scheffer,
da destinare al Post Operations Humanitarian Relief Fund, istituito per garantire un adeguato risarcimento alle vittime di danni causati dalle operazioni militati dell'Alleanza, e alle attività finora poste in essere dal Fondo stesso.
(5-01198)
D'ELIA e MELLANO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 25 maggio 2007, 31 civili laotiani di etnia Hmong del campo profughi di Huay Nam Khao, Tailandia, sono stati rimpatriati a forza in Laos passando dal posto di frontiera di Nongkhai, dopo che essi erano sfuggiti al regime dittatoriale della Repubblica democratica del Laos (RDPL);
un rapporto del 23 maggio, due giorni prima delle estradizioni forzose, pubblicato da Amnesty International riporta gli atti di violenza e di caccia all'uomo compiuti dai militari della RDPL contro gruppi di civili laotiani di etnia hmong nelle province di Bolikhamsai, Vientiane, XiengKhouang e Luangprabang;
la scelta di fuga è già compiuta da decine di laotiani di etnia hmong poi rispediti nel Laos a più riprese nel dicembre 2005, nel novembre 2006 e nel gennaio 2007. La sorte di un certo numero di loro è a tutt'oggi sconosciuta, come nel caso di cinque ragazzi rimpatriati alla fine del 2005 in compagnia di 21 ragazze che il regime afferma recentemente di aver «ritrovate», in seguito a forti pressioni esercitate dalla comunità internazionale;
le Nazioni Unite hanno annunciato martedì di essere «molto preoccupate» per la deportazione da parte tailandese di 163 cittadini laotiani di etnia hmong ed il loro rimpatrio nel Laos comunista, dove, secondo i gruppi hmong in esilio negli Stati Uniti e secondo il MLDH (Movimento Lao per i Diritti Umani), essi subiscono persecuzioni e tortura;
un portavoce del governo tailandese sostenuto dalle forze armate, che recentemente è giunto ad un accordo con Vientiane per il rimpatrio forzoso degli hmong «a prescindere da fatto che siano feriti anche gravemente», e secondo la stampa nazionale, ha rifiutato di esprimere commenti sui piani futuri;
i gruppi di esiliati e per la tutela dei diritti umani accusano Vientiane di alimentare una campagna di vendetta contro gli hmong, campagna che comprende anche l'invio di elicotteri militari contro le bande di ribelli che si sono rifugiati nelle dense e isolate foreste del paese;
la Repubblica Democratica Popolare del Laos è il Paese in assoluto maggiormente sostenuto dalla cooperazione internazionale dell'Unione europea, anche tramite appositi e specifici accordi bilaterali che prevedono esplicitamente protocolli per il rispetto dei diritti umani -:
se il Governo italiano - ravvedendo nella deportazione organizzata dalle autorità tailandesi una violazione inammissibile dei diritti umani, delle libertà personali e dello stato di diritto su cui richiamare l'attenzione delle stesse autorità della Thailandia nel quadro dei rapporti bilaterali e multilaterali tra Unione europea e Tailandia - intenda attivarsi urgentemente presso la Commissione europea affinché le autorità laotiane facciano luce sulla sorte riservata ai 31 civili di etnia hmong, in modo tale che le organizzazioni umanitarie competenti, ivi comprese le organizzazioni non governative indipendenti, possano verificare il loro stato di salute e garantire loro il rispetto dei diritti fondamentali, nonché percorrere tutti i canali politici e diplomatici per sollecitare l'attenzione dell'ufficio locale del UNHCR su questo caso specifico e su tutti gli altri casi di rimpatrio di profughi dalla Tailandia al Laos.
(5-01199)
Interrogazione a risposta scritta:
DONADI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dopo il cambio della politica avvenuto nei Paesi balcanici alla fine degli anni '90,
lo Stato italiano ha approvato, la legge n. 19 del 1991 di interesse nazionale e comunitario per lo sviluppo economico dell'est europeo, compresa l'Albania;
precedentemente, il Governo albanese, per dare credibilità agli investitori stranieri, aveva emanato un provvedimento sulla «Protezione e garanzia degli investimenti stranieri» con il decreto-legge 7406 del 21 giugno 1990 che venne ufficializzato a Roma il 12 settembre 1991 dai capi di Governo Giulio Andreotti e Ylli Bufi come «Accordo sulla promozione e protezione degli investimenti italiani in Albania»;
successivamente la suddetta legge n. 7046 venne abrogata e sostituita con la legge 7764 del 2 novembre 1993 che intendeva garantire ancora meglio gli investimenti italiani;
anche l'Ambasciata d'Italia a Tirana, per assistere e proteggere meglio gli investimenti degli italiani, volle istituire, con la volontà dell'Ambasciatore Paolo Foresti, l'Associazione degli Imprenditori Italiani in Albania;
il 13 marzo 1997, dopo il fallimento delle finanziarie piramidali, il popolo albanese insorse mettendo a ferro e fuoco l'intera Nazione, distruggendo e saccheggiando gli investimenti stranieri che davano occupazione a 150.000 persone e provocando un danno economico che superò i 150 miliardi delle vecchie lire;
in seguito a tali eventi nacque l'Associazione Difesa Investimenti, legalizzata ed iscritta al tribunale di Tirana con il n. 2765 e verdetto n. 1325 del 25 marzo 1997;
su richiesta dell'Ambasciata i soggetti danneggiati presentarono documentazione legalizzata relativa ai danni subiti insieme alle denunce che ognuno aveva fatto nelle varie procure del territorio albanese;
sotto il profilo penale le denunce non ebbero alcun esito in quanto il Governo albanese decretò una amnistia con legge n. 8202 del 27 marzo 1997;
anche il Presidente del Consiglio di allora, Romano Prodi, prese atto della grave situazione degli italiani che avevano investito in Albania ed invitò una loro delegazione a Palazzo Chigi;
in quell'occasione il Presidente Prodi manifestò la sua solidarietà e promise il massimo aiuto;
purtroppo non ci fu un seguito a tale evento come pure alle lettere inviate agli ambasciatori italiani a Tirana che si susseguirono in quel periodo;
anzi, le cose andarono peggiorando e l'Ambasciatore Massimo Iannuzzi arrivò a proporre un possibile risarcimento in natura la cui offerta si è, pure, dileguata nel nulla;
le numerose lettere inviate alle varie Autorità riscuotevano risposte verbali di sicuro interesse, ma, in realtà erano sempre negative e a volte contenevano un tono di rassegnazione in relazione alla impossibilità di ottenere da parte albanese alcun risarcimento;
il 19 gennaio 2005, non avendo avuto alcun riscontro le numerose richieste di aiuto da parte delle Autorità interpellate, le parti danneggiate hanno presentato una denuncia-querela -:
se il Ministro non ritenga di dover intervenire presso le Autorità politiche e diplomatiche in aiuto degli imprenditori italiani che hanno operato in Albania ed hanno subito i gravi ed ingenti danni in seguito agli eventi sopra descritti.
(4-04199)