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Allegato B
Seduta n. 54 del 18/10/2006
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AFFARI ESTERI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 7 ottobre 2006 la giornalista Anna Politkovskaja è stata uccisa, in pieno giorno, dinnanzi la sua abitazione a Mosca;
Anna Politkovskaja era una giornalista del settimanale russo Novaja Gazeta e dal 1999 seguiva la guerra in Cecenia denunciando, con coraggio, le atrocità commesse contro la popolazione civile;
nel 2001 ha vinto il Global award di Amnesty International per il giornalismo in difesa dei diritti umani e, nell'ottobre del 2002, il premio Osce per il giornalismo e la democrazia;
sempre nell'ottobre del 2002 le fu richiesto di assumere il ruolo di mediatrice con i sequestratori durante il sequestro di centinaia di ostaggi al teatro Dubrovka di Mosca;
nel settembre 2004, mentre si trovava in volo verso Beslan, in occasione del drammatico sequestro dei bambini della scuola, subì un tentativo di avvelenamento;
la Politkovskaja era da tempo scomparsa dagli schermi televisivi e si era avviata contro di lei una campagna ostile fatta di minacce e calunnie sfociate, inevitabilmente, nell'isolamento e nella vulnerabilità;
in una delle sue ultime interviste, Anna Politkovskaja, aveva confidato alla collega Natalia Mozgovaja, i suoi timori di essere uccisa e le crescenti difficoltà dei suo lavoro;
in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera del 9 ottobre 2006 Adriano Sofri, pensando alla morte del giudice Falcone, dichiara: «sono entrambi morti da soli, uccisi allo stesso modo. Prima feriti dalla maldicenza e dalle calunnie, poi finiti con una brutalità che si è dimostrata coerente con quel che denunciavano. Su quella donna gravava un senso di ineluttabilità. La sua è stata una fine annunciata, proprio come accadde a Falcone»;
Mikhail Gorbaciov, in un'intervista a la Repubblica del 9 ottobre 2006, rileva come si tratti «di un vero omicidio politico. Una vendetta. Ed è un duro colpo per la libertà di stampa e per chi si batte per la democrazia del nostro paese»;
con l'omicidio della Politkovskaja salgono a tre i giornalisti della Novaja Gazeta uccisi a causa del loro lavoro e delle loro denunce e, secondo l'associazione Isf (Information Safety and Freedom), i cronisti uccisi nella Federazione Russa, da quando il presidente Putin è al potere (1999), sono più di venti. Tra questi, anche l'italiano Antonio Russo, inviato di Radio Radicale, che aveva denunciato i crimini di truppe russe in Cecenia;
secondo quanto afferma il prof. Viktor Zaslavsky, ordinario di Sociologia politica ed esperto analista del mondo sovietico e post sovietico, in un'intervista a L'Unità del 9 ottobre 2006 sullo stato dell'informazione in Russia: «la tv è fortemente controllata dallo Stato e ciò avviene anche per le principali testate giornalistiche, mentre a livello di pubblicazioni scientifiche o di giornali "di nicchia" la libertà è sostanziale. Importanti passi in avanti sono stati compiuti rispetto all'epoca sovietica, ma c'è ancora molta strada da fare prima di poter parlare di una piena libertà d'informazione»;
il Presidente del Parlamento Europeo Josep Borrell ha reso omaggio, in una nota diffusa il 9 ottobre 2006, alla vittima, definendo l'omicidio un «crimine ignobile» e augurandosi «che le autorità russe facciano il massimo il prima possibile per fare luce su questo terribile delitto. L'identificazione dei colpevoli sarà un banco di prova per lo stato della democrazia e della libertà di espressione in Russia»;
il Commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani Thomas Hammarberg l'ha ricordata così: «Anna Politkovskaya era uno dei maggiori difensori dei diritti umani presenti oggi in Russia» e, il Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, René van der Linden, giudicando l'assassinio un attacco alla democrazia, ha chiesto alle autorità russe di chiarire «al più presto e in modo convincente» le circostanze dell'omicidio;
il Dipartimento di Stato americano ha chiesto al Governo russo un'inchiesta sul delitto «con la massima urgenza» per «individuare, perseguire e portare in giudizio tutti i responsabili dell'odioso omicidio» -:
quali siano le valutazioni del Ministro degli affari esteri in merito all'assassinio di Anna Politkovskaja;
se il Ministro interpellato, di fronte alla gravità del momento, non ritenga di promuovere, come governo, in ambito comunitario e internazionale, una posizione ancora più incisiva nei confronti del governo russo al fine di chiarire le responsabilità dell'omicidio della Politkovskaja e, più in generale, per chiedere, con ferma coerenza, una piena tutela dei diritti umani.
(2-00188) «Boato».
Interrogazione a risposta in Commissione:
D'ELIA e MELLANO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia (TCHRD) ha recentemente divulgato la notizia, confermata da alpinisti occidentali, dalle associazioni internazionali per i diritti umani e da un video che testimonia il fatto che la mattina del trenta settembre nei pressi del Passo Nagpa (una delle principali vie commerciali tra il Tibet occupato ed il Nepal ad oltre 5.400 metri di altitudine non distante dal campo base avanzato del monte Cho Oyu) un gruppo di profughi tibetani è stato intercettato da soldati cinesi. I soldati del Pap (People Armed Force), una forza paramilitare cinese che si occupa della sicurezza interna e dei confini, hanno aperto il fuoco sparando sulla cordata di circa settanta tibetani uomini, donne, bambini e monaci in fuga dal proprio paese occupato attraverso i passi innevati dell'Himalaya;
le notizie su questo tragico evento parlano di sette persone uccise, tra esse una monaca buddista poco più che ventenne e un bambino. Solo quarantatre dei settanta profughi sono riusciti a raggiungere il Nepal: gli altri si presume siano detenuti dalle forze di sicurezza cinesi;
ogni anno sono tra i due e i tremila i profughi tibetani che cercano di raggiungere il Nepal o l'India ed un terzo dei quali sono bambini che fuggono per poter studiare nelle scuole e nei monasteri tibetani in esilio;
il TCHRD ha inoltre documentato che dal gennaio 2006 sono 18 i casi conosciuti di arresti arbitrari nei confronti dei monaci tibetani, sempre con accuse politiche. L'ultimo episodio riguarda un monaco tibetano di diciannove anni, Thubten Samten, scomparso dalla sua stanza del monastero di Sera in Tibet. Secondo quanto affermano gli attivisti del TCHRD, organizzazione internazionale che ha base in India, i militari dell'esercito cinese avrebbero prelevato il giovane monaco con l'accusa, di fomentare attività politica contro il governo di Pechino e la scomparsa resa nota il 16 ottobre risalirebbe al 23 maggio scorso. Secondo le informazioni diffuse pare che il monaco fosse già stato ammonito dalla polizia per l'illecita detenzione di una foto di Sua Santità il Dalai Lama, una del Panchen Lama e una bandiera tibetana -:
se il Ministro non ritenga doveroso ed urgente verificare, con la forma più efficace, le notizie in premessa con l'ambasciata della Repubblica Popolare di Cina in Italia, e se il Ministro non ritenga opportuno inoltrare formale protesta alla Repubblica Popolare di Cina per il più recente grave episodio che ha visto vittima i profughi tibetani ed in generale per l'acuirsi della repressione delle istanze autonomiste tibetane da parte del governo centrale cinese.
(5-00317)