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Allegato B
Seduta n. 96 del 23/1/2007
TRASPORTI
Interrogazioni a risposta immediata:
MORRONE. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la viabilità e la sicurezza stradale rappresentano una delle maggiori espressioni della società moderna, fonte di sviluppo e di integrazione economica dei Paesi industrializzati;
nel Meridione d'Italia, in particolar modo in Calabria, le vie di collegamento sono, oltre che insufficienti, assolutamente inadeguate e lontane dagli standard dì sicurezza;
tra queste, la strada statale n. 106 ionica E90, unica arteria che collega Taranto a Reggio Calabria, snodandosi tra i paesi della fascia ionica calabrese, è da anni tristemente nota per la sua estrema pericolosità, tanto da essere definita «strada della morte» -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda urgentemente adottare al fine di garantire la sicurezza stradale e della viabilità sulla strada statale n. 106 ionica, ponendo fine all'insostenibile stillicidio di anime e ridando dignità ad una regione che sempre più spesso si trova relegata ai margini, con grave danno all'immagine, allo sviluppo e all'economia.
(3-00545)
TASSONE, BARBIERI, VOLONTÈ e GIOVANARDI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la sicurezza stradale è stata uno degli aspetti di maggior rilievo nell'attività legislativa della XIV legislatura, come dimostra la riforma del codice della strada e l'introduzione della patente a punti;
tra le misure più incisive e meno onerose introdotte con la riforma del codice della strada va senz'altro menzionato l'obbligo di evidenziare la sagoma dei mezzi lunghi e pesanti con strisce retroriflettenti;
le strisce retroriflettenti permettono di riconoscere la sagoma di un tir anche a distanza, riducendo il numero degli incidenti di oltre il 40 per cento e addirittura fino al 97 per cento, se si considerano solo quelli notturni, secondo uno studio dell'Unione europea;
nel nostro Paese l'85 per cento del trasporto merci avviene su gomma e il numero degli incidenti che coinvolgono i mezzi lunghi e pesanti rimane purtroppo alto;
l'obiettivo europeo di dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime della strada è lontano e molto rimane da fare, in particolare in Italia, dove oggi ancora si registra un forte ritardo rispetto agli altri Paesi europei;
dal 1o gennaio 2007 sul territorio italiano le strisce retroriflettenti sono obbligatorie per i veicoli che superano le 3,5 tonnellate, ma il Governo si è impegnato a rinviare l'entrata in vigore al prossimo mese di giugno 2007, quando la norma dovrebbe trovare applicazione a livello europeo;
secondo l'Adiconsum, il 60 per cento degli autotrasportatori avrebbe già provveduto a dotare il proprio camion delle bande retroriflettenti;
come chiaramente emerso durante la IV conferenza di Verona dei Ministri dei trasporti dell'Unione europea sulla sicurezza stradale del 3 e 4 novembre 2006, tra il giugno 2005 ed il giugno 2006 l'Italia ha fatto registrare un calo di incidentalità appena del 3 per cento, a fronte di una media europea dell'8 per cento;
questi dati allarmanti, insieme all'impegno di fare della sicurezza stradale uno dei punti fondanti dell'azione di Governo, richiedevano un impegno dell'Esecutivo in questa direzione e non certo la volontà di disperdere il lavoro fatto in merito, tra
l'altro, con una disposizione che fa dell'Italia un esempio a livello europeo -:
se intenda confermare la sospensione del provvedimento, come annunciato dal Vice Ministro dei trasporti Annunziata, accedendo in tal modo alle richieste di sospensione dell'introduzione dell'obbligo di evidenziare le sagome dei mezzi lunghi e pesanti con strisce retroriflettenti, ponendo come giustificazione l'armonizzazione con provvedimenti analoghi europei, considerato che tale armonizzazione non potrebbe che avvenire in tempi lunghissimi, che porterebbero ulteriori gravi conseguenze per la sicurezza, di fronte alla quale alcune «esigenze» di associazioni di categoria non possono trovare moralmente alcuna accoglienza.
(3-00546)
Interrogazione a risposta in Commissione:
FUGATTI e CAPARINI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono ormai trascorsi più di trenta giorni dal tragico incidente ferroviario, accaduto la mattina di mercoledì 13 dicembre 2006 sulla linea Verona-Trento, nel quale hanno perso la vita due macchinisti a causa di un violento scontro tra due treni merci;
nonostante siano state istituite diverse commissioni d'inchiesta, anche da parte del Ministero dei trasporti e dello stesso gestore dell'infrastruttura ferroviaria, RFI Spa, al fine di apprendere le dinamiche dell'incidente, ancora oggi le informazioni sull'accaduto risultano poco chiare e parziali;
la relazione del Governo, a giudizio dell'interrogante, è risultata poco esaustiva e non ha chiarito alcuni aspetti relativi alla scarsa osservanza delle norme sulla sicurezza ferroviaria e alla mancata segnalazione negli appositi documenti di accompagnamento del materiale trasportato. In base all'informativa promossa dal soggetto gestore, si tratta, infatti, di una sostanza nota come MDI che pur non essendo tossica e molto pericolosa, può produrre, a temperature elevate, vapori tossici;
lo sversamento delle sostanze presenti sul treno merci, stando ai primi rilievi effettuati dalla protezione civile, avrebbe potuto causare una tragedia di enormi dimensioni e il modo con cui sono stati gestiti i primi soccorsi è indicativo della mancata consapevolezza delle conseguenze, devastanti, che sarebbero potute scaturire dall'incidente;
solo dopo diverse ore dall'accaduto è stata presa in considerazione la possibilità di un pericolo chimico che avrebbe potuto mettere seriamente a rischio la salute di quanti erano impegnati nei soccorsi; questi ultimi tuttavia sono proseguiti per l'intera giornata anche se vi erano le condizioni per adottare misure di sicurezza maggiormente adeguate;
l'incidente accaduto sulla linea Verona-Trento riporta l'attenzione sulla necessità di adeguare il sistema ferroviario nazionale agli standard di sicurezza europei, anche in considerazione del fatto che la linea ferroviaria del Brennero rappresenta l'asse di collegamento nord-sud più importante e maggiormente utilizzato dal trasporto transalpino, sul quale ogni giorno viaggiano 150 treni, di cui 70 sono treni merci -:
se il Ministro in indirizzo, stando all'informativa promossa dal gestore dell'infrastruttura ferroviaria, voglia confermare la natura della sostanza trasportata dal treno merci e voglia fare chiarezza sulle cause che hanno procurato l'incidente, che necessariamente riportano alla luce le profonde problematiche legate alla sicurezza del trasporto ferroviario, e sui motivi per cui non sono state adottate immediate misure di sicurezza durante i soccorsi.
(5-00588)
Interrogazioni a risposta scritta:
MARIO RICCI, LOCATELLI e OLIVIERI. - Al Ministro dei trasporti, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i diritti e le pari opportunità, al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
il SULT, Sindacato Unitario dei Lavoratori dei Trasporti, ha inviato una lettera/denuncia sulle condizioni dei lavoratori italiani dipendenti da Ryanair, al Ministro dei trasporti, al Ministro del lavoro, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia, al Ministro delle pari opportunità, al Ministro della solidarietà sociale, all'ENAC, all'Autorità Antitrust, all'Autorità della Privacy, al Fondo Volo Personale Navigante, all'INPS, agli Ispettorati del Lavoro di Roma, Bergamo e Pisa, al SASN (Servizio Sanitario Personale Navigante), al Comitato degli Assistiti presso il Ministero della sanità, alle Organizzazioni Sindacali del settore, alle Commissioni Parlamentari lavoro e trasporti di Camera e Senato, ai Responsabili lavoro e trasporti dei partiti politici;
in tale denuncia il Sindacato afferma che Ryanair opera in Italia anche con personale italiano (nello specifico si fa riferimento ad assistenti di volo), con base in Italia nelle città di Roma, Bergamo e Pisa;
il rapporto di lavoro è in parte regolato da contratti di tipo «interinale» ed in parte da contratto Ryanair e comunque non italiano;
tale personale risulta percepire la retribuzione in un Paese terzo, cioè non in Italia e non in Irlanda;
tale retribuzione non prevede tassazione, né ritenute previdenziali, né sanitarie;
non verrebbero applicate normative previste per situazioni particolari (maternità, legge 104, eccetera);
non verrebbero applicate le normative relative alla sicurezza ed alla salute dei lavoratori regolate dalla legge 626;
le procedure di comunicazione dello stato di infermità di un lavoratore non rispetterebbero in alcun modo la privacy del lavoratore, che sarebbe costretto, nello stesso giorno nel quale apre malattia, a recarsi in aeroporto, avere un colloquio con un dirigente e compilare un modulo da spedire in Irlanda, nel quale vengono riportati dati sensibili riguardanti la malattia;
al personale Ryanair non viene applicato quanto previsto invece per il personale di volo italiano dipendente da compagnie aeree il quale per la particolarità dell'attività svolta, segue una normativa particolare che prevede una certificazione di idoneità, fatta da personale medico specializzato al termine dello stato di malattia e aggiuntiva all'attestazione di malattia fatta da un qualsiasi medico, senza la quale il lavoratore non può svolgere attività di volo;
le modalità di impiego, dei limiti e del ciclo attività riposo del personale non risulterebbero coerenti con criteri nazionalmente applicati, anche per quanto riguarda le norme di sicurezza stabilite dall'ENAC, l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile;
per quanto riguarda norme relative alla certificazione degli equipaggi (piloti ed assistenti di volo), non si seguirebbe alcuna normativa attualmente prevista da ENAC per il personale navigante, con evidenti contraddizioni in merito ai livelli di sicurezza richiesti e previsti per l'attività del personale navigante italiano;
la sindacalizzazione in Ryanair è bassissima ed esiste un forte timore da parte dei lavoratori interessati a denunciare direttamente quanto sin qui esposto;
tutti i cittadini italiani debbono essere tutelati da norme e leggi vigenti ed applicabili sul territorio nazionale senza alcuna discriminazione ed eccezione;
la tassazione delle retribuzioni, come anche il pagamento di contributi pensionistici e sanitari è dovere del lavoratore e del datore di lavoro e non si comprende a che titolo questi lavoratori possano poi usufruire del servizio sanitario se non dalla falsa condizione di disoccupati;
questi lavoratori inoltre non potranno in futuro usufruire di una pensione in quanto non pagano i relativi contributi;
il mancato pagamento dell'Irpef e di qualsiasi tassazione, fa risultare tali lavoratori senza alcun reddito;
non vengono rispettate le norme ENAC per quanto riguarda la sicurezza (in termini di normative di utilizzo e di certificazione degli equipaggi);
i fatti sopra descritti, denunciati dal Sindacato Sult, potrebbero avere come conseguenze una inadeguata tutela complessiva delle condizioni del lavoratore italiano impiegato da Ryanair, una tutela sanitaria assolutamente deficitaria ed in contraddizione con le normative e le leggi italiane, una tutela della sicurezza delle condizioni di lavoro assolutamente deficitaria ed in contraddizione con le normative e le leggi italiane, una tutela della privacy assolutamente deficitaria ed in contraddizione con le normative e le leggi italiane, una tutela delle necessità previdenziali assolutamente mancante ed in contraddizione con le normative e le leggi italiane, una tutela delle condizioni particolari di lavoro assolutamente deficitaria ed in contraddizione con le normative e le leggi italiane, una retribuzione fuori da ogni logica legata alle leggi italiane, un utilizzo del personale italiano che non segue alcuna normativa di sicurezza (ENAC) prevista dalla legge italiana e dalle normative vigenti;
ad avviso degli interroganti, l'insieme di tali aspetti rappresenta una situazione che potrebbe mettere in discussione la sicurezza del trasporto aereo e costituire un elemento fortemente distorsivo della concorrenza. Su questo versante infatti si potrebbero produrre effetti negativi che ricadrebbero su altre aziende italiane -:
se non ritenga, in considerazione delle ripercussioni negative che la situazione esposta potrebbe avere sulla sicurezza del trasporto aereo, di doversi attuare affinché l'ENAC (Ente nazionale dell'aviazione civile) verifichi la fondatezza dei rilievi formulati dal SULT, per quanto di sua competenza;
se non ritenga inoltre di attivarsi perché sia assicurato il rispetto della normativa a tutela dei lavoratori.
(4-02256)
ASCIERTO e ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le incurie meteorologiche e la mancanza di adeguati interventi, hanno di fatto declassato nella portata e nella velocità i tratti ferroviari a nord e sud di Crotone penalizzandone i tempi di percorrenza;
secondo gli interroganti la flessione della domanda di servizio è stata anche favorita da una politica di disincentivazione da parte delle Ferrovie dello Stato con soppressione di treni, orari inadeguati, sospensioni notturne del traffico e mancate manutenzioni;
alla fine dello scorso luglio, in una affollata conferenza stampa, il Vice Presidente della Provincia di Crotone, Emilio De Masi, presentava il piano di ammodernamento e di rilancio della linea ionica commissionato all'Università Mediterranea di Reggio Calabria;
tale piano prevedeva l'elettrificazione della linea da Lamezia a Sibari, l'eliminazione di 45 passaggi a livello, la costruzione di 5 nuovi punti di incrocio e l'acquisto di 8 nuovi treni del tipo Minuetto;
inoltre era previsto anche un raccordo ferroviario con il porto di Crotone per favorire l'integrazione dei sistema di trasporto, il tutto per una spesa complessiva
di 150 milioni di euro da finanziarsi con le risorse comunitarie 2007/2013;
nel frattempo, però, Trenitalia annunciava nuovi tagli e così, col nuovo orario, è sparito l'unico storico treno di collegamento diretto con Roma oltre alla sospensione di tutto il traffico notturno da Sibari a Catanzaro Lido dalle 22,30 alle 6,30;
a seguito di questa sospensione, anche altri collegamenti a lunga percorrenza superstiti termineranno la loro corsa a Taranto;
R.F.I. (Reti Ferroviarie Italiane) utilizzando uno strumento urbanistico di nuova concezione, la STU (Società di Trasformazione Urbana i cui soci attualmente sono la Provincia, il Comune e la CCIAA di Crotone), ha sottoscritto un accordo preliminare per la cessione di tutta l'area ferroviaria di Crotone (circa 100.000 mq.), ad esclusione di pochi binari di scorrimento della linea, ad un prezzo di euro 37,00/mq;
in tal modo l'area di rispetto e di servizio della infrastruttura verrà totalmente soppressa e i pochi binari rimasti verranno inglobati nelle nuove costruzioni che verranno edificate a cavallo dell'impianto;
così facendo - secondo gli interroganti - anche la timida ripresa della domanda di servizio in atto nonché un suo eventuale sviluppo verrà definitivamente troncata e ciò darà anche modo alle Ferrovie di attuare il loro antico progetto di chiudere definitivamente la linea ionica almeno fino a Catanzaro Lido;
esiste un progetto per la creazione del «Consorzio di sviluppo industriale di Crotone» per riqualificare l'intera area, che risale agli anni '80, per la creazione di un centro smistamento merci; questo può essere addotto a supporto della realizzazione della STU-Stazione, ma prima di dare vita a questo strumento urbanistico occorrono delle pre-condizioni essenziali:
1) che la linea ferroviaria ionica riceva le dovute garanzie che non solo non verrà chiusa, ma dovrà prima essere potenziata secondo il piano preannunciato dalla stessa Provincia e ripristinati i collegamenti con la rete;
2) che venga prima realizzato il Centro smistamento merci in zona immediatamente limitrofa al comune dove verrà delocalizzato solo il settore cargo;
3) che il previsto raccordo ferroviario stazione-porto per l'integrazione dei sistemi di trasporto venga realizzato e non venga vanificato a causa della STU;
4) che il progetto STU venga, comunque, ridimensionato nella sua estensione e realizzazione così da lasciare libera un'ampia area e buona parte degli attuali binari a servizio dell'impianto;
5) che venga prima riqualificata la SS 106 secondo gli ultimi programmi del Governo, così da dare al territorio un'ulteriore possibilità di comunicazione;
6) che la mancata realizzazione dello strumento urbanistico comporti l'automatico ritorno delle aree alle Ferrovie e non a diverso utilizzo -:
se il Ministro interrogato voglia verificare la situazione ed intervenire affinché la linea ferroviaria ionica non venga di fatto cancellata ed anzi venga potenziata e riammodernata.
(4-02257)