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Allegato B
Seduta n. 18 del 4/7/2006
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INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
DURANTI, FRANCO RUSSO, MASCIA e FRIAS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Centro di Permanenza Temporanea ed Assistenza di Bari - San Paolo ha una capienza massima di 196 persone e dall'apertura ad oggi non si è mai superata la presenza giornaliera di 51 persone, molte delle quali provengono da centri del nord dell'Italia, come dichiarato dal direttore responsabile del Centro, gestito dalla organizzazione «Misericordie», dott. Vito Fato;
risultaagli interroganti che il citato dott. Fato non abbia precedenti esperienze nel campo dell'immigrazione e nella gestione di centri collettivi di assistenza, che nel centro non viene distribuita copia della brochure prodotta dal Ministero degli interni sulle informazioni relative alle procedure d'asilo;
risulta da una visita al centro il giorno 24 giugno 2006, che non vi sono luoghi dove gli ospiti di religione diversa dalla cristiana possano esercitare il proprio credo religioso;
risulta che all'interno del centro non hanno possibilità d'ingresso organizzazioni ed enti di tutela legale che possano svolgere la propria missione;
i trattenuti hanno diritto a contatti con l'esterno solo attraverso l'uso del telefono sia pubblico che privato (cellulari), ma non vi sono possibilità di approviggionarsi di alcun bene di consumo dall'esterno, per espresso divieto della locale Prefettura. All'interno del centro viene distribuita una scheda telefonica di 5 euro, con cadenza di una ogni dieci giorni;
non esistono ambienti distinti per chi ha commesso reati penali e persone fermate solo perché prive del permesso di soggiorno;
la sorveglianza nella sezione femminile viene effettuata da personale sia maschile sia femminile, creando condizioni di disagio e di promiscuità;
non vi sono forme di orientamento legale e ambienti distinti per i richiedenti asilo;
non vi è personale specificatamente formato per affrontare e gestire le istanze dei richiedenti asilo, che dall'approvazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 303 del 16 settembre del 2004, che ha trovato attuazione a partire dal 21 aprile 2005, possono essere trattenuti nei Centri di Permanenza Temporanea ed Assistenza fino all'audizione con la Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato di pertinenza;
all'interno del centro vi è una infermeria che possiede solo strumenti per la primissima emergenza, un solo defibrillatore a fronte di una capienza massima di 196 persone, e che non vi sono sufficienti presidi sanitari per una struttura di questa natura;
vi sono, in organico tredici medici, tredici infermieri, tre persone che svolgono funzioni amministrative, tre magazzinieri e un numero imprecisato di mediatori culturali. Il numero elevato di persone alle dirette dipendenze dell'ente gestore risulta sproporzionato rispetto al numero massimo di ospiti registrato dall'apertura fino ad oggi. Tale discrepanza, inoltre, è maggiormente evidente dal momento che la struttura sanitaria interna al centro non sembra rispondere a standard di efficienza e qualità, così come si evince
da interviste ad alcuni ospiti che lamentavano il disinteresse dei medici e degli infermieri alle richieste di soccorso avvenute dopo alcuni incidenti occorsi a causa di piccole pozze d'acqua prodottesi dal malfunzionamento del sistema di areazione del centro;
il medico responsabile del centro ha dichiarato che le richieste di medicinali da parte dei trattenuti sono orientate verso la categoria dei tranquillanti e degli psicofarmaci, evidenziando così, una caratteristica tipica delle patologie rivenienti dallo stato di detenzione vera e propria che avviene in presenza di reati penali ed in strutture che gli specialisti chiamano «istituzioni totali». Questa condizione non si confà allo stato di trattenimento ai fini del riconoscimento dell'identità della persona, ma prefigura una condizione di privazione della libertà sproporzionata alla misura cui si fa riferimento;
alcuni degli ospiti si trovavano a subire il trattenimento per la seconda o terza volta, mostrando così, l'inefficacia di tale istituto ai fini della stessa espulsione che il suo Ministero vorrebbe realizzare. In particolare un cittadino tunisino ha chiesto espressamente di essere rimpatriato nel suo paese, evidenziando la fallacia della legge in questi casi;
vi sono stati, sempre da quanto dichiarato dal responsabile medico del centro all'interrogante, solo negli ultimi tre mesi 4 casi di autolesionismo di persone trattenute nel centro;
non ci è stata copia della convenzione che di norma dovrebbe essere stipulata tra il Ministero dell'interno; per il tramite del locale UTG, e l'ente gestore come da «Linee guida e convenzioni tipo per la gestione di centri di permanenza temporanea e centri di identificazione (già d'accoglienza) prot. 3154/d.c.s/11.6. del 27 novembre 2002». Tale mancanza è stata più volte reiterata nei confronti di Deputati del mio partito, da parte del suo dicastero, prima della nascita di questo Governo -:
se il Ministro non ritenga opportuno dare mandato e autorizzazione all'Ufficio territoriale del Governo (UTG) di Bari di rendere pubblica la convenzione e tutti suoi allegati fra l'ente gestore «Misericordie» e il Ministero dell'Interno, in modo da far conoscere il costo pro-die di ogni trattenuto nel centro e i capitoli di bilancio destinati ad ogni servizio erogato nel centro;
se non intenda porre rimedio ad ogni disfunzione citata in premessa, avviando un monitoraggio immediato e reale della situazione del centro;
se il Ministro ritenga opportuno dar vita ad una struttura di monitoraggio permanente sul centro, che possa denunciare tempestivamente eventuali abusi e dare agli immigrati supporto legale e medico;
se non si ritenga opportuno, infine, avviare l'immediata procedura di chiusura del centro che, peraltro, ha trovato nella sua apertura l'assoluta contrarietà del Presidente della Regione On. Nichi Vendola, del Presidente della Provincia Divella e del Sindaco della città di Bari Michele Emiliano, secondo gli interroganti, in considerazione del fatto che tale struttura non rientra nei reali bisogni del territorio e le finanze ad essa destinate sono sproporzionate rispetto ai servizi resi all'interno del centro.
(5-00047)
Interrogazioni a risposta scritta:
BARANI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Provincia di Massa Carrara si trova da alcuni anni sull'orlo di una reale emergenza in termini di sicurezza dei cittadini;
come è stato rilevato dai sindacati di Polizia SAP e SILP, in una ampia recensione a piena pagina sul giornale La Nazione di domenica 2 luglio 2006 (dal titolo: Senza Vip... niente agenti, la Provincia Apuana declassata dalla politica) che ha allarmato tutti, rappresentanti istituzionali e cittadini, «si è passati dai venti-venticinque
agenti di rinforzo del passato ai quattro di quest'anno» (I Carabinieri dovrebbero essere una dozzina);
la prefettura e la questura di Massa Carrara ne avevano chiesti una trentina, visto che durante l'Estate la popolazione provinciale cresce, per il turismo, a dismisura;
sempre nell'articolo: «In un comunicato il SAP di Massa Carrara spiega che siamo giunti quest'anno all'inizio della stagione estiva che apre le porte ad una maggior richiesta di sicurezza da parte della cittadinanza che in questo periodo dell'anno raddoppia se non triplica, come numero, con l'arrivo dei turisti e non solo. Gli operatori della Polizia di Stato, che dovrebbero garantire la sicurezza, si trovano in una situazione disastrosa per carenza di personale, inefficienza dei veicoli, inadeguatezza dei fabbricati e l'assoluta mancanza dei fondi finanziari per far fronte alle spese ordinarie e a quelle straordinarie»;
è inoltre da rilevare che le carenze in uomini e mezzi della Polizia secondo il SAP, hanno ormai toccato livelli di guardia: «Sul territorio Apuano girano solo due Volanti della Questura: una a Massa e una a Carrara. Di fatto entrambe sono impegnate per l'80 per cento del loro tempo a piantonare gli arrestati o a rilevare incidenti stradali. Quanto alla Polstrada, ha a disposizione solo due macchine e due moto per l'intera Provincia: gli altri mezzi sono in officina e non ci sono soldi per ripararli. Adesso i cittadini capiranno perché a volte, quando ci chiamano, rispondiamo che non possiamo intervenire»;
il SAP, nello stesso articolo, avanza, una pesante critica alla gestione: «Il personale della Questura e della Polizia Stradale è ridotto all'osso tutto l'anno. E la gestione è, secondo noi, sbagliata. Facciamo alcuni esempi: esistono due centralini di Polizia, uno in Prefettura, uno in Questura... unificandoli recupereremmo sette uomini da impiegare in altri servizi. Poi le scorte: spesso l'unica pattuglia disponibile si trova a dover scortare cariche eccezionali per aziende private: perché questi servizi non vengono affidati a scorte private?»;
«Inoltre il Questore privilegia le attività di "pubblicizzazione" dei servizi della Polizia di Stato attraverso faraoniche feste della Polizia che impegnano molti agenti in un mese di inutili prove, togliendoli dalla strada»;
e infine il SAP lancia un'accusa «politica» da verificare: «E sempre restando in tema di politica, il SAP ha sottolineato come sia stata proprio la "politica" a declassare Massa Carrara a provincia di "quarta serie": volete sapere perché qui non mandano più rinforzi estivi adeguati come accadeva in passato? Perché in passato la Versilia era meta di "vip", soprattutto politici: adesso invece questi ultimi si sono spostati nelle località turistiche in provincia di Grosseto. E, guardacaso, le maggiori assegnazioni di rinforzi estivi negli ultimi anni riguardano proprio Grosseto. Ma i Cittadini normali hanno diritto o no a vivere in sicurezza?»;
pertanto pur valutando che la provincia di Massa Carrara è considerata statisticamente una provincia a basso indice di criminalità, non va tuttavia sottovalutato che negli ultimi anni sembrano aumentati alcuni rapporti con la mafia ed ecomafia e la presenza di quella piccola criminalità diffusa (come i furti negli appartamenti, il giro della prostituzione e della droga) che è la principale causa di ansia e insicurezza avvertibile concretamente dai cittadini;
inoltre l'articolo sopra citato, riportato con grande risalto da un quotidiano particolarmente seguito nella nostra provincia, secondo l'interrogante, genera di per sé, ulteriori paure ed insicurezze, a fronte anche dei contenuti posti in esso e che secondo l'interrogante risultano oggettivi e plausibili; e quindi non può essere sottaciuto dai responsabili istituzionali -:
quali siano i motivi per cui non è stata accolta la richiesta avanzata da prefettura
e questura di Massa Carrara sull'invio di un numero adeguato di agenti di rinforzo per il periodo estivo;
se il Ministro intenda rimediare d'urgenza a questa effettiva carenza di organici e di mezzi;
se il Ministro intenda verificare se, come pubblicamente denunciato dal SAP, esistono carenze gestionali da parte della questura di Massa Carrara;
se la scelta di privilegiare Grosseto sia dovuta a motivi «politici».
(4-00423)
ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da sempre i Vigili del Fuoco forniscono servizi essenziali per la comunità;
la presenza numerica dei Vigili del Fuoco non appare equilibrata sull'intero territorio nazionale soprattutto nell'ottica di raggiungere l'obbiettivo di un pronto intervento («Italia in 20 minuti») in quasi ogni parte delle province italiane;
la carenza di personale appare particolarmente grave in Piemonte dove nessuna provincia risulta avere i ruoli coperti da personale né tantomeno in grado di raggiungere l'obbiettivo del pronto intervento nei termini sopra indicati;
anche in occasione dei recenti trasferimenti legati alle Olimpiadi invernali sono stati destinati 1.800 unità al centro-sud italiano e solo 600 effettivi nelle regioni del nord;
in particolare, riguardo alle province piemontesi, in provincia di Asti vi sono 8 unità in meno rispetto alle disposizioni di organico previste nel 1997 e 20 in meno rispetto ai progetto «Italia in 20 minuti», ad Alessandria rispettivamente 32 e 71 effettivi in meno, a Biella 5 e 33 in meno, a Cuneo rispettivamente 2 in meno rispetto agli organici, ma ben 223 in meno rispetto al progetto «Italia in 20 minuti», a Novara 13 e 55 in meno, a Torino addirittura 100 e 408 in meno, a Verbania-VCO 11 e 13 in meno, a Vercelli rispettivamente 13 e 31 in meno;
numerose sono anche le carenze - come l'interrogante ha già più, volte sottolineato in passato - per quanto riguarda le attrezzature, i mezzi, le caserme di numerose località piemontesi -:
quali siano le iniziative che il Governo intenda approntare per risolvere od almeno migliorare la situazione degli organici e delle dotazioni dei Vigili del Fuoco in Piemonte in che tempi e con quali mezzi finanziari intenda provvedere.
(4-00433)