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Allegato B
Seduta n. 49 del 9/10/2006
...
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
D'ELIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Casa Circondariale di Padova, costruita negli anni '60, presenta oggi delle caratteristiche di fatiscenza e degrado strutturali, che l'interrogante ha potuto personalmente riscontrare nella visita effettuata in data 2 ottobre 2006 insieme al consigliere regionale del Veneto Carlo Covi;
le celle più grandi, i cosiddetti cameroncini, originariamente previste per 4 «ospitano» fino a 9 detenuti;
in quelle singole, di 2 metri per 3 e previste per un solo detenuto, «vivono» tre persone che dormono su un letto a castello a tre livelli, con il water a vista dal corridoio, il lavandino per lavarsi e lavare i panni, un tavolino su cui cucinare e mangiare;
al 30 settembre 2006, l'istituto ospitava 177 detenuti di cui 2 con pena definitiva, 11 appellanti, 6 ricorrenti e i restanti in attesa di giudizio;
nonostante la scarsissima presenza di definitivi, le attività trattamentali risultano numerose grazie all'opera encomiabile dei 2 soli educatori e dei circa 100 agenti di polizia penitenziaria operativi sui 140 previsti dalla pianta organica;
su 177 ristretti solo 28 sono di nazionalità italiana; pertanto i detenuti stranieri, appartenenti a 15 nazionalità diverse, costituiscono una percentuale elevatissima, circa l'85 per cento, caratteristica storica di questo istituto, mentre i tossicodipendenti sono circa il 60 per cento della popolazione detenuta;
nonostante la legge n. 241 del 2006 sull'indulto abbia abbassato notevolmente le presenze rispetto a periodi in cui si sono toccate punte di 290 detenuti, l'Istituto risulta ancora sovraffollato essendo la capienza cosiddetta regolamentare di circa 100;
sulla struttura non vengono effettuati da molto tempo particolari interventi di manutenzione o ripristino poiché da circa un anno è stato completato il nuovo padiglione detentivo collocato all'interno della cinta muraria e che attende solo l'autorizzazione del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per essere aperto;
nel nuovo padiglione, che potrebbe ospitare circa 170 detenuti, l'interrogante ha potuto verificare le celle essere ampie e luminose con angolo cottura e con doccia e bagno separati, la cucina già in grado di funzionare, l'infermeria essere perfettamente arredata -:
cosa impedisca l'apertura del nuovo padiglione della Casa Circondariale di Padova che potrebbe immediatamente consentire il trasferimento dei detenuti dalla vecchia struttura dove il degrado dei luoghi e la situazione di sovraffollamento stanno infliggendo a persone già private
della libertà una pena aggiuntiva inutile e offensiva della dignità umana.
(3-00304)
Interrogazioni a risposta scritta:
FAVA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella città di Mantova, dagli addetti del settore viene da tempo segnalata la disastrosa e fatiscente condizione dell'edificio in cui sono ubicati gli uffici del tribunale e parte degli uffici della Procura della Repubblica oltre alla mancanza totale di funzionalità delle aule di udienze e dei vari ambienti in cui gli addetti operano al di sotto del livello minimo di sicurezza e di dignità;
tale situazione viene segnalata anche nel Libro Bianco dell'Associazione Nazionale Magistrati in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2005;
la realizzazione di un nuovo Palazzo di Giustizia per tutti gli uffici giudiziari di Mantova rappresenta una annosa questione, il cui iter amministrativo iniziato nel 1998, dopo varie difficoltà burocratiche ha visto nel marzo 2005 l'approvazione definitiva del progetto per la costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia -:
come il Ministro in indirizzo valuti la situazione segnalata, se valuti positivamente la costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia ovvero abbia in programma altra soluzione realizzabile in tempi ragionevoli;
se il Ministro intenda utilizzare parte dei finanziamenti del Ministero della giustizia a fronte di una riqualificazione e recupero degli uffici giudiziari esistenti.
(4-01207)
GALLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
la casa circondariale di Novara è una struttura risalente ai primi anni '70, che ospita 58 detenuti ordinari, nella quale si trovano ubicati due blocchi destinati ad ospitare 72 detenuti sottoposti al regime di cui all'articolo 41-bis, comma 2, della legge sull'ordinamento penitenziario; il personale di Polizia penitenziaria impiegato è di 184 addetti, di cui 32 assegnati al 41-bis, più altri 32 distaccati in missione;
in diverse comunicazioni ufficiali, fra cui quelle del Direttore della stessa struttura e quella dei R.L.S. interni, si evidenziano numerose carenze strutturali del complesso, quali: scadenti condizioni igieniche nei servizi dei vari reparti dedicati al personale e ai detenuti, assenza di acqua calda in molti servizi igienici; porte di emergenza non a norma; impianti di riscaldamento non funzionanti, mancanza di telefoni, pavimentazioni sconnesse, assenza di corrimani sulle scale, impianti elettrici non a norma, carenza di apparecchiature di sicurezza idonee, aerazione insufficiente, cassette di pronto intervento contenenti il kit di maschere antigas e le relative maschere non a norma, condizioni di abbandono e trascuratezza diffuse, una generale mancata applicazione del decreto legislativo n. 626 del 1994 in merito alla sicurezza sui luoghi di lavoro;
tale situazione rende difficile lo svolgimento delle mansioni della Polizia penitenziaria qui destinata, situazione più volte lamentata con atti ufficiali dalla segreteria provinciale del Sindacato autonomo Polizia penitenziaria, con diverse comunicazioni alla locale Prefettura: situazione che tale sindacato dei lavoratori giudica oltremodo aggravata come risulta dallo stralcio della comunicazione inviata al Prefetto di Novara il 13 settembre 2006, a firma del Segretario Provinciale SAPPE, qui di seguito: «... sulla delicata problematica della sicurezza nello svolgimento della professionalità della polizia penitenziaria nella sua identità deontologica: come da documentazione già giacente presso l'ufficio competente della Prefettura i nodi da sempre irrisolti nella gestione della nostra direzione risultano sinteticamente riconducibili a: concezione esclusivamente burocratica del ruolo direttivo senza collegamenti significativi con
il Personale di polizia penitenziaria in primis e con le altre figure professionali operanti nell'istituto; conseguente mancata valorizzazione di ogni professionalità e mancata funzione di effettivo coordinamento di tutto il personale; status aggravato attualmente dalla completa demotivazione di ogni operatore con conseguente disorganicità e conflittualità potenzialmente degenerante a livello personalistico; scelta di semplice constatazione e registrazione di ogni evento; una totale passività della Direzione senza gli opportuni interventi di mediazione per una soluzione equa sulla molteplice e complessa casistica dell'istituto; incapacità a proporre con chiarezza una politica direttiva che riqualifichi significativamente ogni operatore secondo finalità, modalità e tempi di realizzazione unanimemente condivisi; mancata progettualità della direzione che impedisce la contrattazione sindacale su contenuti oggettivi dialetticamente costruttivi (vedasi ad esempio il mancato Accordo Quadro Locale nonostante le varie sollecitazioni pervenute dai superiori uffici); soprattutto la presa d'atto della mancata funzione direttiva da parte della popolazione dei detenuti (compreso le sezioni del 41-bis O.P.) che pone ormai da troppo tempo una condizione di imprevedibilità nel garantire la sicurezza nei momenti di tensioni come recentemente verificatasi nello stesso reparto. Da queste premesse ritenendo ormai improponibile ogni tentativo di politica di confronto costruttivo da sempre auspicata da questa O.S. risulta irrinunciabile la nostra richiesta di rimozione del Direttore nella modalità della manifestazione di carattere regionale indetta in data 19 settembre 2006 davanti alla Prefettura di Novara. Tutto quanto sopraesposto è ulteriormente confermato dall'attuale condizione della diminuzione dei detenuti del reparto giudiziario, per effetto del decreto del Presidente della Repubblica n. 241 del 2006, disattesa dalla direzione come momento favorevole per una verifica di prospettiva credibile della vita dell'istituto in ogni componente operativa.»;
tali situazioni indicano come la condizione carceraria attuale abbia compromesso la finalità della sicurezza come presupposto fondamentale per ogni intervento rieducativo e di risocializzazione dei detenuti -:
se e in che termini si intenda avviare l'opera di adeguamento della struttura in oggetto ai criteri di sicurezza sui luoghi di lavoro, criteri il cui rispetto è norma di legge oltre che diritto dei lavoratori;
se e in che termini si intenda intervenire a favore dei lavoratori di Polizia Penitenziaria, non solo sull'ambiente fisico e strutturale del luogo di lavoro, ma anche al fine di consentire lo svolgimento delle delicate mansioni in condizioni di sicurezza, e in un clima di collaborazione e pianificazione delle competenze che solo può garantire il ruolo di risocializzazione e rieducazione della pena;
se ed in che termini il competente Ministro intenda promuovere un'inchiesta volta al fine accertare le responsabilità di tali situazioni e porvi rimedio con gli atti che riterrà opportuni, al fine di ristabilire quelle condizioni di sicurezza operativa che sole possono concretare la funzione riabilitativa della pena nel Carcere di Novara.
(4-01215)