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Allegato B
Seduta n. 207 del 19/9/2007
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GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
GASPARRI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la magistratura di Brescia stava indagando sulla fuga di notizie riguardante il caso Abu Omar;
in particolare il quotidiano Repubblica aveva potuto disporre di materiale in possesso della magistratura milanese;
tale vicenda ha riguardato le attività condotte a Milano da Ferdinando Pomarici e Armando Spataro;
la fuga di notizie che si è verificata più volte ha determinato un grave nocumento per l'attività di contrasto al terrorismo internazionale condotto dai servizi di sicurezza italiani e dai servizi di sicurezza di altri Paesi alleati;
i magistrati di Brescia avevano individuato documenti di grande interesse sia presso la redazione di Repubblica che presso uffici giudiziari, rilevando, come hanno affermato alcuni giornali nei giorni 16 e 17 settembre 2007, che almeno un documento ritenuto riservato formato sul computer del Procuratore aggiunto Armando Spataro, partito via e-mail dagli uffici della Procura di Milano era finito sulle pagine di Repubblica dopo essere transitato per i computer della Digos di Milano;
al termine dei sei mesi di indagine, come prescrivono le norme, il Pubblico Ministero di Brescia aveva chiesto, come consuetudine, la proroga per le indagini,
sottolineando la complessità degli accertamenti in corso; contrastando una prassi abituale che prevede sempre la proroga delle indagini, il giudice di Brescia ha negato questa possibilità;
a questo punto il fascicolo finisce su un binario morto, avendo proposto i magistrati bresciani l'archiviazione dell'incartamento che cercava di dare un nome agli autori delle violazioni non di uno, ma di due segreti, come afferma Il Giornale di lunedì 17 settembre 2007 «quello investigativo e quello ancora più delicato di Stato»;
perfino Armando Spataro, il cui nome compare in testa alla richiesta di archiviazione, esprime meraviglia perché questa decisione, a detta del magistrato, «lascia spazio a sospetti privi di qualsiasi giustificazione e logica»;
le valutazioni di Spataro sono ovviamente soggettive, ma resta il sospetto che proprio dal suo ufficio possano essere partite notizie riservate;
il blocco dell'attività investigativa appare sconcertante e tale da impedire l'accertamento di gravi violazioni ai danni del segreto di Stato e di lasciare gravare il sospetto sullo stesso Spataro, che esprime meraviglia perché il blocco delle indagini non gli consente di dimostrare, ammesso che ciò sia possibile, la sua estraneità alle gravi colpe delle quali avrebbe potuto in teoria essere accusato al termine dell'inchiesta;
ad avviso dell'interrogante non si può poi certo ritenere che questo sia il modo per combattere le fughe di notizie che indeboliscono e disarmano il nostro Paese di fronte all'offensiva del terrorismo fondamentalista di cui Abu Omar è stato, e probabilmente è ancora, notoriamente un pericoloso esponente -:
se non ritenga di disporre iniziative ispettive sulla magistratura bresciana, che si è comportata in questa singolare maniera.
(3-01238)
Interrogazioni a risposta scritta:
FABRIS. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
tra le regioni italiane di vaste dimensioni, la Regione Veneto è quella che, avendo un'unica sede di Corte d'Appello ed un contenzioso giudiziario molto rilevante, registra il sovraccarico di lavoro più sostanzioso, che rende di fatto impossibile una celere ed efficiente amministrazione della giustizia;
la Corte d'Appello di Venezia, infatti, deve da sola far fronte alle impugnazioni provenienti dagli otto Tribunali del distretto, ossia i tribunali di Venezia, Bassano del Grappa, Verona, Vicenza, Rovigo, Belluno, Treviso e Padova;
come recentemente denunciato da alcuni organi di stampa, in particolare da L'Espresso del 20 settembre 2007, la Corte d'appello di Venezia non appare in grado di assicurare, non soltanto una efficiente amministrazione della giustizia, ma neppure la sicurezza del personale e degli utenti che operano al suo interno;
con una giacenza media dei procedimenti penali di 1200 giorni, la Corte d'Appello di Venezia si colloca al secondo posto, dopo la corte d'Appello di Ancona, tra tutte le Corti d'Appello d'Italia per lentezza dei procedimenti;
ad oggi la Corte d'Appello di Venezia registra numerose vacanze di organico, con una percentuale di scopertura pari al 9,07 per cento a fronte di una percentuale nazionale del 7,7 per cento, scopertura che interessa la stessa carica di Presidente, che ad un anno dalla cessazione dall'incarico non è stato ancora sostituito -:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere affinché si possa riportare l'amministrazione della giustizia in Veneto entro canoni di efficienza e celerità, anche attraverso l'istituzione di altre sedi di Corte d'Appello che, affiancandosi alla sede di Venezia, contribuiscano a risolvere i problemi rilevati, tenendo anche conto dei disagi derivanti ai cittadini e agli operatori dalla situazione descritta.
(4-04841)
MIGLIORI e ULIVI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta particolarmente sottoridotto l'organico di Polizia penitenziaria presente presso il carcere di Pisa con effetti negativi per la sicurezza e la stessa regolare fruizione dei diritti alle visite da parte dei reclusi;
soprattutto la notte si registra una particolare difficoltà ad assicurare i servizi essenziali;
il carcere di Pisa fu costruito negli anni trenta ed è privo dei necessari supporti di meccanizzazione ed è quindi necessitante di urgenti interventi di ristrutturazione;
il Ministero ha accordato a Pisa per lavori di ordinaria manutenzione la risibile cifra di mille euro -:
quali immediate iniziative si intendano assumere per assicurare al carcere di Pisa un adeguato numero di agenti di Polizia penitenziaria ed adeguate risorse.
(4-04852)
MIGLIORI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nonostante gli interventi di riforma e riorganizzazione volti ad assicurare il miglioramento della funzionalità dell'Amministrazione Penitenziaria, il dato relativo ai decessi in carcere è rimasto costante negli anni, il numero delle evasioni pare addirittura in aumento e molti istituti di pena versano ormai in condizioni fatiscenti per la protratta mancanza di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria;
un'efficace azione amministrativa in materia di esecuzione penale richiederebbe oculati investimenti in termini di risorse materiali ed umane, con riguardo particolare alle professionalità preposte agli interventi educativi e di sostegno ed un'attenzione privilegiata per le strutture periferiche di erogazione del servizio cosiddetto front-line;
in considerazione della necessità di colmare le gravissime carenze che affliggono gli organici del personale tecnico - amministrativo ed educativo - trattamentale, con PP.DD.GG. del 2003 e del 2004 (Provvedimenti del Direttore generale del personale) erano stati banditi concorsi per il reclutamento di educatori, collaboratori amministrativi, contabili, psicologi ed infermieri;
a tutt'oggi non risultano essere state fatte assunzioni con riferimento alle citate professionalità, mentre in nome delle esigenze di sicurezza prosegue la politica di assunzione di agenti di Polizia penitenziaria, poi regolarmente distolti dai sevizi istituzionali presso le strutture periferiche per essere adibiti ad attività amministrative e-o contabili nelle strutture centrali e/o regionali;
al fine di garantire l'impiego di personale di Polizia penitenziaria in compiti attinenti la sicurezza l'articolo 9, comma 21, dell'Accordo Quadro Nazionale siglato il 24 marzo 2004 tra l'Amministrazione Penitenziaria e le OO.SS. (Organizzazioni sindacali) di Comparto, prevede l'impegno dell'Amministrazione a restituire ai servizi istituzionali «entro un anno dalla stipula del presente accordo il personale di Polizia penitenziaria attualmente impiegato in compiti amministrativocontabili».
quanto sopra, evidentemente seppur in tardiva attuazione del divieto imposto dall'articolo 5, comma 3 della legge n. 395 del 15 dicembre 1990 tutt'ora in vigore, secondo il quale «gli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria non possono comunque essere impiegati in compiti che non siano direttamente connessi ai sevizi di istituto» -:
quale sia lo stato delle procedure relative ai seguenti concorsi pubblici indetti con i PP.DD.GG. del 21 novembre 2003 e del 18 ottobre 2004:
n. 50 educatori C2;
n. 397 educatori C1;
n. 39 psicologi C1;
n. 36 collaboratori C1;
n. 110 contabili C1;
n. 90 infermieri B2;
quale sia il numero del personale di Polizia penitenziaria impiegato in compiti non istituzionali (tecniciamministrativi e/o contabili):
nelle strutture e servizi periferici;
presso i Provveditorati Regionali e le Scuole di formazione;
presso gli uffici e le articolazioni del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria;
quali sia il numero dei funzionari direttivi del Corpo di Polizia penitenziaria impiegati presso il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria in compiti diversi da quelli istituzionali, individuati dal decreto ministeriale del 2004, nonché i criteri utilizzati per la loro selezione e l'affidamento dei relativi incarichi;
quali sia lo stato delle procedure finalizzate all'attuazione dell'articolo 9, comma 2 dell'Accordo Quadro Nazionale siglato il 24 marzo 2004;
quali siano gli oneri relativi alla gestione del personale di Polizia penitenziaria impiegato in attività non istituzionali presso il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria e quelli relativi alla gestione di personale di corrispondente qualifica e/o livello appartenente al Comparto Ministeri.
(4-04857)