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Allegato B
Seduta n. 25 del 13/7/2006
TESTO AGGIORNATO AL 27 LUGLIO 2006
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
con gli attentati dell'11 settembre 2001 si è aperto un conflitto completamente nuovo rispetto a quelli che hanno insanguinato l'umanità nei secoli passati;
non è un conflitto tra Stati, perché il nuovo nemico della libertà si serve degli Stati, così come un virus si serve di un corpo per diffondersi;
non è uno «scontro di civiltà», in quanto non si tratta di un attacco dell'Islam all'Occidente: l'Islam, specialmente quello moderato e alleato delle democrazie occidentali, era ed è anch'esso nel mirino dei terroristi;
l'attacco viene da parte dell'islamismo radicale ed è rivolto contro l'avanzare della democrazia nel mondo, ovvero contro la stessa diffusione dello Stato di diritto e della cultura costituzionale in ambito islamico;
la minaccia del terrorismo fondamentalista ripropone in maniera drammatica e su scala globale l'antica questione delle tre libertà fondamentali: la libertà dal bisogno, la libertà dalla paura, la libertà dall'oppressione;
il Governo Berlusconi s'è impegnato con coerenza su questi tre fronti: ha inserito nell'agenda del G8 di Genova la cooperazione tra il nord e il sud del mondo, in modo da consentire a tutti la partecipazione ai benefici della globalizzazione e così determinare l'isolamento dell'islamismo radicale; ha partecipato all'impegno della comunità internazionale nella lotta contro il terrorismo, promuovendo, sul piano interno e su quello internazionale, l'adozione delle misure necessarie per sconfiggere non soltanto i terroristi, ma anche quanti li sostengono e li giustificato con l'incitamento all'odio e all'intolleranza; ha contribuito alla liberazione delle popolazioni afgana e irachena da regimi sanguinari, cooperando attivamente alla transizione di questi paesi verso la democrazia;
l'interesse e il prestigio dell'Italia e il consolidamento della pace e della democrazia del mondo debbono essere da tutti considerati valori di riferimento irrinunciabili, posti al di sopra di tattiche politiche e di interessi di parte;
in questo spirito, il governo Berlusconi decise di inviare un contingente militare in Afghanistan, nel quadro di un mandato delle Nazioni Unite e, successivamente, di partecipare alle attività di sostegno dell'Iraq nella transizione verso la democrazia;
i nostri militari e civili, tanto in Afghanistan quanto in Iraq, si sono guadagnati, ed hanno guadagnato all'Italia, la stima e l'ammirazione della comunità internazionale, oltre alla gratitudine dei popoli e dei governi afgano e iracheno;
la stabilità geopolitica, la diffusione della democrazia, la lotta al terrorismo e il superamento dei gravi squilibri economico-sociali del pianeta sono obiettivi strettamente collegati tra loro e richiedono, da parte delle grandi democrazie occidentali, un impegno costante e coerente;
non possiamo permettere che i nostri militari e civili impegnati in Afghanistan e in Iraq vengano abbandonati a se stessi,
impegna il Governo:
a) alla continuità della presenza italiana in Afghanistan, in Iraq e nei Balcani, attraverso il rifinanziamento delle relative missioni;
b) ad attuare il disimpegno delle nostre forze dall'Iraq, in modo ordinato e dignitoso e soprattutto concordandone le modalità e i tempi con i nostri alleati e con il legittimo governo democratico dell'Iraq, ed a proseguire nell'impegno di assumere un P.R.T. a prevalente caratterizzazione civile,
con cornice di sicurezza, per la ricostruzione delle infrastrutture civili e dell'economia di quello sfortunato paese;
c) a mantenere ferma la nostra partecipazione alla missione in Afghanistan accettando di onorare pienamente gli impegni connessi al nostro status di Paese membro della Nato e dell'ONU, in quanto quello afgano costituisce un teatro fondamentale di lotta al terrorismo islamico, tutto questo al fine di sostenere il legittimo governo dell'Afghanistan nel ripristino di condizioni di sicurezza indispensabili per la ripresa della vita civile ed economica di quel travagliato paese;
d) a garantire la prosecuzione di tutte le missioni militari e di sostegno civile nei Balcani al fine di garantire una stabile pacificazione in quei territori;
e) a rafforzare il ruolo del nostro Paese nella diffusione della democrazia e nella lotta contro chi minaccia le tre libertà fondamentali, nel quadro di un impegno volto alla costruzione di un ordinamento internazionale che «assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni», secondo lo spirito e la lettera dell'articolo 11 della Costituzione italiana.
(1-00013) «Elio Vito, La Russa, Volontè, Maroni, Catone, La Malfa, Martino, Boniver, Cicu».
Risoluzioni in Commissione:
Le Commissioni riunite VIII e XIII,
considerato che:
a seguito della crisi idrica del fiume Po, anche per l'anno in corso, si sta assistendo nel delta del fiume ad un'anomala risalita del cuneo salino che impedisce la derivazione di acqua dolce per le attività agricole che interessano circa 23 mila ettari dei territori del comune di Porto Tolle e di parte dei comuni di Ariano Polesine e di Taglio di Po;
l'impossibilità di derivare acqua dolce per fini irrigui ha causato anche negli anni scorsi ingenti danni economici all'agricoltura del territorio dei comuni sopraindicati;
nell'anno in corso la situazione di emergenza è iniziata già dal 12 giugno, con netto anticipo rispetto agli anni precedenti e proprio nel periodo di maggiore necessità;
le motivazioni della crisi idrica sono da ricercarsi sia nell'elevato numero di derivazioni presenti a monte del Delta del Po e, soprattutto, nella notevole portata derivata che deve essere invece opportunamente regolata nei momenti di crisi sia nel cambiamento del mercato dell'energia che, a partire dal 2003, condiziona, per motivi tecnico-economici, il periodo di produzione dell'energia idroelettrica dei bacini montani che, quindi, non sempre rilasciano sufficienti volumi d'acqua nei momenti di «magra» del Po;
la situazione di crisi sta creando ingenti danni economici all'agricoltura causando, altresì, l'insalamento delle falde e della rete idraulica di bonifica che già da alcune settimane presenta valori di salinità molto elevati;
è necessario intervenire per dotare il territorio del delta del fiume Po di infrastrutture e di sistemi idonei a contrastare la risalita delle acque saline del mare perché, altrimenti, le conseguenze sull'ecosistema sarebbero irreparabili;
è opportuna, altresì, la realizzazione di sistemi più efficaci di quelli attuali delle barriere mobili contro il cuneo salino, la costruzione di opere per portare il prelievo di acqua dolce nell'ex doppia ansa di Volta Vaccai sul Po di Pila a servizio dell'isola di Polesine Camerini e la realizzazione di altri bacini di acqua dolce in zone golenali dei rami deltizi del Po;
è, infine, necessario l'aumento dei rilasci idrici dai laghi e dagli invasi idroelettrici, la riduzione dei prelievi a valle dei laghi e degli invasi, la verifica dei rilasci idrici per garantire nel Po il deflusso delle acque,
impegna il Governo:
a dichiarare lo stato di calamità dell'intero comune di Porto Tolle e dei comuni di Taglio di Po e di Ariano;
ad invitare, secondo la rispettiva competenza, gli enti istituzionalmente competenti alla gestione della rete idrica a provvedere all'attivazione immediata di azioni indispensabili per garantire alla sezione di Pontelagoscuro del fiume Po una portata non inferiore a 330 metri cubi al secondo;
ad attivarsi affinché, secondo la rispettiva competenza, siano costruite le opere necessarie a garantire la salvaguardia dal punto di vista idrogeologico delle zone agricole dei comuni sopra elencati che rischiano un grave deterioramento.
(7-00026) «Giuseppe Fini, Misuraca, Marinello, Stradella, Foti, Bellotti, Cosenza, Ruvolo, Baratella».
La XIII Commissione,
premesso che:
il 5 maggio 2006, la Corte dei conti ha presentato la propria Relazione annuale 2005, avente ad oggetto i rapporti finanziari con l'Unione europea e l'utilizzazione dei fondi comunitari nell'esercizio finanziario 2004;
la Relazione della Corte dei conti si occupa anche dell'annosa vicenda delle «quote latte», assumendo un atteggiamento critico nei confronti delle nuove modalità di gestione e controllo del regime del prelievo supplementare, dettate dal legislatore italiano con la legge n. 119 del 2003;
con comunicato stampa 19 maggio 2006, la Corte dei conti precisa che: «Per quanto riguarda, invece, l'operatività della nuova normativa nazionale, permangono i problemi già presentatisi in anni precedenti... nella campagna 2003-2004, la concentrazione delle eccedenze produttive nelle regioni dell'Italia settentrionale (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia), alle cui aziende con eccessi produttivi è stata in media imputato un prelievo supplementare di 125 mila euro»;
la Corte dei conti ricorda che, al termine della campagna lattiera 2004-2005, l'ammontare complessivo del prelievo supplementare imputato agli allevatori italiani ammontava ad euro 1.607 milioni, di cui solo 344 milioni sono stati rateizzati;
nell'ambito della minoranza dei produttori che hanno aderito alla rateizzazione, ben 269 produttori non sono risultati in regola con il pagamento della prima rata, non avendo potuto affrontare nemmeno tale versamento in ragione della grave crisi economica che ha colpito il settore agricolo, ed in particolare quello lattiero-caseario;
nel solo periodo 2003-2005, il numero delle aziende agricole produttrici di latte è passato da 61.008 a 53.755, registrando la chiusura di ben 7.273 allevamenti, pari ad una mortalità aziendale superiore al 13 per cento;
la Corte dei conti evidenzia altresì il persistere di gravi fenomeni distorsivi nell'ambito dell'applicazione nazionale del regime comunitario delle «quote-latte», conseguenti all'introduzione della legge n. 119 del 2003 e successive modificazioni; basti pensare che nella campagna 2004-2005, i produttori in esubero erano 16.202 (15.698 consegne + 504 vendite dirette), ma il prelievo è stato imputato solo a 1.222 aziende, le quali, in ragione dei vari meccanismi di precompensazione, sono state chiamate a pagare gli esuberi delle restanti 14.980 aziende;
la Relazione evidenzia altresì che il 91 per cento delle aziende agricole chiamate al pagamento del prelievo supplementare sono ubicate in sole cinque Regioni: Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli-Venezia Giulia;
il numero complessivo delle aziende agricole ad indirizzo lattiero, chiamate
a pagare il prelievo supplementare, è pari a 25.146, corrispondente al 47 per cento di tutte le aziende agricole in attività;
l'entità complessiva del prelievo non rateizzato, corrispondente ad euro 1.263 milioni (a cui dovranno aggiungersi gli interessi legali), incombe sulle aziende agricole che potrebbero essere chiamate a versarlo entro breve termine in un'unica soluzione, con conseguente immediata chiusura di migliaia di aziende;
la filiera lattiero-casearia, già gravemente provata da una crisi che perdura da diversi anni, che ha visto il prezzo del latte e dei formaggi crollare ai minimi storici e alla quale si è aggiunta una progressiva perdita di quote di mercato, rischia di subire il tracollo definitivo per effetto della chiusura di migliaia di aziende agricole, che inevitabilmente determinerà la chiusura di molti caseifici;
l'impossibilità per gli allevatori di far fronte al pagamento dei prelievi supplementari pregressi comporterà l'attivazione contemporanea di numerose procedure esecutive sulle aziende (con vendita all'asta di queste ultime), che determinerà una svalutazione del valore commerciale dei terreni agricoli;
stante il notevole numero delle aziende interessate, è prevedibile che la svalutazione dei terreni agricoli sia destinata a protrarsi per molti anni, determinando un complessivo impoverimento di tutti gli operatori agricoli, anche di quelli non direttamente interessati dal regime delle quote-latte;
l'attivazione delle procedure esecutive per l'escussione dei prelievi supplementari pregressi determinerà tempi lunghi, senza assicurare alcuna certezza in ordine all'effettivo recupero delle somme dovute alla Comunità europea;
alla procedura di rateizzazione prevista dalla legge n. 119 del 2003 ha aderito un numero esiguo di produttori agricoli, corrispondenti ad una percentuale pari solo al 21 per cento del totale del prelievo supplementare;
le modifiche intervenute nel quadro legislativo e giurisprudenziale, successivamente alla procedura di rateizzazione prevista dalla legge n. 119 del 2003, rendono opportuno verificare in sede comunitaria la possibilità di prevedere una nuova rateizzazione, di cui possano beneficiare anche gli allevatori che non hanno potuto o voluto aderire alla precedente procedura;
appare del tutto opportuno che l'auspicata «nuova rateizzazione», venga formulata avendo riguardo alla sostenibilità economica della stessa da parte delle imprese agricole aderenti, con particolare riferimento:
a) all'estensione a tutte le campagne lattiere;
b) alla possibilità di effettuare il pagamento mediante il versamento di rate variabili, al fine di consentire alle imprese la necessaria «elasticità» per far fronte alle crisi aziendali e/o di mercato,
impegna il Governo:
1) ad adottare, d'intesa con le Regioni, le opportune iniziative per pervenire ad una sospensione temporanea delle procedure di riscossione coattiva dei prelievi supplementari su latte vaccino, in attesa di verificare la fattibilità della procedura di rateizzazione di cui ai punti successivi;
2) ad attivarsi presso le competenti istituzioni comunitarie affinché sia concesso ai produttori di latte la possibilità di regolarizzare la propria posizione debitoria relativa al prelievo supplementare mediante lo strumento di una «nuova rateizzazione»;
3) ad adottare tutte le opportune iniziative perché la disciplina della nuova rateizzazione assuma le seguenti caratteristiche:
una durata non inferiore a venti anni;
un ambito di applicazione comprensivo di tutti i prelievi supplementari pregressi;
la possibilità, per l'allevatore, di modulare l'importo di ciascuna rata, nell'eventualità in cui si verifichino crisi aziendali e/o produttive
(7-00025) «Alessandri, Dozzo».