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Allegato B
Seduta n. 8 del 31/5/2006
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO
Interrogazione a risposta in Commissione:
FOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
in merito all'esercizio della discarica di Monte Ardone, ubicata nel Comune di Fornovo di Taro (Parma), al fine di accertare le condizioni dell'area interessata, già nel dicembre 2002 veniva effettuato un sopralluogo a cura di esperti del Ministero, congiuntamente a personale dell'APAT, dell'ISS, dell'Autorità di Bacino del Po e dei Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, dal quale emergeva che l'area era soggetta a fratture e fessurazioni nel terreno e che mancavano approfonditi accertamenti tecnici per escludere rischi di gravi danni ecologici. Venivano, quindi, informate le amministrazioni interessate della situazione e della possibile violazione di leggi relative alla tutela dell'ambiente;
nell'ambito dell'attività istruttoria per il rinnovo dell'autorizzazione all'esercizio dell'impianto avanzata dal Consorzio G.M.A., la Comunità Montana delle Valli del Taro e del Ceno, nel dicembre 2003, richiedeva al Ministero dell'ambiente un parere in merito al vincolo idrogeologico riguardante l'area in questione, ai sensi del regio decreto n. 3267 del 1923;
l'APAT, interessata al riguardo, evidenziava che, sulla base degli studi disponibili, non era da escludere la riattivazione di faglie a seguito di eventuali terremoti; riteneva poi necessario inserire ulteriori strumenti di monitoraggio (inclinometri) in prossimità del corpo discarica e verificare la stabilità dei versanti, introducendo metodi di calcolo più raffinati rispetto a quelli ad oggi utilizzati; inoltre, andava ripristinata l'efficienza della rete piezometrica, come peraltro sottolineato in una relazione dell'ARPA Emilia-Romagna;
alla luce di quanto sopra esposto non si potevano escludere fenomeni di instabilità di settori importanti della valle in cui è ubicata la discarica;
in ragione di ciò la Direzione competente del Ministero dell'ambiente informava gli Enti interessati che, nel caso di immediata attivazione della discarica senza le necessarie verifiche ed approfondimenti richiesti sulle condizioni di sicurezza, si sarebbero dovute assumere misure provvisorie di salvaguardia, anche a carattere inibitorio;
il Consorzio provvedeva al ritiro della domanda di rinnovo di autorizzazione all'esercizio, archiviata dalla Provincia di Parma, ritenendo che al caso in specie si potesse applicare il regime transitorio previsto dall'articolo 17 del decreto legislativo n. 36/2003, «Attuazione della direttiva n. 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti». Interessata della questione, la Direzione competente in materia del Ministero dell'ambiente riteneva che tale disposizione non potesse trovare applicazione sia a seguito del ritiro dell'istanza dell'autorizzazione da parte del richiedente Consorzio G.M.A. e della conseguente chiusura del relativo procedimento, sia per il mancato avvio dell'attività di conferimento di rifiuti alla data di entrata in vigore del decreto legislativo su citato;
la discarica in oggetto doveva, pertanto, essere considerata a tutti gli effetti quale «nuova discarica», soggetta alle procedure previste per il caso di specie dalla nuova normativa di riferimento;
ciò nonostante, venne avviato il conferimento dei rifiuti nella discarica in parola, il che, per quanto sopra esposto, costituiva smaltimento non autorizzato in un luogo di cui sono noti i problemi di stabilità;
veniva, pertanto, richiesta alla Provincia di Parma, organo di vigilanza, la tempestiva comunicazione delle misure di
tutela adottate, mentre la Procura della Repubblica di Parma incaricava la polizia giudiziaria di acquisire dall'Amministrazione Provinciale i documenti relativi all'impianto;
il Consorzio del Prosciutto di Parma e l'Unione parmense degli industriali, in data 5 settembre 2005, presentavano un esposto all'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT) e, per conoscenza, al competente Ministero, deducendo il presunto pericolo connesso alla realizzazione della discarica e richiedendo l'intervento dell'Agenzia per verificare la stabilità delle opere e l'eventuale rischio di frane sul posto. Nell'esposto, tra l'altro, veniva anche contestata la circostanza che il Direttore del Dipartimento difesa del suolo dell'APAT, dr. Leonello Serva, avesse espresso parere favorevole alla Comunità montana sulla base esclusiva di una relazione di tecnici di parte, incaricati dal soggetto interessato alla gestione della discarica;
nella conclusiva nota del 29 settembre 2005, il dr. Serva forniva elementi dai quali emergeva sia che era stata effettuata un'attenta analisi e verifica dell'area, sia che le operazioni erano state realizzate e finalizzate allo scopo di accertare e prevenire tutte le eventuali situazioni di rischio, nonché a verificare le effettive condizioni di compatibilità ambientale dell'impianto;
a seguito della situazione venutasi a creare il 5 marzo 2006, seppure non con la dovuta tempestività, l'Amministrazione Provinciale di Parma ordinava alla società che gestisce la discarica che qui interessa la bonifica dell'area, la qualcosa non pare essere avvenuta, come risulta dalla pubblica presa di posizione dei consiglieri provinciali di Parma appartenenti ai gruppi di minoranza (La Gazzetta di Parma, pagina 6, del 27 maggio 2006) -:
se non ritenga di disporre un'ispezione presso il sito della discarica di Monte Ardone.
(5-00013)