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Allegato B
Seduta n. 73 del 16/11/2006
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AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta scritta:
PEDULLI e BRANDOLINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto certifica il regolamento per accedere al concorso per la carriera diplomatica indetto dal Ministero interrogato [concorso al quale avrebbero diritto di partecipare gli studenti di vecchio ordinamento della Facoltà di Scienze internazionali e diplomatiche di Bologna (sede di Forlì), per la riconosciuta equipollenza con il titolo di Laurea specialistica di tutte le Facoltà di Scienze politiche], tra i requisiti d'accesso compare la
clausola secondo la quale per essere ammessi al concorso occorre conseguire il titolo di laurea di vecchio ordinamento entro il 31 dicembre 2006;
gli studenti che hanno sempre dovuto lavorare per mantenersi agli studi, prolungando inevitabilmente i tempi di laurea oltre l'entrata in vigore della riforma del «3+2», vengono esclusi dal concorso, pur avendo l'obiettivo di terminare gli studi entro marzo 2007 (termine della fine dell'anno accademico 2005-2006 e non dicembre, come indicato nella clausola, che non risulta essere il mese in cui termina un anno accademico) -:
se il Ministro intenda annullare la clausola che impedisce di accedere al concorso ministeriale agli studenti di cui sopra o, in alternativa, intenda prorogare la clausola al 31 marzo 2007.
(4-01666)
BONELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
tra il 1998 ed il 1999, 426 bambini di età compresa dai pochi mesi ai sette, otto anni, ricoverati presso l'ospedale pediatrico al-Fatih di Bengasi in Libia si sono infettati con il virus Hiv;
da allora 52 bambini sono morti e gli altri 374 sono in cura attraverso il «Bengasi action plan», progetto finanziato dalla Commissione europea che coinvolge diversi paesi dell'Unione a partire dal 2004;
dalla fine dell'estate scorsa, 60 ragazzi, fra gli otto ed i sedici anni, sono ricoverati in Italia presso l'ospedale Pediatrico Meyer di Firenze;
per questa vicenda è in corso un processo contro cinque infermiere di origine bulgara ed un medico di origine palestinese accusati di aver infettato i 426 bambini, i sei rischiano la pena capitale;
secondo l'autorevole settimanale britannico Nature le prove a carico delle cinque infermiere ed il medico sono inconsistenti; il settimanale ha scritto di aver acquisito copia di una relazione scritta nel 2003 da cinque medici libici, che costituisce la pietra angolare del castello di accuse contro i sei imputati; il documento è stato fatto tradurre in inglese ed è stata chiesta una valutazione a virologi indipendenti e di chiara fama che hanno concordato nel dire che le accuse non sono sostenute da prove e sono costellate di supposizioni;
gli esperti hanno fatto notare che i magistrati libici hanno ignorato un rapporto scritto da Luc Montagnier, il virologo francese che ha scoperto il virus dell'Aids, e da Vittorio Colizzi, ricercatore dell'Università di Tor Vergata di Roma, in cui si afferma che l'infezione iniziò nel 1997, vale a dire prima dell'arrivo dei 6 imputati in Libia; la prova di ciò, sta nel fatto che molti dei bambini contrassero anche l'epatite B e C e che due infermiere di quell'ospedale rimasero contagiate dello stesso ceppo di Aids; si tratta del sottotipo A/G di Hiv-1, un ceppo ricombinato molto comune in Asia centrale ed occidentale, e non di un ceppo geneticamente modificato, come sostengono i magistrati libici;
con una lettera inviata al premier libico Muammar al-Gheddafi e pubblicata dal settimanale Nature 114 premi Nobel chiedono di poter effettuare uno studio approfondito che certifichi le reali cause del contagio e che sia condotto da specialisti della malattia, specialisti che non sono stati ammessi durante il processo, infatti più volte si è cercato di dimostrare la presenza della malattia in Libia prima dell'arrivo delle infermiere e del medico;
nel primo processo, poi annullato nel dicembre 2005 dalla Corte suprema, le cinque infermiere bulgare ed il medico palestinese erano stati condannati alla pena di morte, però a ripetere il processo è il medesimo tribunale penale che ha emesso il primo verdetto;
è atteso per il 19 dicembre il verdetto del processo ai sei accusati di avere volontariamente inoculato il virus dell'Aids ai 426 bambini ricoverati nell'ospedale di Bengasi; il procuratore generale ha chiesto per tutti gli imputati la «pena massima», con l'accusa di aver usato i bambini come
cavie, sperimentando su di loro il virus dell'Aids prodotto ad hoc in laboratorio, e magari agendo per conto di qualche potenza straniera;
un complotto che non convince la difesa, che denuncia la totale assenza di prove concrete, mentre intervenendo in aula i sei imputati hanno tutti ribadito la loro innocenza, ripetendo che la confessione che loro hanno sottoscritto è stata loro estorta con la tortura -:
se non intenda intervenire nei confronti della Libia, affinché sia garantita trasparenza ed imparzialità nel processo alle cinque infermiere bulgare ed al medico palestinese.
(4-01672)