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Allegato B
Seduta n. 66 del 9/11/2006
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GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
PISICCHIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la giustizia italiana versa in condizioni economiche critiche, e ormai nei tribunali mancano persino le condizioni primarie per svolgere la normale attività giudiziaria;
come si apprende da alcuni organi d'informazione, nei conti correnti aperti nella banca interna della Procura di Milano giacciono 22 milioni di euro, confiscati negli anni '90 nell'ambito dell'inchiesta Mani Pulite a indagati in procedimenti ormai chiusi;
queste risorse non sarebbero state acquisite a causa di impedimenti burocratici;
si riscontrerebbero, peraltro, gravi ritardi anche nella riscossione delle sanzioni pecuniarie inflitte ai condannati -:
un'amministrazione razionale della giustizia è in grado di contribuire all'acquisizione delle risorse necessarie al funzionamento dell'intero sistema giudiziario;
queste ingenti somme, sia quelle ancora da riscuotere come sanzioni pecuniarie, sia quelle che giacciono inutilizzate dal '90 nei conti della Procura di Milano appaiono preziose in un momento di grave difficoltà di bilancio;
quali urgenti provvedimenti il Ministro intenda mettere in atto per porre rimedio a tale paradossale situazione.
(4-01546)
RAITI, ASTORE, BELISARIO, BORGHESI, COSTANTINI, DONADI, D'ULIZIA, EVANGELISTI, MISITI, MURA, LEOLUCA ORLANDO, OSSORIO, PALOMBA, PEDICA, PEDRINI, PISICCHIO, PORFIDIA, RAZZI, FORGIONE, FUNDARÒ, LICANDRO, LOMAGLIO, DIOGUARDI, PIRO e PISCITELLO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le intercettazioni di conversazioni o comunicazioni costituiscono un essenziale mezzo di ricerca della prova per i delitti di criminalità organizzata e presuppongono, per una buona riuscita delle investigazioni, un altissimo grado di affidabilità di tutti coloro che, a vario titolo (organi inquirenti, polizia giudiziaria, ausiliari di P.G.), vi prendano parte;
numerosi organi di informazione di carattere nazionale (cfr. «La Stampa» del 25 settembre 2006, «Il Giornale» del 24 settembre 2006) hanno diffuso la notizia che: «La lotta ai boss mafiosi e alla criminalità organizzata viene effettuata a Catania utilizzando apparecchiature per le intercettazioni ambientali fornite agli investigatori da una società che fa capo a due fratelli indagati per mafia e per concorso nella strage di via D'Amelio e le loro prestazioni, contenute in centinaia di fatture con importi da migliaia di euro, vengono pagate dalla Procura della Repubblica etnea»;
gli stessi organi di informazione riferiscono che le indagini nei confronti dei suddetti indagati sarebbero scaturite da un impulso della Direzione Nazionale Antimafia e risalirebbero all'anno 2005;
se questo corrispondesse a verità, sussisterebbero, quanto meno, palesi disfunzioni nella direzione delle indagini condotte dalla Procura Distrettuale di Catania nei confronti della criminalità organizzata e potrebbero emergere possibili infedeltà fra coloro che, a vario titolo, compongono la macchina investigativa -:
se il Ministro della Giustizia abbia intrapreso le doverose iniziative per verificare la veridicità delle notizie;
se, comunque, per l'estrema gravità di quanto pubblicato, abbia disposto o non sia, comunque, assolutamente necessario disporre, presso gli uffici giudiziari di Catania, ispezioni finalizzate ad accertare non solo l'attualità della collaborazione dei fratelli indagati con la Procura etnea, ma eventuali cointeressenze dirette o indirette di persone operanti negli stessi uffici con ditte che collaborano con la magistratura e nelle forze dell'ordine etnee nel settore delle intercettazioni o comunicazioni e delle videoregistrazioni.
(4-01557)