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Allegato B
Seduta n. 215 del 2/10/2007
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LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XI Commissione:
ROSSO, ZANETTA e FABBRI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
in data 7 novembre 2006 il Ministro del lavoro e della previdenza sociale di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze ha disposto il commissariamento della Fondazione Enasarco;
la decisione di sciogliere il Consiglio di Amministrazione della Fondazione - in carica dal gennaio 2006 e diverso da quello che aveva operato fino al dicembre 2005 - era stata presa in base a fatti e comportamenti imputabili al precedente Consiglio di Amministrazione, come è stato riconosciuto dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale stesso;
nel decreto di commissariamento, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 30 giugno 1994 n. 509, è stato specificato che il commissario straordinario è stato nominato con il compito «di salvaguardare la corretta gestione dell'Ente e di avviare e concludere la proceduta per rieleggere gli amministratori dell'ente stesso, ai sensi di legge»;
tuttavia, non rientra nelle competenze del commissario straordinario provvedere alla ricostituzione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Enasarco senza garantire, insieme al principio
di rappresentanza, anche il rispetto del grado di rappresentatività di tutte le parti sociali che ne fanno parte;
per prassi consolidata, oltre che per giurisprudenza costante, infatti, le organizzazioni comparativamente più rappresentative indicate dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale devono essere rappresentate in Consiglio non in modo necessariamente paritario, bensì in misura che rispetti, insieme con il principio pluralistico, anche principio proporzionale, in modo tele che, nel nominare i soggetti designari per gli otto posti complessivamente disponibili, non necessariamente debba essere riservato un posto a ciascuna associazione;
esula, altresì, dai poteri attribuiti al commissario straordinario dalla legge e dal decreto di commissariamento stesso, la modifica dello Statuto della Fondazione Enasarco, attraverso la quale si vorrebbe provvedete alla ricostituzione del Consiglio di Amministrazione nel modo in precedenza accennato -:
se il Governo intenda favorire la rielezione del Consiglio di Amministrazione di Enasarco, rispettando la medesima rappresentatività e la medesima composizione prevista per il Consiglio commissariato ai sensi dello Statuto vigente, fatta eccezione per i due componenti dimissionari che vanno sostituiti, e se quindi non ritenga che le eventuali modifiche statutarie debbano essere sottoposte all'approvazione del ricostituito Consiglio di Amministrazione nella pienezza dei propri poteri, escludendo che ciò possa avvenire prima della scadenza dei commissariamento, ovvero il 7 maggio 2007.
(5-01532)
LO PRESTI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 12 della legge n. 127 del 2007 autorizza il ministero del lavoro e della previdenza sociale all'immissione in servizio, a decorrere dal mese di gennaio 2008, di un numero complessivo di 300 unità di personale risultato idoneo a seguito dello svolgimento dei concorsi pubblici volti alla copertura, rispettivamente, di 795 posti di ispettore del lavoro e di 75 posti di ispettore tecnico del lavoro.
a seguito di tali immissioni in servizio si esaurirebbe ancora un numero di ispettori del lavoro idonei complessivamente pari a circa 300 unità, posto che la graduatoria degli ispettori tecnici si esaurirebbe proprio a seguito di tali immissioni in servizio.
la drammatica carenza di personale ispettivo registrata in alcune regioni inizialmente escluse dalle procedure concorsuali di cui sopra, nonché della Lombardia, che ha già esaurito la propria graduatoria di merito, rende opportuno prevedere la possibilità di assunzione degli idonei anche in regioni diverse da quelle per i quali i concorsi erano stati originariamente banditi, come già stabilito dall'articolo 1, comma 544, della legge n. 296 del 2006, avuto riguardo alla Sicilia, Campania, Molise -:
se il Governo intenda valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative urgenti volte innanzitutto a prorogare la validità della graduatoria anzidetta e contestualmente all'assunzione della totalità dei soggetti risultati idonei in seguito all'espletamento della procedura concorsuale volta alla copertura di 795 posti di ispettore del lavoro, prevedendo anche che sui posti resisi vacanti e disponibili, nelle regioni ove dovesse verificarsi l'esaurimento delle graduatorie di merito (come è già accaduto in Lombardia), possano essere assunti, a domanda, gli idonei aventi diritto provenienti da altre regioni ove non vi siano più posti disponibili, stabilendo altresì che le assunzioni possano essere effettuate anche in regioni diverse da quelle per i quali il concorso era stato originariamente bandito, (come già previsto, avuto riguardo alla Sicilia, alla Campania ed al Molise, dall'articolo 1, comma 544, della legge n. 296 del 2006).
(5-01533)
ROCCHI, PAGLIARINI e PELLEGRINO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Vodafone Omnitel N.V. (Vodafone Italia ndr), una delle società leader nel settore delle Telecomunicazioni, ha comunicato formalmente il 17 settembre scorso alle rappresentanze sindacali, l'intenzione di cedere 914 lavoratori (in maggioranza donne, e di età media di 33 anni, impiegati negli stabilimenti di Ivrea, Padova, Milano, Roma e Napoli) dei servizi di gestione a supporto del cliente, in particolare quelli specializzati nei processi di back-office, ad una società terza, la «Comdata», azienda torinese di Information Technology con 4 mila dipendenti e un fatturato stimato per il 2007 di 200 milioni di euro;
questo progetto di esternalizzare i call center con i dipendenti, è una decisione che rischia fortemente di tradursi in un futuro incerto per molti lavoratori dell'azienda, in quanto la commessa sul lavoro verrà ceduta per qualche anno, mentre i lavoratori verranno ceduti per sempre. La certezza del posto di lavoro sarà così ridotta all'esclusivo periodo della commessa tra Vodafone e Comdata;
tale scelta da parte di Vodafone Omnitel N.V. trova giustificazione nell'articolo 32 del decreto legislativo 276 del 10 settembre 2003 che definisce ramo d'azienda «un'articolazione funzionalmente autonoma di un'attività economica organizzata, identificata come tale dal cedente e dal cessionario (acquirente n.d.r) al momento del suo trasferimento»;
Vodafone Omnitel N.V., è fortemente in attivo, e da diversi anni può vantare ogni anno un utile di oltre 4 miliardi di euro, su 8 miliardi di ricavi;
l'amministratore delegato Pietro Guindani, il 15 settembre 2007, giorno dopo aver comunicato la cessione 914 lavoratori a Comdata alle organizzazioni, sindacali, ha dichiarato al Sole 24 ore che «è ormai imminente lo sbarco (di Vodafone) nella telefonia fissa per portare "vera concorrenza" in un settore ancora dominato da Telecom Italia» e che «i progetti di sviluppo nelle aree strategiche e nel - fisso -, porteranno alla creazione di 2.500 nuovi posti di lavoro sull'intera filiera produttiva, incluso l'indotto»;
come dichiarato da Alessandro Genovesi, della segreteria nazionale dell'Slc-Cgil, il rischio è che anche altri settori aziendali, come la Rete, vengano presto esternalizzati, così come confermato da Pietro Guindani nello stesso articolo del Sole 24 ore dove alla domanda «In futuro potrebbero essere cedute all'esterno altre area di attività, come i servizi di information technology e la rete?». La risposta è stata «Avremo un modello di impresa aperto a partner con cui stringere accordi di collaborazione strategica a lungo termine» e inoltre «È possibile che si accetti di far gestire alcune parti del nostro processo produttivo da operatori specializzati»;
dunque le maggiori preoccupazioni del sindacato riguardano le garanzie reali sulla stabilità per i lavoratori coinvolti e, in prospettiva, il timore che questo sia solo il preludio a una riduzione del perimetro strategico dell'azienda toccando poi altri settori come l'information technology e la rete;
forti sono i timori sulla frammentazione dell'azienda, sulle prospettive occupazionali di Vodafone, sugli obiettivi di sviluppo dichiarati dall'Azienda, sul Piano industriale; in definitiva sul futuro dei lavoratori oggetto della cessione del ramo d'azienda;
per il prossimo 5 ottobre, è stato proclamato uno sciopero a livello nazionale per tutta la giornata e per tutte le aree dell'azienda Vodafone, con manifestazioni a Roma e Milano. Sciopero peraltro confermato dopo una sostanziale rottura del tavolo delle trattative avvenuta il 26 settembre 2007 tra Vodafone Italia e le organizzazioni Sindacali di categoria -:
se intenda convocare le parti interessate in merito alla cessione del ramo
d'azienda, sussistendo le condizioni per un recesso dalla cessione medesima.
(5-01534)
CINZIA MARIA FONTANA, FOGLIARDI e DELBONO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
alcuni ispettorati provinciali INPS, in sede di verifica e/o ispezioni a società in accomandita semplice tra coniugi (esempio: marito socio accomandatario e moglie socio accomandante) contestano la posizione di lavoratore dipendente del socio accomandante, iscritto regolarmente a busta paga della società stessa, sostenendo trattarsi di collaboratore famigliare e pertanto ascrivibile quale lavoratore autonomo nei relativi elenchi INPS commercianti o artigiani e non dipendente;
trattasi di coniugi in regime di separazione dei beni, che hanno inteso tenere distinte le responsabilità anche per evitare solidarietà in caso di sventurata ipotesi di fallimento dell'attività -:
se ritenga il ministero interrogato condivisibile l'impostazione applicata da tali ispettorati e in caso affermativo, come possa essere tenuta distinta la responsabilità dei soci in caso di fallimento e quindi rispettate le norme del Codice Civile regolanti la materia della società in accomandita semplice.
(5-01535)
BODEGA, FAVA e ALLASIA. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 24 luglio 2007, un articolo di stampa de Il Sole 24 Ore segnalava l'iniquità che l'introduzione dei cosiddetti «scalini», vale a dire un aumento graduale dei requisiti richiesti per il pensionamento di anzianità previsti dall'Accordo del 20 luglio scorso sulle pensioni in sostituzione del cosiddetto «scalone» introdotto dalla Riforma Maroni, causerebbe ai lavoratori dipendenti classe 1951 ed ai lavoratori autonomi classe 1950;
nello specifico si tratta delle regole differenziate che si applicano a seconda se si è nati nel primo ovvero nel secondo semestre dell'anno 1951: per i primi, infatti, che compieranno 58 anni entro il 30 giugno 2009, sarà possibile accedere al trattamento pensionistico con i requisiti validi fino alla citata data del 30 giugno 2009, ovvero 58 anni di età e 35 di contributi, senza dover conseguire alcuna «quota», mentre per gli altri si applicano le nuove regole, in vigore dal 1 luglio 2009, e cioè compimento dei 59 anni di età e raggiungimento di quota 95 tra anni di contribuzione ed età anagrafica;
in alta termini i nati tra il 1 luglio e il 31 dicembre 1951 dovranno aspettare un, anno in più rispetto a quelli nati nel primo semestre dello stesso anno, sia dal punto di vista del requisito anagrafico, giacché dovranno compiere 59 anni, che da quello contributivo, dato che dovremo avere almeno 36 anni di contribuzione per realizzare la cosiddetta «quota 95»;
l'innalzamento dell'età e la previsione di una quota dove «leggersi» insieme alle regole in materia di finestre di uscita. La legge n. 243 del 2004, meglio nota come Riforma Maroni - si ricorda - aveva ridotto le finestre di uscita per il pensionamento di anzianità da quattro a due, disponendo che per i dipendenti che matureranno i requisiti nel primo semestre dell'anno la pensione decorrerà dal 1 gennaio dell'anno successivo, mentre per quelli che li raggiungeranno nel secondo semestre, la pensione sarà liquidata a decorrere dal 1 luglio dell'anno successivo; l'accordo del 20 luglio prevede la reintroduzione di quattro finestre, ma solo per coloro che hanno conseguito 40 anni di contribuzione;
quanto sopra detto vale anche per i lavoratori autonomi «classe 1950», per i quali è richiesto un anno in più rispetto ai dipendenti: i nati tra gennaio e giugno 1950, infatti, potranno andare in pensione nel primo semestre del 2009 con 59 anni di età e 35 di contributi e la pensione sarà liquidata dal 1 luglio dell'anno successivo,
mentre i nati tra luglio e dicembre del 1950 dovranno attendere il conseguimento di 60 anni di età e 36 di contributi (cosiddetta quota 96) e per loro la finestra di uscita si aprirà il 1 gennaio del secondo anno successivo-:
se ad esser nati nel secondo semestre dal '51 per i dipendenti e del '50 per gli autonomi sono donne anziché uomini, allora i cosiddetti «scalini» rappresentano una doppia beffa, dal momento che le interessate andranno in pensione con 60 anni compiuti e, dunque, di fatto per loro il pensionamento di anzianità è cancellato, visto che con 60 anni di età anagrafica conseguono il diritto a pensione di vecchiaia;
se, in sede di attuazione dell'Accordo del 20 luglio scorso, il Governo non voglia tener conto delle disparità ed iniquità che le nuove regole di accesso al pensionamento di anzianità contemplate dal medesimo Accordo creeranno tra lavoratori nati nello stesso anno e, conseguentemente, porvi rimedio valutando altre ipotesi di requisiti e/o meccanismi di accesso.
(5-01536)
COMPAGNON e PERETTI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la vendemmia rappresenta, in gran parte del territorio del Paese, un momento di fondamentale importanza nella filiera vitivinicola, con caratteristiche particolari, visti i tempi ristretti e la difficoltà di reperire mano d'opera;
non solo in tale settore, ma in generale in tutte le attività produttive, la lotta al lavoro nero e all'evasione contributiva, così come la tutela dei lavoratori, rappresenta un obiettivo primario della politica, che non si intende mettere in discussione;
si sono verificati, in particolare in alcune aree del Nord, episodi di controlli effettuati dagli ispettorati del lavoro con l'ausilio di elicotteri;
sulla sola base dei dati e dei rilievi raccolti attraverso il controllo aereo, gli ispettori del lavoro hanno contestato, in alcuni casi, ai proprietari delle vigne l'uso di lavoratori in nero per effettuare la vendemmia, senza procedere ad ulteriori verifiche;
in molti casi non si trattava affatto di lavoro nero, né tanto meno di sfruttamento di lavoratori, ma di familiari o amici che volontariamente e gratuitamente aiutavano il proprietario a vendemmiare;
non è con tali modalità, colpendo cittadini onesti e del tutto estranei a logiche di sfruttamento del lavoro, che si risolve il problema del lavoro nero e del caporalato, diffuso soprattutto al Sud;
occorre invece guardare altrove, e adottare politiche preventive e sensate, dirette a regolare questi fenomeni, e a dare le necessarie tutele ai lavoratori, quali ad esempio l'adozione di un bonus che dia un'adeguata copertura assicurativa a questa tipologia di lavoro stagionale e che sia accessibile, in termini di costo, ai datori di lavoro, perché spesso le operazioni di raccolta sono eccessivamente onerose rispetto alla redditività della produzione -:
se non ritenga necessario sospendere le modalità di controllo citate in premessa, fornendo le opportune indicazioni agli ispettorati del lavoro, al fine di evitare che a pagare siano i cittadini onesti, e adottare provvedimenti che colpiscano effettivamente ed efficacemente le grandi sacche di caporalato e lavoro nero.
(5-01537)
ROSSI GASPARRINI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il Protocollo sul Welfare, firmato tra il Governo e le parti sociali, risulta essere innovativo e va apprezzato l'obiettivo prefisso che è quello di creare condizioni di maggiore equità ed inclusione sociale attraverso
un insieme di azioni convergenti che nel contempo favoriscano uno sviluppo economico del Paese;
la premessa, pienamente condivisibile, recita «Bisogna ridefinire il nostro sistema di Welfare affinché i lavoratori siano accompagnati e dotati degli strumenti necessari per affrontare i cambiamenti e cogliere nuove opportunità» e questo in condizioni di «pari opportunità per tutti i cittadini»;
se si legge con attenzione il documento, si nota qualche affermazione di non «pari opportunità» come nel caso del lavoro occasionale di tipo accessorio dove si dichiara che «questa tipologia contrattuale sarà limitata ai piccoli lavori di tipo occasionale»;
in altri Paesi europei l'intelligente applicazione di normative riferite al «lavoro occasionale» ha saputo far emergere dal nero milioni di ore di lavoro;
forse il fatto che sul Tavolo della Concertazione non sia presente una voce importante - quella delle organizzazioni di rappresentanza delle famiglie datori di lavoro, organizzazioni che pur sono firmatarie di CCNL è causa primaria di una non sufficiente conoscenza di alcune tematiche che sono invece alla base della vita quotidiana del Paese;
esistono circa 600.000 posizioni INPS riferite al lavoro di colf, badanti, eccetera;
le due organizzazioni datoriali firmatarie del CCNL non afferiscono ad alcuna confederazione datoriale e quindi non sono rappresentate da nessuna altra sigla-:
in che modo possano ottenere il giusto diritto di essere invitate ai Tavoli della Concertazione per essere parti attive delle nuove politiche del Welfare.
(5-01538)
Interrogazione a risposta scritta:
BONELLI, PELLEGRINO e TREPICCIONE. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro delle comunicazioni, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Vodafone Omnitel N.V, una delle società leader nel settore delle Telecomunicazioni, ha comunicato formalmente il 17 settembre 2007 alle rappresentanze sindacali, l'intenzione di cedere 914 lavoratori (in maggioranza donne, e di età media di 33 anni, impiegati negli stabilimenti di Ivrea, Padova, Milano, Roma e Napoli) dei servizi di gestione a supporto del cliente, in particolare quelli specializzati nei processi di back-office, ad una società terza, la «Comdata», azienda torinese di Information Technology con quattromila dipendenti e un fatturato stimato per il 2007 di 200 milioni di euro;
questo progetto di esternalizzare i call center con i dipendenti, è una decisione che rischia fortemente di tradursi in un futuro incerto per molti lavoratori dell'azienda, in quanto la commessa sul lavoro verrà ceduta per qualche anno, mentre i lavoratori verranno ceduti per sempre. La certezza del posto di lavoro sarà così ridotta all'esclusivo periodo della commessa tra Vodafone e Comdata;
tale scelta da parte di Vodafone Omnitel N.V. trova giustificazione nell'articolo 32 del decreto legislativo n. 276 del 10 settembre 2003, che definisce ramo d'azienda «un'articolazione funzionalmente autonoma di un'attività economica organizzata, identificata come tale dal cedente e dal cessionario (acquirente n.d.r). al momento del suo trasferimento»;
Vodafone Omnitel N.V., è fortemente in attivo, e da diversi anni può vantare ogni anno un utile di oltre 4 miliardi di euro, su 8 miliardi di ricavi;
l'amministratore delegato Pietro Guindani, il 15 settembre 2007, giorno dopo aver comunicato la cessione di 914 lavoratori a Comdata alle organizzazioni sindacali, ha dichiarato al Sole-24 Ore che «è ormai imminente lo sbarco (di Vodafone) nella telefonia fissa per portare "vera concorrenza" in un settore ancora dominato da Telecom Italia» e che «i progetti
di sviluppo nelle aree strategiche e nel fisso, porteranno alla creazione di 2.500 nuovi posti di lavoro sull'intera filiera produttiva, incluso l'indotto»;
come dichiarato da Alessandro Genovesi, della segreteria nazionale dell'Slc-Cgil, il rischio è che anche altri settori aziendali, come la Rete, vengano presto esternalizzati, così come confermato da Pietro Guindani nello stesso articolo del Sole-24 Ore dove alla domanda «In futuro potrebbero essere cedute all'esterno altre area di attività, come i servizi di information technology e la rete?» la risposta è stata «Avremo un modello di impresa aperto a partner con cui stringere accordi di collaborazione strategica a lungo termine.» e inoltre «È possibile che si accetti di far gestire alcune parti del nostro processo produttivo da operatori specializzati»;
dunque le maggiori preoccupazioni del sindacato riguardano le garanzie reali sulla stabilità per i lavoratori coinvolti e, in prospettiva, il timore che questo sia solo il preludio a una riduzione del perimetro strategico dell'azienda toccando poi altri settori come l'information technology e la rete;
forti sono i timori sulla frammentazione dell'azienda, sulle prospettive occupazionali di Vodafone, sugli obiettivi di sviluppo dichiarati dall'Azienda, sul Piano industriale; in definitiva sul futuro dei lavoratori oggetto della cessione del ramo d'azienda;
per il prossimo 5 ottobre, è stato proclamato uno sciopero a livello nazionale per tutta la giornata e per tutte le aree dell'azienda Vodafone, con manifestazioni a Roma e Milano. Sciopero peraltro confermato dopo una sostanziale rottura del tavolo delle trattative avvenuta il 26 settembre 2007, tra Vodafone Italia e le Organizzazioni Sindacali di categoria -:
se non si ritenga di convocare l'azienda suddetta, al fine di valutare la possibilità di recedere dalla prevista cessione di ramo d'azienda, e se non intendano adoperarsi per rivedere la parte del suddetto decreto legislativo n. 276 del 2003, relativa alla disposizione sulle cessioni di ramo d'azienda, che di fatto non fa che acuire lo stato di precarietà di molti dei lavoratori coinvolti, contribuendo a rendere il mercato del lavoro più instabile.
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