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Allegato B
Seduta n. 88 del 19/12/2006
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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
FRANCESCATO, BOATO, CASSOLA, POLETTI, ZANELLA, FUNDARÒ, BALDUCCI, BONELLI, CAMILLO PIAZZA e LION. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel 2002 l'Unesco ha inserito le città di Caltagirone, Ragusa, Noto e Modica, famose nel mondo per i loro capolavori barocchi, nella prestigiosissima World Heritage List, tra i beni Patrimonio Mondiale dell'Umanità;
tale riconoscimento ha consentito l'avvio di una diversa forma di sviluppo basato su agricoltura biologica e di qualità, turismo, artigianato ed enologia con una
crescita delle presenze turistiche valutato nel 2005 del 20 per cento in più rispetto al 2004;
nel marzo 2004 l'allora Assessore Regionale all'Industria, Marina Noè di AN, ma poi dell'Udc, firma 4 decreti che danno il via libera alla ricerca e all'estrazione di idrocarburi gassosi e liquidi in tutta la Sicilia Orientale da parte di 4 compagnie petrolifere (Eni, Sarcis, Edison e Panther Resources Corporation); l'area interessata comprende le province di Catania, Siracusa, Ragusa ed Enna. In particolare concede alla Panther Resources, una società petrolifera texana, il permesso di cercare gas e petrolio per 6 anni in sedici comuni, tra cui, oltre i già citati Noto, Modica, Caltagirone e Ragusa, le città di Avola, Buscemi, Chiaramonte Gulfi, Comiso, Giarratana, Grammichele, Licodia Eubea, Mazzarrone, Monterosso Almo, Rosolini, Vizzini. La società concentra le sue ricerche in provincia di Ragusa, dove individua alcuni pozzi;
i decreti sono basati sulla Legge Regionale n. 14 del 2000 che disciplina la ricerca e coltivazione di idrocarburi nel territorio della Regione; in particolare l'articolo 6 recita: «... I proprietari o possessori dei fondi compresi nel perimetro del permesso o della concessione non possono opporsi alle operazioni di prospezione, ai lavori di ricerca ed ai lavori necessari per la coltivazione e sfruttamento del giacimento [...] Non sono soggetti ad alcun provvedimento autorizzatorio, nulla osta, assenso comunque denominato, le opere temporanee per attività di prospezione e di ricerca...». La premessa del disciplinare, inoltre, recita: «... la concessione comprende anche il diritto a costruire, esercire e mantenere un sistema, parziale o completo, di serbatoi e di condotte. [...] Tale sistema può comprendere, fra l'altro, le stazioni di spinta iniziale o intermedie e i relativi serbatoi, macchinari annessi, le condotte principali e secondarie». Poiché l'area concessa intitolata «Fiume Tellaro» è di 747 kmq, sostanzialmente si rischia di trasformare l'intera Val di Noto in un enorme complesso estrattivo gas-petrolifero;
i territori in oggetto sono interessati da un articolato regime vincolistico, derivante dall'applicazione del nuovo Codice dei Beni Culturali, (decreto legislativo n. 42 del 2004), ex articolo 136 (vincoli diretti) ed ex articolo 142 (aree tutelate per legge, riserve naturali ed aree riconosciute «Patrimonio dell'Umanità» dall'apposita commissione UNESCO, nonché Siti d'interesse Comunitario). Lo stesso Assessorato Regionale ai Beni culturali ed Ambientali, inoltre, nel decreto del 26 luglio 2000, dichiarando «il notevole interesse pubblico ed il cospicuo carattere di bellezze naturali e di singolarità geologica, sottopone a vincolo paesaggistico l'area comprendente la valle del Fiume Tellaro e dei torrenti Tellesimo e Prainito, della Cava Scardina, Cava Grande, Cava Lazzaro, Cava Croce Santa, Cava Scalarangio, ricadente nei comuni di Rosolini, Noto e Palazzolo Acreide»;
nel gennaio 2005 nasce a Noto il Comitato contro le trivellazioni promosso non solo dalle associazioni naturaliste ed ambientaliste (Ente Fauna Siciliana, Legambiente, Italia Nostra, Assoc. Acquanuvena, eccetera), ma anche da associazioni culturali, organizzazioni agricole (A.I.A.B.), operatori turistici, coltivatori diretti, eccetera. Dopo in altre città nascono altri comitati che si collegano con quello di Noto;
a seguito dell'allarme dei comitati e degli ambientalisti, la Giunta Regionale delibera sospensive dei permessi (maggio e luglio 2005). La Panther ottiene dal TAR la revoca della sospensione regionale. In seguito (agosto 2005) la Giunta Regionale tenta in Consiglio, con un emendamento alla legge regionale sul turismo, di vietare le perforazioni in aree tutelate UNESCO. Con una votazione trasversale, che vede da un lato alcuni deputati del centrosinistra e parte di AN e dall'altro Forza Italia ed altri deputati del centrosinistra, l'emendamento viene respinto; a questo punto una
parola decisiva sembra arrivare dal Presidente della Regione onorevole Cuffaro, che al settimanale Panorama anticipa: «Riporteremo in aula la norma, se serve ricorrendo anche al voto di fiducia. E nel territorio di Ragusa il sindaco dovrà ritirare le concessioni»; viceversa il sindaco di Ragusa, della Margherita, unico tra i 16 sindaci interessati, concede le autorizzazioni;
l'11 agosto 2005 i Comitati fanno presentare a Legambiente nazionale un ricorso al TAR Sicilia per vizi procedurali e sostanziali (V.I.A., eccetera) riscontrati nell'iter autorizzativo dei permessi;
nel dicembre successivo la Panther comincia le trivellazioni in territorio di Chiaramonte Gulfi;
il 23 gennaio 2006 sei comuni del Val di Noto (Noto, Caltagirone, Modica, Rosolini, Portopalo di Capo Passero e Buscemi) a cui poi si sono aggiunti Avola e Chiaramonte Gulfi votano una mozione in cui si dichiarano contrari al modello di sviluppo prospettato richiedendo alla Regione di tornare indietro sui suoi passi; anche la Provincia di Siracusa, ha votato una presa di posizione ferma contro le Ricerche gas-petrolifere, incaricando un pool di avvocati a difesa del territorio, mentre il comune di Noto ha avanzato, ad adiuvandum, un proprio ricorso al TAR;
nel maggio 2006 la Panther ha chiesto ai proprietari di terreni a 4 km da Noto di cedere porzioni di terreni di 0,6 ettari per impiantare i loro cantieri ed avviare le loro attività;
nel mese di luglio 2006 la Regione Sicilia ha richiesto alle società petrolifere la valutazione di impatto ambientale e la valutazione di incidenza relativa agli interventi previsti; desta perplessità il fatto che queste due procedure siano state richieste ora e non allora;
nel mese di novembre 2006 la Panther Eureka srl (società diversa dalla Panther Resources Corporation che aveva avuto la concessione nel 2004) avanza al Comune di Noto una richiesta di autorizzazione edilizia per approntamento postazione per ricevimento impianto di perforazione per la realizzazione del pozzo denominato Eureka est in contrada Zisola a 2 Km da Noto;
viene costituito dai comitati, dal gruppo di monitoraggio del Comune di Noto e dalla Provincia Regionale di Siracusa, un comitato tecnico-scientifico di supporto al pool di legali;
la provincia Regionale di Siracusa invia una lettera ai Comuni interessati per respingere le eventuali richieste delle società petrolifere;
il Comune di Noto preannuncia una comunicazione di diniego alla Panther;
a quanto esposto conclusivamente si aggiunge che con la legge 20 febbraio 2006, n. 77 sono state introdotte nel nostro ordinamento misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella «lista del patrimonio mondiale», posti sotto la tutela dell'UNESCO; è difficilmente accettabile, inoltre, che si possa mettere a rischio il patrimonio del Val di Noto per 100 mila euro annui a pozzo, più il 7 per cento di royalty da dividere fra comuni e regione -:
quale sia la posizione del Governo in merito alla vicenda esposta e se non ritenga opportuno intervenire, con gli strumenti che gli sono propri, per bloccare la prosecuzione delle trivellazioni petrolifere nell'area del Val di Noto, dando conto delle iniziative per raccordare i Ministeri per i Beni e le Attività Culturali, dello Sviluppo Economico, dell'Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare.
(5-00534)
Interrogazione a risposta scritta:
GRECO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
dalla Relazione al Parlamento dell'Autorità per la vigilanza sugli appalti
pubblici per l'anno 2005 emergono numerose «criticità» sui lavori di restauro del teatro Petruzzelli di Bari;
una delle criticità segnalate riguarda la previsione di un premio di accelerazione, per il quale la Soprintendenza per i beni culturali barese già nel 2004 è stata «censurata» per la «ingiustificata introduzione ex post di un premio per l'anticipata ultimazione dei lavori dopo l'affidamento, evidenziando anche come tale previsione sarebbe dovuta essere presente in sede di gara, costituendo un elemento condizionante l'offerta»;
un'altra criticità riguarda invece «le modalità di affidamento degli incarichi di progettazione» che a parere dell'Autorità citata hanno «di fatto determinato un duplice frazionamento, sia suddividendo la progettazione di per sé unitaria, in più componenti specialistiche, sia considerando solo successivamente l'importo complessivo dell'intervento, eludendo di fatto le disposizioni di cui all'articolo 17 comma 10 della legge n. 109 del 1994 e del decreto legislativo n. 157 del 1995»;
malgrado questi rilievi siano stati mossi nella relazione 2005 e confermati in quella del 2006, presentata a luglio 2006 in Parlamento, il 7 di agosto è stato emanato un secondo bando per lavori parziali di restauro del politeama barese;
la modalità di emanare bandi per lavori parziali, oltre che contravvenire alla normativa vigente, rende incerti e indefiniti i tempi di consegna del teatro alla città e al Paese;
il ministro interrogato ha dichiarato in conferenza stampa, lo scorso 7 novembre a Bari, che il Governo intende offrire un altro «premio di accelerazione», relativo al citato bando di agosto 2006, anche questo non previsto ex ante;
l'interrogante ritiene che i baresi e, più in generale, gli italiani, meritino che sia scritta la parola fine a una vicenda a dir poco controversa che da quindici anni li priva ingiustamente di un teatro di fama mondiale -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare provvedimenti che evitino al Governo di incorrere nuovamente nelle censure dell'Autorità di vigilanza richiamata sotto il profilo del premio di accelerazione;
se il Ministro interrogato non ritenga di dover revocare il bando emanato ad agosto per lavori parziali e emanarne un successivo che preveda il completamento dei lavori e la consegna del «teatro funzionante» alla città, cosa che sarebbe dovuto avvenire lo scorso mese di novembre stando agli impegni che gli enti locali avevano preso con la proprietà privata nel Protocollo di intesa firmato nel 2002.
(4-02009)