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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 135 di martedì 27 marzo 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
La seduta comincia alle 10,05.
MARCO BOATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 23 marzo 2007.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Brugger, Capodicasa, Castagnetti, Catone, Cordoni, D'Alema, De Castro, Del Mese, Evangelisti, Fabris, Fallica, Galati, Gozi, Letta, Lion, Mattarella, Mazzocchi, Meta, Migliore, Mura, Mussi, Oliva, Pagliarini, Pinotti, Piscitello, Realacci, Rigoni, Rivolta, Scajola, Stucchi e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,09).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.
In assenza del rappresentante del Governo, competente per materia a rispondere all'interpellanza all'ordine del giorno, sospendo la seduta per alcuni minuti.
La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,15.
(Gestione dell'Ordine Mauriziano - n. 2-00388)
PRESIDENTE. L'onorevole Violante ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00388 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 1).
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, la ringrazio. Illustrerò brevemente questa interpellanza e successivamente replicherà il collega Calgaro. Innanzitutto, mi scuso con i colleghi, il sottosegretario D'Andrea, il collega Calgaro e gli altri, perché non potrò assistere al seguito dello svolgimento dell'interpellanza in quanto la mia Commissione è convocata per le ore 10,30.
Noi abbiamo ripresentato questa interpellanza dopo che lo stesso testo era stato presentato con un altro atto parlamentare e la cui risposta da parte del Governo ci era sembrata del tutto insoddisfacente. Il punto è cogliere la ragione per la quale vi è stato un deficit rilevante nella gestione dell'Ordine Mauriziano. Il deficit c'è stato e gli ispettori del Ministero dell'economia sono andati a verificarne i motivi. Allo scopo, fu nominato un commissario che delineò la ragione di tale deficit nella cattiva gestione del precedente consiglio di amministrazione che avrebbe aperto questo «buco» nelle finanze dell'Ordine Mauriziano.
Attorno a questa questione si sono impiantate varie vertenze. Le più importanti Pag. 2sono state decise con due diverse sentenze della Corte dei conti. Il punto di fondo, emerso in entrambe le sentenze, è che la responsabilità del deficit non era del consiglio di amministrazione, ma della regione Piemonte - allora di centrodestra - che aveva assunto alcuni impegni con l'Ordine Mauriziano, il più grande proprietario terriero d'Europa (lo dico per inciso), il quale aveva eseguito la parte degli impegni che spettava a se stesso, ma che poi non aveva ricevuto i contributi che la regione si era impegnata a versare.
Leggo solo brevemente i due passaggi delle due diverse sentenze. La sentenza n. 223 del 2005 dice che: «Non è ininfluente sottolineare che l'istituzione delle nuove attività è avvenuta nell'ambito della programmazione sanitaria regionale, in seguito a specifici accordi promossi dalla regione Piemonte o della quale essa stessa era parte». La seconda sentenza, n. 320 del 2006, afferma che: «Il collegio è passato all'analisi dei comportamenti dei convenuti - cioè del vecchio consiglio di amministrazione precedente all'ottobre del 1989 -, esaminando la situazione del contesto nel quale l'Ordine mauriziano abbia deciso l'apertura delle nuove strutture di attività, rilevando che le stesse erano state istituite nell'ambito della programmazione sanitaria regionale ed in seguito a specifici accordi promossi dalla regione Piemonte o dei quali essa stessa era parte». Mi pare dunque che il quadro sia sufficientemente chiaro.
Qual è dunque il punto? La commissaria ha assunto un atteggiamento diverso, anche di dileggio nei confronti del consiglio di amministrazione. In un'occasione pubblica disse addirittura, con un'espressione forse non consona ad un alto funzionario dello Stato, che il consiglio di amministrazione si era «mangiato» l'Ordine Mauriziano. Usò proprio questa espressione ed è tuttora in corso un procedimento penale a suo carico per diffamazione, attivato da coloro che si sono sentiti offesi da quest'espressione. Sta di fatto che - mi pare - all'inizio della gestione commissariale il deficit era di 564 miliardi di lire e, secondo una delibera commissariale del 10 ottobre 2006, il deficit adesso è di 412 milioni di euro: cioè che è salito. Tanto per capirci, siamo a 800 miliardi di lire. Comunque, anche su questo, ci sarà qualcuno che intenderà e deciderà.
Insomma, ferma questa situazione e le decisioni della Corte dei conti, noi ci attendiamo adesso da parte del Governo una risposta che sia un risarcimento politico e morale per i componenti del consiglio di amministrazione precedente, che si sono comportati correttamente, ma che sono stati scorrettamente esposti - per così dire - al pubblico ludibrio dal commissario D'Ascenzo, il quale ha scaricato sul consiglio di amministrazione responsabilità che invece erano della regione Piemonte, allora presieduta dal presidente Ghigo.
Infine, si è proceduto alla nuova nomina del consiglio di amministrazione. Francamente, a molti di noi è spiaciuto che nel nuovo consiglio di amministrazione non fosse inserito nessuno dei vecchi componenti, perché probabilmente questo avrebbe sancito la possibilità del nuovo consiglio di avere una visione più completa e approfondita dei temi. Invece, ci si è trovati a iniziare nuovamente tutto daccapo.
Qualcuno in particolare si è battuto molto, per la verità, riuscendo ad ottenere: penso all'ingegner Franchi. Avremmo però preferito forse qualcosa che segnasse una linea di continuità tra la buona gestione del vecchio consiglio di amministrazione e quella - che speriamo buona - di quello attuale, per poter avere oggi un quadro più tranquillizzante.
Ci aspettiamo comunque che il Governo ristabilisca la verità ed anche una «restituzione» morale, che dobbiamo, a quel consiglio di amministrazione.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Giampaolo Vittorio D'Andrea, ha facoltà di rispondere.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, Pag. 3onorevoli deputati, ritengo in primo luogo doveroso rassicurare gli interpellanti in merito alla particolare attenzione che il Governo presta alle complesse vicende che hanno portato alla creazione della fondazione Ordine Mauriziano, in ossequio al decreto-legge 19 novembre 2004, n. 277, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 4 del 2005, ente chiamato a subentrare nei rapporti patrimoniali attivi e passivi del disciolto Ordine Mauriziano e nella titolarità del patrimonio immobiliare di quest'ultimo, ed alle stesse vicende dell'azienda sanitaria ospedaliera (ASO) costituita con legge regionale n. 39 del 2004.
Sono ben note le vicende che hanno portato all'adozione del decreto-legge n. 277 del 2004, attraverso il quale l'Ordine Mauriziano, ente di diritto pubblico esplicitamente considerato dal comma terzo della XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione, è stato costituito in azienda sanitaria ospedaliera mediante il rinvio alla legge regionale e, contestualmente, è stata istituita la fondazione Ordine Mauriziano con il trasferimento del patrimonio mobiliare e immobiliare dell'ente e sulla cui gestione vigila un Comitato (previsto dall'articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 277 del 2004), il cui presidente è nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
Nel settembre del 2002, a seguito dello scioglimento degli organi di amministrazione determinato da una grave situazione patrimoniale e finanziaria dell'ente, la gestione ordinaria delle attività dell'Ordine Mauriziano venne affidata ad un commissario chiamato ad accertarne la reale situazione.
È parimenti ben noto, anche agli onorevoli interroganti, come, da ultimo, la legge finanziaria per il 2007, ai commi 1349 e 1350, abbia regolato i rapporti tra i due enti per quanto riguarda la successione delle obbligazioni e per quanto attiene alla definizione della titolarità dei beni, tutti attribuiti alla fondazione, con esclusione dei beni immobili e mobili funzionalmente connessi allo svolgimento delle attività istituzionali del presidio ospedaliero Umberto I di Torino, nonché dei beni mobili funzionalmente connessi allo svolgimento delle attività istituzionali dell'Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo, attribuiti all'ASO-Ordine mauriziano.
Proprio in questi giorni, il Presidente del Consiglio dei ministri, a seguito dell'approvazione da parte del ministro dell'interno, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze e con il ministro per i beni e le attività culturali, del nuovo statuto della fondazione, ha nominato il consiglio di amministrazione e il collegio dei revisori della fondazione stessa.
Proprio attraverso tali provvedimenti il Governo ha inteso dare un segnale di forte interesse per il risanamento della fondazione, comprovato dall'alto profilo dei componenti chiamati a far parte dell'organo di amministrazione, di estrazione prevalentemente universitaria con competenze in materia di diritto fallimentare, estimo e storia dell'arte. In particolare, l'incarico di presidente è stato conferito al dottor Francesco Staderini, presidente emerito della Corte dei conti, il quale, grazie all'esperienza e alla competenza dallo stesso maturate, assicurerà ogni contributo necessario per le esigenze e le prospettive della fondazione.
Sarà prioritario impegno dei neocostituiti organi ordinari di amministrazione della fondazione dedicare ogni sforzo all'attività di risanamento di un ente la cui situazione finanziaria è assolutamente delicata e che, allo stato, in mancanza dell'approvazione del bilancio relativo all'esercizio del 2006, può con il crisma dell'ufficialità essere ricondotta ai dati contenuti nella relazione del 3 ottobre 2006 al Presidente del Consiglio dei ministri da parte del Comitato di vigilanza della fondazione sulla gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare per l'anno 2005, relazione che è stata trasmessa al Parlamento in data 16 ottobre 2006.
Per riferirne i dati essenziali, la gestione commissariale aveva, nella relazione, Pag. 4censito debiti per 392.582.449,21 euro e crediti ancora da riscuotere per 35.842.006 euro.
Il documento di bilancio è definito preconsuntivo, in quanto non può rappresentare dati definitivi ma solo provvisori, in relazione ad una situazione di incertezza circa la titolarità di alcune poste finanziarie in capo all'uno o all'altro ente.
In proposito, è da considerare che, con il comma 1349 della legge finanziaria per il 2007, è stato stabilito che la gestione finanziaria relativa all'ente Ordine Mauriziano transita all'azienda sanitaria ospedaliera (ASO) solo successivamente alla istituzione di quest'ultima. Ne consegue che le spese di gestione relative al periodo intercorrente tra l'entrata in vigore del decreto-legge n. 277 del 2004 e la istituzione dell'ASO-Ordine Mauriziano, avvenuta il 31 gennaio 2005, sono poste a carico dell'ex ente Ordine Mauriziano e, quindi, i relativi oneri acquisiti nello stato passivo della fondazione mauriziana.
In proposito, è da considerare che i dati della gestione del periodo considerato non sono nella disponibilità della fondazione vigilata ma dell'ASO, alla quale sono stati richiesti; ma non risultano ancora forniti. Solo all'esito dell'accertamento dell'ulteriore massa passiva, fino ad oggi non considerata, il comitato di vigilanza potrà riferire compiutamente al Parlamento. Pur disponendosi, in definitiva, di dati soltanto provvisori è da dire che il risultato di gestione della fondazione ha registrato un utile di esercizio di euro 19.146.945. Dal confronto di questo risultato presunto con quello del 2005 si rileva una differenza negativa pari ad euro 145.206, presumibilmente da ricondurre ai costi di avviamento della farmacia esterna intervenuti nell'esercizio finanziario 2006. Risultati, questi, che sono riferiti alla gestione di esercizio della fondazione e che vanno letti congiuntamente a quelli patrimoniali, strettamente connessi alle operazioni di risanamento economico in corso.
Circa quest'ultimo aspetto, si portano all'evidenza i dati sull'accertamento della massa passiva dei debiti dell'Ordine Mauriziano che si evincono dalla determinazione commissariale n. 449 del 10 ottobre 2006. A tale data, la massa passiva accertata è di euro 306.987.112 e quella attiva ammonta ad euro 38.395.988. Su tale situazione deficitaria, indubbiamente, incidono i costi di una vicenda, quella relativa all'ampliamento della pianta organica dell'ente Ordine Mauriziano da destinare alle strutture sanitarie disposto negli anni 1998-2000. Vicende sulle quali la Corte dei conti, con due pronunce, del 2005 e nel 2006, ha fatto definitiva chiarezza, ritenendo, in buona sostanza, esenti da responsabilità gli amministratori dell'ente che tali attività disposero, in quanto da ricondurre a fatto della regione Piemonte o, comunque, disposte per il raggiungimento di fini istituzionali e per finalità sociali e comunque nell'interesse della comunità.
Se sul lato della regolazione normativa e di quello dell'attività politico-amministrativa sono di recente intervenuti elementi di chiarezza, cui ho fatto sopra pur sommario cenno, è di tutta evidenza come l'opera di risanamento della fondazione sconti una serie di criticità, prima fra tutte quella della vendita del patrimonio immobiliare, da cui solo può derivare la massa attiva dell'ente, che richiede tempi e procedure lunghi e complessi.
Infatti, a fronte della vendita di un grande patrimonio dell'ente, i beni rimasti sono quelli di più difficile alienazione. È comunque preciso impegno del Governo seguire con la massima attenzione le attività degli organi della fondazione, intervenendo, ove necessario, con i provvedimenti di volta in volta più appropriati.
PRESIDENTE. L'onorevole Calgaro, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
MARCO CALGARO. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto e spiegherò perché. Vi sono tre aspetti in questa vicenda da considerare. Il primo è di carattere storico. Si tratta di una storia indubbiamente inquietante e la sua risposta in tal senso è abbastanza completa. Certamente, è difficile spiegarsi perché, e Pag. 5sulla base di quale criterio, l'Ordine è stato commissariato a suo tempo ed è altrettanto difficile spiegarsi tutto questo a fronte di due sentenze della Corte costituzionale che, con tutta chiarezza, assolvono gli amministratori dell'ente a fronte di accuse molto pesanti loro rivolte, che hanno comportato, in una prima fase, anche la requisizione del loro patrimonio personale.
Ciò, a fronte di alcune certezze fornite dalle due sentenze della Corte dei conti, secondo cui non vi è stata alcuna irregolarità da parte degli amministratori e l'organismo vigilante - il Ministero dell'interno - è stato, sostanzialmente, sempre e correttamente informato degli atti compiuti dall'amministrazione dell'Ordine: nonostante questo si è giunti al commissariamento. Tra l'altro, la Corte dei conti ha chiarito che le responsabilità per il deficit sono, per la maggior parte, individuabili nel mancato pagamento da parte della regione di quanto dovuto, visto che gli ospedali mauriziani sono da sempre stati riconosciuti come totalmente pubblici.
A fronte dell'accertamento di queste verità, chi provvederà al risanamento dell'Ordine? È corretto che al risanamento dello stesso si provveda soltanto con la vendita di tutto il suo patrimonio, o vi è qualcuno che deve ancora rifondergli dei soldi?
I cittadini sono sostanzialmente interessati all'attività sanitaria svolta dall'Ordine, che per anni si è rivelata una delle più qualificate d'Italia. Vorrei ricordare che l'Ordine è conservato - come afferma la XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione - come ente ospedaliero e funziona nei modi stabiliti dalla legge.
Nel 2002 l'attività sanitaria ospedaliera mauriziana era considerata al secondo posto in Italia per qualità e complessità di cure e nel periodo della gestione commissariale è, evidentemente, decaduta per mancanza di fondi e di finanziamenti, dovuta alla situazione le cui cause ormai sono note. Quale sarà l'evoluzione dell'ordine mauriziano? Se è possibile bisognerebbe continuare a farlo esistere anche senza la sua caratteristica di ente ospedaliero garantita dalla Costituzione. Si attendono ancora risposte; credo, tra l'altro, che il funzionamento sanitario dell'Ordine stia molto a cuore ai nostri cittadini.
(Misure a favore dei territori della regione Abruzzo colpiti da una violenta grandinata il 13 agosto 2006 - n. 3-00248)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Buontempo n. 3-00248 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 2).
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, in riferimento all'atto di sindacato ispettivo presentato dall'onorevole Buontempo si fa presente che, in effetti, il giorno 13 agosto 2006 il territorio della fascia costiera della regione Abruzzo è stato colpito da eccezionali precipitazioni e forti grandinate che hanno interessato, in particolare, quattordici comuni nelle province di Chieti e di Pescara.
L'evento atmosferico era stato preannunciato dall'avviso di condizioni meteorologiche avverse, emesso il 12 agosto 2006 dalla Veglia meteo del Dipartimento della protezione civile, che aveva previsto per il giorno successivo sulla regione Abruzzo precipitazioni diffuse, a prevalente carattere di rovescio, e temporali, anche di forte intensità, accompagnati da grandine e forti raffiche di vento e da una frequente attività elettrica.
Lo stesso giorno, secondo le procedure previste dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2004, recante indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale, regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile, il Centro funzionale centrale aveva emesso l'avviso di criticità regionale, che prevedeva per il 13 Pag. 6agosto moderato rischio idrogeologico localizzato per le zone di allerta bacino alto del Pescara, Marsica e bacino del Sangro.
Inoltre, nel bollettino di criticità era stato previsto un livello ordinario di quest'ultima per rischio idrogeologico localizzato sulle zone di allerta del bacino del Vomano e del bacino basso del Pescara.
Sulla base degli esiti del monitoraggio si è riscontrato che l'evento atmosferico ha avuto uno sviluppo limitato nel tempo, dalle ore 15 alle ore 16,30 del medesimo giorno 13 agosto, ed è stato caratterizzato da grandinate, accompagnate da forte vento, di brevissima durata e molto localizzate.
Dalle segnalazioni pervenute al Dipartimento della protezione civile è emerso che sono state danneggiate, in particolare, le coperture degli edifici pubblici e privati, la rete di pubblica illuminazione e le strutture per attività agricole e produttive; si sono verificati, inoltre, numerosi danni alle autovetture.
Successivamente, con delibera n. 965 del 21 agosto 2006, la giunta regionale dell'Abruzzo ha chiesto al Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri la dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, sulle aree della regione Abruzzo interessate dagli avversi eventi meteorologici del 13 agosto, richiesta reiterata con successiva nota del 19 ottobre 2006.
Con una nota del 27 novembre 2006, il predetto dipartimento, nel prendere atto del contesto critico determinatosi e della necessità di avviare tutte le iniziative di carattere urgente per il ripristino e la messa in sicurezza dei luoghi, non ha ravvisato nell'evento quei caratteri di eccezionalità che giustificano, ai sensi della citata legge n. 225 del 1992, il ricorso alla decretazione d'urgenza, suscettibile, invece, di essere fronteggiato con il ricorso alla normativa ordinaria.
Peraltro, con la medesima nota, tuttora in attesa di riscontro, è stata rappresentata la disponibilità a predisporre un'ordinanza non derogatoria dell'ordinamento giuridico vigente, ai sensi del comma 3 dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, per la realizzazione degli interventi necessari al risarcimento dei danni, in un regime di urgenza ordinario, invitando, nel contempo, l'amministrazione regionale, in considerazione della contingente carenza di risorse finanziarie sul Fondo di protezione civile, ad indicare eventuali disponibilità presenti sul bilancio regionale da destinare allo scopo.
PRESIDENTE. L'onorevole Buontempo ha facoltà di replicare.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi pare ovvio che io non sia soddisfatto della risposta che è stata data dal Governo, anche perché mi sembra che manchi la frase finale: i componenti della giunta regionale sono tutti matti.
In data 17 agosto, come risulta dall'atto adottato dalla giunta, è stata effettuata una serie di rilievi circa i danni causati in una decina di comuni, descrivendo, in particolare, il tipo di danni subiti dall'agricoltura. C'è stata una grandinata, in cui i chicchi di grandine erano grandi come pietre, una cosa mai vista in quella regione. La giunta regionale ha deliberato, quindi, di dichiarare l'esistenza dei caratteri di eccezionalità degli eventi calamitosi accaduti in data 13 agosto e della conseguente pubblica calamità sul territorio della regione Abruzzo. Sono stati così autorizzati gli interventi della Protezione civile, disponendo la quantificazione dei danni causati dagli eventi, che sono stati oggetto di apposita ricognizione, dalla quale è emerso che i danni erano ingenti e rilevanti.
Quindi, sarebbero tutti matti i componenti della giunta regionale d'Abruzzo, compreso il presidente Del Turco, il quale, tra l'altro, era assente nella riunione dei sindaci con la Protezione civile e nell'incontro presso la regione Abruzzo con il prefetto.
Sarebbero matti anche i soggetti intervenuti della Protezione civile, perché Bertolaso ha fatto una relazione abbastanza precisa e chiara sui danni. Pazzo e matto sarebbe anche l'ex presidente della giunta Pag. 7regionale, onorevole Pace, il quale ha scritto una lettera al sottosegretario Letta e al responsabile della Protezione civile.
Non solo matti, ma anche visionari sarebbero i giornalisti che, su tutti i quotidiani, nazionali e locali, hanno illustrato i tetti sfondati, l'agricoltura danneggiata, la disperazione delle persone - si trattava, lo ricordo, del mese di agosto - che avevano il terrore che, con la stagione autunnale, tutta la loro produzione agricola potesse essere irreparabilmente danneggiata.
Quindi, prendiamo atto con rammarico ed amarezza che il Governo non ha inteso spendere un solo euro per quanto riguarda il risarcimento dei danni. Signor sottosegretario, tenga anche conto che, nonostante i fondi stanziati, i soldi non sono stati ancora consegnati alle persone che furono danneggiate nel 2004. Dunque, il Governo non ha stanziato un euro, né ci ha saputo dire questa mattina quale seguito abbia avuto la citata determinazione della giunta regionale.
Il fatto che il Governo, nel rispondere ad un'interrogazione, inviti la regione a predisporre interventi di ordinaria amministrazione a me pare abbia dell'incredibile. Infatti, o si doveva dire che l'evento non si è verificato, che era inventato, che il prefetto, i Carabinieri, la Polizia, la Guardia di finanza, la Protezione civile, l'assessore regionale, la giunta regionale ed il consiglio regionale sono una banda di pazzi perché il 13 agosto non è caduta la grandine, ma un virus che ha fatto impazzire l'intera regione Abruzzo, oppure si deve ritenere, come io credo, che abbiano problemi di squilibrio proprio i ministri responsabili della tutela del territorio e di un intervento d'urgenza, perché non è assolutamente corretto far pagare ai privati cittadini un danno che deriva da una calamità naturale.
Dunque, non solo mi dichiaro insoddisfatto, ma esprimo tutto il mio sdegno a causa di questo comportamento, che vede la regione Abruzzo penalizzata. Pensi solo, signor sottosegretario, che per percorrere duecento chilometri, ossia la distanza ferroviaria Roma-Pescara, nel terzo millennio occorrono tre ore e mezza con il treno rapido! Quindi, ancora una volta, la giunta di centrosinistra disprezza i diritti dei cittadini abruzzesi, ma spero che gli stessi cittadini facciano sentire con forza la propria voce.
(Iniziative per impedire la produzione e la commercializzazione di videogiochi contenenti immagini offensive o violente - n. 3-00390)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche per la famiglia, Maria Chiara Acciarini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Germontani n. 3-00390 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 3).
MARIA CHIARA ACCIARINI, Sottosegretario di Stato per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, onorevoli deputate e deputati, in relazione all'interrogazione in oggetto, si osserva quanto segue. Si può partire da un dato quantitativo: i videogiochi e, in generale, i video di divertimento, sono strumenti di straordinaria diffusione. I videogiocatori sono circa 24 milioni, con un cospicuo giro di affari.
Gli esperti affermano che si tratta di strumenti con molteplici potenzialità che, accanto alla funzione ludica, hanno quelle di sviluppo della coordinazione, della memoria, della creatività e dei processi cognitivi.
Accanto a queste funzioni positive, alcuni videogiochi hanno caratteristiche effettivamente diseducative: possono incitare a modelli comportamentali aggressivi, diminuire le capacità di cooperazione, favorendo le condotte solitarie, trasmettere scene ed immagini volgari, violente ed orrorifiche. Riguardo a ciò va detto che alcuni messaggi sono nocivi in sé (il linguaggio volgare, ad esempio, se rivolto a personalità in fase di crescita), mentre altri aspetti (la violenza, ad esempio) acquistano significati diversi per il delicato rapporto tra realtà e fantasia che, negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza, costituisce un aspetto decisivo della personalità.Pag. 8
Da queste considerazioni passa il messaggio che vorremmo trasmettere: se c'è un adulto accanto, i videogiochi non sono diseducativi. Infatti, come per altri mezzi, si tratta di un uso che deve poter integrare positivamente i fattori di quantità e di qualità.
Di fronte all'impossibilità di impedire o limitare la produzione e la distribuzione di prodotti videoludici, e consapevoli dell'inefficacia di misure semplicemente interdittive, l'idea che ci muove è quella di fornire sostegno agli adulti ed alle famiglie, perché sappiano valorizzare il carattere positivo di videogiochi quali strumenti di sviluppo delle capacità cognitive e creative dei ragazzi e nel contempo siano in grado di vigilare rispetto alle situazioni potenzialmente pericolose, senza abdicare al loro ruolo educativo e di controllo.
La consistenza del fenomeno ha indotto già da alcuni anni a ricercare in ambito europeo un sistema di classificazione dei contenuti dei prodotti di divertimento al fine di tutelare i minori, che sono certamente tra i principali fruitori dei citati prodotti, rispetto alla trasmissione di messaggi violenti o comunque diseducativi.
A tale scopo, nell'aprile 2003, dopo alcuni anni di ricerche, è stato creato il Pan European Game Information, in seguito indicato per semplicità come PEGI, un sistema paneuropeo armonizzato di classificazione dei contenuti audiovisivi, supportato dalle istituzioni europee, aperto all'adesione delle imprese produttrici di software videoludici e gestito dal Netherlands Institute for the Classification of Audiovisual Media, in seguito indicato per semplicità come NICAM.
Esso comporta un sistema di controllo uniforme, rigoroso e indipendente dei prodotti videoludici, esteso agli ambiente on line e mobile. Il controllo si basa su un'autovalutazione da parte del produttore del videogioco e sull'analisi compiuta dal NICAM, e sfocia in una classificazione che utilizza cinque indicatori di età (tre più, sette più, dodici più, sedici più, diciotto più) e sei descrittori di contenuto, rappresentati da altrettante icone (violenza, linguaggio volgare, paura, contenuto sessuale, droga, discriminazione).
Il PEGI prevede un Complaints Board, formato da esperti in protezione dei minori, psicologi infantili e rappresentanti a campione della società, che effettua le valutazioni, risolve le eventuali controversie e può imporre sanzioni ai produttori (anche il ritiro del prodotto o la modificazione del packaging). Esiste anche un Advisory Board, che raggruppa i delegati di ogni associazione aderente al sistema, nonché rappresentanti di diretta espressione degli Stati membri, che ha il compito di sviluppare proposte migliorative del PEGI (il rappresentante italiano è nominato dal Ministero delle comunicazioni).
Il PEGI coinvolge e vincola gli editori di software videoludico che scelgono di aderirvi (firmando un accordo quadro con l'ente di gestione e sottoscrivendo un codice di condotta). La sua diffusione è peraltro assicurata dal fatto che i produttori generalmente impongono agli editori di videogiochi di aderire al PEGI come condizione per lanciare i videogiochi attraverso le proprie piattaforme.
Il PEGI è una struttura che ha dimostrato di funzionare correttamente. È nato e si è rafforzato in ambito europeo, circostanza importante perché l'industria di videogiochi si sviluppa su scala europea e mondiale (non avrebbe senso, quindi, disporre interventi su scala nazionale, in quanto si creerebbero sistemi di classificazione non omogenei con il rischio di generare confusione nel mercato e presso i consumatori).
Al fine di implementare, soprattutto presso gli utenti, la conoscenza e l'utilizzo del sistema di classificazione PEGI, il Governo ha promosso, nelle scorse settimane, un incontro finalizzato a coinvolgere tutte le realtà impegnate nella produzione, distribuzione e vendita di videogame con lo scopo di individuare misure condivise per promuovere un consumo consapevole e informato dei videogiochi.
A tale proposito, i nostri uffici stanno predisponendo la realizzazione di un progetto che, in forma capillare su tutto il Pag. 9territorio nazionale, porti un reale sostegno ai genitori, informandoli e mettendoli in grado di poter intervenire positivamente accanto ai propri figli. Tale progetto intende raggiungere le famiglie per ridurre il divario socioculturale intergenerazionale che esclude molti genitori dalla concreta possibilità di controllo dell'azione dei propri figli. Il potenziamento dei meccanismi di controllo parentale presenti nelle console, in modo da impedire l'accesso dei minori ai videogiochi non adatti alla loro età, avrà così una maggiore possibilità di applicazione.
Si prevedono, inoltre, strumenti di informazione (locandine, totem presso i punti vendita, brochure esplicative) perché gli adulti e le famiglie conoscano gli indicatori di età ed i descrittori di contenuto utilizzati dal sistema PEGI e sappiano orientare il controllo nei confronti dei minori.
Si intende arrivare anche alla redazione di un codice di intenti che preveda pratiche condivise di autoregolamentazione e campagne di comunicazione finalizzate ad una piena assunzione di responsabilità con riferimento alla tutela dei minori, con l'impegno, ad esempio, verso la sensibilizzazione dei rivenditori a praticare una vendita informata e adeguata all'età, verso lo sviluppo della versione italiana del sito PEGI.
PRESIDENTE. L'onorevole Germontani ha facoltà di replicare.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, mi dichiaro solo parzialmente soddisfatta per la risposta fornita, anche se ringrazio il rappresentante del Governo. È vero che esistono l'attuale codice di regolamentazione ed il PEGI, ma è anche vero che questi strumenti si rivelano purtroppo insufficienti, soprattutto perché non si prevedono sanzioni effettive e realmente dissuasive a carico dei produttori che, ad esempio, mettono in commercio videogiochi con indicazioni di fasce di età non corrispondenti a quelle che potrebbero usufruirne.
Accolgo con soddisfazione le notizie del sottosegretario riguardo agli incontri e alle iniziative che si intendono intraprendere in futuro. Tuttavia, credo che il problema sollevato dalla mia interrogazione, che intende porre l'attenzione sulla diffusione dei videogiochi violenti, sia complesso e di grande portata poiché coinvolge tanti altri temi menzionati anche dal sottosegretario: mi riferisco alla famiglia e alla scuola.
Per questo motivo, la mia interrogazione è stata rivolta al ministro delle politiche per la famiglia; peraltro, qualche giorno dopo averla presentata, in occasione di un intervento in Assemblea alla presenza del ministro Mastella sui fenomeni di bullismo verificatisi nelle scuole, avevo chiesto anche il coinvolgimento di altri ministri, come quello delle comunicazioni. Vorrei ricordare che, nell'ambito del Ministero delle comunicazioni, con il precedente Governo, sono stati istituiti un comitato «TV e minori» e un comitato «Internet e minori», e credo sia importante far funzionare questi organismi.
Inoltre, avevo chiesto l'intervento del ministro per i diritti e le pari opportunità e della Commissione bicamerale per l'infanzia competente sull'argomento. È evidente che rispetto a questo tema sia necessaria una collaborazione. Non si possono creare fronti contrapposti in quanto i bambini non sono di destra né di sinistra ed effettueranno in seguito le loro scelte. Si tratta di temi sui quali occorre cercare un dialogo e una collaborazione.
Vorrei anche ricordare che non basta il PEGI. Infatti, dagli Stati Uniti sta arrivando anche un altro fenomeno preoccupante, mai adeguatamente studiato: mi riferisco ai massively, giochi in cui è possibile crearsi una vita alternativa virtuale in modi fantastici, che migliaia di minori vivono quotidianamente, per intere porzioni della giornata, con dirompenti effetti sulla loro crescita morale e fisica. Per questo motivo, è importante l'assistenza delle famiglie. Vorrei ricordare che lo stesso Bill Gates ha imposto alla figlia di dieci anni il divieto di passare più di tre quarti d'ora al giorno davanti al video gioco. Evidentemente, ciò dovrebbe farci riflettere.Pag. 10
Secondo uno studio dell'università di Udine - lo dico per fornire un contributo a questo dibattito - su un campione multiregionale di 1.212 bambini l'80 per cento tra gli otto e gli undici anni possiede videogiochi e un ragazzo su quattro ci gioca tre ore al giorno: si tratta di ore che per il 50 per cento dei ragazzi sono trascorse in assoluta solitudine.
Il dibattito è complesso ed il problema è di grande portata e coinvolge una questione morale. Anche il Santo Padre Benedetto XVI ha richiamato l'attenzione su questo fenomeno. Noi di Alleanza Nazionale abbiamo lanciato da tempo un allarme sociale in merito a trasmissioni che inviano messaggi di trasgressione.
Non sono soddisfatta della risposta del sottosegretario per la linea generale seguita, in tale ambito, dal Governo. Esso, purtroppo, invece di riaffermare i valori riconosciuti dallo stesso sottosegretario, ha, ad esempio, proposto un disegno di legge sui Dico, sul quale non possiamo essere d'accordo.
PRESIDENTE. Onorevole Germontani, la invito a concludere.
MARIA IDA GERMONTANI. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Il Governo, inoltre, ha proposto una finanziaria che ha colpito la famiglia naturale e legittima, fondata sul matrimonio, in maniera direttamente proporzionale al numero dei suoi componenti, per cui più figli si hanno e più tasse si pagano.
La questione affrontata nella mia interrogazione, in relazione ai videogiochi, è solo la punta di un iceberg che, purtroppo, in questo modo, la maggioranza contribuisce a far diventare sempre più grande e che va ad indebolire ulteriormente la famiglia.
Voglio, infine, citare un ricordo personale. Chi ha frequentato il liceo classico certamente ricorderà che, nel tradurre alcuni testi, considerati scabrosi, di autori latini, si incontravano spesso degli omissis, ovvero il testo veniva censurato e, nella nota a piè di pagina, immancabilmente, era scritta una fase di Marziale: maxima reverentia pueris debetur. E ciò è quanto chiediamo al Governo.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Segnalo che assiste ai nostri lavori un gruppo della Federazione nazionale pensionati CISL di Arco di Trento, cui la Presidenza e l'Assemblea rivolgono un saluto.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12 con il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche.
La seduta, sospesa alle 10,55, è ripresa alle 12,05.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
In morte dell'onorevole Beniamino Andreatta.
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Signori deputati, signore deputate, è scomparso ieri a Bologna Beniamino Andreatta, dopo un lungo percorso di sofferenza che ha avuto il suo drammatico inizio proprio in quest'aula più di sette anni or sono.
Ho già provveduto a partecipare ai suoi familiari i sentimenti del più profondo cordoglio e della più sincera vicinanza mia personale e dell'intera Camera dei deputati.
Nella seduta del prossimo martedì 3 aprile, in un orario che sarà comunicato ai gruppi, l'Assemblea ne ricorderà la figura, la presenza nella vita pubblica del paese e l'appassionato impegno al servizio dell'istituzione parlamentare che Nino Andreatta ha segnato con il suo rigore, il suo senso dello Stato e il suo profondo e ricco contributo di pensiero e di proposta.Pag. 11
Chiedo un minuto di silenzio per ricordarlo (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1314 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 febbraio 2007, n. 8, recante misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche (Approvato dal Senato) (A.C. 2340-A) (ore 12,07).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 febbraio 2007, n. 8, recante misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche.
Ricordo che nella seduta del 20 marzo 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2340-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2340 sezione 3), approvato dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2340 sezione 4), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 2340 sezione 5).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 2340 sezione 6).
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2340 sezioni 1 e 2).
Avverto infine che la Presidenza, ai sensi degli articoli 86 e 96-bis, comma 7 del regolamento, ritiene ammissibile l'articolo aggiuntivo Buontempo 2-ter.010, ove riferito non agli eventi culturali di massa in generale, ma alle sole manifestazioni sportive. Conseguentemente, devono intendersi riferiti esclusivamente a tali manifestazioni sia il comma 1 sia il comma 2, lettera a).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Romagnoli. Ne ha facoltà.
MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, prima di iniziare il mio intervento sul complesso degli emendamenti presentati, vorrei innanzitutto ribadire il concetto fondamentale concernente il ruolo di noi parlamentari eletti tra gli italiani all'estero proprio con riferimento a questo decreto-legge presentato dal Governo, che introduce con chiarezza alcune norme regolamentate da legislatori di paesi stranieri con estremo successo.
A tale proposito, vorrei ricordare che questo contributo potrebbe essere ulteriormente rappresentato ed espresso dai parlamentari eletti all'estero, i quali conoscono perfettamente le misure tecniche dei provvedimenti adottati dai paesi stranieri che, con particolare successo, hanno sconfitto i violentissimi episodi di violenza che affliggono il mondo del calcio.
I diciotto parlamentari eletti nella Circoscrizione estero rappresentano una risorsa rilevante per il nostro paese e devono costituire un autorevole supporto al Parlamento, affinché siano risolte con efficacia e determinatezza alcune esigenze impellenti del sistema sociale, economico e culturale dell'Italia.
Per quanto mi riguarda, ho voluto fin da subito presentare insieme all'onorevole Pescante alcune proposte emendative riferite con particolare attenzione alla figura di supporto esercitato dagli steward, i quali collaborano con le società sportive che organizzano le competizioni calcistiche, peraltro proprietarie dello stadio.
La via seguita dal Governo e dalle forze di polizia inglesi con l'introduzione del Pag. 12Football disorder act ha puntato su due concetti principali: quello della prevenzione e quello della repressione.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Negli stadi del Regno Unito gli scontri tra opposte tifoserie sono rarissimi, cosicché i tifosi possono assistere alle partite senza che siano necessarie strutture di protezione, al fine di evitare che creino problemi di ordine pubblico. Risse, cariche e atti di vandalismo sono praticamente scomparsi in Premier League, la massima serie inglese, mentre qualche incidente ancora continua a verificarsi sui campi minori.
Gentile Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, nel mio intervento vorrei soffermarmi su alcune efficaci misure tecniche del Football disorder act; ad esempio, in Inghilterra quasi mai sulle gradinate degli impianti sportivi, letteralmente invasi da telecamere a circuito chiuso e battuti in continuazione da agenti ultra tecnologici, muniti sia di manganello sia di camcorder (piccole videocamere digitali, maneggevoli e molto precise nelle riprese, capaci di inchiodare con le immagini i responsabili degli atti di violenza sugli spalti), si verificano disordini tali da costringere l'arbitro ad interrompere la partita.
Quando negli stadi inglesi si verificano episodi di violenza, la polizia sequestra tutte le pellicole dei fotoreporter presenti e passa al microscopio la grande quantità di materiale filmato prodotto dalle telecamere a circuito chiuso.
Le foto degli autori delle violenze finiscono sui giornali ed i quotidiani forniscono anche i numeri di telefono da chiamare per denunciare eventuali sospetti. A quanto pare, in Inghilterra i cittadini non si fanno pregare per raccontare alla polizia quello che sanno o suppongono di sapere sul comportamento di certi tifosi potenzialmente pericolosi.
Le pene per chi viene riconosciuto colpevole sono lievi: da cinque a sei anni di carcere. Tornando poi alla regolamentazione degli steward, si deve evidenziare che le società calcistiche provvedono all'assunzione degli stessi, i quali devono controllare che, all'interno dello stadio, tutto si svolga correttamente e non si violino le regole, a cominciare dalla legittimità del biglietto d'ingresso.
Un altro aspetto fondamentale è la tolleranza zero nei confronti di qualsiasi striscione o bandiera (ed altri oggetti); sono inoltre vietati i cori offensivi verso gli avversari. E può accadere di vedere gli steward che lavorano per la società di calcio, tra l'altro, proprietaria dello stadio, che accompagnano fuori qualche tifoso reo di aver fatto gestacci all'indirizzo dei giocatori, dei dirigenti della squadra avversaria o nei confronti dell'arbitro o dei guardialinee.
Gentile Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, per terminare il mio intervento su questa importante materia, ritengo di poter richiedere una più ampia e doverosa collaborazione con i parlamentari eletti all'estero, la quale deve essere vista come una risorsa fruttuosa per le discipline che il Parlamento è chiamato a predisporre in questo particolare settore. Mi auguro che questa mia compartecipazione sia condivisa dall'attuale Governo e venga accolta con favore.
Faccio richiamo alla sensibilità e al dovere civico, prima che politico, in modo particolare da parte della maggioranza, nel voler accettare il contributo che l'opposizione fornisce al fine di migliorare il testo originario rispetto al decreto-legge preparato dal Governo oggi in discussione in quest'aula.
Per concludere, signor Presidente, desidero fortemente che questi emendamenti siano approvati dal Governo affinché questa violenza fanatica e spesso politicizzata, che sta devastando l'immagine del calcio italiano, che mina i valori stessi sui quali si fonda lo sport, sia debellata. L'atteggiamento costruttivo di Forza Italia nei confronti del decreto-legge si è basato anche sulla considerazione che questo provvedimento sia la prosecuzione, anzi l'attuazione, delle leggi varate nel corso della passata legislatura per contrastare la violenza nello sport, che, per la verità, non Pag. 13trovano da parte dell'opposizione la stessa accoglienza da noi riservata oggi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Anche io, come il collega che mi ha preceduto, desidero fare presente che il complesso degli emendamenti tenta di definire, una volta per tutte, il problema della violenza negli stadi, che si trascina ormai da tempo senza che intervengano misure efficaci di correzione della violenza medesima, delegittimando in questo modo lo sport e, in particolare, il calcio, che ha molto seguito e consenso presso l'opinione pubblica e che viene ad essere squalificato fino al punto di sfociare in una rissa comune.
Alcuni emendamenti in particolare, penso a quello del collega Pescante, si fanno carico di un dato di fatto oggi ormai imprescindibile: garantire la sicurezza degli stadi, garantire la pratica dello sport più amato dagli italiani e, nello stesso tempo, sanzionare comportamenti che non possono essere ulteriormente tollerati. Tali comportamenti a volte si qualificano come delinquenza comune e non possono trovare alcuna giustificazione, né come espressione di malcontento di vario tipo, né come sfogo di esuberanza giovanile, né come una sorta di insofferenza sociale o nei confronti delle forze dell'ordine.
Il dato che balza evidente è che molto spesso all'interno degli stadi non è tanto la passione sportiva a motivare - uso un termine che nobilita certi atteggiamenti - la violenza, quanto la violenza in se stessa o l'ostilità verso le forze dell'ordine, verso la gente in divisa, verso il carabiniere di turno; si provocano in tal modo incidenti e surrettiziamente si creano le condizioni per la sospensione di determinate partite ed in generale anche per il venir meno di quell'entusiasmo che finora ha caratterizzato settori crescenti e notevoli dell'opinione pubblica verso il gioco del calcio, il quale è stato caratterizzato da vicende che in Commissione cultura abbiamo seguito attraverso un'apposita indagine conoscitiva che ha avuto ad oggetto i fenomeni che hanno portato ad episodi vistosi di malaffare, condizionando negativamente questo sport così popolare.
Il provvedimento di legge in esame si fa carico di questa esigenza proprio per salvaguardare lo sport nella sua vera e propria fisionomia, quella che lo ha caratterizzato negli anni Cinquanta, Sessanta e anche Settanta, lo sport inteso come libera competizione sportiva ed agonistica, nella quale le squadre ed i sostenitori si confrontavano appassionatamente, sempre nel rispetto della lealtà sportiva e, soprattutto, della legalità democratica. Questa progressiva decadenza, che ha raggiunto l'acme con fatti di malcostume risalenti anche alla modifica della legislazione in essere in materia di squadre di calcio - ma non voglio addentrarmi su questo punto -, è culminata in alcuni fatti eclatanti che hanno dato origine ad un provvedimento di legge per la prevenzione e la repressione dei fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche.
Gli emendamenti presentati sono emblematici al riguardo. Su parecchi di essi credo che occorra essere particolarmente attenti e riflessivi. Non è che si voglia sanzionare sempre, comunque e ovunque ogni atteggiamento di entusiasmo, compresa l'affissione di manifesti, ovviamente purché essi non incitino alla violenza o non siano gravemente lesivi della dignità delle persone, dei giocatori e delle squadre di calcio. Si tratta di sanzionare comportamenti che sfiorano o meglio che culminano, spesso, in veri e propri reati. Di fronte a questo, credo che non si giustifichi più un atteggiamento garantista, che ho notato in alcuni settori delle forze politiche, in particolare dell'estrema sinistra, ma non solo.
L'atteggiamento garantista è per eccellenza quell'atteggiamento che si preoccupa di tutelare i diritti della persona nei confronti di atti di sopraffazione posti in essere, ad esempio, dalle autorità di pubblica sicurezza. Qui siamo invece in un campo totalmente diverso: siamo in un settore che vede episodi ed atti di delinquenza comune; ed ogni atto di indulgenza Pag. 14verso settori che si preoccupano solamente di procurare danno, fa in realtà male allo sport, al calcio e alla società italiana. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno, dove compromessi e indulgenze non si giustificano più.
Proprio perché siamo di fronte a questo, credo che occorra dare la massima garanzia di sicurezza agli sportivi che partecipano alle competizioni e alle squadre di calcio, sanzionando però quelle squadre di calcio che sono responsabili indirettamente di atti di violenza e soprattutto tutelando le forze dell'ordine, costrette a tour massacranti per controllare il regolare adempimento delle competizioni sportive e che spesso espongono a rischio la propria vita, in ogni caso la propria incolumità. È dunque un fatto di civiltà punire il possesso di sostanze alcoliche o le minacce di violenza e di turbativa dell'ordine pubblico e comunque il compimento di danni a persone o a cose, così come il trasporto di oggetti contundenti. Non si tratta di ricorrere alla repressione tout court, ma si tratta di ricorrere ad un minimo comun denominatore che salvaguardi il bene di tutti, che è innanzitutto la pace sociale, ma soprattutto la sicurezza dei cittadini e la dignità della competizione sportiva.
In alcuni emendamenti che sono stati presentati il questore assume un ruolo significativo e ciò si giustifica pienamente, perché di fronte a questi fatti occorre l'assunzione della massima responsabilità - scusate il bisticcio di parole - da parte del massimo responsabile. Vi sono poi molti emendamenti che si fanno carico del problema degli addetti agli impianti sportivi, che ovviamente devono avere una particolare predisposizione e dei requisiti particolari e significativi e nello stesso tempo devono rispettare un minimo di norme elementari di sicurezza, che ne garantiscano l'adempimento dei compiti e dei doveri d'ufficio.
Sul tema dell'adeguamento degli impianti, credo che occorra essere altrettanto chiari. Pochi stadi in Italia hanno gli impianti a norma e proprio su questo credo che occorra insistere. Non a caso un emendamento del gruppo di Forza Italia relativo all'articolo 10, presentato dal collega Pescante, si fa carico di questo problema, senza incidere ulteriormente sulla finanza pubblica. Il discorso dell'adeguamento degli impianti è importante e credo che al riguardo occorra coinvolgere anche gli enti locali. Provengo da una realtà, come Bologna, in cui attualmente c'è un'ipotesi di identificazione di un sito per la costruzione di un nuovo stadio alla periferia della città, stante l'insicurezza dell'attuale stadio, che si trova nel pieno centro della città, e l'impossibilità per tale struttura di contenere il numero di sportivi che vi accedono durante le principali partite di calcio.
Non a caso, quando tutti gli sportivi escono da questo impianto (così come da altri), riversandosi sulle strade principali, si creano ingorghi incredibili. Tali ingorghi danno luogo spesso ad incidenti, nonché a turbative particolari, che risentono anche dell'andamento globale della competizione sportiva.
Di fronte a ciò, allora, credo che si imponga decisamente - e concludo, signor Presidente - la necessità di garantire la sicurezza sia dei cittadini, sia degli impianti sportivi, anche con riferimento alla collocazione degli impianti medesimi. Tali impianti, infatti, sulla base di studi appropriati, devono essere situati in ambienti in grado di ospitare tranquillamente gli sportivi ed i partecipanti alle partite, senza tuttavia creare turbative all'ordine pubblico ed alla circolazione stradale.
Complessivamente, dunque, pur essendo presenti alcuni limiti, riconosco che il provvedimento in esame si fa carico di un'esigenza diffusa e fortemente avvertita dall'opinione pubblica. Tale esigenza deve essere soddisfatta proprio per evitare che vi sia un'ulteriore disaffezione dei cittadini nei confronti di uno sport che, fino ad ora, ha contraddistinto il nostro paese, in Europa, per la qualità della competizione, nonché per il numero di campioni che si sono cimentati in questo sport.
Ricordo che sono state presentate alcune proposte emendative, in particolare dal nostro gruppo (vorrei segnalare che Pag. 15alcune sono state ritirate perché sono state recepite durante l'esame in sede di Commissione), finalizzate proprio a stabilire chiaramente, una volta per tutte, norme precise, sanzioni conseguenti e l'inutilità di «garantismi» fini a sé stessi, che non risolvono assolutamente il problema.
Rammento che ha avuto modo di ribadire ciò, più volte, l'onorevole Pescante, il quale si è occupato ampiamente di tale settore, facendosi altresì carico di tutti i problemi nel vero senso della parola! Infatti, alcuni deputati, intervenuti nel corso di questo dibattito, si sono spesso dichiarati portatori di presunte esigenze di garanzia e di tutela dei cittadini, ma senza conoscere veramente, ed in materia approfondita, la materia in discussione.
Nel caso di specie, infatti, si tratta non di limitare i diritti di libertà delle persone, bensì di garantire la libertà dei cittadini nei confronti degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci è stato originariamente trasmesso dal Senato della Repubblica conteneva sicuramente non poche disposizioni che richiedevano una profonda meditazione, nonché un radicale cambiamento. Ciò perché esse si muovevano nell'ambito della logica - logica che ha un po' del «mitico» - che fosse sufficiente prevedere sanzioni molto severe affinché le norme stesse venissero rispettate.
Non vorrei ricordare in questa sede il buon Manzoni, quando parlava di bandi «feroci» che nessuno rispettava: questa, tuttavia, è stata la logica seguita dal Senato!
Il lavoro compiuto dalle Commissioni II e VII della Camera ha fatto sì che, oggi, il provvedimento in esame abbia comunque acquisito, pur non essendo ancora del tutto condivisibile, alcune caratteristiche che lo rendono accettabile e che consigliano, quindi, di approvare più o meno nella formulazione proposta all'esame dell'Assemblea.
Attualmente, infatti, vi è un maggiore equilibrio per quanto riguarda le sanzioni previste, le quali, tuttavia, mantengono ancora la caratteristica di essere eccessivamente pesanti in non pochi casi. Credo che, attraverso l'adozione di sanzioni «feroci», ci stiamo solo illudendo di cambiare il comportamento di giovani che, naturalmente, si trovano in situazioni particolari. Tali situazioni li inducono sicuramente ad assumere atteggiamenti profondamente riprovevoli; tuttavia dobbiamo intervenire alla radice, perché, in caso contrario, continueremmo a varare decreti-legge senza ottenere alcun reale risultato.
Debbo ricordare che, nella vigenza del decreto-legge in esame, sui campi sportivi si sono verificati nuovi, gravi episodi di violenza.
Ciò dimostra, ancora una volta, che quella da percorrere è la strada della prevenzione e degli interventi sui problemi giovanili; quella che porta a valutare che spesso il minacciare sanzioni troppo elevate produce l'effetto opposto. Credo pertanto che vada accolto con favore il lavoro svolto dalle Commissioni riunite da questo punto di vista, cioè l'aver dato un nuovo e migliore equilibrio all'apparato sanzionatorio.
Ritengo, inoltre, apprezzabili gli emendamenti presentati dall'onorevole Buemi che vanno nel senso di garantire una migliore adeguatezza, in un quadro generale delle sanzioni che possono essere applicate.
Credo, altresì, che valga la pena di approvare urgentemente il provvedimento in esame perché la necessità di arrivare alla conclusione dell'iter legislativo induce a mantenere l'equilibrio raggiunto nelle Commissioni riunite. In questo senso, si esprimerà il gruppo di Forza Italia.
Certo, quello in esame non è un provvedimento alieno da critiche. In esso sono contenuti alcuni paradossi e talune assurdità che non sono state corrette. È sufficiente far riferimento a quella singolare norma secondo la quale, se ventiquattro ore dopo che l'avvenimento sportivo si è svolto, qualcuno pensasse bene di festeggiare la vittoria, ad esempio, lanciando un Pag. 16razzo nelle vicinanze dello stadio, magari perché abita lì vicino, questa persona si troverebbe a rispondere di un grave reato. Potete immaginare quindi che cosa significhi arrestare un padre di famiglia che ha pensato ventiquattro ore dopo - così prevede la norma - di festeggiare e di tradurre la gioia della vittoria nel lancio di un razzo colorato. Bene, questa previsione normativa è il segno che vi è una specie di paranoia della sanzione, di paranoia dell'intervento penale. A maggior ragione quando, addirittura ventiquattro ore dopo, si punisce chi venisse trovato in possesso degli strumenti elencati nel provvedimento mentre se ne torna a casa, abitando nelle vicinanze dello stadio. Credo che la gravità della previsione in questione non stia tanto nell'aver scritto norme che non hanno alcun senso - almeno questa, non ha alcun senso -, quanto nella cultura che è alla radice di questo tipo di intervento normativo, cioè nell'idea che sia sufficiente minacciare - fare la faccia feroce - perché si possa mantenere l'ordine pubblico.
Vi è poi un'altra disposizione sulla quale francamente bisognerebbe riflettere, anche se essa sarà condivisa così com'è - immagino per motivi di urgenza - dall'Assemblea. Come si può pensare che per poter acquistare quei famosi quattro biglietti - oggi non si sa perché si è scelto che si possono acquistare per conto terzi solo quattro biglietti, invece di cinque, otto o dieci come prevedeva il decreto-legge - è necessario che colui che li acquisti abbia con sé i documenti delle persone per conto delle quali provvede all'acquisto! Da qui il crearsi di una specie di commercio di documenti che sono messi in circolazione affidandoli a terzi, i quali naturalmente potranno farne l'uso peggiore che vorranno. Ritengo che anche questa previsione sia espressione di una strana concezione del controllo sociale che deve essere effettuato. Che senso ha tale previsione? In particolare, che senso ha che si mettano in circolazione i documenti affidandoli a terzi se al momento dell'ingresso allo stadio la persona deve dimostrare di essere il titolare di quel biglietto? Ritengo sia un po' singolare che il legislatore pretenda questo!
Infine, ancora una volta si viene attratti dall'episodio specifico, che determina la nascita di una legge, senza però tener conto degli effetti prodotti sul sistema. È stata prevista un'aggravante molto pesante nell'ipotesi in cui sia causata, in occasione di manifestazioni sportive, una lesione nei confronti di un pubblico ufficiale. Ma perché, se il pubblico ufficiale viene leso in occasione, ad esempio, di una manifestazione politica, ciò è meno grave? Francamente, credo che anzi questa è l'occasione che dovrebbe indurre a sanzionare e punire maggiormente chi, in occasione di un fatto politico, di un fatto che è espressione di civiltà e di manifestazione del pensiero politico, traduce quest'ultimo in un fatto di violenza. A parte tutto questo, ritengo che su una norma di questo genere ci troviamo ormai ai limiti dell'incostituzionalità.
Per quanto riguarda l'uso di cartelli che contengano ingiurie o incitamenti alla violenza, certamente è stata cambiata la previsione originaria che faceva un po' impressione. Infatti, essa prevedeva che le disposizioni non valessero solo per i simboli, ma addirittura che, se non si adempiva alla imposizione di togliere un cartello - e immaginiamo la voce del maresciallo che con l'altoparlante impone di togliere il cartello! - si procedesse all'applicazione della norma sulla resistenza al pubblico ufficiale. Oggi la norma è cambiata ed è stata nettamente migliorata.
In merito agli insulti punibili con la reclusione - sapete infatti che le ingiurie sono punibili solo su querela di parte - mi domando, tuttavia: gli insulti verso chi? Forse verso l'arbitro? Sarà ancora lecito mettere alcuni cartelli particolarmente ironici che siamo abituati a vedere anche in televisione? Si potrà ancora insultare magari la memoria di una storica eroina di Shakespeare oppure anche questo rappresenterà un insulto punibile con il carcere? Qual è il confine tra l'espressione critica «giochi come un cane» rivolta ad un giocatore ed invece un'ingiuria? Ebbene, Pag. 17ricordiamoci che tutte queste norme non rimangono solo scritte sulla carta a nostro uso e consumo perché si possa dire che siamo intervenuti efficacemente. Tali norme, infatti, andranno applicate da un giudice. Quest'ultimo sarà di conseguenza tenuto ad iniziare un'azione penale su un'ingiuria, in realtà su una manifestazione del pensiero, che abitualmente non soltanto non è punita con il carcere, ma è sanzionata solo pecuniariamente e, per di più, all'interno di un procedimento perseguibile a seguito di querela.
Io credo che la questione fondamentale sia la seguente: su materie come questa si continua ad intervenire con il decreto-legge. Lo facemmo con il decreto-legge Pisanu e lo stiamo facendo ancora adesso. Ebbene, il decreto-legge per sua natura è certamente inidoneo a regolamentare in modo organico, completo e sistematico una materia tanto complessa. Pertanto, il vero passaggio che il Parlamento si deve sforzare di raggiungere è la creazione di un testo completo ed organico per intervenire in maniera di sport. È un impegno cui dovremmo attenerci tutti, approvando ancora una volta - magari turandoci un po' il naso - un testo come quello in esame che contiene molte cose criticabili, ma anche molti punti condivisibili e, allo stesso tempo, assumendo l'impegno - a cui non possiamo sottrarci - di riesaminare in futuro l'intera materia. Si dovrebbe creare una specie di testo unico che abbia per oggetto il tema della regolamentazione delle manifestazioni sportive e un intervento penale previsto nella misura corretta, che non sia schizoide e magari determinato da un evento drammatico che domani dimenticheremo perché più lontano nella nostra memoria.
Abbiamo il dovere, in questa materia come in altre, di fare interventi al di fuori della suggestione occasionale e di sapere regolamentare con razionalità materie complesse come quelle della violenza giovanile. Quest'ultima non è un fatto che si possa contenere soltanto perché si alza la misura della sanzione. Tale misura avrà certo un qualche effetto, magari all'inizio. Tuttavia, se non si interviene, oltre che con un sistema normativo organico, alle radici della violenza giovanile stessa; se non si capisce per quale motivo lo sport - che pure è un'arte nobile - si stia trasformando invece in un'occasione di violenze e persino di delitti di omicidio; se non si comprende questo, non ci possiamo illudere di riuscire a cambiare le cose facendo la faccia feroce.
È un problema serio, di frustrazione del ruolo dei giovani, di insoddisfazione, di diseducazione; è lo stato di chi si trova a vivere in una condizione che lo porta a compiere atti di eversione in una situazione piuttosto che in un'altra.
Ebbene, tutto ciò non significa che si debba perdonare: tutt'altro! Tutto ciò significa che occorre colpire correttamente con la sanzione, ma che, prima di tutto, bisogna preoccuparsi di risolvere il problema alle radici, non solo e non tanto con il miglioramento del controllo sugli stadi: dietro a tutto questo vi è, infatti, una grande problematica sociale, di cui dobbiamo farci portatori, e che dovremmo essere in grado di risolvere prima di mandare in carcere dei giovani, facendo in modo che le loro scelte consapevoli siano coerenti con il vivere civile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vorrei concentrare il mio intervento in sede di discussione sul complesso degli emendamenti su quella parte che è stata forse la meno affrontata dallo stesso provvedimento e che attiene alla vicenda culturale che sta dietro alla penosa storia moderna italiana e, ahimé, a quella mondiale, visto che si tratta di un problema che si è registrato in tutti i paesi e che riguarda la violenza negli stadi.
Preferisco sempre pensare che, quando si ragiona da legislatori, lo si debba fare secondo una visione più ampia del tema e non rincorrendo sempre e sistematicamente le emergenze.
È chiaro che il recente caso, avvenuto a Catania con la morte di Filippo Raciti, Pag. 18ha aperto nuovamente il dibattito e lo ha reso incandescente in un momento in cui guardavamo a modelli occidentali di riferimento, quasi con l'atteggiamento e l'approccio di coloro che pensano che il problema riguardi il passato e che sia già alle nostre spalle. E invece questo si è riacceso così all'improvviso, di nuovo - direi, ahimé, nemmeno tanto all'improvviso, stante il fatto che la periodicità di questi avvenimenti tragici è quasi costante nell'ultimo ventennio - e, ancora una volta, presi dallo spasmo di voler fare in fretta, il ricorso alla decretazione trasuda di questa situazione - lo ripeto - emergenziale. Noi avremmo preferito e privilegiato che si aprisse una discussione di più ampio respiro, una discussione a 360 gradi su quello che è un fenomeno prima di tutto sociale.
È vero, infatti, che le propaggini e le esternazioni più violente e truculente attengono anche al tema della sicurezza, ma è, altresì, vero che nel nostro paese deve essere avviata una riflessione profonda sulla cultura dello sport.
Io, Presidente, onorevoli colleghi, provengo da diverse esperienze sportive, dilettantistiche, e da un mondo sportivo, quale quello del rugby, che ho frequentato fin da bambino; sono giunto in tarda età nel mondo del calcio insieme ad un gruppo di amici che sono riusciti a coinvolgermi in un progetto di promozione e di divulgazione sportiva a livello dilettantistico e al livello dei vivai. Ho, dunque, probabilmente, un'idea sbagliata di quello che è lo sport, perché sono partito con un errore di fondo, valutando cioè lo sport così come lo avevo conosciuto da bambino, dilettantistico, fatto da chi non aveva timore di farsi male, di perdere tempo, di sacrificare molto del proprio tempo libero in cambio di nulla.
Oggi lo sport di cui discutiamo è qualcosa di diverso! È un'attività che non si sviluppa più in cambio di nulla. È uno sport nell'ambito del quale, anche a livello dilettantistico, molto spesso, pesano i rapporti di forza economici, pesano dei meccanismi che esulano dalla concezione sportiva che avevo e che vorrei avere ancora, ma che è irreale.
Allora, quando parliamo di sport, soprattutto di calcio, in questo paese, dovremmo parlare prevalentemente di un meccanismo che è diventato strumento di marketing, strumento economico e, molto spesso, anche strumento di gestione del potere politico: anche di questo dovremmo parlare.
Troppo spesso le tifoserie hanno contiguità politiche così come altrettanto spesso le società stesse si prestano a diventare il veicolo che porta consenso alla politica. In virtù di questa connivenza abbiamo continuato a fare finta di nulla e sono anni che facciamo finta di nulla. Soprattutto, abbiamo commesso quello che riteniamo essere stato l'errore più grave: la connivenza con le società sportive ha portato a far sì che queste ultime siano state quasi sistematicamente deresponsabilizzate, da un punto di vista civile, fiscale e via dicendo.
Vogliamo ricordare in quest'Assemblea i vari provvedimenti che si sono susseguiti in questi anni e che hanno avuto come principale obiettivo quello di evitare al mondo dello sport e alle società sportive di essere assoggettate alle norme del codice civile? Vogliamo ricordare i vari decreti che si sono succeduti? Vogliamo ricordare i cosiddetti «spalmadebiti»? Vogliamo ricordare tutto quello che è successo in questi anni? Sarebbe troppo facile, ma sarebbe altrettanto facile non farlo: abbiamo il dovere di fare autocritica.
Sono stati commessi degli errori dalla politica del nostro paese. Sono stati commessi degli errori che hanno creato una sorta di zona franca che riguarda il calcio. In nome e in virtù del fatto che esiste un interesse diffuso e collettivo verso questo sport, sempre crescente peraltro, si è concesso allo stesso la facoltà e la possibilità di essere e di sentirsi escluso dalle regole di questo paese, cioè, le regole di un paese civile e democratico.
Soprattutto, si è commesso un grave errore: si è evitato, attraverso il meccanismo di connivenza che denunciavo Pag. 19poc'anzi, di responsabilizzare le società sportive e di farlo come in tutti gli altri paesi. Abbiamo preso a modello quello anglosassone e ne abbiamo parlato in quest'aula. Ritengo che possa essere un modello di riferimento a 360 gradi. Non possiamo però dimenticare che in quel modello la responsabilità della gestione degli stadi e, quindi, in subordine, della sicurezza degli stessi, è demandato alle società sportive, le quali sono grandi aziende (più della nostre, per certi versi). Le grandi società calcistiche anglosassoni sono aziende più importanti delle nostre, più forti, più solide finanziariamente e lo sono in virtù di un meccanismo liberista-liberale per il quale, prima o poi, qualcuno si sarebbe dovuto far carico del problema.
Il problema della gestione di interessi di pochi non può essere un problema sociale e collettivo. Non possiamo continuare a farci carico dei costi di gestione di strutture - soprattutto, della sicurezza delle medesime - che, quando va bene, sono private, mentre, quando va male, tornano ad essere di interesse pubblico, costringendoci a scelte sempre un po' sofferte, che esulano dalla normale dialettica politica di un paese civile.
Abbiamo analizzato con attenzione il problema e il collega Caparini ha svolto un egregio lavoro di ricognizione sul decreto-legge, cercando di individuare delle soluzioni per correggere un provvedimento che era già partito, alla stregua di un treno in corso. Si è scelta la decretazione d'urgenza, quasi come se il problema della violenza negli stadi fosse improvvisamente urgente, assolutamente recente. Come se tutti qui dentro non sapessimo a quando risalga il fenomeno né dove affondi le sue radici.
Analizzando il meccanismo della decretazione d'urgenza abbiamo cercato di apportare dei correttivi, presentando emendamenti di buon senso - mi auguro che così vengano valutati -, ovviamente senza intenti ostruzionistici: infatti, stiamo parlando di un provvedimento che interessa tutti, noi per primi.
Il vulnus del decreto-legge riguarda la sua stessa origine; in questo documento si è inserito un elemento che non ci appartiene, che mira ad introdurre lo stato di polizia anche nell'ambito di un contesto sportivo, che, ancora una volta, non individua meccanismi per le attribuzioni di responsabilità e che, permettetemelo, non risolve i problemi di natura culturale.
Innanzitutto, dovremmo capire cosa è successo agli altri, per quale motivo l'universo anglosassone - emarginato dallo sport mondiale dopo i tragici avvenimenti dell'Heysel e caratterizzato da fenomeni di violenza che interessavano sia le società importanti sia quelle meno importanti -, in vent'anni, è riuscito a dare una lezione al resto del pianeta. Quando la famiglia viene responsabilizzata e torna ad essere elemento centrale, quando allo sport hanno accesso, a titolo gratuito e grazie a meccanismi di incoraggiamento, i giovani, i bambini e i loro genitori, lo sport può cambiare faccia. Mi piacerebbe che ciò potesse avvenire anche in Italia, anche se finora questa mia speranza non si è realizzata. Molto spesso, infatti, abbiamo a che fare con presidenti di società che convivono con le frange estreme delle tifoserie, alle quali permettono, addirittura, di gestire gli spazi all'interno dello stadio e lo stesso marketing delle società sportive: ecco dov'è il problema che questo provvedimento sicuramente non risolve.
Il collega Pecorella diceva che molto spesso nei paesi occidentali l'inasprimento delle pene non coincide esattamente con la repressione del crimine e con il miglioramento delle condizioni di quei soggetti che, quotidianamente, vengono chiamati a difendere l'ordine pubblico.
Noi crediamo che si debba uscire da questa logica emergenziale e che vada affrontato ed approfondito in questa sede un dibattito più ampio sulle cause all'origine del problema e sulle soluzioni da individuare attraverso un largo consenso. Non possono esistere ricette di destra e ricetta di sinistra, ma esistono soluzioni di buon senso quando si parla di ordine pubblico e di sicurezza dei cittadini, dei nostri figli, dei bambini che frequentano i campi sportivi e gli stadi.Pag. 20
Se troviamo il coraggio di ragionare intorno a questo tipo di impostazione generale credo che la Lega Nord non farà mancare il suo sostegno, anche se in questo senso vogliamo segnali forti di inversione culturale, dei quali dobbiamo farci carico tutti assieme, compreso il Governo che, tuttavia, non vedo presente oggi in aula, forse perché questa discussione interessa a poche persone.
Vedo che il Presidente sta richiamando il sottosegretario, ma voglio comunque sospendere il mio intervento, vista l'assenza del Governo, per riprenderlo successivamente quando troverò qualcuno ad ascoltarmi.
PRESIDENTE. Onorevole Fava, il rappresentante del Governo è stato invitato a raggiungere il proprio banco.
GIOVANNI FAVA. Mi auguro che da questo odierno dibattito inizi a scaturire un ragionamento che vada al di là della semplice risoluzione di un problema attraverso un rimedio di tipo poliziesco.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,55).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2340-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, mi trovo in perfetto accordo con molti colleghi che hanno trattato l'argomento questa mattina e, in particolar modo, con i colleghi del gruppo di Forza Italia.
Certamente il problema della violenza negli stadi ha dato vita a fiumi e fiumi di letteratura sull'argomento. Si invoca da più parti un adeguamento strutturale degli stadi. Molti, però, dimenticano che la gran parte dei fenomeni di violenza, come ha sempre detto l'onorevole Pescante, avviene fuori dagli stadi, negli spazi adiacenti alla vera e propria struttura sportiva.
Si è anche richiamata la necessità di una prevenzione adeguata, attraverso provvedimenti legislativi e una precisa strategia delle Forze di polizia oltre a un impegno delle società molto più fattivo e collaborativo. Mi piace richiamare un'immagine nota ai tifosi di tutto il mondo: lo stadio Bernabeu a Madrid, dove quasi centomila spettatori assistono, anche con una grande partecipazione emotiva, alle partite del Real Madrid e sono separati dal terreno erboso soltanto da una transenna quasi invisibile. Pensando a quanto accade in Italia, ci sentiamo l'amaro in bocca!
Desidero pertanto avanzare una proposta un po' dissacratoria rispetto alle altre. Traggo lo spunto da una mia interrogazione sui fatti di Catania che, come tante altre, non ha ricevuto alcuna risposta dal Governo: «Sette ultrà maggiorenni, arrestati anche a seguito di inoppugnabili riscontri forniti dalle riprese televisive, sono stati scarcerati dal tribunale del riesame di Catania. Pare che alla base della decisione ci sia la valutazione sull'assenza di precedenti penali e di pericolo di inquinamento delle prove. Il provvedimento è in evidente contrasto con quanto stabilito dal Tribunale del riesame per i minorenni che, qualche giorno fa, ha confermato la scarcerazione, per cinque dei sette fermati minorenni, fra i quali figura altresì il giovanissimo accusato di aver materialmente ucciso l'ispettore Raciti».
Riporto le frasi del procuratore Papa, che la dicono tutta sulla insofferenza anche di autorevoli settori della magistratura rispetto a questo tipo di sentenze. Ebbene, il procuratore Papa, con parole perfettamente condivisibili, afferma testualmente: Pag. 21«In Gran Bretagna la pena è di sei mesi e chi entra in cella non esce; qui è di 5 anni, ma dopo 15 giorni gli ultrà sono già liberi». Peccato che a Catania siano diventati liberi, pur essendoci stata l'uccisione dell'ispettore Raciti, dopo soli pochissimi giorni.
Allora, signor Presidente, credo che sia giusto un adeguamento degli stadi e che sia altrettanto giusto adottare una strategia diversa, più «corposa» delle società e delle Forze dell'ordine, tuttavia è bene anche sottolineare che il «ventre molle» della difesa dell'ordine pubblico in Italia è rappresentato da un'atmosfera politico-culturale su una pretesa insindacabilità di giovani e giovanissimi, alla quale, purtroppo, si adeguano molti magistrati. Pertanto, senza un intervento, perlomeno ispettivo, del ministro della giustizia e, quindi, del Governo, nei confronti di tali comportamenti, si perpetua il convincimento che tutto si può contro le Forze dell'ordine e che, di converso, per chi offende, maltratta ed aggredisce i tutori della legge e i cittadini inermi vi è, al massimo, un giorno di fermo e, subito dopo, il ritorno in libertà, semmai con le scuse del graduato di turno.
Credo dunque che il Governo, senza dover affrontare grandi spese per adeguare gli stadi, debba iniziare a dare segnali chiari, anche alla magistratura, affinché non si scarcerino facilmente i giovani e i giovanissimi che si rendono protagonisti negativi di questi gravi reati che, poi, colpiscono l'immagine stessa del nostro paese al cospetto della comunità internazionale.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti della facoltà di giurisprudenza dell'Università LUMSA di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, il gruppo de La Rosa nel Pugno ha cercato di richiamare l'attenzione del Governo e delle forze politiche presenti in quest'aula su un provvedimento sicuramente volto ad affrontare una problematica particolarmente grave, che ha bisogno di risposte tempestive e che vadano in profondità.
Il calcio italiano era, e dovrebbe essere, un grande patrimonio del nostro paese e, quindi, la sua tutela, la possibilità di svolgere in maniera ordinata e sicura manifestazioni sportive di grande rilevanza, che coinvolgono decine di migliaia di cittadini, è certamente un aspetto importante ed è pertanto giusto che il legislatore si occupi della materia ed introduca anche, con rapidità, norme che modifichino i comportamenti e che, in particolare, contrastino i comportamenti criminali.
Noi riteniamo, tuttavia, signor Presidente, onorevoli colleghi, che le legislazioni speciali non abbiano mai risolto i problemi alla loro radice e, quando hanno affrontato alcuni problemi ne hanno provocati altri. In particolare, noi pensiamo che non si possano affrontare questioni di tale natura con una riduzione delle garanzie. Noi non pensiamo che uno Stato democratico, per affrontare una problematica relativa alla sicurezza dei cittadini, negli stadi e fuori dagli stadi, debba modificare il proprio sistema di garanzie di libertà, il proprio sistema democratico.
Vi sono, in questo provvedimento, previsioni che per noi sono «indigeribili». L'ulteriore ampliamento della portata normativa della disposizione - già perversa nei suoi effetti e assolutamente antigiuridica - sulla flagranza differita non può essere accettato; la devoluzione all'autorità amministrativa di competenze in materia di limitazioni di libertà e di espressione, sia pure con riferimento ad opinioni non condivisibili, e la corrispondente sottrazione al loro giudice naturale, ovvero alla magistratura, non sono certamente scelte che possano essere condivise. Neppure può essere condivisa la scelta di un aumento delle pene secondo una pura visione repressiva quando la problematica, come sappiamo, ha altre origini e deriva dal rapporto perverso esistente tra società calcistiche e tifoseria ultrà.
Riteniamo debba essere affrontato il problema della modernizzazione del sistema Pag. 22degli stadi; certamente, da tale punto di vista, non ci conforta sapere che, nonostante sia trascorso qualche anno dall'entrata in vigore del cosiddetto decreto Pisanu, pochissimi sono gli stadi che si siano adeguati in maniera rigorosa a quanto ivi previsto.
In conclusione, signor Presidente, noi contiamo sulla possibilità che, nel corso del dibattito in Assemblea sulle proposte emendative, si possa intervenire ulteriormente sul provvedimento in modo da migliorarne ancora la portata normativa.
Abbiamo voluto ripresentare in Assemblea gli stessi emendamenti che avevamo già presentato in sede di Commissioni perché, su tali questioni, bisogna dare concretamente risposte ragionevoli senza limitarsi, su una situazione sicuramente grave, ad un impegno soltanto formale.
Infine, signor Presidente, colleghi, ci preoccupa l'emersione, non solo da questo ma anche da altri provvedimenti, di una cultura tesa a ridurre, a limitare, a condizionare diritti e garanzie fondamentali, sull'onda di situazioni di emergenza pur sicuramente gravi. Situazioni che certamente devono essere superate ma non a discapito dei principi fondanti della nostra democrazia, del nostro Stato repubblicano, del nostro sistema garantista.
Auspichiamo che nel prosieguo del dibattito vi sia la possibilità di apportare quelle modifiche che potranno rendere il provvedimento idoneo a rispondere alle esigenze di tranquillità e di sicurezza dei cittadini e a mantenere, nel contempo, il nostro paese nell'ambito di quelli civili.
PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Cirielli 2.3 è stato ritirato e che l'emendamento Pescante 10.81 deve intendersi sottoscritto anche dal deputato La Russa.
Avverto inoltre che le Commissioni hanno presentato le ulteriori proposte emendative 7.100, 9.100 e 11-bis.101, il cui testo è in distribuzione e per le quali - secondo quanto risulta alla Presidenza - i gruppi hanno rinunciato al termine previsto dall'articolo 86, comma 5-bis del regolamento.
Il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato per le ore 13,30.
Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni sulle proposte emendative presentate.
PIETRO FOLENA, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti presentati, salvo quelli cui mi riferirò in seguito per quanto riguarda sia la parte sportiva sia gli aspetti di competenza della II Commissione.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento 11-bis.100 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento, nonché sull'emendamento Barbieri 11-quinquies.1 e raccomandano l'approvazione dei propri emendamenti 7.100, 9.100 e 11-bis.101.
Le Commissioni esprimono parere favorevole - poiché si tratta di una proposta emendativa di natura sostanzialmente formale - sull'emendamento Gambescia 2-bis.80, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire le parole «l'introduzione e l'esposizione di» con le seguenti: «l'introduzione o l'esposizione di».
Il parere è altresì favorevole sull'emendamento Gambescia 2-bis.81, nonché sull'emendamento Sgobio 3.11.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Secondo gli accordi intercorsi tra i gruppi parlamentari, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il seguito dell'esame del provvedimento.
La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15.
Pag. 23PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bonelli, Capezzone, Lucà e Villetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2340-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione. Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, si sono svolti gli interventi sul complesso degli emendamenti e i relatori ed il Governo hanno espresso i relativi pareri.
Avverto che la Presidenza non porrà in votazione il subemendamento La Russa e Bono 0.11-bis.101.1, presentato con riferimento all'emendamento della Commissione 11-bis.101. Tale proposta emendativa, infatti, non risulta accedere al contenuto dell'emendamento cui è riferito, ovvero alle modalità di alimentazione del fondo di solidarietà sportiva, di cui all'articolo 11-bis, recando, invece, disposizioni nella diversa materia dell'utilizzazione delle risorse del predetto fondo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Del Bue 1.10, sul quale vi è un invito al ritiro da parte dei relatori e del Governo; chiedo pertanto al presentatore se intenda accedere a tale invito.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, il mio emendamento era volto a valutare l'efficacia delle nuove norme previste dal decreto-legge, per ciò che riguarda le trasferte organizzate dai tifosi. Precedentemente, le società ospitate avevano la possibilità di organizzare le trasferte, mettendo a disposizione dei tifosi un numero di biglietti in modo che le autorità preposte all'ordine pubblico, nella città ove si svolgeva la competizione sportiva, potessero avere piena certezza del numero dei tifosi, dei mezzi da loro usati e dell'orario di arrivo, per scortarli fino allo stadio. Lunedì scorso, su La Gazzetta dello Sport, ho letto che la questura di Milano si è lamentata del fatto che tremila tifosi dell'Atalanta fossero arrivati in ordine sparso allo stadio di San Siro e mi sono fatto carico, così, di presentare un emendamento su tale aspetto.
Accolgo l'invito al ritiro del mio emendamento, a patto che il Governo si renda conto della necessità di avviare una riflessione sulla procedura dettata dal testo. Non dico sia sbagliato disincentivare le trasferte organizzate, piuttosto che sarebbe utile, in realtà, se le trasferte non venissero effettuate (ma, nel momento in cui ciò avviene, è meglio che siano organizzate piuttosto che disorganizzate). Invito, pertanto, il Governo a fare un bilancio della nuova normativa nel giro dei prossimi sei mesi, al fine di verificare se essa sia più efficace delle norme precedenti nel disincentivare la presenza dei tifosi ospiti e garantire la sicurezza degli abitanti delle città ospitanti manifestazioni sportive, che vengono messe a dura prova dalla presenza massiccia di tifosi.
Con questo spirito, accedo, quindi, alla richiesta dei relatori, condivisa dal Governo, di ritirare il mio emendamento, purché, ripeto, il Governo si faccia carico di svolgere una riflessione sulle nuove norme ed un bilancio sulla loro efficacia nel giro dei prossimi sei mesi.
GIOVANNI LOLLI, Sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 24GIOVANNI LOLLI, Sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive. Ringrazio l'onorevole Del Bue. D'altra parte, il problema che egli ha posto è presente anche in diversi ordini del giorno che il Governo sicuramente accetterà.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Del Bue 1.12.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dai relatori e dal Governo.
MAURO DEL BUE. Anche con riferimento a questo emendamento vorrei una rassicurazione da parte del Governo, in quanto si sono verificate molte contraddizioni alla luce della sospensione di tutte le deroghe negli stadi, prima - secondo le disposizioni del decreto Pisanu - superiori ai 10 mila posti e oggi, sulla base di questo decreto-legge, superiori ai 7.500 posti. Infatti, il limite di applicazione della legge è passato dai 10 mila ai 7.500 posti.
Ci sono impianti che possono contenere al massimo 7.500 posti che vengono ritenuti a norma, anche se non lo sarebbero se si applicasse il decreto Pisanu a tutti gli impianti in assoluto, e ci sono impianti che possono contenere 20 mila, 30 mila, 40 mila spettatori che, non essendo a norma, vengono tenuti chiusi oppure vengono aperti soltanto a poche migliaia di abbonati.
Con la presente proposta emendativa si proponeva che gli stadi con capienza superiore ai 7.500 posti che non a norma fossero derubricati a stadi con capienza inferiore ai 7.500 spettatori. Tuttavia, sia il Governo sia i relatori, mi hanno spiegato che ciò potrebbe essere disincentivante rispetto alla necessità di porre mano a quelle norme di sicurezza previste dal decreto-legge, anche se, sotto un certo aspetto, non lo sarebbero soprattutto per le società di serie inferiore. Ci sono anche grandi città che hanno squadre in serie C1 e C2 e che al massimo registrano 2 mila, 3 mila, 4 mila spettatori e che, a seguito di queste norme, si troverebbero il prossimo anno a tenere chiusi gli impianti non a norma.
Pertanto, accedo all'invito al ritiro del mio emendamento purché, anche su questa materia, oltre agli organi provinciali che devono garantire la sicurezza degli impianti sportivi, siano previste norme ispirate ad un minimo di buonsenso.
PRESIDENTE. Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso l'ulteriore prescritto parere sugli emendamenti delle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 2340 sezione 2) e che il relativo testo è in distribuzione.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Caparini 1.010.
Chiedo all'onorevole Caparini se acceda all'invito al ritiro formulato dai relatori e dal Governo.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, ritiro questo articolo aggiuntivo, ma prima vorrei motivare la presentazione dello stesso nonché l'impianto emendativo che abbiamo presentato all'attenzione dell'Assemblea.
Siamo convinti che i fatti accaduti nello stadio Cibali dovranno costituire un punto di svolta per l'impegno che lo Stato e il Parlamento devono porre in essere per passare da una fase...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, l'oratore non riesce a parlare e chi è interessato non riesce ad ascoltare. Pertanto, vi prego vivamente di fare silenzio.
DAVIDE CAPARINI. ...prettamente emergenziale, che ci ha visti catapultati da un decreto all'altro, ad una fase di profonda riforma del settore.
Per questo motivo, abbiamo presentato alcune proposte emendative che riassumono il nostro pensiero in merito a ciò che deve essere realizzato per innovare profondamente il quadro normativo e per compiere quel salto di qualità che altri paesi hanno compiuto.
Noi abbiamo presentato alcune proposte che traggono elementi utili dall'esperienza di altri paesi, come l'Inghilterra (più volte citata sia in Commissione sia in Assemblea), che una volta applicati al Pag. 25nostro modello, che risulta essere profondamente diverso da quello anglosassone, potrebbero introdurre finalmente elementi di qualità nella prevenzione di episodi violenti nelle manifestazioni sportive.
Siamo convinti che non si possa prescindere da una normativa che consenta alle società professionistiche di calcio di diventare proprietarie degli impianti in cui si tengono le manifestazioni; non si può prescindere dal fatto di affidare alla società ospitante il compito di organizzare le misure di sicurezza e non si può, inoltre, prescindere dalla certezza della pena.
Purtroppo, invece, noi inseguiamo un modello repressivo che non ha portato ai risultati sperati e ciò non potrà mai accadere anche perché, come si è verificato in altri paesi, il modello repressivo e la conseguente militarizzazione degli stadi allontana le tifoserie e non le avvicina.
Per tale motivo, con questo articolo aggiuntivo proponiamo l'introduzione di un regolamento dell'impianto sportivo, a cui dovranno attenersi gli addetti agli impianti previsti anche grazie agli emendamenti che la Lega nord ha presentato al Senato. Tali addetti devono per forza di cose attenersi ad un regolamento, come risulta nella proposta emendativa in esame.
Comunque, siamo favorevoli a ritirare l'articolo aggiuntivo in discussione, anche perché il Governo si è impegnato ad accettare un ordine del giorno nel quale sono specificati i compiti di tali addetti alla sicurezza.
PRESIDENTE. Sta bene; l'articolo aggiuntivo Caparini 1.010 si intende pertanto ritirato.
Passiamo all'emendamento Buemi 2.82.
Chiedo ai presentatori se intendano accedere all'invito al ritiro formulato dai relatori e dal Governo.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, non ritiro l'emendamento, di cui sono cofirmatario, anzi invito i relatori ed il Governo a modificare il parere precedentemente espresso.
Stiamo parlando dell'introduzione di una certa misura di prevenzione ed invito i colleghi della maggioranza, ma anche quelli dell'opposizione, che hanno a cuore i termini del giusto processo, a valutare cosa stiamo votando. Si tratta di una vera e propria misura di prevenzione che viene disposta non dall'autorità giudiziaria, ma da una autorità amministrativa: in particolare, è il questore che dispone una misura che limita la libertà personale, con il divieto di accesso allo stadio e l'aggravante della diffida, che comporta l'obbligo di presentarsi ad un ufficio o comando di polizia nei giorni in cui si svolgono manifestazioni sportive.
Con questo decreto, che si inserisce nel contesto delle leggi emergenziali che si sono susseguite negli ultimi cinque anni, si aggrava una situazione che configura uno Stato di polizia. Colleghi, vorrei che rifletteste sul fatto che le misure di prevenzione per i mafiosi vengono disposte dal giudice. Ora, per il comportamento di un ragazzo che commette atti di violenza o tiene una certa condotta in uno stadio (secondo le disposizioni del cosiddetto decreto Amato, addirittura non si configurerebbe nemmeno un comportamento qualificabile come reato, ma una semplice condotta finalizzata a non si sa cosa), si prevedono divieti che limitano la libertà personale; anche tecnicamente, l'obbligo di presentarsi in un comando di polizia secondo la Corte costituzionale è una limitazione piena della libertà personale.
Pertanto, si attribuisce al questore la possibilità di disporre questi divieti e queste prescrizioni per comportamenti tenuti allo stadio, mentre per i mafiosi queste misure, anch'esse di prevenzione, devono essere disposte da un giudice.
Con questo emendamento noi proponiamo che sia il questore, non a disporre, ma a proporre la misura di prevenzione, proposta che poi, tramite il pubblico ministero, finirà davanti ad un giudice perché lo stesso decida nel merito, con la possibilità, quindi, di un contraddittorio tra le parti, in modo che il diffidato sia in grado di dimostrare eventualmente la propria innocenza.
Ci riempiamo tanto la bocca del modello inglese, il più duro nel trattamento Pag. 26dei comportamenti antisportivi, ebbene, nel modello inglese non è l'omologo del nostro questore a disporre questa misura di prevenzione, ma un magistrato e in seguito un giudice. Al Senato, nella scorsa legislatura, il centrosinistra ha tenuto un comportamento corretto nei confronti della flagranza differita, mentre ora questo centrosinistra accetta di introdurre norme aggravanti rispetto a quanto già previsto che configurano una crepa nell'ordinamento, per cui dai comportamenti antisportivi si potrà arrivare ai comportamenti politici e alla limitazione della libertà personale.
Non è accettabile - mi rivolgo ai garantisti del centrodestra e del centrosinistra - far passare questo principio che costituisce una crepa nei diritti costituzionali del nostro paese. Ai mafiosi tutte le garanzie, mentre per i giovani che vanno allo stadio, magari senza che gli stessi abbiano compiuto dei reati, imponiamo che sia il questore a stabilire misure limitative della libertà (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, francamente mi sarei aspettato che questo emendamento venisse ritirato, perché con l'emendamento Buemi 2. 82 inizia una serie di emendamenti degli onorevoli Buemi e D'Elia che meritano una considerazione di fondo sulla quale vorrei attirare l'attenzione dei colleghi, dell'opposizione e della maggioranza, soprattutto di coloro - mi riferisco a quelli della maggioranza - che potrebbero farsi tentare dalla consueta aria di malinteso garantismo che si era già manifestato in modo flagrante allorché, nella scorsa legislatura, affrontammo con vari provvedimenti, ivi compreso il cosiddetto decreto Pisanu, il problema della violenza negli stadi.
Il presidente Folena, nella relazione sul presente provvedimento svolta in sede di Commissioni riunite, ha dichiarato che il fallimento della politica di contrasto alla violenza del calcio nella scorsa legislatura è dipeso dalle misure di sicurezza e di repressione non sanzionatorie che ha ispirato la legislazione del precedente Governo. Sempre in quella sede, il Presidente Folena ha però onestamente riconosciuto che la repressione di comportamenti ed azioni gravi è un dovere del legislatore - non credo solo di sinistra, almeno immagino - per concludere poi affermando che «nessun atteggiamento lassista e nessun "sociologismo" giustificazionista può trovare spazio di fronte a fatti tanto gravi come quelli di Catania». Infatti, ha gagliardamente difeso in sede di Commissioni riunite, e lo farà anche in Assemblea, il decreto-legge del Governo che fa riferimento in gran parte alla legislazione del Governo Berlusconi. L'unica differenza è che le norme «repressive» del passato sono state rese più severe ed incisive e di questo noi ci compiacciamo: aumenti delle sanzioni amministrative, aumento dei limiti di carcerazione, aumento di severità delle norme del Daspo, aumento dei tempi della flagranza differita a quarantotto ore.
Il Governo ha fato benissimo. Avete osteggiato in passato i precedenti provvedimenti, ai limiti dell'ostruzione, che si è avvalsa, onestamente lo debbo riconoscere, di un assai poco lodevole asse trasversale. Ora, vi siete dissociati e pentiti o, diciamo con un termine più cristiano, convertiti. Avete cioè ben compreso che la scarsa efficacia dei provvedimenti del passato non era dovuta alla loro natura repressiva, bensì al fatto che il relativo iter parlamentare ne svuotava i contenuti. Adesso con questo emendamento, onorevole Buemi, onorevole D'Elia, ci ritroviamo al punto di partenza. Ricominciano i tentativi, come in passato, di vanificare l'effetto deterrente della legge. È il destino inesorabile delle leggi all'italiana, che nascono sull'onda di una forte emotività, ma che poi, appena l'ira sbollisce, si perdono lungo la strada!
Ebbene, Forza Italia voterà contro questo emendamento, ritenendo che esso veramente sia altamente lesivo dell'impianto complessivo del provvedimento che ci accingiamo a sostenere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Il gruppo dell'UDC voterà contro questo emendamento presentato dal gruppo della Rosa nel Pugno. Riteniamo infatti che se fosse approvato un emendamento di questo genere il provvedimento non avrebbe più senso. L'intervento che con forza viene richiesto dalla società civile e dai tifosi veri che vanno allo stadio subirebbe un annacquamento complessivo, che porterebbe addirittura il Governo a dover ritirare il provvedimento stesso.
Credo che il testo dell'articolo 2, così come risultante dalla formulazione iniziale del Governo, dal lavoro del Senato e da quello svolto nelle Commissioni riunite II e VII della Camera, sia una norma equilibrata e certamente forte. D'altronde oggi è necessario dare un segnale forte ad un sistema che ha bisogno di essere rigenerato anche attraverso provvedimenti che diano alle forze dell'ordine la possibilità di mantenere l'ordine pubblico all'interno degli stadi. Vedete, colleghi, è un errore fare degli esempi e delle similitudini tra quello che accade all'interno degli stadi e ciò che accade in altre parti della società civile. Bisogna vivere negli stadi, bisogna andarci, bisogna frequentarli: alcune aree degli stadi in questo paese sono diventate purtroppo terra di nessuno!
Questa situazione si può combattere soltanto con provvedimenti chiari, che svolgano anche una funzione di prevenzione proprio attraverso la conoscenza dei medesimi, cercando di ristabilire regole certe ed applicabili e soprattutto meccanismi che consentano di allontanare dallo stadio i violenti, quelli che in qualche modo condizionano la vita di giovani, di ragazzi, di minorenni che vanno allo stadio per vedere la loro squadra del cuore e i loro campioni e che si trovano invece coinvolti in altri fatti, in altri interessi, in altre questioni, che nulla hanno a che fare con lo sport e con le valutazioni del tifo «giusto».
Per questo motivo voteremo contro questo emendamento, così come voteremo contro tutti quegli emendamenti che in qualche modo tendono a delineare questo provvedimento come un meccanismo di indebolimento complessivo delle misure che servono ad estirpare la violenza dagli stadi e dalle manifestazioni del calcio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Ricordo ai colleghi presentatori dell'emendamento Buemi 2.82 che è vero che il Football Spectator Act del 1989 permette ai tribunali anglosassoni di imporre un restriction order, quindi una restrizione della libertà, impedendo così l'accesso all'interno degli stadi delle persone condannate per reati connessi alle manifestazioni calcistiche; tuttavia, sottolineo il fatto che in Inghilterra uno dei pilastri fondamentali su cui si è basata l'azione di riforma del sistema calcistico è stato proprio quello della certezza della pena, unitamente ad un principio di tempestività.
Ricordo, infatti, che in Gran Bretagna si arriva in giudizio, comunque, non oltre le ventiquattro ore dal termine della gara. Ciò rappresenta una differenza notevole, tanto è vero che, in Inghilterra, l'emissione di un ordine di esclusione è prevista anche per il tentativo, la cospirazione o anche l'incitamento a commettere uno dei reati per i quali viene successivamente disposto l'allontanamento dallo stadio. Comprenderete tutti che si tratta di una situazione molto diversa rispetto al nostro impianto normativo.
In più, ricordo che il Public Order Act del 1986 introduceva una nuova fattispecie di reato: il comportamento turbativo della quiete pubblica, ovvero un atto posto in essere ancor prima che venisse commessa una violenza. Capite bene che, nel nostro ordinamento, questo tipo di reato non sarebbe nemmeno ipotizzabile!
Quindi, le differenze sono talmente radicali che non si possono compiere parallelismi. Certo, sarebbe auspicabile che Pag. 28fosse il tribunale ad emanare un ordine di restrizione; sarebbe altresì auspicabile che gli stessi funzionassero, tuttavia si tratta di una circostanza che, nel nostro paese, oggi purtroppo non si verifica.
Pertanto, l'approvazione dell'emendamento in esame rischierebbe di demolire tutto ciò che è stato realizzato, in questi anni, per cercare di garantire un livello minimo di certezza del diritto e di sicurezza all'interno degli stadi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, desidero intervenire sull'emendamento Buemi 2.82 a titolo personale.
Debbo dire, con molta onestà, che non bisogna alzare cortine fumogene. Se si sono verificati nuovi episodi di violenza negli stadi, questi sono dovuti innanzitutto al fatto che il ministro dell'interno, in deroga alle regole, ha consentito lo svolgimento di partite all'interno di stadi che non erano completamente a norma.
In secondo luogo, voglio evidenziare che il cosiddetto decreto Pisanu non è stato applicato in nessuna delle sue parti; infatti, coloro che seguono queste vicende sanno che i cosiddetti steward non avevano il potere di intervenire per effettuare controlli!
Vorrei ricordare a qualche personaggio di questa Assemblea che, per quanto concerne il biglietto nominale - mi rivolgo onorevole Ciocchetti, il quale ha rilasciato una dichiarazione su questo tema pochi giorni fa -, la prima proposta in tal senso...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
TEODORO BUONTEMPO. ...venne avanzata proprio quattro anni fa, il 26 marzo 2003, dal sottoscritto, attraverso un emendamento riferito al...
PRESIDENTE. Deve concludere!
TEODORO BUONTEMPO. ... decreto-legge n. 28 del 2003. Ebbene, tale proposta emendativa venne respinta dall'Assemblea, dopo l'intervento anche di eminenti personaggi!
Concludo, signor Presidente. Non ritengo che si possa riuscire a ridurre la violenza negli stadi senza garantire la certezza della pena; tuttavia, vorrei osservare che bisogna rispettare anche le prerogative di libertà dei cittadini. Rivolgo un elogio alle forze dell'ordine, ma rilevo che occorre l'intervento del magistrato per restringere la libertà di una persona!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, sono naturalmente sensibile, anche per cultura, a tutti i richiami al garantismo, soprattutto quando provengono da amici di cultura libertaria, come i deputati del gruppo della Rosa nel Pugno. Tuttavia, conosco profondamente, come i colleghi Ciocchetti, Pescante ed altri deputati, la situazione drammatica in cui oggi versano gli stadi italiani. Si tratta, quindi, di compiere una scelta.
Infatti, potremmo pensare di applicare, all'interno degli impianti sportivi nazionali, le norme del diritto ordinario: in tal caso, andremo avanti come è stato fino adesso, ma non dovremmo prendere a modello la Gran Bretagna, dove esiste una legislazione speciale per gli stadi. In caso contrario, dovremmo adottare norme di carattere sia repressivo, sia anche preventivo al fine di evitare che simili violenze si perpetrino ancora.
Vorrei evidenziare che la differenza esistente tra la legislazione inglese, che ha introdotto previsioni specifiche per l'applicazione delle leggi negli stadi, e l'ordinamento italiano era la seguente. Se io dovessi entrare in uno stadio inglese con un coltello, verrei arrestato anche se non ho commesso alcun un reato e non ho ferito nessuno. Ciò perché non si può entrare negli stadi con un coltello. In Italia, prima dell'entrata in vigore di questo Pag. 29decreto-legge, se fossi entrato in uno stadio con un coltello in tasca, al massimo, mi avrebbero tolto il coltello. È chiaro?
Allora, data la situazione d'emergenza che si verifica negli stadi italiani, io ritengo si debbano prendere a modello le esperienze di quei paesi che hanno introdotto normative specifiche riguardanti gli stadi di calcio e che hanno combattuto e debellato la violenza. Da questo punto di vista, l'Inghilterra è un modello da imitare. Certamente, in tale paese esistono anche norme disincentivanti e chiedo al Governo di prenderne atto, dopo la conversione in legge di questo decreto-legge. Ad esempio, sono state abbattute tutte le barriere esistenti negli stadi e non c'è alcun reticolato entro il quale confinare i tifosi della squadra avversaria; invece, in Italia, spesso sono ignobilmente ammassati in luoghi che istintivamente possono persino indurli a perpetrare atti di violenza. Oltre a questo, è stata elaborata una specifica legge per gli stadi, di carattere preventivo e repressivo, che ha funzionato.
Certamente, non si può estendere la specificità di queste norme all'ordinamento generale poiché negli stadi esiste una situazione specifica, e non solo perché sono luoghi particolari. Gli stadi di calcio, infatti, non sono assimilabili ai palazzi dello sport e il calcio è l'unico sport che subisce fenomeni di violenza. Nei palazzi dello sport non esiste alcuna divisione tra tifosi della squadra ospitata e tifosi della squadra ospite e non c'è neppure un reticolato a dividere il campo di gioco dalle gradinate. In quegli sport, si vince o si perde per un solo punto, anche all'ultimo secondo. Ricordo un campionato in cui, fino ad un secondo dal termine dell'ultimo incontro, non si sapeva quale tra le rappresentative di Livorno e di Milano avesse vinto e non è accaduto assolutamente nulla. Se la stessa situazione si fosse verificata in uno stadio di calcio, sarebbe stata messa a ferro e fuoco un'intera città. Il calcio è stato degradato in Italia, è stato eccessivamente «pompato» anche dalle televisioni e dai giornali, è stato drammatizzato ed è diventato un fenomeno che difficilmente può essere pilotato e normato e nell'ambito del quale è difficile prevenire e reprimere la violenza.
Sono un garantista ma garantismo non significa non punire i responsabili di un crimine o non intervenire nel caso in cui qualcuno lanci in campo un fumogeno o un oggetto contundente. Bisogna punirli, certamente in base alla certezza della pena e garantendo il diritto alla difesa. Questo è garantismo! Altro è lasciare che le cose vadano avanti così come sta accadendo in Italia, salvo arrivare al punto di piangere nuove morti, nelle prossime settimane o nei prossimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, in sede di Commissioni riunite abbiamo tentato di trovare alcune soluzioni che fossero largamente condivise. L'impianto da cui partiamo potremmo definirlo sostanzialmente consolidato. È stato creato sul finire degli anni Novanta ed è stato corretto - come ha ricordato molto bene il collega Pescante - nell'anno 2001 quando, purtroppo, alcuni avvenimenti hanno impressionato l'opinione pubblica e hanno costretto il Parlamento, anche in quella occasione, ad intervenire.
Nel contesto delle norme che disciplinano il divieto di accesso e l'obbligo di presenza concomitante quando si svolgono le manifestazioni sportive sono previsti alcuni rimedi. Uno di essi è quello della successiva convalida da parte del giudice per le indagini preliminari, cui si deve rivolgere obbligatoriamente il pubblico ministero. Sono voluto intervenire, innanzitutto, per sgomberare il campo dal dubbio che questo provvedimento contenga norme, per così dire, irragionevoli sotto il profilo costituzionale. Sarebbe ben grave se intervenissimo in questa direzione. Semmai, ciò che è mancato è stata l'informativa che il gruppo di Alleanza Nazionale aveva chiesto in sede di discussione Pag. 30sulle linee generali, per conoscere quanti provvedimenti di questo tipo siano stati adottati.
Noi ritenevamo importante, al fine dell'istruttoria legislativa, disporre di una serie di informazioni - ma su questo tornerò - che non ci sono state date, e questo ci dispiace. Infatti, noi abbiamo dimostrato con il nostro comportamento la serietà del nostro intervento in un confronto non facile, al fine di assicurare a chi sbaglia - ponendo in essere ovviamente comportamenti violenti - che quel prezzo deve essere pagato in considerazione dei guasti per l'intera società. Inoltre, dovremmo anche parlare delle forze dell'ordine che troppo spesso sono costrette a pagare in prima persona le conseguenze di pochi facinorosi e violenti.
Credo che questo provvedimento - e concludo, Presidente - relativo solo ed esclusivamente a quelle persone per cui ricorrano determinati presupposti (denunce per violenza, una condanna anche se non definitiva per essere stati coinvolti in episodi di quel tipo, eccetera) rappresenti tutto sommato un punto di equilibrio che è stato raggiunto con l'intento di dare un segnale: in questo Parlamento non c'è nessuno disposto - a cominciare soprattutto da Alleanza Nazionale - a tollerare ancora la violenza nelle manifestazioni sportive e a danno delle forze dell'ordine. Ecco perché voteremo contro l'emendamento Buemi 2.82 che è stato proposto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Grazie, Presidente. Io volevo sottolineare come con l'emendamento presentato dai colleghi Buemi ed D'Elia, si arriva espressamente, entro cinque giorni, al giudizio relativo al provvedimento di divieto di accesso allo stadio, mentre entro sette giorni si arriva al provvedimento sulla prescrizione dell'obbligo di firma. Non saremo di fronte al modello inglese secondo il quale entro 24 ore si deve decidere, ma con questo emendamento di certo ci siamo molto vicini. Soprattutto daremmo tempi certi affinché possano essere decisi provvedimenti con una qualche efficacia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente e colleghi, noi voteremo contro l'emendamento Buemi 2.82 perché - come è stato evidenziato nella relazione illustrativa, nel dibattito e negli interventi che si sono susseguiti - la necessità e l'urgenza delle modifiche di norme di carattere penale e processuale, introdotte dal decreto-legge in esame e largamente condivise, sono da ricercarsi nel recente e drammatico susseguirsi di gravissimi episodi di violenza, verificatisi in occasione di avvenimenti sportivi che hanno richiesto un intervento normativo immediato. Tale intervento è volto ad integrare e perfezionare la normativa vigente in materia di contrasto ai fenomeni di degenerazione violenta di tipo sportivo.
Si tratta di un intervento legislativo - come dicevo - largamente condiviso e, pertanto, il decreto in esame contiene disposizioni che nel complesso possono migliorare e rendere più ampia la previsione di casi di violenza, durante lo svolgimento di manifestazioni sportive, anche attraverso l'azione immediata, attraverso misure che intervengono sulla loro organizzazione e sul loro svolgimento. Per questa ragione, voteremo contro l'emendamento e sosterremo il testo proposto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, devo dire che l'intervento del collega D'Elia ha suscitato in me qualche riflessione sull'emendamento al nostro esame, anche se la questione è stata posta come un problema di carattere tecnico. Non voglio entrare nella necessità di ampliare Pag. 31l'area della sicurezza rispetto a quella della giustizia, con tutto quello che comportano norme di carattere emergenziale come quelle che siamo chiamati ad approvare. Tuttavia, secondo me, la seconda parte dello stesso emendamento al nostro esame impedisce di ritenere che si tratti di misure di prevenzione tipiche, nel momento in cui si propone addirittura una sorta di misura che, al contrario, presenta tutto il crisma di una pena accessoria. Infatti, nel momento in cui si dice che il questore può proporre al pubblico ministero di andare davanti al giudice per le indagini preliminari al fine di presentare sistematicamente la richiesta di misure valide contro l'indagato, quando ci sono derby o partite in corso, tale misura si potrebbe considerare non più semplicemente di prevenzione, ma in realtà una pena accessoria. Ciò fa intendere che la prima parte di questo emendamento sia assorbita da questo concetto. Non si tratta infatti di misure di prevenzione, ma piuttosto di una sorta di terza specie o terzo genere rispetto alla fattispecie canonicamente prevista dal nostro ordinamento.
Altrimenti, se fosse valido il ragionamento del collega, non vedo come egli potrebbe, appigliandosi a tutte le motivazioni che ha dato, proporre la seconda parte dell'emendamento: quelle non sono misure di prevenzione, diventano esattamente pene accessorie in presenza di una «non condanna». La persona non è stata ancora condannata, non vedo perché debba essere applicata quella sorta di misura di prevenzione che invece è, in ogni circostanza e frangente, considerata una pena accessoria.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!
ANTONIO LEONE. È questo il motivo per cui ritengo si debba votare contro quell'emendamento, ma non per le motivazioni proposte dal collega stesso all'aula.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, non ho esperienza parlamentare e, di conseguenza, guardo sempre con un senso di ammirazione al dibattito e alla dialettica che si svolgono presso la Commissione e presso l'aula. Devo dire che, avendo partecipato al dibattito in Commissione, il mio compiacimento e anche il mio ringraziamento va al modo in cui i vari gruppi parlamentari sono riusciti a trovare un'intesa sui punti fondamentali del provvedimento all'esame. Dalla Commissione è uscito un testo estremamente equilibrato, un provvedimento che tiene conto tanto delle esigenze di intervento immediato per combattere e reagire di fronte alla inciviltà della violenza negli stadi, quanto, allo stesso tempo, delle garanzie fondamentali previste dal nostro ordinamento.
Si tratta di un provvedimento che non costituisce una legge speciale, bensì una legge specifica per quel contesto particolare.
Per quanto riguarda l'emendamento 2.82 degli onorevoli Buemi e D'Elia, pregherei sommessamente di ritirarlo. E perché dico questo? Presso il Dicastero della giustizia due commissioni stanno lavorando per la riforma del codice di procedura penale e di quello penale. Queste commissioni stanno svolgendo un esame approfondito di tutte le sanzioni applicabili e delle modalità di applicazione delle stesse, anche attraverso il filtro dell'autorità giudiziaria (preventivo o successivo) mediante eventuali impugnazioni o reclami.
Se un provvedimento d'urgenza deve essere preso (non abbiamo ovviamente presso lo stadio, come avviene invece in Inghilterra, un giudice che possa immediatamente intervenire: purtroppo - lo dico con grande tristezza, da ex magistrato - i ritardi della giustizia sono quelli che sono), allora, credo che sia estremamente opportuna la trasformazione dell'emendamento in esame in un ordine del giorno incalzante, che raccomandi al Governo - e soprattutto alle commissioni che stanno lavorando presso il Dicastero della giustizia - di esaminare Pag. 32e approfondire anche quella tematica al fine di verificare la compatibilità con il sistema ordinamentale di una iniziativa immediata che potrebbe essere adottata da un'altra autorità di pubblica sicurezza (questore o prefetto), quanto spazio debba essere lasciato a tale autorità e quanto invece debba essere occupato o ripreso dall'autorità giudiziaria.
Di tale gesto estremamente opportuno comunque ringrazio, affinché ritorni quella sintonia che ho visto realizzarsi nell'ambito delle Commissioni riunite per un provvedimento tanto atteso, che dovrà tornare nell'altro ramo del Parlamento e da approvare quindi in tempi rapidi.
Immaginiamo che cosa potrebbe accadere qualora il provvedimento d'urgenza in esame non venisse convertito, soprattutto sotto l'aspetto penale e quello procedimentale, per quanto è già in vigore e si è avviato sulla base del presente decreto-legge e per la reattività da parte di quelle forze criminali, che non esito a definire tali, le quali vedrebbero invece ancora una volta lo Stato inerte di fronte alle loro gesta.
Raccomando, quindi, sommessamente, dalla mia inesperienza ma con il mio ringraziamento, di ritirare l'emendamento e di trasformarlo in un ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).
SERGIO D'ELIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Ringrazio molto il sottosegretario per l'attenzione che ha voluto dedicare all'argomento, ma anche i colleghi che sono intervenuti su questo punto. Evidentemente un problema c'è, se questo emendamento è stato l'occasione per un dibattito così importante. Signor sottosegretario, nella sua proposta, lei sottintende che quello che oggi stiamo per approvare è ai limiti - non voglio dire ai limiti della costituzionalità; a parer mio lo è, lei non l'ha detto - del rispetto delle regole minime di un giusto processo.
Collega Leone, peggio mi sento, se quella che è nella seconda parte dell'emendamento lei non la considera una misura di prevenzione tipica. Secondo i tecnici, gli esperti, la Corte costituzionale e via dicendo, questa è una misura di prevenzione. Lei la considera una pena accessoria. Peggio mi sento. E noi stabiliamo che sia un questore a comminare una pena accessoria, e non invece un'autorità giudiziaria davanti alla quale il sospettato goda delle garanzie. Qui infatti parliamo anche di sospetti. Noi stiamo applicando il Daspo a chi non ha commesso reati - entreremo nel merito più precisamente con l'emendamento successivo, quello relativo al Daspo preventivo - e, per quanto riguarda la diffida, decidiamo che sia il questore ad applicarla; per quanto attiene all'obbligo di firma, sottoponiamo la misura alla convalida da parte del gip. È una misura di prevenzione; se, addirittura, lei - onorevole Leone - la considera una pena, ebbene ci deve essere una sede, una Camera di consiglio, nella quale difesa ed accusa si possano confrontare su una misura che limita la libertà personale.
Colleghi di Rifondazione comunista, colleghi dell'Ulivo che al Senato, nella scorsa legislatura, avete contrastato queste misure repressive, tutti zitti su questo? Devono essere i questori a decidere sulle limitazioni della libertà personale? Colleghi garantisti del centrodestra, liberali, riformatori, tutti zitti su questo? E poi chiedete il giusto processo nelle occasioni in cui, magari, vi sono - e io sono dalla vostra parte - attacchi politici, che utilizzano la magistratura per mettere fuori gioco alcuni dei vostri rappresentanti. Tutti zitti su questo? Caro sottosegretario, magari presenterò anche un ordine del giorno, ma voglio che l'Assemblea si esprima su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, poiché l'emendamento è sostanzialmente analogo ad un altro da me presentato insieme ad altri colleghi, voglio dire Pag. 33che è notoria la mia posizione rigorista in tema di giustizia e di sicurezza, anche in Commissione. E l'onorevole Buemi lo sa molto bene. Si tratta di giurisdizionalizzare un provvedimento, quello del Daspo, che peraltro presenta anche meccanismi criminogeni, nel senso che fa entrare i giovanissimi in un circuito vizioso di reità, di anomia, di marginalità attraverso una misura che viene imposta addirittura - secondo la proposta che ci arriva dal Senato - sulla base di semplici circostanze obiettive che devono risultare alle forze dell'ordine e al questore in maniera particolare. Come dirò più diffusamente dopo, intervenendo sull'emendamento che abbiamo presentato, l'idea sostanziale di giurisdizionalizzazione del provvedimento mi sembra assolutamente lapalissiana.
Credo che, con il mio comportamento, non abbia certamente dimostrato tolleranza nei confronti dei tifosi e dei teppisti. Tuttavia, riteniamo che servano una giustizia più efficace e pene più concretamente severe quando qualcuno commetta un reato. E, dunque, nel corso del processo avviato in seguito alla commissione di un reato in occasione di manifestazioni sportive, crediamo si possa prevedere - come avviene oggi - il divieto di accesso alle manifestazioni sportive.
In ogni caso, la sostanziale idea secondo cui il provvedimento deve essere giurisdizionalizzato rappresenta una garanzia costituzionale indefettibile.
I miei colleghi in Commissione giustizia mi hanno rimproverato tante volte un eccesso di rigore nell'affrontare questioni del genere, ma oggi tacciono di fronte a considerazioni assolutamente condivisibili, come rilevato anche dall'onorevole Leone.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Angelo Piazza. Ne ha facoltà.
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, vorrei insistere affinché l'Assemblea valuti con grande serenità l'emendamento in questione.
Attraverso questo emendamento non intendiamo assolutamente abbassare la guardia di fronte a gravi e preoccupanti fenomeni riguardanti l'ordine pubblico, la vita e la sicurezza delle persone. Intendiamo ricondurre la reazione dello Stato nell'ambito dei canoni dell'ordinamento e delle garanzie.
Non si capisce perché vengono attribuite garanzie di giurisdizionalizzazione nei confronti di provvedimenti preventivi in favore di mafiosi o di sospettati di mafia e la stessa cosa non deve essere prevista in relazione ad azioni gravi e criminose portate avanti da ragazzi che, in ogni caso, debbono essere puniti.
Quindi, il nostro emendamento intende elusivamente far rispettare le regole dell'ordinamento e non diminuire le forme di tutela della collettività.
D'altro canto, nella scorsa legislatura, quando il centrodestra presentò dei provvedimenti su questa materia...
PRESIDENTE. Onorevole, concluda il suo intervento.
ANGELO PIAZZA. ..., noi, sul tema della flagranza differita, come centrosinistra fummo molto duri, severi e rigorosi (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, intervengo per suggerire a lei e a tutta l'Assemblea - visto che, di fatto, vi è una riunione credo di Commissione, se non di Comitato dei diciotto - di dare al Comitato dei diciotto l'opportunità formale di ragionare su quanto l'Assemblea ha espresso in questo momento. Si tratta, infatti, di una riflessione importante e decisa per quanto concerne i diritti civili degli italiani.
Ella potrebbe opportunamente prevedere una sospensione affinché si possa giungere ad un'ulteriore mediazione. Ad ogni modo, sarebbe opportuno sospendere la riunione in corso che, di fatto, si sta svolgendo ai margini di questa Assemblea.
PRESIDENTE. Non c'è nessuna riunione, neanche informale, del Comitato dei diciotto.
PINO PISICCHIO, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, credo che una riunione del Comitato dei diciotto non porterebbe ad alcun diverso risultato rispetto a quello che abbiamo verificato attraverso gli interventi susseguitisi fino ad ora.
Vorrei ricordare ai colleghi, lo dico sommessamente e con grande senso collaborativo - lo stesso che ha caratterizzato il lavoro delle Commissioni riunite, portato avanti per giorni con un'intensità particolarmente marcata -, che abbiamo affrontato e superato anche momenti di forte criticità.
Qual è l'elemento che ha fatto luce sul nostro lavoro? Il provvedimento da noi esaminato era stato approvato all'unanimità dal Senato e presentava dei punti fortemente critici che necessitavano di un intervento; in ogni caso, ci siamo vincolati all'obbiettivo di approvare un provvedimento con il consenso di tutti i gruppi. Solo attraverso questo elemento politico avremmo potuto considerare l'ipotesi di un'approvazione al Senato di eguale valore e significato politico.
Tutti assieme abbiamo considerato fondamentale, urgente, necessario, approvare un provvedimento che avesse come oggetto centrale d'intervento l'ordine pubblico.
Non stiamo ridisegnando il quadro di riferimento del calcio o dello sport. Ciò avverrà successivamente e il Governo si è impegnato in tal senso. La Commissione giustizia e la Commissione presieduta dal collega Folena hanno già iniziato ad impostare un percorso in questa direzione.
Noi stiamo ora approvando un provvedimento di una urgenza estrema, in una condizione di eccezionalità, se volete. Tutti quanti noi, soprattutto dal punto di vista delle valutazioni giuridiche, abbiamo sostenuto momenti di fatica nell'andare avanti e concludere questo percorso. Tuttavia, questo risultato è il migliore possibile.
Per questa ragione, invito nuovamente i colleghi della Rosa nel Pugno a ritirare l'emendamento, anche per ciò che è emerso con palmare evidenza, nel senso che vi è una valutazione assai difforme rispetto alla richiesta che da essi veniva avanzata. Ho ascoltato il sottosegretario Scotti ed il suo invito a trasfondere il contenuto di questo emendamento in un ordine del giorno, che potrebbe essere accettata da tutti noi, perché la sostanza di quanto detto dai colleghi della Rosa nel Pugno non ci vede certamente estranei, né in una posizione di divergenza.
Per tutte queste ragioni, insisto nell'invitare i colleghi della Rosa nel Pugno a rinunciare a questo emendamento. La battaglia politica è stata compresa e condivisa e credo che il Parlamento tutto ne abbia preso coscienza.
Andiamo avanti, votiamo ad approviamo questo provvedimento, che è necessario e che, se non viene convertito in legge con la massima urgenza entro il 9 aprile, decadrà al Senato.
MARIO PESCANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Forza Italia ha assicurato il suo sostegno, ma laddove cominciasse la serie di emendamenti che tendono ad affievolire le misure adottate, seppur ispirandosi ad un ipergarantismo piuttosto «peloso», saremmo costretti a rivedere le nostre posizioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 2.82, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 416
Astenuti 16
Maggioranza 209
Hanno votato sì 25
Hanno votato no 391).
Passiamo agli identici emendamenti Cirielli 2.3 e Buemi 2.43.
Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro dell'emendamento Cirielli 2.3.
Prendo atto altresì che i presentatori non accedono all'invito al ritiro, formulato dai relatori, dell'emendamento Buemi 2.43.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, non è rituale l'invito ai colleghi a prestare attenzione su questo emendamento, perché esso tocca una questione fondamentale del provvedimento che stiamo discutendo, così come è stato aggravato dal cosiddetto decreto-legge Amato.
Sappiamo che il Daspo, ossia la diffida dal recarsi allo stadio, e l'obbligo di firma possono essere disposti - così abbiamo stabilito - dal questore a seguito di denuncia o di una condanna penale. In questo caso, passiamo avere una diffida nei termini del divieto di andare allo stadio e dell'obbligo di firma anche in mancanza di denuncia o di condanna penale, ponendo in essere il cosiddetto Daspo preventivo.
Basta leggere la norma del cosiddetto decreto-legge Amato che vogliamo sopprimere: «Il divieto può essere altresì disposto nei confronti di chi, sulla base di elementi oggettivi, risulta avere tenuto una condotta finalizzata alla partecipazione attiva».
Quindi, non vi è un reato, ma solo un comportamento, un'intenzione, una condotta che non produrranno nulla in termini di procedimento penale e, quindi, non vi sarà nemmeno la possibilità, per chi è sottoposto a tale misura di prevenzione, di difendersi davanti ad un giudice, perché la diffida semplice, il solo divieto di andare allo stadio, in questo caso, non prevede neanche la convalida da parte del giudice per le indagini preliminari. Può accadere, dunque, che vi sia un diffidato per cinque anni, solo sulla base di una nota di servizio della questura: non c'è indagine penale, non si apre il procedimento. Vi è semplicemente un questore che decide che, per cinque anni, una persona non debba andare allo stadio.
È una misura, introdotta con il cosiddetto decreto Amato, che configura ed aggrava ciò di cui parlavamo in precedenza, ossia uno Stato di polizia. Infatti, il diffidato, a seguito di denuncia o di condanna, comunque è andato in tribunale per difendersi dal reato che gli è stato contestato e quando il giudice lo avesse ritenuto innocente non avrebbe avuto più la diffida; in questo caso però non si va davanti ad un magistrato, seppure per la convalida. Vi è una diffida decisa dal questore, per cinque anni.
Credo che almeno questo aspetto del decreto-legge debba essere modificato, perché determina gravi problemi sotto il profilo della costituzionalità. Penso che rispetto a tale profilo basterà un ricorso in sede di tribunale amministrativo regionale per arrivare davanti alla Corte costituzionale, la quale ha ammesso la possibilità di adottare misure di prevenzione, purché permettano di arrivare davanti ad un giudice, seppure per la convalida. In questo caso, lo ripeto, non è prevista la convalida da parte del giudice per le indagini preliminari. Vi è pertanto una limitazione della libertà, decisa dal questore, a fronte della quale non vi è nemmeno la possibilità di mandare un fax, una nota difensiva: non vi è nulla! Ciò è inaccettabile!
Onorevoli colleghi, emendiamo almeno questa parte del provvedimento che comunque dovrà tornare all'esame del Senato, perché sarà comunque emendato da questo ramo del Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante (Commenti). Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Capisco la vostra insofferenza, onorevoli colleghi, ma fatevene una ragione, perché dovrò intervenire anche in altre occasioni, visto che gli onorevoli Buemi e D'Elia hanno presentato una serie di emendamenti che si potrebbero definire impropriamente «minori», perché lo sono per lo spazio che occupano negli atti parlamentari, ma non certo per le gravi, anzi gravissime, conseguenze che deriverebbero dalla loro eventuale approvazione.
Si propone la soppressione di alcune fattispecie di reati comportamentali e la diminuzione fino a limiti irrisori di sanzioni penali. È stato questo emendamento - lo devo dire con molta sincerità, rivolgendomi in particolare al collega D'Elia -, confermato dal contenuto dei successivi emendamenti Buemi 2.44, 2.45 e 2.46, ad aprirmi gli occhi dopo che, a seguito di un colloquio - come è normale che ve ne siano - con il medesimo collega D'Elia, mi era parso ragionevole trovare una via d'intesa sulle norme di applicazione del Daspo. La realtà è che tutti gli emendamenti presentati dagli onorevoli Buemi e D'Elia vanno nella stessa direzione, ossia di «cloroformizzare» il provvedimento, rendendolo praticamente inefficace. Ho avuto grande esperienza, nel passato, di simili interventi che hanno «cloroformizzato» i provvedimenti adottati nella scorsa legislatura.
Non voglio fare polemiche, ma devo dire che nel 2001, nel 2003 e nel 2005 ho ascoltato interventi ben più severi, anche da parte di autorevoli membri dell'attuale Governo, che sostenevano che per combattere la violenza negli stadi fosse sufficiente applicare la legge ordinaria - è riportato nei resoconti di questa Camera -, che i biglietti nominativi avrebbero allontanato le famiglie dagli stadi, che il cosiddetto decreto Pisanu avrebbe favorito l'esplosione della violenza - ciò è stato affermato da un sottosegretario di Stato dell'attuale Governo -, che il Daspo sarebbe una delle cause principali che alimentano le tensioni che si sono verificate negli stadi negli ultimi quattro anni, e, dunque, anche una delle cause dell'assassinio dell'ispettore Raciti.
Aggiungo, come perla finale, la dichiarazione di un allora severo oppositore del cosiddetto decreto Pisanu - oggi capogruppo di un partito di maggioranza al Senato - il quale, all'epoca, sosteneva che tale provvedimento costituiva un «laboratorio» e dichiarava: oggi gli stadi, domani i cortei. Concludeva poi - formidabile! - sostenendo: la figura degli steward porterà alla militarizzazione degli stadi e il passo successivo sarà la militarizzazione della società.
Anche lei, onorevole Buemi - il suo collega D'Elia non era allora parlamentare - sosteneva tesi giustificazioniste; lo ha onestamente riconosciuto in sede di Commissioni; però, a differenza dei suoi colleghi di maggioranza, non si è né dissociato né pentito rispetto al passato. Apprezzo la sua coerenza, ma non apprezzo né condivido l'obiettivo che persegue.
Questa volta, con l'impegno di tutti e per le responsabilità che ci siamo assunti di fronte all'opinione pubblica, non accadrà; per tali ragioni, dunque, esprimeremo un voto contrario su questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo sempre a titolo personale.
Insomma, chi ha votato a favore dell'approvazione dell'indulto - facendo «uscire» dal carcere circa 20 mila delinquenti comuni - non faccia, qui, l'insegnante sulle pene e sulla certezza della pena (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Altrimenti, si supera ogni misura: chi ha fatto uscire dal carcere persone condannate, non venga a fare il docente qui, inasprendo questo dibattito Pag. 37con una intolleranza quasi da Ku Klux Klan. Non accetto un discorso di questo genere. Di cosa stiamo parlando...? Così non si va avanti! Se per ogni motivo ci si alza e si dichiara che chi dissente è difensore della violenza si impedisce la discussione!
Onorevole Pescante, lei ha votato contro e si è espresso in termini contrari sui biglietti nominativi; lei ha rilasciato dichiarazioni contrarie ed ha espresso voti contrari quando io proponevo che il rapporto tra tifoserie e squadre di calcio fosse alla luce del sole, come finalmente avviene con questo provvedimento. Ciò è agli atti parlamentari.
Quindi, io rispetto profondamente la sua posizione; però, noi da anni ci stiamo battendo perché le società sportive siano corresponsabili, penalmente ed economicamente, di quanto avviene negli stadi.
PRESIDENTE. Deve concludere...
TEODORO BUONTEMPO. Ora, cosa chiede il collega Cirielli, con una proposta emendativa simile, come orientamento, a quella dell'onorevole D'Elia? Non di non condannare; non si dice che non debba esserci la certezza della pena.
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere, mi dispiace...
TEODORO BUONTEMPO. Noi diciamo solo che non sì può restringere la libertà di una persona soltanto perché si ritiene di ravvisare nella sua intenzione, ovvero senza che abbia compiuto reati, una condotta finalizzata alla partecipazione attiva. Che vuol dire? L'ha fatto o non l'ha fatto? Altrimenti, tutto ciò è pericoloso per la nostra gioventù.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 2.43, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 415
Astenuti 30
Maggioranza 208
Hanno votato sì 13
Hanno votato no 402).
Prendo atto che i deputati Vacca e Misiti non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto, altresì, che il deputato Zaccaria non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che il deputato Beltrandi ha espresso erroneamente un voto contrario, mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Passiamo all'emendamento Cirielli 2.39.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dai relatori.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rifaccio ad alcune considerazioni da me poc'anzi illustrate e che hanno ancora più valore dopo che è stato respinto l'emendamento a firma dei colleghi Buemi e D'Elia sull'applicazione del cosiddetto Daspo anche in presenza di semplici elementi oggettivi, anche quando non vi sia una denuncia a carico dell'interessato. Noi riteniamo giusta questa misura di limitazione della libertà quando vengono commessi reati.
Non intendo assolutamente disconoscere l'importanza del provvedimento, nel senso che è perfettamente logico e legittimo impedire a coloro che si sono resi responsabili di atti di teppismo e di violenza l'accesso alle competizioni sportive, anche in assenza di una sentenza passata in giudicato, ove ci si trovi di fronte all'evidenza della commissione di un reato.
Tuttavia, a maggior ragione - dopo l'introduzione di tale misura in Senato e in questo ramo del Parlamento persino nell'ipotesi in cui il soggetto non venga neanche denunciato e, quindi, non abbia commesso alcun reato - crediamo sia fondamentale la giurisdizionalizzazione del Pag. 38provvedimento, ossia che la competenza dell'adozione del provvedimento passi al pubblico ministero, su proposta delle forze di polizia e, in particolare, del questore.
Non voglio fare facile demagogia ricordando i tanti interventi che abbiamo svolto in tema di indulto. È chiaro che non si può adottare un atteggiamento così severo senza un adeguato controllo da parte della magistratura, ossia senza l'assunzione di responsabilità da parte di un giudice.
Ricordo che la nostra Costituzione stabilisce che la libertà personale è sacra ed inviolabile e che soltanto l'autorità giudiziaria può limitarla quando ricorrano le circostanze previste dalla legge.
Quindi, riteniamo che chiedere un po' di rigore accompagnato da una corretta procedura istituzionale con l'intervento della magistratura non significhi assolutamente volere «cloroformizzare» questo decreto-legge o - peggio - voler sostenere i violenti e i teppisti.
I violenti e i teppisti sono sostenuti da coloro che non prevedono un adeguato sistema sanzionatorio nei confronti di chi commette reati e violenze nel corso di manifestazioni sportive (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti della scuola media Carducci di Firenze che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intanto mi meraviglio che questi articoli e questi emendamenti non siano posti in votazione a scrutinio segreto: si tratta, infatti, di articoli ed emendamenti attinenti alla restrizione delle libertà costituzionali delle persone. Invito, quindi, la Presidenza a valutare se non sia il caso di applicare il nostro regolamento che prescrive che, quando le votazioni riguardino la libertà delle persone, esse possano avere luogo a scrutinio segreto: è uno dei casi previsti, come quello concernente la materia elettorale. La prego di valutare questa ipotesi.
Non si tratta di stabilire chi vuole le pene e chi non le vuole: impostare il discorso in questo modo è veramente indecente. Con l'emendamento Cirielli 2.39 si intende solo affermare che non si può fare a meno di una condizione di parità tra accusa e difesa nei tempi velocissimi imposti dall'emergenza e dalla violenza inaccettabile che si creano negli stadi.
Pertanto, si chiede che sia il pubblico ministero ad effettuare una valutazione. Lo Stato si deve attrezzare; ma mi pare assurdo che si possano adottare tali provvedimenti senza un giudizio di merito.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, per quanto riguarda la possibilità del voto segreto, esso non è stato richiesto secondo la procedura prevista dall'articolo 51 del regolamento. Tale norma stabilisce che la votazione a scrutinio segreto può essere richiesta in Assemblea da 30 deputati o da uno o più presidenti di gruppi che, separatamente o congiuntamente, risultino di almeno pari consistenza numerica.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, l'emendamento Cirielli 2.39 si propone l'obiettivo - anche se poi non lo raggiunge fino in fondo - di introdurre un sistema di giurisdizionalizzazione del Daspo, che noi avevamo già proposto con gli emendamenti precedenti.
Quindi, esso allude alla possibilità che ci sia un'autorità giudiziaria e la disposizione non è più del questore, ma del pubblico ministero. Uso il termine allude, perché, in base alle norme dell'ordinamento, è possibile che poi si configuri un vero e proprio giudizio di merito, nel quale il prevenuto possa rappresentare le proprie ragioni.
Per tali ragioni, anche se non ci soddisfa totalmente, noi de La Rosa nel Pugno sosterremo con un voto favorevole l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 39Cirielli 2.39, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 443
Astenuti 7
Maggioranza 222
Hanno votato sì 43
Hanno votato no 400).
Prendo atto che il deputato Beltrandi ha espresso erroneamente un voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Passiamo all'emendamento Buemi 2.44.
Chiedo pertanto ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
SERGIO D'ELIA. No, signor Presidente. Mi pongo in particolare la domanda - e chiedo chiarimenti alla Presidenza, ai relatori e al sottosegretario - se la previsione del Daspo, che può essere disposto anche nei confronti di soggetti minori di 18 anni, non sia già contenuta nelle norme esistenti. Mi sembra, quindi, inutile introdurre tale specificazione, se è vero che, già da dieci anni, il Daspo si applica ai minorenni, come si può peraltro vedere dal comma 3 dell'articolo 6 della legge sulla violenza negli stadi, che recita che la prescrizione è immediatamente comunicata al procuratore della Repubblica presso il tribunale o al procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni.
Non capisco, quindi, il senso dell'introduzione di tale disposizione in questo decreto e chiedo ai relatori e al sottosegretario se non si tratti di una misura inutile.
PRESIDENTE. Colleghi, onorevole Conte... Chiedo la cortesia di parlare a bassa voce!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 2.44, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 442
Astenuti 12
Maggioranza 222
Hanno votato sì 26
Hanno votato no 416).
Passiamo all'emendamento Buemi 2.45.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
SERGIO D'ELIA. No, Presidente. Con tale emendamento, proponiamo l'introduzione della locuzione «a pena di nullità assoluta» in ordine all'obbligo, già previsto, di motivare il decreto, con il quale il pubblico ministero chiede la convalida del provvedimento di Daspo, disposto dal questore.
La nostra intenzione è di stroncare la prassi delle procure di non motivare la richiesta di Daspo, che viene presentata su moduli prestampati. Il pubblico ministero, se ritiene la sussistenza dei presupposti, entro quarantotto ore dalla notifica della diffida, deve chiedere la convalida del disposto obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria - che ricordo è una limitazione della libertà personale - al gip, con decreto motivato. Proponiamo di aggiungere la locuzione «a pena di nullità assoluta», perché noi legislatori non possiamo far finta di non sapere che, in molte procure, i pubblici ministeri si limitano ad usare dei fogli prestampati, ove appongono, senza neanche leggerli nella maggior parte dei casi, il timbro e la firma. Quindi, lo scrupolo Pag. 40garantista del decreto motivato, previsto nella legge, cade di fronte alla prassi antigarantista delle procure.
La Cassazione, peraltro, ha già affermato che, comunque, non è prevista alcuna nullità nel caso in cui il decreto non sia motivato. Il giudice per le indagini preliminari, entro le successive 48 ore, deve convalidare, se lo ritiene, la prescrizione. Tuttavia, chiediamo che i decreti con cui si richiede al giudice per le indagini preliminari di convalidare siano motivati a pena di nullità assoluta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 2.45, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 434
Astenuti 12
Maggioranza 218
Hanno votato sì 15
Hanno votato no 419).
Passiamo all'emendamento Buemi 2.46. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
SERGIO D'ELIA. L'emendamento in esame incide sull'entità della sanzione; in particolare, proponiamo di sostituire le parole: «ad un anno e superiore a cinque anni» con le seguenti: «a sei mesi e superiore a tre anni».
Con il decreto Amato viene aumentato il minimo della diffida che prima poteva andare da un giorno fino a tre anni, mentre ora si prevede un minimo di tre mesi. In realtà, il minimo che veniva applicato era di sei mesi, quindi la novità è inutile.
Pertanto, non accediamo all'invito al ritiro di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 2.46, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 445
Astenuti 6
Maggioranza 223
Hanno votato sì 15
Hanno votato no 430).
Passiamo all'emendamento Buemi 2.47.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
SERGIO D'ELIA. Presidente, ritiriamo l'emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Buemi 2.48.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
SERGIO D'ELIA. Presidente, chiediamo che questo emendamento sia votato perché con esso proponiamo che le parole: «da due a otto anni», siano sostituite con le seguenti: «fino a otto anni», attribuendo la discrezionalità al questore, con la convalida successiva da parte del giudice per le indagini preliminari, di decidere una pena minima anche diversa dai due anni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 2.48, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 436
Astenuti 11
Maggioranza 219
Hanno votato sì 15
Hanno votato no 421).
Prendo atto che i deputati Satta e Volontè non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario. Prendo atto altresì che il deputato Armani si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Buemi 2.97.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dai relatori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angelo Piazza. Ne ha facoltà.
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, intervengo per ribadire che anche questo nostro emendamento intende ricondurre la logica dell'intero provvedimento al sistema di garanzie dell'ordinamento.
Si tratta di misure spesso gravi che incidono comunque sulla libertà delle persone, sulle loro condotte di vita. In particolare, nell'emendamento in esame viene fatta salva l'ipotesi di reati più gravi e si prevede nella formulazione attuale un'ipotesi di reato specifico, salvo quanto previsto dalla legge Mancino.
L'abrogazione proposta incontra il nostro consenso e si potrebbe anche valutare una riformulazione di questo testo che facesse salva la previsione delle ipotesi di reato specifico già previste in altre norme dell'ordinamento, conservando il divieto di inserire striscioni calunniosi, offensivi o minatori con la previsione di una sanzione amministrativa, della confisca nonché di altri interventi che consentano agli organi di polizia di reprimere senza sottoporre la fattispecie, non costituente reato già in base ai principi e alle norme, al giudice penale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, le vorrei chiedere una cortesia: per tutta la vita ha guardato a sinistra, ma ogni tanto, nel suo ruolo di Presidente della Camera, guardi anche a destra. Ciò non toglie nulla alla sua identità ed alla sua coerenza, perché è veramente difficile intervenire da questa parte dell'aula, quando chiediamo la parola!
Vorrei che non passasse un messaggio sbagliato, anche in riferimento al precedente emendamento: stiamo tutti lavorando al fine di ridurre episodi di violenza all'interno degli stadi e fuori dagli stadi ed evitare che gli stessi colpiscano ancora lo sport italiano e, soprattutto, lo sport calcistico.
Certamente, ci proponiamo l'obiettivo di ridurre manifestazioni di violenza, di introdurre misure di prevenzione e di assicurare certezza della pena. A tale fine, dobbiamo muoverci non sull'onda dell'emotività, ma tenendo fede al principio della massima severità, nella tutela però delle prerogative e delle libertà riconosciute dalla Costituzione.
Il fatto di essere a favore di una valutazione di merito, non significa che vogliamo eliminare l'immediatezza dell'intervento, ma non si possono mettere sullo stesso piano chi commette un reato e chi, pur non commettendolo, potrebbe avere l'intenzione di commetterlo, solo perché si trova nel «mucchio». Dobbiamo stare attenti, pertanto, perché con le legislazioni speciali non sempre si ottiene il giusto effetto ed il giusto equilibrio.
Anche quando si tratta di minori, la proposta di considerare il periodo da due fino ad otto anni non è una bestemmia, perché, con questa previsione, non si prevede di non condannare, ma il questore può valutare il caso in rapporto alla personalità, ai precedenti, al modo di essere, al comportamento dell'uomo, prima che del tifoso, nella vita e nel mondo dello sport.Pag. 42
Dire che si tratta di una mannaia sul capo delle persone è una scorciatoia che si cerca di percorrere quando si è impotenti. Più si è impotenti nel far rispettare le regole, più si cercano scorciatoie! La tutela ed il rispetto della persona non significa meno severità; spesso, significa più severità!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, sostituire le parole: «il giudice dispone», con le seguenti: «il giudice può disporre», parrebbe essere cosa di poco conto, ma, in realtà, chi ha proposto questa formulazione intende perseguire le stesse finalità - è comprensibile - che intendeva raggiungere con i precedenti emendamenti, così da produrre incrinature e falle nell'impianto complessivo del provvedimento.
Se il giudice può disporre, senza l'obbligo di intervenire...
PRESIDENTE. Onorevole Pescante, lei sta intervenendo sull'emendamento Buemi 2.47, che è stato ritirato.
MARIO PESCANTE. Chiedo scusa, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, chiedo al relatore se intenda prestare attenzione alla proposta di riformulazione avanzata dal collega Piazza.
Fermo restando che si tratta di un divieto per gli striscioni ed i cartelli che incitano alla violenza negli impianti sportivi, ma perché, pur non configurando un reato, prevedere comunque la punizione dell'arresto? Forse sarebbe meglio stabilire una sanzione amministrativa, in questo caso. Mi pare una proposta ragionevole a cui il relatore potrebbe accedere, ma vedo che al momento è distratto, forse ha fretta che questo provvedimento giunga al Senato. Buona fortuna.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Intervengo per un richiamo al regolamento, più precisamente all'articolo 79. Presidente, in provvedimenti delicati come questo, in cui, più o meno legittimamente, anche qualche singolo deputato di ciascun gruppo può illustrare un proprio emendamento che non raccoglie l'adesione di voto neanche del proprio gruppo, come è capitato per esempio per un emendamento proposto legittimamente da un collega di Alleanza Nazionale, è ancora più importante che al tavolo dei nove possano sedere i rappresentanti di tutti i partiti. È accaduto concretamente - quindi non si tratta di una mera ipotesi - che non essendo stato possibile trovare spazio per il nostro rappresentante al tavolo dei nove, l'indicazione di voto, che senza scandalizzarsi rappresenta la normalità in questo Parlamento, proveniente da quel tavolo - uno dei motivi per cui è stato istituito - non ha potuto raggiungere i colleghi del mio gruppo.
Vista la volontà di questa maggioranza, non condivisa dall'opposizione, di allargare di ben cinque unità il numero dei gruppi che il regolamento consentiva, travalicando il regolamento con il voto decisivo del Presidente della Camera, non dobbiamo dimenticare che, quando si parla di difficoltà operative, la frammentazione dei partiti è stata voluta ed agevolata da una decisione passata grazie al voto del Presidente della Camera, che ha introdotto cinque nuovi gruppi parlamentari. Come danno a cascata ciò produce anche il fatto che i rappresentanti dei gruppi non riescano più a sedersi al tavolo. Prima erano nove, oggi non si sa neanche quanti ce ne devono stare.
O voi cambiate questa composizione o dalla prossima volta non sarà possibile Pag. 43discutere i provvedimenti secondo il nostro regolamento. Le chiedo, pertanto, un provvedimento d'urgenza adesso, decida lei quale, ed un provvedimento strutturale per consentire a questa pletora di gruppi parlamentari che avete autorizzato ad avere un rappresentante al tavolo dei nove.
Non è colpa nostra, ma è colpa squisitamente e solamente di questa maggioranza. Approfitto dell'occasione per dire anche che questa situazione ha favorito la confusione tra gli interventi a titolo personale, come l'ultimo dell'onorevole Buontempo, e come quello precedente dell'onorevole Cirielli, con quelli a nome del gruppo, che quando è presente il rappresentante di gruppo al tavolo dei nove si concordano con lo sguardo. La prego, dunque, di voler provvedere sin dalla prossima votazione.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole La Russa. Lei pone un problema, che giustamente ha definito strutturale, che io rappresenterò al Presidente della Camera affinché si possa risolvere in modo definitivo.
Teniamo conto che per questo provvedimento, quello che, per convenzione, ancora chiamiamo Comitato dei nove è composto da 15 membri più il relatore per la II Commissione e da 17 più il relatore per la VII Commissione e che al tavolo dei nove non sono rappresentati oltre al suo altri tre gruppi.
IGNAZIO LA RUSSA. Quali?
PRESIDENTE. Si tratta dei gruppi Udeur, Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani. Ora, io penso che, fatta salva la necessità di risolvere il problema in via strutturale, al momento, la Presidenza non può sollevare dalla sedia nessuno. Invito i colleghi del Comitato dei nove a trovare con i gruppi che non sono rappresentati e con quello che ha mosso questa istanza un gentlemen's agreement per risolvere il problema.
IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, Presidente.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Non puoi parlare su tutti gli emendamenti!
TEODORO BUONTEMPO. Vorrei precisare, perché resti agli atti della seduta, che io sin dal primo intervento ho sempre chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: cosa che rivendico con molta forza. Dunque, per me non c'è mai stata confusione. Salvo un emendamento che esamineremo fra un po' e sul quale credo il mio gruppo possa concordare, trattandosi di un emendamento in positivo, sono sempre intervenuto a titolo personale, spiegando con molta serenità le ragioni del mio dissenso in questa materia.
Quindi ringrazio il capogruppo per la precisazione, ma per la nostra serenità è bene che tutte le cose siano al posto giusto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 2.97, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 438
Astenuti 10
Maggioranza 220
Hanno votato sì 24
Hanno votato no 414).
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento 2-bis.9 non accedono all'invito al ritiro ed insistono per la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per spiegare il tenore di questo emendamento è necessario ricordare quello che prevede l'articolo 2-bis, rubricato «Divieto di striscioni e cartelli». La norma che i colleghi chiedono di sopprimere prevede - udite bene, colleghi! - che siano vietati, negli impianti sportivi, striscioni e cartelli che comunque incitino alla violenza o che contengano insulti o minacce.
Mi dovete dire cosa c'è che non va in questa previsione normativa! Per questo motivo il gruppo di Alleanza Nazionale, ma anche la maggior parte dei colleghi presenti in aula, voterà contro questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Questo emendamento si propone di abolire il divieto di esporre striscioni che invitano alla violenza o che contengono insulti o minacce. La proposta emendativa ritengo si ispiri al diritto costituzionale di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. Sono certo però che l'articolo 21 della Costituzione non intendesse riferirsi a coloro che negli stadi inneggiano all'odio, alla sopraffazione e alla esaltazione di ideologie seppellite dalla storia!
Pertanto il nostro voto su questo emendamento sarà contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 2-bis.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 444
Astenuti 8
Maggioranza 223
Hanno votato sì 14
Hanno votato no 430).
Prendo atto che i deputati Buontempo, Carra e D'Alia non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbero voluto esprimere uno contrario.
Prendo atto altresì che l'onorevole Gambescia accoglie la riformulazione del suo emendamento 2-bis.80 proposta dai relatori e dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambescia 2-bis.80, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 450
Astenuti 5
Maggioranza 226
Hanno votato sì 436
Hanno votato no 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambescia 2-bis.81, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 454
Astenuti 7
Maggioranza 228
Hanno votato sì 450
Hanno votato no 4).
Passiamo all'emendamento Caparini 2-ter.80.Pag. 45
Chiedo all'onorevole Caparini se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento formulato dal relatore per la VII Commissione.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, è un dato di fatto che, ormai da troppo tempo, gli stadi siano luoghi di impunità, anche e soprattutto a causa della lentezza della macchina giudiziaria. È altrettanto assodato che l'ennesimo provvedimento emergenziale nulla farà, se non inasprire ulteriormente il «muro contro muro» tra le forze dell'ordine ed i tifosi organizzati, nonché allontanare dagli impianti sportivi il tifo non organizzato. Assistiamo, insomma, a quella «militarizzazione» che numerosi deputati, in questa sede, hanno paventato ma che di fatto, nel corso di questi anni, si è andata via via instaurando all'interno degli stadi del nostro paese.
Come abbiamo già ribadito, riteniamo fondamentale compiere un salto di qualità dell'attività che questa Camera deve svolgere: quindi, è giunto il momento che le Commissioni e l'Assemblea si mettano a lavorare non su provvedimenti frutto dell'emotività del momento, ma intorno ad una riforma organica.
È questo il motivo per cui abbiamo presentato l'emendamento in esame, il quale intende riempire di contenuti una previsione mutuata da una proposta emendativa proposta dal gruppo della Lega Nord Padania presso il Senato della Repubblica. Il mio emendamento, infatti, tenta di «dare sostanza» alla disposizione relativa al personale addetto agli impianti sportivi, in quanto l'attuazione di tale prescrizione viene delegata al ministro dell'interno senza prevedere, tuttavia, quelle specificazioni che noi riteniamo, oltre che opportune, doverose.
Infatti, riteniamo fondamentale, come abbiamo ribadito più volte, non solo costruire nuovi impianti, ma anche stabilire che le società sportive siano responsabili della sicurezza all'interno degli impianti stessi. In altri termini, vorremmo che si smettesse di scaricare sulla collettività responsabilità che, a nostro avviso, sono proprie delle società calcistiche. Occorre soprattutto togliere la polizia dagli stadi e creare, tra i tifosi e le società, un rapporto che consenta una gestione ordinata della manifestazione sportiva.
È per questa ragione che abbiamo previsto una serie di interventi, i quali sono successivamente divenuti oggetto di un ordine del giorno. A tale documento di indirizzo hanno concorso numerosi parlamentari, che non solo ringrazio per il contributo offerto, ma che spero di poter ringraziare, in futuro, per l'opera che compiremo proprio per imprimere una svolta definitiva ad un decreto-legge che, comunque, ritengo costituire un «cattivo lavoro» in termini legislativi.
Ciò in quanto siamo in presenza di un provvedimento teso ad inasprire, rincorrendo sempre gli eventi, le pene. Si tratta, infatti, di un modello repressivo che la storia, purtroppo, ha ormai dichiarato inutile e superato.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Caparini: forse mi sono distratto, ma non ho capito se ritira il suo emendamento 2-ter.80.
DAVIDE CAPARINI. Lo ritiro, signor Presidente, avendone trasfuso il contenuto in un apposito ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Del Bue 2-ter.4.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore per la VII Commissione.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, intervengo dalla mia postazione di deputato perché ho ceduto il mio posto, al banco della Commissione, al rappresentante del gruppo di Alleanza Nazionale [Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Poiché dovevo indicare all'onorevole Barani come votare, essendo il mio un gruppo piccolo non avevo difficoltà a farlo anche da qui!Pag. 46
Tuttavia, mi ritengo egualmente parte del Comitato dei diciotto, ed il mio gruppo ha il legittimo diritto di sedere in tale Comitato, nonché di offrire il proprio contributo anche nell'elaborazione dei provvedimenti legislativi, come stiamo facendo in occasione dell'esame del decreto-legge sulla violenza negli stadi.
Questo emendamento, il cui significato voglio sottoporre all'attenzione della Camera dei deputati, riguarda un punto già considerato prioritario dal decreto-legge Pisanu: quello dei biglietti nominativi. È evidente che se noi applichiamo la regola dei biglietti nominativi esclusivamente ai settori nei quali non si verificano atti di violenza, nemmeno ipoteticamente, cioè ai posti di tribuna o ai cosiddetti distinti, non otteniamo alcun risultato. Invece, dobbiamo applicare il giusto principio della nominatività dei biglietti soprattutto nelle curve. Per farlo, però, occorre una vigilanza in modo tale che il pubblico delle curve rispetti il posto assegnato e, per verificare la corrispondenza del posto con il biglietto nominativo, è indispensabile che i cosiddetti steward, cioè gli agenti della sicurezza pubblica che operano all'interno degli stadi, siano messi nelle condizioni di controllare. È stato detto che ciò può essere oggetto di una proposta di legge specifica che dovrebbe precisare la figura dei cosiddetti steward, cioè del personale operante all'interno degli stadi.
Perciò, annuncio il ritiro di questo emendamento pur nella consapevolezza che il problema esiste e che il ruolo dei cosiddetti steward all'interno degli stadi deve essere regolamentato per legge (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Prendo atto, quindi, che l'onorevole Del Bue ritira il suo emendamento 2-ter.4.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Buontempo 2-ter.010. Ricordo che questo articolo aggiuntivo sarà posto in votazione nella formulazione ammissibile, ovvero come riferito ai soli eventi sportivi e non agli eventi culturali di massa. In questi termini, devono intendersi riformulati il comma 1 e il comma 2, lettera a).
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dai relatori.
TEODORO BUONTEMPO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo ai colleghi e al Governo un attimo di attenzione. Questo articolo aggiuntivo fa parte di una serie di proposte che ho formulato a partire dal 2003. Devo dire che l'80 per cento del contenuto delle mie proposte di legge è stata recepita nei vari decreti, ad eccezione di quest'ultimo punto, sottosegretario Lolli, riguardo al quale la pregherei di prestare attenzione per un momento. Una volta istituita la figura dello steward, definiti i compiti della Polizia e le responsabilità della proprietà degli stadi e delle società, che cos'altro manca? Manca un'entità, un'autorità che abbia il potere di svolgere un lavoro di coordinamento degli interventi. Come lei sa, signor sottosegretario, spesso le armi improprie e gli altri oggetti che possono offendere l'incolumità delle persone si trovano all'interno degli stadi prima dell'inizio della partita, già nei giorni precedenti la domenica. Chi si occupa della sicurezza e della prevenzione dal lunedì alla domenica? Chi effettua un coordinamento affinché ogni energia profusa possa garantire la sicurezza della partita?
Ecco il motivo per il quale propongo la istituzione della figura del responsabile della sicurezza negli stadi. Un altro punto dolente, signori rappresentanti del Governo, è quello della responsabilità anche delle società sportive. Il manager per la sicurezza, una volta nominato dal proprietario della struttura, può fungere da raccordo tra le varie autorità, le società sportive e le tifoserie, può controllare - perché può farlo - che nulla si sia guastato tra gli strumenti della sicurezza, può verificare, fino all'ultimo minuto, che negli spogliatoi e negli altri spazi interni allo Pag. 47stadio non siano stati nascosti oggetti atti ad offendere o a causare danno e, infine, può controllare e coordinare l'azione del personale addetto all'impianto sportivo.
Infatti, anche l'azione degli steward deve essere coordinata con il lavoro degli addetti alle entrate, con quello di coloro chi si occupano della prevenzione e con quello di chi controlla i biglietti nominativi. Altrimenti, rischiamo di aver dato vita ad una serie di figure che non producono i risultati sperati a causa della mancata reciproca comunicazione.
In conclusione, sono consapevole che il Governo e le Commissioni si sono pronunciati in senso contrario al mio articolo aggiuntivo. Tuttavia, invito alla seguente riflessione: se necessario la mia proposta emendativa può essere modificata, ma resto convinto che in mancanza di un elemento responsabile della sicurezza, ovvero del manager per la sicurezza, ognuno va per conto proprio, mentre al contrario un'azione coordinata potrebbe conferire maggiore efficacia alle singole misure previste nel decreto-legge in oggetto ed anche in quelli precedenti. Pertanto, ribadisco l'invito alla riflessione. Quando si fa riferimento al nord Europa, ci si deve ricordare che in quei paesi esistono figure specifiche, mentre in Italia sono troppi i soggetti che si muovono in maniera indipendente l'uno dall'altro. Per tale motivi invito a votare in senso favorevole al mio emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Buontempo 2-ter.010, nella formulazione ammissibile, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 455
Astenuti 8
Maggioranza 228
Hanno votato sì 11
Hanno votato no 444).
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro degli emendamenti Buemi 3.20 e 3.21.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 3.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 457
Astenuti 5
Maggioranza 229
Hanno votato sì 15
Hanno votato no 442).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 3.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 460
Astenuti 4
Maggioranza 231
Hanno votato sì 12
Hanno votato no 448).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sgobio 3.11.
Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo, sottosegretario Scotti. Ne ha facoltà.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, mi rendo Pag. 48conto del motivo che ha portato alla presentazione dell'emendamento in oggetto. Senza dubbio si tratta di una proposta emendativa garantista che in qualche modo fa riferimento ad una interpretazione un po' superata dell'articolo 42 del codice penale. Tale articolo al primo comma recita: «Nessuno può essere punito per un azione o un'omissione prevista dalla legge come reato se non l'ha commessa con coscienza e volontà». In passato la letteratura ha interpretato il termine «coscienza» in modo differente dal termine «consapevolezza». Pertanto, la proposta emendativa scaturisce proprio dalla preoccupazione che nasce da questa lettura.
In proposito voglio rassicurare, invitando al ritiro dell'emendamento gli onorevoli presentatori, sul fatto che la loro esigenza è assolutamente garantita dalla disposizione generale dell'articolo 42, primo comma, del codice penale. Pertanto, anche se l'emendamento risponde ad una esigenza garantista, in un certo senso esso risulta già assorbito dalla suddetta disposizione e quindi invito al ritiro i suoi presentatori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Crapolicchio. Ne ha facoltà.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, la ratio di questo emendamento è esclusivamente finalizzata a rimarcare uno spirito garantista e ad evitare strumentali abusi proprio attirando l'attenzione su tali rischi. Nel prendere atto di quanto argomentato dal Governo, ritiriamo l'emendamento Sgobio 3.11, visto quanto risulterà dai lavori parlamentari.
PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento Sgobio 3.11 si intende quindi ritirato.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Buemi 3.80 non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 3.80, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 457
Astenuti 6
Maggioranza 229
Hanno votato sì 12
Hanno votato no 445).
Prendo atto che i deputati Buontempo e Lomaglio non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario. Prendo atto altresì che il deputato Del Bue ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Passiamo all'emendamento Buemi 4.9.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la novità più discussa di questo decreto-legge Amato, che novella il precedente decreto-legge del 2003, sta nel fatto che viene introdotta la cosiddetta flagranza differita, che, come voi sapete, è fortemente sospettata di incostituzionalità. Ciò perché essa fa sì che, dopo che il reato si è consumato, sia la Polizia a limitare la libertà di una persona, e non un magistrato, così come previsto dalla legge.
Voi sapete che in materia di restrizioni della libertà c'è nella nostra Costituzione una riserva assoluta di legge.
Il termine è stato ampliato rispetto al precedente decreto-legge Pisanu, passando da 36 a 48 ore. Forse si potrebbe dire che a questo punto sarebbe più semplice prolungarlo sine die, perché in questo modo sarebbe più efficace.
Ricordo (perché bisogna in qualche modo avere un filo logico, un filo rosso nelle proprie posizioni) che quando fu presentata la proposta Pisanu, il centrosinistra, che era all'opposizione, contestò fortemente l'estensione della flagranza a 36 ore.Pag. 49
Mi ricordo un discorso molto efficace che fece in quest'aula l'onorevole Finocchiaro, persona assolutamente competente in materia. Ebbene, noi che cosa facciamo oggi, opposizione diventata maggioranza? Non modifichiamo quella norma, abbassandola da 36 ore a come era prima: la alziamo addirittura a 48 ore!
Sosteniamo cioè esattamente il contrario di quello che abbiamo sostenuto quando eravamo all'opposizione! Ma secondo voi c'è una coerenza nel comportamento del centrosinistra di fronte a problemi che riguardano la libertà, che non riguardano un qualsiasi argomento?
Io mi chiedo con che coraggio noi, che siamo maggioranza, sosteniamo questo tipo di misura. Guardate, onorevoli colleghi, io mi rendo conto perché si fanno queste cose: perché non funziona il sistema giudiziario. E allora che cosa succede in questo sistema giudiziario (e mi rivolgo all'opposizione che tante volte si dimostra sensibile ai problemi delle garanzie, ma in maniera intermittente)? Che cosa succede? Succede che si vuole sostanzialmente che la pena sia irrogata prima della sentenza, perché la giustizia non funziona! Questa è la logica di questo provvedimento, questa è la logica insita nell'allargare la flagranza di reato, questa è la logica usata nell'investire di questa incombenza il questore senza investirne la magistratura.
Guardate, su questa strada non sì può riuscire ad affermare dei principi. Ciò che noi dobbiamo fare infatti nei confronti dei giovani, e soprattutto di quei settori più violenti della gioventù, è dare l'esempio del fatto che noi amiamo la libertà, che noi amiamo la libertà! Se si cede sui principi non vi è neanche una bandiera per poter effettivamente incidere su situazioni di grave violenza.
Guardate, lo dico a proposito della violenza negli stadi, ma altrettanto si può dire per la microcriminalità e per la grande criminalità: se non affrontiamo una riforma dell'ordinamento giudiziario, noi, di fronte a questi fenomeni, faremo solo la faccia feroce, dopodiché questi fenomeni continueranno a devastare il tessuto sociale del nostro paese.
Non abbandoniamo le garanzie, facciamo del centrosinistra una grande coalizione della libertà, non lasciamo questa bandiera all'opposizione, portiamola avanti come l'abbiamo portata avanti quando da questi banchi eravamo contro; oggi dobbiamo essere coerenti, perché la coerenza, anche elettoralmente, paga (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Naturalmente, la discussione è aperta su ogni punto. Tuttavia, vorrei ricordare che il tema al quale ha fatto riferimento l'onorevole Villetti è affrontato nell'emendamento successivo. Lo dico perché ci sono altri colleghi che hanno chiesto di parlare. Saranno loro a valutare se intervenire su questo punto o sul successivo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, in realtà intervengo a seguito dell'intervento dell'onorevole Villetti, ed è poco interessante sapere se il tema riguarda questo emendamento o quello successivo. È tutto il pomeriggio che il gruppo di Rifondazione Comunista ascolta lezioni di garantismo, però credo che queste lezioni siano abbastanza improprie.
Vede, onorevole Villetti, lei faceva riferimento all'istituto della flagranza differita. Non è il solo a ricordare - io non ero in quest'aula, ero fuori da qui - quante battaglie e quanti dibattiti sono stati fatti per contrastare quello che veniva ritenuto un vulnus di carattere costituzionale. E l'opinione non è cambiata. Ma cosa andiamo a votare noi, in questa articolato? Votiamo un testo diverso da quello pessimo che ci è arrivato dal Senato e da quello ancora peggiore che ci ha consegnato il Governo.
Onorevole Villetti, lei potrà dire che il testo del Senato non è di sua competenza perché il gruppo al quale lei appartiene lì Pag. 50non è rappresentato. Il Consiglio dei ministri ha una composizione diversa, e non mi risulta che ci sia stata battaglia di carri sul complesso di questo provvedimento, che definirei brutto anche nella logica di riduzione del danno alla quale ha proceduto e procederà la Camera dei deputati. Anche in questo caso credo sia un fatto certo.
Vede, onorevole Villetti, il Governo e il Senato hanno fatto un'operazione che non consiste soltanto nell'ampliamento della flagranza da 36 a 48 ore. E il Senato l'ha fatto all'unanimità, così come mi risulta abbia fatto anche il Consiglio dei ministri. Hanno anche operato due altre qualificazioni: la prima di carattere più garantista, restringendo alla prova videofotografica l'elemento di applicazione della flagranza differita e, quindi, eliminando quel terreno paludoso, quella terra disfatta di sabbie mobili della chiamate di correità e degli infiniti strumenti di pressione che lì si realizzano. Dall'altra parte, però, il Governo e il Senato della Repubblica hanno risolto il dibattito parlamentare e il dibattito nel paese, perché non hanno fissato una data di scadenza alla flagranza differita, come era previsto precedentemente. Hanno voluto introdurre nel testo che hanno approvato - se questa Camera non ci metterà mano, come vuole fare, perché il testo licenziato dalle Commissioni è essenzialmente questo - una «interiorizzazione» definitiva nell'ordinamento dell'istituto della flagranza differita. Noi, invece, fissiamo il termine di giugno 2010, dichiarando - spero all'unanimità - con grande nettezza che questo istituto è ancora in discussione e non è una figura stabile del nostro ordinamento.
E gli elementi di garanzia che si pongono in questo provvedimento, per quanto pessimo risulterà, sono dovuti al lavoro di tutti gruppi che, nelle Commissioni e in quest'Assemblea , hanno apportato il loro contributo. D'altro canto, le ricordo ancora, onorevole Villetti, che dal Governo e dal Senato ci arriva un testo, peraltro pessimo, sotto la spinta di un'ondata emotiva giustificabile.
Ecco perché questa Camera ha preteso di discutere il testo e di migliorarlo. E credo che questa sia un'operazione che verrà apprezzata, pur nel giudizio generale - che non è positivo sul provvedimento -, da una parte consistente del paese (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, l'onorevole Villetti ha ricordato in maniera molto puntuale quale è stata la posizione dell'allora opposizione nel momento in cui in nel cosiddetto decreto-legge Pisanu comparve questa definizione, dal punto di vista giuridico assai discutibile: flagranza differita. Ricordo molto bene la serie degli interventi di carattere garantista e costituzionalista che ci furono all'epoca, per cercare di non approvare la nostra proposta che portava a 36 ore la flagranza. Però, che sia proprio un membro di questa maggioranza ad accusare di scarsa coerenza i suoi colleghi, francamente non me lo aspettavo. Devo dire che io, politicamente e signorilmente più corretto, non vi ho fatto riferimento.
Indubbiamente, non c'è coerenza, ma, onorevole Villetti, non trovo niente di male che abbiate cambiato idea perché in politica può accadere. Anzi, ritengo che questo possa essere un utile processo per far sì che i colleghi dell'attuale maggioranza rivedano certe posizioni del passato e del presente e cambino idea su moltissimi altri provvedimenti, soprattutto quelli che sono in discussione, che modificano le leggi approvate nella precedente legislatura.
Invito l'onorevole Villetti in questa sua dotta distinzione sulla libertà individuale a concentrare i suoi sforzi in altri settori della vita sociale italiana e non necessariamente nelle curve degli stadi perché, francamente, mi pare che questo richiamo al garantismo, valevole solo per tutelare certi teppisti da stadio, sia meritevole di diversa attenzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, nella passata legislatura non ero presente e, quindi, non ho bisogno di collegarmi ad un atteggiamento garantista o non garantista assunto in occasione del cosiddetto decreto Pisanu. Ricordo però a chi conosce la realtà degli stadi italiani e le leggi delle quali mi sono occupato anch'io molti anni fa - a partire da quella del 1989, che istituiva i posti a sedere numerati negli stadi italiani - che dieci anni fu approvato un provvedimento che impose a tutti gli stadi superiori ai 20 mila posti la televisione a circuito chiuso, cioè la videosorveglianza. Oggi lo strumento della videosorveglianza è imposto in tutti gli stadi a cui si applica il decreto, cioè a quelli superiori ai 7.500 posti. È evidente che il principio della flagranza differita a 48 ore - e lo ha ricordato, secondo me, giustamente e opportunamente prima l'onorevole Farina - comporta il tempo necessario per poter verificare, attraverso lo strumento televisivo della videosorveglianza, se ci siano reati e chi li abbia commessi. Si tratta di rivedere necessariamente le immagini che sono state filmate all'interno dello stadio e, quindi, di una flagranza differita limitata esclusivamente all'uso del mezzo televisivo e fotografico che si applica all'interno degli stadi.
Anch'io sono un po' perplesso ai richiami di un amico fraterno, come Roberto Villetti, al principio della libertà all'interno degli stadi italiani. Io sono molto sensibile al principio della libertà, ma negli stadi non si va per esternare ed esprimere un principio di libertà, si va per assistere a delle manifestazioni sportive. Il principio elementare a cui bisognerebbe ispirarsi all'interno di questi luoghi non è quello della libertà, ma della civiltà, che troppo spesso è stata messa in discussione da gruppi violenti e criminali che pullulano con principi assolutamente discutibili di omertà reciproca all'interno di tali impianti. Si dice che gli stadi italiani non siano più popolati da famiglie e giovani, che siano i più vuoti tra quelli europei (basta guardare le televisioni in occasione della Champions League per vedere quanta gente partecipa in Inghilterra, in Spagna, in Germania e in Italia). Io credo che dipenda anche dalla mancanza assoluta di sicurezza, dall'impossibilità per le famiglie di accedere con assoluta sicurezza ai nostri impianti.
È su tali aspetti che dovremmo riflettere insieme, non su principi generali che si devono applicare alla società nel suo complesso; non si possono applicare in questo modo, come se lo stadio fosse un agglomerato sociale e non un luogo in cui si va esclusivamente per assistere ad un fenomeno sportivo. La specificità del comportamento del pubblico del calcio negli stadi italiani in questo momento va fotografata con un criterio che si deve adeguare esclusivamente a questo luogo e mi pare che il provvedimento si muova giustamente in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, desidero sottolineare un aspetto che mi ha particolarmente colpito. Sono tutti favorevoli a questo provvedimento, però, da una parte, si dice che è un provvedimento che viola i principi più elementari del garantismo e, dall'altra parte - mi riferisco all'intervento dell'onorevole Daniele Farina - si afferma che è arrivato un Governo pessimo - chiedo scusa, volevo dire «provvedimento pessimo»: è stato un lapsus freudiano - dal Senato e che il Governo e l'Assemblea stanno cercando di ridurre il danno.
Non ho sentito una voce - ma sentirete la mia - ricordare che garantismo significa anche tutelare la libertà di coloro che vogliono andare allo stadio per assistere alla partita. Si discute tanto della flagranza differita e si portano esempi, che ormai sono datati, in materia penalistica. La flagranza differita serve soltanto ad esaminare i mezzi tecnologici indispensabili per l'accertamento Pag. 52del reato. Le persone perbene, che non commettono reati, non hanno nulla da temere dalla flagranza differita. Di che cosa stiamo parlando, allora?
Qui diventano tutti garantisti dell'ultima ora, ma non è così il giorno dopo che viene commessa la violenza negli stadi. Il tempo fa dimenticare tutto, ma noi di Alleanza Nazionale non dimentichiamo le vittime di questi teppisti, abbiamo buona memoria e voteremo cognita causa questo provvedimento, senza turarci il naso, perché è un buon provvedimento. Si abbia il coraggio di dirlo!
MARIO PESCANTE. Bravo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, noi, come quando nella scorsa legislatura ci venne chiesto di appoggiare il decreto-legge Pisanu, siamo perplessi sulla misura della flagranza differita, in quanto la riteniamo un manifesto dell'impotenza dello Stato e della sua incapacità nel far rispettare le basilari regole della convivenza civile.
L'immagine tipica dello stadio italiano è quella del tutore della forza dell'ordine che guarda il compimento di una violenza che turba la tranquillità della manifestazione sportiva.
Era stato obiettato allora e lo è ancora oggi su come rendere effettivo l'intervento della Polizia nel momento in cui non si è padroni delle curve, non si è padroni dello stadio e non si può intervenire perché, altrimenti, le conseguenze sarebbero peggiori dell'atto che si sta compiendo. Questa è la classica, la tipica obiezione di coloro che non sono in grado di affermare le proprie prerogative.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17,15)
DAVIDE CAPARINI. Quindi, questo manifesto di impotenza, che si chiama flagranza differita, costituisce sicuramente un ultimo tentativo - mi auguro - di ripristinare la sicurezza all'interno degli stadi, ma deve essere, come abbiamo inteso fare in questo provvedimento, una misura a termine.
L'elemento nuovo che quest'Assemblea deve valutare è proprio il termine, come è avvenuto in Inghilterra nel 2000 con il Football Disorder Act: nel momento in cui i tifosi inglesi in trasferta compirono atti di violenza, che in Gran Bretagna non avvenivano più da tempo, il Parlamento inglese ha preso in esame dei provvedimenti che sapeva essere ben al di là e al di sopra delle libertà personali. Proprio perché queste misure erano gravi e fortemente restrittive, si è deciso di sottoporle all'attenzione del Parlamento di anno in anno, automaticamente, proprio perché i deputati inglesi erano consci del fatto che si trattava di misure severe.
Noi siamo nelle medesime condizioni: sicuramente prendiamo in esame un elemento restrittivo delle libertà personali, ed è proprio per questo motivo che porre un termine, come abbiamo fatto oggi, anche di tre anni, che consentirà a tutti noi di esaminare - finalmente - e di varare le riforme strutturali di cui necessita il paese ed, in particolar modo, il mondo del calcio, deve essere, per forza di cose, l'obiettivo, il traguardo che tutti ci dobbiamo porre per fare in modo che questi tipi di provvedimenti non debbano più essere presi in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, credo che dovremmo essere tutti particolarmente accorti nell'uso di termini delicatissimi quali «garantismo». Quando i principi declamati in astratto si traducono in inefficienze ed iniquità nel concreto, allora essi dimostrano la loro non valenza. La flagranza differita significa soltanto poter utilizzare l'identificazione nel tempo consentito perché ciò abbia efficacia: non c'entra nulla con il garantismo. Capisco Pag. 53l'obiezione dell'onorevole Villetti su ciò che accadde nella scorsa legislatura e di ciò do merito a questa maggioranza e lo considero un «ravvedimento operoso»: vi siete convinti ed è bene così!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, credo utile, anche per il prosieguo dei nostri lavori spiegare la ragione per la quale il gruppo L'Ulivo, che è intervenuto in precedenza con il collega Maran, sta cercando di seguire questo dibattito per portarlo alla sua conclusione con un voto favorevole. È utile ricordare anche al collega Villetti - che non fa parte né della Commissione giustizia, né della Commissione cultura - che ben due Commissioni hanno discusso per ore ed ore esattamente di questi aspetti e pertanto nessuna delle decisioni su cui è stato trovato un accordo nelle Commissioni riunite è stata presa in modo superficiale.
Si è svolto un ampio ed approfondito dibattito, che ha condotto, onorevole Villetti, alla conclusione che non sarà questo provvedimento a risolvere i problemi del calcio e della violenza nel calcio. Non vi è dubbio, tuttavia, dell'allarme che si riscontra relativamente al livello cui sono arrivate le manifestazioni di violenza all'interno degli stadi. Credo che, pur non essendo un tifoso e non avendo mai frequentato uno stadio, l'onorevole Villetti avrebbe la possibilità di percepire tale allarme anche da ciò che viene pubblicato dai mezzi di informazione.
Si è pertanto ritenuto necessario intervenire con un provvedimento ad hoc per cercare di porre un freno ad un problema specifico, ossia la violenza negli stadi. Questo è il tema sul quale si è voluto intervenire. Sicuramente, si può fare molto di meglio, sicuramente si possono evocare ragioni di garantismo in moltissime altre occasioni, ma si stanno mettendo in campo misure limitate. Non voglio fare la gara a chi è più garantista, onorevole Villetti, ma non so dov'era lei quando si varavano le leggi antiterrorismo, le cosiddette leggi Cossiga: io ero per strada a raccogliere le firme sui referendum; lei non so dov'era, magari appoggiava il Governo che adottava tali provvedimenti, ma, lo ripeto, non mi interessa, in questo momento, fare la gara a chi è più garantista, dico semplicemente (Commenti del deputato Buemi)... Non lo so, Buemi, non mi ricordo dov'eri, non t'ho conosciuto! Dico semplicemente che venire in quest'aula, dopo che si è svolto un approfondito dibattito nelle Commissioni, che è stato frutto di un accordo su un testo approvato dal Consiglio dei ministri - nel quale, lo ricordo, vi sono ministri appartenenti a tutti i partiti della maggioranza -, dopo che il provvedimento in discussione è stato approvato all'unanimità in Senato, è stato discusso nelle Commissioni riunite, a dare lezioni di garantismo ad uno anziché ad un altro, in una situazione in cui vi è un decreto-legge in scadenza tra otto giorni, mi sembra obiettivamente un esercizio di straordinaria palestra dialettica, ma che poco conclude e, soprattutto, poco aiuta a cercare di risolvere problemi imminenti e la cui soluzione non si può sacrificare sulla base di un astratto garantismo, che poi è difficile verificare nei fatti (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 4.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 445
Astenuti 6
Maggioranza 223
Hanno votato sì 15
Hanno votato no 430).Pag. 54
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Buemi 4.11 non accedono all'invito al ritiro formulato dai relatori e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 4.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 442
Astenuti 6
Maggioranza 222
Hanno votato sì 13
Hanno votato no 429).
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Buemi 4.13 non accedono all'invito al ritiro formulato dai relatori e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 4.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 452
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato sì 12
Hanno votato no 440).
Prendo atto che il deputato Tabacci non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Buemi 4.12 non accedono all'invito al ritiro formulato dai relatori e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 4.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 461
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato sì 13
Hanno votato no 448).
Passiamo all'emendamento Buemi 5.2.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori e dal Governo.
SERGIO D'ELIA. No, signor Presidente, mantengo l'emendamento perché mi sembra importante e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Pregherei i colleghi di prestare attenzione al mio intervento. Abbiamo esaminato i casi di diffida per comportamenti violenti o presunti tali mentre stiamo ora discutendo della possibilità di applicare la diffida a chi contravvenga al regolamento d'uso dello stadio. Una sanzione che prevede l'obbligo di firma da tre mesi a due anni anche se, per sbaglio, ci si sieda in un posto anziché in un altro.
So che molti dei colleghi presenti in aula sono tifosi del calcio e si recano allo stadio; ebbene, quante volte sarà loro capitato di recarsi in tribuna d'onore, sedersi in un punto e poi, riconoscendo o intravedendo da lontano un amico collega seduto in altra parte della tribuna, decidere di spostarsi o di far spostare il collega. Ebbene, in base alla misura approvata - un'aggravante introdotta dal cosiddetto decreto Amato - tale comportamento Pag. 55potrebbe essere passibile di diffida, con obbligo di firma fino a due anni (come ho chiarito dianzi).
Lo stesso cosiddetto decreto Pisanu, prima di essere convertito in legge, prevedeva addirittura, per chi non occupasse il proprio posto, l'applicazione della misura del Daspo fino ad un anno. Trattandosi di misura di prevenzione, la disposizione era ovviamente illegittima e quindi era stata soppressa dalla legge di conversione n. 210 del 2005. Ma ora, con il decreto Amato di quest'anno, l'iniqua disposizione viene reintrodotta e quindi rimane, a tale riguardo, un fortissimo sospetto di incostituzionalità.
Noi, oggi, vogliamo approvare la previsione del Daspo, sapendo, però, che si tratta di una misura di prevenzione che ha quale presupposto la pericolosità sociale. Non può essere, quindi, ritenuto pericoloso chi si reca allo stadio con un biglietto che non era il suo o chi, addirittura, si limita a sedersi in un posto sbagliato. Prego i colleghi di stare attenti anche perché una tale situazione potrebbe capitare a loro, anche per via delle riprese fotografiche e dei filmati. Potrebbe dunque accadere a qualcuno di loro di finire sotto Daspo per due anni e di non potersi recare allo stadio per il solo fatto di avere tenuto un tale comportamento, sanzionato con una misura così restrittiva.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 5.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 449
Astenuti 8
Maggioranza 225
Hanno votato sì 21
Hanno votato no 428).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Buemi 6.3.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, l'emendamento Buemi 6.3 concerne misure di prevenzione diverse da quelle di cui abbiamo discusso finora, che vanno sotto il nome di Daspo, di diffida, di obbligo di firma e così via. In questo caso, si parla delle misure di prevenzione previste dalla legge n. 575 del 1965, che possono essere applicate nei confronti delle persone indiziate di aver agevolato gruppi o persone che hanno preso parte attiva, in più occasioni, alle manifestazioni di violenza di cui all'articolo 6 del provvedimento in esame.
Chiediamo di sopprimere la norma che prevede la possibilità di applicare tali misure di prevenzione. Stiamo parlando - lo ripeto - della confisca dei beni, dell'obbligo di firma, del ritiro del passaporto: solitamente tali misure vengono applicate ai delinquenti abituali, a persone che assumono un comportamento di vita dedito al crimine. Mi sembra eccessivo equiparare al delinquente abituale il tifoso di calcio che abbia commesso anche un solo reato legato a manifestazioni sportive.
Pertanto, il gruppo de La Rosa nel Pugno esprimerà un voto favorevole sull'emendamento in esame e chiede l'appoggio dei colleghi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, se non vado errato, questo è l'ultimo emendamento proposto dagli onorevoli Buemi e D'Elia. Non ho preso la parola sui precedenti emendamenti, avendo già ampiamente chiarito il punto di vista di Forza Italia sull'opportunità che questo provvedimento vada difeso nella sua integrità.
Onorevole D'Elia, onorevole Buemi, mi auguro che non giudichiate politicamente scorretto il mio intervento e quanto mi Pag. 56accingo a dire, anche perché i vostri emendamenti in precedenza sono stati già respinti a grande maggioranza.
Il problema è un altro: lo dico al termine dell'esame dei vostri emendamenti, non per amore di polemica, ma per denunciare un fatto - questo sì - politicamente accettabile, ma quantomeno inopportuno.
I vostri emendamenti facevano parte di un elenco di istanze che due anni fa tifosi sottoposti alle sanzioni Daspo per atti di violenza hanno consegnato ad alcuni membri del Parlamento - tra i quali chi vi parla - per chiedere un incontro. Purtroppo, in mia assenza, questo incontro è stato loro concesso proprio a Montecitorio. Ebbene, questi teppisti hanno trovato proprio tra di noi interlocutori a sostegno della loro «causa». C'è voluta la tragedia di Catania per interrompere e, mi auguro, per mettere fine a questo imbarazzante dialogo.
Onorevoli Buemi, onorevole D'Elia, voi avete preso il testimone di questo inopportuno confronto, dando la sensazione che il tifo violento continua ad avere difensori in Parlamento. Brutto, pessimo messaggio che lanciamo non solo all'opinione pubblica, ma agli stessi teppisti!
Onorevole Buemi, ho molta stima di lei, e questi teppisti non meritano di averla come difensore di ufficio.
Se poi le mie argomentazioni - delle quali, probabilmente, lei non era al corrente - potessero indurla a ritirare il suo emendamento, le assicuro che darebbe un contributo positivo ad isolare teppisti che non meritano queste particolari attenzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Contrariamente alle osservazioni che ho espresso in precedenza, voterò contro questo emendamento, a titolo personale, perché - mi rivolgo all'onorevole D'Elia - spero che finalmente questo testo colpisca le società sportive ed i loro protagonisti.
Pur comprendendo l'intento dell'emendamento, rilevo che quando, nel testo, si fa riferimento a persone indiziate di aver agevolato gruppi o persone che hanno preso parte attiva in più occasioni alle manifestazioni di violenza di cui all'articolo 6, nei confronti delle quali possono essere applicate le misure di prevenzione, si configura esattamente l'immagine dei dirigenti delle società sportive che hanno finanziato, stimolato, aizzato e utilizzato i club delle tifoserie, spesso, per loro utilità.
Il testo, finalmente, può colpire questi signori, che incassano soldi sottobanco e che, spesso, sono i protettori delle violenze.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale a seguito dell'intervento veramente incredibile del collega Pescante. Mi dispiace, onorevole Pescante, ma, al termine di un dibattito, nel quale il gruppo de La Rosa nel Pugno ha tentato di argomentare e portare ragionamento, luce ed attenzione ad un aspetto critico del provvedimento al nostro esame, il suo intervento - mi permetta - tecnicamente si potrebbe definire teppistico. Mi sembra davvero incredibile accusare noi, gruppo di garantisti (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia), di non violenti, con una storia radicale e socialista, che tenta di riportare l'attenzione del Parlamento sui diritti e sulle garanzie, con i richiami alla sinistra e ai garantisti del gruppo di Forza Italia, i quali, oggi, incredibilmente, sono altrove a fare altre cose. Mi dispiace davvero, perché, purtroppo, il suo intervento qualifica la sua attenzione come davvero strabica. Ha ragione il collega Buontempo: qui il problema è capire come intervengono le società e chi finanza quei gruppi, non chi porta, in quest'aula, ragioni che possono essere sbagliate o meno o opportune o meno, ma che sono ragioni politiche (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
Pag. 57GIUSEPPE CONSOLO. Signora Presidente, bisognerebbe che i colleghi leggessero l'intestazione dell'articolo che stiamo esaminando: si parla di misure di prevenzione. Allora, trovo sia inutile farsi belli, dicendo cose scontate, come, ad esempio, in sede di discussione generale, che prevenire è meglio che reprimere, quando, poi, ci si dichiara fortemente contro le misure atte a prevenire il crimine. Il problema è questo, non è il garantismo. Mi dispiace per le parole espresse nei confronti dell'onorevole Pescante, che ha tutta la mia stima e la mia amicizia personale, per quanto poco conti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 6.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 451
Astenuti 9
Maggioranza 226
Hanno votato sì 11
Hanno votato no 440).
Passiamo all'emendamento La Russa 7.80.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori e dal Governo.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, il Senato aveva approvato una norma, intervenendo sul testo del Governo, che mirava, anche in occasione dei tragici eventi di Catania, a mettere un punto fermo sul fatto che chi commette atti di violenza nei confronti di appartenenti alle Forze dell'ordine in servizio o meno vada punito in maniera adeguata. Questo perché ormai esiste il fenomeno diffuso, nello svolgimento di servizi di ordine pubblico e, quindi, anche allo stadio, di individuare l'appartenenza alle forze dell'ordine come uno degli obiettivi principali della partecipazione a quel determinato evento.
Il Governo aveva predisposto un testo che aveva soprattutto una coerenza giuridica, prevedendo un'aggravante ad effetto speciale per i delitti di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Normalmente, non sono uno che si spertica in complimenti al Governo, ma devo riconoscere che gli uffici legislativi che avevano predisposto tale norma, dovendo intervenire per decreto sul codice penale, avevano voluto compiere un intervento che avesse una sua razionalità e una sua coerenza organica.
Già il Senato è intervenuto modificando tale norma, sostenendo che tali attività vengono compiute soprattutto durante le manifestazioni di ordine pubblico. Immaginate il rapinatore che commette una lesione gravissima nei confronti di un appartenente alle forze dell'ordine; in questo caso, non si applica tale aggravante perché si tratta solo di un rapinatore e non di una persona che ha partecipato ad una manifestazione politica o sportiva.
Comunque il Senato, intervenendo maldestramente dal punto di vista giuridico, ha inteso individuare una nuova figura di reato - precisamente un nuovo articolo, il 583-quater - addirittura attraverso un decreto-legge.
Tuttavia, la cosa sorprendente è che le Commissioni congiunte e i comitati ristretti delle Commissioni cultura e giustizia hanno immaginato che la tutela dell'appartenente alle forze dell'ordine valga soltanto nelle manifestazioni sportive. Ad esempio, se ad una manifestazione dei no global, questi ultimi o altri teppisti del genere aggrediscono e commettono lesioni gravi o gravissime nei confronti degli appartenenti alle forze dell'ordine, si tratta di un caso meno grave.
Tra l'altro, questo emendamento non è stato semplicemente proposto dalle forze di sinistra che, giustamente, vogliono tutelare quelle persone che hanno loro consentito, per soli 24 mila voti, di vincere le Pag. 58elezioni, ma ciò è passato nel silenzio anche di molti colleghi della Casa delle libertà.
Allora, mi domando: è possibile che i colleghi di Forza Italia o dell'UDC possano immaginare che nel codice penale è punito come un fatto grave soltanto l'atto di violenza nei confronti di un carabiniere o di un poliziotto in occasione delle manifestazioni sportive? Poi se tali atti sono compiuti dai no global nel corso di una manifestazione politica si tratta di fatti meno gravi!
Mi sembra di percepire che si voglia fare la faccia feroce e dura solo nei confronti di ragazzini, mentre nei confronti di delinquenti incalliti, che vedono come bersaglio anche politico e parlamentare gli appartenenti alle forze dell'ordine, si chiude un occhio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.
FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, trovo vergognosa questa situazione e intendo esortare il Governo ad essere un po' più attento nel valutare l'emendamento in esame.
Come si può affermare di essere vicini alle forze dell'ordine, di comprendere il loro sacrificio, di piangere ad esempio Raciti, caduto durante un servizio di ordine pubblico, se poi si discriminano le violenze nei confronti delle forze dell'ordine affermando che sono più gravi quelle commesse allo stadio rispetto a quelle compiute sistematicamente nelle strade e in alcune zone delle nostre città dagli appartenenti ai centri sociali, da frange estreme della sinistra?
Vi dovete vergognare perché volete tutelare le frange estreme - le avete portate anche in Parlamento dove c'è l'onorevole Caruso che le rappresenta -, ma non tutelate coloro che esercitano una funzione di ordine pubblico a tutela dei cittadini! Mi sarei aspettato il ripristino del reato di oltraggio a pubblico ufficiale, ma ciò non vi è passato neanche per l'anticamera del cervello!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, già nel corso della discussione sulle linee generali del provvedimento avevamo dichiarato che non avremmo ritirato l'emendamento in esame, perché esso concerne l'unico punto su cui non possiamo accettare alcun accordo.
Appare paradossale, incredibile ed allucinante che si distinguano le conseguenze del reato a seconda del luogo o del modo in cui il reato stesso viene commesso. Credo sia una norma che rasenta l'incostituzionalità, perché confligge con il principio della generalità e dell'astrattezza.
Non si può pensare di aumentare le pene solo in caso di aggressione a pubblico ufficiale durante le manifestazioni sportive ed in nessun'altra ipotesi. È stato citato il caso delle manifestazioni organizzate dai noglobal, ma potrebbe essere qualunque altra circostanza.
La norma di aggravamento della pena va nella direzione della tutela del pubblico ufficiale, del rispetto del suo ruolo e della sua funzione. In questo modo, il Parlamento rischia di mortificarla!
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime tutta la sua solidarietà alle forze dell'ordine che sono particolarmente impegnate in queste manifestazioni, durante le quali si registrano spesso episodi di violenza di cui esse sono le vittime. Quindi, vi è la piena adesione allo sforzo che le forze dell'ordine pongono in essere per mantenere, per quanto possibile, l'ordine durante queste manifestazioni.
Dal punto di vista sistematico, questo decreto-legge ha una sua contestualità ed il suo contesto è la manifestazione sportiva. Pertanto, è all'interno di questo ambito che sono state scritte le norme ed articolate le varie disposizioni.Pag. 59
È chiaro che in un contesto così particolare, purtroppo, talvolta, sfregiato dalla violenza, senza alcun rispetto verso le persone e le famiglie che vogliono godersi in tranquillità lo spettacolo sportivo, la tutela penale anche e soprattutto nei confronti delle forze dell'ordine è doverosa! Pertanto, al posto di un reato specifico, si è prevista un'aggravante ad effetto speciale. Ma quella contestualizzazione comporta il riferimento alla situazione particolare di esposizione delle forze dell'ordine.
D'altra parte, le forze dell'ordine sono pur sempre tutelate dall'aggravante generale ex articolo 61, numero 10) del codice penale, quando il fatto è commesso in danno di un pubblico ufficiale. Quindi, il Governo non si è sottratto all'esigenza di tenere conto di ciò nella contestualizzazione particolare delle manifestazioni sportive, anche con riferimento a ciò che si verifica prima, durante e dopo la partita, quindi nelle ore che la precedono e nelle ore che la seguono.
Per tutto quello che viene effettuato in danno ai pubblici ufficiali, vi è l'aggravante generale ai sensi dell'articolo 61 numero 10) del codice penale.
Per tale motivo, il Governo insiste nell'invitare i presentatori a ritirare l'emendamento La Russa 7.80.
FILIPPO ASCIERTO. Vergogna!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi permetto di fare un estremo richiamo alla vostra attenzione. Non faccio mozione degli affetti, ma mi richiamo a considerazioni tecniche.
Il sottosegretario è un giurista, un tecnico della materia e non può credere a ciò che ha affermato.
Infatti, al di là dell'incostituzionalità abbastanza evidente della norma e dell'inopportunità di intervenire con un decreto-legge su modifiche al sistema penale, faccio presente che tuttalpiù il legislatore... Mi scusi, onorevole sottosegretario, la pregherei di ascoltarmi, perché ho poco tempo a disposizione. Prego anche lei, onorevole Presidente!
Posso anche concepire - per quanto sarebbe da discutere - un'aggravante specifica a tutela del pubblico ufficiale impegnato in un servizio di ordine pubblico in via generale, perché vi è una esposizione maggiore ai rischi e una tutela maggiore del bene protetto di carattere sociale.
Ciò che non posso concepire è che si vada a distinguere tra un'occasione e l'altra di ordine pubblico, tra manifestazione sportiva e manifestazioni come i concerti o i meeting e manifestazioni sindacali o di carattere religioso. È aberrante che il pubblico ufficiale, esposto ai medesimi rischi, a differenza della ragione che lo ha portato al servizio di ordine pubblico, debba vedere più o meno tutelata in termini penale la sua sicurezza.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,50).
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole sottosegretario, non è vergogna riconoscere di aver preso un abbaglio. Onorevoli colleghi delle Commissioni riunite, vi pregherei eventualmente di accantonare l'esame di questa norma, perché non si tratta di una questione ideologica, ma di una aberrazione tecnica. La disposizione non può passare in questi termini, sono convinto che cadrebbe anche sotto il maglio della Corte costituzionale. Se ne accantoniamo l'esame ci torniamo sopra successivamente facciamo un bene al diritto, un bene alla logica e anche ai cittadini e all'ordine pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Concordo con il collega Benedetti Valentini sulla Pag. 60necessità di accantonare l'esame di questo emendamento. Onorevole sottosegretario, con il massimo rispetto per la sua persona, questa è una aberrazione giuridica. Lo stesso reato deve essere colpito in ogni circostanza con la stessa misura, se si vuole, anche quella più dura. Non è accettabile che il poliziotto che viene ferito in uno stadio o immediatamente fuori da esso venga tutelato con la previsione di una pena elevata, mentre se viene sprangato in mezzo alla strada a seguito di incidenti di qualsiasi natura non sia prevista la stessa pena.
Vorrei ricordare che nel nostro paese è stato già abrogato il reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Quando si parla della certezza dell'intervento pubblico nel nord è cosa reale, quando lì si vede una divisa c'è rispetto per lo Stato e per il suo servitore. In questo Parlamento, colleghi del centrodestra, nelle Commissioni avete potuto raggiungere qualunque tipo di intesa, ma se c'è un errore, il testo deve essere cambiato!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Anche io desidero rivolgere un invito alla riflessione sulla disposizione contenuta al comma 1 dell'articolo 7, che francamente a me pare dettata da un'emotività che ha colto tutti in un certo momento, ma che non può condizionare la produzione legislativa fino al punto di modificare una fattispecie di reato.
Voglio ricordare ai colleghi che tutte le ipotesi di reato, ivi compresa quella di cui stiamo discutendo, prevedono pene da un minimo ad un massimo. Anche questa disposizione stabilisce una pena da cinque a quindici anni. Pertanto, le aggravanti, che determinano l'entità, vengono stabilite dal giudice a seconda del contesto nel quale si svolgono le azioni delittuose. Se invece noi modifichiamo la previsione dell'entità della pena sin dall'origine nella norma, stravolgiamo la cultura giuridica alla quale il nostro paese si ispira e si è sempre ispirato. Non è possibile che per una fattispecie di reato, l'oltraggio, le ferite o l'aggressione, il giudice non valuti autonomamente gli elementi aggravanti. Sicuramente, il fatto che un'azione si svolga in uno stadio, dove è più difficile individuare l'autore del gesto delittuoso, provocherà l'applicazione delle aggravanti, ma non può modificare la fattispecie del reato.
Siamo di fronte ad un aborto giuridico che non è assolutamente accettabile. Credo che su questo debba esserci una riflessione attenta; personalmente, non potrei partecipare alla votazione della proposta emendativa in esame - laddove abbiamo votato tutti gli emendamenti nel senso concordato nelle Commissioni -, perché non vorrei avallare questa gravissima distorsione e questa gravissima ferita inferta al nostro sistema giuridico, già di per sé varie volte «sforacchiato». Non è infatti immaginabile che venga prodotto un simile risultato normativo sull'onda emotiva delle recenti vicende, pur gravi, delittuose e preoccupanti, che ci sono state.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.
ROBERTO MENIA. Vorrei aggiungere qualche considerazione a quelle già esposte dai miei colleghi, con notazioni anche di diverso ordine. Alcuni hanno voluto evidenziare come vi fosse di fatto un clamoroso e palese errore giuridico. Altri hanno voluto insistere sull'aspetto quasi morale della questione. Personalmente, sono rimasto colpito in maniera assai sfavorevole dalla presa di posizione del rappresentante del Governo, che ha espresso una posizione estremamente ipocrita, nascondendosi dietro un principio sistematico di difesa del testo che qui si propone, adducendo presunte questioni sistematiche. Egli ha di fatto smentito quello che continua ad essere un comportamento del Governo. Io ricordo a me stesso e a tutta l'Assemblea...
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Menia.
Pag. 61ROBERTO MENIA. Essendo intervenuto il Governo, penso si sia di fatto riaperta la discussione...
PRESIDENTE. È comunque un intervento a titolo personale.
ROBERTO MENIA. Non è possibile nascondersi dietro la posizione ipocrita di richiamarsi all'ordine sistematico delle cose, riconoscere che esiste una pericolosità maggiore e quindi decidere di sanzionare in maniera più incisiva il fatto di violenza che deriva da teppismo da stadio, rispetto al fatto di violenza che si verifica in qualunque altra situazione.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Menia.
ROBERTO MENIA. È peggiore il teppismo espresso nello stadio, quello che esprime il mafioso, quello che esprime l'uomo dei black bloc che aggredisce a Genova il poliziotto o quello di chi sostiene che il poliziotto è uno sporco sbirro al servizio dello Stato imperialista?
PRESIDENTE. Deve proprio concludere, onorevole Menia.
ROBERTO MENIA. Tutto questo è impensabile sotto un profilo di logica, sotto un profilo giuridico e sotto un profilo morale! Ecco perché il Governo dovrebbe riconsiderare la posizione che ha espresso e fare proprio invece...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Menia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, nel breve tempo che mi è concesso desidero porre una domanda specifica di carattere politico al ministro Melandri, che in questo momento rappresenta qui in aula al massimo livello il Governo. Chiedo al ministro Melandri, quale titolare del dicastero che si occupa della disciplina sportiva, se ritiene giusto che l'aggressore di un poliziotto ferito durante una manifestazione sportiva venga sanzionato in modo più grave rispetto all'aggressore di un poliziotto ferito in una manifestazione politica!
Ministro Melandri, lei è persona perbene: non c'è bisogno delle aggravanti specifiche! Dia una risposta, per piacere, a questo interrogativo! Mi appello al Governo, al presidente Pisicchio e al presidente Folena, affinché accantonino questo emendamento e ci riflettano. Se passa il nostro emendamento viene ristabilita la par condicio. Altrimenti è uno schiaffo in faccia a quelle forze dell'ordine che noi, con le parole ma non con i fatti, diciamo di voler tutelare!
PRESIDENTE. Passiamo...
GIUSEPPE CONSOLO. Intervenga il Governo!
PRESIDENTE. Il Governo, essendo presente in aula, è libero di decidere di intervenire quando crede. Comunque è già intervenuto in questa discussione.
GIUSEPPE CONSOLO. Intervengano allora i presidenti di Commissione!
PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori esprimono un orientamento contrario alla proposta di accantonare l'esame dell'emendamento La Russa 7.80.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, devo dire che le ragioni che hanno indotto i colleghi del gruppo Alleanza Nazionale a presentare l'emendamento in esame in parte mi meravigliano. Infatti, il decreto-legge in esame introduce altri aspetti di specialità rispetto ad altre situazioni; tuttavia, nel caso specifico, ritengo tali ragioni convincenti.
Infatti, non possiamo creare - questa è la nostra posizione - un sistema speciale Pag. 62rispetto al reato specifico di resistenza a pubblico ufficiale. Per queste ragioni, quindi, annuncio che sosterremo l'emendamento La Russa 7.80 (Applausi di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento La Russa 7.80, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Commenti).
(Presenti 464
Votanti 458
Astenuti 6
Maggioranza 230
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato sì 392
Hanno votato no 30).
Prendo atto che la deputata Balducci avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Prendo atto, altresì, che la deputata Formisano non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'emendamento Caparini 9.5.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, lo ritiriamo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento 9.100 delle Commissioni...
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare!
PRESIDENTE. Prego, onorevole Villetti.
ROBERTO VILLETTI. Presidente, il gruppo La Rosa nel Pugno, a nome del quale intervengo, fa proprio l'emendamento Caparini 9.5; chiedo, inoltre, di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, ricordo che, nella passata legislatura, si svolse una discussione su questo argomento. Vi è, infatti, un modo per avvicinare la situazione italiana a quella inglese (Scambio di apostrofi tra deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia (Commenti)...! Onorevole Conte, per favore (Commenti)...! Onorevole Conte...! Prego, onorevole Villetti, vada avanti con il suo intervento. Invito i colleghi a fare silenzio (Commenti - Una voce: Vergogna!)!
Onorevole Villetti, prosegua pure.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, ribadisco che il nostro gruppo fa proprio l'emendamento Caparini 9.5, ritirato dai deputati della Lega Nord.
Vedete, si è svolta una grande discussione sul modello inglese e su quello italiano. Ho avuto occasione di leggere tutto il testo della legge approvata in Gran Bretagna, informandomi anche sul contesto. Detto contesto prevede una grande responsabilità delle società sportive, le quali devono anche assicurare, in larga parte (Commenti)...Pag. 63
È impossibile...!
PRESIDENTE. Scusate, colleghi! Onorevole Giovanardi, la prego! Non è possibile svolgere (Commenti)...! Onorevole Conte, già le ho chiesto (Commenti)...! Anzi, no: onorevole Conti...!
Per cortesia, colleghi, si può continuare la discussione?
Prego, onorevole Villetti.
ROBERTO VILLETTI. Posso parlare, Presidente?
PRESIDENTE. Deve parlare!
ROBERTO VILLETTI. Come stavo dicendo, la diversità del modello inglese (Commenti) rispetto a quello italiano è dovuta al fatto che esistono differenze di fondo. Una differenza fondamentale è rappresentata dalla circostanza che gli stadi sono di proprietà dei club. Che cosa (Commenti - Una voce: E zitti!)...
PRESIDENTE. Onorevole Villetti, la prego di proseguire: non c'è ragione per cui lei si interrompa! Quindi, lei prosegua!
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, non mi rivolgo ad alcuna parte dell'Assemblea: mi rivolgo a lei invitandola a cercare di moderare gli animi.
PRESIDENTE. Lei si deve rivolgere, esattamente, alla Presidenza.
ROBERTO VILLETTI. Tra l'altro, ciò che sta accadendo non dipende nemmeno da quanto io sto affermando ma da altri argomenti.
Stavo dicendo che il modello inglese presenta forti differenze rispetto a quello italiano. Qual è il motivo per cui alcuni provvedimenti attuati in Inghilterra non hanno sapore liberticida mentre alcuni provvedimenti adottati in Italia sono limitativi delle libertà? Lo spiegherò in termini molto semplici.
In Inghilterra, gli stadi sono di proprietà dei club. Naturalmente, al loro interno si applicano le leggi dello Stato ma anche le regole stabilite dagli stessi club. Ciò comporta che questi ultimi, proprio perché si tratta di associazioni private, possano assumere la decisione di non consentire l'ingresso nello stadio ad alcune persone, anche a tempo indeterminato. Invece, in Italia si chiama in causa la Questura. In altri termini, noi abbiamo la necessità di ricorrere all'intervento della Polizia per impedire l'ingresso nello stadio ai facinorosi.
Tuttavia, esiste un'ulteriore differenza, a mio avviso fondamentale. Noi non siamo contrari alle misure previste in questo decreto-legge. La nostra contrarietà riguarda il fatto che queste misure non saranno decise dal magistrato: è tutto qui. Si afferma che la previsione della flagranza differita è ottima, poiché si può ricorrere all'ausilio delle fotografie e dei filmati. Ricordo che la flagranza si verifica quando il poliziotto trova il ladro e lo arresta. Se per procedere ci sono 48 ore di tempo, possibile che non ci sia alcun magistrato in grado di esaminare le fotografie e spiccare i mandati di arresto?
Infine, dopo aver fatto proprio questo emendamento, vorrei svolgere un'ultima considerazione. Mi rivolgo ai colleghi del centrodestra, che sono ancora impegnati in una discussione, per così dire, interna, per ricordare loro che molto spesso hanno criticato le cosiddette manette facili, fino a farne una bandiera delle loro garanzie. Attenzione, perché quando si imbocca la strada delle manette facili, prima per i casi di violenza negli stadi, poi per la violenza mafiosa, poi contro la violenza sociale, a mano a mano si finisce per seguirla con riguardo a tutti i reati che siano inquietanti per l'opinione pubblica.
Attenzione, colleghi del centrodestra! Quando si abbandona un principio, poi è molto difficile recuperarlo per le proprie cause. Questo lo ricordo anche al centrosinistra e non mi stancherò mai di fare appello affinché questi principi siano rispettati. Il contrasto alla violenza credo sia più efficace se diamo grandi lezioni di libertà (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per capire in quale fase ci troviamo. Da quanto avevo udito - forse ho capito male - mi sembrava che fossimo passati all'emendamento 9.100 delle Commissioni. Ora, invece, ho ascoltato il collega Villetti dichiarare di far proprio un emendamento ritirato dalla Lega Nord Padania, il cui esame, ormai, è ampiamente alle nostre spalle. Vorrei capire che cosa stia accadendo.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, in realtà, mentre dichiaravo ritirato l'emendamento Caparini 9.5 , i colleghi de La Rosa nel Pugno stavano già chiedendo di parlare per fare proprio lo stesso emendamento, come richiesto dal presidente Villetti.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caparini 9.5, ritirato dai presentatori e fatto proprio dal gruppo La Rosa nel Pugno, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 430
Astenuti 23
Maggioranza 216
Hanno votato sì 30
Hanno votato no 400).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 450
Astenuti 5
Maggioranza 226
Hanno votato sì 444
Hanno votato no 6).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Caparini 9.010.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, sarebbe nostra intenzione mantenere l'articolo aggiuntivo in oggetto e spiegare anche i motivi per cui abbiamo ritirato la proposta emendativa precedente. Essa infatti era semplicemente una sintesi dell'articolo aggiuntivo che mi accingo ad illustrare.
Abbiamo già espresso in maniera dettagliata le critiche rivolte alle misure repressive contenute in questo decreto-legge. Crediamo fortemente in questo articolo aggiuntivo e quindi saremmo intenzionati ad insistere per la sua votazione in quanto a nostro avviso lo svolgimento sereno delle manifestazioni sportive, in particolare di quelle calcistiche ad alto livello, non può prescindere da misure preventive.
Visto che è stato sempre citato ad esempio il modello inglese, faccio presente che questo articolo aggiuntivo contiene tutti i princìpi base grazie ai quali tale modello è diventato quello di riferimento per tutti gli altri paesi, ovvero l'idealtipo delle manifestazioni e dei sistemi calcistici. Infatti, obiettivamente le misure adottate in Inghilterra funzionano e hanno permesso di riportare le famiglie e i tifosi a gremire gli stadi nella totalità dei posti a disposizione senza più problemi di violenza, di tafferugli o di altra natura. Tuttavia, per applicare il modello inglese servono misure preventive e la responsabilizzazione di chi gestisce il mondo del calcio, a partire da coloro che gestiscono le strutture sportive, ovvero gli stadi.Pag. 65
Noi chiediamo di introdurre norme specifiche relative al ruolo delle società sportive nella gestione delle manifestazioni. Quindi, chiediamo che esse siano responsabilizzate sul piano della sicurezza e che l'ordine e la sicurezza pubblica siano assicurati secondo determinati criteri, come la redazione di un regolamento per l'impianto sportivo, già citato dall'articolo 2-quater, la dotazione di un servizio d'ordine, le cui funzioni sono previste dall'articolo 2-quinquies, e la stesura per legge di un decalogo di collaborazione con le forze dell'ordine.
Si potrebbe dire che tali norme rispondono al buon senso. Così è, ma proprio per questo motivo le abbiamo inserite all'interno di una proposta emendativa affinché il buon senso abbia forza di legge. Altrimenti, come al solito rischiamo di dimenticarci del buon senso una volta passata l'emergenza per poi ritornare in quest'aula a discutere nell'eventualità - che speriamo non si verifichi mai più - di un fatto grave come quello di Catania.
Tra i principi che fanno del modello inglese quello da additare ad esempio sono compresi alcuni parametri da noi inseriti all'interno dell'articolo aggiuntivo. Sto facendo riferimento al rapporto fisso tra il numero degli spettatori e quello degli addetti alla sicurezza, gestiti dalle società sportive. Si potrà obiettare che la previsione rigida di tale rapporto può comportare l'eccesso o la carenza del numero degli addetti nel caso di partite ad alto rischio. Ciò invece non si verificherà perché all'interno dell'articolo aggiuntivo è prevista la facoltà del questore di innalzare o abbassare il rapporto.
Inoltre, per smilitarizzare e rendere più vivibile e gioioso l'evento sportivo è stato previsto che le forze dell'ordine possano intervenire solo all'esterno dello stadio o in caso di disordini.
Nell'articolo aggiuntivo è prevista la responsabilità delle società sportive per le situazioni pericolose o i danni causati dai loro tifosi. Inoltre, è prevista la responsabilità solidale delle società in caso di danni arrecati dai tifosi organizzati nel corso di trasferte per le quali le società stesse hanno procurato loro i biglietti o dato sovvenzioni. Questi sono tutti princìpi che trovano applicazione nel modello inglese.
Se in pubblico vogliamo lavarci la coscienza e parlare solo di norme repressive contro la violenza negli stadi, è un conto...
PRESIDENTE. Deputato Pini, la prego di concludere.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, ho concluso. Se invece vogliamo applicare misure e princìpi seri per prevenire e non solo reprimere la violenza negli stadi, allora l'articolo aggiuntivo in oggetto è quello da noi ritenuto più congruo.
Perdurando il parere negativo da parte del relatore e del Governo, ritiriamo l'emendamento, avendone comunque trasfuso il contenuto in un ordine del giorno che ci auguriamo - almeno questo - venga accolto.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, non posso darle la parola perché l'emendamento è stato ritirato.
Passiamo all'emendamento Pescante 10.81. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, ahimè, non posso accogliere tale invito e vorrei precisare anche la logica del mio intervento.
L'emendamento in questione non è dettato dalla volontà di venire incontro alle istanze dei grandi club che auspicavano una compartecipazione dei soggetti proprietari degli impianti, cioè degli enti locali, alle spese per l'adeguamento degli stadi e alle misure di sicurezza previste dal decreto del Governo.
L'istanza in teoria sarebbe formalmente giustificata dal fatto che in base al regime delle convenzioni - concessioni che legano gli enti proprietari alle società di calcio - questo tipo di intervento finanziario rientrerebbe tra i lavori di straordinaria amministrazione.
Il problema però non riguarda i grandi club che praticamente si sono già messi tutti in regola, hanno già sostenuto delle Pag. 66spese, e per i quali credo che, nel rapporto fra gli stessi e gli enti locali, sia passato l'accordo di accollarsi gli oneri relativi. Il problema riguarda i piccoli club, quelli delle categorie inferiori, club che hanno stadi sovradimensionati, e cioè superiori a 7500 spettatori, e non sono assolutamente in grado di sostenere i relativi oneri, per cui si sono rivolti agli enti locali per avere un concorso nelle spese.
In moltissimi di questi centri l'accordo è già intercorso. Per la verità, la formulazione del comma 5-bis dà la sensazione agli enti locali, molti dei quali hanno già fatto dichiarazione in questo senso, che loro non sono tenuti a contribuire alle spese di rifacimento degli impianti. Voglio anche precisare che questo problema si è posto in sede di discussione in Commissione, ed era stata trovata dal Presidente Folena una formulazione che sarebbe stata da noi condivisa, secondo cui «le società sportive possono intervenire senza prevedere però oneri a carico dello Stato». Quella formulazione sarebbe andata benissimo. Nel corso dei lavori della Commissione ci è stato fatto presente, su intervento, se non ricordo male, della Commissione bilancio, che questa formulazione andava sostituita con quella più generica: «senza intervento della finanza pubblica», ricomprendendo quindi anche gli oneri degli enti locali.
Torno a ripetere, e concludo, sono interventi a favore dei piccoli club delle serie inferiori, laddove l'impianto superi la capienza di 7500 spettatori.
PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dichiaro innanzi tutto di voler aggiungere la mia firma all'emendamento Pescante 10.81, perché esso non solo è ragionevole, ma è anche logico.
Vedete, si insiste per fare le nozze con i fichi secchi. Dal Senato era arrivato un provvedimento che recava una serie di interventi a carico del ministro per le politiche giovanili, di concerto con altri ministri, per la estensione dei valori dello sport, per la sensibilizzazione della gioventù, per migliaia di altre cose, mentre veniva altresì sancito che non vi erano nuovi oneri a carico della spesa pubblica. Come si può lavorare in questo modo?
Abbiamo messo una pezza all'articolo successivo. Rimane il grosso problema dell'articolo 10 che, da un lato, pretende giustamente che gli stadi siano adeguati alle norme di sicurezza ma, dall'altro, pone il vincolo che ciò avvenga senza oneri per la finanza pubblica, il che è un paradosso in sé e, soprattutto, rappresenta una forma assolutamente pretestuosa ed inutile di divieto. Infatti, anche in assenza di una previsione esplicita, non ci sarebbero stati comunque oneri per la finanza pubblica. Ma, se lasciamo il testo della norma com'è scritto, vietiamo agli enti territoriali - là dove ci sono le condizioni - di fare accordi con le società.
Allora, di cosa stiamo parlando, onorevoli colleghi? Io non ho capito la pervicace volontà delle Commissioni di rifiutare un emendamento logico e virtuoso come questo. Se noi sopprimiamo la dicitura «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica» - come viene proposto dall'emendamento -, rimane una norma che lascia alle società l'onere di fare gli interventi. Ma le società di grandi dimensioni non hanno questo problema, semmai avrebbero il problema di diventare esse stesse proprietarie degli stadi, come avviene in tutti i paesi civili d'Europa, e di gestire in maniera diversa il rapporto tra società e struttura dove si esercita l'attività sportiva. Quanto invece alle piccole società, alle società dilettantistiche, alle società che hanno a che fare con una base economica assolutamente inadeguata a fronteggiare queste spese, con quale criterio si può pensare che possano assumersi l'onere della manutenzione straordinaria, che comporta interventi radicali di ristrutturazione - in qualche caso anche profonda ed importante - degli stadi per adeguarli alle norme di sicurezza? Significa che non avremo gli stadi a norma.Pag. 67
Ma l'aspetto grave, giuridicamente incomprensibile, è il motivo del mantenimento del divieto. Se eliminiamo il divieto, non abbiamo alcun obbligo di copertura: anche senza il divieto, l'intervento rimane a carico delle società. Invece, mantenendo il divieto, se un domani una piccola società dilettantistica volesse chiedere all'ente territoriale interessato di concorrere alle spese, daremmo un alibi all'ente territoriale, che potrebbe dire: me lo vieta la legge, non posso intervenire perché la norma varata per la sicurezza negli stadi esclude materialmente - e concludo, Presidente - la possibilità di ulteriori spese a carico della finanza pubblica.
Allora, rivolgo un invito a tutti colleghi ad approvare questo emendamento perché va nella direzione degli obiettivi che la norma che stiamo approvando vuole perseguire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor presidente, non riesco a seguire. Nel testo si scrive che le società sportive «possono provvedere». Non si dice che «devono provvedere». Quindi, si scrive «possono provvedere» e in più si vuole cancellare anche l'espressione «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». La cosa non funziona. Mi pare ovvio. Secondo me, il testo doveva prevedere che le società sportive «devono provvedere», perché o devono o non devono. Se si scrive «possono», secondo me non si va da nessuna parte perché a quel punto scatta un meccanismo rischioso. Chi farà fronte alla necessità stabilita per legge che gli stadi vengano messi a norma?
Siccome un testo di legge deve essere chiaro in ciò che determina, se il provvedimento reca «possono» e se noi non abbiamo previsto eventuali oneri a carico della pubblica amministrazione, chiedo alla Presidenza e agli uffici chi abbia il dovere di eseguire quelle norme per mettersi in regola con la legge che approveremo. Rivolgo tale quesito, e non so se la Presidenza o il Governo vogliano rispondere, perché rischiamo che le società che «possono» provvedere non lo facciano, e poiché gli enti locali non lo faranno perché non ci deve essere alcun onere a carico dello Stato rischiamo di far rimanere gli stadi in condizioni di insicurezza.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda la Presidenza - che, come lei sa, può giustamente intervenire sul coordinamento formale dei testi, ma non sull'interpretazione autentica di una norma di legge -, non abbiamo nulla da dire sulla questione che lei ha sollevato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pescante 10.81, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 452
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 268).
Passiamo all'emendamento Caparini 10.80.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, con il mio emendamento 10.80 - di cui spiegherò i motivi del ritiro avendo l'intenzione di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno - ci riproponiamo di portare all'attenzione un nodo centrale nel piano di riforma del settore calcistico nazionale, cioè quello della ristrutturazione o costruzione di nuovi impianti. Noi indichiamo una serie di misure e, soprattutto, di requisiti che i nuovi impianti Pag. 68dovranno avere: strutture polivalenti con numeri di posti limitati, con settori facilmente raggiungibili e, quindi, con capienza contenuta, in modo tale da consentire il raggiungimento e l'agevole opera di prestazione di soccorso in ogni posto numerato. Anche in questo caso abbiamo seguito la linea guida di altri paesi. Noi auspichiamo che i tragici fatti del Cibali possano essere, come lo è stato il tragico fatto dell'Hillsborough nel 1989 per l'Inghilterra, lo spunto per poter finalmente iniziare un piano strategico di ristrutturazione dei nostri impianti. Per tali motivi, in un ordine del giorno che sottoporremo all'attenzione dell'Assemblea formuliamo una serie di suggerimenti per misure che possano coinvolgere gli enti locali in operazioni di project financing, proprio nella ricerca di quelle risorse che oggi, purtroppo, le società calcistiche, in modo del tutto miope, destinano per la campagna acquisti e non per la patrimonializzazione della società e, comunque, per la differenziazione delle loro operazioni sociali.
In questo senso, siamo convinti che sia necessario fare in modo che finalmente, da una parte, con degli strumenti anche urbanistici, gli enti locali siano incentivati ad investire in strutture polivalenti e, quindi, con destinazione sociale, e, dall'altra, le società di calcio siano incentivate anche potendo operare in settori alternativi a quello che prettamente compete loro, in modo da differenziare le entrate e, quindi, giustificare gli ingenti investimenti che saranno costrette a sopportare.
Di conseguenza, ritiro il mio emendamento 10.80 in vista della presentazione dell'ordine del giorno da me preannunciato.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Del Bue 11.1.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dai relatori.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento e preannuncio di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, sopprimendo le parole: «In particolare».
Rivolgo poi una raccomandazione al Governo, facendo riferimento alla lettera h) dell'emendamento Caparini 10.80, ritirato dal presentatore, sulla eliminazione delle barriere separatrici fra le tifoserie opposte e fra tifoserie e il campo da gioco. Si tratta di uno dei requisiti richiesti dall'UEFA per disputare i campionati europei del 2012 in Italia.
Quindi, spero che il Governo si renda conto fin da adesso che si tratta di una misura disincentivante e funzionale all'adeguamento degli stadi italiani in previsione del possibile e, per quanto mi riguarda, augurabile svolgimento dei campionati europei di calcio in Italia.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Ciocchetti 11-bis.3.
Onorevole Ciocchetti, accede all'invito al ritiro formulato dai relatori?
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, chiedo l'attenzione del Governo...
PRESIDENTE. Sottosegretario Lolli, per cortesia, la invitano ad ascoltare.
LUCIANO CIOCCHETTI. Ritiro il mio emendamento 11-bis.3 e preannuncio l'intenzione di presentare un ordine del giorno di analogo contenuto. Chiedo al Governo di valutare la possibilità di reintrodurre l'educazione civica nelle scuole.
GIOVANNI LOLLI, Sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive. Il Governo si riserva di valutarne il contenuto successivamente.
LUCIANO CIOCCHETTI. Si tratta di una riflessione sulla responsabilità e sul rispetto della libertà, delle persone e delle regole e può diventare un'occasione di riflessione più ampia, di prevenzione e di promozione.
PRESIDENTE. L'emendamento Ciocchetti 11-bis.3 si intende pertanto ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 6911-bis.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 439
Hanno votato no 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11-bis.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 456
Hanno votato no 1).
Avverto che l'emendamento Gambescia 11-bis.80 è assorbito dall'approvazione del precedente emendamento.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Caparini 11-bis.010. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo nasce dalle esigenze che tutti abbiamo constatato, purtroppo, in seguito ai fatti criminosi che sono accaduti all'interno degli stadi. Pensiamo, da ultimo, all'omicidio dell'ispettore Raciti.
È chiaro che da parte dell'opinione pubblica e di questo Parlamento si avverte l'esigenza di stabilire delle sanzioni per responsabilizzare i giovani, i tifosi, eccetera.
Ho sentito parlare di punizioni anche gravi. Si è parlato di carcere, ma chiaramente non siamo molto favorevoli in proposito , perché, purtroppo, manca la certezza della pena. Abbiamo già visto, con l'indulto, come in breve tempo persone condannate a diversi anni di galera siano tornate per le strade liberamente, magari irridendo a quegli stessi poliziotti e carabinieri che avevano proceduto al loro arresto.
Sarebbe molto meglio pensare a pene pecuniarie, ma anche queste non devono essere esagerate, perché, purtroppo, quando si arriva a degli eccessi, sia per quanto riguarda le pene pecuniarie, sia per quanto riguarda le pene detentive, succede, come abbiamo già constatato, che le stesse non vengono applicate.
A questo punto, ci sembra di trovarci di fronte alle famose gride, di manzoniana memoria: si fanno molte leggi, si fanno molte previsioni ma poi, purtroppo, queste non vengono applicate. Entrando nel merito del nostro articolo aggiuntivo 11-bis.010, teniamo a sottolineare che noi siamo per la prevenzione. Dobbiamo riportare i nostri giovani all'interno degli stadi, all'interno dello sport, per fare in modo che gli stadi possano tornare ad esseri fruibili da parte delle famiglie, da parte dei giovani, da parte dei bambini.
Vogliamo, inoltre, una puntualizzazione sull'educazione. Vi deve essere educazione alla partecipazione, educazione alle regole sportive, a quelle regole sportive che insegnano ai nostri ragazzi la lealtà, il rispetto dell'altro e cosa significhi generosità ed altruismo, e che fanno anche capire che nello sport è importante partecipare e non è sempre necessario vincere.
Noi siamo pertanto completamente contrari agli stadi intesi come luoghi di violenza; vogliamo che gli stadi tornino ad essere luoghi di aggregazione, luoghi di divertimento, certo, anche luoghi di passione sportiva, ma senza naturalmente Pag. 70incorrere negli episodi di criminalità cui, purtroppo, stiamo assistendo da troppo tempo.
Ribadisco, quindi, che occorre educare, occorre fare in modo che i nostri ragazzi siano portati sulla strada della giustizia, della lealtà e del rispetto delle regole. I nostri ragazzi devono essere educati, non possiamo lasciarli vivere come i bruscandoli (come diciamo noi, in Veneto). I ragazzi hanno bisogno di sapere cosa sono le regole, cosa vuol dire rispettare le norme. Ecco perché abbiamo presentato questo articolo aggiuntivo. Riteniamo, inoltre, che il compito dell'educazione dei ragazzi sia responsabilità delle società. Devono essere le società sportive ad attuare opera di sensibilizzazione nei confronti dei giovani e dei ragazzi, in modo tale da riportare gli stadi ad essere patrimonio delle famiglie, dei bambini, della società civile. Come è possibile realizzare ciò? Attraverso l'organizzazione di manifestazioni...
PRESIDENTE. Onorevole Goisis...
PAOLA GOISIS. Concludo, signor Presidente. Stavo dicendo che è possibile fare ciò attraverso l'organizzazione di eventi che vedano coinvolti tutti i protagonisti dello sport, a cominciare dagli atleti, passando per i dirigenti, per il personale della sicurezza e per le autorità politiche e sociali. Ribadisco ancora che bisogna lavorare affinché lo sport diventi educativo.
In conclusione, signor Presidente, a nome del gruppo della Lega Nord Padania, annuncio il ritiro dell'articolo aggiuntivo Caparini 11-bis.010.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Goisis.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 11-quinquies.1, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 448
Astenuti 10
Maggioranza 225
Hanno votato sì 444
Hanno votato no 4).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Ciocchetti 11-quinquies.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, ritiro questo articolo aggiuntivo e chiedo al Governo di valutare positivamente l'ordine del giorno, di cui preannuncio la presentazione, nel quale intendo trasfonderne il contenuto. Credo che la disposizione prevista da questo articolo aggiuntivo si accompagni magnificamente ad un'altra, che voteremo successivamente, che prevede la gratuità dell'ingresso allo stadio per i minori di quattordici anni. Noi abbiamo presentato questo articolo aggiuntivo per riavvicinare le famiglie allo stadio. Credo che ciò possa essere realizzabile anche attraverso un ordine del giorno che impegni il Governo ad intervenire sull'organizzazione sportiva e a fare in modo che alcuni settori degli stadi siano destinati alle famiglie, consentendo, anche praticando prezzi più bassi di quelli dei biglietti, a queste persone di assistere ad un divertimento, ad un gioco e ad uno spettacolo.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Ciocchetti.
Passiamo all'emendamento Caparini 11-sexies.80.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, è l'unico caso in cui non accediamo all'invito al ritiro dell'emendamento in quanto siamo convinti che non si possa Pag. 71effettuare lo spoil system a mezzo di decretazione d'urgenza. Abbiamo dunque aderito alla richiesta del Governo e della maggioranza di ridurre il numero delle nostre proposte emendative in modo da mantenere, per così dire, la 'pulizia' dell'intero provvedimento e preservarne l'organicità dell'impianto dall'eventuale proliferare degli emendamenti. Ritengo tuttavia che l'articolo in questione, aggiunto nel corso dell'esame svoltosi al Senato, vada esattamente nella direzione opposta rispetto alla richiesta del Governo in quanto modifica radicalmente l'istituto per il credito sportivo.
Noi siamo convinti che se una tale operazione doveva essere compiuta, il Governo avrebbe potuto effettuarla con il provvedimento, già annunciato, che reca disposizioni in materia di revisione del sistema di finanziamento e di agevolazione per gli interventi di realizzazione dei nuovi stadi. Il Governo ha peraltro anche manifestato la disponibilità ad approvare un nostro ordine del giorno che è diretto in tal senso.
Quindi, l'istituto per il credito sportivo può essere in qualche modo equiparato al Football trust inglese e quindi è in quell'ottica che eventualmente dovrebbe esserne riveduta la funzione e l'organizzazione. Non capiamo e non condividiamo il fatto che l'intervento venga operato con questo provvedimento; insistiamo, pertanto, per la votazione dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento in esame e condividerne quindi in pieno lo spirito e gli obiettivi.
Francamente, non comprendiamo come a qualche anima nobile possa essere venuto in mente il proposito di utilizzare un decreto emanato a seguito di eventi tragici - un provvedimento che si poneva e si pone l'obiettivo di mettere la parola «fine» alla violenza che esplode negli stadi in occasione delle manifestazioni sportive - per compiere un'operazione di piccolo cabotaggio e risolvere un problema di nomine attraverso la previsione di una norma che richiama, di fatto, il meccanismo dello spoil system. Anche perché la norma del decreto-legge che prevede un diverso criterio di nomina dei componenti il consiglio di amministrazione dell'istituto per il credito sportivo è motivata con le seguenti espressioni: «al fine di contenere i costi di funzionamento, di conseguire risparmi di spesa e di adeguare la composizione degli organi dell'istituto per il credito sportivo alle disposizioni contenute» nel decreto-legge. Ebbene, si tratta di tre finalità estranee alla materia suscettibile di essere disciplinata tramite la decretazione d'urgenza.
L'articolo 11-sexies è quindi del tutto ultroneo rispetto alla portata del provvedimento e non persegue la finalità della sicurezza negli stadi, non serve che ad uno scopo: nominare qualche «amico degli amici» al posto degli attuali componenti il consiglio di amministrazione.
Quindi, reputiamo utile e funzionale non solo espungere questa disposizione dal testo, ma anche rinviare la decisione sul nuovo assetto del consiglio direttivo dell'istituto per il credito sportivo ad altra sede in cui si discuta un provvedimento organico sulla materia; sede in cui dovremo anche interrogarci sulla funzionalità di questo organismo e sull'opportunità di renderlo, alla luce proprio delle disposizioni recate dal provvedimento in esame, funzionale anche alla tutela della sicurezza negli stadi. Dobbiamo infatti ricordare che l'istituto per il credito sportivo eroga contributi e, soprattutto, prestiti agevolati per l'impiantistica sportiva; quindi, potrebbe e dovrebbe essere funzionale anche alla logica dell'adeguamento degli stadi mentre di tale finalità, nell'attuale provvedimento, non si fa menzione in alcuna parte del testo.
In conclusione, invito i colleghi, in primo luogo quelli della maggioranza, a farsi carico di queste osservazioni e ad Pag. 72esprimere un voto favorevole sull'emendamento Caparini 11-sexies.80 volto a sopprimere l'articolo 11-sexies.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caparini 11-sexies.80, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 253).
Avverto che, consistendo il disegno di legge in un articolo unico, si procederà direttamente alla votazione finale.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2340-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2340 sezione 7).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Lussana n. 9/2340/14.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?
GIOVANNI LOLLI, Sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive. Signor Presidente, il Governo accetta tutti gli ordini del giorno presentati ad eccezione di uno.
Vorrei brevemente illustrare il motivo per cui accettiamo tali ordini del giorno. Essi raccolgono il lavoro svolto unitariamente in Commissione - per il quale ringrazio tutti i gruppi e i parlamentari - ed individuano il punto debole del decreto-legge in esame, ossia quello di essere un provvedimento emergenziale come tanti altri approvati da questo stesso Parlamento.
Ovviamente, per rimuovere e contrastare adeguatamente il fenomeno complesso e vasto della violenza nel calcio c'è bisogno di altro: occorrono trasformazioni radicali e misure preventive. Tutto ciò si potrà realizzare con un procedimento meglio ponderato attraverso il quale il Governo offre la sua disponibilità unitariamente al lavoro delle Commissioni parlamentari.
Gli ordini del giorno presentati fissano già i contenuti di questo lavoro e, secondo me, rappresentano una base ampia e condivisa sulla quale potremo lavorare nei prossimi mesi.
C'è un solo ordine del giorno che non possiamo accettare: mi riferisco all'ordine del giorno Campa n. 9/2340/9, poiché non rientra nei disegni di questo Governo ripristinare il reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Esso, quindi, non corrisponde a un nostro indirizzo.
Il Governo, ripeto, accetta tutti gli altri ordini del giorno, perché a mio avviso essi rappresentano una buona base per svolgere il nostro lavoro nei prossimi mesi.
PRESIDENTE. Il sottosegretario Lolli è stato chiaro: gli ordini del giorno presentati sono accettati, ad eccezione dell'ordine del giorno Campa n. 9/2340/9, non accettato dal Governo.
Secondo la prassi, gli ordini del giorno accettati dal Governo non sono posti in votazione.
Prendo atto che l'onorevole Campa insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2340/9, non accettato dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Campa n. 9/2340/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 420
Astenuti 21
Maggioranza 211
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 245).
Prendo atto che il deputato Romele non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2340-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente (Commenti), se esiste un accordo nel senso di non intervenire per dichiarazione di voto, non prenderò la parola. Se, invece, non vi è un simile accordo, interverrò come faranno i rappresentanti di tutti gli altri gruppi.
PRESIDENTE. Vi è un elenco persone che hanno chiesto di parlare.
MAURO DEL BUE. Quante?
PRESIDENTE. Sono dieci: ognuno potrà regolarsi in base all'ora ed ai tempi. Qualcuno ha preannunciato che consegnerà un intervento scritto, ma non posso dire che vi sia un accordo.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, non posso chiedere la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento poiché non ho scritto niente; posso soltanto rinunciare al mio intervento.
Pertanto, rinuncio a svolgere la mia dichiarazione di voto, ma invito gli altri colleghi a fare altrettanto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Intervengo brevemente per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale sul provvedimento al nostro esame. Ci siamo resi conto delle difficoltà insite in questo decreto ed abbiamo soltanto un cruccio: ci dispiace che anche dai banchi della maggioranza non sia stato accolto il riferimento alle sanzioni penali, per quanto riguarda le lesioni ai pubblici ufficiali in attività di servizio. Avremmo voluto che quell'emendamento fosse condiviso dall'aula per dare un segnale anche alle forze dell'ordine, che stanno pagando un tributo troppo alto per una violenza, come quella in occasione delle manifestazioni sportive, che è inspiegabile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, colleghi, svolgerò un brevissimo intervento, avendo rinunciato ad intervenire durante tutta la discussione. Sono tre i motivi per i quali votiamo sì a questo decreto: un forte impegno sulla repressione, un forte impegno sulla prevenzione ed un forte impegno sulla promozione dei valori positivi dello sport.
In particolare, voglio segnalare due emendamenti che hanno apportato correzioni al testo del Governo. In primo luogo, quello riferito all'articolo 7, che ha scatenato, anche in modo incivile, a mio avviso, reazioni da parte di alcuni colleghi, senza che avessero compreso il merito della questione, non avendo seguito i lavori né al Senato né presso le Commissioni. L'inasprimento delle pene per le lesioni gravi e gravissime verso le forze dell'ordine all'interno delle manifestazioni sportive risponde Pag. 74ad una richiesta specifica delle loro organizzazioni sindacali, che lo hanno richiesto esattamente come è stato votato in quest'aula...
FILIPPO ASCIERTO. Vergogna!
LUCIANO CIOCCHETTI. Vergognati tu e stai zitto!
PRESIDENTE. Onorevole Ascierto!
LUCIANO CIOCCHETTI. Noi rivendichiamo questo provvedimento, caro collega, perché l'abbiamo presentato come gruppo dell'UDC al Senato. Questa previsione non era presente nel testo del Governo ed è stata inserita in seguito alla presentazione di un emendamento da parte del gruppo dell'UDC, è stata approvata all'unanimità al Senato anche dal gruppo di Alleanza Nazionale, così come è stata votata in Commissione all'unanimità anche dal gruppo di Alleanza Nazionale. Ognuno poi è libero di fare quello che crede. Quello che non è ammissibile...
PRESIDENTE. Onorevole Ciocchetti, si rivolga alla Presidenza.
LUCIANO CIOCCHETTI. Non sono ammissibili le strumentalizzazioni che si fanno contro i colleghi.
L'altro emendamento importante è quello relativo all'articolo 8, con il quale si compie l'importante operazione di distinguere i tifosi cosiddetti violenti, che portano avanti, all'interno degli stadi, azioni negative e scorrette, dai tifosi e dalle organizzazioni che, invece, portano avanti il tifo vero e corretto, quello che è richiamato anche dalla Carta olimpica. Abbiamo corretto il testo del Senato con un lavoro congiunto. Il relatore, infatti, attingendo ad una parte di un emendamento che il gruppo dell'UDC aveva presentato, è giunto alla definizione di un testo che consente di distinguere i club e le organizzazioni dei tifosi corretti, con i quali le società calcistiche possono avere rapporti, da quelli che, invece, non lo sono e svolgono le azioni negative che vogliamo combattere.
Per tali ragioni, sottolineando l'impegno importante del gruppo dell'UDC sia al Senato sia alla Camera volto a migliorare questo decreto, voteremo convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, colleghi, in un primo momento, avevamo pensato di non intervenire e, dato l'accordo creatosi in questi giorni tra i gruppi della maggioranza e quelli dell'opposizione, ritenevamo che il discorso potesse scorrere de plano.
Oggi, osservo con profondo dispiacere l'atteggiamento di taluni colleghi della maggioranza, dei quali condivido alcune osservazioni, ma non condivido il fatto di non essere all'ultimo in accordo con molte decisioni, adottate anche con sofferenza, da tutti noi.
Ho sentito i colleghi de La Rosa nel Pugno - dei quali ho grande stima per le battaglie di garanzia che hanno portato avanti - affermare cose che si sarebbero dovute dire in un confronto, spesso teso, volto a portare a casa un risultato importante.
Ci siamo trovati di fronte ad un decreto-legge approvato all'unanimità dall'altro ramo del Parlamento e, nonostante tutto, le Commissioni cultura e giustizia della Camera hanno proposto emendamenti sicuramente migliorativi del testo. Trovo che ciò rappresenti un grande progresso.
Nell'esaminare questa nuova disciplina, è stata rivolta particolare attenzione agli aspetti che potevano confliggere con i diritti di libertà dell'individuo e con gli altri principi costituzionali; pertanto, si è corretto il testo allorché si è ravvisato il bisogno di rimodellare alcune fattispecie di reato, calibrando meglio la risposta sanzionatoria.Pag. 75
Abbiamo rifiutato - lo ripeto - un approccio di tipo emergenziale. All'esito delle riunioni delle Commissioni congiunte cultura e giustizia le norme che potevano essere più facilmente aggredite da attacchi di presunta incostituzionalità sono state dichiarate emergenziali, prevedendo un termine di decorrenza di tre anni; quindi, trattandosi di norme emergenziali, non sono la regola e i partiti di centrosinistra, che sono molto attenti alle garanzie, non avrebbero tollerato un altro tipo di risposta.
Vorrei evidenziare alcuni punti di questo provvedimento che ritengo positivi (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). Non vi lamentate, come io ho ascoltato gli altri, gradirei un attimo di attenzione.
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
PAOLA BALDUCCI. Il Parlamento è fiducioso per il futuro e lo ha dimostrato favorendo un processo di normalizzazione e di miglioramento, attraverso provvedimenti che innalzeranno la qualità e il tasso di sicurezza; mi riferisco all'articolo 10 relativo all'adeguamento degli impianti sportivi e agli articoli 9 e seguenti.
Tornando al provvedimento, non si possono dimenticare le disposizioni dirette a favorire lo sviluppo di una cultura sportiva incentrata sul valore del fair play e della partecipazione. Oggi, non ho sentito nessuno citare con interesse norme come l'articolo 8, che impone alle società sportive di non corrispondere sovvenzioni, contributi o facilitazioni, compresa l'erogazione a prezzo agevolato o gratuito di biglietti e quant'altro o come il comma 4 dello stesso articolo.
Vorrei infine menzionare le iniziative - e su ciò esprimo il mio apprezzamento nei confronti del ministro Melandri - dirette a promuovere i valori dello sport, previste nell'articolo 11-bis, nel quale si stabilisce la realizzazione da parte del Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive di specifiche iniziative rivolte ai giovani. Sui giovani bisogna puntare per il futuro di uno sport migliore!
A tale proposito ricordo le manifestazioni e le attività finalizzate alla sensibilizzazione e ai valori della Carta olimpica, organizzate immediatamente prima dello svolgimento delle manifestazioni sportive all'interno degli impianti e nelle aree ad essi adiacenti.
È importante, inoltre, la disposizione contenuta nell'articolo 11-ter che consentirà l'accesso gratuito negli stadi ai minori di anni 14 se accompagnati. Questa previsione rappresenta uno splendido esempio di un calcio che cambia - è questo il punto, cari colleghi! -, un'importantissima iniezione di fiducia in un sistema che dovrà, con sempre maggiore convinzione, investire sui giovani!
Concludo con un'osservazione che rivolgo al sottosegretario, ringraziandolo per aver accettato l'ordine del giorno che ho presentato e nel quale è stato trasfuso il contenuto di un mio emendamento: siamo stanchi delle sanzioni penali di tipo detentivo! Vi dovrà essere al più presto una riforma che introduca le misure interdittive alternative alla detenzione. Il carcere deve costituire non solo in questa occasione, ma sempre l'estrema ratio.
Per tali motivi, preannunzio l'espressione del voto favorevole del gruppo dei Verdi sulla conversione in legge del decreto-legge in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, non vi è dubbio che il decreto-legge in esame si giustifica nella misura in cui è stato necessario intervenire per far fronte in modo rapido ai fatti eccezionali che sono intervenuti. Questo decreto porta sicuramente la traccia della sua origine e delle circostanze per cui è stato emanato.
Inoltre, la Camera dei deputati si è trovata di fronte a modifiche apportate dal Senato, rispetto al testo originario del Governo, per giunta all'unanimità, senza che siano stati risolti alcuni dei problemi che erano nel decreto-legge.
Tuttavia, non era il caso di aspettare che vi fosse la riflessione necessaria per Pag. 76una riforma organica di questo sport che, negli anni, è diventato un miscuglio di industria e di affari, andando oltre le finalità per cui era nato e si era sviluppato, era diventato lo sport privilegiato di questo paese e non solo. È significativo, a mio avviso, che, negli ultimi anni, di fronte ai guasti che abbiamo registrato, altri sport, che prima rivestivano scarso interesse nella popolazione, si stanno espandendo. Tra l'altro, in alcuni di questi sport resiste ancora un dilettantismo che, nel calcio, è finito da molto tempo.
Dunque, non si tratta solo di un problema sportivo, ma di un problema sociale che registra lo sbandamento delle nuove generazioni. Soprattutto in alcune città del Mezzogiorno la commistione tra l'attività sportiva e affari anche poco leciti è molto presente.
Dunque, bisognava intervenire e questo spiega l'atteggiamento favorevole della maggioranza ed anche nostro per chiudere questo problema, almeno in modo provvisorio.
Noi voteremo in modo favorevole e convinto al provvedimento, anche per il lavoro che è stato svolto dalle due Commissioni alla Camera, ma chiediamo con chiarezza al Governo di intervenire tra breve per affrontare di nuovo il problema, perché vi sono vari aspetti da considerare: occorre procedere ad una riorganizzazione del calcio, affrontando i problemi sociali e culturali; occorre, inoltre, rivedere gli aspetti giudiziari e penali per rendere le norme più coerenti con il dettato costituzionale e con le norme esistenti.
Con queste precisazioni, preannunzio l'espressione convinta del voto favorevole alla conversione del decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Presidente, colleghi, prima di esprimere un giudizio definitivo sul provvedimento in esame, vorrei fare due brevissime premesse. La prima è che da parte nostra non vi è alcuna intenzione di dare lezioni di garantismo e, in particolare, di dare lezioni di garantismo al Senato, dove, per una convergenza di interessi ancora tutti da chiarire, La Rosa nel Pugno è stata esclusa nonostante la norma scritta preveda la nostra presenza. La seconda premessa è che noi non abbiamo ricevuto mai tifoserie ultrà, né alla Camera né altrove.
Da anni, i socialisti ed i radicali conducono una battaglia di difesa dei principi garantisti che tra l'altro, non noi personalmente, ma molte delle nostre parti politiche hanno contribuito a scrivere nella nostra Carta costituzionale. Sono queste le ragioni per cui noi oggi conduciamo questa battaglia di difesa di principi che dovrebbero ispirare in particolare la nostra parte politica, il centrosinistra, che quando è all'opposizione è in grado di sviluppare grandi battaglie di libertà, mentre quando è al Governo attenua questa sua sensibilità rispetto alle esigenze del governare, che certamente condividiamo pur non retrocedendo di un punto sulle nostre convinzioni.
Cari colleghi, spesso si è in maggioranza, ma molto più spesso per il centrosinistra e per la sinistra si è all'opposizione. È allora bene ricordarsi che le norme che stiamo varando devono servire sempre e dobbiamo avere atteggiamenti coerenti sia quando siamo al Governo sia quando siamo all'opposizione.
Ho condiviso la battaglia di non ostilità ad una sanzione pesante nei confronti di coloro che hanno atteggiamenti criminali negli stadi e fuori, ma questa sanzione non può essere applicata senza il mantenimento di principi fondamentali di garanzia come quelli del giusto processo e della difesa dell'imputato.
Sono queste le priorità sulle quali non deroghiamo neanche di un millimetro. Siamo contro le legislazioni speciali, perché sappiamo bene cosa vogliono dire. Esse vengono fatte per una situazione in particolare e poi vengono estese anche per le altre. Noi siamo contro l'applicazione di misure di riduzione delle libertà civili, delle libertà dei cittadini di manifestare le Pag. 77opinioni a livello individuale attraverso forme amministrative, perché in altre fasi storiche tutto ciò si chiamava Stato di polizia. I principi di garanzia delle libertà fondamentali possono essere ristretti soltanto con l'intervento della magistratura, siano essi ultrà o siano essi mafiosi. Non facciamo battaglie per difendere coloro che hanno comportamenti criminali (e in tal senso condividiamo anche la necessità di misure forti), ma bisogna incidere laddove il male nasce, e il male nasce nella convergenza di interessi delle società calcistiche e delle tifoserie ultrà. Se non interveniamo lì, se non introduciamo elementi di dissuasione, se non penalizziamo dal punto di vista degli interessi economici coloro che alimentano questo circolo perverso possiamo operare tutti gli aumenti di pena che vogliamo, ma essi resteranno gride manzoniane. Oltre tutto, con la crisi della giustizia del nostro paese, le sanzioni arrivano dopo anni e non hanno alcun effetto deterrente.
Noi pensiamo che vi sia la necessità di portare avanti una politica di lungo periodo su tali questioni.
Se non c'è una politica che torni ad orientare il senso civico all'interno delle scuole e nelle famiglie e se non introduciamo elementi che interrompano cicli perversi, siano essi economici o politici, è evidente che sarà difficile estirpare questa mala pianta! Noi abbiamo difeso questi principi anche quando interessavano voi: lo ricordo ai colleghi del centrodestra! Lo abbiamo fatto nelle legislature precedenti! Adesso invece che interessano noi, non c'è stato nessuno che si è levato a difesa di una giustizia giusta e di una sanzione che arrivasse dopo il processo e non prima del processo!
Allora, lezioni non ne diamo, ma non ne vogliamo neanche da parte di coloro che pensano di difendere l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini semplicemente manifestando la loro propensione ai cappi, alla ghigliottina mediatica e ai comportamenti strumentali!
Sono queste le ragioni, colleghi, che ci inducono a manifestare il nostro voto di astensione, che avrebbe anche potuto essere un voto contrario. Resta un voto di astensione, perché vogliamo mantenere una solidarietà di coalizione, che spesso non viene a mancare da parte nostra, bensì da parte di altri (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, in coerenza con quanto chiesto dal parlamentare che è intervenuto per primo in queste dichiarazioni di voto finale, l'onorevole Del Bue, rinuncio a svolgere il mio intervento. Lo ritengo un atto di ossequio istituzionale nei confronti del primo parlamentare che si è pronunciato (Applausi). Quindi mi richiamo a quanto già dichiarato in sede di discussione sulle linee generali, da intendersi qui integralmente ripetuto, ed annuncio il voto favorevole del mio gruppo sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cogodi. Ne ha facoltà.
LUIGI COGODI. Signor Presidente, noi riteniamo che sia un atto del nostro dovere istituzionale quello di svolgere regolarmente l'intervento che avevamo previsto. Nel corso della discussione generale abbiamo già espresso le nostre ragioni di condivisione del provvedimento legislativo in esame, ma abbiamo espresso anche le ragioni di permanente e forte preoccupazione per la persistenza nel testo di alcune prescrizioni di rigore penale, che si collocano al confine fra il buon diritto della comunità all'ordinato e civile svolgimento di tutte le manifestazioni sportive, ivi comprese quelle di calcio, e l'altrettanto buon diritto delle persone al pieno esercizio del diritto di opinione, di associazione, di riunione e di manifestazione del proprio pensiero.
La violenza sugli altri, ben si intende, deve essere bandita da ogni e qualsiasi manifestazione della vita associata. Deve essere Pag. 78bandita sicuramente dagli stadi, perché questi devono essere recuperati come luoghi di pubblica riunione, di incontro festoso, di manifestazione dei valori migliori e più positivi della competizione sportiva.
Ma oltre che dagli stadi, come è stato detto con efficacia, la violenza deve essere bandita anche dagli studi di commento sportivo e soprattutto dagli studi d'affari, dove si commerciano calciatori e diritti televisivi e dove oggi si vogliono commerciare anche gli stadi, perché cessino di essere un luogo principalmente dedicato all'esercizio dello sport e diventino possibilmente beni privati, destinati principalmente ai nuovi supermercati, per l'esercizio di ogni genere di consumo, indotto e veicolato attraverso il richiamo della competizione sportiva.
Vi sono due modi, come tutti riconosciamo, per contrastare la violenza: la repressione e la prevenzione. Non è detto che uno dei due modi debba escludere totalmente l'altro. Di sicuro, l'uno e l'altro modo vanno esercitati con misura, con efficacia e, soprattutto, con intelligenza. Peraltro, anche la prevenzione non ha un significato univoco. Si può prevenire attraverso interventi sociali e culturali, oppure con interventi di polizia. L'uno o l'altro intervento rappresentano misure di prevenzione, ma, come ben si comprende, si tratta di strumenti sostanzialmente diversi.
Va riconosciuto, tuttavia, che il testo in votazione è migliorato rispetto all'impostazione prevalente contenuta sia nel testo del provvedimento originariamente varato dal Governo, sia, per molti versi, nella versione adottata dal Senato. Allora, infatti, si connotavano i diversi interventi, ritenuti di sicurezza, utilizzando essenzialmente la leva penale. Si prevedeva ciò attraverso l'inasprimento fortissimo delle sanzioni, l'estensione temporale dell'arresto differito e la flagranza di reato - vogliamo sottolineare ancora tale aspetto - protratta fino alle 48 ore successive al verificarsi dell'evento. Si trattava di una misura non più eccezionale - e, quindi, a termine -, ma di una soluzione indeterminata nel tempo e, dunque, di carattere ordinario e a regime.
Il testo originariamente presentato prevedeva, inoltre, la criminalizzazione di così tante innumerevoli e generiche fattispecie di esternazione del proprio pensiero da rischiare, in maniera evidente, lo sconfinamento nel campo minato dei possibili reati di opinione.
Il fatto è che la scorciatoia penale, vale a dire l'illusione del «panpenalismo» (come, autorevolmente, qualcuno ha osservato), troppo spesso viene invocata e praticata, anche attraverso le leggi, non per risolvere per davvero i problemi sociali, ma solo per rinviarli e, spesso, anche per deviarli dal loro alveo e dal loro contesto più naturale.
La violenza negli stadi e attorno ad essi, nonché «attorno all'attorno degli stadi» è divenuta, nelle nostre città e nelle nostre società, una questione enorme e difficilmente affrontabile con le sole misure di ordine pubblico e, meno che mai, con le sole misure di ordine penale. D'altronde, è ampiamente riconosciuto - come è stato ribadito, da più parti, anche in questa sede - che può risultare del tutto illusorio anche continuare ad invocare «buoni giudici», ed anche a prevedere «giusti processi», quando si sa benissimo che l'amministrazione della giustizia non funziona affatto e che il vigente ordinamento giudiziario fa acqua da tutte le parti! Insomma, lo Stato penale non potrà mai utilmente sostituire, oltre che lo Stato di diritto, lo Stato sociale.
È del tutto evidente che non può essere risolutiva, in tale materia, la riproposizione delle tradizionali misure di esclusione: anche la reclusione, di fatto, è ormai divenuta una mera misura di esclusione, anziché un trattamento umanitario finalizzato al reinserimento sociale, come prescrive l'articolo 27 della Costituzione. Maggiormente risolutiva può essere, invece, la ricerca di percorsi effettivi di inclusione e di coesione sociale, di riconoscimento e di corresponsabilizzazione, di solidarietà e di civile convivenza, da praticare in ogni ambito della vita associata.
Oggi si insiste, opportunamente, nell'affermare che il vero problema da affrontare, al fine di contrastare la violenza diffusa, è il Pag. 79cosiddetto stile di vita, vale a dire la condizione esistenziale ed il sistema dei valori che compongono la qualità della vita delle persone, dei gruppi e delle comunità. Ciò propone positivamente anche il nostro Governo, in ragione di altre e non meno gravi situazioni di malessere sociale, come, ad esempio, la progressiva diffusione delle tossicodipendenze.
Un nuovo stile di vita più sobrio e consapevole, nonché meno dispersivo e consumistico, tuttavia, difficilmente si potrà ottenere agitando solamente il terrore delle pene, come i fatti dimostrano. Più opportunamente, si potrà conseguire un nuovo stile di vita attraverso l'opera di socializzazione ed attraverso la pratica di effettiva partecipazione al destino della vita pubblica da parte di tutte le persone e di tutte le comunità.
Tuttavia, innovando sensibilmente rispetto all'originaria impostazione e pur permanendo ancora, per molti versi, molte insufficienze, questo provvedimento apre alcune linee di intervento positivo nel campo della effettiva prevenzione dei fenomeni di violenza negli stadi, indicando la diffusione, soprattutto tra i giovani, dei valori civili delle competizioni sportive ed agevolando la presenza dei minori, unitamente alle persone adulte, nello svolgimento delle manifestazioni calcistiche. Sicuramente, è ancora troppo poco ma è un inizio, un buon inizio per un'inversione di tendenza, per un nuovo percorso di sicurezza dei cittadini, che segni i suoi passi, innanzitutto, sul progressivo rispetto dei valori di socialità e di corresponsabilità.
Per queste ragioni e con questi auspici, ferme e ribadite le nostre preoccupazioni e anche le nostre riserve, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea dichiara il proprio voto favorevole sul disegno di legge in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, nel rivolgermi ai colleghi, mi richiamo integralmente alla esposizione e alle motivazioni del nostro voto già espresse dal collega, onorevole Manlio Contento.
Tuttavia, mi preme soffermarmi su un punto specifico e più esattamente - mi rivolgo al collega Ciocchetti e ad alcuni colleghi della Lega Nord Padania - sul voto che è stato espresso da questa Assemblea su un emendamento a mia firma e a firma dell'onorevole Bono, sostenuto da Alleanza Nazionale, da Forza Italia, dall'Italia dei Valori, dai Popolari-Udeur e dai socialisti. Mi riferisco all'emendamento La Russa 7.80, con il quale intendevamo sopprimere l'inciso che limita l'applicabilità della norma, contenuta nel provvedimento che stiamo per approvare, volta a punire con una aggravante coloro che cagionano ad un pubblico ufficiale lesioni gravi o gravissime, al solo caso in cui tali atti siano compiuti in occasione di manifestazioni sportive.
La storia di questa proposta emendativa è molto semplice. Al Senato è stata introdotta una modifica al testo del decreto-legge in esame per prevedere questa specifica aggravante nei confronti di chi commette violenze ai danni di un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico, senza alcuna limitazione. Tale aggravante è stata considerata esagerata e, di comune accordo, sono state ridotte le pene decise dal Senato. Tuttavia, ciò è stato ritenuto insufficiente dalla maggioranza, dalla sinistra, che ha inserito nel testo questo inciso volto a limitare l'applicabilità della norma solo in occasione di manifestazioni sportive. L'onorevole Ciocchetti, in sede di Commissioni, ha chiesto che fosse messa a verbale la sua perplessità e non ha votato a favore di questa pretesa di inserire detta limitazione. Dopodiché, abbiamo presentato un emendamento soppressivo di questa parte di testo aggiunta dalla sinistra, la quale, in maniera incomprensibile - lo ripeto, incomprensibile - vuole punire in misura diversa lo stesso comportamento, a seconda che sia tenuto in occasione di una manifestazione sportiva o in occasione, ad esempio, di una manifestazione di noglobal o di autonomi. A buon intenditor Pag. 80poche parole! Illustrerò un esempio al riguardo. Ipotizziamo che i tifosi di una squadra di calcio - ad esempio, del Livorno, così ci capiamo bene... - aggrediscano un pubblico ufficiale per motivi connessi ad una manifestazione sportiva. Essi sono punibili con quella aggravante.
Se proseguendo nella corsa questi stessi tifosi si imbattessero in una sede dell'UDC e, non contenti del voto espresso, decidessero di bruciarla nonostante l'opposizione di un pubblico ufficiale, l'aggravante non varrebbe più anche se si tratterebbe delle stesse persone che hanno commesso un reato a distanza di cinque minuti e di 300 metri! Non sarebbe comunque considerata un'attenuante il fatto di agire contro l'UDC!
Onorevole Ciocchetti, non abbiamo compreso i motivi di questo voto ed avremmo voluto che si stendesse una coltre di silenzio su questo madornale errore commesso in maniera incomprensibile da molti, ad esclusione di un esponente dell'UDC, l'onorevole Giovanardi, e di numerosi esponenti della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Ma come, è proprio l'UDC che afferma la necessità di intese con la sinistra! A favore di questo emendamento hanno votato i Popolari-Udeur e l'Italia dei Valori. Quindi, con i voti favorevoli di Lega ed UDC esso sarebbe stato approvato. Reputo la sua mancata approvazione incomprensibile, oltre che un obbrobrio giuridico passibile di giudizio di incostituzionalità.
In ogni caso si tratta di un regalo gratuito fatto a chi pensa che le manifestazioni sportive siano appannaggio di chissà chi (neppure questo è vero, come l'esempio di prima dimostra), mentre invece bisogna mantenere in una sorta di maggiore impunità le manifestazioni violente commesse al di fuori di eventi sportivi.
Il gruppo di Alleanza Nazionale ha precisato che contro la violenza vi deve essere un unico metro, sia che essa avvenga negli stadi o al di fuori di essi, sia nel caso che l'autore sia un tifoso, un extraparlamentare o un parlamentare. Non possono esservi diversità di giudizi e per questo, nel riconfermare il voto favorevole a questo provvedimento, dal nostro punto di vista esprimiamo profondo rammarico per l'incredibile leggerezza e per il dilettantismo (non voglio dire di più) dimostrati in occasione di questo voto da quei colleghi da cui invece ci saremmo aspettati un voto uguale al nostro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, ribadiamo che il provvedimento in oggetto è per forza di cose di emergenza e che come tale deve essere esaminato. La misura della flagranza differita, che per noi rimane un manifesto dell'impotenza e della resa dello Stato di fronte alla violenza all'interno degli stadi, deve essere per forza di cose a termine. Proprio perché si tratta di una misura grave, essa deve restare straordinaria.
Per tale motivo siamo riusciti ad introdurre il termine del 2010, entro il quale dovremo essere in grado di organizzare un sistema di sicurezza che riporti all'interno degli stadi la centralità dei valori dello sport e della convivenza civile. Abbiamo corretto vere e proprie storture contenute in questo decreto-legge, come il subdolo tentativo di reintrodurre i reati di opinione con una norma inserita durante l'esame al Senato e la messa al bando di simboli inneggianti alla violenza, per i quali è obiettivamente impossibile dare una definizione giuridica.
Abbiamo introdotto la figura degli steward proprio perché siamo convinti che sia necessario togliere la polizia dagli stadi e puntare invece sulla responsabilizzazione delle tifoserie e, soprattutto, delle società. Per questo, con il Governo abbiamo lavorato per definire quali siano gli incarichi di questi steward, approntando un regolamento cui fare riferimento. Inoltre, abbiamo specificato con l'Esecutivo quali debbano essere i compiti di queste figure e quale regolamento debba essere applicato.
Il tutto prendendo spunto dall'esperienza di altri paesi che prima e meglio di Pag. 81noi hanno affrontato il problema e sono riusciti a debellarlo. Vi ricordo che nel 1989, proprio nello stadio di Hillsborough, dove purtroppo morirono 95 tifosi, l'Inghilterra capì che il muro contro muro non poteva funzionare.
La lunga, lunghissima fase di repressione aveva ormai trovato il suo culmine in una tragedia e, in quella circostanza, con il Taylor Act, ci fu una netta inversione di tendenza. La polizia uscì dagli stadi e negli stadi entrò la responsabilità, la responsabilità delle società e la responsabilità dei tifosi, che non erano più soggetti alle attenzioni della magistratura e di corpi di polizia in assetto di guerra, ma soggetti responsabili di una passione condivisa da tutti.
Per arrivare a questo però non sono sufficienti né le dichiarazioni di intenti che abbiamo sentito, né i provvedimenti di urgenza che nel tempo si sono susseguiti. Per arrivare a questo importante obiettivo, a questo importante risultato, sono necessari stadi nuovi, impianti nuovi, ed è per questo che noi abbiamo presentato proposte emendative che ci auguriamo possano diventare, insieme ai progetti di legge in materia che ormai da troppo tempo giacciono in Commissione cultura della Camera, la base per un nuovo lavoro, proprio per passare dagli intenti ai fatti e quindi ammodernare i nostri stadi, fare modo che essi diventino patrimonio delle società, e che quindi ci si possa dotare, anche in vista degli europei del 2012, di impianti polifunzionali e moderni.
Attraverso la incentivazione, non solo alle società, ma anche agli enti locali, con la valorizzazione sociale di aree oggi abbandonate per la stragrande maggioranza del tempo, bisogna far sì che si possa finalmente trovare nello stadio un luogo da vivere sette giorni su sette, polifunzionale, in cui vi possano essere non solo le manifestazione sportive, ma tutte quelle attività sociali che sono fondamentali anche per la crescita di una comunità.
La sicurezza affidata alle società - altro punto fondamentale - deve essere conferita ad un responsabile che possa dialogare con le forze dell'ordine e con esse coordinarsi, ma che abbia l'onere in ultima istanza di applicare il regolamento dello stadio.
Questo è un punto fondamentale per far sì che la polizia, le forze dell'ordine possano intervenire solo ed esclusivamente in casi eccezionali.
Occorre soprattutto, per concludere, la certezza e la tempestività della pena. Purtroppo in questo senso, gravissimi sono i ritardi del nostro sistema giudiziario. Dobbiamo pagare lo scotto di una magistratura troppo lenta che ha indotto, nel corso degli anni, il Parlamento a questa escalation di pene che alla fine rimangono, per la stragrande maggioranza dei casi, inapplicate, e quindi non hanno l'efficacia che lo stesso legislatore si proponeva.
Il nostro auspicio è quindi che questo sia il punto di partenza per poter discutere con pacatezza, serenità e competenza le proposte di legge. Noi ne abbiamo presentate due presso la Commissione cultura della Camera già dalla passata legislatura, e saremmo ben contenti di fornire il nostro contributo per la costruzione di quel processo riformatore che è fondamentale per il futuro del nostro calcio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, neanche io svolgerò un intervento compiuto per solidarietà nei confronti del collega Del Bue; anzi, se potesse avere ingresso l'istituto della rimessione in termini, credo che questo, con il consenso dell'Assemblea, potrebbe essere utilmente applicato nel caso in esame nei confronti del collega. Per questo, Presidente, chiedo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
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FEDERICO PALOMBA. Mi limiterò ad esprimere il voto favorevole dell'Italia dei Valori a questo provvedimento, dopo le sostanziali modifiche migliorative apportate dalla Camera - sulla base di un accordo, che poi ha retto alla prova dei fatti - al testo non del tutto accettabile pervenuto dal Senato. Auspico che l'evento di oggi rappresenti una chiara inversione di tendenza rispetto ad una situazione che ci ha visto sempre passivi e acritici approvatori di testi pervenuti dal Senato non sempre commendevoli e del tutto meritevoli di approvazione.
Certo, questo non è il migliore testo possibile, però quanto contenuto nel provvedimento che sta per essere approvato dalla Camera è condivisibile e positivo: mi riferisco agli elementi della prevenzione, della promozione culturale ed anche della repressione. Secondo noi manca qualche aspetto, ad esempio quello importante della maggiore responsabilizzazione delle società sportive in materia di sicurezza, fino al punto di attribuire loro la responsabilità, anche a livello amministrativo e contabile, della sicurezza e del comportamento delle tifoserie organizzate, che sappiamo essere «coccolate» dalle dirigenze sportive. Su questo occorrerà intervenire ancora.
Sono certo che questo testo, sebbene emanato in una situazione emergenziale, contribuirà a far sì che gli stadi e le domeniche calcistiche non rappresentino più luoghi e tempi della guerriglia, ma della festa gioiosa. Per questo, l'Italia dei Valori voterà a favore (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, Forza Italia esprime il suo voto favorevole a questo provvedimento, che condivide per diversi motivi: anzitutto, perché esso si muove nel solco tracciato dalla precedente legislatura; in secondo luogo perché ha ottenuto quelle migliorie che noi non siamo riusciti a introdurre nel momento in cui eravamo al Governo. Certo, c'è il rammarico di non essere riusciti, all'epoca, ad approvare norme adeguate, incisive e deterrenti per contrastare i fenomeni di violenza negli stadi. Il motivo di tutto questo è molto semplice; basta andarsi a rileggere i resoconti delle sedute dell'Assemblea di quegli anni e per verificare che i provvedimenti in questione sono stati ostacolati al limite dell'ostruzionismo. Il risultato finale è stato coerente all'acceso dibattito, cioè disastroso: sanzioni amministrative insignificanti, sanzioni penali ridotte al minimo, flagranza differita ridotta a 36 ore, diffida all'accesso negli stadi dei violenti colti in flagranza inefficace. Così i diffidati hanno tranquillamente continuato a frequentare gli stadi per carenza di norme sanzionatorie.
Ora il Governo per contrastare il fenomeno della violenza, dopo la tragedia di Catania, ha fatto riferimento proprio alle norme del precedente Governo, in particolare al cosiddetto decreto Pisanu. La differenza con il passato è che ora finalmente norme di comportamento e sanzioni sono state rese più severe ed efficaci. Ne siamo molto lieti, amareggiati solo dal fatto che questa conversione in legge sia arrivata con cinque anni di ritardo; se questi provvedimenti fossero stati approvati in passato, forse avremmo evitato il proliferare degli atti di violenza.
C'è voluto il sacrificio dell'ispettore Raciti per far aprire gli occhi. Sappiamo tutti che se Raciti, colpito a morte, se la fosse cavata, questo decreto-legge non sarebbe stato emanato e ancora volta sarebbe prevalsa la tesi buonista che ancora oggi abbiamo sentito riecheggiare in quest'aula. Forse - mi voglio illudere -, era necessario che nel Parlamento maturasse la consapevolezza che con ipergarantismo, perdonismo e lassismo non c'erano armi per combattere il nuovo fenomeno di violenza, non c'erano strumenti per contrastarlo. Si tratta di una violenza molto diversa da quella del passato, che era legata alle vicende di gioco, magari a qualche arbitraggio infelice o all'avversione contro le tifoserie di diverso colore. In realtà, gli avvenimenti del terreno di Pag. 83gioco oggi non interessano un certo tipo di teppisti: salgono sulle recinzioni, voltano le spalle ai giocatori e incitano i propri adepti non tifosi alla violenza con cori, canti e striscioni che non sono ospitati in nessun altro stadio d'Europa.
Questa nuova forma di violenza, alimentata da un senso di impunità totale, si è trasformata in ribellismo puro contro lo Stato, i poliziotti e i carabinieri: in questo, le tifoserie avverse sono alleate.
Comunque, al bando le recriminazioni: meglio tardi che mai! Tutti o, comunque, a grandissima maggioranza ci accingiamo a varare un provvedimento che ha imboccato la strada giusta e che rappresenta un grande passo in avanti nella direzione da tutti auspicata. Mi auguro, comunque, che venga anche riconosciuto il ruolo svolto dall'opposizione, che ha sostenuto il decreto-legge, riducendo al minimo gli emendamenti, ma soprattutto facendo fronte comune ad una minoranza nostalgica e inguaribile che, come si legge oggi sui giornali, ha ritenuto che il decreto-legge del Governo - del quale fa parte - addirittura nasconda una deriva autoritaria. Quando queste accuse, le stesse, ci sono pervenute all'epoca del cosiddetto decreto Pisanu con il Governo Berlusconi, se non altro, per una questione di physique du role, erano comicamente più credibili di quelle rivolte al Presidente Prodi.
Concludo, ribadendo il voto favorevole di Forza Italia per giungere all'obiettivo di restituire gli stadi ai giovani, alle famiglie, ai tifosi, agli stessi ultrà, quelli che vanno allo stadio - e sono la stragrande maggioranza - per vivere una bella giornata di sport. Oggi c'è motivo di comune compiacimento per l'approvazione a grandissima maggioranza di questo provvedimento, che dà un messaggio forte e chiaro allo sport italiano e ai milioni di appassionati di calcio: la politica, in unità di intenti, ha fatto il suo dovere, opponendosi stavolta con decisione e con fermezza come ci ha chiesto il paese, per evitare che negli stadi crescesse e si fortificasse una generazione di non cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, colleghi, vorrei fare alcune brevi considerazioni - poi chiederò di allegare al resoconto stenografico il testo scritto del mio intervento - anche per spiegare, a nome del gruppo de L'Ulivo, le motivazioni della nostra scelta; la scelta del gruppo di maggioranza di quest'aula che ha voluto condividere pochi emendamenti altrui, rinunciando a formularne di propri per il timore reale, vero, di far decadere il provvedimento in esame. In gioco - lo ricordo a tutti - non vi era la simpatia di questa o quest'altra tifoseria, la simpatia di questo o quel giornale sportivo, ma la credibilità della politica e dello sport italiano nel contesto internazionale. Noi però non potremo dimenticare: abbiamo dimenticato dopo il 2003, abbiamo dimenticato dopo il 2005. Non possiamo dimenticare il sacrificio dell'ispettore Filippo Raciti, ma non possiamo dimenticare neanche quella morte così silenziosa di Ermanno Licursi, dirigente sportivo di terza categoria, ucciso addirittura dalla violenza gratuita di dirigenti e giocatori. Non possiamo dimenticare che domenica scorsa a Manfredonia, in un derby con il Foggia, un giornalista è stato picchiato e che qui a Roma, nel derby delle formazioni primavera di Roma e Lazio, per molto tempo sono stati ripetuti cori razzisti.
Ebbene, abbiamo dimostrato oggi in aula che non vi è stato alcun abbassamento della guardia. Abbiamo considerato buono il lavoro del Senato e ne abbiamo corretto alcune parti, ma le lobby trasversali, che ricordava prima il collega Pescante, sono state fermate. Egli dovrebbe ricordare anche che nel 2005 quest'Assemblea prese nota che i provvedimenti del 2003 non erano stati applicati e che qualcuno doveva vigilare. Il 2 febbraio più di venti stadi sono stati chiusi al pubblico. Oggi sono rimasti chiusi solo quelli di Brescia e Catania. Ciò dimostra che il decreto-legge ha funzionato fin dal primo giorno.
Allora, serve una nuova cultura del calcio, come è previsto negli articoli 11, 11-bis e 11-ter, con l'idea di formare Pag. 84prima gli atleti e poi i tifosi, perché il 90 per cento dei tifosi non c'entra nulla con i facinorosi, che sono solo teppisti che vogliono delinquere.
Concludo, signor Presidente, onorevoli colleghi, con una considerazione ed un auspicio. Tra pochi giorni, il mondo del calcio dovrebbe eleggere, dopo tante peripezie, il suo governo istituzionale. Auspico che sia un governo concorde e autorevole, che rappresenti tutte le realtà, dal professionismo al dilettantismo.
Esprimo, inoltre, un ringraziamento a Luca Pancalli, commissario straordinario della Federazione italiana giuoco calcio in questi mesi terribili, che ha saputo dimostrare coraggio e saggezza e che, secondo me, è una risorsa che il calcio italiano non può perdere.
Infine, auspico per tutti noi che questa sia l'ultima legge che approviamo dopo una disgrazia. Esiste un ottimo lavoro svolto dalla Commissione cultura durante l'indagine conoscitiva sul calcio professionistico, come fu un buon lavoro quello svolto nel 2004. Mettiamoci insieme per preparare, lavorare e raccogliere anche le sollecitazioni di oggi con una legge organica sul calcio e sullo sport professionistico in tempi veramente di pace. In conclusione, Presidente, chiedo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare il presidente della II Commissione, deputato Pisicchio.
PINO PISICCHIO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, non intendo svolgere un intervento lungo e credo che anche il collega Folena avvertirà solo il bisogno di una sottolineatura.
Vorrei esprimere innanzitutto un ringraziamento ai colleghi delle Commissioni per il loro lavoro serio e sereno, volto alla realizzazione di un obiettivo che è stato vissuto da tutti come prioritario rispetto alle giuste caratterizzazioni, alle ragioni identitarie ed anche alle giuste e diverse visioni del percorso attraverso il quale sarebbe stato più utile raggiungere l'obiettivo di garantire maggiore sicurezza negli stadi.
Il provvedimento è assai dignitoso, coordinando al suo interno le ragioni della sicurezza, grazie anche agli interventi che sono stati compiuti da parte dei colleghi della Commissione cultura, con le ragioni delle famiglie, che possono così tornare negli stadi.
Questo è un dato importante, che non va sottovalutato, che dobbiamo consegnare alla pubblica opinione, per rendere possibile, ancora, una dimensione che veda la partita di calcio come un momento di gioia, come un momento di festa e non come un momento da cui fuggire per la preoccupazione di rimanere coinvolti in una vicenda di violenza.
Ringrazio pertanto tutti i colleghi. Ringrazio i colleghi che, in una dimensione di totale adesione all'idea collaborativa, hanno rinunciato a perseguire un risultato che poteva essere pagante per la «bandiera», di gruppo, per la «bandiera» di partito. Ringrazio i colleghi che hanno portato fino in fondo le loro battaglie. Ringrazio tutti coloro che hanno inteso offrire al Governo, attraverso gli ordini del giorno presentati, una traccia su cui lavorare. Su tale traccia ci sentiamo impegnati per realizzare un disegno finale che sia davvero quello che segna il ritorno del calcio come un momento della festa di tutti gli italiani.
PIETRO FOLENA, Relatore per la VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, mi voglio associare alle parole del presidente Pisicchio ed estendere il ringraziamento ai funzionari delle due Commissioni, al personale ed agli altri funzionari della Camera, che ci hanno permesso di compiere, grazie alla collaborazione politica e personale delle colleghe e dei Pag. 85colleghi di tutti i gruppi parlamentari, un piccolo «miracolo» politico, perché dieci giorni fa, quando abbiamo iniziato l'esame in Assemblea del provvedimento, sembrava quasi obbligatoria la strada, per la Camera, pena la decadenza del provvedimento stesso, di un'approvazione della normativa così come era stata licenziata dall'altro ramo del Parlamento. Ora rinviamo il provvedimento al Senato, senza umiliare il lavoro che l'altra Camera ha compiuto, perché si tratta di modifiche che non stravolgono il testo, ma lo migliorano significativamente nella parte penalistica.
Tengo moltissimo, l'ha accennato il collega Pisicchio, alla seconda parte della normativa, soprattutto a quella grande norma simbolo che abbiamo proposto e che è stata accolta, devo dire in modo molto positivo dalle colleghe e dai colleghi di tutti i gruppi, ossia la norma che prevede la gratuità dell'accesso negli stadi dei minori di quattordici anni, accompagnati da un genitore. Non abbiamo risolto il problema degli stadi, perché questi ultimi, a volte, sono bolgie, ma abbiamo disegnato un sistema normativo che concretamente ci costringe a cambiare l'organizzazione degli stessi stadi.
Gli ordini del giorno presentati dal collega Caparini, dal collega Pescante e da colleghi di altri gruppi, sono un materiale unitario che - oltre al lavoro che nei prossimi giorni svolgeremo discutendo la relazione conclusiva dell'indagine conoscitiva di cui la VII Commissione ha concluso le audizioni poche settimane fa - ci potrà portare a formulare una proposta di legge di iniziativa parlamentare, mi auguro largamente condivisa e non emergenziale, sulla riorganizzazione degli stadi e del calcio: lo avverto come un dovere ed un impegno nostri, ma, evidentemente, anche del Governo.
Non voglio sottrarre ai ringraziamenti anche i membri del Governo che hanno partecipato attivamente: il ministro Melandri, che oggi è in quest'aula, i sottosegretari Lolli e Scotti, che sono stati decisivi nella costruzione di un'importante mediazione, di un compromesso in cui ciascuno può essere non soddisfatto di qualcosa - lo abbiamo ascoltato -, tuttavia dobbiamo considerare, a mio avviso, la parte mezza piena del bicchiere, come si suol dire; anzi, per restare nell'ambito della metafora, il bicchiere non solo è pieno per la metà ma, forse, lo è per la più gran parte.
Abbiamo un dovere da compiere: se non vogliamo tornare a leggi emergenziali nel futuro, dobbiamo ora trarre da questo decreto le indicazioni per modifiche strutturali che dovrà varare il Parlamento quanto prima (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, Italia dei Valori e Verdi).
(Correzioni di forma - A.C. 2340-A)
PIETRO FOLENA, Relatore per la VII Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, propongo all'Assemblea le seguenti correzioni di forma, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento:
All'articolo 2-bis del decreto-legge, nella rubrica, dopo le parole: «e cartelli», aggiungere le seguenti: «incitanti alla violenza o recanti ingiurie o minacce»;
Nel titolo del provvedimento, dopo le parole: «competizioni calcistiche», aggiungere le seguenti: «, nonché norme a sostegno della diffusione dello sport e della partecipazione gratuita dei minori alle manifestazioni sportive».
PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Folena.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, per alzata di mano, la proposta formulata dal relatore in riferimento alle correzioni di forma da apportare al testo del provvedimento, a norma dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
(È approvata).
(Coordinamento formale - A.C. 2340-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2340-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2340-A, di cui si è testé concluso l'esame: S. 1314 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 febbraio 2007, n. 8, recante misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni sportive (Approvato dal Senato) (2340-A).
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Presenti 442
Votanti 428
Astenuti 14
Maggioranza 215
Hanno votato sì 426
Hanno votato no 2.
Prendo atto che i deputati Casini e Suppa non sono rispettivamente riusciti ad esprimere il proprio voto.
Sull'ordine dei lavori (ore 19,55).
ARNOLD CASSOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. La ringrazio, Signor Presidente.
Il mio intervento riguarda la sospetta corruzione di due deputati italiani.
Stamattina, è scattata, all'alba, un'operazione condotta dalle polizie di Belgio, Francia e Lussemburgo le quali hanno perquisito vari uffici di talune compagnie, nonché delle istituzioni europee, nell'ambito di un caso di sospetta frode ai danni della Comunità in materia di acquisizione delle sedi delle istituzioni europee all'estero nonché degli impianti interni.
L'unico altro paese dove sono state condotte perquisizioni e arresti dalla polizia è l'Italia; secondo le agenzie belghe vi sarebbero due eurodeputati italiani sospettati di corruzione.
Considerato che ci troviamo in un'epoca in cui l'Italia, sfortunatamente, per «vallettopoli» e per circostanze varie, finisce sempre per entrare nelle cronache dei giornali per questioni di corruzione e quant'altro, riterrei opportuno che il ministro dell'interno riferisse all'Assemblea sulle perquisizioni condotte in Italia e fornisse maggiori informazioni chiarendo se personalità, compagnie e politici italiani siano coinvolti in questa frode ai danni dell'Unione europea.
PRESIDENTE. Onorevole Cassola, lei stesso ha fatto riferimento ad un'attività della polizia giudiziaria e della magistratura che è ancora in corso. Pertanto, non so se in queste giornate l'Esecutivo come tale possa essere chiamato a rispondere in merito a tale vicenda. In ogni caso, la Presidenza della Camera rappresenterà la questione al Governo.
Mi permetto anche di ricordare che, oltre alla richiesta di un'informativa urgente, vi sono anche gli ordinari strumenti di sindacato ispettivo. Lei o il suo gruppo potete presentare un atto di sindacato ispettivo nelle diverse forme previste, in Commissione o in Assemblea.
Ad ogni modo, la sua richiesta sarà certamente trasmessa al Presidente della Camera e al Governo.
Modifica nella composizione del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato (ore 19,58).
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato il deputato Andrea Papini, in sostituzione del deputato Gianclaudio Bressa, dimissionario.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 28 marzo 2007, alle 10:
(ore 10 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata)
1. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale:
ANGELA NAPOLI; LA RUSSA ed altri; BOATO; ZACCARIA ed altri: Modifica all'articolo 12 della Costituzione in materia di riconoscimento dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica (648-1571-1782-1849-A).
- Relatore: Bocchino.
2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
MAZZONI; MASCIA ed altri; BOATO e MELLANO; DE ZULUETA: Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (626-1090-1441-2018-A/R).
- Relatore: Mascia.
3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine (1638-A).
e delle abbinate proposte di legge: JANNONE; MIGLIORE ed altri; FABRIS ed altri; CRAXI ed altri; NAN; MAZZONI e FORMISANO; BRANCHER ed altri; BALDUCCI (366-1164-1165-1170-1257-1344-1587-1594).
- Relatore: Tenaglia.
4. - Seguito della discussione delle mozioni Bimbi ed altri n. 1-00113, Gozi ed altri n. 1-00114, Elio Vito ed altri n. 1-00120, Maroni e Pini n. 1-00123, Volontè ed altri n. 1-00125, Zacchera e La Russa n. 1-00126 e D'Elia ed altri n. 1-00127 sul rilancio del processo costituzionale europeo e dell'azione dell'Unione europea.
5. - Seguito della discussione delle mozioni Giovanardi ed altri n. 1-00112, Mura ed altri n. 1-00117, Meta ed altri n. 1-00118, Leone ed altri n. 1-00121, Maroni ed altri n. 1-00122 e Beltrandi e Villetti n. 1-00124 sulle iniziative per contrastare il fenomeno delle cosiddette «stragi del sabato sera».
(ore 15)
6. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta termina alle 20.
TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FEDERICO PALOMBA E ANTONIO RUSCONI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2340-A
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti Pag. 88del Governo, nel preannunciare il voto favorevole del gruppo che rappresento, tengo ad esprimere compiacimento per il lavoro svolto, lavoro delicato, non facile.
Si trattava, infatti, di coniugare esigenze diametralmente opposte: quella di reprimere fenomeni di violenza connessi alle competizioni calcistiche, senza mortificare l'altra esigenza, altrettanto sentita, di salvaguardia della dimensione sana dello spirito sportivo.
Ancora una volta si è consumata una vicenda tragica, la brutale uccisione di un rappresentante delle forze dell'ordine, l'ispettore Raciti, in una vera e propria guerriglia scatenata da gruppi preparati ad un unico scopo: la violenza.
Si tratta di autentiche legioni, ovunque, su tutti i campi d'Italia, patria calcistica! Sono quelli che allo stadio dettano legge, impongono cori e parole d'ordine, compattano e guidano, comandano, con i loro simboli il loro linguaggio, i loro segni di riconoscimento, i loro capi.
Questo provvedimento non ha la pretesa di guarire un calcio malato, non è soltanto una reazione forte al dolore, allo sdegno, non è il risultato di una spinta emotiva, ma vuole rappresentare una risposta, un impulso al cambiamento, vuole isolare ed allontanare i violenti, che nulla hanno a che fare con lo sport e soprattutto vuole restituire fiducia, lanciando messaggi positivi ai veri sportivi.
Simbolo di messaggio positivo è la norma che prevede il rilascio di biglietti gratuiti per i minori, la possibilità, cioè, che i minori di 14 anni, se accompagnati da un genitore, possano entrare gratuitamente negli stadi per assistere alle partite di calcio. È un invito a recuperare il senso di sana competizione e di festa che una partita di calcio dovrebbe rappresentare. Si vuole riportare le famiglie negli stadi, senza paure o angosce.
Le norme repressive contenute nel testo introducono misure severe, ma non sproporzionate, che non esorbitano le necessarie garanzie costituzionali e soprattutto non colpiscono né scoraggiano il tifo sano, pulito. Sono state, inoltre, introdotte misure di carattere sociale e culturale che mirano a diffondere e tutelare i veri valori dello sport.
Si è voluto responsabilizzare le società di calcio e gli altri operatori del settore con regole precise dure, ma sicuramente finalizzate ad una maggiore sicurezza dentro e fuori gli stadi.
Questo provvedimento incisivo, ma costruttivo, che ha visto la collaborazione di tutte le forze politiche, intende dare una risposta immediata, ma seria ed equilibrata a ingiustificati attacchi alla sicurezza degli sportivi.
Noi di Italia dei Valori auspichiamo che esso rappresenti, inoltre, un input importante alla definizione di una normativa ampia ed organica che sani definitivamente le complesse problematiche che affliggono tutto il mondo del calcio.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, colleghi, in due miei precedenti interventi in quest'aula, il 26 maggio 2003 ed il 21 settembre 2005, avevo sottolineato con rammarico che era sbagliato legiferare sul tema della sicurezza e della violenza negli stadi solo in conseguenza di fatti gravissimi, in un clima di emergenza ed emotività, ed avevo evidenziato come, a settembre 2005, non fossero stati realizzati negli impianti i dispositivi previsti, parte entro il 1o agosto 2004 e parte entro il 25 febbraio 2005.
Il provvedimento in discussione, ovvero il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 8 dell'8 febbraio 2007, già applicato finalmente con serietà e rigore, è il risultato positivo, però, di una nuova ed ancor più grave emergenza, ovvero l'uccisione dell'ispettore Filippo Raciti, caduto nell'assolvimento del suo dovere e l'aggressione mortale, una settimana prima, ad un dirigente di una società dilettantistica su un campo di terza categoria, alle famiglie dei quali va il nostro cordoglio profondo.
Proprio la scomparsa di Ermanno Licursi, dirigente della Sammartinese, forse troppo ignorata e dimenticata dai riflettori mediatici, deve interrogarci su una violenza gratuita, oltretutto guidata da Pag. 89dirigenti e atleti, che rovina l'immagine di uno sport dilettantistico che dovrebbe essere esclusivo divertimento. E non più tardi di domenica scorsa, a Manfredonia, un giornalista è stato aggredito da due ultras e nel derby primavera a Roma sono ricomparsi cori razzisti contro giocatori di colore.
La prima responsabilità, dunque, che ci deve coinvolgere tutti è che, rispetto alle nuove norme previste, non vi potranno più essere atteggiamenti di perdonismo, condiscendenza o addirittura di copertura. Da questo punto di vista, l'immagine dei tornelli installati a San Siro in meno di 48 ore, per permettere l'entrata allo stadio almeno agli abbonati, rivela chiaramente che non vi erano scuse all'applicazione immediata di norme previste dai decreti del 2003 e del 2005.
D'altra parte, come evidenziato ampiamente dalla stampa, il Parlamento, nel corso di una audizione con i rappresentanti dei tifosi svoltasi in sede di VII Commissione nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul calcio professionistico lo scorso 20 dicembre 2006, era stato avvisato della mancata applicazione del decreto Pisanu.
Per questo motivo, in sede di Commissione, i deputati del gruppo de L'Ulivo sono stati disponibili ad un confronto nel merito per verificare e accogliere emendamenti che agevolassero l'iter del disegno di legge di conversione del decreto-legge, rinunciando deliberatamente a presentarne dei nostri, per il rischio, gravissimo, che la tempistica prevista per il ritorno del provvedimento al Senato portasse alla decadenza del medesimo. In gioco, infatti, non vi è la simpatia o l'appoggio di questa o quest'altra tifoseria; vi è, invece, la credibilità della politica rispetto a fatti gravissimi e dello sport italiano - penso all'importanza della assegnazione all'Italia degli europei di calcio del 2012 - rispetto al contesto internazionale. Basterebbe leggere i dati di confronto degli incidenti avvenuti negli stadi di calcio professionistico italiani nel 2005-2006 e nel solo girone di andata di quest'anno: 59 sono stati gli incontri con feriti, a confronto dei 55 incontri nel solo girone di andata della stagione 2006-2007; vi sono stati 142 feriti tra le forze di polizia, a fronte di 202, 94 feriti civili a fronte di 65, e 96 persone arrestate a fronte di 108.
Vorrei anche rispondere a quella parte di opinione pubblica che ha interpretato gli emendamenti limitati che abbiamo condiviso nelle Commissioni II e VII in maniera pressoché unanime come un abbassamento della guardia rispetto alla severità e all'urgenza del provvedimento. Non si tratta solo di rassicurare. Proprio questa condivisione dimostrata oggi in Aula, non permetterà, come è accaduto per il decreto Pisanu, che lobby trasversali cerchino di smantellare quello che è stato costruito faticosamente. D'altra parte, il decreto-legge ha già dimostrato la sua efficacia. Ad oggi, rispetto al panorama desolante della situazione degli stadi italiani successivamente alla tragedia di Catania, solamente lo stadio etneo e quello di Brescia risultano ancora chiusi al pubblico. Di questo positivo obiettivo raggiunto dobbiamo onestamente ringraziare la Lega calcio e riconoscerne il lavoro svolto sulle società professionistiche, nell'auspicio che nei prossimi giorni si ripristini, con l'elezione del nuovo presidente FIGC, una guida autorevole e unitaria del mondo del calcio italiano, che valorizzi l'immagine e le risorse del calcio professionistico ma pure l'attività per tanti ragazzi e giovani del mondo dei dilettanti.
Penso però sia dovuto, da parte del mondo della politica, un ringraziamento fattivo e non formale al commissario Luca Pancalli per la competenza e la saggezza dimostrate in uno dei momenti più difficili del calcio italiano.
Inoltre, questo decreto-legge non dimentica, all'articolo 11-bis, iniziative per promuovere i valori dello sport e, all'articolo 11-ter, per l'accesso gratuito dei minori accompagnati, la necessità per il calcio italiano di un cambiamento di cultura. Mi riferisco alla violenza verbale e, soprattutto, mediatica, all'esasperazione di rincorrere maggiore audience con trasmissioni Pag. 90urlate che infangano l'idea di lealtà e correttezza nello sport e che elevano il sospetto a giudice.
Se l'obiettivo del legislatore fosse innanzitutto quello di formare gli atleti prima che i tifosi, di condannare esplicitamente e con forza ogni forma di violenza nello sport, di far crescere una cultura dove la sconfitta è una realtà da accettare, senza per forza trovare colpevoli certi, forse la violenza nel calcio sarebbe un fenomeno più limitato.
Questo passaggio ci permette di fare chiarezza, dichiarando apertamente che gran parte dei tifosi appassionati che frequentano le curve non ha nulla a che fare con piccole organizzate frange di facinorosi che non meritano l'appellativo di tifosi. Tale distinzione deve essere netta: infatti, di fronte a vere e proprie aggressioni e violenze brutali, che nulla possono avere a che spartire con il tifo organizzato, ad azioni, simboli, scritte e linguaggi che segnalano riferimenti ad estremismi politici ed offendono la civiltà e la cultura di tutto il paese, non vi possono essere clemenza, tolleranza o tatticismi, comunque inaccettabili. Anzi sarebbe opportuno che tutti i partiti presenti in questo Parlamento prendessero le distanze da episodi e simboli che comunque vogliono richiamare un riferimento alla politica.
In conclusione, esprimo due considerazioni ed un auspicio. Il calcio in Italia è sicuramente il fattore socializzante più attraente per tanti giovani e adolescenti, che troviamo non solo allo stadio, ma a scuola, sul lavoro e nella società. L'obiettivo di questa legge non è solo punitivo, ma quello di rendere questa partecipazione sempre più educativa. Allora, il compito non sarà solo del mondo dello sport, ma della politica, della scuola, della famiglia e degli enti locali.
Ha detto opportunamente il commissario straordinario Pancalli: «I processi educativi nelle scuole rappresenteranno un passaggio fondamentale, così come sarà importante una fase anch'essa educativa tesa a coinvolgere attivamente la tifoseria sana, virtuosa».
Una seconda considerazione: il calcio professionistico in Italia è probabilmente il più grande business, ma lo dico anche in senso positivo, dal momento che economisti molto autorevoli hanno dichiarato che il titolo di «campioni del mondo» è servito in maniera decisiva anche per il rilancio dell'economia italiana.
Ebbene, penso che in questi mesi abbiamo avuto due immagini-simbolo del calcio in questo paese. Dobbiamo eliminare quella di Catania del 2 febbraio 2007 e dobbiamo riproporre quella esaltante per tutti noi di Berlino del 9 luglio 2006.
L'auspicio è quello che ci deve accomunare tutti: dopo il positivo lavoro nell'indagine sul calcio professionistico, dobbiamo essere tutti consapevoli e responsabilizzati nello scrivere, in modo globale ed organico, una legge sullo sport professionistico in Italia, lontana, una volta tanto, non solo dall'emergenza e dall'emotività, ma soprattutto da nuovi episodi di violenza e di delinquenza.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 2340-A - em. 2.82 | 432 | 416 | 16 | 209 | 25 | 391 | 73 | Resp. |
2 | Nom. | em. 2.43 | 445 | 415 | 30 | 208 | 13 | 402 | 72 | Resp. |
3 | Nom. | em. 2.39 | 450 | 443 | 7 | 222 | 43 | 400 | 72 | Resp. |
4 | Nom. | em. 2.44 | 454 | 442 | 12 | 222 | 26 | 416 | 72 | Resp. |
5 | Nom. | em. 2.45 | 446 | 434 | 12 | 218 | 15 | 419 | 72 | Resp. |
6 | Nom. | em. 2.46 | 451 | 445 | 6 | 223 | 15 | 430 | 72 | Resp. |
7 | Nom. | em. 2.48 | 447 | 436 | 11 | 219 | 15 | 421 | 72 | Resp. |
8 | Nom. | em. 2.97 | 448 | 438 | 10 | 220 | 24 | 414 | 71 | Resp. |
9 | Nom. | em. 2-bis.9 | 452 | 444 | 8 | 223 | 14 | 430 | 71 | Resp. |
10 | Nom. | em. 2-bis.80 rif. | 455 | 450 | 5 | 226 | 436 | 14 | 71 | Appr. |
11 | Nom. | em. 2-bis.81 | 461 | 454 | 7 | 228 | 450 | 4 | 71 | Appr. |
12 | Nom. | em. 2-ter.010 rif. | 463 | 455 | 8 | 228 | 11 | 444 | 71 | Resp. |
13 | Nom. | em. 3.20 | 462 | 457 | 5 | 229 | 15 | 442 | 71 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 3.21 | 464 | 460 | 4 | 231 | 12 | 448 | 71 | Resp. |
15 | Nom. | em. 3.80 | 463 | 457 | 6 | 229 | 12 | 445 | 71 | Resp. |
16 | Nom. | em. 4.9 | 451 | 445 | 6 | 223 | 15 | 430 | 71 | Resp. |
17 | Nom. | em. 4.11 | 448 | 442 | 6 | 222 | 13 | 429 | 71 | Resp. |
18 | Nom. | em. 4.13 | 455 | 452 | 3 | 227 | 12 | 440 | 71 | Resp. |
19 | Nom. | em. 4.12 | 464 | 461 | 3 | 231 | 13 | 448 | 71 | Resp. |
20 | Nom. | em. 5.2 | 457 | 449 | 8 | 225 | 21 | 428 | 71 | Resp. |
21 | Nom. | em. 6.3 | 460 | 451 | 9 | 226 | 11 | 440 | 71 | Resp. |
22 | Nom. | em. 7.80 | 464 | 458 | 6 | 230 | 184 | 274 | 71 | Resp. |
23 | Nom. | em. 7.100 | 423 | 422 | 1 | 212 | 392 | 30 | 71 | Appr. |
24 | Nom. | em. 9.5 | 453 | 430 | 23 | 216 | 30 | 400 | 71 | Resp. |
25 | Nom. | em. 9.100 | 455 | 450 | 5 | 226 | 444 | 6 | 71 | Appr. |
26 | Nom. | em. 10.81 | 455 | 452 | 3 | 227 | 184 | 268 | 71 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 32 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 11-bis.100 | 448 | 447 | 1 | 224 | 439 | 8 | 71 | Appr. |
28 | Nom. | em. 11-bis.101 | 457 | 457 | 229 | 456 | 1 | 71 | Appr. | |
29 | Nom. | em. 11-quinquies.1 | 458 | 448 | 10 | 225 | 444 | 4 | 71 | Appr. |
30 | Nom. | em. 11-sexies.80 | 453 | 453 | 227 | 200 | 253 | 71 | Resp. | |
31 | Nom. | odg 9/2340/9 | 441 | 420 | 21 | 211 | 175 | 245 | 71 | Resp. |
32 | Nom. | ddl 2340-A - voto finale | 442 | 428 | 14 | 215 | 426 | 2 | 71 | Appr. |