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Allegato B
Seduta n. 88 del 19/12/2006
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AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta orale:
BELTRANDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il logo scelto per celebrare il 50o anniversario del trattato di Roma: «TOGETHER since 1957» è un'espressione inglese, più o meno graficamente combinativa;
in termini di valori veicolati dal logo, si ribadisce, ancora una volta, lo status dell'inglese come «lingua franca» dell'Europa e la condizione di «lingue satelliti» degli altri idiomi;
il «since 1957» non traduce l'effettivo processo di adesione dei vari Paesi, in quanto la maggior parte degli Stati, tra cui la Gran Bretagna, sono entrati a far parte dell'Unione dopo tale data;
il regolamento del concorso non prevedeva la traduzione del logo nelle altre 20 lingue, come è stato reso noto, invece, successivamente a causa delle proteste pervenute alla Commissione;
tale «arzigogolata soluzione» ha comportato degli errori linguistici controproducenti, come la versione greca, in cui la seconda delle quattro parole è stata privata delle due ultime lettere: OLOI MA invece di OLOI MAZI, vale a dire come scrivere TOGETH anziché TOGETHER;
proprio per tale soluzione che l'interrogante giudica pasticciata, la Germania ha scelto di non adottare il logo esprimendo così la libertà di non aderire a decisioni che non rispecchiano lo spirito che anima l'Europa in termini di uguaglianza tra le lingue ufficiali tutte -:
se non ritenga necessario che anche l'Italia esprima la sua disapprovazione per la scelta attuata da parte della Commissione e che, conseguentemente, similmente alla Germania, scelga di non usare il logo in questione.
(3-00496)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:
RANIERI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la situazione nella Striscia di Gaza conosce un ulteriore aggravamento;
il presidente Abu Mazen ha sostenuto la necessità di un ritorno alle elezioni se non sarà possibile dar vita ad un governo di unità nazionale che consenta un miglioramento della situazione civile ed economica a Gaza e la ripresa di un rapporto positivo con la Comunità internazionale in funzione dell'avvio di un negoziato che renda possibile una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese -:
che valutazione fornisce il Governo e quali iniziative intenda adottare per stimolare un effettivo e concreto sostegno da parte della Comunità internazionale agli sforzi compiuti dal presidente Abu Mazen.
(5-00531)
KHALIL, MANTOVANI e SINISCALCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il network di Ong palestinesi PNGO in collaborazione con l'IPCRI - Centro Israelo Palestinese per la ricerca e l'informazione - ha lanciato a Gerusalemme il 6 settembre di questo anno in una conferenza stampa una campagna dal titolo «Campagna per il Diritto di Ingresso e Rientro nei Territori Occupati Palestinesi» (www.righttoenter.ps), sulla politica isreliana di diniego di visti di entrata di palestinesi con passaporti stranieri, stranieri di origine palestinese, stranieri coniugati con palestinesi, stranieri cooperanti; studenti, imprenditori, lavoratori;
molti di coloro che da anni risiedono e lavorano nei territori della Cisgiordania, di Gaza e di Gerusalemme Est hanno visto negare loro il visto senza nessun preavviso;
molti dei cooperanti e volontari delle Ong e delle realtà italiane di solidarietà e volontariato internazionale lavorano ed operano nei territori palestinesi da moltissimi anni su progetti di cooperazione allo sviluppo finanziati dal nostro Ministero degli Affari Esteri, dai nostri Enti locali e anche dall'Unione Europea;
persone di nazionalità straniera sposate con coloro in possesso di carta d'identità palestinese devono attenersi ad un visto turistico di tre mesi per legalizzare la loro permanenza perché Israele non rilascia residenze permanenti a coloro che intendono vivere in Cisgiordania e Gaza;
dal settembre 2000 Israele ha sospeso l'esame delle richieste palestinesi per il ricongiungimento familiare in Cisgiordania e Gaza determinando un sovraccarico di circa 120.000 richieste da esaminare;
la «Campagna per il Diritto di Ingresso e Rientro nei Territori Occupati Palestinesi» chiede:
a) la protezione del diritto dei palestinesi in possesso di una carta d'identità a risiedere insieme ai propri coniugi, figli, genitori, custodi che non sono in possesso di tale carta d'identità nei territori palestinesi occupati;
b) garantire permanentemente i diritti di «visita» ai coniugi e membri della famiglia dei palestinesi in possesso di carte d'identità nei territori palestinesi occupati;
c) garantire i diritti di visita agli stranieri, (inclusi palestinesi con passaporti stranieri o stranieri di origine palestinese) includendo i professionisti, testimoni oculari stranieri e attivisti per la pace che solidarizzano con la popolazione palestinese, nei territori occupati senza discriminazioni contro la loro origine etnica o affiliazione religiosa;
d) l'immediata cessazione delle interferenze israeliane nello sviluppo dell'economia, educazione, e sistema sanitario palestinese, e della società civile attraverso
il diniego da parte degli occupanti a far entrare coloro che intendono contribuire allo sviluppo palestinese;
è stato presentato da Antigona Shkar di B'Tselem una testimonianza video di un rapporto dal titolo «Il Limbo perpetuo: Israele congela i ricongiungimenti familiari palestinesi nei territori occupati» pubblicato ad agosto;
secondo fonti del Jerusalem Legal Aid e Human Rights Center (JLAC) Israele stima una cifra di 60.000 residenti palestinesi illegali nei territori occupati;
la legge denominata «Nationality and Entry into Israel Law» nega la cittadinanza, la residenza permanente, lo status di residente temporaneo in Israele e Gerusalemme Est ai coniugi di israeliani dei territori palestinesi e ai loro figli se sono nati nei territori occupati;
il Dipartimento di Stato Usa ha presentato una protesta presso l'Ambasciata israeliana di Washington -:
quali azioni il Governo intenda adottare al fine di garantire la permanenza dei cittadini italiani che si trovano nei territori palestinesi occupati per motivi familiari e di lavoro.
(5-00532)
Interrogazione a risposta scritta:
NESPOLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
con cinque sentenze definitive depositate negli anni 2004-2005 la Cassazione ha confermato in via irretrattabile l'accertamento dell'ingiustizia praticata nel 1994 dalla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (DGCS) del Ministero degli affari esteri, che infatti con ragioni riconosciute infondate ebbe a negare a cinque esperti dell'Unità tecnica centrale (UTC) il rinnovo 1995-98 del contratto di lavoro, peraltro accordato a decine di altri esperti molti dei quali tuttora in servizio per effetto d'ulteriori rinnovi;
negli ultimi anni la DGCS ha inoltre riassorbito in servizio suoi ex esperti che, per averlo abbandonato o esservisi dimessi, non potevano vantare alcuna qualificata aspettativa di riammissione;
ciò nonostante, e sebbene richiesta, la DGCS non ha riammesso in servizio alcuno dei cinque predetti ex esperti dell'UTC rimasti estromessi dal rinnovo 1995-98 per effetto della citata ingiustizia definitivamente accertata giudizialmente in via irretrattabile;
sotto il profilo della economicità dell'attività ministeriale di cooperazione allo sviluppo, è di dominio comune che, a causa di endemiche lacune (specificamente carenza di personale tecnico e non di rado degli stessi titoli professionali prescritti per la specializzazione assegnata agli esperti dell'UTC), l'Amministrazione degli esteri è frequentemente costretta ad assegnare onerosamente a soggetti esterni anche compiti di natura tecnica che ordinariamente rientrano tra quelli per i quali l'esperto è stato assunto presso l'UTC, talché la riammissione in servizio dei predetti cinque ex esperti dell'UTC risponderebbe al criterio di economicità ove solo si osservi che trattasi di soggetti senior ampiamente in possesso dei titoli prescritti per l'assunzione come esperti dell'UTC ed in grado di fare fronte anche ad una rilevante parte dei compiti che per carenza di personale la DGCS assegna solitamente a soggetti esterni con notevole aggravio di spesa erariale;
sotto il profilo dell'efficacia complessiva dell'UTC, ben gioverebbe a tale struttura la presenza delle professionalità dei cinque predetti ex esperti dell'UTC (rispettivamente specializzati nei settori della Ricerca idrica, Aiuti alimentari, Sanità, Idraulica, Infrastrutture civili);
sotto il profilo dell'imparzialità, non sembra essere stato rispettato il detto principio costituzionale laddove - come consta all'interrogante - la DGCS da una parte non ha riammesso in servizio detti cinque ex esperti dell'UTC, dall'altra avrebbe riammesso in servizio ex suoi
esperti e manterrebbe tuttora in servizio esperti dell'UTC assunti in assoluta carenza dei titoli prescritti dal DIM 27 luglio 1987 e/o dall'avviso di prova concorsuale attraverso cui sono stati assunti-:
se non ritenga che la DGCS sia tenuta ad operare le proprie scelte adeguandosi alle sentenze della magistratura, ovverosia se non ritenga che, in applicazione dei principi costituzionali di imparzialità e di buon andamento, sussista il dovere della DGCS di riammettere in servizio i predetti cinque ex esperti dell'UTC;
se non ritenga di dovere adottare (in conformità a quanto consentito dagli articoli 4 e 14 del decreto legislativo n. 165 del 2001) un atto di indirizzo interpretativo e/o applicativo della normativa secondaria vigente all'intermo della DGCS, affinché sia ribadito il generale dovere di applicare il principio costituzionale di imparzialità anche sul piano dell'atto concreto di gestione, ancorché l'amministrazione agisca con i poteri del datore di lavoro privato e indipendentemente dalla circostanza che il suo comportamento esuli o meno dal sindacato del giudice.
(4-02027)