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Allegato B
Seduta n. 179 del 28/6/2007
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SALUTE
Interrogazione a risposta scritta:
RAITI. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 13 aprile 2006, a Palermo, il giovane Flavio Beninati, veniva rinvenuto in gravi condizioni e trasportato nel reparto di rianimazione dell'ospedale civico di Palermo, 1a divisione e le sue condizioni apparivano subito molto gravi, avendo il giovane riportato molteplici lesioni alla testa e una grave frattura alla spina dorsale;
in ordine all'episodio, tutt'ora oscuro, la Procura di Palermo apriva il fascicolo n. 5216 del 2006;
il giovane, sottoposto ad intervento chirurgico, entrava in stato di coma;
la malattia si è protratta per oltre un mese e il giovane è deceduto il 14 maggio 2006 e durante l'intero periodo di degenza nel reparto di rianimazione dell'ospedale civico di Palermo, ai familiari non è stato mai permesso di avere alcun contatto fisico, anche minimo, con Flavio;
inutilmente la madre, Carla Garofalo, e altri congiunti, chiedevano di poter avere la possibilità di stare al fianco del giovane, anche per un tempo limitato;
senonché il primario della divisione, dottor Mario Re, ha negato qualsiasi contatto, neanche autorizzando il sacerdote perché desse i sacramenti al ragazzo agonizzante;
le insistenze dei familiari che facevano appello al fatto che la scienza medica ritenesse opportuno il contatto del paziente in stato di coma con i congiunti al fine di provocare una possibile reazione, sono state costantemente respinte dal dottor Mario Re che, con toni decisi, ripeteva «qui non si muove foglia se io non voglio, qui comando io»;
in una occasione la madre del ragazzo, accompagnata dall'avvocato Giuseppe Lo Curto e dalla signora Mariuccia Beninati, doveva subire la testuale affermazione del dottor Mario Re: «Lei ora si preoccupa, prima doveva preoccuparsi», e cacciata in malo modo, addirittura con urla: «Se ne vada, se ne vada»;
dalla cartella clinica, acquisita dopo il decesso, risulta che il giovane Flavio Beninati, in più occasioni, mostrò segni di risveglio dal coma;
e infatti, risulta dalla cartella clinica:
1. «17 aprile 2006 ore 9.30 apertura spontanea degli occhi, non si entra in contatto, muove spontaneamente gli arti superiori»;
2. «18 aprile 2006 ore 15 si entra in contatto, esegue ordini semplici (...) ore 21.30 si entra in contatto ed esegue ordini semplici. Muove spontaneamente gli arti superiori»;
3. «19 aprile 2006 ore 9.30 si entra in contatto, esegue ordini semplici, muove spontaneamente gli arti superiori».
4. «20 aprile 2006 ore 9.30 si entra in contatto, muove gli arti superiori (...) ore 18.10 apre gli occhi, segue con lo sguardo dubbio il controllo»;
5. «22 aprile 2006 ore 9.30 apertura spontanea degli occhi (...) ore 22.20 paziente vigile, apre spontaneamente gli occhi, poco collaborante contatto dubbio»;
6. «24 aprile 2006 ore 12 apertura spontanea degli occhi (...) verbalizza nomi incomprensibili»
7. «25 aprile 2006 ore 16.40 allo stimolo doloroso smorfia mimica, movimenti spontanei agli arti superiori»;
8. «28 aprile 2006 ore 9.35 apertura spontanea degli occhi, allo stimolo doloroso accenno di flessione dell'arto superiore»;
9. «29 aprile 2006 ore 10.30 non si entra in contatto»
10. «31 aprile 2006 ore 10 coma (...) non si entra in contatto»;
11. «2 maggio 2006 ore 10.15 il paziente è in coma. Non si entra in contatto»;
12. «4 maggio 2006 ore 11 apertura spontanea degli occhi, segue con lo sguardo»;
13. «5 maggio 2006 ore 11.30 apertura spontanea degli occhi, segue con lo sguardo»;
14. «6 maggio 2006 ore 9.30 coma, accenno di apertura degli occhi alla chiamata»;
15. «10 maggio 2006 ore 23 coma, non si entra in contatto»;
appare evidente come nel decorso della malattia si siano alternati periodi di assenza di contatto e periodi di segnali di ripresa;
senonché ai familiari è stato impedito di avere alcun contatto con il loro congiunto;
tutti questi fatti sono stati portati a conoscenza, con appositi atti, della Procura della Repubblica e del Tribunale per i diritti del malato;
quanto sopra è stato già oggetto da parte dell'interrogante di una interrogazione parlamentare, recante il n. 4-02652 con la quale si chiedeva:
a) lo stato dell'indagine pendente innanzi la Procura della Repubblica di Palermo;
b) se sia rispettoso della migliore arte medica quella di impedire, contro ogni indicazione scientifica, ai familiari di avere un qualche contatto fisico con il paziente in stato di coma;
c) se rispondesse alle regole della migliore arte medica, l'avere negato il minimo contatto anche nei giorni in cui il giovane dimostrava segni di risveglio dallo stato di coma, pronunciando anche parole che non venivano però comprese dai sanitari;
lo strazio della madre del giovane e degli altri congiunti, ha subìto negli ultimi tempi un ulteriore aggravamento;
infatti, numerose agenzie di stampa (riprese dai giornali) hanno dato notizia di un altro tristissimo episodio di un giovane, ricoverato in stato di coma, presso la stessa struttura sanitaria, ove era stato degente Flavio Bennati;
l'agenzia ANSA del 19 novembre 2007 ore 16.34 diffondeva:
«È in coma per trauma cranico nell'ospedale civico Manfredi Mercadante, 19 anni, gravemente ferito ieri in un incidente sull'autostrada Trapani-Palermo in cui sono state coinvolte due automobili e sono state ferite altre due persone;
Mario Re, responsabile del reparto di prima rianimazione dell'ospedale civico, esprime «cauto ottimismo» e dice che «le condizioni del paziente sono stazionarie»;
l'Agenzia ANSA del 19 febbraio 2007, ore 20, diffondeva:
Il GIP di Palermo ha concesso cinque giorni di arresti domiciliari al padre del giovane in coma, che si trova in carcere, accusato di associazione mafiosa, e che è primario di radiologia al civico di Palermo;
l'istanza era stata depositata dagli avvocati Mino Formino e Roberto Tricoli, che assistono Mercadante, per potergli permettere di assistere il figlio»;
la stessa agenzia ANSA, il giorno 26 febbraio, dava notizia di un ulteriore permesso di giorni cinque per consentire l'assistenza del giovane in coma;
in particolare, l'Agenzia ANSA del 26 febbraio 2007 delle ore 10.31, specificava:
«I difensori del Mercadante, hanno chiesto alla Procura di Palermo di reiterare al loro assistito il permesso di cinque giorni per continuare a prendersi cura del figlio;
i legali, Roberto Tricoli e Mino Mormino, hanno depositato la loro istanza sabato scorso, e adesso tocca alla Procura di Palermo di esprimere il proprio parere e trasmetterlo al GIP che dovrà formalizzare la decisione;
alla loro istanza, i legali hanno allegato una relazione medica stilata dai sanitari di rianimazione del civico nella quale si sostiene che la presenza del padre al capezzale del ragazzo, che è «in coma, migliorerebbe la reattività del paziente»;
l'agenzia ANSA ha diffuso ulteriori notizie in merito ai successivi permessi concessi per consentire al genitore di assistere il figlio in coma;
il comportamento dei sanitari di rianimazione del civico di Palermo, nel corso della triste vicenda del giovane Mercadante, è stato certamente improntato al rispetto delle regole della migliore arte medica;
invero risulterebbe che nella relazione medica redatta dai sanitari, si farebbe espressa menzione della necessità del contatto fisico con i familiari perché «migliorerebbe la reattività del paziente»;
la necessità del contatto con i familiari è stata, quindi, giustamente, equiparata ad una terapia -:
se corrisponde alle regole dell'arte medica il consentire il contatto del paziente in stato di coma con i familiari perché ciò è di sollecitazione alla auspicata reattività;
se le regole della migliore arte medica vengano rispettate dai sanitari del reparto di rianimazione dell'ospedale civico di Palermo;
se le regole della migliore arte medica vengano applicate tutt'ora;
se esistono ragioni mediche che abbiano impedito ai sanitari del reparto di rianimazione dell'ospedale civico di Palermo, di rispettare le regole della migliore arte medica nel caso del giovane Flavio Beninati che, per oltre un mese, è stato totalmente isolato dai propri familiari e pur avendo, per diversi giorni, dato segnali
di risveglio dal coma, aprendo gli occhi, rispondendo agli stimoli e pronunziando parole (così come risulta dalla cartella clinica);
quali iniziative si reputa opportuno adottare per consentire, secondo le regole dell'arte medica, che i familiari di un paziente in stato di coma, possano assisterlo, con le modalità e i tempi stabiliti dai sanitari, al fine di sollecitare o migliorare la reattività;
se le iniziative da adottare debbano in specie riguardare l'ospedale civico di Palermo, attesa la sconcertante violazione delle regole della migliore arte medica e pur se esse siano universalmente conosciute, condivise e, con inspiegabile incoerenza ed incostanza, anche applicate nel reparto di rianimazione dell'ospedale civico di Palermo;
se non si ritenga opportuno disporre una indagine sul comportamento e sulle prassi adottate dai sanitari e dal primario, dottor Mario Re, del reparto di Rianimazione dell'ospedale civico di Palermo al fine di verificare il rispetto dei protocolli medici e terapeutici;
quali iniziative siano state assunte dalla Procura della Repubblica di Palermo in merito al fascicolo n. 5215 del 2006.
(4-04213)