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Allegato B
Seduta n. 53 del 17/10/2006
...
SALUTE
Interrogazione a risposta scritta:
MELLANO e PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 21 settembre 2006, il Ministero della salute ha reso nota la «Relazione del Ministero della salute sull'attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza (legge n. 194 del 1978)»;
l'articolo 16 della legge n. 194 del 1978 prevede che tale Relazione sia presentata entro il mese di febbraio di ogni anno; lo stesso termine vale per la Relazione ad hoc del Ministero di giustizia; l'ex ministro della salute Storace presentò la Relazione precedente con lo stesso ritardo dell'attuale Ministro Turco; l'ex Ministro Castelli presentò, invece, la Relazione 2006 di sua competenza lo scorso febbraio, ai sensi di legge;
nella «Presentazione» della suddetta Relazione, il Ministro della salute così scrive: «I tassi di abortività della relazione vengono calcolati rapportando tali IVG (interruzioni volontarie di gravidanza) alla popolazione femminile in età feconda residente nella Regione. Ciò non è accurato perché non tutte le donne che fanno ricorso all'IVG ottengono l'intervento nella regione di residenza ... In alcuni casi si tratta di convenienza di confine, in altri di migrazione fittizia, come nel caso di donne domiciliate in altre Regioni per motivi di studio, in altri, infine, di indisponibilità di servizi nella propria zona di residenza. In quest'ultimo caso si deve tener presente che chi ha maggiore consapevolezza è in grado di cercare il servizio altrove anche fuori regione, chi vive in condizioni di maggiore deprivazione sociale ha una minore capacità a trovare soluzione ai problemi e può contribuire all'aborto clandestino che, pur essendosi ridotto a fenomeno residuale, persiste proprio nelle regioni, prevalentemente del Sud, dove maggiore è la carenza di servizi. Nelle precedenti relazioni sono riportate le ultime stime, ottenute con modello matematico, degli aborti clandestini, dell'ordine di 20.000 unità, di cui il 90 per cento è localizzato al Sud. Attualmente è irrealistico effettuare ulteriori valutazioni di aborto clandestino perché l'errore sulla stima è dello stesso ordine di grandezza della stima stessa e per il contributo sempre più importante delle cittadine straniere che altera i parametri da inserire nel modello...» (pagina 2);
nella suddetta Presentazione il Ministro della Salute non spende una parola per commentare il fenomeno dell'obiezione di coscienza;
nella Tabella 28, allegata alla suddetta Relazione, è rappresentata la situazione dell'«Obiezione di coscienza per categoria professionale nel servizio in cui si effettua l'IVG» (dati 2004);
da tale Tabella si desume che nella Regione Basilicata sono obiettori di coscienza il 92,6 per cento dei ginecologi, il 73,5 per cento degli anestesisti e il 61,3 per cento del personale non medico (le percentuali relative all'anno precedente, 2003, erano le seguenti: 83,3 per cento - 62,2 per cento - 52,4 per cento);
nella Tabella 29, allegata alla suddetta Relazione, sono riportate le IVG effettuate in ciascuna Regione e il numero delle donne residenti in ciascuna Regione che hanno effettuato l'IVG; per quanto riguarda la Basilicata, sono state effettuate, nel 2004, 615 IVG ma sono state ben 1.239 le donne lucane ad aver abortito (sono escluse dal calcolo le donne straniere); dunque, ben 624 donne residenti in Basilicata (oltre il 50 per cento del totale) hanno dovuto abortire in altre Regioni. La percentuale che ne deriva (101,46 per cento) rappresenta un record italiano senza concorrenti (al secondo posto il Veneto con il 12,27 per cento);
a giudizio dell'interrogante, durante l'annunciata visita nella Regione Basilicata, il Ministro interrogato dovrebbe verificare di persona il quadro desolante raffigurato dalle cifre della sua relazione -:
quali siano i motivi del costante ritardo nella pubblicazione della Relazione di cui in premessa, ritardo che comunque non impedisce a molte regioni di fornire dati incompleti e vecchi;
i motivi del suo silenzio rispetto a un fenomeno, quello dell'obiezione di coscienza, secondo gli interroganti che rappresenta in molti contesti (vedi Basilicata ma vedi anche il Veneto con l'80,5 per cento dei ginecologi obiettori) un sostanziale sabotaggio della legge n. 194 del 1978; sabotaggio che colpisce, in particolare, le donne meno abbienti e meno attrezzate culturalmente, che sono costrette all'aborto clandestino e di classe;
se non ritenga che, scontando le reali difficoltà di rilevazione, occorra compiere comunque una valutazione aggiornata sul fenomeno dell'aborto clandestino, considerato anche che le parole con cui termina la sua Presentazione: «Le domande che costantemente si pongono all'ordine del giorno
nella comunità nazionale, anche a livello istituzionale, possono trovare risposte esaurienti se viene mantenuta alta la qualità del sistema di sorveglianza» (pagina 6);
se intenda adoperarsi perché sia consentito a tutte le donne della Basilicata di poter accedere all'interruzione volontaria di gravidanza nella propria Regione nelle condizioni ottimali loro garantite (per ora, ancora solo sulla carta) dalla legge n. 194 del lontano 1978.
(4-01279)