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Allegato B
Seduta n. 206 del 18/9/2007
TESTO AGGIORNATO AL 17 OTTOBRE 2007
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzioni in Commissione:
La XIII Commissione,
premesso che:
l'ultimo sondaggio Eurobarometro realizzato per conto della Commissione europea evidenzia un elevato livello di fiducia dei consumatori italiani nei confronti dei prodotti biotecnologici e della ricerca in campo sulle biotecnologie agricole;
dalla tabella 1 a pagina 13 del rapporto si evince che dopo un triennio di crisi di fiducia degli italiani verso le biotecnologie agroalimentari (con una discesa della fiducia dal 54 al 21 per cento tra il 1996 ed il 1999) la percezione pubblica delle biotecnologie è risalita al 65 per cento ossia al valore del 1993, prima che il primo OGM fosse commercializzato;
tale trend positivo accomuna tutta l'Europa e nessun Paese europeo ha diminuito la percezione di fiducia nelle biotecnologie nel triennio 2002-2005;
nella Tabella 3 a pagina 21 del rapporto di Eurobarometro il 54 per cento degli italiani non sono contrari al cibo derivante da piante biotecnologiche nonostante l'impressionante campagna mediatica per demonizzare questa tecnologia;
tale percentuale raggiunge il 74 per cento nel Paese europeo che coltiva OGM da più anni e sulla più estesa superficie, ossia la Spagna su circa 70.000 ettari;
l'associazione Europea per l'Agricoltura Biologica IFOAM e 23 dei 27 Stati membri dell'Unione europea hanno chiesto che la soglia massima di commistione tra prodotti biologici e OGM restasse all'attuale limite dello 0,9 per cento;
bisogna concretamente garantire un'effettiva libertà di scelta alle imprese agricole e ai consumatori che chiedono di poter competere sui mercati internazionali con prodotti sicuri per l'ambiente e per la salute umana ed animale;
è necessario venire incontro alla richieste dei cittadini in materia di cibi sicuri e di qualità;
l'obiettivo è quello di valorizzare le produzioni made in Italy e difenderle dalla omologazione e dalla delocalizzazione territoriale;
la produzione agricola made in Italy è tenuta in alta considerazione per varietà dei prodotti (80 per cento), gusto e ricchezza dei sapori (80 per cento), qualità nutrizionale (79 per cento), legame con il territorio (78 per cento) ed affidabile (74 per cento);
il regolamento (CE) n. 1829/2003 stabilisce inoltre che tutti i mangimi OGM debbano riportare in etichetta la dicitura relativa alla presenza di OGM;
tutti i Consorzi di tutela italiani (Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma, Prosciutto di Sandaniele, eccetera) rispettano tale normativa nelle loro produzioni a marchio DOP ed IGP e i vari consorzi rispettano altresì le normative europee connesse quali quelle fissate in modo specifico per questo settore dal regolamento (CE) n. 1830/2003, che definisce la tracciabilità come la capacità di rintracciare OGM e prodotti ottenuti da OGM in tutte le fasi dell'immissione in commercio attraverso la catena di produzione e di distribuzione;
secondo le norme relative all'emissione deliberata nell'ambiente (direttiva 2001/18/CE e, in precedenza, direttiva 90/220/CE), 18 OGM in Europa sono stati finora autorizzati per vari impieghi: per la coltivazione, l'importazione o la trasformazione, come prodotti per l'alimentazione degli animali e come prodotti per l'alimentazione umana;
le più importanti Agenzie che si occupano di salute e sicurezza dei cittadini, come l'EFSA, agenzia europea per la sicurezza alimentare e l'Organizzazione
mondiale della Sanità (WHO) oltre all'Unione europea, la FAO, le Nazioni Unite e tutte le più prestigiose Accademie scientifiche mondiali, inclusa la Pontificia Accademia per le Scienza hanno attestato la sicurezza degli OGM per l'ambiente e la salute animale ed umana;
l'organizzazione multinazionale Greenpeace sta conducendo da mesi un attacco secondo i sottoscrittori del presente atto indiscriminato e denigratorio al Consorzio del Parmigiano Reggiano ed in prospettiva a tutti i Consorzi di tutela italiani;
cambiare il tipo di approvvigionamento dei mangimi da parte dei Consorzi di tutela comporterebbe un innalzamento medio dei costi per i consumatori del 30 per cento;
gli stessi produttori di parmigiano non-OGM dichiarano che sono costretti a vendere oltre 40 per cento delle loro forme dichiarando che trattasi di Parmigiano tradizionale e non senza OGM perché altrimenti non avrebbero mercato (citazione da il Salvagente del 5 luglio 2007, pagina 8);
il costo del mais biologico di 60 euro la tonnellata più elevato di quello non biologico;
non sono commercializzati in Italia semi di soia biologici;
impegna il Governo:
a sviluppare azioni volte a favorire e tutelare la rispettabilità e l'affidabilità dei consorzi di tutela nazionali a partire da quello del Parmigiano Reggiano che rispettano le vigenti norme europee in termini di sicurezza alimentare ed utilizzo di mangimi;
a realizzare intereventi ed iniziative capaci di assicurare l'assenza di speculazioni e disinformazione a mezzo stampa o web che mirino a diminuire la fiducia dei consumatori verso le produzioni nazionali di alto pregio e qualità;
a valutare attentamente le conseguenze di atti e comportamenti che nel cambiare radicalmente le attuali fonti di approvvigionamento delle materie prime necessarie al comparto della mangimistica, potrebbero causare un elevato aumento dei costi di produzione con il derivante aumento dei prezzi dei prodotti al consumo e quindi l'uscita dei principali mercati nazionali e mondiali con grave danno per la bilancia agroalimentare italiana che già oggi è in rosso per 9,6 miliardi di euro.
(7-00272) «Marinello, Romele».
La XIII Commissione,
premesso che:
nel 2006 sono stati banditi diversi concorsi pubblici per esami da parte del Ministero delle politiche agricole, con relativa pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - 4a serie speciale - n. 101 del 23 dicembre 2005, in particolare un concorso, per esami, a diciassette posti di collaboratore amministrativo, area C, posizione economica C1, del ruolo agricoltura del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali; un concorso, per esami, a diciassette posti di direttore amministrativo, area C, posizione economica C2, del ruolo agricoltura del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali; un concorso, per esami, a tredici posti di direttore tecnico, area C, posizione economica C2, del ruolo agricoltura del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali; un concorso, per esami, a diciassette posti di collaboratore tecnico, area C, posizione economica C1, del ruolo agricoltura del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
l'organico del personale del Ministero delle politiche agricole e forestali è fortemente scoperto (dal pluriennale blocco delle assunzioni), tanto che a livello complessivo ha una percentuale di scoperto del 41,59 per cento, ed in particolare per le qualifiche attinenti ai concorsi sopraddetti vi sono vacanze di 118 posti
(72,39 per cento) per la posizione economica C1 e di 98 posti (48,76 per cento) per la posizione economica C2;
sono state già espletate le procedure degli esami di cui sopra e di conseguenza sono state approvate le graduatorie finali, pubblicate nel Bollettino MIPAF n. 12 del 27 settembre 2006, ma che ancora non sono stati assunti i vincitori, peraltro insufficienti a coprire le carenze di organico;
la situazione è tanto più grave se si pensa alle molteplici funzioni assegnate al Ministero delle politiche agricole da recenti previsioni normative;
nel corso dell'anno 2007 sono stati presentati diversi emendamenti da parte dei gruppi sia di maggioranza che di opposizione, in particolare in occasione della conversione del decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81 «Disposizioni urgenti in materia finanziaria» il che manifesta la volontà bipartisan a superare le carenze nell'organico del ministero delle politiche agricole alimentari e forestali,
impegna il Governo
a dare seguito con urgenza alle assunzioni ormai improcrastinabili dei concorsi banditi ed espletati dal Mipaaf, citati in premessa.
(7-00273) «Misuraca, Fabbri, Baldelli, Giuseppe Fini, Grimaldi, Iannarilli, Licastro Scardino, Marinello, Minardo, Romele, Paolo Russo, Delfino».
La XIII Commissione,
premesso che:
ai sensi del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 529, recante «Attuazione della direttiva 91/174/CEE, relativa alle condizioni zootecniche e genealogiche che disciplinano la commercializzazione degli animali di razza», i libri genealogici delle specie animali minori, tra le quali si annovera la specie canina, sono istituiti dalle associazioni nazionali di allevatori di specie o di razza;
il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, provvede ad approvare i disciplinari delle associazioni di allevatori che istituiscono e gestiscono libri genealogici, ai sensi dell'articolo 2 del citato decreto legislativo n. 529 del 1992, ed a vigilare sugli adempimenti previsti dagli stessi disciplinari;
l'Ente Nazionale Cinofilia Italiana (ENCI), riconosciuto con regio decreto 13 giugno 1940 n. 1051 e sottoposto alla vigilanza del Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali, gestisce il libro genealogico del cane di razza;
l'ENCI è un'associazione di allevatori a carattere tecnico-economico, avente per scopo la tutela delle razze canine riconosciute, anche migliorandone ed incrementandone l'allevamento, nonché disciplinandone e favorendone l'impiego e la valorizzazione ai fini zootecnici, oltre che sportivi;
il disciplinare del libro genealogico del cane di razza è stato approvato con decreto ministeriale n. 21095 del 5 febbraio 1996, successivamente modificato con decreto ministeriale n. 22383 del 3 giugno 2003;
il disciplinare, all'articolo 3, prevede che l'ENCI provveda all'attività del libro genealogico con la Commissione tecnica centrale, l'Ufficio centrale del libro genealogico ed il corpo degli esperti. In applicazione di tale disciplinare, con decreto ministeriale n. 20894 del 18 aprile 2000, sono state approvate le norme tecniche del libro genealogico, successivamente sostituite con decreto ministeriale n. 21203 dell'8 marzo 2005;
nel corso degli ultimi anni la vita sociale dell'ENCI è stata contraddistinta da notevoli conflittualità a causa delle quali, derivandone una inefficace e spesso irregolare tenuta del Libro delle Origini, cioè dell'anagrafe dei cani di razza, i competenti Ministri delle politiche agricole
alimentari e forestali pro tempore, hanno dovuto provvedere al commissariamento dell'Ente stesso;
i contrasti interni all'Ente non sono stati sanati nell'ambito dei plurimi commissariamenti succedutisi nell'ultimo decennio, infatti consta ai sottoscrittori del presente atto che ancora attualmente sono ricorrenti conflitti interni e momenti gravi di cattivo se non irregolare funzionamento dei suoi organi, cui consegue un non conforme esercizio delle funzioni pubblicistiche allo scopo delegate circa la gestione del libro genealogico;
in numerosi atti di sindacato ispettivo presentati nel corso della presente Legislatura in entrambi i due rami del Parlamento sono stati denunciati fatti problematici in ordine alla gestione del Libro genealogico, evidenziando profili che avrebbero richiesto una pronta ed inderogabile revoca della delega di cui trattasi;
rispetto alle molteplici problematiche revocatorie che sono state allo scopo evidenziate nei citati atti di sindacato ispettivo, tra cui si citano il non adeguamento della banca dati dell'ENCI alle norme vigenti in materia di identificazione dei cani, l'inosservanza della legge 14 agosto 1991 n. 281, (Legge quadro in materia di animali di affezione prevenzione del randagismo) in riferimento alla registrazione dei cuccioli al Libro genealogico, la disapplicazione della certificazione veterinaria ai fini della iscrizione degli esemplari ai Registri, l'inadempienza rispetto alla formazione ed alla pubblicizzazione del Registro degli allevatori e dei proprietari, la revoca della tutela di 15 razze canine alla Società italiana pro segugio (SIPS), secondo i sottoscrittori del presente atto assunta in violazione dei pertinenti regolamenti di settore, il ministro interrogato, nel fornire pertinenti risposte, ha condiviso la gravità delle questioni indicate assicurando un proprio intervento per ricondurle alla regolarità e assicurando l'adozione di provvedimenti necessari a ridare trasparenza e correttezza alla vita dell'Ente, ma soprattutto all'applicazione della disciplina per la tenuta del libro genealogico da parte dell'ENCI;
allo stato attuale ai firmatari del presente atto sembrano perdurare le asperità nella vita sociale dell'ENCI, ma in particolare sembrano aumentate le criticità nell'esercizio delle funzioni pubbliche relative alla tenuta del libro genealogico;
neppure la recente approvazione del decreto ministeriale 10056 del 2007 sembra efficace per dare soluzioni alle molteplici problematiche che gravano sull'ENCI, infatti tale decreto solo in parte riesce a recepire le richieste dei soggetti interessati, soprattutto riguardo all'obbligo di iscrizione, entro il 1o ottobre 2007, nel libro genealogico, riservata solo ai cani iscritti all'anagrafe canina istituita su base regionale;
andrebbero individuate misure efficaci atte a ricondurre il funzionamento dell'ENCI nei parametri di efficienza e funzionalità che teoricamente gli dovrebbero appartenere ed in tal senso permettergli di svolgere con elevata professionalità tutte quelle attività di pregio che il suo statuto vede, come l'obiettivo di conservare e garantire le specificità di ciascuna razza e promuoverne il miglioramento genetico, privilegiando l'adeguamento del cane di razza ai bisogni e alle aspettative dell'uomo, ciò che farebbe risollevare anche le sorti dell'allevamento nazionale cinofilo, attualmente in evidente situazione di crisi;
ad avviso dei firmatari del presente atto i principali punti critici che andrebbero affrontati in caso si decidesse di elaborare un programma di rilancio funzionale dell'ENCI si possono indicare nei seguenti:
a) carente partecipazione dei soci alla vita dell'ENCI;
b) gestione di tipo verticistico di tutti gli organi statutari;
c) necessità di incrementare managerialità e professionalità delle cariche;
d) necessità di incrementare la preparazione tecnico-scientifica, anche ai fini delle verifiche zootecniche;
e) inappropriatezza degli organi competenti ad effettuare scelte strategiche rispetto alle finalità dell'Ente;
f) mancata costituzione e messa a regime dell'Ufficio del libro, da cui dipende tutta la gestione zootecnica affidata all'ENCI, così come previsto dal Disciplinare del Libro Genealogico del Cane di razza, di cui al decreto ministeriale n. 21095 del 5 febbraio 1996 e successive modificazioni ed integrazioni (decreto ministeriale n. 22383 del 3 maggio 2003);
la tenuta del Libro genealogico, almeno fino a quando non sarà conseguita una concreta e riconosciuta gestione regolare dell'ENCI, andrebbe ricondotta nell'ambito di un organismo specifico, di natura pubblica, quale un istituto commissariale dotato di più figure che oltre a gestire il Libro, potrebbe elaborare le strategie su cui fondare il rinnovamento ed il rilancio dell'ENCI stesso,
impegna il Governo:
a revocare la tenuta del Libro genealogico del cane di razza all'ENCI affidandola ad un organismo commissariale specifico, che in un tempo da stabilire, oltre ad esercitare la tenuta del libro stesso, elabori un progetto di misure atte a ristrutturare secondo un modello funzionale e trasparente la conduzione dell'Ente, in particolare individuando gli interventi idonei ad eliminare i cinque punti critici indicati in premessa;
a prevedere, nell'ambito dell'istituzione dell'organismo commissariale, che tale istituto sia formato da un Commissario ad acta, assistito da più sub commissari aventi competenze attinenti con gli scopi del commissariamento stesso.
(7-00274) «Lion, Camillo Piazza, Fundarò, Mellano, Romele, Marinello, Ruvolo, Martinello, Delfino».