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Allegato A
Seduta n. 8 del 31/5/2006
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(Sezione 4 - Iniziative per contrastare la precarietà nel mondo del lavoro)
PAGLIARINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in Italia si contano ormai circa 4,5 milioni di persone, prevalentemente giovani e donne, che, a causa di una condizione lavorativa precaria, sono privi di diritti e tutele e vivono costantemente sotto ricatto: sono le cosiddette persone «invisibili», anche dette il «proletariato del terzo millennio», tra le quali vanno annoverati collaboratori coordinati e continuativi, contratti a progetto o a tempo determinato e lavoratori a partita iva;
questi lavoratori scontano quotidianamente le conseguenze della precarietà della loro condizione lavorativa, che si traducono inevitabilmente in una secca riduzione della progettualità professionale, familiare e sociale;
flessibilità e precarietà sono due facce della stessa medaglia ed è del tutto inaccettabile che un'intera generazione sia costretta ad invecchiare, senza poter fare progetti perché la propria vita è subordinata a tempi e logiche di un'impresa impegnata solo sul versante del profitto e non su quello della redistribuzione della ricchezza, come in una moderna servitù della gleba;
in questo senso è evidente che la legge n. 30 del 2003 («Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro»), destrutturando il mercato del lavoro, cancella diritti e tutele e trasforma i lavoratori in merce, deprezzando il valore sociale del lavoro;
anche la nostra Costituzione, all'articolo 1, afferma la centralità del lavoro come valore fondante la democrazia. La nostra, infatti, è una repubblica fondata sul lavoro e la priorità di un Paese democratico e moderno è quella di assicurare ai suoi cittadini un lavoro stabile e sicuro, che garantisca loro un futuro sereno e pianificabile;
per uscire dalla crisi economica nella quale versa il nostro Paese e favorire il suo sviluppo occorre reintrodurre nel nostro mercato il lavoro stabile e di qualità, il solo capace di assicurare servizi sanitari, scuola, università e ricerca al servizio dei diritti e dei bisogni di tutti i cittadini;
per reintrodurre nel nostro ordinamento giuridico il principio del lavoro economicamente dipendente, affinché il rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato torni ad essere la forma di lavoro normale e per ridurre drasticamente le forme flessibili di lavoro, introdotte dalla legge n. 30 del 2003, individuando precise causali e limiti quantitativi, è necessario abrogare quel provvedimento;
un Esecutivo di centrosinistra ha l'obbligo morale di mettere al centro della propria azione le questioni del lavoro, ma il neo-Governo non ha ritenuto in questo senso di dover comprendere nell'agenda dei primi 100 giorni di azione un provvedimento che abroghi la legge n. 30 del 2003 o che comunque ne comporti modifiche sostanziali -:
se non ritenga di dover mandare un segno tangibile all'elettorato, che, da una netta inversione di marcia rispetto al passato, si aspetta cambiamenti forti e decisi, aprendo una stagione di vera lotta alla precarietà nel mondo del lavoro, eliminandola dalla legislazione e sostituendola con un lavoro di qualità, stabile e sicuro, in grado di garantire il futuro.
(3-00014)(30 maggio 2006)