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Allegato B
Seduta n. 195 del 26/7/2007
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INTERNO
Interrogazioni a risposta orale:
MENIA e COMPAGNON. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
giovedì 12 luglio, a Villa Manin di Passariano (Udine), il governatore del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, ha inteso riunire più di un centinaio di «vip», veri o presunti, per una mega cena a spese dell'Amministrazione regionale, organizzata per la gran parte dalla di lui consorte, Rossana Bettini;
nelle intenzioni dichiarate dallo stesso Illy, il banchetto (secondo fonti di stampa costato 400 euro a partecipante grazie alla realizzazione di 17 tavoli, fiori di loto e bonsai come centrotavola, e la partecipazione di 70 cuochi, camerieri e
sommelier, del violino francese di Manuel Solanes e il koto giapponese di Mieko Miyakazi come sottofondo musicale) era propedeutico ad «attrarre investitori ed a favorire l'economia della Regione»;
l'iniziativa è stata contestata da diverse parti, politiche, sindacali, sociali: ad esempio la CGIL - che pur supporta Illy - ha attaccato la «politica della forchetta», rilevando come «iniziative di questo tipo stridono con la dura realtà quotidiana di tanti lavoratori e pensionati costretti a tirare la cinghia per arrivare a fine mese» mentre sull'altro fronte, da centrodestra, si è parlato di «cena delle beffe» e, a parere degli interroganti, di «festa privata pagata con i soldi pubblici che stride con i proclami sulla riduzione dei costi della politica»;
il gruppo «Carnia in movimento» ha organizzato per la stessa serata una «contro-cena» popolare che doveva tenersi di fronte alla villa, la quale è stata però spostata sulla piazza del paese, oltre le porte murarie, talché la si rendesse invisibile agli occhi dei vip e non disturbasse la festa dei fortunati invitati; alla cena popolare sono stati raccolti circa 2.000 euro di offerte devolute alla case di riposo della Carnia;
al fine di rendere totalmente inarrivabile il sito vip, è stato predisposto un incredibile e strabiliante apparato di sicurezza con pattuglie sulle strade, decine e decine di agenti della Polizia di Stato, Carabinieri: in particolare è stata creata una sorta di «zona rossa» intorno alla Villa, degna di quella di Genova assediata dai Black Block, con cavalletti e transenne poste fuori le mura e schieramento di un muro di poliziotti, per «fronteggiare» la civilissima protesta popolare di chi offriva polenta e funghi o, al massimo, esibiva la gustosa maglietta «Voi mangiate, noi paghiamo»; è stata inoltre chiusa la strada provinciale inventando una sorta di variante attraverso parcheggi e strade di campagna, sulla cui regolarità ci sarebbe parecchio da discutere; è stato inoltre interdetto l'accesso e il passaggio davanti alla villa anche ai cittadini colà residenti -:
quanti siano stati gli agenti o comunque gli operatori dell'ordine e della sicurezza pubblica impiegati per realizzare la incredibile «blindatura» della zona;
quanti siano stati in proposito gli agenti spostati da altri e più pressanti servizi di pubblica utilità e quanto sia costato predisporre le misure di «sicurezza» poste in essere;
a quale soggetto sia imputabile la decisione di chiusura di una strada per lo svolgimento di una festa vip, con quali motivazioni sia stata operata nel caso specifico, non sussistendo ad avviso dell'interrogante motivazioni di ordine pubblico o di straordinaria necessità, e considerato oltretutto che è stata limitata drasticamente la libertà di circolazione dei residenti.
(3-01144)
GASPARRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel novembre del 2006 Alleanza Nazionale, attraverso iniziative assunte anche dal portavoce del partito, ha sottolineato la necessità di attenti controlli a Genova in vista della realizzazione di una moschea, poiché la presenza dell'Ucoii nell'iniziativa potrebbe far emergere tendenze estremistiche;
AN si è sempre dimostrata favorevole al dialogo interreligioso, ma ferma nel condannare ogni forma di estremismo, che potrebbe trovare accoglienza anche in luoghi teoricamente destinati al culto;
proprio in occasione delle iniziative dello scorso autunno AN ribadì che bisognava allontanare i «fanatici» prima di favorire la realizzazione di una moschea;
AN ha più volte su questo tema richiamato l'attenzione del ministro interrogato;
nei giorni scorsi il consigliere regionale di AN della Liguria Gianni Plinio ed il consigliere comunale di Genova Gianni
Bernabò Brea, a seguito dei fatti di Perugia, hanno chiesto alle autorità di pubblica sicurezza di sottoporre a rigorosi controlli le moschee liguri, al Governo nazionale di revocare il finanziamento statale di 50 milioni di euro per i cosiddetti corsi di integrazione da tenersi nei luoghi di culto islamici, e al sindaco di Genova di non autorizzare la realizzazione di moschee nel territorio comunale genovese, visto che i fatti di Perugia hanno rinnovato l'emergenza relativa al fondamentalismo islamico, all'odio religioso ed alle possibili degenerazioni in vere e proprie attività terroristiche;
la preoccupazione espressa nell'autunno scorso, e più recentemente dagli esponenti di AN, trova riscontro in troppi fatti di cronaca che molti hanno sottovalutato -:
quali misure intenda assumere in riferimento alla presenza di moschee e di luoghi di culto a Genova e in tutta la Liguria;
quali iniziative in complesso intenda adottare il Ministro interrogato dopo i clamorosi fatti di Perugia che non appaiono isolati, essendosi verificati fatti analoghi in passato in altre parti d'Italia;
se, l'applicazione dei principi costituzionali sulla libertà religiosa di ciascuna persona si trovi nel nostro paese, non debba comportare altresì una serie di controlli preventivi circa le finalità e i comportamenti di chi promuove la realizzazione di nuove moschee, nella fattispecie sul territorio genovese.
(3-01147)
DELFINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 23 marzo 2007 è stata presentata dal signor Dabine Dabire, cittadino del Burkina Faso residente a Basaluzzo (Alessandria), istanza volta ad ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno n. H495440 rilasciato dalla questura di Taranto il 30 dicembre 2003 per «lavoro autonomo» e rinnovato dalla questura di Alessandria il 10 marzo 2005;
in data 12 giugno 2007 l'Ufficio immigrazione della questura di Alessandria comunicava al signor Dabire l'avvio del procedimento di rifiuto dell'istanza di rinnovo del permesso di soggiorno, adducendo come motivazioni la scadenza dei requisiti richiesti dall'autorizzazione rilasciata dalla D.P.L. di Taranto e inoltre la mancanza di reddito da lavoro e la cessazione dalla carica di gestione e rappresentanza della SISIT S.P.A. di cui ricopriva l'incarico di Vice Presidente;
dalle osservazioni nell'esposto contro il provvedimento presentato dai legali del soggetto in questione si evince che il permesso di soggiorno de quo è stato per ben 2 volte già rinnovato dalla questura di Alessandria ed emergerebbe un apprezzabile interesse pubblico al mantenimento del titolo, essendo la permanenza finalizzata alla definizione di un progetto che avrà rilevanti effetti positivi per numerose aziende italiane e per lo sviluppo dei Paesi africani interessati;
sussisterebbero i requisiti economici per la permanenza nel territorio italiano, in quanto se è pur vero che il signor Dabire ha dichiarato di non percepire nessun reddito da attività svolte in Italia, egli però dispone di mezzi economici provenienti da fonti estere sufficienti al sostentamento suo e dei familiari a suo carico, ricoprendo la carica di Presidente e Direttore Generale della Group Magnific A. Service;
si rileva, inoltre, che pur non ricoprendo cariche societarie nella SISIT S.P.A., di cui è socio fondatore, ne ha mantenuto la partecipazione societaria pari al 35 per cento del capitale -:
se, sulla base di quanto esposto non intenda intervenire per accertare la sussistenza nel caso in oggetto dei requisiti previsti dal testo unico in materia di immigrazione e quali iniziative in suo potere intenda intraprendere per procedere
al rinnovo del permesso al signor Dabine Dabire.
(3-01149)
BARBIERI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Reggio Emilia nei giorni scorsi si è purtroppo registrata l'ennesima aggressione da parte di cinque teppisti nei confronti di un cittadino della centralissima via Del Carbone;
giusto alcune settimane fa un gruppo di cittadini e commercianti della zona del centro storico avevano scritto al Sindaco, agli Assessori comunali Corradini e Spadoni al Prefetto e al Questore per rendere nota l'invivibilità serale e notturna della parte di centro storico da loro abitato sempre più oggetto delle scorrerie di delinquenti, il più delle volte ubriachi, che si divertono a schiamazzare, lordare i muri delle vie del centro, insultare e minacciare i residenti che reagiscono a questo crescente fenomeno di degrado urbano;
nell'elenco degli aggrediti figurano anche Mons. Gazzotti e l'assessore Gina Pedroni;
tuttavia il Comune di Reggio Emilia non sembra all'interrogante essere sensibile al tema della sicurezza e della salvaguardia della incolumità fisica dei cittadini reggiani, preferendo scaricare le responsabilità sulle altre articolazioni dello Stato, peraltro già impegnate quotidianamente nel contrasto della criminalità locale -:
se non ritenga di prevedere un incremento dell'organico delle forze di polizia della provincia di Reggio Emilia per realizzare un maggior controllo del territorio e prevenire il reiterarsi di atti di violenza e teppismo e se non ritenga altresì di sensibilizzare il Sindaco per una seria presa di coscienza della gravità del fenomeno.
(3-01150)
Interrogazioni a risposta scritta:
RAMPELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno delle occupazioni abusive, nella città di Roma, sta assumendo dimensioni a dir poco allarmanti;
gran parte delle succitate occupazioni viene posta in essere dall'associazione «Action - diritti in movimento», sul cui sito compaiono eloquenti immagini a testimonianza di ciò;
nel medesimo sito internet si trova, all'articolo 15 dello statuto dell'associazione di cui sopra, la descrizione delle funzioni di un organo della stessa, il «consiglio delle occupazioni», a testimonianza del fatto che tale pratica illegale è alla base della stessa costituzione dell'associazione;
nonostante quanto previsto dallo statuto e nonostante il carattere delle occupazioni sia sempre meno identificabile con l'emergenza abitativa che si vuole spacciare come fine delle stesse, l'associazione «Action» ha intrattenuto e intrattiene rapporti istituzionali con il Comune di Roma, nelle persone del Sindaco e dell'Assessore alle politiche del patrimonio ed abitative, in merito alle scelte politiche del Comune stesso;
la pratica delle occupazioni, che interessano indistintamente tutto il territorio della città di Roma, viene incredibilmente tollerata dalle istituzioni comunali e dalla Prefettura, le cui ordinanze di sgombero rimangono buoni propositi mai effettivamente eseguiti, come ad esempio accaduto nel caso dell'occupazione, da parte di «Action», dell'immobile ex INPDAI, ora di proprietà BNL, di Via Catania, nel Municipio III;
l'occupazione di cui al punto precedente si è protratta per circa cinque mesi, terminando solo con il volontario «trasloco» degli occupanti nelle strutture dell'ex ospedale oncologico Regina Elena, attualmente di proprietà dell'Università La Sapienza, sancendo così, di fatto, una nuova occupazione;
sempre nel Municipio III di Roma, la suddetta associazione si è resa protagonista, lo scorso 30 maggio, dell'occupazione della sede del Municipio stesso, nel corso della quale si sono riscontrati numerosi atti di vandalismo, comportanti, tra le altre cose, la distruzione di mobilia varia e di importanti documenti, con evidente nocumento per l'intera collettività;
le continue occupazioni, nonché le altre azioni al limite della legalità degli attivisti di «Action», stanno accrescendo il clima di tensione e di insicurezza in cui vive la popolazione delle zone interessate dalle occupazioni stesse, sempre più spesso ricettacolo di immigrati clandestini, pregiudicati, delinquenti vari, dediti abitualmente alla microcriminalità e allo spaccio di droga;
come testimoniato anche dal recente caso del Municipio III di Roma, si registra, in conseguenza delle predette occupazioni, un deciso incremento di furti in negozi e appartamenti limitrofi, con la conseguenza che aumentano le preoccupazioni dei cittadini e vengono meno la percezione della legalità e quella della sicurezza;
l'associazione «Action» si era resa protagonista, il 26 maggio scorso, anche dell'occupazione di uno dei simboli della cristianità, la Basilica di San Giovanni in Laterano, successivamente abbandonata solo in cambio di un incontro, richiesto e ottenuto, con due ministri dell'attuale Governo, a riprova dell'acquiescenza delle istituzioni verso la suddetta associazione;
questo crescendo di illegalità, tanto minoritaria quanto pesante per la vita della città, e la totale indulgenza, quando non condiscendenza, delle istituzioni verso «Action», stanno fortemente minando alcune delle componenti essenziali del vivere civile, quali il rispetto degli altri e della legge, con il rischio che, aumentando l'insicurezza e l'illegalità, si esasperino gli animi dei cittadini e si moltiplichino i fenomeni violenti -:
se il Ministro interrogato non intenda procedere tramite la Questura ad un censimento degli stabili occupati, anche al fine di verificarne sia l'agibilità che l'abitabilità, spesso assai precarie come nel caso dell'edificio occupato in Via Bartolomeo Marliano, a Roma;
se non ritenga opportuno verificare se sussistano le condizioni per lo scioglimento per legge dell'associazione «Action» che, come ricordato in premessa, menziona nel proprio statuto un organo facente chiaro riferimento al fenomeno illegale delle occupazioni;
quali misure urgenti intenda adottare per sconfiggere il fenomeno delle occupazioni abusive, per ripristinare la legalità e per riaffermare il diritto-dovere dello Stato nel far rispettare la legge.
(4-04518)
FRIAS e MARIO RICCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 2002, a seguito della regolarizzazione per i cittadini stranieri attraverso le normative della legge Bossi-Fini, alcuni datori di lavoro residenti a Pisa hanno proposto di assumere cittadini stranieri dietro versamento di somme cospicue, promettendo loro di presentare istanza per la legalizzazione di lavoro irregolare presso la Prefettura di Pisa;
dopo che è stata pagata la somma di cento euro a un centro servizi asseritamente per conto della Prefettura/UTG, la domanda di regolarizzazione non è mai stata effettivamente inoltrata alla Prefettura di Pisa;
in seguito parte di questi cittadini hanno avviato delle procedure legali (istanze di riesame alla Prefettura, ricorsi al giudice del lavoro, eccetera); conseguentemente alcuni cittadini hanno ottenuto il permesso di soggiorno e altri invece no; questo perché, mentre in un primo momento la Prefettura di Pisa ha ritenuto opportuno di rilasciare questa tipologia di permesso, dal luglio 2005 questa decisione non è stata più messa in atto;
queste istanze presentate nelle tante Prefetture del nostro paese si stanno moltiplicando
e per questa ragione in alcune si è bloccata ogni forma di valutazione e di decisione -:
se non ritenga necessario inviare una circolare che permetta alle Prefetture di sanare la posizione di quei cittadini stranieri che sono stati truffati nella regolarizzazione del 2002 e che ad oggi si trovano nel nostro paese senza aver commesso alcun tipo di reato, in possesso di un alloggio e di un lavoro.
(4-04536)
FRIAS, MUNGO, OLIVIERI, PERUGIA, FORGIONE e DANIELE FARINA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno rilasciato per cure mediche non possono iscriversi al Servizio sanitario nazionale a causa di quanto disposto dal testo unico 286/98 articolo 36 e successive modifiche;
questi cittadini, se pur in possesso del suddetto permesso non possono lavorare e quindi affrontare le spese derivanti dalle eventuali cure mediche;
la normativa sopraccitata prevede, dopo l'iter che autorizza l'ingresso in Italia a questi cittadini, il pagamento delle prestazioni sanitarie a totale carico dell'assistito; costoro, che ovviamente non tornano nel proprio paese d'origine ma rimangono in Italia, hanno il bisogno, dopo una diagnosi, di continuare ad essere curati senza però avere le risorse necessarie per farlo;
il divieto di svolgere attività lavorativa per i cittadini e le cittadine straniere in possesso del permesso di soggiorno per motivi di salute, rende estremamente difficile la loro sopravvivenza durante il soggiorno, l'assistenza e la cura -:
se non ritenga necessario, in attesa che venga varata la nuova legge sull'immigrazione, elaborare uno strumento amministrativo che consenta di poter lavorare ai familiari e parenti di stranieri malati, con permesso di soggiorno per motivi di salute.
(4-04537)
VENIER. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Giovedì 19 luglio 2007 la Polizia Municipale di Vicenza ha sequestrato la storica sede di proprietà del Comune, che la RDB-CUB vicentina occupava dal 1995, in via Natale del Grande 24, con un intervento di sgombero attuato prima della scadenza naturale del contratto e nonostante fosse in corso una trattativa tra il sindacato e l'amministrazione comunale per individuare nuovi locali in cui trasferire gli uffici sindacali;
alcuni mesi addietro il Comune di Vicenza, proprietario dei locali, aveva comunicato al sindacato l'intenzione di riappropriarsi dei locali in vista dello spostamento di alcuni suoi uffici, richiesta alla quale la RDB-CUB, che ha sempre pagato regolarmente l'affitto compresi i prossimi mesi di agosto e settembre, aveva prontamente risposto chiedendo solo il tempo necessario a trovare nuovi locali e nel contempo dando la propria disponibilità ad abbandonare gli spazi non appena avesse trovato una nuova soluzione;
nel corso dell'intervento di sequestro dei locali alcuni esponenti sindacali hanno fatto resistenza passiva, anche e soprattutto al fine di custodire tutti i dati sensibili e riservati contenuti negli archivi e gli strumenti di lavoro. Ma nel corso del presidio uno di loro (delegato RSU dei Trasporti) è rimasto vittima di un fermo poi trasformatosi in arresto per resistenza a pubblico ufficiale, operato dall'imponente schieramento di forze da parte della Polizia Municipale. Lo stesso fermato è stato successivamente rilasciato dal magistrato con la pronuncia che «il fatto non sussiste»;
l'azione di «rappresaglia» da parte della Polizia municipale è stato un'iniziativa ascrivibile esclusivamente al Sindaco che ha agito senza informare delle sue intenzioni né il Questore e, né il Prefetto,
quest'ultimo peraltro autore di una molto opportuna mediazione che era in corso tra Comune e Sindacato;
a parere dell'interrogante l'iniziativa di sequestro è stato un atto di repressione e di intimidazione diretta contro l'organizzazione sindacale che aveva già dato la propria adesione al Presidio Permanente «No Dal Molin»;
sempre a parere dell'interrogante, una tale precipitazione degli eventi rappresenta una provocazione pericolosa che rischia di alzare la tensione e portare il movimento contro la base «Dal Molin» sul terreno dello scontro violento;
all'interrogante l'iniziativa del Sindaco di Vicenza, che, in maniera ingiustificata, è ricorso all'uso della forza pubblica con la conseguenza di innalzare nella sua città la tensione e accrescendo il rischio di provocare scontri in vista delle contestazioni alla costruzione della base militare «Dal Molin», appare irresponsabile;
iniziative come questa, inserite in una serie inquietante di fatti analoghi avvenuti in particolare nel Nord Est del nostro Paese, rischiano di aprire in Italia una deriva di tipo «jugoslavo» -:
se ritenga di assumere iniziative volte ad assicurare che le attività concernenti l'ordine pubblico siano svolte con il dovuto coinvolgimento degli organi dello Stato a ciò preposti;
di quali informazioni disponga il Ministro in relazione alla vicenda descritta e se intenda impartire opportune direttive volte a fare in modo che nella città di Vicenza si ripristini un clima di pacifica convivenza che comportamenti come quelli stigmatizzati in premessa rischiano di mettere irresponsabilmente a repentaglio.
(4-04539)