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Allegato A
Seduta n. 194 del 25/7/2007
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(Sezione 8 - Piano di risanamento del polo energetico brindisino)
LEONE e VITALI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
al di là dell'appartenenza a qualsiasi schieramento politico, la questione dell'impatto ambientale, sociale ed economico del polo energetico brindisino non può essere ulteriormente procrastinata;
ciascuna con propri distinti studi, Greenpeace, Wwf e Legambiente hanno assegnato alla centrale a carbone di Cerano a Brindisi Sud la palma della centrale più sporca tra quelle esistenti in Italia (e tra quelle più sporche in Europa), con oltre 15 milioni di tonnellate di anidride carbonica emesse in atmosfera nel 2005 ed una produzione 2.560 megawatt, pari a tre volte la seconda centrale italiana del medesimo tipo; da sola la suddetta centrale
assorbe il 10 per cento di tutte le quote di emissione disponibili per il settore termoelettrico; né si dimentichi che sullo stesso territorio gravano la centrale Edipower a carbone da 640 megawatt e la centrale a ciclo combinato Enipower da 1.170 megawatt;
la convenzione del 1996, contenente il piano di risanamento dell'area di crisi ambientale di Brindisi e trasfusa nel decreto del Presidente della Repubblica del 23 aprile 1998, che prevedeva la chiusura di una delle centrali a carbone ed il funzionamento a gas di uno dei gruppi di Cerano, è stata disattesa o stravolta da successivi atti delle amministrazioni locali, anche a seguito di tangenti processualmente accertate;
se la massiccia produzione di anidride carbonica comporta problemi di attuazione del protocollo di Kyoto, ancor di più preoccupano le comunità locali le emissioni di metalli pesanti, gli sforamenti continui dei limiti Pm10, la preoccupante crescita delle neoplasie, l'inquinamento accertato delle falde acquifere, che hanno portato in vaste aree al pubblico divieto di impiantare colture agricole e di prelievo acquifero; acque che, invece, l'Enel preleva al ritmo di 1,8 milioni di metri cubi annui e che successivamente riversa, bollenti e sporche, in mare; anche nel porto di Brindisi alcune aree, un tempo interamente dedicate ai commerci, oggi sono occupate dal carbone (8 milioni di tonnellate scaricate nel 2006), con ulteriore danno all'economia della provincia, mentre l'Agenzia europea dell'ambiente ha dichiarato la marina del porto di Brindisi come una delle più inquinate d'Europa;
nonostante il Governo in carica si dichiari propugnatore del protocollo di Kyoto e dell'utilizzo di fonti energetiche pulite, i fatti dimostrano il contrario: nessuna pressione reale è esercitata nei riguardi dell'Enel, di cui pure il ministero dell'economia e delle finanze è il principale azionista, ad onta di tutte le proteste locali; d'altro canto la discrasia tra parole ed azione è dimostrata dalla riapertura delle miniere di carbone del Sulcis, uno dei più inquinanti in circolazione, con previsione di realizzare colà una centrale termoelettrica, incentivata anche con i contributi Cip 6, come se si trattasse di energie rinnovabili e i cui maggiori costi sono scaricati direttamente nelle bollette degli italiani -:
se non ritenga opportuno che le prescrizioni del piano di risanamento indicato in premessa siano immediatamente poste in essere, vietando qualsiasi ulteriore crescita del polo energetico brindisino.
(3-01131)
(24 luglio 2007)