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Allegato B
Seduta n. 80 del 30/11/2006
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in base alla Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia, recepita dal Parlamento con la legge 176 del 27 maggio 1991, lo Stato riconosce l'infanzia come un bene sociale da salvaguardare e sul quale investire, e riconferma che la tutela sanitaria dell'infanzia e dell'adolescenza è un diritto fondamentale ed è uno degli Obiettivi specifici proposti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità;
la «continuità assistenziale» si può definire come quel complesso di interventi che, senza mai andare incontro ad interruzioni di flusso e quindi ad omissioni o, viceversa, a ridondanze di cure, realizza un percorso assistenziale articolato in più servizi e in più figure, in risposta ai bisogni di salute del bambino;
nel Piano Sanitario Nazionale 2005-2008, al titolo 5 «Gli obiettivi di salute del servizio sanitario nazionale», nel paragrafo 5.1. «La salute nelle prime fasi di vita, infanzia e adolescenza» si legge, tra l'altro: «(...) Sul territorio la mancanza di una vera continuità assistenziale ha determinato, anche in ambito pediatrico, un continuo aumento degli accessi in Pronto soccorso, sia generale che pediatrico, il 90 per cento degli accessi è imputabile ai codici bianchi o verdi, che in gran parte potrebbero essere valutati e risolti in un contesto extraospedaliero (...); (...) L'analisi delle prime 10 cause di ricovero, per DRG, mette in evidenza patologie ad elevato rischio di inappropriatezza. Inoltre per quanto attiene all'assistenza ospedaliera occorre rispettare la peculiarità dell'età pediatrica destinando spazi adeguati a questi pazienti (area pediatrica) che tengano conto anche delle esigenze proprie dell'età adolescenziale e formare in tal senso gli operatori sanitari (...); (...) riorganizzare i Servizi di emergenza-urgenza pediatrica (...)»;
il pediatra di famiglia, obbligatorio per i bambini di 14 anni, secondo l'Accordo collettivo nazionale non è reperibile nei giorni festivi e prefestivi;
il servizio di Guardia Medica Pediatrica non è previsto nell'Accordo collettivo nazionale, risultando di competenza regionale;
questo tipo di servizio è già attivo presso alcune Associazioni di volontariato o a pagamento e non ha una diffusione capillare su tutto il territorio nazionale -:
in quali regioni sia stato attivato il servizio di guardia medica pediatrica;
se non si ritenga necessario per garantire la continuità assistenziale per i minori di 14 anni:
una maggior organizzazione di tutti i pronto soccorso degli ospedali pubblici con la presenza di un pediatra competente 24 ore su 24;
attivare un servizio di guardia medica pediatrica a domicilio in tutto il territorio nazionale per situazioni che rivestono carattere di urgenza e che occorrono durante le ore notturne o nei giorni festivi e prefestivi.
(5-00457)
Interrogazione a risposta scritta:
GIORDANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il dottor Danilo Nuccetelli, medico e assessore alla Sanità del Municipio di Roma Centro Storico, nel marzo 2006 ha perso un fratello di 60 anni, morto per una embolia polmonare da trombosi venosa profonda (TVP) degli arti inferiori, dopo essere stato sottoposto ad una operazione complessa, ma a prognosi comunque benigna;
da accertamenti effettuati dallo stesso dottor Nuccetelli, in merito alle modalità, negli ospedali di Roma, della profilassi della TVP, sarebbe emerso che in tutta la città di Roma in un solo ospedale (e in un unico reparto), ovvero il
San Camillo Forlanini - Unità di Chirurgia Generale I, vengono applicate integralmente le linee guida del settore riconosciute a livello internazionale;
la corretta profilassi della TVP in chirurgia si fonda su tre passaggi: la valutazione del rischio tromboembolico per ogni paziente e per ogni intervento chirurgico, la somministrazione prima e dopo l'intervento di anticoagulanti (generalmente eparina a basso peso molecolare), l'uso prima, durante e dopo l'intervento di mezzi meccanici di prevenzione (calze elastiche antitrombo, dispositivi per la compressione pneumatica intermittente, filtri cavali);
nella città di Roma, risulta che nessun ospedale dispone di una scheda di valutazione del rischio tromboembolico, e che gli anticoagulanti, quando somministrati, vengono forniti al paziente spesso solo dopo l'intervento chirurgico (e quindi in maniera impropria);
inoltre i mezzi meccanici di prevenzione, pure previsti nelle linee guida riconosciute a livello internazionale, salvo rare eccezioni, sono completamente ignorati;
da accertamenti che è stato possibile effettuare, parrebbe che tale allarmante situazione sia riscontrabile anche a livello regionale e nazionale, eccetto alcune isole di efficienza nelle regioni del nord (ad esempio a Torino, Ospedale San Giovanni Battista; a Milano, Ospedale San Carlo Borromeo);
gli studi sul tema hanno acclarato ormai da anni che negli interventi di cosiddetta «chirurgia maggiore» (tutti gli interventi sull'addome, sul torace, eccetera) effettuati su soggetti ad alto rischio (età maggiore di 60 anni, oppure età maggiore di 40 anni con cancro, eccetera) la frequenza di embolia polmonare fatale va dallo 0,8 all'1 per cento: dati allarmanti se si tiene conto che una corretta profilassi esclude di fatto il rischio di embolia polmonare -:
se sia a conoscenza dei fatti sopradescritti;
se non ritenga grave che, nonostante il rigore delle linee guida internazionali sul tema, l'inadeguatezza della profilassi della trombosi venosa profonda possa compromettere il diritto alla salute dei cittadini;
quali iniziative urgenti intenda intraprendere per porre fine a tale grave situazione e, in particolare, se intenda adottare iniziative affinché si provveda in tempi celeri ad un adeguamento della profilassi della TVP nel nostro Paese alle linee guida internazionali.
(4-01813)