Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 210 del 25/9/2007
...
AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta scritta:
LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane tra la giunta militare del Myanmar, l'ex Birmania, e gli attivisti per la democrazia sono nuovamente emerse delle forti tensioni sfociate rapidamente in una serie di manifestazioni pubbliche brutalmente represse. Secondo quanto riportato da più organi di stampa internazionali le proteste, di carattere pacifico, sono iniziate il 19 agosto scorso a seguito del repentino aumento del 500 per cento dei prezzi di benzina, nafta e gpl, che ha paralizzato la circolazione nei centri urbani ed ha comportato un analogo aumento per i beni alimentari. A parere di molti tali aumenti nascondono l'intenzione di inasprire il contrasto verso le organizzazioni democratiche di resistenza interna e rappresentano un modo per prolungare sine die il lavoro della Convenzione per la definizione di una nuova Costituzione;
le dimostrazioni pacifiche volte al ripristino della democrazia e sostenute da decenni da svariati movimenti politici come la NDL (Lega Nazionale per la Democrazia) e da organizzazioni sindacali clandestine sono sempre state duramente soffocate e punite. Per Amnesty International, nell'ex colonia britannica sono almeno centocinquanta le persone già finite in carcere dall'inizio di queste ultime proteste. Uno dei primi ad essere arrestato è stato Min Ko Naing, considerato il dirigente democratico più importante del Paese dopo Suu Kyi, Nobel per la pace agli arresti domiciliari da diciassette anni. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, che hanno duramente condannato le azioni dei soldati, nelle carceri birmane sono tuttora rinchiusi circa 1.100 prigionieri politici;
la stessa Croce Rossa internazionale - che in genere evita prese di posizione contro i governi - ha condannato la giunta militare birmana con una durezza pari a quella espressa per il genocidio del Ruanda nel 1994. La requisitoria della Croce Rossa è un elenco terribile di crimini. Nella loro lotta contro le minoranze etniche (come i Karen di religione cristiana) i militari birmani hanno distrutto più villaggi di quanti ne sono stati rasi al suolo nel Darfur. La giunta continua a imporre i lavori forzati alla popolazione, descrivendoli come «volontariato di tradizione buddista». Il narcotraffico che parte dal Triangolo d'Oro ai confini con Laos e Thailandia, gestito dal «signore della guerra» Khun Sha in accordo con il regime, ha provocato un'epidemia di Aids. Sempre più numerosi sono i birmani e le birmane costretti a emigrare in Thailandia in condizioni disperate; come clandestini finiscono in semischiavitù nei cantieri edili o nella prostituzione;
contestualmente la rivolta coinvolge migliaia di Monaci Buddisti che sono stati oggetto di rappresaglie ed ai quali in diversi casi hanno chiuso pagode e monasteri per il culto. Sempre come salvaguardia del proprio potere detenuto dal 1962 il Governo militare ha tagliato tutti i collegamenti telefonici e mediatici con l'estero. Proprio quella della libertà di espressione, per media e cittadini, è una situazione molto grave come ritratto dagli indicatori della Banca Mondiale sulla Governance del Country Data Report for MYANMAR 1996-2006 -:
quale iniziativa intenda attivare in sede europea ed internazionale perché la giunta militare liberi tutti i manifestanti arrestati, riveda le proprie scelte economiche e si impegni in un serio dialogo di trasformazione democratica con tutte le organizzazioni ed i rappresentanti dei movimenti di resistenza interna. Se non consideri inoltre necessario intervenire in sede di Consiglio di Sicurezza per convincere paesi come la Cina e la Russia a rivedere le proprie posizioni di veto verso ogni tentativo di adottare risoluzioni di condanna nei confronti dei militari birmani, responsabili del conflitto armato più lungo del mondo contemporaneo dalla fine della seconda guerra mondiale.
(4-04936)