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Allegato B
Seduta n. 190 del 17/7/2007
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SOLIDARIETÀ SOCIALE
Interrogazione a risposta immediata:
BARANI. - Al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
come il Ministro interrogato ebbe a dire rispondendo ad un blog di Beppe Grillo, «ogni anno decine di migliaia di persone entrano illegalmente in Italia e a decine muoiono nel canale di Sicilia. Penso che dobbiamo capire come fare a evitare queste morti e questa sofferenza e per questo é necessario prendere atto che oggi l'Italia, da cui un tempo erano i nostri nonni a partire (quasi 30 milioni di emigrati) é diventato un Paese di immigrazione. Prima ce ne rendiamo conto e meglio potremo affrontare il problema in modo non demagogico (...) agire e lottare per rimuoverne le cause dell'ineguaglianza livello mondiale non ci esime dal cercare di riportare nella regolarità quello che oggi avviene nella clandestinità. Trattare i migranti come persone e non come merci, garantire loro i diritti civili è la condizione anche per evitare che vengano utilizzati come manodopera a basso costo e affinché anche loro possano giustamente lottare contro lo sfruttamento e l'ingiustizia di questo mondo»;
alla luce dei principi annunciati dal Ministro interrogato circa un anno fa, si vuole esporre qui il caso di Norredine Kharmoudi, di nazionalità marocchina, nato a Casablanca il 3 marzo 1984, che ha oggi 23 anni e sette anni fa è giunto in Italia nel tentativo di migliorare la sua condizione di vita;
ha vissuto per alcuni anni di espedienti, con un lavoro da muratore non regolare e quindi in condizione di clandestinità;
nell'agosto 2005 un incidente autostradale nei pressi di Pisa, con frattura della cervicale, l'ha reso tetraplegico; assistito da organizzazioni di volontariato, risulta evidente che un suo rimpatrio per espulsione, nelle condizioni fisiche in cui si trova, equivarrebbe ad una condanna a morte;
Noreddine, date le sue condizioni, dopo un lungo iter presso varie strutture ospedaliere, è stato ricoverato ultimamente e per lungo tempo presso 1' ospedale civile S. Antonio di Pontremoli;
oggi l'associazione comunità Papa Giovanni XXIII di Mulazzo (Massa Carrara) sarebbe disponibile ad accogliere il giovane, ma deve fare i conti con la sua condizione di clandestino, con problemi anche di diritti negati in fatto di assistenza farmacologica e quanto altro;
l'associazione ha scritto al prefetto, ma senza risultati apprezzabili;
il caso esposto è esemplificativo anche per le problematiche generali che riguardano le condizioni dell'immigrazione clandestina;
pur nella fermezza delle misure volte ad arginare il fenomeno della clandestinità e nel ridare sicurezza agli italiani, esistono casi in cui, per gravi motivi di salute, alcuni clandestini si trovano ad essere nella condizione dì diritti elementari negati, primo fra tutti quello alla vita;
in questo caso potrebbe essere corretto definire esattamente la fattispecie di «permesso di soggiorno per motivi umanitari»,
dove il parere medico sia sufficiente per snellire un iter burocratico lungo e incerto;
oggi, infatti, due sono i percorsi per il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari:
a) percorso giudiziario: l'iniziativa parte dal pubblico ministero nel caso in cui sia in corso un procedimento penale relativo a fatti di violenza o grave sfruttamento, nel quale lo straniero abbia reso dichiarazioni. In questo caso la proposta, indirizzata al questore, deve motivare in ordine alla importanza delle dichiarazioni rilasciate dallo straniero nell'ambito del procedimento penale, in particolare con riferimento alla loro attendibilità e all'esistenza del pericolo per l'incolumità;
b) percorso sociale: l'iniziativa parte da uno dei soggetti indicati nell'articolo 27, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, che possono essere i servizi sociali degli enti locali, associazioni, enti o altri organismi iscritti al registro di cui all'articolo 52, comma 1, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394 (registro della associazioni e degli enti che svolgono attività a favore degli immigrati), convenzionati con l'ente locale;
anche questi soggetti attivano il percorso sociale per la richiesta del permesso di soggiorno quando hanno rilevato situazioni di violenza o di grave sfruttamento nei confini dello straniero -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda avviare per la soluzione del problema che riguarda il giovane marocchino sopra descritto e per definire meglio la norma sul permesso di soggiorno inerente «i motivi umanitari e i gravi motivi di salute», semplificando l'iter nel secondo caso, includendo il solo parere medico-legale e la relativa comunicazione alla questura per presa d'atto.
(3-01109)