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Allegato B
Seduta n. 183 del 4/7/2007
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LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XI Commissione:
ROSSI GASPARRINI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
è scarsamente riconosciuto nel nostro Paese un adeguato rilievo socio-economico al lavoro di cura, o lavoro familiare, svolto da milioni di cittadine e cittadini ogni giorno all'interno del proprio nucleo familiare;
attuare una conciliazione tra tempi di lavoro, di famiglia e vita privata risulta ormai impossibile per la quasi totale mancanza di politiche familiari nel nostro ordinamento;
questa realtà ha provocato un costante e significativo aumento della denatalità in Italia provocando quale ulteriore conseguenza una drastica diminuzione della partecipazione delle giovani generazioni al mercato del lavoro, da sempre
considerate forza essenziale per lo sviluppo socio-economico della nostra società;
i cambiamenti demografici in peius non sono caratteristica esclusiva del nostro Paese ma peculiarità della quasi totalità dei Paesi Europei;
al fine di dare risposte coerenti, concrete e moderne a questo preoccupante fenomeno, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un impegno del Consiglio Europeo e della Commissione Europea che si è tradotto in delibere tese ad integrare la dimensione familiare nelle politiche economiche e di sviluppo occupazionale -:
se il Governo intenda avviare, in tempi ragionevolmente brevi, un tavolo di concertazione sul tema «Lavoro familiare e conciliazione dei tempi», richiesto dalle Associazioni di categoria che rappresentano i lavoratori e le lavoratrici sia a tempo pieno che part-time della famiglia.
(5-01229)
COMPAGNON e RONCONI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
risulterebbe a rischio, per effetto, della scadenza dell'appalto il 31 agosto prossimo, il posto di lavoro di circa 40 dipendenti del Convitto Inpdap di Spoleto;
la cooperativa esterna Ase di Rimini, che ha garantito i servizi educativi, di assistenza notturna, di guardiania, infermeria e animazione, rappresenta il punto di riferimento istituzionale per utenti e famiglie;
allo stato non sono giunte dall'istituto segnali incoraggianti circa il rinnovo dell'appalto -:
quale sia il reale obiettivo dell'ente rispetto al rinnovo dell'appalto per la fornitura dei servizi finora garantiti, il cui futuro, oltre a creare disagi per l'utenza, metterebbe a rischio i posti di lavoro dei dipendenti della cooperativa Ase di Rimini.
(5-01230)
BURGIO e ROCCHI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che cinquanta lavoratori dell'Arsenale Militare di La Spezia rischiano il licenziamento a causa della ristrutturazione dell'Arsenale e del ridimensionamento del personale civile;
questi lavoratori, assunti da circa quindici anni alle dipendenze di diverse ditte consorziate (Cooperativa Co.S.Ma.p. a.r.l.; Cooperativa Tra.S.Mar s.r.l.; Cooperativa World Working Scarl) assegnatarie dell'appalto concesso dall'Arsenale di La Spezia al Consorzio Cooperativo Labor Società Cooperativa, sono in condizioni di estrema precarietà lavorativa;
le esigenze dell'Arsenale impongono a questi lavoratori di programmare con un anticipo inferiore alle ventiquattro ore i propri turni lavorativi che, in molte circostanze, non coprono più di 30 ore mensili e, sovente, impongono ai lavoratori periodi di inattività continuata superiori ai 60 giorni;
i compensi mensili, per mansioni di tipo operaio ed impiegatizio alle dipendenze dirette della Direzione dell'Arsenale, dell'Ufficio Spedizioni (Maribase), della Direzione di Commissariato (Maricommi) e della Direzione Magazzini (Diremag), oscillano tra i 250 e i 500 euro;
risulta agli interroganti che presso gli Arsenali Militari di Taranto ed Augusta le condizioni di precarietà dei lavoratori siano analoghe -:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della vicenda in parola e sulla base delle considerazioni svolte, non ritenga opportuno assumere a riguardo ulteriori informazioni ed urgenti misure e provvedimenti al fine di scongiurare il licenziamento dei cinquanta lavoratori ed incoraggiarne, anche sulla base delle indicazioni e degli stanziamenti contenuti nel testo della Legge Finanziaria, la stabilizzazione.
(5-01231)
PEDICA e BORGHESI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
è stato pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale del 10 aprile 2007, il decreto del Ministro dell'Economia n. 45 del 7 marzo 2007 concernente il «Regolamento di attuazione dell'articolo unico, comma 347, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, in materia di accesso alle prestazioni creditizie agevolate erogate dall'INPDAP»;
il provvedimento disciplina l'accesso alle suddette prestazioni, estendendolo anche a tutte le categorie di personale in servizio nelle pubbliche amministrazioni, ancorché non iscritto all'istituto, e ai pensionati che percepiscono il trattamento di quiescenza dall'INPDAP;
con l'entrata in vigore del provvedimento è istituita a carico dei predetti soggetti una trattenuta sulla retribuzione o sul trattamento di quiescenza, in misura diversa a seconda se si tratti di pensionato (0,15 per cento) o di lavoratore attivo (0,35 per cento);
il decreto prevede che la trattenuta sia attivata d'ufficio - attraverso il meccanismo del cosiddetto «silenzio assenso» - nei confronti di quei soggetti che, trascorsi sei mesi dall'entrata in vigore del decreto, non esprimano volontà contraria;
il prelievo «facoltativo» che rischia di diventare obbligatorio, mediante la clausola del silenzio assenso messo alla rovescia, comporterà una trattenuta automatica e verrà destinato a un Fondo per le prestazioni di credito agevolate erogate dall'INPDAP;
non sembrano tuttavia esservi ragioni reali a sostegno di tale esigenza, in quanto il dipendente pubblico ha altri modi di farsi prestare il denaro, a buone condizioni con garanzia sulla sua retribuzione;
va, infatti, rilevato che la norma con cui il Ministro dell'Economia si avvale della facoltà di prelevare automaticamente queste somme sugli importi lordi delle retribuzioni e delle pensioni, senza che il cittadino vi abbia esplicitamente consentito, è il decreto del presidente della Repubblica 5 gennaio 1950 n. 180 (testo unico delle leggi concernenti il sequestro, il pignoramento e la cessione degli stipendi, salari e pensioni dei dipendenti dalle pubbliche amministrazioni);
lo Stato, quindi, dispone un pignoramento o cessione dello stipendio per decreto senza che emerga alcuna esplicita volontà di contrarre il debito;
i dipendenti e i pensionati, iscritti all'INPDAP, di conseguenza, diventano debitori del Tesoro statale, di nuovi contributi sociali;
appare inoltre gravissima la decisione di ricorrere ad un tale metodo che appare privo della necessaria trasparenza;
nessuno informazione risulta essere stata da ad oggi per informare gli interessati di un simile inopinato prelievo -:
se il Ministro, poiché i dipendenti pubblici come tutti gli altri cittadini hanno diritto ad essere informati compiutamente su una misura che viene applicata per silenzio-assenso, non ritenga opportuno intervenire a modifica del decreto al fine di stabilire che il decreto si applicherà solo a coloro che aderiranno volontariamente ed in forma scritta entro la data fissata per il diniego, a tal proposito rinviare il termine ivi previsto in ogni caso a dare ampia e rilevante informazione (anche attraverso i mezzi radiotelevisivi) su un decreto che introduce un prelievo che altrimenti si rileverà, nei fatti; forzoso.
(5-01232)
ALLASIA, FAVA, BODEGA e GRIMOLDI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
per i dipendenti della Comital-Saiag, azienda torinese detentrice di marchi noti come Cuki, Domopak e Tonkita, si profila un futuro di incertezza occupazionale causato dalle scelte della nuova proprietaria M&C, il fondo di Carlo De Benedetti;
il gruppo Comital-Siag - si rammenta - è specializzato nella lavorazione dell'alluminio e conta 900 dipendenti negli stabilimenti italiani, dei quali due sono in Piemonte con oltre 500 dipendenti, a Volpiano (Torino) e a Spineta Marengo (Alessandria), ed uno - la Tonkita - in Lombardia, a Viadana (Mantova);
da tempo era in corso una trattativa tra la M&C e i sindacati, dopo l'illustrazione, lo scorso 19 dicembre 2006, da parte del Fondo De Benedetti del piano industriale che confermava la presenza a Volpiano di 73 lavoratori in esubero e preannunciava una riduzione di personale nello stabilimento canavesano unitamente alla chiusura del reparto cofresco e alla disdetta di tutti gli accordi aziendali. Le organizzazioni sindacali, dal canto loro, chiedevano un congelamento della questione esuberi e una verifica delle soluzioni occupazionali in ogni singolo stabilimento;
da notizie di stampa risulta che la trattativa si sia rotta lo scorso 19 gennaio, in seguito alla decisione del Fondo De Benedetti di avviare unilateralmente la procedura di mobilità per 102 lavoratori del gruppo, 70 dei quali nello stabilimento di Volpiano;
la replica dei sindacati è stata la proclamazione di un pacchetto di 16 ore di sciopero, culminato nella manifestazione dello scorso 2 febbraio, che ha visto un corteo di circa 300 persone occupare la strada statale vicino allo stabilimento di Volpiano e il casello dell'autostrada Torino-Aosta;
l'iter della procedura per la messa in mobilità - si ricorda - prevede un confronto tra le parti alla ricerca di un'eventuale soluzione concertata. Ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 223 del 1991, infatti, le imprese che intendano avviare le procedure di mobilità sono tenute a darne comunicazione preventiva per iscritto alle rappresentanze sindacali aziendali nonché alle rispettive associazioni di categoria. Entro sette giorni dalla data del ricevimento di tale comunicazione, a richiesta delle rappresentanze sindacali aziendali e delle rispettive associazioni si procede ad un esame congiunto tra le parti. Tale procedura deve esaurirsi entro quarantacinque giorni dalla data del ricevimento della comunicazione dell'impresa; poi, qualora non sia stata raggiunta alcuna intesa, la questione passa all'Ufficio provinciale del lavoro, che avrà trenta giorni di tempo per tentare di promuovere un accordo -:
quale sia l'opinione del Governo in merito alla condotta del Fondo M&C di Carlo De Benedetti e se e quali misure intenda adottare per salvaguardare l'occupazione negli stabilimenti piemontesi e scongiurare un eventuale dissesto economico per ben 102 famiglie.
(5-01233)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
ROCCHI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
in data 9 novembre 2004, sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Concorsi ed Esami è stato pubblicato l'avviso del Bando di Concorso Pubblico Nazionale per titoli ed esame-colloquio a complessivi 296 posti per laureati con contratto a tempo determinato presso l'APAT, Agenzia per la Protezione dell'ambiente e per i Servizi tecnici;
le procedure concorsuali sono state regolarmente espletate e con disposizioni n. 1236 e n. 1344 rispettivamente del 30 giugno 2005 e dell'11 ottobre 2005 il Direttore Generale dell'APAT ha approvato la graduatoria finale di merito del concorso;
in seguito a tali disposizioni sono stati chiamati in servizio a novembre 2005 i vincitori del concorso. Successivamente con disposizione n. 1749 del 6 ottobre 2006 sono stati dichiarati vincitori i candidati utilmente collocati in graduatoria nei limiti dei posti messi a concorso e non ricoperti;
questi ultimi quindi sono stati dunque chiamati in servizio ben un anno dopo che i colleghi vincitori dello stesso concorso avevano preso servizio e che avevano avuto una proroga di due anni alla scadenza del primo contratto;
la legge finanziaria per l'anno 2007 ha previsto la possibilità, per le pubbliche amministrazioni, di procedere alla stabilizzazione del personale, utilizzato con contratti di natura temporanea con riferimento a fabbisogni permanenti dell'amministrazione;
come riportato dalla direttiva n. 7 del 30 aprile 2007 «Direttiva riguardante l'applicazione dei commi 519, 520, 529 e 940 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per l'anno 2007) in materia di stabilizzazione e proroga dei contratti a tempo determinato, nonché di riserve in favore di soggetti con incarichi di collaborazione» la Funzione Pubblica ha chiarito che «Il comma 519 destina, per l'anno 2007, il 20 per cento del fondo di cui al comma 96, dell'articolo 1, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, come incrementato dal comma 513 della legge, alla stabilizzazione a domanda del personale non dirigenziale, assunto a tempo determinato, in servizio da almeno tre anni, anche non continuativi alla data di entrata in vigore della legge medesima, o che maturi tre anni, anche dopo l'entrata in vigore della legge, in virtù di contratti stipulati prima del 29 settembre 2006, oppure non più in servizio ma che abbia maturato il requisito dei tre anni di servizio, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore all'entrata in vigore della legge»;
le circa 40 persone che attualmente lavorano presso l'APAT, vincitrici di concorso ma chiamate in servizio nel 2006 si trovano nella condizione, per la scelta arbitraria della passata Amministrazione di bloccare lo scorrimento delle graduatorie di merito fino a quella data, di aver preso servizio con un contratto di lavoro firmato a novembre 2006 vivono dunque con l'incertezza di non poter accedere al processo di stabilizzazione nonostante abbiano superato lo stesso concorso per il quale altri colleghi, figli dello stesso concorso e della stessa graduatoria, saranno nella condizione di essere confermati in servizio -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale situazione e come intenda procedere per garantire che non si provochi una discriminazione tanto palese salvaguardando il diritto dei lavoratori guadagnato in maniera meritocratica, considerando, visto il caso particolare, la data dello svolgimento del concorso anziché la data della firma del contratto.
(5-01220)
BURGIO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a Casei Gerola, in provincia di Pavia, è rimasto attivo, fino al giugno del 2005, uno zuccherificio (in cui venivano lavorate le barbabietole) che occupava 103 operai stabili e 192 dipendenti stagionali;
lo stabilimento di Casei Gerola era l'unico stabilimento che permetteva la bieticoltura in Piemonte e in Lombardia (in un bacino bieticolo che, da Broni ad Asti, copre oltre 15.000 ettari);
nel giugno del 2005 lo stabilimento è stato chiuso, raccogliendo l'incentivo dell'Unione Europea che, in nome di una rigida politica di quote, destinava al Paese produttore 730 euro per ogni tonnellata di zucchero non prodotta;
insieme allo zuccherificio di Casei Gerola, l'allora ministro dell'Agricoltura Alemanno dispose la chiusura di altri 12 stabilimenti sui 19 allora esistenti nel nostro Paese;
nel febbraio 2006 tutti i lavoratori dello stabilimento entrarono in cassa integrazione;
nello stesso mese il ministro Alemanno promise la riconversione dello zuccherificio in un sito di produzione di bioetanolo;
il presidente di Italia Zuccheri, Mario Resca, azienda proprietaria dello zuccherificio di Casei Gerola, ha da allora manifestato l'intenzione di investire nella riconversione;
ancora il 12 giugno 2007 lo stesso Mario Resca ha dichiarato al quotidiano locale La provincia pavese, che la «tecnologia necessaria [per la riconversione] è già stata allineata; il progetto è pronto e per il via libera serve soltanto un ultimo passaggio in consiglio di amministrazione»;
le organizzazioni sindacali lamentano il fatto che, ad oggi, non sia ancora chiara la collocazione definitiva dell'impianto che produrrà bioetanolo;
le stesse organizzazioni sindacali rilevano che non è stato ancora sottoscritto l'accordo «di filiera» tra i produttori agricoli dell'ex-bacino bieticolo e l'impresa Italia Zuccheri;
le associazioni degli agricoltori chiedono, infatti, di poter entrare nella società che gestirà l'impianto di bioetanolo quale garanzia contro le oscillazioni di prezzo della materia prima e contro eventuali scelte unilaterali dell'impresa -:
quale sia il giudizio dei Ministri interpellati in relazione alla vicenda in parola e, specificamente, in relazione al ritardo con cui procede il progetto di riconversione;
quali iniziative urgenti i Ministri interpellati intendano adottare al fine di assicurare, in breve tempo, la realizzazione del progetto di riconversione produttiva dello stabilimento di Casei Gerola;
quali iniziative urgenti i Ministri interpellati intendano adottare al fine di garantire i livelli occupazionali preesistenti alla chiusura dello stabilimento.
(5-01228)