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Allegato B
Seduta n. 31 del 25/7/2006
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
CIRIELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la legge 6 dicembre 1991, n. 394 all'articolo 36 «Aree marine di reperimento» ha previsto che nelle aree di costa Infreschi (lettera e) e S.M. di Castellabate (lettera q) possono essere istituiti parchi marini o riserve marine, le cui istruttorie scientifiche ne hanno sancito l'indiscutibile valore ambientale tale da meritare gli opportuni strumenti di tutela;
la sorveglianza costiera ai fini ambientali anche nelle aree di reperimento è esercitata dalle Capitanerie di Porto, ai sensi della legge 979 del 1982 e successive modificazioni ed integrazioni;
la direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 è relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche;
la direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concerne la conservazione degli uccelli selvatici;
il decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, «Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE e successive modificazioni ed integrazioni è relativo alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche»;
il decreto 25 marzo 2005 ha previsto nell'elenco dei proposti siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea, ai sensi della direttiva 92/43/CEE i parchi marini di Santa Maria di Castellabate e Costa degli Infreschi e nell'elenco delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), classificate ai sensi della direttiva 79/409/CEE il parco di Santa Maria di Castellabate;
il progetto PEGASO dal titolo «creazione di aree marine protette con strutture deterrenti antistrascico nello specchio acqueo antistante la fascia costiera della Provincia di Salerno», finanziato in ambito Fondi Strutturali - del POR CAMPANIA, vede beneficiaria la Provincia di Salerno;
a quanto risulta all'interrogante, nel 1999, l'Assessorato Caccia e Pesca avviò la realizzazione di un primo stralcio esecutivo del progetto (da poco completato), con la creazione di una vasta area protetta compresa tra «Torre Angellara» e la «Foce del fiume Sele», di cui non si conoscono ufficialmente gli impatti sugli ecosistemi marino-costieri;
dallo stesso titolo del progetto si evince la prossima istituzione di aree marine protette in due aree costiere cilentane, così come indicato nell'elenco delle aree di reperimento della legge 394 del 1991 «Legge Quadro sulle Aree Protette»;
a quanto risulta all'interrogante, i due Siti di Importanza Comunitaria (SIC) marini sono direttamente interessati dal Progetto Pegaso e cioè Parco marino di Santa Maria di Castellabate che coincide con una Zona di Protezione Speciale (ZPS) e Parco marino Punta degli Infreschi e della Masseta -:
se il progetto sia stato approvato in presenza di «valutazione di Incidenza» come previsto dalla normativa NATURA 2000, e con l'auspicabile condivisione di istituzioni pubbliche con precise competenze nell'area marina interessata dall'intervento (Autorità di Bacino Sinistra Sele, Comuni costieri, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano);
se sia stata preventivamente eseguita una approfondita valutazione strategica sulla consistenza e stabilità dei fondali marini del litorale interessato dal progetto, ove si intende impiantare tali strutture, per evitare fenomeni di sprofondamento, che renderebbero inutilizzabili le stesse strutture ai fini dell'obiettivo prefissato, con relativo spreco di ingenti risorse economiche (in passato, fenomeni di sprofondamento di strutture antistrascico sono state registrati sia in Sicilia, che nella stessa fascia costiera calabrese, in cui è stato eseguito un intervento con lo stesso nome PEGASO e con strutture simili);
se esistano dati certi sul corretto trattamento preventivo e sulla qualità dei materiali che saranno collocati sui fondali, a garanzia della stabilità nel tempo delle strutture sommerse e del rilascio nell'ambiente marino di sostanze potenzialmente nocive.
(4-00679)
DI CENTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'utilizzazione delle acque nelle zone montane per usi idroelettrici incide molto negativamente sull'ecosistema montano, in quanto le acque captate e ristrette in condotte forzate non percorrono più in larga misura, i normali corsi d'acqua di alta e media montagna, per cui tali corsi sono prosciugati, con la sparizione della
fauna ittica, l'inaridimento di vaste zone e conseguenti difficoltà di abbeveramento della fauna locale;
questi fenomeni negativi si verificano con particolare evidenza nel Friuli Venezia Giulia, regione in cui, tra l'altro, le montagne sono meno elevate e quindi le nevi perenni sono minori -:
quali interventi si intenda realizzare per ottenere un migliore equilibrio tra le esigenze della produzione di energia dalla fonte idroelettrica, che nessuno disconosce soprattutto nella fase attuale di rincaro dei prezzi petroliferi e l'esigenza di tutela dell'ecosistema montano, di cui una componente essenziale sono i corsi d'acqua superficiali, e se a tali corsi d'acqua vengono garantiti i deflussi minimi vitali.
(4-00680)
CAMILLO PIAZZA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 14 luglio 2006 le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico hanno inviato un nuovo esposto alla Procura della Repubblica di Oristano riguardo l'avvenuto inizio dei lavori per la realizzazione dell'approdo turistico (nuovo molo, gavitelli, boe, eccetera) nel comune di Cabras (Oristano) senza la necessaria approvazione della valutazione di incidenza ambientale;
i lavori, finalizzati formalmente alla fruizione dell'Area Marina Protetta (A.M.P.) «Sinis-Mal di Ventre», sono stati predisposti dall'Amministrazione comunale di Cabras, Ente gestore dell'A.M.P., nelle località di Cala Pastori-Isola di Mal di Ventre (lunghezza molo di 48 mt.), La Caletta-Capo San Marco (lunghezza molo mt. 50) e Funtana Meiga oltre ad altri siti (Porto Suedda, Is Aruttas, San Giovanni, Turr'e Seu, Punta Maimoni-Is Caogheddas, Tharros), questi ultimi con potenziale minore impatto ambientale;
l'area rientra nel sito di interesse comunitario SIC «Isola di Mal di Ventre e Catalano» (codice ITB030039) ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE (esecutiva con decreto del Presidente della Repubblica n. 357/1997 e successive modifiche ed integrazioni, individuazione ed elenco formale con decreto ministeriale 3 aprile 2000, n. 65, integrazioni con determinazioni Direttore Servizio conservazione natura e habitat, eccetera Ass.to reg. le difesa ambiente n. 2689/V del 6 dicembre 2002 e n. 2810/V del 16 dicembre 2003);
l'area è tutelata con vincolo paesaggistico (articoli 142, comma 1o, lettera a), e 146 del decreto legislativo n. 42/2004, D.Ass. n. TPUC/27 del 6 aprile 1990 di individuazione), ed in parte (fascia dei mt. 300 dalla battigia marina) con vincolo di conservazione integrale (articolo 2, comma 1o, lettera a), della legge regionale n. 23/1993);
rientra, inoltre, nell'Area Marina Protetta «Sinis-Mal di Ventre» (legge n. 394/1991 e successive modifiche ed integrazioni, decreti ministeriali 12 dicembre 1997 e 11 novembre 2003 di individuazione);
in seguito a diversi esposti da parte delle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'Intervento Giuridico (note del 7 giugno 2005, 6 settembre 2005, 14 luglio 2006), su tale progetto il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio si è esplicitamente pronunciato per il necessario e vincolante preventivo svolgimento della procedura di valutazione di incidenza (articoli 6 della direttiva n. 92/43/CEE e 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357/1997 e successive modifiche ed integrazioni) con nota n. DPN/4D/2006/7110 del 10 marzo 2006, ribadendo che «è indispensabile la realizzazione dell'intera procedura di valutazione di incidenza, considerato che l'intervento ... si colloca territorialmente all'interno del perimetro di un'area marina protetta e interessa il pSIC e ZPS ITB030039» (già affermato con la precedente nota n. DPN/5D/2005/16276 del 27 giugno 2005), così come è necessaria «una adeguata caratterizzazione dei siti candidati ... nell'ottica di preservare al meglio la Posidonia oceanica, le biocenosi presenti e
lo stato dei luoghi». Venivano, infine, richiamate «le affermazioni formulate, in altri casi, da parte della Commissione europea riguardo la discrezionalità di poter decidere l'esclusione da fonti di finanziamento comunitario quelle amministrazioni regionali che dimostrino un grado di non affidabilità nella tutela della rete Natura 2000 e nel rispetto delle Direttive 92/43/CEE Habitat e 79/409/CEE Uccelli» -:
se il Governo sia a conoscenza del progetto nel comune di Cabras;
quali iniziative il Ministro intenda assumere avverso questa che all'interrogante appare una palese violazione del diritto nazionale (decreto del Presidente della Repubblica n. 357/1997 e successive modifiche ed integrazioni), comunitario (direttiva n. 92/43/CEE) e degli obblighi di collaborazione degli Stati membri (articoli 10 e 226 trattato);
se non ritenga opportuno intervenire tempestivamente al fine di evitare l'ennesima procedura di infrazione in sede europea, a carico dell'Italia in materia ambientale.
(4-00681)