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Allegato B
Seduta n. 200 del 2/8/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
con decreto assessoriale del 22 febbraio 2005, pubblicato su Gazzetta Ufficiale Regione Sicilia n. 42 del 7 ottobre 2005, l'assessore regionale al territorio e ambiente ha istituito la zona a protezione speciale cod. ITA 030042 denominata «Monti Peloritani, dorsale Curcuraci Antennammare e area marina dello Stretto», ai sensi della direttiva 79/409/CEE, al fine di evitare esose sanzioni da parte della Corte di giustizia europea nell'ambito della procedura di infrazione C. 378/01;
le Zps, con delibera del Ministero dell'ambiente del 2 dicembre 1996, sono state equiparate a Riserva naturale dello Stato e sottoposte a regime di tutela ai sensi della legge n. 394 del 1991;
nel formulario Natura 2000 del sito cod. ITA 030042, tra gli habitat segnalati vi è la prateria di posidonia oceanica, cod. 1120, considerato prioritario secondo la direttiva 92/43/CEE;
nel medesimo formulario Natura 2000 è segnalata la presenza della Laminaria ochroleuca, presente in tutto il mar Mediterraneo, solo in tre siti, tra i quali lo stretto di Messina;
nelle note scientifiche del formulario Natura 2000 viene segnalata la presenza di un importante posidionieto che si estende da Ganzirri a Messina centro;
la prateria di posidonia oceanica svolge la funzione importantissima di ridurre e rallentare l'energia delle onde, limitando e/o impedendo l'erosione costiera e che la stessa è habitat fondamentale per molte specie marine, anche di interesse commerciale, nei diversi periodi del ciclo vitale;
lo stretto di Messina è interessato da correnti marine estremamente forti e variabili, dovute al diverso gradiente termico tra le acque dello Ionio e quelle del Tirreno, nonché diversa salinità, che si incontrano inevitabilmente in modo costante;
sempre lo stretto di Messina, ed in particolare il versante siciliano, è soggetto
anche all'azione del vento di scirocco che in diversi periodi dell'anno può soffiare a velocità estremamente elevate, a volte oltre i 100 kmh creando mareggiate particolarmente forti ed erosive;
la costa siciliana, compresa quella della città di Messina sia sul versante ionico che tirrenico, è soggetta a forte erosione, dovuta sia ad opere a mare realizzate senza alcuna particolare attenzione alle dinamiche delle masse d'acqua, sia alla cementificazione delle fiumare e delle colline a ridosso delle stesse, che hanno ridotto l'apporto di materiale terrigeno in mare e quindi diminuito il ripascimento naturale delle coste;
per arginare tale fenomeno, sono stati spesi e si continuano a spendere ingenti somme pubbliche, senza che ciò rallenti in alcun modo il fenomeno che spesso, a causa di questi interventi, si estende in altre località;
da diverso tempo è prevista, nell'ambito del Prusst di Messina, la realizzazione di un porto turistico di oltre 600 posti barca, in località Grotte (Messina), per il quale è stata già costituita una società, la «Nettuno spa» e a cui concorre anche un gruppo imprenditoriale privato;
le procedure amministrative fin qui seguite appaiono, peraltro, anomale e di dubbia legittimità con particolare riguardo ad atti posti in essere dal comune, dalla provincia regionale di Messina, e dal predetto gruppo imprenditoriale privato;
l'area in cui dovrebbe essere realizzato tale porticciolo ricade in Zps e nel tratto dove risulta presente la posidonia oceanica;
il progetto prevede anche opere a terra (un parco acquatico, un punto di ristoro, un centro commerciale; area rimessaggio barche e altro) da realizzarsi anche sulle ripide colline prospicienti la costa, a ridosso del centro abitato, intaccando peraltro habitat protetti dalla direttiva comunitaria 92/43/CEE (cod. 6220, habitat prioritario) e aggravando il carico antropico e infrastrutturale in un territorio a forte rischio di dissesto idrogeologico;
si tratta, peraltro, di un progetto di dubbia fattibilità tecnica e di fortissimo impatto ambientale e socio-economico;
la localizzazione ricade, peraltro, in area fortemente soggetta alle correnti marine e agli effetti del vento di scirocco e richiederebbe adeguate misure di protezione per evitare sia danni alla struttura che alle imbarcazioni e alle persone e prevede diverse dighe foranee;
da notizie di stampa il progetto sembrerebbe essere già esecutivo;
sempre da notizie stampa, la società privata che dovrebbe gestire la struttura ha già dichiarato che a settembre avrà lo studio di impatto ambientale e ad ottobre otterrà la concessione demaniale;
tale opera ha senza ombra di dubbio impatto negativo certo diretto e indiretto sugli habitat e sulle specie protette dalla direttiva comunitaria 92/43/CEE, 79/409/CEE sia terrestri che marine;
avrà altresì con certezza impatto negativo certo diretto e indiretto su specie marine di interesse anche commerciale che sostentano centinaia di famiglie su entrambe le sponde dello stretto di Messina;
infatti, venendo meno un tratto di posidonieto di notevole importanza, la sua scomparsa sarà causa principale di impoverimento e di destabilizzazione dello stesso anche a distanza dal luogo di intervento;
vi saranno, pertanto, con certezza assoluta, effetti negativi anche sul resto della costa anche calabrese, grazie alla complessa dinamica delle masse d'acqua dello stretto di Messina, poiché l'energia dell'onda andrà inevitabilmente ad abbattersi altrove, trovando imponenti ostacoli in un tratto di costa fortemente soggetto alle correnti e all'azione del vento di scirocco e di grecale;
l'erosione costiera che verrà determinata dalle imponenti opere previste graverà sull'erario pubblico, creando con certezza danni a cose e persone non appena le condizioni meteorologiche si aggiungeranno al regolare e gravoso movimento delle masse d'acqua dello stretto di Messina;
vi saranno altresì gravi conseguenze sulle parti terrestri interessate dal progetto con copertura di superfici naturali, alterazione dei pendii e possibili fenomeni franosi che già duramente hanno colpito la città di Messina, causando anche la perdita di vite umane (28 settembre 1998 ultima alluvione con vittime, più numerose altre con danni gravi), il tutto in area ad elevato rischio idrogeologico e sismico -:
se abbia notizia dello studio di impatto ambientale e della valutazione di incidenza - atti propedeutici ed obbligatori questi in virtù dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 - presentati dalla società che intende realizzare il progetto;
se e quali provvedimenti abbia adottato nei confronti degli enti locali per il rispetto delle norme di tutela ambientale - considerato che l'opera prevista non può essere realizzata in deroga alle norme comunitarie - visto l'indubbio impatto negativo sulla posidonia specie vegetale protetta che svolge una naturale funzione di difesa all'erosione costiera ed i cui effetti si riverserebbero anche sul versante calabrese dello stretto;
se e quali provvedimenti abbia adottato nei confronti degli enti locali per le inadempienze a oggi perpetrate nello Zps cod. ITA 030042 fortemente alterato dalle previsioni urbanistiche che non tengono conto degli obblighi comunitari;
come sia possibile che siano stati compiuti importanti atti amministrativi (approvazione di progetto, concessione demaniale eccetera), pur essendo quest'opera, secondo gli interroganti, palesemente in contrasto con le Direttive comunitarie 92/43/CEE, 79/409/CEE e con il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, pur incidendo la stessa negativamente su habitat e specie prioritarie, come recita la Direttiva 92/43/CEE all'articolo 6 e il decreto del Presidente della Repubblica 357 del 1997 e all'articolo 5 comma 3, e pur non avendo ancora effettuato alcuno studio di incidenza né di impatto ambientale;
come: possa accadere che la società privata che dovrebbe gestire l'opera dichiari con assoluta certezza che ad ottobre si avrà la concessione demaniale e che la stessa, a studio di impatto ambientale non ancora redatto, abbia la certezza che nulla accadrà alle specie e agli habitat protetti, alla costa e alle colline e alla sicurezza pubblica anche a distanza dai luoghi;
quali provvedimenti intenda adottare il Ministero interpellato affinché venga garantita la severa applicazione delle Direttive comunitarie sopra citate le quali prevedono la rigorosa applicazione del principio di precauzione, e cioè la non realizzazione dell'opera anche nel caso in cui il danno ambientale o l'impatto negativo non sia certo ma solo possibile e, in presenza di specie e/o habitat prioritari, l'autorizzazione di opere strettamente necessarie per la tutela dell'ambiente, per la salute e la sicurezza pubblica, tra le quali non rientra certamente un porto da 600 posti barca;
se risulti vero, e quali provvedimenti il Ministero interpellato intenda assumere in tal caso, che ad oggi il comune di Messina non ha in alcun modo ottemperato alle disposizioni delle Direttive comunitarie - pur essendo stato sollecitato dalle associazioni ambientaliste dal marzo del 2006 e dal suo stesso dicastero (settembre 2006) - posto che la Zps cod. ITA 030042 risulta costantemente alterata in molte aree da previsioni urbanistiche che non hanno tenuto in debito conto gli obblighi comunitari e le precauzioni logiche che la elevata fragilità idrogeologica e il grave rischio sismico, pure avrebbero dovuto rendere prioritarie in qualsivoglia pianificazione urbanistica, per evitare tra
gedie umane che già hanno duramente colpito la città di Messina;
quali siano le determinazioni che il Ministero interpellato intenda assumere in generale per il rispetto degli obblighi comunitari per i quali la stessa Italia è stata ripetutamente richiamata al rispetto, inclusa la regione Sicilia che pure, per evitare una nuova multa, ha recentemente ampliato due ZPS (cod. ITA 020048 e cod. ITA 010029 dopo le sollecitazioni del Ministero degli affari esteri, del 14 febbraio 2007) senza però realmente applicare le norme comunitarie in tutti i siti della Rete Natura 2000 sin dal momento della loro individuazione autorizzando ad oggi opere completamente incompatibili con l'obbligo di risultato di conservazione.
(2-00692) «D'Alia, Volontè».
Interrogazione a risposta in Commissione:
BENVENUTO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la riduzione delle emissioni di CO2, gas climalterante, rientra tra le priorità internazionali per la protezione del clima e comporta per il nostro Paese rilevanti impegni sottoscritti in sede internazionale, da ultimo in sede di Unione europea;
l'VIII Commissione della Camera dei deputati ha approvato recentemente per la discussione in Aula una relazione sui cambiamenti climatici nella quale si delinea una strategia complessa di riduzione progressiva e significativa delle emissioni di CO2 in atmosfera con interventi profondi sulle scelte di politica economica;
lo stesso DPEF 2008-2011 contiene capitoli di indirizzo sulle strategie nazionali per far fronte ai citati impegni internazionali assunti dal nostro Paese sulla riduzione di CO2 immessa in atmosfera;
tra le tecnologie impiegabili per ridurre tali immissioni sembra assai promettente la cattura e sequestro geologico della CO2, già ampiamente impiegata - senza rischi apprezzabili - in altri Paesi per aumentare la produzione dei giacimenti petroliferi ed in via di sperimentazione con il nuovo obiettivo di sequestro della CO2 a fini ambientali;
l'attuale produzione di energia elettrica in Italia e quella prevista per i prossimi decenni è generata per almeno il 65 per cento da combustibili fossili, che sono i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra;
il nostro Paese dispone - secondo le stime scientifiche più aggiornate - di ampi serbatoi naturali profondi (oltre gli 800 metri) nei quali sarebbe possibile sequestrare l'intera produzione di CO2 derivante dagli impianti di produzione di energia elettrica per molti decenni;
i costi stimati di tale tecnologia sarebbero, secondo stime attendibili, inferiori alle multe dovute per gli sforamenti rispetto alle quote stabilite in sede internazionale, mentre i rischi appaiono molto contenuti;
la cattura ed il sequestro della CO2 nel sottosuolo è stata proposta come tecnologia utile da studiare ed applicare dall'IPCC nel 2005, nel rapporto finale dell'ultimo G8, dalla International Energy Agency (IEA) e dall'UE nelle sue linee strategiche -:
quali azioni intenda intraprendere per sviluppare la ricerca e la sperimentazione del sequestro nel sottosuolo della CO2 quale tecnologia utile per abbattere a zero l'emissione dei maggiori impianti di produzione di energia elettrica del Paese;
quali collaborazioni e quali finanziamenti intenda mettere in campo a questo fine anche in vista di una possibile esportazione di tale tecnologia verso Paesi in forte espansione economica come Cina e India che sono diventati enormi produttori di CO2 derivante da centrali elettriche a carbone.
(5-01415)
Interrogazioni a risposta scritta:
PEDRINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
dal 1997 al 2004, secondo fonti del Corpo Forestale dello Stato e della Protezione Civile, sono andati in fumo nel nostro Paese oltre 665.000 ettari di terreno boschivo e non, mentre non è disponibile il dato relativo al 2005;
per l'anno 2006 i dati diffusi secondo alcune fonti parlano di altri 40.000 ettari andati in fumo;
il totale generale delle aree boschive e non, bruciate, si attesterebbe dunque oltre i 700.000 ettari escludendo gli anni 2005 e 2007 di cui non si dispone ancora di dati certi;
questi incendi, che sono oramai una costante nel nostro Paese, creano un danno ambientale e sociale che, al di la del fattore economico, producono effetti ambientali che si prolungano nel tempo e che incidono sull'intero ecosistema;
tra gli effetti ambientali negativi dovuti agli incendi che colpiscono il nostro territorio dobbiamo considerare che ogni ettaro di bosco bruciato sprigiona 300 tonnellate di CO2, ma solo circa la metà dei 700.000 ettari, se prendiamo a riferimento i valori sopra esposti, è a bosco. Si può dunque ragionevolmente dire che oltre 105 milioni di tonnellate di CO2 sono state liberate da incendi e sarebbero oltre il doppio se considerassimo tutta la superficie come boschiva;
tutte le imprese produttrici di energia elettrica del Paese, le raffinerie e le industrie pesanti, incidono sulle emissioni di CO2 per 105 milioni di tonnellate l'anno;
in Italia nel solo 2006 le emissioni di CO2 sono state 584 milioni di tonnellate, secondo fonti ufficiali, calcolando il dato complessivo delle emissioni dovute ai settori civili e industriali, compreso il comparto della produzione energetica, a queste emissioni è dunque necessario aggiungere le quote annue dovute agli incendi e quelle dovute alla mancata cattura della CO2 di origine antropica, dovuta all'effetto degli incendi;
quali misure i Ministri interrogati abbiano avviato o intendano attuare per prevenire tali incendi e se ritengano di incentivare e come, l'utilizzo delle moderne tecnologie satellitari che richiedono un impulso per la loro attivazione ed informatiche per il rilevamento delle situazioni di pericolo ai fini di un pronto intervento in caso di incendi;
se esista un piano di rimboschimento finanziato con le risorse derivanti dalla carbon tax o altri sistemi quali emission trading;
quale sia l'entità documentata sia degli incendi dolosi, sia colposi, sia casuali e sia naturali che ha colpito il nostro territorio negli ultimi 10 anni, come si sia intervenuti e quali risultino essere stati i fattori che hanno determinato cause di ritardo degli interventi;
se i Ministri interrogati intendano avviare programmi al fine di verificare gli specifici piani di protezione civile di prevenzione, informazione e soccorso rispetto alle situazioni ad alto rischio di incendio boschivo e non, attuati dalle Regioni, dai Comuni e dagli Enti territoriali;
quale apporto al protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni di CO2 potrà fornire il nostro Paese nei prossimi anni a fronte dell'avvio di piani specifici, volti alla riduzione del danno ambientale derivante dall'emissione di CO2 dovuta agli incendi boschivi;
come intendano i ministri interrogati agire affinché nel 2008 non si debba assistere all'ennesimo ripetersi di incendi come si sta verificando nel 2007.
(4-04633)
COSENZA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i Carabinieri del Gruppo per la tutela dell'ambiente (NOE) e i comandi provinciali della Campania hanno concluso l'operazione, denominata Chernobyl, che ha portato alla luce un rilevante traffico di smaltimento illegale di circa 980 mila tonnellate di rifiuti, costituiti da fanghi tossici e nocivi, provenienti da alcuni impianti consortili ubicati all'interno della suddetta Regione;
i Carabinieri del NOE sono riusciti a sgominare una vera e propria organizzazione criminale dedita allo smaltimento illecito dei rifiuti, attiva in varie località della Campania e a sequestrare (ma con facoltà d'uso) quatto depuratori in diverse zone campane;
l'indagine è stata avviata due anni fa quando i Carabinieri scoprirono che alcune aziende, invece di ricavare dai fanghi prodotti dai depuratori un composit di qualità da reimpiegare poi nell'agricoltura, provvedevano all'illecito smaltimento;
la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha emesso decreti di fermo per 38 persone ed ha sequestrato quattro aziende: la So.Ri.Eco srl di Castel Nuovo di Conza, la Fra.Ma.Sas di Ceppaloni, la Agizza s.r.l di Napoli e Naturambiente di Castelvorturno;
l'attività principale contestata agli indagati è quella di aver smaltito fanghi prodotti dagli impianti di depurazione e dal trattamento di acque biologiche in terreni e corsi d'acqua oppure attraverso l'interramento in siti non idonei;
i rifiuti speciali versati e mescolati in profondità nei terreni hanno provocato l'inquinamento con sostanze nocive - come il cromo esavalente - delle falde acquifere dalle quali le colture agricole attingevano sostanze per la crescita;
i rifiuti inquinanti hanno contaminato notevoli superfici agricole e, soprattutto, terreni, tra i più fertili, attualmente riservati alla produzione di prodotti alimentari tipici, provocando danni incalcolabili all'economia locale;
da uno studio sui «trattamenti dei Rifiuti solidi urbani in Campania, impatto alla salute umana», commissionato dal Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio, emerge che nei territori contaminati le patologie tumorali sono drammaticamente aumentate -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno acquisire ogni elemento informativo sulla vicenda esposta in premessa e quali provvedimenti si intendano adottare, al fine di assicurare l'avvio dei processi di bonifica dei territori contaminati, anche dichiarando ove ne sussistano i presupposti, le aree citate siti da bonificare di interesse nazionale;
quali iniziative si intendano, altresì, assumere per verificare anche tramite la competente Autorità di bacino se anche i fiumi Sabato e Calore siano stati contaminati a seguito dello smaltimento illegale dei fanghi e dei rifiuti speciali.
(4-04635)
PELLEGRINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria, hanno notificato diversi avvisi di conclusione delle indagini preliminari nell'ambito del procedimento penale n. 2759/06 R.G.N.R. modello 21 così come previsto dall'articolo 415-bis del codice di procedura penale ad alcuni cittadini residenti nei comuni di Cetraro, Guardia Piemontese e Fuscaldo;
tra questi cittadini figurano anche alcuni soggetti appartenenti alla pubblica amministrazione;
a tutti viene contestato il reato di essersi appropriati, in concorso fra loro ed al fine di procurarsi un ingiusto profitto, di numerose piante di faggio di alto fusto
in località Acqualonga esposti alla pubblica fede, segandone il tronco alla base e lasciando sul suolo le sole ceppaie;
altri avvisi di chiusura indagini sono stati notificati dal personale Corpo forestale dello Stato del distretto di Paola ad altri soggetti di Cetraro per gravi reati ambientali accertati nella Foresta di Serra Nicolino in agro di Guardia Piemontese. Quello più grave sarebbe quello di disastro ambientale perché avrebbero proceduto ad effettuare un'estesa attività di taglio e movimento terra facendo con tale comportamento una imponente modifica dei luoghi, soggetti a particolare protezione dall'autorità amministrativa competente in materia di protezione del paesaggio e all'interno del sito di importanza comunitaria identificato con il codice n. IT9310024. Con tale attività criminosa atta a realizzare strade e piste ed al taglio di piante, gli stessi cagionavano dolosamente un gravissimo ed irreparabile disastro ambientale, consistito nella illegale ed innaturale modificazione stabile e definitiva del territorio, stravolgendo le bellezze naturali del paesaggio sito in prossimità del piano di vetta della catena montuosa costiera, estesa per diversi ettari;
risulta ancora che siano pendenti dinanzi l'Ufficio di procura di Paola altri procedimenti penali a carico di privati e funzionari del corpo forestale dello Stato e dell'azienda forestale della regione Calabria per vari reati ambientali e contro la pubblica amministrazione avvenuti nella Foresta Regionale di Cinquemiglia di Fuscaldo -:
se e di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti denunciati nella presente interrogazione e se questi corrispondano al vero;
se non intendano i Ministri interrogati disporre, nell'ambito delle proprie specifiche competenze, un'ispezione per verificare la sussistanza o l'entità di un danno ambientale oltre che richiedere il risarcimento dei danni mediante la costituzione di parte civile nell'eventuale e futuro processo.
(4-04656)
RAMPELLI. Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in materia di fonti energetiche rinnovabili, il comma 1117, articolo 1, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007) - anziché limitare gli incentivi ai soli impianti «già realizzati e operativi» - stabilisce che siano «fatti salvi i finanziamenti e gli incentivi concessi, ai sensi della previgente normativa, ai soli impianti già autorizzati e di cui sia stata avviata concretamente la realizzazione anteriormente all'entrata in vigore della presente legge, ivi comprese le convenzioni adottate con delibera del Comitato interministeriale prezzi il 12 aprile 1992 e destinate al sostegno alle fonti energetiche assimilate, per i quali si applicano le disposizioni di cui al comma 1118»;
il Governo ha cercato di porre riparo all'«errore» contenuto in finanziaria e in un comunicato stampa del 21 dicembre 2006 dichiarava: «Questa mattina si è svolta a Palazzo Chigi una riunione, presieduta dal Presidente del Consiglio, Romano Prodi, coadiuvato dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Enrico Letta, con i Ministri competenti, per definire le modalità con cui nei giorni immediatamente successivi il Governo approverà le correzioni al testo contenuto in Finanziaria in materia di Cip 6, secondo gli accordi raggiunti tra i capigruppo di maggioranza in Senato» (fonte: http://www.governo.it/notizie/not _notizia.asp?idno=2494);
in un altro comunicato stampa del Consiglio dei Ministri del 27 dicembre si leggeva: «Il Consiglio ha anche approvato un emendamento - che verrà presentato in gennaio in Parlamento - al decreto sugli obblighi comunitari, che ristabilisce il testo dell'emendamento Cip 6 concordato in Senato dai gruppi di maggioranza e poi non approvato, così sostituendo all'articolo 1, comma 1117, le parole «ai soli impianti già autorizzati e di cui sia stata avviata concretamente la realizzazione» le parole «ai soli impianti già realizzati ed operativi». Il Governo si è riservato di proporre
al Parlamento ulteriori specificazioni per la corretta applicabilità della norma stessa (fonte: http://www.governo.it/Governo/ConsiglioMinistri/testo_int.asp?d=30327);
sempre al termine del Consiglio dei Ministri, il Ministro in indirizzo ha affermato: «Il Governo ripristina per i Cip 6 esattamente il testo così come inizialmente presentato al Senato e si riserva di inserire nell'emendamento che modificherà la norma della Finanziaria ulteriori precisazioni per far funzionare meglio le norme. È stata una decisione presa per rispetto del Parlamento e dei cittadini»;
in data 29 gennaio 2007 l'emendamento «Cip 6» - presentato al disegno di legge con il quale si recepiscono alcune direttive comunitarie - viene ritirato dal Governo a causa dei rischi di inammissibilità per estraneità di materia e il Ministro dell'ambiente dichiarava a sua volta di voler correggere l'errore con un apposito disegno di legge;
in data 7 febbraio 2007 il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, approvava un disegno di legge di attuazione degli obblighi comunitari per il finanziamento all'energia da fonti rinnovabili; con tale disegno di legge si intendevano destinare i finanziamenti cosiddetti «Cip 6» alle soli fonti rinnovabili e si limitava, modificando la disciplina contenuta nella legge finanziaria 2007, l'estensione di tali finanziamenti ai soli impianti già realizzati e operativi;
in data 22 febbraio 2007 è stato presentato alla Presidenza del Senato della Repubblica il disegno di legge S. 1347 «Attuazione di obblighi comunitari per il finanziamento all'energia da fonti rinnovabili»; il provvedimento ristabilisce il concetto che finanziamenti ed incentivi «sono concessi ai soli impianti già realizzati ed operativi», secondo l'accordo raggiunto dai capigruppo di maggioranza al Senato prima del 21 dicembre 2006;
in data 6 marzo 2007, il disegno di legge S. 1347 è stato assegnato alle commissioni riunite del Senato X (Industria, commercio, turismo) e XIII (Territorio, ambiente, beni ambientali);
in data 13 marzo 2007, in occasione del varo del decreto-legge sul recepimento delle direttive comunitarie, viene approvato l'emendamento correttivo nella Commissione affari costituzionali del Senato; con questa norma, afferma la senatrice De Petris «viene sanato l'errore contenuto nel maxiemendamento alla legge finanziaria e si adempie così alla richiesta dei Verdi di apportare la necessaria e indispensabile correzione con il primo provvedimento utile»;
in data 17 marzo 2007, quando tutto sembrava pronto per modificare la norma introdotta nella legge finanziaria, il Governo ha stralciato l'emendamento al decreto legge sulle disposizioni di attuazione degli obblighi comunitari e internazionali, la cosiddetta «mini comunitaria», in cui la modifica era stata inserita;
il Governo - ha spiegato il rappresentante dell'esecutivo, onorevole Grandi - «nel merito conferma il proprio parere favorevole al provvedimento», ma a causa dell'atteggiamento «fortemente critico dell'opposizione» e alla possibilità che pratiche «ostruzionistiche» potessero ritardare l'approvazione del decreto-legge ha chiesto l'inserimento delle novità dei Cip 6 all'interno di un disegno di legge ex novo da approvare in tempi brevi;
al 25 maggio 2007, ossia a sette mesi dalla finanziaria e a quattro mesi e mezzo dopo l'assegnazione del provvedimento alle commissioni competenti, l'esame del disegno di legge S. 1347 che deve correggere l'errore in finanziaria, non è ancora iniziato;
anche il disegno di legge comunitaria in esame al Senato non sembra aver definito allo Stato il problema -:
quale sia la posizione del Governo in materia e in che tempi e che modi intenda mantenere l'impegno assunto in base al quale gli incentivi Cip 6 saranno destinati esclusivamente ad impianti alimentati da
fonti rinnovabili o assimilate e non a termocombustori o ad impianti che utilizzano petrolio.
(4-04675)