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Allegato A
Seduta n. 207 del 19/9/2007
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(Sezione 13 - Orientamenti del Governo sull'abolizione della tassa di concessione governativa sui contratti di abbonamento di telefonia mobile)
LEONE e DELLA VEDOVA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel corso dell'esame alla Camera dei deputati del decreto legge n. 7 del 2007 (cosiddetto «decreto Bersani»), poi convertito in legge, il Governo ha recepito due ordini del giorno, presentati dall'onorevole Della Vedova e dall'onorevole Andrea Lulli - con i quali si impegna ad adottare iniziative normative volte all'eliminazione della tassa di concessione governativa gravante sui contratti di abbonamento di telefonia mobile, «anche - si legge nel deliberato di uno degli ordini del giorno - in occasione della prossima manovra di finanza pubblica»;
la tassa di concessione governativa sugli abbonamenti di telefonia mobile - introdotta all'inizio degli anni novanta, quando il telefono cellulare era considerato un bene di lusso - ha assunto oggi caratteristiche regressive, che penalizzano, in particolare, i percettori di redditi medio-bassi e i piccoli lavoratori autonomi;
il permanere di questa imposta ha causato la polarizzazione dell'utenza verso il servizio prepagato, creando le condizioni perché le compagnie telefoniche potessero prevedere il contributo di ricarica, senza
incorrere in cali di domanda: come accertato da una indagine congiunta dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato del novembre 2006, la tassa di concessione governativa provocava per l'utente medio un aggravio superiore alla spesa di ricarica, tale da rendere quest'ultima comunque preferibile;
la mancata abrogazione della tassa di concessione governativa sugli abbonamenti ha reso poco efficace l'abolizione del contributo di ricarica disposto dal «decreto Bersani»: poche settimane dopo l'entrata in vigore del provvedimento, le compagnie telefoniche hanno reagito al rischio di un calo di redditività rivedendo le tariffe, con aumenti stimati tra il 10 e il 25 per cento;
quanto appena detto era ampiamente prevedibile, tanto che, in sede di dibattito, il Sottosegretario Mario Lettieri aveva dichiarato che «l'abolizione dei costi di ricarica non determinerà diminuzione del fatturato del settore per il concomitante effetto della ristrutturazione delle tariffe»;
l'abbattimento dell'imposizione sui contratti di abbonamento di telefonia mobile garantirebbe una maggiore apertura del mercato, eliminerebbe l'effetto di polarizzazione dell'utenza verso il sistema prepagato, favorendo l'effettiva riduzione dei prezzi del servizio a beneficio degli utenti;
la copertura finanziaria del provvedimento, pari a circa 750 milioni di euro, appare assolutamente compatibile con lo stato delle finanze pubbliche -:
se il Governo non intenda inserire nel disegno di legge finanziaria l'abolizione della tassa di concessione governativa sui contratti di abbonamento di telefonia mobile, come da impegno assunto nei confronti della Camera dei deputati, e, in caso contrario, quali siano le motivazioni di questa omissione, tanto più grave se si considera che essa deriva da uno specifico atto di indirizzo della Camera dei deputati.(3-01233)
(18 settembre 2007)