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Allegato B
Seduta n. 85 del 12/12/2006
TESTO AGGIORNATO AL 14 DICEMBRE 2006
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dei trasporti, il Ministro delle infrastrutture, per sapere - premesso che:
il 4 maggio 2006, il sindaco di Pescara annunciava, nel corso di una conferenza stampa, che l'allora Ministro delle infrastrutture, Pietro Lunardi aveva stanziato 5 milioni di euro per la messa in sicurezza dell'aeroporto d'Abruzzo;
tale stanziamento, come peraltro ricordato dallo stesso sindaco, fu realizzato grazie all'interessamento del Sottosegretario di Stato, onorevole Nino Sospiri, proprio in considerazione del fatto che tali opere rivestivano carattere di urgenza, soprattutto per evitare la chiusura dell'aeroporto che, tuttora, non risponde agli standards di sicurezza, come più volte evidenziato dal Prefetto di Pescara;
l'attuale Ministro dei trasporti, ingegnere Alessandro Bianchi, ha stornato quel finanziamento destinato a Pescara (5 milioni) e quello previsto per l'aeroporto di Roma (28 milioni) a favore degli aeroporti di Bologna e di Torino -:
quali iniziative si intenda assumere per evitare che l'Abruzzo e il suo unico aeroporto siano gravemente penalizzati dalle iniziative del Governo, che agisce negando fondi già previsti per il porto di Pescara, per i parcheggi di scambio, per il comando provinciale dell'Arma dei carabinieri, per i nuovi svincoli dell'asse attrezzato e, infine, per la variante della Statale 16 Adriatica.
(2-00277) «Buontempo, Airaghi, Bellotti, Bongiorno, Buonfiglio, Castellani, Filipponio Tatarella, Germontani, Holzmann, Lamorte, Leo, Murgia, Patarino, Pedrizzi, Proietti Cosimi, Taglialatela, Angeli, Benedetti Valentini, Frassinetti, Antonio Pepe, Castiello, Scalia, Salerno, Porcu, Perina, Cirielli, Minasso, Lo Presti, Lisi, Menia».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per i diritti e le pari opportunità, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere - premesso che:
risulta agli interpellanti che la Commissione pari opportunità presieduta dal Ministro Barbara Pollastrini non svolge l'attività ordinaria da aprile: l'ultima riunione plenaria ha avuto luogo il 30 marzo 2006 e da allora non è stato convocato nemmeno l'ufficio di Presidenza;
il Comitato Nazionale, nato a seguito della legge n. 125, ha bloccato ogni attività, non esaminando né le centinaia di progetti di azioni positive, presentati secondo regolare bando, né rispondendo alle richieste di rimodulazione avanzate nel corso del 2006;
l'articolo 29 del decreto-legge n. 223 del 2006 (decreto Bersani) non giustifica lo smantellamento degli uffici, la destinazione del personale di segreteria ad altre attività, tali operazioni peraltro sono già state avviate nel marzo 2006;
la scrivente non ritiene che sia giustificato né giustificabile il blocco delle attività che potevano essere svolte pur nel contenimento dei costi;
il Governo, e per esso il Ministero pari opportunità, non ha ancora elaborato un programma per l'anno 2007, proclamato dalla Commissione Ue «Anno europeo delle pari opportunità»;
i membri del Comitato Nazionale di parità presso il Ministero del Lavoro - Cgil, Uil, Ugl, Cisal, Aidda, Federcasalinghe, Confindustria, Confai, Confagricoltura, Agi, Fidapa, Acli, Cif, Cisl, Cora, Confartigianato, Confcommercio, Fondazione Belisario, Soroptimist, Associazione nazionale giuriste, Moica - hanno approvato all'unanimità un documento nel quale si chiede al Presidente del Consiglio - On. Romano Prodi - di rendere note al più presto le strategie del Governo per l'anno 2007 - anno europeo delle pari opportunità - per tenere fede agli impegni richiesti dall'Unione europea;
secondo quanto risulta agli interpellanti c'è un tentativo di contenere la spesa e riordinare la Commissione e il Comitato Nazionale di Parità e di Pari Opportunità presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali; si vorrebbe diminuire il numero delle componenti della Commissione e privare il comitato nazionale dell'apporto delle associazioni che rappresentano espressione democratica della società civile. Tale voce in seno alle istituzioni incoraggia e realizza il dialogo fra le diverse componenti della società della Politica;
l'articolo 29 del decreto Bersani ha stabilito riduzioni di spesa nella misura del 30 per cento rispetto alla spesa sostenuta nell'anno 2005 per comitati e commissioni. Questo passaggio, anche se non si capiscono i motivi, ha di fatto bloccato gli organismi di pari opportunità che non hanno in tal modo rispettato i compiti istituzionali loro affidati -:
secondo quanto risulta agli interpellanti esiste un tentativo di riordinare la Commissione di parità riducendo il numero dei componenti penalizzando le associazioni, questo a grave discriminazione di alcune di queste;
quali iniziative il Ministero delle pari opportunità e il Ministro del lavoro nella qualità sopraddetta intendano assumere per affrontare e sbloccare la delicata situazione in vista della straordinarietà dell'anno 2007, per non correre il rischio di trovarsi di fronte al paradosso di avere organismi delle Pari Opportunità depotenziati proprio nell'anno che l'Europa dedica alle Pari opportunità;
quali iniziative intendano adottare affinché i massimi organismi di parità, nel pieno della loro funzionalità, possano dare il loro contributo per il miglioramento della condizione delle donne italiane, come previsto dalla Direttiva Europea 2006/54/CE del 5 luglio 2006;
quali iniziative il Governo intenda assumere per affrontare la situazione e sbloccarla;
se il Ministro delle pari opportunità intenda permettere la penalizzazione delle associazioni.
(2-00279) «Rossi Gasparrini, Brugger».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
sulla base di quanto pubblicato da diversi organi d'informazione, sia nazionali (Panorama, Sole 24 Ore, Repubblica, Libero) che esteri (Sueddeutsche Zeitung, Wall Street Journal, eccetera) è emerso quanto segue:
l'Autorità Giudiziaria tedesca di Monaco di Baviera, impiegando ben 22 pm e 148 agenti di pubblica sicurezza, ha arrestato nei giorni scorsi otto persone ricollegabili, in quanto dirigenti ovvero dipendenti, alla «Siemens A.G.», indagate dei reati di associazione per delinquere ed appropriazione indebita, in relazione alla costituzione da parte della detta società di fondi neri extracontabili finalizzati alla commissione di reati di corruzione;
la detta indagine risulta connessa con un'indagine attualmente pendente avanti alla Procura della Repubblica di Bolzano per il reato di riciclaggio, avente ad oggetto degli altri fondi neri riconducibili sempre alla «Siemens A.G.» individuati su di un conto aperto presso un istituto di credito di Innsbruck, sul quale negli anni tra il 1994
ed il 1999 sarebbero transitate somme di denaro per un importo complessivo pari a circa 140 milioni di marchi tedeschi dell'epoca pari circa 70 milioni di euro;
l'indagine della Procura della Repubblica di Bolzano risulta connessa con quella di Monaco di Baviera in quanto il dirigente che gestiva il conto «Siemens» individuato ad Innsbruck, tale Keil von Jagemann, risulta rientrare tra le otto persone che sono state tratte in arresto a Monaco di Baviera;
la Procura della Repubblica di Bolzano sospetta che i fondi neri individuati presso l'istituto di credito di Innsbruck siano stati utilizzati dalla «Siemens», tra l'altro, anche per corrompere funzionari italiani delle società a capitale pubblico (I.R.I. - S.T.E.T. - ITALTEL) che tra il 1994 ed il 1999 hanno realizzato, con più operazioni societarie, un «gruppo europeo di telecomunicazioni» con la «Siemens A.G.» di Monaco di Baviera;
la Procura della Repubblica di Bolzano sospetta che, un ex alto funzionario del ministero delle telecomunicazioni (già indagato per altri simili reati) - residente a Bolzano, abbia svolto in tale contesto un'attività di mediazione di natura corruttiva tra la «Siemens A.G.» e le dette società italiane a capitale pubblico;
tale ipotesi della Procura della Repubblica di Bolzano ha già trovato significativo riscontro, in quanto è stato accertato che tale ex funzionario ha in effetti conseguito, nella primavera del 1995, dalla «Siemens» per la sua attività di «mediazione», attraverso i detti fondi neri di Innsbruck, un importo di denaro pari a ben 10 milioni di marchi (equivalente a circa 10 miliardi di lire);
il soggetto che si è «interposto» tra la «Siemens» e lo stesso ex alto funzionario nel passaggio del detto importo di denaro, è un personaggio descritto nelle cronache che risulta aver definito la propria posizione patteggiando, per il reato di riciclaggio, una pena di anni 1 e mesi 10 di reclusione, come da sentenza, già definitiva, del G.U.P. presso il Tribunale di Bolzano dell'ottobre del 2004, per avere, come si legge in sentenza: «in particolare, in relazione ad una somma di denaro di 10 milioni di marchi tedeschi conseguita dal coindagato ex funzionario della Telefonia di Stato quale prezzo per lo svolgimento di una attività di mediazione di natura corruttiva svolta per conto della società tedesca Siemens A.G. nei confronti degli organi gestionali della società italiana a capitale pubblico STET Spa, riconducibile al gruppo IRI per la realizzazione di un gruppo europeo di telecomunicazioni, compiuto operazioni in modo da ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa della detta somma di denaro»;
tra la «Siemens» e la «Stet», la prima operazione per la creazione di un «gruppo europeo di telecomunicazioni», quella cioè relativa all'acquisto da parte della «Siemens» del 50 per cento della società italiana «ITALTEL», è stata decisa dall'IRI - ente che controllava la S.T.E.T. S.p.a che a sua volta controllava ITALTEL, nella primavera del 1994 e precisamente il 12 maggio di quell'anno;
secondo gli interpellanti pertanto un'operazione societaria di tale importanza (per l'acquisto del 50 per cento dell'ITALTEL la Siemens risulta aver pagato in contanti ben 1.000 miliardi di lire) non può non avere avuto il «beneplacito» dell'ente controllante I.R.I.;
nelle dette operazioni societarie risulta aver avuto un ruolo anche la Banca d'Affari «GOLDMAN SACHS» che all'epoca dei fatti risultava intrattenere i rapporti di consulenza con la società «A.S.E.»;
alcuni quotidiani, riportano che in un rapporto riservato della Siemens, come emergerebbe dalle indagini si manifestava soddisfazione nell'aver concluso l'affare con gli italiani (maggio 1994), sottolineando la preoccupazione in merito alla elezione alla presidenza del consiglio dei ministri di Silvio Berlusconi il quale, insieme a Mediobanca, avrebbe potuto rimuovere l'allora presidente dell'IRI. In tal
caso, si leggerebbe nel rapporto, «gli altri concorrenti» avrebbero potuto migliorare l'offerta» -:
se risulti dagli atti depositati presso il Governo chi fosse all'epoca dei fatti, il presidente dell'IRI controllante il presidente della STET e il Presidente di ITALTEL;
quali operazioni societarie furono decise e poste in essere, tra il 1994 ed il 1999, tra la SIEMENS A.G. di Monaco di Baviera e le società italiane a capitale pubblico I.R.I., S.T.E.T. S.p.a. e ITALTEL S.p.a. nell'ambito del piano di realizzazione di un «gruppo europeo di telecomunicazioni»;
quale ruolo abbia svolto nella decisione ed esecuzione delle dette operazioni societarie, l'allora Presidente dell'I.R.I. e successivamete Presidente del Consiglio pro-tempore;
se l'allora Presidente dell'IRI abbia conosciuto o abbia mai avuto rapporti con il suddetto ex alto funzionario della telefonia di Stato;
chi fosse, all'epoca dei fatti e precisamente in data il 12 maggio 1994 il Presidente della Banca «GOLDMANN SACHS» e il legale rappresentante della società A.S.E. che della prima era consulente;
quale ruolo abbia rivestito nella decisione ed esecuzione delle dette operazioni societarie la Banca d'affari «GOLDMANN SACHS»;
quali consulenze abbia fatturato alla «GOLDMANN SACHS», nel detto arco di tempo 1994-1999, la società «A.S.E.».
(2-00281) «Biancofiore, Bondi, Elio Vito».
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio Prodi dopo l'incontro con il Presidente Zapatero di alcune settimane fa dichiarò: «Disco verde sull'operazione Albertis-Autostrade». E, sempre in tale occasione, precisò: «Sono venuti meno tutti gli ostacoli ad una operazione che il nostro Paese non può perdere»;
il ministro Di Pietro, aveva proposto e fatto inserire nel decreto-legge 262/2006 il famoso articolo 12 che toglieva al sistema contrattuale che regola i rapporti tra concedente e concessionario ogni condizione di convenienza a gestire una rete autostradale nel nostro Paese;
il ministro Di Pietro sul Corriere della Sera dell'11 dicembre 2006 dichiarava, rispetto alla impossibilità di concludere la fusione Abertis-Autostrade così come prevista dal Presidente del Consiglio Prodi, «Sono le solite bugie. L'Italia non perde un euro di investimenti. Autostrade si è impegnata a fare 11 miliardi di investimenti con la convenzione. E questo farà, avendo, fra l'altro, abbondanza di risorse se, ben prima di completare gli impegni, può distribuire un dividendo straordinario di 2 miliardi. Nei piani della fusione non c'era un metro di autostrada in più. Forse non hanno mai bussato alla porta giusta perché questo metro in più non se lo volevano sentir chiedere. Pensavano ai loro interessi e non certo al Paese» -:
se il Governo condivide e conferma le dichiarazioni del Ministro Di Pietro secondo il quale Autostrade non avrebbe costruito «neanche un metro di autostrada in più»;
quali iniziative intende assumere il Governo visto che la Società Autostrade è quotata in Borsa e le dichiarazioni del ministro Di Pietro, secondo gli interpellanti, indeboliscono sostanzialmente il titolo e, quindi, producono un danno che la Consob dovrebbe immediatamente misurare e verificare.
(2-00282) «Lupi, Sanza, Stradella, Di Cagno Abbrescia, Fasolino, Germanà, Mondello, Osvaldo Napoli, Paroli, Simeoni, Tortoli,
Aracu, Cesaro, Colucci, Floresta, Pizzolante, Romani, Testoni, Uggè, Zanetta, Casero, Rosso, Bernardo, Bocciardo, Ravetto, Verro, Campa, Gelmini, Brusco, Aprea, Valentini, Palmieri».
Interrogazione a risposta scritta:
PORETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia per la Protezione Civile per il periodo 2004-2006 ha stipulato una Convenzione con l'istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) finalizzato essenzialmente alla sorveglianza dei vulcani attivi del nostro Paese;
secondo tale Convenzione all'INGV è stato affidato il compito di distribuire i fondi alle Unità di Ricerca, composte da Ricercatori dello stesso INGV e delle Università, che ne avessero fatto richiesta attraverso la presentazione di programmi;
l'INGV ha distribuito i fondi tramite il Gruppo Nazionale per la Vulcanologia (GNV), previa nomina per ogni area vulcanica italiana di responsabili/coordinatori di progetti di ricerca. Questi hanno valutato e determinato l'entità dei finanziamenti per i progetti sottoposti;
non è stata prevista alcuna regola che proibisse ai responsabili/coordinatori di presentare domanda di finanziamento per i loro progetti. Di fatto non è stata effettuata una valutazione indipendente, esterna all'INGV-GNV, dei singoli progetti attraverso l'affidamento a revisori a livello nazionale ed internazionale (peer-review). L'unica valutazione esterna dell'intero programma è stata effettuata soltanto a posteriori da un esperto internazionale (il Professor J. Keller dell'Università di Friburgo) chiamato ad esaminare il progetto nella sua interezza, senza considerare i singoli progetti presentati ed approvati;
all'inizio del processo di valutazione, è stato chiaramente e ufficialmente indicato alla Protezione Civile, all'INGV e al Ministero dell'Università e della Ricerca, come le procedure previste per il finanziamento dei progetti avessero un'elevata probabilità di causare dei conflitti di interessi. Tale circostanza, peraltro, ha indotto vari ricercatori ad astenersi dal presentare alcun progetto, non ritenendo che le regole adottate dessero garanzia di imparzialità;
la distribuzione dei fondi resa pubblica ha dimostrato che i Responsabili/Coordinatori di Progetti si sono generalmente autofinanziati per importi almeno doppi rispetto alla media attribuita a tutti gli altri ricercatori;
il sottosegretario al ministero della Salute Vittorio Zucchelli ha affermato in risposta ad una mia interrogazione (5-00014) sulla poco chiara assegnazione di fondi per le ricerche con le cellule staminali da parte dell'Istituto Superiore della Sanità: «(...) A nostro avviso la disciplina della procedura seguita non garantisce adeguatamente la trasparenza. A tal proposito ci preme ribadire che è preciso intendimento del Ministro giungere, nel campo della ricerca medico-scientifica, a garantire l'adozione di procedure di valutazione per l'attribuzione dei finanziamenti che, similmente a quanto accade negli ambienti scientifici internazionali più qualificati, siano condotte nel rigoroso rispetto dei principi della trasparenza e dell'indipendenza(...)» -:
quali iniziative si intenda prendere per evitare che episodi del genere si ripetano;
una volta appurato l'avvenuto conflitto di interessi, quali provvedimenti si intendano intraprendere nei confronti dei finanziamenti già erogati.
(4-01934)