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Allegato B
Seduta n. 209 del 24/9/2007
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta scritta:
CAMPA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
alcuni giorni fa la rete ferroviaria del Nord-Est è rimasta paralizzata per lunghe ore, causando gravissimi disagi a decine di migliaia di viaggiatori. L'accaduto ha danneggiato soprattutto i lavoratori pendolari. Tutti sono rimasti in balia dell'inefficienza dell'organizzazione di Trenitalia che non ha predisposto adeguati servizi di autocorriere sostitutivi, ma soprattutto per l'assoluta mancanza d'informazioni;
i passeggeri e i pendolari sono rimasti abbandonati a se stessi, in certi casi fino a cinque ore, senza alcuna notizia sulla situazione degli arrivi e delle partenze. Al di là dei rilevanti disagi, l'emergenza ha creato comprensibili allarmi tra chi attendeva l'arrivo di passeggeri;
alla stazione di Venezia Santa Lucia è regnato lungamente il caos più totale e questo a causa delle strutture inadeguate per un sistema ferroviario moderno. Il tabellone dell'atrio segnala solo i ritardi dei treni in arrivo, mentre quello delle partenze non è provvisto del quadrante per indicare il ritardo. Potrebbe sembrare tutto ciò frutto di presunzione, pensando che Trenitalia faccia partire i convogli con la precisione di quelli svizzeri, ma non è così, si tratta soltanto di un disservizio intollerabile. Nella stessa stazione ferroviaria veneziana, con il passare delle ore, si è raggiunto il grottesco, dal momento che l'altoparlante continuava a dare informazioni che venivano immediatamente smentite;
i primi momenti di smarrimento si sono mutati in uno stato di agitazione alimentato dalla stanchezza e dall'impossibilità di ottenere assistenza, tanto che l'assessore regionale ai trasporti Renato Chisso, rivolgendosi ai dirigenti di Trenitalia ha affermato: «Gli utenti del servizio ferroviario, i lavoratori pendolari non sono bestie da spingere qua e là all'interno delle stazioni, senza spiegare loro la situazione e senza mettere in atto interventi alternativi»;
l'eccezionalità degli eventi che ha causato il blocco del movimento ferroviario, non può in alcun modo giustificare l'accaduto. È emersa l'inadeguatezza degli interventi dell'apparato tecnico sulle strutture della rete e sono state messe in luce le gravissime carenze nell'organizzazione delle stazioni ferroviarie, che non si limitano solo a quelle del Veneto colpite da questa emergenza, ma a tutta la rete nazionale. A Termini, l'indicazione dei binari dei convogli in partenza, spesso, viene annunciata soltanto pochissimi minuti prima, provocando corse scomposte dei passeggeri gravati dai bagagli. Una situazione che un Paese moderno non può tollerare, soprattutto se si considera che il costo dei biglietti ha raggiunto cifre elevate e che la pretesa di un servizio adeguato e più che legittima -:
quali iniziative intenda prendere il Governo per adeguare le linee ferroviarie italiane alle necessità tecnologiche e per l'organizzazione delle stazioni ferroviarie, non soltanto per assicurare un servizio adeguato, ma anche per garantire la sicurezza dei passeggeri esposti alle carenze che periodicamente emergono nelle strutture e negli apparati della rete.
(4-04918)
DEL BUE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la legge 12 marzo 1999, n. 68 recante «Norme per il diritto al lavoro dei disabili» ha come finalità la promozione dell'inserimento e dell'integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato;
l'articolo 3 di detta legge prescrive che i datori di lavoro pubblici e privati sono tenuti ad avere alle loro dipendenze lavoratori appartenenti alle categorie di disabili in base a un determinato numero, stabilito per legge, di lavoratori occupati;
in base all'articolo 5 della legge n. 68 del 1999, entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della legge, avvenuta per la disposizione in oggetto ex articolo 23, comma 1, il giorno successivo a quello della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale che ha avuto luogo il 23 marzo 1999, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dovevano essere «individuate le mansioni che, in relazione all'attività svolta dalle amministrazioni pubbliche e dagli enti pubblici non economici, non consentono l'occupazione di lavoratori disabili o la consentono in misura ridotta», così come doveva essere determinata la misura dell'eventuale riduzione;
a oggi detto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non è ancora stato emanato cosicché diverse Regioni, trovandosi nell'impossibilità oggettiva di quantificare la percentuale e il numero dei posti da riservare ai lavoratori disabili, non sono in grado ottemperare agli obblighi di assunzione di cui alla legge n. 68 del 1999;
detta situazione penalizza ulteriormente i soggetti disabili venendo meno alle finalità della stessa legge n. 68 del 1999 -:
quali siano le motivazioni per cui a distanza di otto anni il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 5 della legge n. 68 del 1999 non è ancora stato emanato;
entro quali termini si ritiene di provvedere e quali provvedimenti si intendano adottare, nelle more dell'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui sopra, a garanzia dell'occupazione dei lavoratori disabili.
(4-04922)
PEDRINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il blackout che nel 2003, a cui si aggiungono le recenti previsioni sul fabbisogno energetico per il 2008 e per gli anni futuri, conferma l'allarme energetico nel nostro Paese e, a quattro anni di distanza, sembra non aver avuto alcuna conseguenza di seria programmazione energetica concreta quali il miglioramento delle infrastrutture energetiche e della diversificazione del mix di combustibili;
in tutta Europa, siamo l'unico Paese a generare energia elettrica bruciando prevalentemente olio e gas, laddove altri Paesi usano una strategia diversificata su varie produzioni;
nel 2006 la domanda di energia elettrica in Italia è stata di 338 TWh (terawattora);
sempre nel 2006 l'Italia ha importato il 13 per cento (44,7 TWh) di energia secondaria (energia elettrica, idroelettrica, benzine e altro da processi di lavorazione) e circa il 75 per cento di energia primaria (fonti rinnovabili, petrolio, carbone e gas);
dal confronto con i paesi industrializzati emerge che l'Italia è il paese occidentale che utilizza più gas, pur non avendo grandi giacimenti di questa materia prima sul proprio territorio;
l'Italia, già oggi, importa oltre l'80 per cento del proprio fabbisogno di gas, e si prevede che tale dipendenza aumenterà nei prossimi venti trenta anni a valori prossimi al 100 per cento;
per ottemperare all'aumento della domanda di gas, anche in vista del prossimo inverno, la Stogit (società di stoccaggio di Eni) ha richiesto al Ministero dell'Ambiente di aumentare del 7 per cento la capacità di stoccaggio del bacino di Settala (Milano), in grado di stivare circa 500 milioni di metri cubi di gas in più rispetto ad oggi. Come risposta, la Commissione VIA con il parere n. 953 del 12 luglio 2007 stabilisce che il progetto, in termini generali, mostra di avere i requisiti per essere escluso dalla procedura di valutazione ambientale, ovvero non necessita di parere ambientale. Nella stessa decisione la Commissione
VIA esprime, contraddicendo se stessa nel punto in cui dichiara che il progetto ha i requisiti per essere escluso dalla procedura di valutazione ambientale, la necessità che il progetto, per la novità che introduce anche come tipologia di opera, debba vedere assicurata l'informazione alla «popolazione» in modo da permettere, all'eventuale futuro Gruppo di Valutazione, l'acquisizione di ulteriori informazioni su eventuali criticità in essere sul territorio non rilevate nel corso dell'istruttoria condotta dalla Commissione stessa;
oggi in Europa sono in esercizio 14 impianti di rigassificazione, ed esattamente: Zeebrugger (Belgio), Isle of Grain (Regno Unito), Montoir de Bretagne (Francia), Fos Tonkin (Francia), Revithoussa (Grecia), Aliaga (Turchia), Sines (Portogallo), Ferron (Spagna), Barcellona (Spagna), Huelva (Spagna), Cartagena (Spagna), Bilbao (Spagna), Sagunto (Spagna), e solo uno di essi, peraltro piuttosto piccolo, è localizzato in Italia a Panigaglia;
oggi tutti i paesi occidentali stanno investendo in terminali per il Gas Naturale Liquefatto (LNG) sul proprio territorio per aumentare la liquidità del mercato e la sicurezza delle forniture;
uno studio, commissionato da una azienda pubblica italiana, ha stimato in 40 miliardi di euro da qui al 2020 i «costi del non fare» nel solo settore energia (centrali, rigassificatori, elettrodotti);
da quanto sopra esposto si denota la mancanza di una strategia moderna ed europea di politica energetica di programmazione della gestione nazionale generale e di sviluppo del sistema produttivo e distributivo, che rischia di avere non poche ripercussioni negli anni a venire sul peso della bolletta energetica del Paese Italia -:
come il Governo intenda operare per ridurre in maniera definitiva i rischi derivanti dalla nostra dipendenza energetica, e se stia delineando una strategia per la politica energetica del Paese, inquadrata in un più ampio contesto europeo capace di conferire stabilità e sicurezza e, non da ultimo, realizzare sensibili riduzioni del peso economico e ambientale della bolletta energetica del Paese Italia, in particolare attraverso:
a) l'individuazione di percorsi normativi e regolamentari agevolati volti all'adeguamento delle infrastrutture energetiche italiane e in particolare quelle del gas, rispetto ai nuovi trend di domanda, in modo da allineare l'Italia al resto dei Paesi europei;
b) il riequilibrio del mix di combustibili sviluppando le fonti rinnovabili ma allo stesso tempo incentivando l'utilizzo di una quota maggiore di carbone pulito, con le tecnologie più moderne in compatibilità con le norme sanitarie ed ambientali;
c) il recupero del ritardo accumulato rispetto alla gran parte dei Paesi europei, dotandosi di almeno quattro rigassificatori, coinvolgendo in maniera adeguata ed equilibrata le istituzioni a livello centrale e a livello locale cosi da superare tutti gli ostacoli che sinora hanno impedito la realizzazione di tali opere.
(4-04923)