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Allegato B
Seduta n. 59 del 25/10/2006
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SALUTE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:
PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 210 del 2005 prevede la possibilità della donazione anonima delle cellule staminali del cordone ombelicale presso banche esclusivamente pubbliche e gestite dal Servizio Sanitario Nazionale;
il decreto del Ministro della Sanità 7 settembre 2000, adottato in attuazione della legge 4 maggio 1990, n. 107, ha tuttavia riconosciuto (articolo 5) il diritto di esportare e conservare all'estero, per uso autologo, le cellule staminali del cordone ombelicale, previa autorizzazione, volta per volta, del Ministero della sanità;
in attuazione del suddetto decreto ministeriale sono state adottate, con cadenza annuale, una serie di ordinanze ministeriali per disciplinare nel dettaglio il procedimento per il rilascio della prescritta autorizzazione ministeriale; l'ultima di queste ordinanze (OO.MM 13 aprile 2006) scadrà nella primavera del 2007;
l'ordinanza ministeriale 7 aprile 2005 ha previsto l'obbligo per i richiedenti di allegare alla richiesta di autorizzazione una documentazione attestante l'avvenuto counselling (mediante colloquio telefonico) con il Centro nazionale per i trapianti, mentre l'ordinanza ministeriale 13 aprile 2006 ha previsto che i markers dell'epatite B, C e dell'HIV devono essere eseguiti sul siero materno non prima dell'ultimo mese di gravidanza (mettendo a rischio l'accesso alla pratica per le partorienti premature);
a quanto risulta all'interrogante, negli ultimi mesi si sono registrate difficoltà crescenti nello svolgimento del counselling con il Centro nazionale trapianti. In particolare, si registrano lunghi tempi di attesa (anche in casi dichiarati di parto imminente), tempi di durata dei colloqui estremamente lunghi (in alcuni casi di ore), discutibilità delle informazioni fornite (sotto l'aspetto della fondatezza e dell'obiettività scientifica in merito alla pratica della conservazione autologa), indebito rifiuto del conseulling prima del 30o giorno antecedente la data presunta del parto (ciò che rende di fatto impossibile l'esportazione del sangue cordonale alle donne che partoriscono prematuramente);
l'atteggiamento del Centro nazionale trapianti nell'esercizio dei compiti ad esso affidati dall'ordinanza ministeriale 13 aprile 2006 appare, nel complesso, ispirato a finalità che, a giudizio dell'interrogante, non sembra eccessivo definire «ostruzionistiche», in quanto volto a dissuadere i soggetti richiedenti dal ricorso alla pratica della conservazione per uso autologo e impedire di fatto, imponendo lunghi tempi
di attesa per lo svolgimento del counselling, il completamento dell'iter autorizzatorio in tempo utile (ossia prima del parto), soprattutto alle donne con parto prematuro;
secondo un'indagine condotta dalla guardia di Finanza sulla Banca del cordone ombelicale dell'ospedale di Sciacca (al secondo posto nel mondo per il numero di unità criopreservate, dopo la Banca di New York, e al primo posto sia in Italia sia in Europa), sembrerebbe che molti esami obbligatori sulle sacche di sangue raccolte non siano effettuati e, tra questi, anche quelli immunologici da compiere a 6-12 mesi dalla donazione sia sulla madre sia sul bambino, il cui sangue cordonale viene donato e dai quali si potrebbero evidenziare patologie infettive (le malattie, come Aids e diverse epatiti, si potrebbero infatti manifestare dopo la donazione sul paziente);
sempre più persone ricorrono alla conservazione per uso autologo del sangue del cordone ombelicale in banche private all'estero di cui non si conoscono le misure di controllo e di conservazione oltre alle modalità di trasporto con cui viene restituito il sangue, rendendolo spesso inservibile una volta tornato in Italia -:
se non si ritenga necessario per una maggiore sicurezza di coloro che vogliono conservare il sangue cordonale per uso autologo e di coloro che vogliono usufruire di quello donato nelle banche pubbliche, rendere legale anche in Italia l'istituzione di banche private per la conservazione del sangue cordonale.
(5-00332)
DI VIRGILIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di martedì 24 ottobre 2006 sui quotidiani nazionali sono stati riportati alcuni dati forniti da una società scientifica in merito ad un incredibile ed elevato numero di decessi determinati da presunti errori medici e/o da una cattiva organizzazione del sistema sanitario;
i dati riportati hanno suscitato le reazioni di tutto il mondo medico e non solo con dichiarazioni contrarie e contrastanti, determinate, secondo l'interrogante, proprio dal carattere allarmistico scaturito dalle cifre diffuse che non fanno altro che provocare stupore e preoccupazione tra i cittadini, minando in modo irreversibile il rapporto di fiducia tra medico e paziente;
certamente non si può negare la possibilità di errori medici, imprevedibili e comunque sempre involontari, non valutabili secondo le dimensioni allarmistiche diffuse dai dati riportati, ma è necessario ricordare anche le condizioni non ottimali in cui a volte il medico è obbligato a lavorare: organici insufficienti, basse risorse economiche, mancanza di posti lette, eccetera;
altresì va anche sottolineata la qualità del nostro Servizio sanitario nazionale che rischia di essere messa in discussione insieme alla fiducia e alla tranquillità dei cittadini nei confronti della nostra sanità, quando invece va ricordato che l'indice di vita media nel nostro Paese è tra i più alti del mondo e questo anche grazie all'assistenza sanitaria che è di ottimo livello; infatti anche secondo l'organizzazione Mondiale della Sanità l'Italia è al 2o posto come qualità della sanità;
davanti a questo stato di cose, e per non compromettere il rapporto medico-paziente, non si può non approfondire il problema ed avviare una analisi accurata da parte degli specialisti che si occupano di valutare il rischio clinico all'interno delle strutture sanitarie -:
quali provvedimenti il Ministro della salute intenda prendere per accertare in modo inequivocabile quale sia la reale portata del fenomeno, e se intenda o meno istituire un Osservatorio nazionale con la partecipazione di tutte le componenti interessate a questo problema, e quindi rappresentanti dei sindacati medici e degli altri operatori sanitari presenti nelle strutture sanitarie, direttori sanitari, direttori generali, società scientifiche, rappresentanti delle regioni per procedere ad una
mappatura che descriva il fenomeno del cosiddetto malpractice o malasanità sul territorio italiano, al fine di portare serenità ai cittadini che di fronte a questi dati sono confusi e sbigottiti.
(5-00333)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MANCUSO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
ogni anno le patologie allergiche causate dai pollini risultano in costante aumento, ed in particolare le pollinosi causate dall'Ambrosia la quale contiene un potente allergene (si pensa che ogni pianta del genere Ambrosia sia in grado di produrre fino ad un miliardo di grani polline);
questa pianta erbacea, di origine nordamericana è, ormai, diffusa anche in gran parte delle regioni italiane, in particolar modo in Lombardia;
i danni provocati dall'Ambrosia Artemisiifolia sono molteplici: negli uomini causa forti allergie a causa del polline inalato, ma anche con il semplice contatto con l'infiorescenza (nei casi più gravi si registrano gravi disturbi respiratori ed asma); all'agricoltura causando infestazione tra le colture di girasoli, rape da foraggia, fave e soia e nei campi incolti; alla natura perché l'Artemisia ha un forte potenziale di diffusione (una singola pianta può produrre circa 3.000 semi che nel suolo conservano la facoltà di germogliare per 40 anni);
la regione Lombardia ha già adottato un piano per contrastare questa vera e propria piaga, emettendo una apposita ordinanza, che obbliga i comuni del territorio lombardo, a provvedere all'esecuzione di almeno 3 sfalci all'anno, per evitare il riprodursi di questo infestante ed inoltre è previsto l'obbligo della mappatura delle aree pubbliche ove è presente la pianta in oggetto;
tale incremento di pollinosi determina un conseguente aumento della spesa sanitaria per la diagnosi ed il trattamento, e della spesa sociale per la riduzione temporanea della capacità lavorativa dei soggetti affetti da allergia -:
se il Governo abbia intenzione di predisporre un piano nazionale di tutela della salute dei cittadini che preveda misure efficaci a contrastare la diffusione sul suolo italiano della Ambrosia Artemisiifolia, seguendo quanto già intrapreso, ad esempio, dalla regione Lombardia;
se intenda adottare ulteriori metodi alternativi ed integranti di contenimento, quali la pacciamatura per superfici di limitate dimensioni, oppure incentivando la lavorazione profonda del terreno (come la discatura, con erpice a disco nei campi successivamente al raccolto).
(5-00340)
Interrogazione a risposta scritta:
CARFAGNA, FRASSINETTI, MELONI, BERTOLINI, BIANCOFIORE, DI VIRGILIO, ARMOSINO, BALDELLI, VERDINI, BONAIUTI, BONIVER, SANTELLI e LUSSANA. - Al Ministro della salute, al Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. - Per sapere - premesso che:
in occasione delle recenti sfilate di moda, sulle passerelle di alcuni Paesi - fra i quali Italia, Spagna, Inghilterra, India ed Argentina - è stato precluso di sfilare alle modelle con un indice di massa corporeo (IMC) inferiore a 18 ovvero con un aspetto malato o triste;
tale iniziativa - che ha voluto accendere, sicuramente anche in modo provocatorio, i riflettori su di un problema grave come quello dei disturbi del comportamento alimentare - ha registrato il consenso non solo degli addetti ai lavori e dei medici nutrizionisti ma anche degli stessi governi;
a questo proposito il Governo spagnolo ha aperto un dibattito sulla responsabilità della politica, e in particolare di chi governa, rispetto a queste patologie che sono espressione di un disagio specifico
prodotto dalle società del benessere (nonché da una distorta interpretazione dei messaggi provenienti dal mondo dell'immagine e della pubblicità), ma ormai in espansione anche nei Paesi in via di sviluppo (in India, infatti, a causa dell'alimentazione scarsa o sbagliata i casi di osteoporosi e di obesità sono in aumento);
la presa di posizione dell'Esecutivo spagnolo ha il merito di aver riconosciuto la dimensione sociale, insieme a quella individuale e privata, delle patologie del comportamento alimentare e di conseguenza anche le implicazioni politiche, per cui non si può delegarne integralmente la soluzione ai tecnici, medici o psicologi che siano;
in quest'ottica si riapre il dibattito sulla funzione di «terzo» che l'istituzione pubblica è chiamata ad esercitare, in un'epoca come la nostra caratterizzata dal declino dell'autorità simbolica. Epoca in cui a prevalere è una spinta senza limite al consumo - delle sostanze come dell'immagine - per cui la tossicomania, l'obesità, l'anoressia e la bulimia non costituiscono delle deviazioni, ma delle incarnazioni radicali e paradigmatiche dell'imperativo a consumare diffuso così pervasivamente nelle nostre società;
in Italia, nonostante la dimensione del problema sia decisamente preoccupante - sono infatti circa tre milioni le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare - sembra che esso non riesca a catalizzare l'attenzione dei politici come è avvenuto per altre forme di disagio;
uno spiraglio positivo al riguardo si è aperto nella precedente legislatura, che ha visto impegnati il Ministero delle pari opportunità e il Ministero della salute nel lancio di un'azione di sensibilizzazione su anoressia, bulimia ed obesità e la conseguente pubblicazione di un opuscolo informativo -:
quali iniziative intendano adottare per continuare sulla strada intrapresa dal precedente Governo ed evitare così di disperdere quanto già fatto per fermare l'espandersi di questo fenomeno che risulta essere una minaccia molto insidiosa per la salute psicofisica delle giovani generazioni.
(4-01400)