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Allegato B
Seduta n. 79 del 29/11/2006
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GIUSTIZIA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
ogni anno la magistratura pone sotto sequestro conti correnti, beni mobili e immobili frutto di attività illecite, accumulando così ingenti risorse che diventano proprietà disponibili dello Stato;
grazie a questi sequestri un sistema giudiziario efficiente potrebbe far entrare nelle casse dello Stato ingenti somme di denaro, presumibilmente tali da coprire in
larga parte i costi di gestione del sistema giudiziario stesso e forse anche di generare un avanzo netto;
la gestione di questi patrimoni, che in certi casi, come quella degli immobili, comporta una certa manutenzione, è in molti casi problematica. Assegni e bonifici posti sotto sequestro vengono depositati in banca, il contante in posta su un libretto giudiziario intestato al procedimento. In pratica, però, si determina, dal momento del sequestro all'incasso dello stato, un lasso di tempo «burocratico» assai rischioso;
un esempio, è costituito dai 621 milioni di lire sequestrati dalla magistratura italiana il 6 ottobre del 1993 da un conto svizzero e trasferiti sul conto corrente della BNL del tribunale di Milano. Quei soldi, oggi equivalenti a 390 mila euro, si trovano ancora sul conto della banca. Secondo Paolo Ielo, Pubblico mistero nel processo di primo grado, ciò è dovuto a molteplici intoppi burocratici e, in particolare, al troppo tempo che passa tra il momento in cui si celebra un processo, il momento in cui si giunge ad una sentenza di condanna di primo grado e il momento in cui la sentenza di condanna diventa definitiva;
secondo la testimonianza della puntata di Report del 5 novembre 2006, soltanto pochi giorni prima della messa in onda trasmissione gli organi competenti si sono attivati per acquisire una sentenza di confisca del 2000 di immobili per ingente valore. Dentro fascicoli depositati in archivio, sono stati rinvenuti tre libretti che contenevano complessivamente circa 23 mila euro, soldi che lo Stato avrebbe potuto incassare dieci anni fa e che invece, per un errore di cancelleria, sono stati archiviati. Quei soldi ovviamente sono rimasti nella disponibilità di Poste italiane a lungo, fino a quando «qualcuno» se n'è accorto ed ha provveduto a riscuotere;
la puntata della trasmissione Report citata documenta altresì il caso-tipo di una «mazzetta» di 10 mila euro. Il magistrato ha disposto che il denaro venga depositato sul libretto di deposito giudiziario infruttifero presso le poste. La tangente viene depositata nell'ufficio postale che si trova all'interno del palazzo di giustizia di Milano. In caso di condanna definitiva, i soldi congelati diventano dello Stato, che avrebbe tutto l'interesse ad intascare denaro il più presto possibile piuttosto che lasciarli alle poste; invece, nel caso documentato, anche se solo pochi metri separano l'ufficio postale dall'ufficio depositi giudiziari, questa somma resta a lungo alle Poste;
Vincenzo De Peppo, Capo ufficio depositi giudiziari di Milano, attribuisce nel corso della trasmissione questi ritardi ai grandi arretrati: i depositi giudiziari più vecchi potrebbero risalire a più di dieci anni fa. Si tratta, secondo il De Peppo di milioni di euro, tanti milioni: se dovessimo sommare tutti i tribunali - concordano il De Peppo e la conduttrice Sabrina Giannini - si arriverebbe a una manovrina finanziaria «perché sicuramente nei grossi tribunali la giacenza di arretrato è analoga a quella di Milano»;
i libretti giudiziari sul territorio nazionale sono circa 680 mila e hanno una giacenza media di circa 2.500 euro per libretto giudiziario; quindi il totale dei libretti sul territorio è di un miliardo e 700 milioni di euro;
gli uffici depositi giudiziari non sono collegati in rete con le poste, il che rende lente, costose e macchinose, molteplici operazioni inerenti, ad esempio, il computo degli interessi maturati, necessarie a chiudere le pratiche di riscossione depositi;
gli uffici depositi giudiziari hanno scarsissime dotazioni di personale, quello di Milano, ad esempio, attualmente ha tre impiegati, fino a poco tempo fa c'era solo l'attuale capo ufficio, poi affiancato ad un altro operatore a part time senza la possibilità finanziaria di ricorrere significativamente a straordinari;
un ufficio analogo a quello dei depositi giudiziari in un'azienda privata sarebbe
il motore economico e quindi gestito con efficienza, in questo caso invece, l'amministrazione pubblica sembra disinteressata ad incassare denaro già pronto per essere riscosso. Ovviamente Cassa depositi e prestiti, per il 30 per cento in mano alle banche private, quei soldi li usa per le proprie operazioni. Paga solamente l'1 per cento di interessi al Ministero delle finanze, che quando ha bisogno di soldi ovviamente, li chiede a Cassa depositi e prestiti a tassi decisamente più elevati;
come è noto, la giustizia italiana è stata sacrificata dal punto di vista delle spese e della gestione proprio per mancanza di fondi, consulenti, traduttori, gente che vive con queste attività, i Vice Procuratori Onorari, hanno spesso faticato a ricevere le dovute retribuzioni; mancano pure i soldi per le fotocopiatrici, per i toner, per l'acquisto di codici, mancano per la carta, per le spese di benzina e manutenzione, eccetera non avendo disponibilità monetarie il Ministero della giustizia ha contratto numerosi debiti, circa 250 milioni di euro;
non essendo le procure collegate ad una banca dati centrale, l'ammontare del denaro congelato e depositato sui conti della Bnl o delle Poste non è noto. Verosimilmente si tratta di diversi milioni, forse miliardi di euro;
da tempo dalla magistratura giunge la richiesta di rivedere la normativa in materia e si propone di istituire un'agenzia o un fondo unico che gestisca queste ricchezze;
anche le automobili sotto sequestro in Italia sono milioni, auto che restano spesso nei depositi con ingenti costi per la collettività. Recente è la tragedia che ha visto come protagonista il signor Rocco Agostino, titolare e custode di questo deposito giudiziario, vantava crediti inevasi per 200 mila euro con le autorità giudiziarie. Lunedì 23 ottobre 2006 si è tolto la vita con un colpo di pistola alla tempia di fronte al palazzo di giustizia di Torino -:
se non si reputi necessario rivedere l'assetto normativo relativo alla gestione dei beni mobili e immobili, registrati e non, sequestrati dalle autorità giudiziarie, per permettere un migliore funzionamento della burocrazia giudiziaria e, più in generale, per recuperare risorse che appartengono allo Stato;
quali provvedimenti si intendano assumere a questo scopo;
se nella futura gestione di questo patrimonio non si ritenga di dover prioritariamente onorare i debiti maturati dal Ministero della Giustizia e quali provvedimenti si intendano assumere nell'immediato a tal fine;
se non si reputi improrogabile una quantificazione puntuale degli importi dei depositi giudiziari e se non si stimi utile selezionare i depositi giacenti di importo più alto stabilendo così una priorità del lavoro a venire;
se non si reputi necessario rinforzare gli uffici depositi giudiziari e creare una banca dati centralizzata delle stesse collegata alle poste italiane.
(2-00250)«Bonelli, Pellegrino».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GRILLINI, LENZI e ZANOTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Ufficio del Giudice di Pace di Bologna ha visto aumentare negli ultimi anni il carico di lavoro e dall'altro lato calare il numero del personale in servizio;
mentre il carico di lavoro nel settore penale, seppure sostenuto, si è mantenuto stabile, quello nel settore civile è cresciuto di oltre il 200 per cento nel corso degli ultimi due anni (passando da circa 10.000 procedimenti civili contenziosi iscritti nell'anno 2004, ai già oltre 20.000 dei primi sette mesi del 2006);
un ulteriore incremento notevole del carico di lavoro si è avuto a seguito dell'attribuzione delle competenze in materia di immigrazione (tenendo conto che
a Bologna c'è un Centro di Permanenza Temporanea e che pertanto sono di competenza di questo ufficio non solo le convalide dei provvedimenti di accompagnamento alla frontiera e i ricorsi avverso i decreti di espulsione, ma soprattutto le convalide dei provvedimenti di permanenza) che ha portato, per fare un esempio, da 17 mandati di pagamento per interpreti e avvocati nei primi otto mesi del 2004, prima cioè dell'assegnazione di dette competenze, a 281 mandati nei restanti quattro mesi, a 1970 mandati nel 2005 ed a 1210 mandati nei primi 10 mesi del 2006;
a fronte di 39 giudici attualmente in servizio ci sono solo 35 unità di personale amministrativo deputato a seguire tutti i servizi delle cancellerie civili e penali, inclusa la materia dell'Immigrazione, e i servizi amministrativi;
pertanto, le unità di personale amministrativo in servizio per ogni giudice è pari a 0,69 unità mentre lo stesso rapporto per gli altri uffici giudiziari del Distretto di Bologna è in media di 3 o 4 unità di personale amministrativo per giudice, come si ricava dalle piante organiche dei magistrati e del personale del ministero della giustizia;
inoltre, la pianta organica del personale, risalente al 1997, risulta oggi, con le nuove competenze attribuite agli Uffici dei Giudice di Pace, assolutamente insufficiente soprattutto se rapportata al carico di lavoro rispetto ad altri Uffici del Giudice di Pace con le medesime risorse umane ma con carichi di lavoro molto più contenuti. Per esempio si possono rapportare i carichi di lavoro ed il personale del GdP di Bologna con il GdP di Firenze o di Genova, dove vi è una presenza di personale circa uguale, ma con numeri di procedimenti civili molto minore. Genova ha iscritto dall'inizio dell'anno 2006 circa 5.000 procedimenti per opposizione a sanzione amministrativa mentre Bologna ne ha iscritti nello stesso periodo circa 18.000;
nononostante l'insufficienza della pianta organica, la Corte Corte d'Appello di Bologna ha continuato la prassi delle applicazioni prelevando personale dall'ufficio del Giudice di Pace per destinarlo ad altri uffici;
le prospettive mostrano una situazione in sicuro e deciso peggioramento, dal momento che mentre il carico di lavoro aumenta costantemente, il personale amministrativo continuerà a ridursi. Sono infatti previsti tre pensionamenti o cessazioni dal servizio nel 2007, che si aggiungeranno ai 10 (5 pensionamenti e 5 cessazioni) già avvenuti dal 2003 al 2006;
ad aggravare drammaticamente la situazione complessiva dell'ufficio concorrono almeno due altre circostanze: la determinazione di non poter più utilizzare il servizio automezzi messo a disposizione dal Tribunale di Bologna e il nuovo software ministeriale; come di seguito meglio specificato;
l'ufficio del Giudice di Pace di Bologna ha usufruito per circa dieci anni di un servizio di consegna e ritiro atti da e per altri uffici, da parte di autisti e automezzi messi a disposizione dal Tribunale di Bologna o dalla Corte d'Appello. Tale forma di collaborazione è stata attualmente sospesa dal Presidente della Corte d'Appello con decisione presa il 17 agosto 2006, e interruzione del servizio dal 16 settembre 2006, costringendo il personale ausiliario unici in tutto il circondario (infatti nonostante la riduzione del parco macchine che ha coinvolto tutti gli uffici, solo per l'ufficio del Giudice di Pace tale servizio è stato completamente tolto, mentre continua per tutti gli altri Uffici giudiziari presso i quali gli ausiliari-commessi, di Corte d'Appello e Tribunale, continuano a ritirare e consegnare atti e fascicoli con l'auto di servizio) ad uscite giornaliere, a piedi o con mezzi pubblici, non disponendo l'ufficio di mezzi propri, per la consegna ed il ritiro, soprattutto all'Ufficio notifiche e all'Agenzia delle Entrate di innumerevoli atti giudiziari; a scapito di altri servizi ed attività dell'ufficio stesso, che erano svolti dagli ausiliari e che ora devono essere svolti dal personale amministrativo.
Ciò ha determinato un aggravamento della già insostenibile situazione;
persino il nuovo software applicativo civile distribuito agli Uffici dei Giudici di Pace, a giudizio degli interroganti, ha peggiorato in maniera incalcolabile la situazione non prevedendo - a differenza del precedente applicativo - attività di consultazione dei ruoli civili da parte dei legali, determinando un ulteriore ingorgo di utenti nella cancelleria civile -:
quali misure il Governo ed il ministero intendano assumere per favorire con urgenza la rideterminazione delle piante organiche degli uffici dei Giudici di Pace, in particolare di quello di Bologna, in conseguenza delle numerose nuove competenze attribuite a tali uffici dal 1995 ad oggi, per garantire un ragionevole rapporto tra personale amministrativo e magistrati;
quali iniziative il Governo ed il Ministro intendano assumere per dotare l'ufficio del Giudice di Pace di Bologna di un automezzo proprio.
(5-00425)
GRILLINI, LENZI e ZANOTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
per gli Uffici dei Giudici di Pace è stato realizzato un nuovo applicativo informatico detto SIGP (Sistema Informativo per i Giudici di Pace) per la gestione del settore Civile, in sostituzione di un programma realizzato nel 1997, attualmente ancora in uso presso alcuni uffici;
prima della distribuzione del nuovo applicativo sono stati organizzati dei corsi di formazione per gli utilizzatori del programma, durante i quali a quanto risulta a gli interroganti, è emerso che il programma presentava numerosi problemi e soprattutto si verificava che il programma non era particolarmente stabile. Alcuni dei problemi erano già stati rilevati in fase di collaudo;
nonostante tutti i problemi che l'applicativo presentava il Ministero ha comunque previsto l'installazione dell'applicativo in tutti gli uffici del Giudice di Pace, aggravando la situazione di disagio che questi uffici soffrono;
molti uffici, tuttavia, inizialmente si sono rifiutati di installare il nuovo applicativo e in alcuni uffici dove invece è stato installato, nella fase iniziale c'è stata la necessità di usare contemporaneamente i due applicativi. In alcuni casi si è dovuto provvedere a ripetere più volte le procedure di migrazione prima di poter usare il nuovo programma;
a riprova della lamentata inadeguatezza del programma, si osserva che a soli due mesi dall'installazione sono stati aperti circa 800 ticket presso il Call Center di secondo livello per problemi evidentemente non risolvibili dall'assistenza in loco (primo livello) e sono già stati effettuati ben 15 aggiornamenti rispetto alla versione iniziale;
i Registri Generali previsti per l'Ufficio del Giudice di Pace sono molto simili a quelli previsti per i Tribunali presso cui è già in uso da alcuni anni l'applicativo SICC (Sistema Informativo per il Contenzioso Civile), realizzato dallo stesso RTI (Buil, Sisge Informatica e Datamat) che ha realizzato il SIGP che risulta esserne quindi una semplice estensione;
al di là di quanto esposto, il nuovo applicativo presenta un ulteriore aspetto paradossale: pur essendo stato realizzato con una tecnologia webbased, non prevede - a differenza del precedente e a differenza dello stesso SICC - nessuna possibilità di consultazione né da parte dei legali né tanto meno da parte di utenti non specializzati;
a causa quindi del nuovo applicativo le Cancellerie del Giudice di Pace sono subissate di richieste di informazioni, che precedentemente gli avvocati erano in grado di recuperare autonomamente attraverso l'uso del sistema informatico e del vecchio applicativo. Ciò sta creando inevitabilmente un ulteriore aggravio di lavoro degli uffici, se non addirittura un blocco;
va ricordato, l'Ufficio del Giudice di Pace di Bologna è stato dal 2004 sede pilota di sperimentazione di un progetto - progetto ASTREA - cofinanziato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della ricerca (MIUR);
tramite tale progetto, dai costi molto contenuti, sono stati avviati dei servizi on-line per informatizzare alcune procedure di scambio dati - ben oltre quindi la semplice consultazione - tra l'ufficio e alcuni avvocati;
ciò è stato reso possibile perché gli Uffici del Giudice di Pace ben si prestano a tale tipo di sperimentazione a causa della relativa semplicità e ripetitività delle cause trattate;
i risultati ottenuti, seppur limitati ad alcuni avvocati che hanno aderito alla sperimentazione, sono stati tanto positivi da porsi l'obiettivo finale di estendere tale sistema ad altri uffici, così come previsto dalle dichiarazioni contenute nel progetto;
a quanto risulta agli interroganti, dei risultati della sperimentazione non è stato tenuto nessun conto in sede di progettazione e realizzazione del nuovo applicativo, che non ha implementato nessuna delle funzionalità elaborate dalla sperimentazione -:
quali azioni intenda intraprendere, il signor Ministro, perché gli uffici giudiziari siano dotati di strumenti informatici veramente idonei al loro lavoro, aggiornati e funzionanti e che servano effettivamente a migliorare l'efficienza degli uffici anziché creare ulteriori disagi a quelli esistenti;
quali verifiche il Governo ed il Ministero intendano effettuare per accertare il corretto comportamento dell'Amministrazione e di chi ha prodotto l'applicativo nella progettazione, realizzazione ed implementazione del nuovo applicativo;
quali azioni il Governo ed il Ministero intendano intraprendere affinché il nuovo applicativo creato per gli Uffici del Giudice di Pace contempli la possibilità di consultazione, ed eventuali altri servizi on-line, da parte degli avvocati e soprattutto direttamente da parte dei cittadini in considerazione del fatto che questi ultimi rappresentano la stragrande maggioranza degli utenti di detti uffici.
(5-00448)