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Allegato B
Seduta n. 263 del 5/1/2008
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
CACCIARI e SPERANDIO. - Al Ministro all'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel corso dell'ultima settimana hanno avuto grande eco le contraddittorie dichiarazioni del Direttore regionale Arpa del Veneto, dottor Andrea Drago, con le quali in un primo momento, in occasione di un incontro presso la Cementeria di Monselice Spa, ha annunciato che «il futuro delle cementerie è quello di utilizzare rifiuti come combustibile: copertoni usati, oli esausti, plastiche» e successivamente ha precisato che: «non vuol dire che i rifiuti entreranno negli impianti di Monselice e di Este»;
i complimenti del direttore Arpav alla Cementeria di Monselice sono stati formulati malgrado ci sia una relazione di servizio dei tecnici Arpav che hanno effettuato attività di controllo presso gli impianti del cementificio, con ripetuti sopralluoghi. Nella relazione vengono fornite indicazioni sulle modalità con cui eseguire i controlli e la taratura degli strumenti, in quanto le operazioni attuate dalla ditta, sono considerate non conformi alla legislazione vigente. Esiste persino una segnalazione all'autorità giudiziaria a carico del legale rappresentante della Cementeria in merito alle violazioni dell'articolo 256, comma 4 del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 per l'utilizzo dei rifiuti CER 100102 (ceneri leggere di carbone). Le ceneri risultavano stoccate in silos per essere impiegate a freddo per la produzione del cemento pozzolanico. Dai registri di carico e scarico dei rifiuti figuravano Kg 378.460 di questo materiale, nonostante il provvedimento autorizzativo della provincia n. 5037 del 2 novembre 2006 vieti espressamente di svolgere attività di recupero di rifiuti;
Monselice è con Marghera, la Valle del Chiampo e Porto Tolle, una delle zone dove l'inquinamento dell'aria raggiunge livelli preoccupanti per la salute. La zona tra Este e Monselice è classificata «Area dei cementifici» in fascia A nel Piano di risanamento dell'aria della regione Veneto per la presenza di un alto livello di inquinamento da particolato PM10 e da altre emissioni nocive. In tal modo si genera uno scontro tra ben definiti interessi economici e la generalità delle persone residenti -:
se i Ministri competenti all'ambiente e alla sanità non ritengano necessario incaricare Apat e Iss per lo svolgimento di un progetto speciale congiunto di monitoraggio dell'impiego dei rifiuti, specie quelli industriali, in impianti di combustione non dedicati (cementifici, centrali termoelettriche, altri) per verificarne gli impatti sanitari e ambientali.
(4-06004)
ZANELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nell'area Este-Monselice, in provincia di Padova, insistono 3 cementifici pari a 5 forni di produzione di clinker le cui emissioni (dirette dai camini e indiretti dal traffico indotto) sono concausa principale dell'inquinamento atmosferico rilevato dal Piano regionale di tutela e risanamento atmosferico che inserisce questa area tra quelle di maggior rischio regionale per le quali necessitano prioritari interventi di tutela e risanamento;
in questo contesto si è verificata una particolare emergenza nell'estate del 2005, con particolare concentrazione nell'aria di odori e fumi acri, conosciuta come «odori acri», che ha portato ad indagini e controlli da parte di ARPAV, della provincia e di consulenti scientifici del comune di Monselice, che hanno costretto la provincia ad emettere una diffida nei confronti di Cementeria Radici per inibirne l'uso di rifiuti come materia prima seconda per la produzione di clinker;
l'indagine svolta lo scorso anno per conto del comune di Monselice dal professor Antonio Scipioni dell'Università di Padova ha evidenziato carenze normative sia per quanto riguarda i controlli dei materiali in entrata che per le emissioni; mentre ARPAV, nell'audizione in consiglio comunale del 22 novembre 2004, ha evidenziato problemi nella «tempestività dei prelievi» e segnalato come «i venti locali non favoriscono la dispersione degli inquinanti»;
l'impatto ambientale è determinato dalla quantità di inquinanti emessi (flussi di massa) soprattutto se si considerano gli inquinanti cancerogeni e/o persistenti; i tre cementifici sopraccitati sono considerati dalla normativa vigente industrie insalubri e impianti di forte impatto ambientale (impianti IPPC); attualmente è possibile conoscere tale impatto solamente dal registro nazionale INES i cui dati inseriti sono forniti dalle aziende stesse ma non verificati dalla provincia e dall'ARPAV, soprattutto con riferimento alle emissioni nelle fasi di avviamento, di fermata o di eventuali transitori;
l'inquinamento derivato dalla sola combustione prodotta dai due cementifici di Monselice (i cui residenti sono circa 17.000) è equivalente a quello di una città di circa 200.000 abitanti;
buona parte del combustibile utilizzato (fino a 600 tonnellate/giorno) è costituito da pet coke le cui caratteristiche sono quelle di un rifiuto tossico nocivo per l'elevatissima concentrazione di zolfo, di policiclici aromatici e di metalli pesanti (nichel, vanadio);
i cementifici erano stati autorizzati, in via transitoria e nell'ipotesi di un impianto ambientale sostenibile, allo smaltimento di rifiuti;
dai dati disponibili via internet sul registro INES (Inventario nazionale delle emissioni e loro sorgenti), emerge come nel triennio 2002-2003-2004 vi sono state significative e preoccupanti variazioni degli inquinanti emessi dai cementifici sopraccitati (mercurio, nickel, zinco, benzene, monossido di carbonio) non riscontrabili in altri cementifici italiani;
essendoci dei valori soglia per la dichiarazione INES, ad oggi non è possibile conoscere gli eventuali incrementi di altri inquinanti (vedasi IPA, diossine, eccetera);
nel 2004 soprattutto la Cementeria Radici di Monselice, in piena emergenza «odori acri», ha più volte raddoppiato le emissione di benzene arrivando ad un totale di 2.133 kg, soglia raggiunta solo da altri due impianti nel Veneto nello stesso periodo;
nell'anno precedente, il 2003, era stata la Cementeria Zillo di Este a superare la soglia di benzene;
nel 2005 Italcementi Group di Monselice ha emesso sino a 1,6 tonnellate di benzene, oltre 25 kg tra mercurio e nickel, sostanze ufficialmente riconosciute come cancerogene e/o allergizzanti;
una tabella delle materie prime utilizzate presentata dall'Italcementi di Monselice al Forum Ambientale istituito e presieduto dall'amministrazione comunale si evince come determinati inquinanti (metalli, PCDD/PCDF, eccetera) entrino solamente utilizzando materie prime alternative e pet coke (vedasi nickel); la Cementeria Radici ha previsto l'utilizzo di un sistema di abbattimento DeNox SCR, che a livello europeo non ha sempre dato esiti positivi;
siamo di fronte ad una «normalità» di condizione inquinante dell'aria riconosciuta regionalmente come eccezionale e a rischio sanitario, aggravata da fenomeni limitati ma pericolosi di picchi inquinanti (con automatico disinserimento degli elettrofiltri) dovuto alle caratteristiche del ciclo produttivo dei cementifici e all'utilizzo dei materiali sopra detti;
ritardano specifici provvedimenti regionali conseguenti a quanto predisposto dal Piano di settore;
il Piano di monitoraggio predisposto da ARPAV nel 2004 è stato avviato solo in parte;
le sollecitazioni a Italcementi Group del consiglio comunale perché sospenda l'uso di rifiuti come combustibile nel ciclo di produzione sono state disattese; il Tavolo tecnico zonale non è ancora giunto ad una proposta di provvedimenti specifici per questa area anche a causa di un vuoto legislativo a sostegno dell'azione di prevenzione, controllo e sanzionatoria;
la carenza normativa riguarda, in particolare, la differente valutazione per i limiti di emissione tra cementifici e inceneritori: ciò risulta incomprensibile alla luce del fatto che l'utilizzo di scarti industriali o materie prime alternative nei cementifici, sia come materia prima seconda che come combustibile, indipendentemente dalla loro assoggettabilità alla normativa dei rifiuti, sono diventati tra i maggiori materiali utilizzati ed in provincia di Padova molto più utilizzati dai cementifici che non dagli inceneritori, a fronte della certezza del maggior grado di inquinamento dell'aria prodotto da questi impianti rispetto agli inceneritori;
preoccupati da quanto sostenuto il 7 dicembre 2007 ad un convegno organizzato da ARPAV Veneto a Monselice in cui il direttore di ARPAV Veneto, Andrea Drago, nel presentare il progetto europeo «Ispectem», ha, nella sostanza, auspicato l'utilizzo di rifiuti, quali copertoni e plastiche, come combustibile nei cementifici dell'area di Este-Monselice;
si susseguono segnalazioni su comportamenti non conformi alla legge nell'attività dei cementifici, così come quella relativa alla relazione di servizio di ARPAV sui sopralluoghi effettuati in Cementeria Radici da agosto 2006 a gennaio 2007, in cui si legge di una segnalazione all'autorità giudiziaria del legale rappresentate della cementeria in merito alla violazione dell'articolo 256, comma 4, del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 per l'utilizzo di rifiuti CER 100102 (ceneri leggere di carbone) che risultavano stoccate in silos per essere impiegate a freddo per la produzione di cemento pozzolanico: da registro di carico e scarico figuravano 378.460 kg di questo materiale nonostante permanga il provvedimento autorizzativo della provincia n. 5037 del 2 novembre 2006 di divieto di svolgere attività di recupero rifiuti in regime di procedura semplificata -:
se sia a conoscenza della particolare situazione dell'area di Este-Monselice;
se sia a conoscenza del sempre più frequente utilizzo nei cementifici, non solo quelli del Veneto, di rifiuti, in particolare rifiuti speciali e scorie industriali, sia come materia prima seconda, sia come combustibile;
se intenda promuovere un'iniziativa di revisione della normativa vigente al fine di equiparare i limiti di emissione di questi impianti agli inceneritori e termovalorizzatori;
se non ritenga opportuno, dopo puntuale verifica ed eventuale ispezione locale,
anche ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 112 del 1998, procedere normativamente al divieto di utilizzo dei rifiuti nel processo produttivo dei cementifici ed in particolare nell'area appena descritta, promuovendo preliminarmente una ispezione ministeriale per accertare la reale situazione di rischio ambientale esistente;
se intenda promuovere una iniziativa di revisione della normativa vigente al fine di riclassificare il pet coke come rifiuto tossico nocivo e inibirne l'uso come combustibile nei forni da cemento.
(4-06009)