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Allegato B
Seduta n. 183 del 4/7/2007
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SALUTE
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
è opportuno ricordare che, in relazione alla notizia apparsa sull'edizione toscana di Repubblica del 21 giugno 2007, in cui il ginecologo Massimo Srebot ha dichiarato di aver utilizzato la pillola
Ru486 (mifepristone) per un intervento di interruzione di gravidanza eseguito alla 19a settimana:
il farmaco non è attualmente registrato in Italia, e non esiste quindi un protocollo autorizzato dall'Aifa sul suo uso;
l'adozione della Ru486 in Italia tramite importazione diretta, da parte di alcuni ospedali, in particolare in Toscana, è pratica fuorilegge per numerose ragioni, già illustrate in precedenti atti di sindacato ispettivo sulla medesima materia;
il Consiglio Superiore della Sanità ha, infatti, dato parere sull'eguale rischio tra aborto chirurgico e chimico solo se quest'ultimo viene completato nelle strutture pubbliche, mentre le pazienti negli ospedali toscani vengono regolarmente dimesse prima che il processo abortivo sia concluso;
si ricorda che con la Finanziaria 2007 si è vietato l'uso di farmaci off label, e questo è il caso del secondo farmaco usato nell'aborto chimico, il misoprostol, che in nessuna nazione è stato registrato a scopi abortivi;
l'importazione diretta è consentita dalla legge su richiesta nominale, per singoli pazienti, e solo nel caso manchi una valida alternativa a cui ricorrere;
secondo quanto riportato dal quotidiano, il dottor Srebot avrebbe usato il farmaco per motivi di urgenza;
nel titolo si afferma che la Ru486 è stata usata come alternativa al cesareo e ad altri farmaci invasivi. All'interno dell'articolo si ribadisce che il ricorso al mifepristone è stato essenziale per evitare di ricorrere al cesareo, e che il medico «non poteva usare altri farmaci» perché provocavano alla paziente «gravi reazioni di intolleranza» e che «le regole sono state forzate per risolvere un'emergenza»;
si fa presente che l'aborto farmacologico oltre le 12 settimane è basato sulla somministrazione di prostaglandine (di solito gemeprost per via vaginale) che provocano l'espulsione del feto tramite contrazioni. L'uso del mifepristone in questi casi è sperimentale, e il suo contributo in termini di efficacia è ancora da accertare -:
se non intenda assumere le opportune iniziative volte ad accertare:
a) quale sia, abitualmente, la sequenza di farmaci usata a Pontedera nei casi di interruzione di gravidanza oltre le 12 settimane, e quali fossero i farmaci che provocavano reazioni di intolleranza alla paziente in questione;
b) quale sia l'efficacia specifica della Ru486 in questo caso, e in che modo la somministrazione del mifepristone fosse da considerare alternativa al cesareo e ai farmaci a cui la paziente aveva manifestato intolleranza;
c) quale sia stato il secondo farmaco somministrato, e in che cosa consistessero la necessità e l'urgenza di associarlo al mifepristone;
d) a quale protocollo sia stato fatto riferimento;
e) cosa fosse scritto nel consenso informato fatto firmare alla paziente;
f) perché sia stato usato un farmaco presumibilmente richiesto per un'altra paziente e se esistessero condizioni di necessità e urgenza tali da giustificare l'uso di un farmaco non richiesto espressamente per la paziente in questione.
(2-00645)
«Volontè, Capitanio Santolini, Lucchese».