Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 75 del 18/11/2006
...
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
BOATO e DE ZULUETA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano la Repubblica, in un articolo del 14 novembre 2006, a firma di Francesco Viviano, racconta la storia di Esam e Anuar, due minori migranti non accompagnati, sbarcati a Linosa il 29 ottobre 2006. Il giorno successivo allo sbarco i due bambini, un tunisino e un marocchino di 13 e 14 anni, vengono trasferiti nel CPT di Lampedusa dove già si trovano altri 20 minori non accompagnati detenuti nel centro da qualche tempo. Il gruppo rimane a Lampedusa per ulteriori 11 giorni e successivamente, sotto scorta della Polizia, trasferito in due istituti siciliani, a Montevago e Cammarata. Ad Esam e Anuar viene data ospitalità in quello di Cammarata, insieme ad altri 8 bambini. Si tratta di un convento di suore, che gestiscono da tempo l'istituto dei figli di Maria Ausiliatrice a cui vengono affidati i minori. Dopo solo un giorno di permanenza Esam e Anuar scappano e fanno perdere le loro tracce, sempre secondo il giornalista che ha seguito parte della loro fuga, alla stazione di Milano. Secondo la ricostruzione riportata nell'articolo, sono numerosi i minori che si allontanano dall'istituto e, in particolare, è una suora a dichiarare al giornalista quanto segue: «Noi facciamo il possibile per trattenerli, ma dopo qualche giorno scappano tutti. Molti di loro finiscono in brutte mani, di
gente che li sfrutta, che li fa prostituire e che li costringe a spacciare droga. Non so come mai appena arrivano qui alcune persone cominciano a telefonare chiedendo di loro. Parlano in arabo e io non capisco cosa dicono, forse sono quelli che poi li portano via.»;
ad avvalorare ulteriormente il racconto della suora di Cammarata è la vibrata denuncia, nel febbraio 2006, di un altro religioso, Don Beniamino Sacco del centro di accoglienza Santo Spirito di Vittoria, secondo cui in quel periodo almeno 200 minori lasciarono il centro facendo perdere le loro tracce;
questa brevi cronache ripropongono all'attenzione la protezione dei minori migranti e richiedenti asilo detenuti nei CPT. La vulnerabilità di questi bambini è multipla: perché minori, perché migranti, perché individui in detenzione e, nel caso specifico, perché minori non accompagnati;
l'insieme delle norme di diritto internazionale e comunitario assicura un adeguato trattamento dei minori migranti e richiedenti asilo e punta ad evitare che un periodo di detenzione sia applicato a dei minori a scopo esclusivo di controllo dell'immigrazione;
anche la legislazione italiana attraverso il Testo unico sull'immigrazione e le norme in materia di asilo stabilisce che i minori non accompagnati non possano essere espulsi e non possano essere detenuti, né nelle strutture di detenzione per migranti irregolari in attesa di espulsione, né in quelle per i richiedenti asilo;
in Italia, i minori migranti e richiedenti asilo vengono detenuti per motivi legati al controllo dell'immigrazione soprattutto dopo l'arrivo alla frontiera marittima come risulta anche dal rapporto/denuncia di Amnesty International, «Invisibili», che raccoglie le testimonianze e le denunce di minori trattenuti nei centri di permanenza temporanea spesso in condizioni di inadeguatezza e promiscuità. Secondo A.I., dal gennaio 2002 all'agosto 2005, almeno 890 minori, accompagnati e non, sarebbero stati effettivamente trattenuti, per tempi anche lunghi, nei diversi centri di detenzione esistenti in Italia. Lo stesso Viminale, in occasione della pubblicazione del rapporto, produsse pubblicamente, e per la prima volta, il dato ancora più preoccupante di 1270 minori stranieri sbarcati clandestinamente sulle coste siciliane che sarebbero stati affidati ai servizi sociali, ed è lecito temere che essi siano stati detenuti dopo il loro arrivo. Sempre la stessa ricerca ha poi evidenziato l'utilizzo ricorrente di esami medico-legali per l'accertamento dell'età dei minori, contrariamente a quanto previsto dagli standard internazionali;
la detenzione all'arrivo alla frontiera marittima non viene applicata caso per caso, ma di routine, senza che ne venga appurata la legittimità -:
per quale motivo questi minori abbiano dovuto subire un periodo detentivo così lungo in una struttura di reclusione quale quella di Lampedusa, nonostante il trattenimento di minori non accompagnati sia esplicitamente vietato dal Testo Unico e dalle norme di diritto internazionale e comunitario;
se, altresì, non reputi necessario rivedere l'intero sistema di accoglienza e assistenza dei minori non accompagnati in quanto molte delle strutture - il caso dell'Istituto di Cammarata non è isolato - di destinazione non hanno i requisiti di sicurezza, di formazione degli operatori e di protezione necessari a garantire ai minori i diritti di cui sono titolari in base alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e del diritto minorile interno;
se non intenda adoperarsi affinché si applichi la tutela del «superiore interesse» del minore migrante e richiedente asilo in tutti i luoghi e in tutte le fasi della sua permanenza in Italia e indipendentemente dal suo status legale;
se non intenda evitare che la detenzione del minore migrante sia applicata illegittimamente o arbitrariamente e garantire
che essa abbia la durata più breve possibile e che la sua legalità possa essere contestata dai diretti interessati titolari del diritto a disporre di una assistenza legale;
se non intenda garantire che, nei casi eccezionali di detenzione di un minore, questa si realizzi in un luogo idoneo ai suoi bisogni, che risponda a tutti i requisisti in termini di igiene e dignità umana, che non abbia un aspetto carcerario e che i minori non accompagnati vengano separati dagli adulti al fine di evitare condizioni di promiscuità.
(5-00402)