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Allegato B
Seduta n. 57 del 23/10/2006
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
BARANI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Provincia di Massa Carrara si trova da alcuni anni sull'orlo di una reale emergenza in termini di sicurezza dei cittadini;
come è stato rilevato dai sindacati di Polizia SAP e SILP, in una ampia recensione a piena pagina sul giornale La Nazione di domenica 2 luglio 2006 (dal titolo: Senza Vip... niente agenti, la Provincia Apuana declassata dalla politica) che ha allarmato tutti, rappresentanti istituzionali e cittadini, «si è passati dai venti-venticinque agenti di rinforzo del passato ai quattro di quest'anno» (I Carabinieri dovrebbero essere una dozzina);
la prefettura e la questura di Massa Carrara ne avevano chiesti una trentina, visto che durante l'Estate la popolazione provinciale cresce, per il turismo, a dismisura;
sempre nell'articolo: «In un comunicato il SAP di Massa Carrara spiega che siamo giunti quest'anno all'inizio della stagione estiva che apre le porte ad una maggior richiesta di sicurezza da parte della cittadinanza che in questo periodo dell'anno raddoppia se non triplica, come numero, con l'arrivo dei turisti e non solo. Gli operatori della Polizia di Stato, che dovrebbero garantire la sicurezza, si trovano in una situazione disastrosa per carenza di personale, inefficienza dei veicoli, inadeguatezza dei fabbricati e l'assoluta mancanza dei fondi finanziari per far fronte alle spese ordinarie e a quelle straordinarie»;
è inoltre da rilevare che le carenze in uomini e mezzi della Polizia secondo il SAP, hanno ormai toccato livelli di guardia: «Sul territorio Apuano girano solo due Volanti della Questura: una a Massa e una a Carrara. Di fatto entrambe sono impegnate per l'80 per cento del loro tempo a piantonare gli arrestati o a rilevare incidenti stradali. Quanto alla Polstrada, ha a disposizione solo due macchine e due moto per l'intera Provincia: gli altri mezzi sono in officina e non ci sono soldi per ripararli. Adesso i cittadini capiranno perché a volte, quando ci chiamano, rispondiamo che non possiamo intervenire»;
il SAP, nello stesso articolo, avanza, una pesante critica alla gestione: «Il personale della Questura e della Polizia Stradale è ridotto all'osso tutto l'anno. E la gestione è, secondo noi, sbagliata. Facciamo alcuni esempi: esistono due centralini di Polizia, uno in Prefettura, uno in Questura... unificandoli recupereremmo sette uomini da impiegare in altri servizi. Poi le scorte: spesso l'unica pattuglia disponibile si trova a dover scortare cariche eccezionali per aziende private: perché questi servizi non vengono affidati a scorte private?»;
«Inoltre il Questore privilegia le attività di "pubblicizzazione" dei servizi
della Polizia di Stato attraverso faraoniche feste della Polizia che impegnano molti agenti in un mese di inutili prove, togliendoli dalla strada»;
e infine il SAP lancia un'accusa «politica» da verificare: «E sempre restando in tema di politica, il SAP ha sottolineato come sia stata proprio la "politica" a declassare Massa Carrara a provincia di "quarta serie": volete sapere perché qui non mandano più rinforzi estivi adeguati come accadeva in passato? Perché in passato la Versilia era meta di "vip", soprattutto politici: adesso invece questi ultimi si sono spostati nelle località turistiche in provincia di Grosseto. E, guardacaso, le maggiori assegnazioni di rinforzi estivi negli ultimi anni riguardano proprio Grosseto. Ma i Cittadini normali hanno diritto o no a vivere in sicurezza?»;
pertanto pur valutando che la provincia di Massa Carrara è considerata statisticamente una provincia a basso indice di criminalità, non va tuttavia sottovalutato che negli ultimi anni sembrano aumentati alcuni rapporti con la mafia ed ecomafia e la presenza di quella piccola criminalità diffusa (come i furti negli appartamenti, il giro della prostituzione e della droga) che è la principale causa di ansia e insicurezza avvertibile concretamente dai cittadini;
inoltre l'articolo sopra citato, riportato con grande risalto da un quotidiano particolarmente seguito nella nostra provincia, secondo l'interrogante, genera di per sé, ulteriori paure ed insicurezze, a fronte anche dei contenuti posti in esso e che secondo l'interrogante risultano oggettivi e plausibili; e quindi non può essere sottaciuto dai responsabili istituzionali -:
quali siano i motivi per cui non è stata accolta la richiesta avanzata da prefettura e questura di Massa Carrara sull'invio di un numero adeguato di agenti di rinforzo per il periodo estivo;
se il Ministro intenda rimediare d'urgenza a questa effettiva carenza di organici e di mezzi;
se il Ministro intenda verificare se, come pubblicamente denunciato dal SAP, esistono carenze gestionali da parte della questura di Massa Carrara;
se la scelta di privilegiare Grosseto sia dovuta a motivi «politici».
(4-00423)
Risposta. - Risulta - con aggiornamento al 1o luglio 2006 - che presso gli Uffici della Polizia di Stato ubicati nella provincia di Massa-Carrara prestano complessivamente servizio 350 appartenenti ai ruoli del personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia, rispetto alla previsione organica di 386 unità, con una carenza di 36 operatori pari al 9 per cento in meno.
Per quanto riguarda la questura di Massa ed il commissariato di Carrara, vi prestano servizio 260 appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato, rispetto ad una previsione organica di 273 unità, ma, in tal caso, la carenza si ridimensiona per la presenza di 21 operatori tecnici e di 23 appartenenti all'Amministrazione civile, per le esigenze di supporto logistico e amministrativo.
La situazione degli uffici della Polizia stradale può essere considerata soddisfacente, in quanto vi prestano servizio 67 operatori rispetto ad un organico di 61, cui deve aggiungersi 1 appartenente all'amministrazione civile dell'interno.
Con riferimento alle considerazioni dell'interrogante di inviare un numero adeguato di agenti di rinforzo per il periodo estivo, si riferisce che i piani per i rinforzi estivi per il 2006 hanno consentito di assegnare, nel corso dell'intero trimestre luglio-settembre, la presenza costante di altri 4 dipendenti della Polizia di Stato e di 12 militari dell'Arma dei carabinieri.
Si rappresenta che nella precedente estate del 2005 era stato possibile inviare detta aliquota di appartenenti alla Pubblica sicurezza soltanto nei mese di agosto e che per la provincia di Grosseto, di cui si asserisce una supposta posizione di privilegio, si è registrata, viceversa, nel trimestre luglio-settembre del corrente anno una flessione di 4 unità.
Preme evidenziare che i piani di rinforzo estivo rappresentano lo sforzo più elevato espresso dalle Forze di polizia per soddisfare - a livello nazionale - le esigenze di sicurezza nelle località maggiormente interessate dall'afflusso turistico.
Per quanto riguarda, invece, i potenziamenti organici permanenti, le necessità della provincia saranno attentamente valutate dal dipartimento della Pubblica sicurezza compatibilmente con le priorità degli altri Uffici, nell'ambito della pianificazione delle risorse disponibili per il corrente anno.
Con riferimento all'inadeguatezza della situazione logistica evidenziata dall'interrogante, si riferisce che la questura di Massa è attualmente ubicata in un immobile di proprietà dell'Amministrazione provinciale, con un contratto di locazione rinnovato fino al 2010.
In relazione alle accresciute esigenze funzionali e tenuto conto delle risorse finanziarie disponibili, che non hanno consentito altro più radicale intervento, si è provveduto, nel corso del corrente anno, a locare due appartamenti da destinare alle esigenze di ufficio.
Per la particolare elevatezza dei costi in rapporto alle esigenze generali ed alle altre priorità esistenti nell'Amministrazione della pubblica sicurezza sotto il profilo logistico, non si è invece potuto sinora procedere ai lavori occorrenti per l'unificazione dei centralini della prefettura-ufficio territoriale del Governo e della questura.
Per quanto concerne le problematiche evidenziate dall'interrogante relativamente alla carenza del parco veicolare, si rappresenta che, rispetto alla previsione tabellare, l'attuale dotazione di autovetture evidenzia un incremento di 9 autovetture presso la questura in parola e una carenza di 6 autoveicoli con colori d'istituto per i servizi ordinari presso la sezione della polizia stradale dello Stesso capoluogo.
Tale ultima situazione sarà attentamente valutata all'atto dell'assegnazione di 202 «Subaru Forrester», acquistate per il ripianamento delle dotazioni di servizio a livello nazionale e per la sostituzione delle vetture maggiormente usurate o inaffidabili.
In riferimento alle osservazioni formulate da un'organizzazione sindacale di Polizia in merito allo svolgimento delle celebrazioni annuali per la festa della Polizia, il prefetto di Massa-Carrara ha evidenziato come le stesse si sono svolte nel pieno rispetto delle disposizioni impartite a livello nazionale e regionale, nonché dei limiti di spesa assegnati; l'evento ha ricevuto ampio consenso e diffusa è stata la partecipazione della collettività.
Sotto il profilo generale, il prefetto ha avuto modo di riferire che lo sforzo sostenuto dagli appartenenti alle Forze di polizia, grazie evidentemente anche all'azione del questore, ha finora garantito una situazione soddisfacente sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Relativamente alla gestione dell'ordine pubblico, nella provincia di Massa si registra, infatti, da tempo un allentamento delle tensioni tra opposte fazioni politiche - tipiche della realtà locale - grazie soprattutto ad un'attenta e qualificata attività info-investigativa, che ha consentito e consente a livello provinciale di prevenire iniziative all'origine di turbative.
Nell'azione di contrasto alla criminalità sono in corso importanti indagini dirette a prevenire, da un lato, il pericolo di infiltrazione di organizzazioni mafiose sul territorio, dall'altro, a reprimere i fenomeni connessi alla criminalità comune.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
BOATO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione Verdi Ambiente e Società Onlus, con sede regionale in Cetraro (Cosenza), Associazione nazionale di protezione ambientale riconosciuta dal Ministero dell'Ambiente con decreto n. 63 del 29 marzo 1994 ai sensi e per gli effetti dell'articolo 13 della legge n. 349/1986, promuove e coordina su tutto il territorio un servizio di vigilanza volontaria costituito da Guardie Particolari Giurate con qualifica di Pubblico Ufficiale e Agente di
Polizia Giudiziaria, per supportare le Forze di Polizia dello Stato presenti e operanti sul territorio nelle attività di prevenzione e repressione di ogni forma di abuso commessa in danno dell'ambiente e degli animali;
tali Guardie Volontarie, per poter esplicare le funzioni di vigilanza, debbono essere riconosciute dall'Autorità Prefettizia ai sensi dell'articolo 138 del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza approvato con regio decreto n. 773 del 18 giugno 1931 e prestare giuramento davanti al sindaco del comune di residenza o domicilio ai sensi del decreto legislativo 51/1998;
di recente la legge 189/2004, recante disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate, all'articolo 6, secondo comma, in tema di vigilanza sulle norme poste a tutela degli animali d'affezione, stabilisce che la protezione degli stessi sia affidata, oltre che a soggetti pubblici, anche alle Guardie Particolari Giurate delle Associazioni Protezionistiche e Zoofile riconosciute nei limiti dei compiti attribuiti dai rispettivi «decreti prefettizi di nomina»;
proprio in relazione all'elevato numero di quesiti pervenuti da varie prefetture e questure, relativi alle Guardie Particolari Giurate delle Associazioni Protezionistiche e Zoofile riconosciute destinatarie della normativa sopra richiamata, l'Ufficio per l'Amministrazione Generale del Ministero dell'interno, con nota circolare del 15 ottobre 2005, a firma del dottor Giulio Cazzella, ha fornito chiarimenti e indicazioni al riguardo, precisando che il riconoscimento della nomina delle Guardie Volontarie addette alla vigilanza sugli animali è rimasto di competenza del prefetto mentre, invece, è passato alla competenza della provincia, tra gli altri, il riconoscimento della nomina dalle Guardie Venatorie Volontarie di cui alla legge 157/1992;
l'Ufficio territoriale del Governo di Cosenza, nonostante una specifica previsione normativa e il parere del superiore Ministero dell'interno, continua a non riconoscere le Guardie Volontarie nominate dall'Associazione Verdi Ambiente e Società Onlus di Cetraro, e dalle altre Associazioni Protezionistiche riconosciute, affermando di non essere competente poiché non esiste nessuna disposizione di legge che subordini il conseguimento della nomina a un atto di assenso del prefetto;
anche il Consiglio di Stato - Seconda Sezione, con l'adunanza del 26 gennaio 2005, in riferimento alla legge della regione Puglia sulle Guardie Ecologiche, ha sottolineato che il riconoscimento di tutte le nomine delle Guardie Particolari Giurate sono di competenza prefettizia, tranne le nomine di Guardia Ittica e/o Venatoria trasferite alle Amministrazioni Provinciali con il decreto legislativo 112/1998;
secondo l'interrogante, il comportamento tenuto dalla prefettura di Cosenza costituisce una violazione dei principi costituzionali di buon andamento, di equità e di imparzialità dell'azione amministrativa, nonché una grave lesione dei diritti e degli interessi portati avanti dall'Associazione Verdi Ambiente e Società Onlus sull'intero territorio della provincia di Cosenza, poiché risulta in modo inequivocabile che la mancata nomina di Guardie Particolari Giurate ha impedito, e continua a farlo, a tale associazione di prestare un servizio di utilità sociale che rientra negli scopi istituzionali della stessa -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti enunciati in premessa e se essi corrispondano al vero;
se e quali provvedimenti il Governo intenda assumere, affinché la prefettura di Cosenza rilasci alle Guardie Volontarie nominate dall'Associazione Verdi Ambiente e Società Onlus il decreto di approvazione delle funzioni di Guardia Particolare Giurata per poter espletare i compiti previsti dalla legge 189/2004, così come specificato dalla circolare del Ministero dell'interno del 15 ottobre 2005.
(4-00251)
Risposta. - Il problema sollevato dall'interrogante è in via di soluzione, in quanto la Prefettura di Cosenza con nota del 16 giugno scorso ha comunicato al Presidente pro tempore dell'Associazione Verdi Ambiente e Società Onlus, con sede a Cetraro (Cosenza), il perfezionamento dell'istruttoria sull'istanza presentata per la nomina di una guardia particolare giurata, con richiesta di integrazione della documentazione a suo tempo prodotta.
Relativamente alle considerazioni espresse nel documento parlamentare sul comportamento tenuto dalla prefettura di Cosenza si rappresenta, sulla base degli elementi inviati dalla stessa prefettura, quanto segue.
Con il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 è stato disposto, tra l'altro, il trasferimento alle Province del riconoscimento della nomina a guardia giurata degli agenti venatori dipendenti dagli enti delegati dalla regione, delle guardie volontarie delle associazioni venatorie e protezionistiche nazionali riconosciute, ai sensi dell'articolo 27 della legge n. 157 del 1992, nonché il riconoscimento della nomina di agenti giurati addetti alla sorveglianza sulla pesca nelle acque interne e marittime, ai sensi dell'articolo 31 regio decreto 8 ottobre 1931, n. 1604 e dell'articolo 22 della legge 14 luglio 1965, n. 963.
Attuato detto trasferimento di funzioni, sono sorti dubbi interpretativi in merito all'approvazione della nomina a guardia giurata volontaria in materia ambientale e, in particolare, se tale nomina rientrasse nell'ambito di applicazione del citato decreto legislativo n. 112, oppure permanesse la competenza residuale della prefettura.
Quest'ultima tesi è stata fatta propria dall'Associazione verdi ambiente e Società Onlus che procedeva, in base a tale orientamento, a produrre alla prefettura di Cosenza un'istanza per l'approvazione della nomina a guardia giurata volontaria ambientale.
La prefettura di Cosenza, partendo dall'assunto che per esercitare tale competenza fosse necessaria un'apposita normativa regionale (che, nel caso in esame, mancava) e ritenendo necessario un approfondimento, decideva di acquisire un parere del Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno.
Quest'ultimo, con nota del 6 settembre 2004, esprimeva l'avviso che, ferma restando la competenza del prefetto per il conferimento della qualifica di guardia giurata negli ambiti residuali della vigilanza cosiddetta ambientale, occorresse verificare preliminarmente, in relazione agli specifici ambiti di vigilanza e tutela ambientale, se le singole normative di settore, statali e regionali, laddove esistenti, prevedessero il contributo di collaborazione di soggetti privati e se ad essi venisse riconosciuta la qualifica di guardia giurata.
Sulla base di tali chiarimenti e di quanto previsto dal citato decreto legislativo n. 112 del 1998, la prefettura di Cosenza aveva ritenuto di rigettare l'istanza in data 31 agosto 2005.
Successivamente, a seguito di numerosi quesiti sulla materia formulati da prefetture e questure, il 6 ottobre 2005 è stata diramata la circolare ministeriale richiamata dall'interrogante, con la quale è stata definitivamente chiarita la permanenza in capo al prefetto della competenza al riconoscimento della nomina a guardie volontarie zoofile, mentre spetta alle province, ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998, il riconoscimento della nomina a guardie venatorie volontarie.
Sulla base di tali chiarimenti interpretativi, la prefettura Ufficio Territoriale del Governo di Cosenza, come detto, ha potuto procedere ad un favorevole riesame delle istanze a suo tempo prodotte dall'Associazione verdi ambiente e Società Onlus.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
BURCHIELLARO e RUGGERI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 27 luglio 2006, la stampa locale pubblicava un articolo dal titolo «Tumori in costante aumento», riferendosi alla zona del Destra Secchia della Provincia di Mantova;
in tale articolo si segnalava un preoccupante aumento dei casi di tumore negli abitanti della zona e in particolare dei Comuni di Sermide, Ostiglia, Schivenoglia, S. Giacomo, Felonica e S. Giovanni del Dosso;
dall'indagine condotta da 12 medici di base emergerebbe, tra l'altro, che nel 2004 l'incidenza percentuale dei casi di tumore è aumentata allo 0,82 per cento con 125 nuovi casi che passano a 135 nel 2005 portando l'incidenza per la prima volta sopra all'1 per cento (1,07 per cento) -:
se il Ministro ritenga utile acquisire con urgenza, tramite la regione Lombardia e l'ASL della Provincia di Mantova, i seguenti dati:
sull'andamento epidemiologico dei casi di tumore nell'ultimo decennio in provincia di Mantova, compresa la mortalità per tumori, specie nell'area del Destra Secchia;
sulla situazione nel rimanente territorio della regione Lombardia per il necessario confronto;
sulle eventuali cause ambientali e gli stili di vita che possano aver determinato il denunciato aumento dei tumori, specie nell'area nella quale si è concentrata l'attenzione dei Medici di Medicina Generale;
sullo stato di attuazione dei Piani regionali per la lotta contro i tumori, a partire dagli screening contro i tumori della mammella, del collo dell'utero, del colon e del retto;
sui tumori di derivazione professionale specie nella Provincia di Mantova e negli ultimi cinque anni;
sulle risorse economico-finanziarie impegnate in Provincia di Mantova sia in relazione ai Piani regionali oncologici che ai Piani regionali di prevenzione, per i quali sono previsti consistenti finanziamenti sia statali che regionali;
sui Piani locali di attuazione, per la prevenzione primaria e per la diagnosi precoce dei tumori, tenuto conto anche del forte invecchiamento della popolazione, degli stili di vita, delle condizioni di lavoro.
(4-00754)
Risposta. - Le problematiche concernenti la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori nella provincia di Mantova sono da tempo all'attenzione delle competenti Autorità sanitarie.
Dal 1998, a seguito di una serie di segnalazioni di sospetti effetti dannosi per la salute umana derivanti da inquinamento ambientale nei residenti nell'area del polo chimico di Mantova, il Ministero della salute istituiva una Commissione nazionale «per lo studio della situazione igienico-ambientale in relazione al polo chimico di Mantova e per l'individuazione di proposte operative di intervento».
La Commissione concludeva i propri lavori nel marzo 2003, producendo un rapporto conclusivo che suggeriva l'esecuzione di una serie di ulteriori analisi di approfondimento da parte della competente Azienda sanitaria.
Tra le iniziative intraprese dalla Azienda Sanitaria locale, veniva condotto uno «Studio della concentrazione ematica di diossine, furani e PCB in due campioni della popolazione di Mantova», conclusosi il 20 luglio 2006 e trasmesso al Ministero della salute che ne ha dato notizia con il comunicato del 1o agosto 2006 e ne ha curato la diffusione attraverso il proprio sito istituzionale.
Occorre sottolineare che lo studio, realizzato dal professor Bertazzi della Clinica del lavoro «Luigi Devoto» dell'Università degli Studi di Milano, ha sottolineato che «complessivamente, i risultati di questa indagine non hanno messo in luce differenze di rilievo nei livelli plasmatici di diossine, furani e PCB tra residenti vicino al petrolchimico e residenti nella zona centrale della città di Mantova».
Le risultanze sono state fatte proprie dalle Autorità sanitarie regionali a cui era stata attribuita la supervisione dello studio, con la raccomandazione di continuare l'indagine
attraverso la valutazione della contaminazione di vegetali, latte ed altre matrici ambientali nelle aree del polo chimico di Mantova.
Si segnala, inoltre, che l'Intesa Stato regioni del 23 marzo 2005 ha affidato al Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) del Ministero della salute il compito di acquisire e certificare i Piani regionali di prevenzione 2005-2007; per l'anno 2005 il CCM ha stabilito che le regioni sono tenute a presentare i piani regionali relativi alla prima fase delle linee operative (diffusione carta rischio cardiovascolare, gestione integrata del diabete, screening oncologici e vaccinazioni).
Tutte le regioni e province autonome hanno predisposto i progetti esecutivi e i relativi cronoprogrammi (strumenti per verificare lo stato di avanzamento di ciascun progetto, la relativa attuazione ed il suo discostarsi dalle previsioni, anche al fine di poter modificarlo e migliorarlo in itinere), ottenendo la certificazione da parte del CCM.
Al momento, risulta in corso di ultimazione la seconda fase di elaborazione dei Piani regionali, riguardanti la seconda parte delle Linee operative di programmazione (obesità, recidive accidenti cardiovascolari, incidenti stradali, domestici e sui luoghi di lavoro).
Gli Enti regionali hanno avviato, altresì, la fase di realizzazione dei programmi di prevenzione già certificati dal CCM.
Per quanto riguarda, in particolare, la regione Lombardia, si precisa che la Giunta regionale ha approvato, con Deliberazione n. VIII/00217 del 27 giugno 2005, la prima parte delle linee operative del Piano regionale di prevenzione attiva 2005-2007, con i seguenti progetti: prevenzione del rischio cardiovascolare: diffusione della carta del rischio cardiovascolare nella regione Lombardia; piano di prevenzione attiva delle complicanze del diabete per la regione Lombardia 2005-2007; lo screening del carcinoma della mammella nella regione Lombardia; progetto di attivazione di un programma di screening del carcinoma colon rettale mediante ricerca di sangue occulto fecale; progetto vaccinazioni.
Con la stessa Deliberazione sono stati quantificati in via previsionale stanziamenti pari a 40.000.000 euro per interventi di screening oncologici, annualità 2005.
Sul sito istituzionale già menzionato sono riportati per la regione Lombardia i progetti esecutivi con i relativi cronoprogrammi concernenti, tra l'altro, lo screening del carcinoma della cervice uterina e del carcinoma mammario e il progetto di avvio dello screening del carcinoma colonrettale.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Gian Paolo Patta.
FIANO, CODURELLI e QUARTIANI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a Duno, in provincia di Varese è stata presentata una lista per le prossime elezioni amministrative denominata «Movimento Nazionalista e Socialista dei Lavoratori»;
analoghe liste sono state presentate nei comuni di Perlado e Sueglio, in provincia di Lecco, con denominazione «Fronte Sociale Nazionale»;
Pierluigi Paglinghi coordinatore del «Movimento Nazionalista e Socialista dei lavoratori» ha dichiarato al quotidiano on line Varese news: «Sono nazista da quando ho venti anni, non vedo nulla di strano, siamo una formazione politica indipendente, ispirata al partito nazionale-socialista: prendiamo spunto dagli ideali dei partiti che in diversi Stati hanno accolto le istanze nazionaliste e socialiste, portate alla massima espressione dalla Germania di Hitler» -:
se siano state aperte indagini in relazione a quanto richiamato in premessa e, in caso affermativo, quale ne sia stato l'esito.
(4-00067)
Risposta. - Dalle informazioni fornite dal Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Milano risulta che, per i fatti rappresentati dall'interrogante Fiano, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Varese ha iscritto un procedimento penale a carico di ignoti, allo stato in fase di indagini, per il delitto di cui all'articolo 3 della legge l3 ottobre 1975, n. 654.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
FITTO, LAZZARI, FRANZOSO, LEONE, DI CAGNO ABBRESCIA, VITALI e MAZZARACCHIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le intense precipitazioni atmosferiche che hanno colpito con particolare violenza la regione Puglia nei giorni 25 e 26 settembre hanno causato gravissimi danni all'agricoltura in tutto il territorio regionale, e in particolare ai vigneti ed agli uliveti;
in molte zone si sono avuti veri e propri effetti distruttivi con lo sradicamento delle colture arboree;
danni particolarmente gravi si sono verificati nel sud della provincia di Bari, nel tarantino e in provincia di Lecce -:
se non si ritenga assolutamente urgente ed indispensabile avviare una immediata ricognizione dei danni subiti dalle colture in tutto il territorio della regione Puglia e se non si ritenga di dichiarare immediatamente lo stato di calamità naturale. Il tutto finalizzato per poter procedere rapidamente ad indennizzare gli agricoltori danneggiati in modo da evitare una crisi dell'intero comparto agricolo pugliese.
(4-01079)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, concernente i violenti nubifragi che il 25 ed il 26 settembre scorso si sono abbattuti sul territorio della regione Puglia, si fa presente che potranno essere attivati gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale solo a seguito di formale delibera della regione stessa, adottata sulla base degli accertamenti eseguiti dagli organi tecnici regionali.
Allo stato, non è pervenuta alcuna richiesta formale di intervento da parte della regione Puglia.
Si assicura che, non appena perverrà la proposta regionale, nei termini e secondo le modalità prescritte, di cui al decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102 e successive modifiche, l'Amministrazione provvederà tempestivamente all'istruttoria di competenza per l'emissione del decreto di declaratoria.
Al riguardo, si ricorda che, ai sensi dello stesso decreto legislativo, laddove a seguito di verifica da parte degli organi competenti risulti a carico delle aziende agricole una incidenza del danno non inferiore al 30 per cento (20 per cento nel caso si trattasse di zone svantaggiate), le stesse potranno beneficiare delle seguenti provvidenze: contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno accertato sulla base della produzioni lorda vendibile; prestiti ad ammortamento quinquennale per le esigenze di esercizio dell'anno in cui si è verificato l'evento e per l'anno successivo; proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nei dodici mesi successivi alla data in cui si è verificato l'evento; agevolazioni previdenziali in scadenza nei dodici mesi successivi alla data in cui si è verificato l'evento, consistenti nell'esonero parziale del pagamento dei contributi propri e per i lavoratori dipendenti; contributi in conto capitale fino al 100 per cento dei costi effettivi a titolo di indennizzo in caso di danni causati alle strutture aziendali ed alle scorte.
Infine, compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole, potranno essere adottate misure volte al ripristino delle infrastrutture connesse all'attività agricola con onere della spesa a totale carico del Fondo di solidarietà nazionale.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
MELLANO, D'ELIA, CAPEZZONE, BELTRANDI, PORETTI e TURCO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il conflitto russo-ceceno ha causato in pochi anni una perdita di vite umane (di civili innanzitutto) che - in proporzione - non ha uguali in Europa dal dopoguerra ad oggi: sono stati uccisi 100.000 ceceni su circa un milione di abitanti e oltre 200.000 persone sono profughe nelle vicine repubbliche confinanti;
da più fonti è stata denunciata e confermata la persecuzione subita dalla popolazione da parte dei soldati russi con uccisioni, torture, stupri di massa, fosse comuni, rapimenti e richieste di riscatto persino per la restituzione dei cadaveri dei famigliari uccisi;
l'uccisione dei capo della guerriglia terroristica cecena Bassaiev altro non farà che alimentare ulteriormente una spirale di violenza che vede da una parte la politica di occupazione militare dell'esercito russo e dall'altra la disperazione di un popolo straziato e diviso, che sempre più diviene preda di organizzazioni estremiste e fondamentaliste islamiche;
per anni il presidente ceceno legittimamente eletto Maskhadov, non a caso ucciso dai soldati russi, ha chiesto all'Europa e al mondo, con un «Piano di Pace», un intervento delle Nazioni Unite per fermare il conflitto, disarmando i Ceceni e facendo ritirare i russi e che su questo piano sono state raccolte circa 50.000 adesioni di cittadini e personalità di tutto il mondo;
la «questione cecena» non può essere considerata «affare interno della Federazione Russa» proprio perché in quel luogo quotidianamente non sono rispettati i più elementari diritti umani;
solo un intervento diplomatico forte da parte dell'Unione Europea potrebbe consentire un'inversione di rotta ed un inizio di trattative che dovrebbero coinvolgere l'ala moderata e filo-occidentale dei Governo ceceno in esilio, non certo i responsabili di atti terroristici inaccettabili -:
se non ritenga utile, necessario ed urgente, proporre ai Ministri degli Esteri europei, all'Alto Responsabile per la politica estera e di difesa comuni dell'Unione Javier Solana, ai responsabili istituzionali russi e agli esponenti moderati ceceni, l'immediata convocazione di una «Conferenza di Pace» con l'obiettivo di individuare le modalità per uscire dal conflitto, salvaguardando la sicurezza della Russia, facendo cessare i massacri e le distruzioni da parte dell'esercito e disarmando le milizie cecene;
quali altri atti formali il Governo Italiano, anche in accordo con i partner dell'Unione Europea, intenda porre in essere nei confronti del Governo russo per favorire la fine del tragico e sanguinoso conflitto nel cuore dell'Europa.
(4-00851)
Risposta. - In merito al primo quesito formulato dall'Onorevole interrogante, va segnalato che l'Unione europea ha espresso in ogni sede preoccupazione per la situazione dei diritti dell'uomo in Cecenia, la situazione dei difensori dei diritti umani, lo stato di diritto e la libertà dei mezzi di informazione. Il Consiglio solleva regolarmente tali preoccupazioni con la Russia nel contesto del dialogo Ue-Russia. Ciò è stato fatto, ad esempio, in occasione dell'ultimo vertice Unione europea-Russia svoltosi a Sochi lo scorso mese di maggio.
Per discutere tali problematiche l'Unione europea ha istituito diversi canali, in particolare le consultazioni semestrali sul rispetto dei diritti dell'uomo in Russia, con la richiesta, da ultimo, di chiarimenti in merito a violazioni gravi e circostanziate di diritti umani quali sparizioni individuali e collettive, esecuzioni extra-giudiziali, incarcerazioni illegali, pressioni e intimidazioni ai danni di ONG. L'Unione ha altresì ribadito l'invito alla Russia a dare seguito alle raccomandazioni dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Louise Arbour, in visita in Cecenia lo scorso mese di
febbraio, nonché a dare risposta al rapporto del Commissario del Consiglio d'Europa, Gil Robbles, sulle violazioni riscontrate nella regione.
L'Unione ha costantemente espresso serie riserve sul processo politico in corso in Cecenia e continua a sollecitare le autorità russe a rendere tale processo più aperto e legittimo. L'Unione europea ha ribadito che il rafforzamento delle istituzioni democratiche è essenziale per lo sviluppo sostenibile della Cecenia e per la pace e la stabilità nel Caucaso settentrionale.
In ordine al secondo interrogativo contenuto nell'atto parlamentare, la parte italiana ha sempre considerato e considera tuttora la Cecenia come uno dei più delicati nodi da risolvere per il Governo federale russo e che la crisi cecena avrebbe dovuto trovare una soluzione non militare, ma politica, con la partecipazione di tutte le parti interessate non compromesse con il terrorismo. Di tale idea ci si è fatti portatori anche nei rapporti bilaterali con la Federazione russa, nella convinzione che gli incoraggiamenti in tal senso, anche pubblici, accompagnati da un'azione di monitoraggio e di consiglio, nel rispetto della sovranità, fosse il modo migliore per affermare principi qualificanti dell'azione internazionale del nostro Governo, primo tra tutti quello della tutela e della promozione dei diritti umani.
In tale quadro l'Italia ha assicurato una cauta apertura di credito al piano di «normalizzazione» della Cecenia avviato dal Presidente Putin: le elezioni presidenziali cecene dell'agosto 2004, vinte dal candidato del Cremlino Alkhanov, così come le elezioni parlamentari del novembre 2005 (attese sin dal referendum del marzo del 2003 con cui venne approvata la Costituzione della Repubblica caucasica) hanno confermato la strategia di Putin di cercare una soluzione «politica» alla crisi cecena. Ciò in una dinamica di graduale (seppur ancora molto parziale) trasferimento di poteri alle istanze di governo locali, avviata subito dopo la fine «ufficiale» delle ostilità (aprile 2002), per attenuare la dipendenza politica ed economica della Cecenia da Mosca e lanciare, agli occhi della popolazione cecena, un segnale di fiducia nei confronti della leadership locale.
È noto che tale percorso di normalizzazione istituzionale sia stato messo sotto attacco dal terrorismo e dalla guerriglia cecena, soprattutto nel 2004: l'attentato di Grozny costato la vita al Presidente ceceno Kadyrov (maggio 2004), l'attacco del giugno 2004 a Nazran, gli atti di terrorismo dell'estate-autunno 2004 (due Tupolev esplosi in volo, la bomba alla metropolitana di Mosca e, soprattutto, la tragedia della scuola di Beslan in settembre) avevano indotto Putin a rivolgere alcuni messaggi alla Nazione in cui qualificava la sfida lanciata dal «terrorismo internazionale» come una «guerra totale su scala globale».
Quanto al leader separatista Aslan Maskhadov, Presidente ceceno dal 1997 al 2000, ucciso nel marzo 2005, era divenuto un personaggio ambiguo. Se è vero che in origine poteva essere considerato come leader «moderato», è anche vero che per non essere spinto ai margini dello schieramento separatista ceceno, aveva dovuto progressivamente abbandonare le posizioni moderate ed accettare numerose concessioni all'estremismo islamico. È pertanto solo parzialmente corretto rimpiangere Maskhadov come unico leader moderato della guerriglia cecena ed è fuorviante ricordarne esclusivamente gli appelli al negoziato con Mosca.
A completare il quadro, occorrerebbe ricordare, ad esempio, che Maskhadov fu molto probabilmente l'ispiratore dell'attacco del giugno 2004 a Nazran, in Inguscetia, che ha provocato un centinaio di vittime. Insistere sui fatto che Maskhadov potesse essere il migliore interlocutore del Cremlino per un negoziato non tiene conto di due elementi fondamentali: il fatto che egli avesse ormai nei fatti perso - se mai lo aveva effettivamente detenuto - il suo ruolo di leadership dei Ceceni; il fatto che Mosca lo qualificasse quale esponente del terrorismo internazionale e che quindi non potesse accettarlo come controparte negoziale. Non è stata la morte di Maskhadov a spingere la Cecenia verso il radicalismo islamico, ma è stato piuttosto
il radicalismo islamico, che prendendo il sopravvento all'interno dell'indipendentismo ceceno, ha di fatto segnato la fine politica di Maskhadov.
Nel luglio 2006 il leader della guerriglia cecena Shamil Basayev è stato ucciso nel corso di un'operazione realizzata dai Servizi federali di sicurezza. L'uccisione di Basayev ha così posto fine alla caccia del nemico numero uno di Mosca, l'emissario di Al-Qaeda nel Caucaso settentrionale, l'ispiratore di tutti i più tragici atti terroristici compiuti in Russia negli ultimi anni infliggendo, in tal modo, un durissimo colpo alla guerriglia cecena e ai fautori di una soluzione militare del conflitto, essendo venuto meno colui che reggeva le fila della sua complessa rete logistica e finanziaria.
Lo scorso mese di agosto il Presidente Putin ha adottato una nuova iniziativa che ribadisce la volontà di rafforzare i processi di normalizzazione della situazione in Cecenia: si tratta dell'annuncio del ritiro parziale delle Forze di sicurezza federali dalla regione entro il 2008. La misura interessa solo una parte, ma cospicua e professionalmente qualificata, delle Forze federali attualmente impiegate in Cecenia (circa 10.000 unità). L'iniziativa del Cremlino rappresenta anche un importante segnale di fiducia nei confronti del Primo Ministro ceceno Kadyrov, il quale chiedeva da tempo un graduale disimpegno delle Forze federali.
Il Governo italiano ritiene pertanto di confermare la linea sin qui seguita, tesa ad utilizzare il rapporto privilegiato con la Russia per incoraggiare il Paese a non abbandonare il percorso intrapreso di normalizzazione politica. Ciò nella convinzione che l'unica soluzione possibile per la crisi cecena sia quella politica e mantenendo la più ferma condanna del terrorismo, incoraggiando al tempo stesso le Autorità russe a progredire sulla via della democrazia e di una sempre più convinta tutela dei diritti umani, anche, e soprattutto, in Cecenia.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 29 aprile 2006 scadeva il termine per la presentazione delle liste per le elezioni comunali di Cosenza;
alle ore 11,59, per come si evince da un filmato dell'emittente televisiva TEN di Cosenza (sequestrato dalla Procura della Repubblica di quella città), i delegati di lista di Forza Italia si sono recati al Comune ed hanno acquisito il bigliettino che comprovava l'ingresso entro le ore 12, così come previsto dalla normativa vigente in materia;
la dirigente comunale, architetto Ada Basta, rassicurava (per come mostra lo stesso filmato) i dirigenti di F.I., affermando testualmente: «entro dieci minuti vi chiameremo»;
successivamente si impediva ai delegati di lista di F.I. di accedere alla segreteria generale per la presentazione della lista e si accendevano tafferugli evidenziati ulteriormente dalla ripresa televisiva;
solo alle ore 13,45 venivano fatti entrare i dirigenti di F.I. i quali dopo aver presentato i documenti, incredibilmente e prontamente se li sono visti restituire;
la Commissione elettorale, composta anche da un consigliere dei DS, uno dell'UDEUR ed uno della RNP, escludeva la lista di Forza Italia;
la Commissione elettorale di secondo grado riconfermava l'esclusione;
successivamente il TAR della Calabria, stigmatizzando il comportamento del segretario comunale che era contravvenuto alle disposizioni della circolare del Ministro dell'interno, non accettava la lista di F.I., sul presupposto «dell'assenza di tafferugli» per quanto relazionato da un vigile urbano;
dopo la denuncia presentata dal dottor Sergio Bartoletti, candidato a sindaco per le liste di FI-UDC-AN, la Procura della Repubblica di Cosenza ha aperto un'inchiesta sugli accaduti;
la fase della gestione di presentazione delle liste in comune è stata confusa, tanto che la lista di Alleanza Nazionale, anche esclusa in un prima momento, è stata poi riammessa dal TAR -:
se non ritenga di dover proporre iniziative normative volte a prevedere che le commissioni elettorali diano adeguate garanzie di imparzialità ed equità nei confronti di tutti i partiti e i movimenti coinvolti nella competizione elettorale.
(4-00185)
Risposta. - La presentazione delle liste dei candidati alle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Cosenza regolata - così come per tutti i comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti, dal penultimo ed ultimo comma dell'articolo 32 del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570 - poteva essere effettuata entro le ore 12.00 del 29 aprile 2006.
Da accertamenti esperiti da parte della prefettura di Cosenza è emerso che la lista di «Forza Italia» è stata presentata alle ore 11.59 dell'ultimo giorno previsto da una sola presentatrice alla quale l'apposito ufficio rilasciava regolare ricevuta oraria recante il numero d'ordine 57. Le ricevute n. 58, 59, 60 e 61 venivano rilasciate a delegati di altri partiti e movimenti politici.
Successivamente il Segretario generale del Comune rilasciava ricevuta dettagliata contenente l'elenco particolareggiato di tutti gli atti presentati, dopo un primo esame degli stessi da parte dei funzionari addetti ad un riesame dell'intera documentazione.
Dalle relazioni di servizio, sottoscritte dai funzionari comunali presenti, non risulta alcuna richiesta di presentazione tardiva di liste e relativi allegati.
La commissione elettorale circondariale con verbale n. 215 del 29 aprile 2006 ha deciso di non ammettere la lista di «Forza Italia» dopo aver verificato che non era stata presentata, per nessuno dei candidati iscritti nella lista alla carica di consigliere comunale, la dichiarazione di accettazione della candidatura.
Con successivo verbale n. 305 del 2006 la stessa commissione ha ulteriormente rilevato che, in primo luogo, l'atto di presentazione della lista dei candidati alle elezioni comunali di «Forza Italia», non era stato debitamente compilato in ogni parte e non conteneva l'indicazione del candidato alla carica di Sindaco.
In secondo luogo accertava, che era stata prodotta dallo stesso movimento politico altra dichiarazione di presentazione di un candidato alla carica di sindaco e di una lista dei candidati alle elezioni comunali, sottoscritta solo da 4 presentatori non debitamente compilata in ogni parte; inoltre, nella stessa venivano indicati n. 14 nominativi di candidati alla carica di Consigliere comunale, cioè un numero inferiore a quello minimo prescritto dall'articolo 73, primo comma del decreto legislativo n. 267 del 2000.
Per quanto riguarda le riprese televisive effettuate dalla emittente televisiva TEN, secondo quanto riferito dalla prefettura di Cosenza, le stesse non evidenziano il verificarsi di disordini e tafferugli durante la presentazione delle liste.
Relativamente alla mancata ammissione della lista di «Alleanza Nazionale» la stessa è stata deliberata dalla commissione elettorale circondariale con verbale n. 222 del 30 aprile 2006 in quanto nessuna delle dichiarazioni di accettazione della candidatura alla carica di consigliere comunale conteneva l'esplicita dichiarazione del candidato di non trovarsi in alcuna delle condizioni previste dall'articolo 58 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
Il Tribunale amministrativo regionale di Catanzaro sezione seconda, con sentenza 718 reg. decr. del 27 giugno 2006, si è definitivamente pronunciata respingendo i ricorsi presentati contro la commissione elettorale circondariale di Cosenza.
Quanto allo specifico quesito posto dall'interrogante, non si ritiene opportuno modificare la normativa in materia che, nel caso in questione ha previsto puntualmente le fasi del procedimento.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Francesco Bonato.
ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con l'arrivo della stagione estiva in Calabria, ed in particolare in provincia di Reggio Calabria, riesplode il dramma degli incendi;
la stragrande maggioranza degli incendi è di natura dolosa provocata da pastori che vogliono crearsi nuovi pascoli o dalla criminalità organizzata che utilizza i terreni bruciati per la coltivazione di canapa indiana;
i danni alla collettività e all'ambiente sono enormi, ma la gravità del problema non è percepita nelle sue dimensioni;
buona parte dei Comuni calabresi non interviene per arginare la piaga degli incendi, non applica pienamente la legge quadro del 2000 in materia di incendi boschivi e non realizza il catasto delle aree incendiate;
a fronte della gravità del fenomeno che riduce in cenere buona parte del territorio boschivo calabrese, i controlli appaiono insufficienti;
insufficienti anche le squadre operative dei Vigili del Fuoco della Regione Calabria, le quali pur ponendo il massimo dell'impegno, anche con turni di lavoro massacranti, non sempre riescono ad evadere tutte le richieste -:
se non ritengano necessario ed urgente, al fine di scongiurare ulteriori problemi, anche con il rischio di vite umane, causati dagli incendi in Calabria, supportare gli organici dei Vigili del Fuoco nella Regione ed eventualmente aprire anche opportune relative sedi distaccate in aggiunta alle poche esistenti.
(4-00696)
Risposta. - Occorre premettere che dal 1977 (decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616) la materia dello spegnimento degli incendi boschivi è attribuita alla competenza primaria delle regioni, salvo lo spegnimento con mezzi aerei, mantenuto alla competenza dello Stato. Tale assetto è stato confermato dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, e rafforzato (a favore delle regioni) dalla legge quadro sugli incendi boschivi 21 novembre 2000, n. 353.
Nell'attuale quadro normativo la materia non rientra tra i compiti di istituto in senso stretto del Corpo nazionale Vigili del fuoco, se non quando l'evento mette a repentaglio l'incolumità delle persone o l'integrità degli insediamenti civili.
Il Corpo può essere coinvolto dalle regioni a titolo di concorso e previa stipula di appositi accordi di programma, sia per la lotta attiva agli incendi boschivi che per le altre attività quali quelle di formazione del personale del Nucleo antincendi boschivi (AIB).
Le attività del Nucleo antincendi boschivi del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco nella stagione estiva sono, pertanto, incrementate mediante squadre aggiuntive nelle regioni che hanno stipulato convenzioni con il dipartimento dei Vigili del fuoco. Questo strumento consente di disporre di squadre aggiuntive ordinarie, dedicate prevalentemente ad attività del Nucleo antincendi boschivi e con funzioni anche di vigilanza del territorio.
Per far fronte alle problematiche legate al fenomeno degli incendi boschivi, da anni la direzione regionale Calabria dei Vigili del fuoco stipula apposite convenzioni onerose con l'Assessorato agricoltura e foreste della regione Calabria, che prevedono sia l'impiego sul territorio di squadre - composte da vigili del fuoco liberi dal servizio e da personale discontinuo opportunamente richiamato - sia la partecipazione, in collaborazione con il corpo forestale, di personale qualificato ai Centri operativi provinciali per il coordinamento, di tutte le forze presenti sul territorio rappresentate, oltre che dai vigili del fuoco, da squadre dell'Afor (Azienda forestale regionale), da forestali dipendenti dei consorzi di bonifica regionali e da volontari.
La Convenzione firmata quest'anno prevede la presenza giornaliera (orario 8/20) sul territorio regionale di 10 squadre dei Vigili del fuoco, di cui tre per le province di Cosenza e Reggio Calabria, due per la
provincia di Catanzaro, una per Crotone ed una per Vibo Valentia (complessivamente 60 uomini al giorno) nel periodo 24 luglio- 21 settembre, con una spesa complessiva per l'Assessorato regionale di 740.000 euro.
Per quanto riguarda, invece, l'applicazione della legge n. 353 del 2000, relativa anche al catasto delle aree percorse dal fuoco, la Direzione regionale Calabria dei Vigili del fuoco, dalla stagione estiva 2004, segnala ai comuni interessati, agli Uffici territoriali del Governo di competenza ed al Corpo forestale le coordinate geografiche delle aree sulle quali squadre del Corpo nazionale sono intervenute per lo spegnimento di incendi boschivi.
Naturalmente l'interrogante ha ragione quando lamenta la scarsa presenza dei Vigili del fuoco in Calabria che nonostante il grande impegno non riescono a far fronte ad un territorio ampio e difficile.
Questo purtroppo accade però anche nel resto del Paese, frutto di una disattenzione alle problematiche dell'organico del Corpo perpetuata nelle ultime leggi finanziarie dove non si è fatto fronte nemmeno al turn over del personale.
Indirizzo di questo Governo è di invertire questo trend negativo con un forte investimento in sicurezza per i nostri concittadini.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
CAMILLO PIAZZA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il «Comitato del quartiere Adriano» di Milano ha nuovamente denunciato alla stampa locale e all'Arpa Lombardia, la grave situazione che perdura nel condominio di via San Mamete 17, per l'attività della Ditta Fiamma Abrasivi di via Trasimeno 9, che fabbrica mole abrasive che durante il processo di produzione vengono spalmate di naftalina che, ad alte temperature, libera nell'aria naftalene;
la ditta in questione è localizzata in prossimità del condominio dove, dagli anni Ottanta in poi, come certificato all'Arpa, gli abitanti hanno sviluppato patologie tumorali diverse;
le esalazioni sono fortissime e soffocanti tanto da provocare agli abitanti del quartiere, bruciori alla gola e agli occhi, nausea, malori, e che impediscono ai bambini delle scuole materna, elementare e media confinanti con la fabbrica di uscire all'aperto per l'intervallo;
gli abitanti del quartiere Adriano da oltre vent'anni protestano contro la Ditta Fiamma con denunce, petizioni, esposti senza però trovare alcuna soluzione;
durante la XIV Legislatura il senatore Fiorello Cortiana presentò un'interrogazione scritta (n. 4-06042 del 2 febbraio 2004) al Ministro dell'ambiente, il quale, nella sua risposta del 21 febbraio 2006, sulla base delle informazioni ricevute, rispose che «dalla scheda di sicurezza del naftalene risulta che allo stesso sia associata la frase di rischio che indica che tale sostanza è tossica per ingestione e non per inalazione. Per quanto riguarda richiesta di conoscere se a livello nazionale sia stata recepita la pericolosità di questa sostanza chimica, si fa presente che la classificazione di pericolo della sostanza chimica naftalene, appartenente alla famiglia degli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), è in corso di aggiornamento a seguito dell'adozione della direttiva 2004/73/CE del 29 aprile 2004, 29 adeguamento al progresso tecnico della direttiva 67/548/CEE relativa alla classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze pericolose»;
il Ministro dell'ambiente riferì inoltre che: «Dal 31 ottobre 2005, ovvero dall'entrata in vigore della citata direttiva, il naftalene è stato classificato, oltre che con i simboli di pericolo e le frasi di rischio attuali, con la frase di rischio R 40 (possibilità di effetti irreversibili) e la categoria 3 per la cancerogenesi (tale categoria indica che gli effetti osservati in prove in vitro non sono stati confermati da risultati ottenuti in prove in vivo). Infine, sulla base di quanto recentemente segnalato dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute, il decreto di recepimento della direttiva 2004/73/CE è in corso di approvazione. Pertanto,
la classificazione del naftalene e le correlate misure di gestione del rischio saranno oggetto di adeguamenti in ambito nazionale in tempi ravvicinati» -:
se il Governo sia venuto a conoscenza dei dati definitivi relativi alla classificazione del naftalene e le correlate misure di gestione del rischio;
se abbia avuto conferma dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute sulla classificazione del naftalene in «categoria 3», o se in seguito ai risultati ottenuti in prove in vivo, sia stato classificato in altra categoria;
se non ritenga opportuno in ogni caso intervenire con iniziative anche normative al fine di garantire la salute pubblica.
(4-00741)
Risposta. - Si sottolinea preliminarmente che non sono pervenute dalle autorità sanitarie regionali notizie o chiarimenti in merito a quanto segnalato nell'atto parlamentare circa l'attività della Ditta Fiamma abrasivi e i relativi effetti dannosi per la salute degli abitanti del quartiere circostante.
Più in generale, si precisa che il naftalene (nome commerciale naftalina) è stato classificato dall'Unione europea con la direttiva 2004/73/CE del 29 aprile 2004, recante XXIX adeguamento al progresso tecnico della direttiva 67/548/CEE del Consiglio, concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative alla classificazione, all'imballaggio e all'etichettatura delle sostanze pericolose, recepita a livello nazionale con il decreto del Ministero della salute del 28 febbraio 2006. Nella tabella allegata al decreto vengono fornite le seguenti indicazioni:
Classificazione - Cancerogeno di categoria 3 «sostanze da considerare con sospetto per i possibili effetti cancerogeni nell'uomo, per le quali tuttavia le informazioni disponibili sono insufficienti per procedere a una valutazione soddisfacente; esistono alcune prove ottenute con adeguati studi sugli animali che non bastano per classificare queste sostanze nella categoria 2», con la frase di rischio R40 «Possibilità effetti cancerogeni - prove insufficienti»; Xn R22 «Nocivo per ingestione»; NR 50-53 «Altamente tossico per gli organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente acquatico».
In particolare, il Report finale della valutazione del rischio effettuata dal Regno Unito nel 2003, su mandato europeo, richiama, tra gli effetti nocivi, principalmente casi di anemia emolitica ed epatotossicità, che hanno fatto seguito a ripetute esposizioni all'agente ed affezioni locali del tratto respiratorio.
Etichettatura - Xn «Nocivo»; N «Pericoloso per l'ambiente»; frasi di rischio R22, R40, R50/53 «definizioni come sopra»; Consigli di prudenza: S 2 «Conservare fuori della portata dei bambini»; S 36/37 «Usare indumenti protettivi e guanti adatti»; S 46 «In caso di ingestione consultare immediatamente il medico e mostrargli il contenitore o l'etichetta»; S 60 «Questo materiale e il suo contenitore devono essere smaltiti come rifiuti pericolosi»; S 61 «Non disperdere nell'ambiente. Riferirsi alle istruzioni speciali/schede informative in materie di sicurezza».
In quanto sostanza ad elevato volume di produzione, il naftalene è stato oggetto di verifica da parte della Unione europea nell'ambito del regolamento 93/793/CEE relativo alla «Valutazione del rischio per le sostanze esistenti ad alto volume di produzione».
Questa procedura di valutazione comprende le tipologie di esposizione legate ad ogni possibile utilizzo della sostanza, non solo come repellente antitarme, ed è finalizzata a valutare i rischi per la salute umana (lavoratore esposto professionalmente, consumatore e, in genere, quanti sono esposti indirettamente attraverso l'ambiente) e per l'ambiente (aria, acqua e suolo).
Il Regno Unito, paese designato come relatore, ha elaborato un documento di Valutazione del rischio che è stato discusso
ed approvato da tutti i Paesi Ue, sulla base di quanto emerso dai dati riportati nel documento, l'Unione europea ha definito alcune strategie per la riduzione del rischio, mirate alla tutela dei consumatori e dei lavoratori.
Le conclusioni sono che «è necessario ridurre i rischi legati in particolare agli effetti locali a carico del tratto respiratorio a seguito di esposizione ripetuta per inalazione. I rischi di anemia emolitica meritano attenzione in tutti gli scenari di esposizione dei consumatori. Per quanto concerne gli effetti respiratori locali e per quanto riguarda la cancerogenicità sono da considerare preoccupanti tutti gli scenari per i quali sussiste la potenzialità di una esposizione inalatoria ripetuta a naftalene. Tale preoccupazione (sia riguardo agli effetti respiratori locali sia riguardo alla «cancerogenicità») non sussiste per esposizioni singole e sporadiche («infrequenti»).
La Commissione europea è sul punto di predisporre un piano di restrizione in linea con le suddette conclusioni, nonché con le problematiche tossicologiche legate agli aspetti inalatori della sostanza in esame.
Il naftalene è presente anche nell'elenco delle sostanze attive utilizzate come biocidi, sottoposte a revisione dall'Unione europea nell'ambito del Regolamento (Ce) n. 2032/2003 della Commissione e in applicazione della direttiva 98/8/CE.
La revisione interessa specificatamente l'uso del naftalene come repellente; il Paese relatore è sempre il Regno Unito e la sostanza dovrà essere valutata tenendo in considerazione sia la nuova classificazione di pericolo (direttiva 2004/73/Cee) sia le conclusioni emerse nel contesto del Regolamento 793/93/Cee; si dovrà, pertanto, decidere se mantenere o meno sul mercato comunitario, secondo le specifiche caratteristiche tossicologiche, ecotossicologiche e di efficacia, la sostanza attiva e i prodotti che la contengono.
In considerazione delle iniziative in corso a livello europeo, si ritiene opportuno attendere le determinazioni comunitarie sulla sostanza in oggetto, fatta salva, peraltro, la possibilità delle regioni e province autonome, nell'ambito del monitoraggio ambientale di loro competenza, di intraprendere iniziative specifiche nei confronti di attività lavorative che comportino una esposizione inaccettabile per i lavoratori e per le popolazioni limitrofe.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Gian Paolo Patta.