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Allegato B
Seduta n. 189 del 16/7/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
BENZONI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per conoscere - premesso che:
il 27 gennaio 2007 la società italo-olandese Multidevelopment, vincitrice della gara per l'acquisto dal comune di Como dell'area e dei fabbricati dell'ex complesso produttivo «Ticosa», destinato a trasformazione urbanistica e edilizia, ha avviato la demolizione dei predetti fabbricati, avvio tra l'altro avvenuto con un evento spettacolare, con l'intervento di autorità e accompagnato da spettacolo pirotecnico alla presenza di migliaia di cittadini, e continuato per molti giorni successivi data l'entità delle edificazioni esistenti;
l'area «Ticosa» è ubicata all'interno della città di Como, ed è circondata da quartieri con una forte destinazione a residenza, uffici, commercio, perciò densamente abitati e frequentati;
il 25 gennaio un consigliere comunale aveva richiesto, senza esito, al sindaco di Como e all'ASL provinciale che venissero effettuati monitoraggi dell'aria durante i lavori per accertare che non si diffondessero, con le polveri, fibre di amianto nell'aria;
la direttrice dell'ASL provinciale ha più volte dichiarato che prima dell'inizio della demolizione si era provveduto alla totale bonifica del comparto, e che pertanto non esistevano pericoli per la salute dei cittadini; in realtà l'11 aprile, nel corso di un sopralluogo di ARPA e ASL veniva rinvenuta sul sito, tra le macerie accumulate, una guaina bituminosa all'interno della quale è stata accertata la presenza di amianto «crisotilo», destinata ad essere triturata insieme agli altri inerti;
questo ritrovamento ha riacceso le preoccupazioni per i rischi di possibile contaminazione da amianto durante i lavori di demolizione già avvenuti e per i prossimi interventi, anche per l'assenza di chiare assunzioni di responsabilità da parte del comune di Como, dell'impresa, di ASL e ARPA e di un chiarimento sulle rispettive competenze e modalità di coordinamento;
in particolare lascia sconcertata l'opinione pubblica l'assenza di controlli specifici dell'aria a cantiere attivo, mentre risulta che l'unico controllo a cura di ARPA sia avvenuto in data 11 aprile, a cantiere fermo, in una zona non prossima allo stesso e di carattere aspecifico, nel quadro dell'ordinario monitoraggio previsto dal Piano Regionale Amianto Lombardia;
altrettanto sconcerto ha destato il rimpallo di competenze a cui si è assistito per molti giorni tra comune di Como e
società Multidevelopment sulle modalità e le responsabilità relative alla rimozione e lo smaltimento della guaina contenente amianto individuata nel cantiere;
il giorno 28 giugno 2007 il sindaco di Como, che il giorno precedente aveva avuto un incontro, come si apprende da fonti di stampa, presso la Procura di Como, ha emesso una ordinanza ai sensi del combinato disposto dell'articolo 192 del decreto legislativo n. 152/2006 ed articolo 54, secondo comma del decreto legislativo n. 267/2000, e perciò in qualità di Ufficiale di Governo, in cui ordina alla ditta Multidevelopment, vincitrice della gara per l'acquisto dell'area e alla ditta Perego, esecutrice dei lavori, «di procedere senza indugio ed in solido alla rimozione ed allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto»;
il giorno successivo i carabinieri del NOE di Milano e il reparto operativo di Como sottoponevano il cantiere a sequestro giudiziario in relazione al procedimento penale n. 4707/07 della Procura della Repubblica presso il tribunale di Como -:
se il Governo non intenda chiarire quali siano le competenze e le responsabilità previste dalla normativa in materia e come debbano coordinarsi gli enti preposti per garantire la prevenzione da rischi per la salute dei cittadini nel caso di interventi di così vasta portata;
se i Ministri interrogati non intendano acquisire elementi, nell'ambito delle proprie competenze, con riguardo agli interventi adottati e se ritengano opportuno intervenire allo scopo di prevenire ulteriori possibili rischi.
(5-01281)
Interrogazione a risposta scritta:
ZANELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 6 luglio 2006 è avvenuta una fuga del cancerogeno cloruro di vinile monomero (cvm) dalla ineos (ex evc) di Porto Marghera (Venezia);
l'azienda Ineos Vinyl (ex Evc) aveva segnalato - con un fax inviato alle 8.48 - che alle 8.04 del 6 luglio si era verificata dall'impianto CV24, con produzione di Pvc, «una leggera perdita» di Cvm, il cloruro di vinile monomero; in tarda mattinata la società aveva inviato poi al Comune una relazione dettagliata dove si leggeva che la quantità di Cvm fuoriuscita da una guarnizione installata presso un filtro di reparto era stata modesta;
la relazione definitiva della Commissione incaricata (Arpav, Vigili del fuoco e Ispel) inviata al ministero dell'ambiente e resa nota solo in questi giorni ha rivelato che quella è stata, invece, la più grande fuga di cvm a Porto Marghera: in pochi minuti sarebbero uscite non «poche decine di chili», come sostenuto dall'azienda, ma dalle 4 alle 7 tonnellate del terribile gas;
l'incidente è l'ennesimo di una ormai lunga serie: se ne possono contare circa 40 negli ultimi cinque anni, a conferma della preoccupazione dei cittadini sulla presenza del Cloro Soda nello stabilimento di Marghera, che si trova in una situazione di continuo allarme, causa la poca manutenzione e la mancanza di ricerca e sperimentazione di alternative;
sull'accaduto è in corso un'indagine del pm Gava e una procedura di accertamento della Commissione Europea dei grandi rischi industriali a Bruxelles, come previsto dalla normativa per l'analisi di rischio industriale, (direttiva seveso);
nel 1999, per una fuga di tre tonnellate, furono fermati gli impianti per alcune settimane, intervenne il Ministero dell'ambiente e furono imposte intere pagine di prescrizioni all'ineos evc;
sulla vicenda è intervenuto il consigliere regionale dei Verdi Gianfranco Bettin che ha presentato in consiglio regionale
un'interrogazione per capire chi sapesse la verità e perché nessuno abbia parlato;
a Porto Marghera non esiste una rete stabile di controllo del cvm che possa misurare i livelli del gas nell'aria e a terra: i tecnici dell'Arpav sono costretti a intervenire solo con le centraline mobili; questa mancanza di monitoraggi permanenti rende impossibile seguire anche a posteriori i risultati degli incidenti e il percorso delle sostanze cancerogene;
i deposimetri che si trovano su tutto il territorio comunale, posizionati nel 1988 per un progetto sperimentale e utilizzati in occasione della fuga di cvm del 1999, oggi non vengono più utilizzati perché dal 2004 il progetto non è stato più finanziato -:
se il Governo sia al corrente di quanto esposto;
se il Governo non ritenga necessario ed urgente approfondire l'accaduto in modo da capire non solo la quantità e la composizione esatta del materiale cancerogeno fuoriuscito, ma anche la direzione nella quale si sono disperse le sostanze, in funzione dei venti prevalenti, per fare chiarezza sui rischi corsi dalla cittadinanza;
se il Governo non consideri fondamentale intervenire, nei modi che gli sono propri, in modo che venga fatta luce sul motivo che spinse a non allertare, quel giorno, la popolazione attraverso il suono delle sirene e sulle responsabilità di tale gesto;
se il Governo, vista la gravità di quanto accaduto per la salute dei cittadini, non ritenga necessario attivarsi al fine di chiarire se siano stati presi provvedimenti verso l'azienda per fare in modo che non si ripetano più tali periodici incidenti;
se il Governo non voglia intervenire affinchè sia finanziato un progetto per una rete stabile di controllo del cvm o per la riattivazione dei deposimetri già collocati su tutto il territorio comunale, per garantire un controllo dell'area adeguato alla salvaguardia della popolazione residente.
(4-04373)