Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 31 del 25/7/2006
TESTO AGGIORNATO AL 30 OTTOBRE 2007
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, il ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
Camp Darby, è una base nata nel 1951, durante il periodo della guerra fredda, ha una caratteristica unica: è raggiungibile dal mare attraverso il canale dei Navicelli, una via d'acqua artificiale che collega il porto di Livorno con una darsena alle porte di Pisa, dopo aver attraversato una parte del territorio occupato dalla base. Le navi che trasportano munizioni o altri materiali bellici possono dunque arrivare direttamente dentro Camp Darby senza utilizzare le banchine del porto di Livorno evitando controlli;
nella base ci sono 125 bunker sotterranei che custodiscono in perfetta efficienza una «santabarbara» composta da 20 mila tonnellate di munizioni per artiglieria, missili, razzi, bombe d'aereo e circa 8 mila tonnellate di esplosivo ad alto potenziale. Poi ci sono i mezzi e gli equipaggiamenti necessari ad armare e rendere operativa una Brigata meccanizzata dotata di 2.600 fra carri armati, veicoli blindati, camion e jeep;
durante la guerra del Golfo nel 1991 proprio dalla base di Camp Darby arrivavano i rifornimenti per le truppe a stelle a strisce, più di quanto ne sono poi serviti nella Serbia nel 1999 e poi nel Kosovo. Dal Natale 1998, alla vigilia del conflitto balcanico, sono sbarcate nei bunker di Camp Darby 3278 «cluster bomb», congegni a frantumazione, micidiali e delicati anche nei traslochi. Dopo l'attentato alle due torri di New York di qui sono passate gran parte delle munizioni per le operazioni in Afghanistan. Secondo alcune fonti degli stessi Usa, all'interno di Camp Darby lavorano 350 militari professionisti e 700 uomini di complemento. I civili italiani addetti alle pulizie e manutenzione sono circa 600, ma nessuno di loro ha accesso alle zone dei depositi sotterranei. Neppure in caso di emergenza, come accadde nella primavera del 2000 quando alcune pareti dei bunker evidenziarono problemi strutturali - si verificarono alcuni crolli - e gli esplosivi e le munizioni furono sgomberati in fretta utilizzando robot telecomandati;
si legge sul quotidiano il Manifesto, di domenica 23 luglio 2006 a titolo «La superbomba passa per l'Italia» che lo stato di Israele in data 15 luglio fa richiesta agli Stati Uniti di un grosso quantitativo di benzina per la propria aeronautica militare;
un'ulteriore richiesta, sempre secondo il giornale, viene fatta dopo alcuni giorni da Tel Aviv per un carico di munizioni speciali. Tra queste la Gbu-28, (Guided Bomb Unit-28) una maxi bomba a guida laser da 2.3 tonnellate. Si tratta di un'arma speciale ideata per penetrare in centri di comando situati in bunker profondi e rinforzati. Il lancio può essere effettuato tramite i cacciabombardieri F-15;
lo stesso portavoce dell'ambasciata israeliana a Washington, a quanto riporta il Manifesto, dichiara che queste munizioni a guida di precisione vengono usate per neutralizzare le capacità militari degli Hezbollah e minimizzare i danni per i civili;
secondo una ricostruzione del redattore, la base logistica USA in cui sono depositate le bombe per le forze aeree e terrestri che operano nell'area mediterranea, nordafricana e mediorientale, è Camp Darby, situata tra il porto di Livorno e l'aeroporto di Pisa. Da qui, per il giornalista, è partita gran parte delle bombe usate nelle due guerre contro l'Iraq e in
quella contro la Jugoslavia e sempre secondo la ricostruzione, risulta del tutto probabile che le bombe già sganciate, e quelle ancora più potenti che saranno sganciate sul Libano, provengano o comunque siano transitate da Camp Darby;
la scorsa legislatura il Parlamento ha approvato una legge (n. 94 del 3 maggio 2005) che istituzionalizza la cooperazione nel settore militare della Difesa tra Italia ed Israele. Si tratta di un accordo quadro che regola la cooperazione tra le parti, nel cui ambito potranno essere conclusi accordi tecnici specifici. I campi di cooperazione comprendono, tra l'altro, l'interscambio di materiale di armamento, l'organizzazione delle forze armate, la formazione e l'addestramento del personale militare, la ricerca e sviluppo in campo militare;
secondo fonti militari israeliane è stato concordato, tra l'altro, tra i due governi lo sviluppo congiunto di un nuovo sistema di guerra elettronica altamente segreto, cui è stato destinato un primo finanziamento comune di 181 milioni di dollari. Il memorandum stabilisce infine che le attività derivanti dall'accordo saranno soggette alla massima segretezza -:
se risulti vero quanto riportato dal quotidiano il Manifesto secondo cui è del tutto probabile che le bombe usate dallo stato di Israele verso il Libano provengano o comunque siano transitate da Camp Darby. Ed in caso affermativo se ciò non contrasti con quanto dispone la legge 185 del 1990 che regolamenta il commercio degli armamenti che prevede il divieto di esportare a Paesi belligeranti che attuano una politica in contrasto con i principi sanciti dalla nostra Costituzione;
se l'escalation militare e l'uso della forza che ha provocato vittime civili e gravi danni alle infrastrutture del Libano da parte di Israele, non imponga al nostro Governo di valutare la sospensione dell'accordo (legge n. 94 del 3 maggio 2005) fra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo dello Stato di Israele.
(2-00082)
«Migliore, Cannavò, Deiana, Duranti, Burgio, Giordano, Acerbo, Cardano, De Cristofaro, De Simone, Dioguardi, Daniele Farina, Ferrara, Folena, Forgione, Iacomino, Khalil, Locatelli, Lombardi, Mantovani, Mascia, Mungo, Olivieri, Pegolo, Perugia, Provera, Andrea Ricci, Mario Ricci, Rocchi, Franco Russo, Siniscalchi, Smeriglio, Sperandio, Zipponi».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
l'evento alluvionale di Vibo Valentia del 3 luglio 2006 ha mostrato ancora una volta la fragilità del territorio calabrese, che riflette, secondo gli interpellanti, la scarsa attenzione per la salvaguardia idrogeologica delle Istituzioni e, purtroppo, degli stessi cittadini;
si può constatare che in Calabria si pratica in prevalenza la politica dell'emergenza rispetto a quella, ben più idonea, della prevenzione;
la Calabria è dotata di un Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) approvato all'unanimità dal Consiglio Regionale, che rappresenta un efficace strumento per attuare una linea operativa di prevenzione della difesa del suolo;
sappiamo però che un tale prezioso strumento è rimasto e resterà inefficace se i Ministri interessati (Ambiente e Infrastrutture), che hanno proceduto finora con finanziamenti a pioggia, la Regione e gli Enti Locali, non si attiveranno, ciascuno al proprio livello, per rendere operativo il PAI;
preso atto della gravità delle situazioni che si verificano in tante parti della Regione, dove sono state accertate circa
undicimila frane di un certo rilievo, ogni qual volta si verifica un evento piovoso significativo, auspica che il Governo nazionale, la Regione e gli Enti Locali, procedano a dare risposte reali e preventive a quei territori sfortunati, che si sono dotati di progetti di difesa del suolo indispensabili alle comunità locali;
la situazione, a quasi un mese dai tragici fatti di Vibo Valentia è lungi dall'essere risolta e l'esasperazione della popolazione ha portato, lo scorso 22 luglio, all'occupazione della linea ferroviaria tra le frazioni di Bivona e di Vibo Marina da parte di circa 500 manifestanti -:
quali necessarie misure di protezione civile intenda adottare al più presto;
in quale modo intenda attivarsi affinché si proceda a prevedere congrui stanziamenti;
se abbia in programma di assumere anche altre fondamentali e concrete iniziative di prevenzione tese ad avviare una nuova politica di difesa del suolo, basata sulla prevenzione e non più sull'emergenza, conseguente agli eventi alluvionali.
(2-00083) «Misiti, Donadi».
Interrogazioni a risposta immediata:
GALANTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
esiste un progetto del Governo statunitense che prevede la costruzione, all'interno dell'area dell'aeroporto Dal Molin di Vicenza, di una nuova base militare Usa, con caserme, parcheggi, magazzini per armamenti e depositi per materiali biochimici;
il suddetto progetto prevede l'arrivo, a Vicenza, di oltre 2.000 soldati americani, che andrebbero ad aggiungersi a quelli già ospitati presso la caserma Ederle;
l'area interessata, di proprietà del demanio, è oggi prevalentemente verde ed è prossima al centro sia della città capoluogo che di paesi contermini;
a quanto risulta all'interrogante, in tale area il progetto prevede una colata di cemento di circa 500.000 metri cubi, con la costruzione di edifici alti anche 21 metri e il conseguente stravolgimento di un territorio molto vasto;
alla luce delle risposte date da questo Governo a precedenti interrogazioni, non esiste ad oggi alcun accordo ufficiale e pubblico tra Governo italiano e Governo statunitense in merito alla concessione dell'area dell'aeroporto Dal Molin per la dislocazione della 173a brigata aerotrasportata americana;
da alcuni giorni, all'interno dell'area dell'aeroporto Dal Molin, sono iniziati lavori di bonifica e preparazione del terreno; inoltre, da quanto si apprende dalla stampa locale, Aim Energia ha già programmato l'implementazione delle linee elettriche, con la posa di cavi dedicati di media tensione da 10-20 kilovolt, con una sezione di 95-100 millimetri quadrati, con un nuovo allacciamento alla centrale di Monte Crocetta;
la popolazione dei comuni interessati è fortemente preoccupata e si è mobilitata, raccogliendo in pochi giorni oltre 7000 firme di cittadini contrari al progetto;
sembra che non esistono, su tale progetto, accordi ufficiali tra Governo italiano e Governo statunitense -:
chi abbia autorizzato l'avvio dei lavori preliminari alla costruzione della nuova installazione militare, se non vi sia stata alcuna autorizzazione da parte del Governo, quali iniziative si intendano adottare per far chiarezza in merito all'avvio dei suddetti lavori e per bloccarne al più presto lo svolgimento e quali siano le intenzioni del Governo in merito alla concessione della suddetta area all'esercito degli Stati Uniti.
(3-00153)
VOLONTÈ, ADOLFO, CIRO ALFANO, BARBIERI, BOSI, CASINI, CESA, CIOCCHETTI, COMPAGNON, RICCARDO CONTI, D'AGRÒ, D'ALIA, DE LAURENTIIS, DELFINO, DIONISI, DRAGO, FORLANI, FORMISANO, GALLETTI, GALATI, GIOVANARDI, GRECO, LUCCHESE, MARCAZZAN, MARTINELLO, MAZZONI, MELE, MEREU, OPPI, PERETTI, ROMANO, RONCONI, RUVOLO, CAPITANIO SANTOLINI, TABACCI, TASSONE, TUCCI, VIETTI e ZINZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 20 maggio 2006 il Ministro Mussi ha ritirato la firma italiana da un atto volto ad impedire il finanziamento a carico del bilancio comunitario di ricerche sulle cellule staminali embrionali;
l'intergruppo parlamentare «Persona e bene comune», composto da diverse centinaia di deputati e senatori di entrambi gli schieramenti, dopo pochi giorni ha fatto appello al Presidente del Consiglio dei ministri «affinché garantisca il voto contrario dell'Italia al finanziamento del settimo programma quadro di ricerche che implichino la distruzione di embrioni umani, in coerenza con la legge 40 e la volontà popolare»;
l'11 luglio 2006 diversi parlamentari italiani di entrambi gli schieramenti l'hanno invitata, con una lettera, al voto contrario nei confronti di ricerche che implichino la distruzione di embrioni umani;
il 19 luglio 2006 la risoluzione Buttiglione ed altri n. 6-00002, presentata al Senato della Repubblica, che chiedeva il divieto di ogni appoggio italiano alle ricerche embrionali finanziate dall'Unione europea, non è stata approvata a causa di 9 astensioni (147 voti favorevoli, 139 contrari);
lo stesso giorno la risoluzione Finocchiaro ed altri n. 6-00004 è stata approvata con un voto di scarto (152 favorevoli, 150 contrari e 1 astenuto) e impegnava il Governo al primo capoverso del dispositivo «a sostenere le ricerche che non implicassero la distruzione di embrioni umani»;
i Ministri Emma Bonino e Fabio Mussi hanno sostenuto un'interpretazione molto personale libera dell'atto di indirizzo, rinvenendo nella risoluzione le stesse posizioni sostenute durante la campagna per il referendum per l'abrogazione della legge n. 40 del 2004;
alcuni firmatari della risoluzione Finocchiaro, al contrario, hanno sostenuto che l'atto di indirizzo fosse ispirato dal principio dell'inviolabilità assoluta dell'embrione e, quindi, dal divieto di ricerche che ne implichino la distruzione;
la legge italiana n. 40 del 2004 tutela la dignità umana fin dal concepimento e sanziona penalmente la distruzione di embrioni umani a fini di ricerca;
la volontà popolare, in occasione del referendum svoltosi nel 2005, ha confermato la legge e i principi ivi contenuti;
non esiste al mondo nessun protocollo medico, né studio scientifico che abbia portato finora a risultati positivi nella ricerca sulle cellule staminali embrionali, mentre è noto che tale ricerca implica la morte certa dell'embrione umano -:
quali indicazioni abbia fornito al Ministro Mussi per esprimere la decisione italiana in seno al Consiglio dell'Unione europea sulla competitività tenutosi il 24 luglio 2006 e quali conseguenze intenda adottare a seguito della posizione espressa dal Ministro Mussi.
(3-00154)
FABRIS, CIOFFI, SATTA, ROCCO PIGNATARO, ADENTI, AFFRONTI, GIUDITTA, DEL MESE, D'ELPIDIO, LI CAUSI, MORRONE, PICANO e PISACANE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 30 maggio 2006 il Ministro Mussi ha ritirato il sostegno italiano alla proposta di una dichiarazione etica sulla
ricerca sulle staminali, proposta nel mese di novembre 2005 da Germania, Polonia, Slovacchia e Austria e a cui aveva aderito il Governo Berlusconi;
nella giornata del 24 luglio 2006 i Ministri del Consiglio dell'Unione europea sulla competitività (per l'Italia il Ministro dell'università e della ricerca, l'onorevole Fabio Mussi) hanno raggiunto un accordo sul finanziamento della ricerca sulle cellule staminali;
in sostanza, il compromesso prevede che si finanzino progetti sulle staminali embrionali esistenti e che non possano essere finanziate ricerche che implichino la distruzione degli embrioni;
rispetto alla questione del termine ultimo per l'impiantabilità degli embrioni, ovverosia degli embrioni soprannumerari già prodotti e crioconservati (cut off date), la questione posta dall'Italia rimarrebbe sospesa e sarà approfondita successivamente;
i valori della vita, della persona e della famiglia non sono negoziabili, né tanto meno sono in contrasto con la promozione della ricerca scientifica;
la legge n. 40 del 2004 tutela la dignità umana fin dal concepimento e sanziona penalmente la distruzione di embrioni a fini di ricerca;
la tutela della vita, della salute e del rispetto della dignità umana non possono che essere anteposte al rispetto del principio dello Stato di diritto e delle leggi che uno Stato si è dato, come la legge n. 40 del 2004, confermata dalla volontà popolare espressa con il referendum del 12 giugno 2005;
in data 19 luglio 2006 una risoluzione presentata dalla senatrice Finocchiaro e da altri senatori della maggioranza (risoluzione approvata con un voto di scarto: 152 favorevoli, 150 contrari ed 1 astenuto) ha impegnato il Governo al primo capoverso del dispositivo «a sostenere le ricerche che non implicassero la distruzione di embrioni umani» -:
se garantirà, nell'ambito delle proprie prerogative e responsabilità, che i tutti i cittadini contribuenti dello Stato italiano non debbano mai trovarsi nelle condizioni di finanziare la ricerca europea sulle cellule embrionali, poiché questo si porrebbe in netto contrasto sia con quanto stabilito dalla citata legge n. 40 del 2004, sia con il voto popolare espresso il 12 giugno 2006, e se chiarirà in via definitiva che qualsiasi impegno o atto di indirizzo assunto dal Governo, sia in sede comunitaria che internazionale, in materia di ricerca sia ispirato al principio dell'inviolabilità assoluta dell'embrione.
(3-00155)
DEL BUE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione delle necessarie infrastrutture rappresenta per il Paese una grande occasione di sviluppo. Esse, infatti, sono necessarie per ridurre il gap che caratterizza la situazione italiana rispetto ai concorrenti esteri, nei confronti dei quali il dislivello supera ormai una percentuale del 50 per cento. Si tratta, inoltre, di un'attività a basso contenuto di importazioni, che fa crescere il tasso di sviluppo potenziale senza incidere negativamente su una bilancia dei pagamenti già provata dal crescente costo dell'energia e dalla bassa competitività dell'industria italiana;
in questo comparto occorre, pertanto, concentrare il massimo delle risorse disponibili, valutando, tuttavia, che il costo relativo non risulti esorbitante a causa di una progettazione inadeguata ed insufficiente;
quest'ultima condizione, purtroppo, non si è verificata nel caso della realizzazione della stazione ferroviaria «Medio Padana» dell'alta velocità, che dovrà sorgere in località Mancasale, nel comune di Reggio Emilia. Vi è stata, invece, una costante lievitazione dei costi, che ha, di fatto, impedito, sino a questo momento, l'inizio dell'opera. Da un costo iniziale,
stimato da Tav spa in 15 milioni di euro, con copertura a bilancio, dopo aver affidato la progettazione, per iniziativa del comune di Reggio Emilia, all'architetto Calatrava, l'onere è fortemente lievitato fino a 75 milioni di euro, la cui copertura aggiuntiva è stata garantita per 25 milioni di euro dalla regione Emilia Romagna eper 35 milioni di euro dall'intesa Stato-regioni, relativamente all'obiettivo 2. In seguito i costi sono stati ulteriormente rivisti ed ora pare superino addirittura i 100 milioni di euro (stima Tav spa) -:
se intenda provvedere al monitoraggio ed al contenimento dei costi per le opere riguardanti la realizzazione della linea Tav Torino-Milano-Bologna-Firenze.
(3-00156)
MARONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BODEGA, BRICOLO, BRIGANDÌ, CAPARINI, COTA, DOZZO, DUSSIN, FAVA, FILIPPI, FUGATTI, GARAVAGLIA, GIBELLI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LUSSANA, MONTANI, PINI, POTTINO e STUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'esito del referendum del 25-26 giugno 2006, relativo alla proposta di modifica della seconda parte della Costituzione, ad avviso degli interroganti, ha definito in termini inequivocabili che esiste una «questione settentrionale»;
il Nord è oggi una realtà economico-sociale che ha chiesto con grande forza di risolvere la grande questione che lo riguarda, cioè fermare l'enorme drenaggio di risorse che attraverso i bilanci dello Stato centrale passano senza controllo e vantaggio da Nord a Sud del Paese;
tutto questo, ricevendo un ritorno quasi nullo in termini di infrastrutture e sviluppo economico-sociale coerente con il suo prodotto interno lordo, che, ad oggi, prevede addirittura, per quanto riguarda ad esempio il solo Lombardo-Veneto, un saldo attivo di 55 miliardi di euro;
il precedente Governo, in primo luogo la Lega Nord, hanno dato risposta concreta alla «questione settentrionale», proponendo al Paese una riforma costituzionale che avrebbe reso le istituzioni moderne e al passo con le più avanzate democrazie occidentali;
secondo gli interroganti, tutto questo è stato compromesso da una falsa propaganda da parte dell'attuale maggioranza, finalizzata a mantenere uno Stato centralizzato e assistenziale -:
quali siano gli intendimenti del Governo al fine di accogliere queste richieste di autonomia, ad esempio attraverso forme previste costituzionalmente, quali regioni a statuto speciale.
(3-00157)
BONELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il petrolio e i combustibili fossili non sono inesauribili e, presumibilmente nell'arco dei prossimi vent'anni, verrà raggiunto il picco della «curva di Hubbert», attraverso la quale gli studiosi hanno individuato il momento nel quale si raggiungerà la massima capacità estrattiva delle fonti non rinnovabili, superata la quale l'offerta di prodotti petroliferi non sarà più in grado di sostenere la domanda; già adesso il prezzo del petrolio al barile ha superato i 70 dollari e la benzina costa 1,4 euro a litro: un costo insostenibile per la collettività e l'ambiente;
occorre allora pensare allo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabile, in particolare l'idrogeno;
la fonte rinnovabile più abbondante in Italia, Paese del sole per antonomasia, è appunto l'energia solare; ed è paradossale che proprio l'Italia sia agli ultimi posti nello sfruttamento di questa inesauribile risorsa e agli ultimissimi posti
nella produzione di materiali adatti allo scopo; alla fine del 2005, per esempio, la diffusione di impianti fotovoltaici era di soli 0,62 watt di picco (Wp) per abitante, contro i 3,94 medi dell'Unione europea, i 18,56 della Germania, i 3,13 dell'Olanda; mentre alla fine del 2004 la produzione di celle fotovoltaiche era di soli 7,9 megawatt di picco (MWp) all'anno, contro i 604 del Giappone, i 198 della Germania, gli 81 della Spagna, i 10,7 della piccola Norvegia;
sul solare termico civile, l'Italia è battuta anche da Austria e Grecia per 200 a 8 metri quadri;
la terza rivoluzione industriale, quella che porterà il mondo fuori dall'economia alimentata dai combustibili fossili, è a portata di mano; per realizzarla è necessaria una sinergia tra la rete delle telecomunicazioni e l'uso dell'idrogeno, trainata dalla politica per lo sviluppo sostenibile e la tutela ambientale; un ruolo chiave, in questo scenario, potrebbe recitarlo proprio l'Italia;
l'Italia, inoltre, è l'unico Paese europeo a prevedere agevolazioni per la termovalorizzazione dei rifiuti, mentre in altre nazioni, come Danimarca, Belgio e Austria, è prevista un'imposta da 4 a 71 euro per tonnellata per recuperare i costi esterni individuati dall'Unione europea, che altrimenti graverebbero sulla collettività;
il cosiddetto «decreto-legge Bersani» non sembra contenere misure sufficienti a rilanciare le energie rinnovabili e l'idrogeno in Italia;
secondo l'interrogante sarebbe necessario:
a) predisporre un piano nazionale per realizzare poli per la produzione di celle a combustibile da idrogeno e le infrastrutture di trasporto e immagazzinamento, per consentirne l'utilizzo, a partire dal settore automobilistico, nel quale la tecnologia è già in uno stato avanzato e l'auto ad idrogeno oggi è già prodotta dalle maggiori case automobilistiche;
b) rendere obbligatoria, per le nuove costruzioni e le grandi ristrutturazioni, l'installazione di una quota minima di pannelli fotovoltaici e istituire un fondo di rotazione per la realizzazione di microimpianti di produzione di energia elettrica rinnovabile, dando alle famiglie italiane la possibilità di soddisfare il proprio fabbisogno energetico, ricavando reddito dalla produzione di energia;
c) eliminare il contributo pubblico, previsto dalla legge n. 9 del 1991, a sostegno degli impianti privati di fonti energetiche assimilate, che comprendono i residui di raffinazione petrolifera, rifiuti non biodegradabili, che sono stati classificati, in contrasto con la direttiva europea, tra le fonti rinnovabili, comportando l'erogazione, a partire dal 1992, di 60.000 miliardi di vecchie lire, per una produzione energetica ad alto impatto ambientale; risorse che sono state sottratte agli impianti di energia rinnovabile -:
se il Governo non ritenga di dover avviare in tempi rapidi una strategia, concertata tra il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, finalizzata alla concreta riduzione del consumo dei combustibili fossili.
(3-00158)
GUADAGNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante si è recata due volte al carcere di Rebibbia a Roma, facendo visita anche al cosiddetto «G8», ovvero il braccio in cui sono recluse le persone transessuali;
l'interrogante ha potuto verificare che solo per questo reparto detentivo non vale l'entità del reato, ma l'orientamento sessuale e l'identità di genere di chi lo commette: si trovano nello stesso braccio
sia chi sconta una pena pluriennale per omicidio, sia chi ha infranto norme della cosiddetta «legge Bossi-Fini»;
l'interrogante ha verificato che, diversamente dagli altri detenuti uomini, le detenute transessuali subiscono una discriminazione nell'accesso all'ora d'aria: per gli uomini due ore al giorno, per le transessuali una sola ora due volte alla settimana;
l'interrogante ha conosciuto gravi casi di detenute affette da HIV conclamato, che avrebbero bisogno di strutture alternative al carcere specializzate nella cura -:
quali iniziative intenda assumere al fine al fine di garantire l'equità del trattamento in materia di giustizia e di garanzia della salute delle cittadine-detenute, indipendentemente dalla propria identità di genere e orientamento sessuale, verificando, altresì, se siano stati perpetrati abusi a danno delle detenute transessuali e omosessuali.
(3-00159)
OLIVA, REINA, LO MONTE, RAO e NERI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Governo, limitandosi ad affermare genericamente che la costruzione del ponte sullo stretto di Messina non rientra tra le sue priorità, non ha ancora chiarito se intenda consentirne la realizzazione;
come riportato da alcuni organi di stampa, il Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi avrebbe ricevuto nei giorni scorsi una delegazione guidata dal deputato della Regione siciliana Rita Borsellino e dai sindaci di Messina e di Villa San Giovanni, firmatari, tra gli altri, di un appello contro la costruzione del ponte -:
se il Governo intenda consentire all'impresa vincitrice dell'appalto la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, e in che tempi, o se intenda bloccare l'inizio dei lavori e pagare la penale di 388 milioni di euro, mortificando le aspettative dei tanti meridionali - cittadini, deputati nazionali, deputati regionali, amministratori comunali e provinciali, associazioni - che vedono nella costruzione del ponte una tappa imprescindibile per lo sviluppo del Sud.
(3-00160)
VILLETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere se, come pensa l'interrogante, consideri che il mandato ricevuto con il voto sia politicamente vincolante, nel senso che elettrici ed elettori hanno chiaramente scelto - sia pure in uno scarto molto limitato - uno schieramento, come quello del centrosinistra, e dato una precisa indicazione su chi ne avrebbe dovuto assumere la guida (tutto ciò senza considerare che l'Unione ha promosso una consultazione tra le proprie elettrici e i propri elettori, le primarie, dalla quale è emersa con un'enorme partecipazione e un amplissimo consenso la scelta del candidato Premier) e, di conseguenza, se sul piano strettamente politico ritenga, come pensa l'interrogante, che qualsiasi cambiamento rispetto al mandato ricevuto comporti il dovere politico di ritornare a chiedere il parere di elettrici ed elettori.
(3-00161)
LA RUSSA, CICCIOLI, GASPARRI, AIRAGHI, ALEMANNO, AMORUSO, ANGELI, ARMANI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BONGIORNO, BONO, BRIGUGLIO, BUONFIGLIO, BUONTEMPO, CASTELLANI, CASTIELLO, CATANOSO, CIRIELLI, CONSOLO, GIORGIO CONTE, CONTENTO, GIULIO CONTI, COSENZA, DE CORATO, FILIPPONIO TATARELLA, GIANFRANCO FINI, FOTI, FRASSINETTI, GAMBA, GERMONTANI, ALBERTO GIORGETTI, HOLZMANN, LAMORTE, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, MANCUSO, MARTINELLI, MAZZOCCHI, MELONI, MENIA, MIGLIORI, MINASSO, MOFFA, MURGIA, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, PATARINO, PEDRIZZI, ANTONIO PEPE, PERINA, PEZZELLA, PORCU,
PROIETTI COSIMI, RAISI, RAMPELLI, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SALERNO, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SILIQUINI, TAGLIALATELA, TREMAGLIA, ULIVI, URSO e ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla stampa degli ultimi giorni sono comparse indiscrezioni relativamente al trasferimento d'ufficio dei vertici regionali, provinciali e degli uffici giudiziari della guardia di finanza in Lombardia e specificatamente a Milano;
tali trasferimenti sono stati decretati con procedura d'urgenza e con riduzione da 40 a 10 giorni per le norme riservate ai militari per la presentazione di memorie con i motivi per i quali l'interessato può chiedere di non essere trasferito o di essere assegnato in sede diversa da quella stabilita;
la portata delle rimozioni al vertice della guardia di finanza interessa il comandante regionale generale Mario Forchetti, destinato al comando della regione Piemonte, alla quale era già stato assegnato il generale De Gennaro, il capo di stato maggiore interregionale nord occidentale, generale Leandro Minervini, il comandante del nucleo regionale di polizia tributaria, colonnello Rosario Lorusso, il capo ufficio operazioni, tenente colonnello Virgilio Pomponi, il tenente colonnello Vincenzo Tomei, principale braccio operativo di indagini di polizia giudiziaria;
la portata di tali movimenti fa ritenere agli interroganti che si voglia smantellare un'intera struttura organica, che ha dato notevoli risultati in termini di indagini e di riscontri processuali;
le indagini della guardia di finanza milanese hanno riguardato vicende clamorose, a cominciare dal caso Parmalat a quello Unipol, alla vicenda Banca nazionale del lavoro e alla Banca popolare italiana;
a giudizio degli interroganti, in questo quadro tale massiccia rimozione appare, comunque, punitiva, fino a sembrare addirittura un'epurazione conseguente a indagini su personaggi appartenenti politicamente all'area di centrosinistra;
per quanto risulta agli interroganti i vertici giudiziari del tribunale, della procura e della corte d'appello di Milano hanno espresso gravi preoccupazioni per tali trasferimenti, per la continuità delle indagini in corso e per la sottrazione di personale altamente qualificato e a conoscenza di specifiche vicende in tali indagini -:
se non ritenga opportuno bloccare comunque tale massiccio movimento e se non ritenga che tale azzeramento possa essere considerato comunque, anche al di là delle intenzioni, con un connotato marcatamente politico.
(3-00162)
ELIO VITO, BONDI, CICCHITTO, LEONE e GIANFRANCO CONTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 16 luglio 2006, alle ore 22.19, un'agenzia stampa comunicava: «Unipol: azzerati i vertici GDF della Lombardia»; dopo circa un'ora il Vice Ministro dell'economia e delle finanze Vincenzo Visco smentiva che tale «azzeramento» fosse avvenuto in riferimento al caso Unipol;
a partire dal giorno successivo la stampa ha dato ampio risalto alle presunte pressioni del Vice Ministro Vincenzo Visco per la rimozione dei vertici della guardia di finanza di Milano, riportando notizie di colloqui tra il comandante generale, il capo di stato maggiore della guardia di finanza ed il procuratore generale della Repubblica di Milano, che aveva chiesto chiarimenti, ove si confermava il ruolo decisivo esercitato dal Vice Ministro Visco su tale vicenda;
il Viceministro Visco, dal canto suo, dichiarava di trattarsi di «normali avvicendamenti
dovuti ad esigenze di servizio», il che appare agli interroganti quanto meno poco credibile -:
se, nel quadro della propria responsabilità generale sul corretto ed efficace funzionamento di tutte le amministrazioni pubbliche, ritenga «normale» il trasferimento dell'intero vertice della guardia di finanza di una regione non avente alcun procedimento disciplinare o penale in corso e non rientrante nella normale pianificazione annuale, se ritenga conforme alla prassi e alla normativa vigente che un Vice Ministro «delegato» (sempre che una «delega» di questo tipo sia legittima, tenuto conto della legge n. 189 del 1959, che prevede che il corpo della guardia di finanza dipende dal Ministro dell'economia e delle finanze) possa intervenire su specifici trasferimenti, soprattutto in assenza di fatti eccezionali che li possano giustificare, se il comportamento del Vice Ministro sia conforme alla legislazione vigente ovvero costituisca un abuso, di cui il Governo tutto ha comunque la responsabilità politica, e se non ritenga necessario ed urgente proporre la revoca dell'attribuzione del titolo di Vice Ministro dell'economia e delle finanze all'onorevole Visco, il quale, comunque, secondo gli interroganti, dovrebbe dimettersi, a tutela della credibilità delle istituzioni.
(3-00163)
DONADI, EVANGELISTI, ASTORE, BELISARIO, BORGHESI, COSTANTINI, D'ULIZIA, MISITI, MURA, LEOLUCA ORLANDO, OSSORIO, PALOMBA, PEDICA, PEDRINI, PISICCHIO, PORFIDIA, RAITI, RAZZI e ROSSI GASPARRINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
dopo anni di finanza creativa il nostro Paese si trova oggi di fronte alla necessità di una politica economica e fiscale seria e rigorosa;
è necessario concentrare gli sforzi e focalizzare gli strumenti adatti per delineare un programma concreto di rientro dell'Italia nei parametri di spesa europea;
appare evidente che per il raggiungimento di questo obiettivo sarà necessario, in particolare, monitorare la spesa pubblica, evitandone sprechi ed investimenti poco coerenti;
è necessario valorizzare il personale pubblico e le sue competenze, aggiornandole con programmi di formazione continua, a scapito del ricorso continuo ed ingiustificato a consulenze ed esternalizzazioni;
i costi della politica e le spese dei partiti devono tornare ad essere tenuti sotto controllo: in un Paese chiamato ad un inevitabile sforzo per il proprio rilancio la politica deve assumere il ruolo di traino propositivo, non quello di un ulteriore peso e fardello per le tasche dei cittadini;
il controllo della spesa pubblica e quello dei costi della politica fanno parte integrante del programma dell'attuale maggioranza di Governo -:
quali saranno in concreto le azioni del Governo per contenere la spesa della pubblica amministrazione e per controllare i costi della politica.
(3-00164)
FRANCESCHINI, SERENI, BRESSA, GIACHETTI, QUARTIANI, VENTURA, FINCATO, MARIANI, BARBI, LULLI, DELBONO e ZUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge attualmente in discussione al Senato della Repubblica, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale, rappresenta la premessa all'azione di risanamento dei conti pubblici e di rilancio dello sviluppo sostenibile;
al contrario di quanto avviene per prassi, il decreto-legge non è solo un agglomerato di disposizioni finalizzate a modificare l'andamento dei saldi del 2006, ma contiene rilevanti misure di liberalizzazione di settori fino ad ora ingessati, corporativi, che, con le loro complicazioni burocratiche, di fatto, sono uno degli ostacoli principali all'aumento della potenzialità di crescita dell'Italia;
lo stupore positivo che l'adozione di tali misure ha suscitato nel Paese, i dissensi forti di alcune categorie, gli apprezzamenti venuti anche dalle file dell'opposizione, nonostante il clima di forte contrapposizione che caratterizza quest'avvio di legislatura, dimostrano che la strada imboccata dal Governo è quella giusta;
in particolare, sono i cittadini che hanno apprezzato le misure di liberalizzazione. I consumatori, imprese e persone fisiche, hanno aderito convintamene alle azioni che iniziano a scuotere un Paese ingessato, comprendendo che nello status quo dei privilegi trionfano le inefficienze e i disservizi, che tutti si trovano a sperimentare nella quotidianità -:
come intenda il Governo proseguire nell'azione volta a stabilire maggiore concorrenza nei mercati chiusi ancora presenti nel nostro Paese.
(3-00165)
Interrogazioni a risposta scritta:
BERTOLINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
una sentenza del tribunale della Libertà di Bologna del 27 giugno 2006 ha respinto la richiesta di custodia in carcere nei confronti di 18 sospetti terroristi islamici;
la sentenza ha affermato il principio che «restano esclusi dall'ambito della definizione di terrorismo gli atti di violenza, da chiunque compiuti, contro militari impegnati in un conflitto armato, salvo la illiceità di tali atti sotto altri profili del diritto internazionale umanitario (crimini di guerra o contro l'umanità)»;
si tratta di una sentenza che, secondo l'interrogante, legittima ancor più l'attività terroristica islamica globalizzata. Dopo la sentenza del tribunale di Milano, emessa in primo grado da Clementina Forleo il 24 gennaio 2005 e convalidata in appello da Rosario Caiazzo il 28 novembre 2005, che ha legittimato il reclutamento in Italia di aspiranti terroristi suicidi da inviare in Iraq, la nuova sentenza del tribunale di Bologna legittima il terrorismo, nobilitandolo come resistenza, anche in un contesto come quello afgano, dove le Nazioni Unite hanno avallato sin dall'inizio il diritto a ricorrere alla forza per combattere Al Qaeda e i Taliban che la proteggevano;
per parte della nostra magistratura combattere contro le forze multinazionali impegnate nella lotta al terrorismo non è mai punibile come terrorismo, sia dove l'Onu non ha dato la propria autorizzazione sin dall'inizio, come è il caso dell'Iraq, sia dove questa autorizzazione c'è stata come è il caso dell'Afghanistan;
alcuni giudici italiani continuano imperterriti, attraverso le loro sentenze, a legittimare di fatto atti di violenza contro i nostri militari. Si continua ad assistere, impotenti e con sconcerto, alla abissale differenza che intercorre tra lo spietato mondo terrorista e le tesi giuridiche, ad avviso dell'interrogante, incredibili, di parte della magistratura italiana -:
se non ritenga che la pronuncia ricordata in premessa rivesta i profili dell'abnormità e, in caso affermativo, se non intenda adottare le iniziative di competenza;
se e quali iniziative normative intenda intraprendere per salvaguardare la vita dei nostri militari da questi gravissimi atti, definiti «legittimi» dalla magistratura procedente, commessi dai «martiri islamici».
(4-00675)
TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Commissione europea ha avviato un'istruttoria nei confronti della Repubblica italiana in relazione all'ipotizzato aiuto di Stato del quale beneficerebbero gli enti religiosi e le onlus in considerazione dell'esenzione dal pagamento dell'ICI relativa agli immobili utilizzati anche a fini commerciali, come previsto dalla legge n. 248 del 2 dicembre 2005 -:
quali iniziative il Governo intenda prendere per evitare l'apertura di una nuova procedura d'infrazione nei confronti della Repubblica italiana.
(4-00691)
TURCO, BELTRANDI, D'ELIA, MELLANO e PORETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 16 marzo 1962 la «Suprema Sacra Congregazione del Sant'Ufficio» della Santa Sede (oggi «Congregazione per la dottrina della Fede», in origine «Sacra Congregazione della Romana e Universale Inquisizione») diramava «a tutti i Patriarchi, gli Arcivescovi, i Vescovi e Ordinari di altre sedi, anche di 'Rito Orientale'», l'Istruzione «Crimen sollicitationis», destinato ad essere «diligentemente conservato nell'archivio segreto della curia», con la quale si impone il silenzio perpetuo, pena la sospensione «a divinis», a tutte le persone coinvolte in processi in materia di crimini sessuali commessi da membri del clero;
detto documento non è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Santa Sede in conformità con il canone 8 § 1 del Titolo I del «Codice di diritto canonico» («Le leggi ecclesiastiche universali sono promulgate con l'edizione nella Gazzetta ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis, a meno che in casi particolari non sia stato stabilito un modo diverso di promulgare ...»);
da tale documento emerge che la Santa Sede ha prescritto, adottato e fatto adottare, proposto ed imposto alle suddette autorità ecclesiastiche comportamenti volti a sottrarre ad ogni pubblica conoscenza e alla giustizia gli abusi sessuali compiuti da membri del clero;
il 18 maggio 2001 la «Congregazione per la dottrina della Fede» della Santa Sede diramava l'epistola «De Delictis Gravioribus», con la quale si «attualizza» l'istruzione «Crimen sollicitationis» del 1962;
in detto documento, scrivendo dei delitti contro la morale, si cita quello «commesso da un membro del clero contro il sesto comandamento del decalogo con un minore di diciotto anni d'età» che viene riservato «al Tribunale apostolico della Congregazione per la dottrina della fede» e quindi soggetto «al segreto pontificio»;
il cardinale Tarcisio Bertone, all'epoca dei fatti Segretario della «Congregazione per la dottrina della Fede in una intervista rilasciata nel febbraio 2002 al mensile «30 giorni», diretto dal Sen. Giulio Andreotti, ebbe a dire che «Le Norme di cui stiamo parlando si trovano all'interno di un ordinamento giuridico proprio, che ha un'autonomia garantita, e non solo nei Paesi concordatari. Non escludo che in particolari casi ci possa essere una forma di collaborazione, qualche scambio di informazioni, tra autorità ecclesiastiche e magistratura. Ma, a mio parere, non ha fondamento la pretesa che un vescovo, ad esempio, sia obbligato a rivolgersi alla magistratura civile per denunciare il sacerdote che gli ha confidato di aver commesso il delitto di pedofilia. Naturalmente la società civile ha l'obbligo di difendere i propri cittadini. Ma deve rispettare anche il «segreto professionale» dei sacerdoti, come si rispetta il segreto professionale di ogni categoria, rispetto che non può essere ridotto al sigillo confessionale, che è inviolabile» -:
quali iniziative conoscitive nonché diplomatiche intende prendere in relazione
al fatto che le istruzioni contenute in questi documenti sono in contrasto con le politiche e le leggi della Repubblica Italiana, nonché con le norme ed i trattati dell'Unione europea e delle Nazioni unite in materia di diritti dell'uomo e libertà fondamentali e di lotta agli abusi sessuali, in particolare contro i bambini e le donne;
se intende invitare la Santa Sede a rimuovere quelle prescrizioni che sono chiaramente ed esplicitamente volte a sottrarre all'amministrazione della giustizia i presunti responsabili di gravi delitti;
se intende compiere un'indagine per verificare se i rapporti giuridici che regolano le relazioni tra la Repubblica italiana e la Santa sede e che concedono privilegi al clero, non siano in contrasto con le leggi della Repubblica, nonché con le norme e i trattati dell'Unione europea e delle Nazioni unite.
(4-00693)