Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 79 del 29/11/2006
...
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta orale:
DELFINO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Moretta (Cuneo) e il suo hinterland, nel corso degli ultimi decenni, si sono qualificati con una chiara e forte valenza nel settore agro-alimentare;
lo sviluppo agricolo e agro-industriale è stato costruito su ottime produzioni cerealicole, orticole, foraggere, zootecniche oltre a coltivazioni pregiate di nicchia quali le erbe officinali;
tali produzioni hanno sostenuto la nascita di aziende di trasformazione agro-industriale con prodotti alimentari confezionati diretti in tutto il mondo;
tra le numerose ed importanti aziende agro-alimentari presenti a Moretta lo stabilimento Besnier-Lactalis, già Locatelli-Nestlè, rappresenta la realtà casearia più significativa del settore in questa area;
il gruppo Besnier-Lactalis aveva acquistato nel 1998 dalla Nestlè lo stabilimento in parola nonché il marchio Locatelli;
successivamente, il gruppo Besnier-Lactalis, leader incontrastato del settore caseario in Europa e secondo gruppo mondiale, ha acquisito in Italia Invernizzi, Cademartori e all'inizio del corrente anno anche la Galbani, che da sola detiene il 22 per cento del mercato italiano;
in data 7 novembre 2006, la Besnier-Lactalis, ha ufficialmente comunicato ai sindacati in Assolombarda che intende procedere alla chiusura dello stabilimento di Moretta, trasferendo le lavorazioni in Lombardia negli stabilimenti Galbani, per ragioni di saturazione di capacità produttiva;
lo stabilimento di Moretta occupa 161 lavoratori a tempo indeterminato, 40 lavoratori a tempo determinato e circa un centinaio di stagionali e nell'indotto;
l'unità produttiva in parola è recente e di ottima fattura per produzioni alimentari, in particolare del prodotto fresco e può essere agevolmente riconvertita;
le maestranze rappresentano una risorsa professionale molto qualificata e ben addestrata alla lavorazione di prodotti alimentari;
per quanto esposto, sono fortissime le preoccupazioni conseguenti all'affermarsi di un monopolio francese nel settore caseario, sia nella produzione industriale di trasformazione e sia per il mercato del latte in Italia;
è evidente che da questa annunciata decisione della Besnier-Lactalis possono derivare danni molto ingenti non solo alle maestranze dello stabilimento in oggetto, ma un forte depauperamento per un vasto territorio che nella qualificazione agro-alimentare,
sia nella produzione primaria che in quella di trasformazione, ha costruito nei decenni un vero distretto produttivo agro-alimentare, che ha visto crescere numerose aziende industriali, anche nell'indotto, nonché la realizzazione di importanti istituzioni, a livello universitario e non, per la formazione di operatori professionali e per la certificazione europea dei prodotti alimentari;
sarebbe necessario un urgente confronto con il gruppo Besnier-Lactalis, a livello ministeriale, per verificare le reali decisioni dell'azienda e per affermare l'impegno alla salvaguardia dell'unità produttiva nel settore agro-industriale nonché garantire i livelli occupazionali;
numerose sono le sollecitazioni delle istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali, a questo fine, soprattutto motivate dalla necessità di evitare l'avvio di un processo di indebolimento di un distretto agro-industriale di grande qualità con l'eventuale chiusura di questo stabilimento, che deve invece essere disponibile, qualora la Besnier-Lactalis non receda dalle sue decisioni di abbandonare Moretta, a condizioni vantaggiose per una riconversione produttiva nel comparto agro-alimentare -:
quali urgenti iniziative saranno promosse per affrontare adeguatamente la situazione che si determinerebbe con l'attuazione della decisione del gruppo Besnier-Lactalis di chiudere lo stabilimento di Moretta;
se non ritenga urgente, come proposto dalle forze sociali, politiche ed istituzionali, l'attivazione di un tavolo di confronto a livello ministeriale per definire con il gruppo Besnier-Lactalis la salvaguardia dell'unità produttiva nonché le necessarie garanzie per le maestranze;
infine, quali valutazioni ed iniziative saranno promosse per evitare che dalla affermazione, secondo l'interrogante, sempre più monopolistica, di questo gruppo derivino forti danni alla produzione italiana lattiera-casearia e più in generale alla commercializzazione dei prodotti agro-alimentari italiani di qualità.
(3-00437)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:
FAVA, ALESSANDRI e ALLASIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Borsa merci mantovana per la parte attinente al rilevamento ed alla determinazione del prezzo dei suini è la piazza di riferimento in Italia;
sino al 2002 il prezzo era rilevato nel rispetto di una normativa data 1913, che non era più in linea con gli sviluppi del commercio del settore;
nel 2002 le aziende del settore avevano fatto ricorso al TAR chiedendo l'annullamento di alcuni listini dei suini da macello rilevati in Borsa merci a Mantova tra il 1998 ed il 1999;
la normativa del 1913 secondo la Camera di Commercio di Mantova è stata superata dall'evoluzione delle condizioni di mercato che viene caratterizzato da contratti annuali di fornitura;
la sentenza del TAR del 2002, confermata dal Consiglio di Stato, affermava che il prezzo dei suini da macello va rilevato in Borsa merci in base a contratti settimanali stipulati tra le parti sul mercato;
il TAR ha concesso alla Camera di Commercio di Mantova cinque mesi per rispettare la sentenza;
la stessa ritenendo impossibile far rispettare la sentenza proseguiva nella rilevazione settimanale dei prezzi;
consta agli interroganti che, alla fine di luglio 2006 il TAR di Brescia con ordinanza ha affidato al segretario generale di Unioncamere la responsabilità di
individuare un funzionario della struttura nazionale che potesse svolgere le funzioni di Commissario della commissione suini della Borsa merci -:
che cosa intenda fare il Governo - in virtù del potere di vigilanza - per riportare la situazione alla normalità, risolvendo la diatriba che è venuta a crearsi con la Camera di Commercio mantovana, nell'interesse degli operatori del settore, a tutela anche dei consumatori.
(5-00449)
LULLI, MIGLIOLI e GHIZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 1o novembre 2006 la multinazionale americana «Del Monte Food Italia» ha deciso di chiudere lo stabilimento di San Felice sul Panaro, in provincia di Modena;
nel suddetto stabilimento lavorano centodieci dipendenti che si sono visti recapitare, tramite un fax proveniente dagli Stati Uniti, la comunicazione di licenziamento;
sono stati licenziati settantotto dipendenti in servizio a San Felice e sono prossimi al licenziamento gli altri trenta dipendenti amministrativi a Milano;
era in corso a livello ministeriale una gestione della crisi tesa a mitigare gli effetti e a individuare una scansione temporale necessaria a salvare una parte dell'occupazione e a ricercare un dialogo con altri soggetti agroindustriali già interessati all'impianto sanfeliciano;
i vertici dell'azienda non hanno ritenuto necessario avvertire le istituzioni e i sindacati della loro decisione;
a giudizio degli interroganti, è intollerabile azzerare il patrimonio industriale di un'azienda storica del Modenese, pregiudicando prospettive di sviluppo e di valorizzazione dei prodotti agroalimentari del territorio -:
avendo le organizzazioni sindacali territoriali e di categoria e le istituzioni modenesi richiesto un intervento del Governo, come il Ministro competente intenda intervenire per cercare di risolvere positivamente la crisi che sta coinvolgendo la ditta «Del Monte» e i lavoratori della medesima.
(5-00450)
RAISI e URSO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il disegno di legge Finanziaria contiene una modifica al comma 61 dell'articolo 4 della legge n. 350 del 2003, e successive modificazioni che complica l'attività di molte imprese italiane, atteso che tale modifica normativa attribuirebbe (se approvata) carattere di reato anche all'uso di marchi di aziende italiane su prodotti o merci non provenienti dall'Italia;
tale previsione determina una confusione tra marchio aziendale, la cui disciplina attiene alla proprietà intellettuale, ed indicazione di origine doganale, che attesta il luogo della lavorazione sostanziale;
l'immediata conseguenza che tale modifica produrrebbe alle imprese italiane che producono - anche solo in parte - all'estero i propri manufatti sarà quella di non poter più utilizzare, per questi prodotti, il proprio marchio aziendale;
nondimeno, la disposizione sarebbe incongruente e dannosa - per l'industria italiana poiché - non trovando riscontro in alcun altro paese UE - la svantaggerebbe ulteriormente, provocando una distorsione della concorrenza e un ostacolo al commercio intra-comunitario;
inoltre, atteso che non è possibile applicare tale norma alle sole aziende nazionali, dal momento che l'Italia è membro dell'Unione Europea e le sue aziende operano in un mercato interno che prevede libertà di circolazione e stabilimento, la normativa in questione sarebbe certamente fonte di contenzioso da parte delle imprese europee che commercializzano i
loro prodotti nel nostro Paese, posto che alle stesse si applicherebbe il medesimo obbligo;
dopo quanto espresso, risulta chiaro che l'entrata in vigore di tale modifica danneggerà seriamente gli interessi delle industrie italiane che legittimamente producono anche all'estero, utilizzando i propri marchi regolarmente depositati e registrati;
è necessario modificare la normativa in questione per evitare di danneggiare le imprese italiane già impegnate in una difficile, ma necessaria, opera di internazionalizzazione -:
se non ritenga che la soluzione più appropriata per la tutela della produzione nazionale sia quella del regolamento europeo sul Made in Italy, che il Governo dovrebbe sostenere con convinzione attivandosi a livello internazionale.
(5-00451)
D'AGRÒ. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
un calo della frequenza di energia proveniente dalla Germania ha provocato il 4 novembre scorso, blackout parziali in tutta l'Europa occidentale ed in modo particolare in Germania in Francia e in parte dell'Italia;
in Italia le regioni interessate sono state il Piemonte, la Puglia e la Liguria; la mancanza di corrente elettrica è durata tra i 20 e i 30 minuti e l'oscillazione che si è avuta sulle reti ad alta tensione ha provocato dappertutto lo scatto delle protezioni e il conseguente blocco della fornitura;
secondo il commissario europeo all'Energia, Andris Piebalgs, incidenti di questa portata «mostrano ancora un volta che gli eventi in una parte dell'Europa influiscono sulle altri parti e confermano ulteriormente il bisogno di un'adeguata politica europea dell'energia e che la sicurezza energetica, si ottiene meglio attraverso un approccio comune europeo piuttosto che con 27 differenti approcci»;
la Commissione Ue ha annunciato nuove «linee guida» europee sul traffico transfrontaliero di energia elettrica ispirate al concetto fondamentale della trasparenza e riguardanti una serie di informazioni sulle reti di trasmissione, sugli scambi di energia e sulla produzione, nella prospettiva di un cammino sempre più condiviso delle problematiche energetiche da Parte dei Paesi dell'Ue -:
quali iniziative d'urgenza il governo intenda adottare per il rafforzamento della sicurezza delle proprie reti elettriche e quale sia l'orientamento italiano in tema di politica energetica alla luce delle recenti comunicazioni della Commissione Ue che evidenziano sempre più la necessità di un approccio unitario alle reti ettriche europee.
(5-00452)
PROVERA e FALOMI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 24 febbraio 2005 veniva annunciato che il Gruppo COS si era aggiudicato la gara per l'acquisizione del gruppo FINSIEL da parte del gruppo Telecom;
i lavoratori della FINSIEL mostravano in più occasioni la loro preoccupazione per il futuro dell'azienda e sulle prospettive di mercato della stessa;
il 21 marzo 2005 nel corso del dibattito Parlamentare sulla mozione n. 1-00326 presentata al Senato della Repubblica on. Falomi e da altri numerosi firmatari, l'allora Sottosegretario Cosimo Ventucci a nome del Governo rassicurava circa il fatto che «L'offerta della Cos è stata ritenuta da Telecom migliore delle altre proposte ricevute, sia per le condizioni economiche offerte sia per il piano industriale presentato, che prevede l'integrazione strategica tra le attività COS e Finsiel e una crescita occupazionale complessiva del 20 per cento nei prossimi due anni» nonché che erano «escluse ipotesi di dismissione totale o parziale di attività Finsiel»;
contrariamente a quanto riferito sopra, sano state realizzate le cessioni di partecipazioni del gruppo Finsiel nelle aziende Venus, Webred, Aspasiel e Value Team;
il piano industriale illustrato ai sindacati prevedeva di continuare nelle attività di Tele Sistemi Ferroviari, di Finsiel nel rapporto con il Ministero dell'Agricoltura, e di sviluppare un piano di ristrutturazione di Banksiel;
per la TSF è stata avviata una trattativa di vendita, per Banksiel i ricavi sono in ulteriore e continuo calo;
il progetto di integrazione tra il gruppo COS e il gruppo Finsiel appare incontrare notevoli difficoltà e la realizzazione della fusione tra i due gruppi appare abbandonata in favore di una fusione limitata alla sola Finsiel in Almaviva, lasciando COS e le sue controllate fuori da tale processo;
è stata avviata una massiccia campagna di incentivazione all'esodo per centinaia di lavoratori, frutto della decisione dell'azienda di prevedere il taglio del 20 per cento del personale di staff, in palese contraddizione con quanto dichiarato dal Governo in data 21 marzo 2005;
l'azienda ha rifiutato la convocazione del tavolo di confronto sui problemi del gruppo e sulle sue prospettive, costringendo il Ministero per lo Sviluppo Economico a procedere per incontri separati nello scorso 28 settembre;
il gruppo Finsiel conta oggi 6 aziende, una società consortile, diverse partecipazioni azionarie di minoranza, più di 600 milioni di fatturato, 3000 dipendenti e rappresenta il principale gruppo industriale del settore IT -:
se il Governo sia stato informato di quanto descritto e quali strumenti intende adottare per la salvaguardia del patrimonio industriale e occupazionale del principale gruppo italiano del settore Information-Tecnology.
(5-00453)
Interrogazione a risposta in Commissione:
SAGLIA, RAISI e URSO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dello sviluppo economico ha predisposto il programma industria 2015 con l'obiettivo di accrescere le azioni di politica industriale orientate all'innovazione;
l'obiettivo condivisibile di dare una forte scossa alle imprese e ai centri di ricerca pubblici e privati, per far emergere specializzazioni nazionali nell'industria e nei servizi proiettate verso nuove tecnologie, rischia di essere vanificato dai meccanismi operativi previsti nella Finanziaria;
in particolare, a giudizio degli interroganti, esiste il rischio che le risorse non arrivino alle imprese ma siano utilizzate dagli enti, dal ministero, dalle regioni attuando un pericoloso neo-dirigismo;
la previsione che i progetti possano essere verificati anche da soggetti esterni potrebbe provocare un'indebita commistione di burocrazia e pressioni corporative;
i ritardi nell'approvazione dei progetti potranno essere enormi non avendo previsto clausola di silenzio-assenso qualora i ministeri cointeressati e la conferenza Stato-regioni non procedessero a fornire il loro parere -:
se non ritenga di dover adottare iniziative normative per assicurare strumenti trasparenti e competitivi al fine di coinvolgere il più ampio ventaglio di partecipanti ai progetti innovativi appartenenti al mondo della piccola e media impresa.
(5-00454)
Interrogazione a risposta scritta:
AMENDOLA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 3 maggio 2001 il CIPE ha approvato il Contratto di Programma con
la «Nuova Biozenit SpA» la cui stipula è stata effettuata nel giugno 2002, per la realizzazione di una centrale termoelettrica per la produzione di energia elettrica a biomasse e di serre destinate alla produzione di fiori attraverso un procedimento intensivo di fioritura. L'investimento è 45 milioni di euro di cui circa la metà a carico dello Stato e 3 milioni a carico della Regione Calabria che avrebbero dovuto portare alla creazione di 130 nuovi posti di lavoro;
nello stesso Contratto di Programma era stabilito un apposito capitolo di spesa da destinare alla formazione dei lavoratori che, a tal proposito, hanno effettuato e completato appositi corsi con l'utilizzo di fondi regionali calabresi;
per esigenze interne alla Nuova Biozenit la società ha chiesto per ragioni gestionali il trasferimento del sito per l'insediamento da San Floro a Simeri Crichi (Catanzaro);
per dar luogo a tale trasferimento era necessaria una specifica delibera della Giunta regionale della Calabria di concessione del nulla osta con contestuale invio di parere positivo al CIPE;
nell'imminenza dello svolgimento della consultazione elettorale per il rinnovo del Consiglio provinciale di Catanzaro le autorità istituzionali pro tempore hanno effettuato a San Floro il 5 aprile 2004 la cerimonia di posa della prima pietra dell'impianto;
con deliberazione del 18 marzo 2005 il CIPE ha prorogato i termini del suddetto Contratto di Programma;
ad oggi evidenziano i sindacati Cgil, Cisl e Uil nessun altro tipo di intervento è stato segnalato nonostante le vibrate e reiterate proteste dei lavoratori che hanno svolto il corso di formazione;
è notizia delle ultime ore che la Nuova Biozenit ha chiesto ed ottenuto dalla Regione Puglia, nella seduta di Giunta regionale del 21 novembre 2006, l'autorizzazione alla delocalizzazione dell'impianto sul territorio pugliese con relativo utilizzo delle somme pubbliche previste nel Contratto di Programma;
a giudizio dell'interrogante, una circostanza del genere concretezza l'ennesimo tentativo di sottrarre alla Calabria indispensabili risorse economiche tese allo sviluppo economico ed all'incremento dell'occupazione -:
quali iniziative si intendano assumere al fine di mantenere nel territorio della provincia di Catanzaro gli interventi previsti dal Contratto di Programma sottoscritto nel giugno 2002 e prorogato nel marzo 2005 al fine di assicurare l'effettiva creazione dei 130 posti di lavoro previsti;
se si intenda accertare le cause del mancato avvio dell'iniziativa imprenditoriale.
(4-01781)