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Allegato B
Seduta n. 200 del 2/8/2007
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SOLIDARIETÀ SOCIALE
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della solidarietà sociale, per sapere - premesso che:
si richiama l'interpellanza 2-00115 (Mellano e altri) del 2 agosto 2006, inerente ben quindici punti della «Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia nel 2005» interpellanza ancora oggi in attesa di risposta da parte del Ministro della solidarietà sociale;
si richiama, in particolare, il seguente passo della suddetta interpellanza: «... se non ritenga (il Ministro, ndr) che la Relazione, a fronte di un'offerta di dati qualitativamente e quantitativamente ricca circa le prestazioni socio-sanitarie rese dai Ser. T. sia invece largamente omissiva rispetto a quali e quante prestazioni socio-sanitarie siano state effettuate nelle carceri italiane. In particolare, la Relazione non contiene alcuna informazione sui trattamenti
metadonici effettuati negli istituti, tanto da costringere gli interpellanti ad attingere a dati del DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) riferiti al 31 dicembre 2005, secondo cui a quella data erano 1.932 i soggetti in trattamento metadonico rispetto a un totale di 16.135 cittadini tossicodipendenti reclusi (12 per cento del totale). È del tutto evidente l'inadeguatezza quantitativa e qualitativa (si tratta per la maggioranza di trattamenti a breve termine) dei trattamenti metadonici in carcere, se consideriamo anche il fatto che - come si evince dalla Relazione - fuori dalle sbarre tali trattamenti interessano quasi 2 utenti su 3 dei servizi (e rispetto al totale dei trattamenti, la percentuale di quelli a lungo termine è del 66,4 per cento). In particolare, la Relazione non contiene alcuna informazione sullo stato di attuazione del decreto legislativo n. 230 del 1999 (riforma della medicina penitenziaria), che ha sancito il passaggio delle competenze in materia sanitaria, nelle carceri, dal Ministero della giustizia al Ministero della salute ...»;
il Ministro della solidarietà sociale ha presentato lo scorso 11 luglio la «Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia nel 2006» (d'ora in poi «Relazione»);
allegate alla Relazione vi sono tabelle anche sui trattamenti metadonici attuati in carcere dai servizi per le tossicodipendenze; tali tabelle non riportano dati sui trattamenti in carcere con buprenorfina; non riportano il totale dei detenuti tossicodipendenti presenti nelle varie Regioni; non riportano le percentuali relative ai singoli trattamenti; non sono state comunque utilizzate per arricchire la parte esigua della Relazione dedicata all'«Assistenza ai tossicodipendenti in carcere» (pag. 177 e 178);
a pag. 177 della Relazione, si informa che al 30 giugno 2006 erano presenti negli istituti di pena 16.145 cittadini tossicodipendenti; un numero tale da permettere agli uffici competenti di effettuare un'analisi complessiva dell'assistenza sanitaria usufruita da tali detenuti; invece, la Relazione si accontenta di analizzare «un sottocampione di circa 2.000 soggetti seguiti in carcere dai servizi partecipanti al progetto SIMI Italia»; è lecito supporre che i soggetti del campione siano quelli più disponibili al rapporto con i servizi e, quindi, difficilmente portatori di patologie gravi sia dal punto di vista psichico che fisico; ciò detto, anche i dati relativi al campione sono illuminanti: «... Gli interventi di counselling risultano effettuati al 20 per cento dell'utenza trattata in carcere (nei soggetti trattati nei Sert il dato è del 30 per cento), psicoterapia individuale (1 per cento), psicoterapia di gruppo (3 per cento), sostegno psicologico 10 per cento, gruppi di autoaiuto (1 per cento). Gli interventi di servizio sociale rappresentano il 26 per cento degli interventi. Disaggregando gli utenti sottoposti a trattamenti farmacologici in base al tipo di farmaco somministrato, si osserva che la maggioranza relativa (19 per cento) è destinataria di trattamenti con farmaci non specifici; il 18 per cento con metadone, il 2 per cento con buprenorfina ...» (pag. 177);
se già le percentuali relative ai trattamenti psicosociali denotano un'assistenza superficiale e inadeguata, rispetto ai trattamenti farmacologici, la differenza di trattamento tra utenti dei Sert dentro il carcere e utenti dei Sert fuori dal carcere è evidente: il 62 per cento di quest'ultimi ha usufruito di trattamenti farmacologicamente assistiti, in particolare il 93 per cento ha assunto oppioagonisti: metadone (68 per cento), buprenorfina (20 per cento), sia l'uno che l'altra (4 per cento) - pag. 115 e seguenti della Relazione; invece, come si evince dal punto precedente, in carcere la somma dei trattamenti a metadone e buprenorfina è pari alla percentuale delle assunzioni di «farmaci non specifici», denominazione ambigua che cela spesso l'utilizzo smodato di sedativi;
sia dalla lettura delle poche e parziali informazioni precedenti sia dall'esame delle tabelle allegate alla Relazione, si evince l'inadeguatezza quantitativa e qualitativa dei trattamenti metadonici effettuati
in carcere; la constatazione che nel corso degli anni la percentuale di tali trattamenti è comunque aumentata testimonia unicamente che la loro validità è tale da imporsi anche in un contesto refrattario come l'universo carcerario; comunque, essi sono ancora troppo esigui per eliminare una situazione di discriminazione dei cittadini detenuti, che configura una violazione continuata e aggravata dell'articolo 32 della Costituzione;
anche quest'anno, la Relazione non riporta alcuna informazione sullo stato di attuazione del decreto legislativo n. 230 del 1999 (riforma della medicina penitenziaria), che ha sancito, almeno sulla carta, il passaggio delle competenze in materia sanitaria, nelle carceri, dal Ministero della giustizia al Ministero della salute;
la Relazione non contiene i rapporti delle attività sulle tossicodipendenze effettuate nelle varie Regioni; considerato che la sanità è ormai materia di competenza concorrente fra Stato e Regioni, tale assenza di informazioni dettagliate è particolarmente grave e ingiustificabile, anche alla luce di quanto riportato in Relazioni precedenti, che evidenziavano il grande divario di interventi esistente fra alcune regioni del Nord e del Centro Italia rispetto ad alcune regioni del Sud Italia -:
se intenda fornire al Parlamento una valutazione complessiva sulle criticità espresse dagli interpellanti in premessa;
se intenda fornire al Parlamento, ora e nelle prossime Relazioni, i dati scorporati sull'attività delle varie Regioni in materia di cura e prevenzione delle tossicodipendenze, con la precisa individuazione delle criticità (es. stato di attuazione del decreto legislativo n. 230 del 1999 di riforma della medicina penitenziaria; stato di attuazione dell'Accordo Stato-Regioni del 1999; stato di attuazione dei Dipartimenti per le Dipendenze in ogni ASL; stato di attuazione di convenzioni con i Provveditorati Regionali del DAP per l'assistenza in carcere ...);
se ritenga necessario fissare, nell'annunciata prossima Conferenza Nazionale sulla Droga, due apposite sessioni di lavoro: la prima sull'assistenza sanitaria in carcere per i detenuti tossicodipendenti e alcooldipendenti; la seconda su un check up approfondito sulla stato della cura e prevenzione delle tossicodipendenze nelle varie Regioni.
(2-00696) «Mellano, Poretti, Turco, Beltrandi, D'Elia».
Interrogazione a risposta scritta:
TURCO, BELTRANDI, D'ELIA e PORETTI. - Al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
il Ministro Ferrero appare come l'unico autore della relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia presentata l'11 luglio, anche se è noto agli addetti ai lavori che un gruppo facente capo all'Istituto di fisiologia clinica del CNR di Pisa ha lavorato alla raccolta dei dati e delle informazioni ufficiali e alla stesura della relazione con la collaborazione del dottor Paolo Jarre, Direttore del Dipartimento patologia delle dipendenze della ASL 5 di Torino. A tale gruppo si deve anche la scelta dei dati e delle analisi da inserire nella relazione e la collocazione nei vari capitoli. Sempre al CNR è stata affidata la redazione della relazione a partire dalla fine degli anni novanta;
riguardo alla disposizione dei paragrafi del rapporto, risulta incomprensibile la scelta di inserire gli interventi delle Prefetture nella parte dedicata all'analisi dei trattamenti. Infatti le Prefetture non effettuano nessun trattamento, ma, al massimo, inviano in trattamento, a meno che il ritiro della patente o «la ramanzina» rituale non si vogliano considerare trattamenti, ad avviso dell'interrogante il messaggio che ne scaturisce è piuttosto inquietante, dato che non solo non è stata dimostrata l'efficacia preventiva o riabilitativa di tali interventi ma, anzi, ci sono indicazioni piuttosto di segno opposto, che bisognerebbe approfondire;
nonostante siano disponibili alcuni dati ufficiali interessanti da elaborare, per esempio sugli aspetti legati all'applicazione della legge e alla repressione del traffico (fonti Dcsa, Dap, Interno..) o all'analisi degli aspetti sanitari (Salute, Studi VEdeTTE e SIMI) questi vengono utilizzati solo in minima parte, mentre oltre il 50 per cento della relazione trae origine da 2 indagini campionare su popolazione: Ipsad sulla popolazione generale e Espad sulla popolazione secolarizzata che, oltre a essere datate (del 2005, già utilizzate per la precedente relazione), utilizzano campioni non rappresentativi delle popolazioni di interesse. E, in ogni caso, più di metà della relazione è relativa all'anno 2005 e non 2006, come richiesto dalla legge;
le due indagini Ipsad (indagine sulla popolazione generale) e Espad (indagine sulla popolazione secolarizzata) sono condotte in modo non corretto scientificamente e il metodo di campionamento utilizzato non riesce a fornire campioni rappresentativi delle popolazioni da indagare. Per Ipsad, infatti, si utilizza la rilevazione postale e la percentuale di rispondenti dopo due invii è di solo il 34 per cento, troppo bassa per poter considerare non determinanti i mancati invii e questo rende non più casuale il campione, qualunque sia la randomizzazione del disegno iniziale (si vedano gli Elementi Metodologici alle pagg. 37-40 della relazione). Essendo i rispondenti autoselezionati, nessuna estensione dei risultati osservati sul campione può essere effettuata alla popolazione, cioè tutte le analisi effettuate sono rappresentative solo del campione stesso e non si possono studiare i legami tra le diverse variabili (cosa che invece viene fatta indagando sui cosiddetti fattori di rischio, con risultati, ad avviso dell'interrogante, scorretti e inquietanti);
Espad si basa su un campione di scuole che si dichiara rappresentativo. Se, però, si visita il sito (http://www.epid.ifc.cnr.it/Espad/doc/), in cui sono riportate le informazioni sulla composizione del campione, si comprende che il metodo di campionamento è stratificato, con copertura totale a livello provinciale, stratificato per tipo di Istituto e per capoluogo e altri comuni della provincia e evidentemente non rappresentativo, perché le province e i comuni grandi sono sotto rappresentati rispetto a quelli piccoli basti considerare che in provincia di Roma (4 milioni di abitanti) fanno parte del campione 11 scuole e in provincia di Campobasso (230.000 abitanti) ben 8 scuole, anche considerando la possibilità che si tratti di scuole più piccole, la provincia di Campobasso è sovrarappresentata rispetto alla provincia di Roma, ma c'è anche da considerare che a Roma (non sono presenti altri comuni della provincia che pure contano 4 volte la provincia di Campobasso) sono presenti nel campione ben 3 istituti d'arte e un solo liceo scientifico;
d'altra parte, se si entra comunque nei dettagli delle informazioni elaborate sulla base di tali indagini, ci si stupisce di come siano assenti elementi di conoscenza, ben noti agli addetti ai lavori e agli operatori, sulle nuove culture giovanili e le nuove droghe, pur se al Ministro è ben nota la necessità di occuparsene, dato che esiste un comitato scientifico di coordinamento nazionale nuove droghe (Cnnd), nato nel 1997 su due temi in particolare: il «mondo della notte» e le nuove sostanze di uso/abuso, costituito soprattutto da operatori direttamente impegnati sul campo, e che raccoglie circa 40 realtà dei servizi pubblici e del privato sociale, che vanno dal Triveneto fino alla Sicilia -:
quale sia il motivo in base al quale siano state raccolte informazioni tra gli operatori del Cnnd su questi aspetti, con conseguente utilizzo di denaro per analizzare quelli che l'interrogante giudica «dati riciclati» ed effettuare indagini di popolazione scientificamente - ad avviso dell'interrogante - assai poco fondate che, in nessun modo, raggiungono la popolazione, giovanile e non, coinvolta in queste nuove tendenze e, per di più, relative all'anno 2005 e non 2006 che dovrebbe, per legge, essere l'anno di riferimento della relazione;
chi effettivamente abbia scelto gli argomenti da inserire e la disposizione degli stessi all'interno della relazione, effettuato le analisi e redatto i testi;
con quale criterio sia stata operata la scelta sull'affidamento;
quanto sia costato il lavoro, considerato anche che più della metà della relazione si basa su dati già raccolti e utilizzati per la relazione dell'anno precedente (Ipsad e Espad) e quindi a costo zero, oltre che in contrasto con i dettami della legge che richiede ogni anno una relazione sull'andamento dell'anno precedente e non di due anni prima.
(4-04648)