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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 139 di lunedì 2 aprile 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI
La seduta comincia alle 10,35.
SERGIO D'ELIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 marzo 2007.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Amato, Bafile, Bersani, Bimbi, Bindi, Bocchino, Boco, Bonelli, Bonino, Bosi, Brugger, Capezzone, Capodicasa, Casini, Castagnetti, Cento, Chiti, Colucci, Cordoni, D'Alema, Damiano, D'Antoni, De Piccoli, De Simone, Deiana, Del Mese, Di Pietro, Duilio, Fioroni, Folena, Forgione, Franceschini, Galante, Galati, Gasparri, Gentiloni Silveri, Giovanardi, Gozi, Landolfi, Lanzillotta, Letta, Levi, Lion, Lusetti, Marcenaro, Maroni, Mattarella, Mazzocchi, Melandri, Meta, Migliore, Minniti, Monaco, Morrone, Mussi, Oliva, Leoluca Orlando, Parisi, Paroli, Pecoraro Scanio, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Reina, Rutelli, Santagata, Scajola, Sgobio, Stucchi, Tremonti, Villetti, Violante, Visco, Elio Vito, Volontè e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Discussione del testo unificato delle proposte di legge Realacci ed altri; Crapolicchio ed altri; La Loggia ed altri: Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (A.C. 15-1752-1964-A) (ore 10,37).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Realacci ed altri; Crapolicchio ed altri; La Loggia ed altri: Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Forza Italia e L'Ulivo ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni V (Bilancio) e VIII (Ambiente) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la V Commissione, onorevole Vannucci, ha facoltà di svolgere la sua relazione.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, svolgerò alcune brevi considerazioni di merito sul provvedimento al nostro esame; lascerò poi al collega Iannuzzi Pag. 2il compito di delinearne le linee generali e di dare conto dell'importante lavoro svolto nelle Commissioni, delle audizioni svolte e, soprattutto, delle convergenze registrate tra le diverse forze politiche, di maggioranza e di opposizione.
In premessa, il provvedimento in esame richiama le condizioni di disagio che vivono oggi i comuni di piccole dimensioni. Ciò è il risultato di una profonda ed epocale trasformazione che ha vissuto il nostro paese nell'ultimo dopoguerra. Vi è stata, infatti, una massiccia urbanizzazione che si è determinata prima lungo gli assi ferroviari, poi lungo quelli stradali. Così, quello che abbiamo di fronte sono città spesso congestionate ed aree interne scarsamente abitate.
Si tratta di problemi analoghi a quelli attualmente all'attenzione di altri Stati europei - Francia, Spagna, Svezia e Irlanda - che stanno investendo per ripopolare aree dei propri paesi che hanno registrato cali demografici. Il tema che stiamo trattando rappresenta quindi un'importante questione europea che merita l'adozione di opportune politiche.
I cittadini che continuano a vivere in comuni di limitate dimensioni ogni giorno incontrano difficoltà con i servizi pubblici, con i servizi fondamentali come, ad esempio, quello scolastico, quello sanitario e quello postale. Questo fa sì che si crei un circolo vizioso: spesso non si organizzano i servizi perché c'è poca gente - anche noi stessi produciamo legislazioni spesso basate su parametri rigidi - e la gente non abita in questi comuni perché in essi i servizi non sono garantiti.
Il provvedimento in discussione cerca di dare risposta a questi problemi. Innanzitutto, prevedendo interventi - contenuti nell'articolo 3 - volti a fornire indirizzi ad enti territoriali e a delineare misure di agevolazione che rimuovano gli ostacoli oggi esistenti, al fine di garantire una gestione più dinamica e fruttuosa di tali realtà. Preliminare a tutto è la scelta di incentivare l'associazionismo tra comuni: le unioni di comuni e, per i territori montani, le comunità montane.
Sono previste poi misure specifiche in materia di attribuzione delle competenze, nonché una serie di misure di semplificazione amministrativa per tutti i 5 mila 800 comuni al di sotto dei 5 mila abitanti. Tra queste la possibilità di usare la rete dei monopoli di Stato per il pagamento di imposte, tasse e tributi; la possibilità di acquisire case cantoniere dell'ANAS ed altri edifici demaniali dismessi per svolgere attività comunali o per affidarle ad organizzazioni di volontariato e comunque per creare attività di insediamento e di incubatori di imprese.
Importante è anche la possibilità di indicare, nei registri dello stato civile, il luogo elettivo di nascita a fianco del luogo di nascita effettivo, nonché la possibilità di stipulare convenzioni con le diocesi cattoliche per la salvaguardia del patrimonio artistico.
Un'altra importante previsione riguarda la possibilità di incentivare la cablatura del territorio e degli edifici anche con nuovi sistemi di maggiore praticità e più basso costo, come il wi-max, che potranno offrire nuove possibilità, rendendo più agevole e concreto il cosiddetto lavoro a distanza.
L'area di intervento oggetto delle restanti disposizioni del provvedimento riguarda i comuni con popolazione pari o inferiore a 5 mila abitanti che vivano particolari situazioni di disagio.
Siamo stati attenti ad operare un'opportuna differenziazione per non generalizzare gli interventi, sia per il loro costo, sia per la loro importanza.
Tali comuni, in base al dettato dell'articolo 2 del provvedimento, saranno individuati con un provvedimento del Presidente del Consiglio dei ministri, sentite le Commissioni parlamentari. I criteri per individuare i comuni in situazioni di particolare disagio sono già indicati nella legge. Vi dovranno rientrare i comuni al disotto dei 5 mila abitanti dove siano presenti fenomeni di dissesto, evidenti criticità ambientali, situazioni di marginalità economica e sociale, anche limitatamente a singole frazioni che rientrino nel territorio comunale.Pag. 3
Saranno esclusi, ovviamente, dalle agevolazioni finanziarie i comuni in cui via sia un'elevata densità di attività economiche e produttive, anche per la vicinanza a grandi centri.
Per i comuni inclusi nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri vi sono due tipologie di intervento. La prima riguarda la rimozione degli ostacoli normativi, la seconda il sostegno finanziario.
Con riferimento alla prima tipologia, merita ricordare quanto previsto all'articolo 4, cioè la possibilità per i comuni di stipulare convenzioni con imprenditori agricoli per lo svolgimento di attività, nonché la possibilità per le regioni di privilegiare, nella ripartizione delle loro risorse, le iniziative finalizzate all'insediamento nei piccoli comuni di centri di eccellenza. Con l'articolo 5, si consentono varie forme di promozione dei prodotti agroalimentari tradizionali mentre, con l'articolo 6, si dispongono canali privilegiati per il finanziamento dei programmi di informatizzazione dei piccoli comuni.
L'articolo 7, tra le altre previsioni, incentiva il mantenimento del servizio postale nei piccoli comuni e l'attribuzione alle Poste italiane della possibilità di gestire la tesoreria dei piccoli comuni (questa può essere la vera chiave di volta per il mantenimento del servizio - spesso messo in discussione per problemi di economicità - che può creare un reciproco interesse, sia da parte dei comuni, sia da parte di Poste Spa).
Significative risultano pure le disposizioni dell'articolo 9, in forza delle quali si potrà prevedere la vendita diretta, a determinate condizioni, da parte di artigiani residenti nei piccoli comuni, di prodotti tipici di loro produzione.
Vi è poi la seconda tipologia di interventi, raccolti negli articoli successivi. Devono essere ricordate in primo luogo le disposizioni degli articoli 14 e 16.
L'articolo 14 prevede che agli interventi nei piccoli comuni sia destinata una quota non inferiore al 30 per cento delle risorse rivenienti dall'otto per mille e dal gioco del lotto da destinarsi a interventi nei beni culturali.
L'articolo 16 interviene sui criteri per la ripartizione, per gli anni 2008 e 2009, delle misure di sostegno per i comuni contenute nella legge finanziaria 2007, al comma 703. Questa norma, infatti, è risultata un po' troppo rigida, creando forti disparità. Noi pensiamo, con l'abbassamento dal 30 al 25 per cento della percentuale di anziani ultrasessantacinquenni, che almeno si possa allargare la platea dei beneficiari.
Gli articoli 13 e 15, sui quali merita da ultimo soffermarsi, rappresentano invece forme di diretto sostegno finanziario ai piccoli comuni rientranti nell'elenco.
Su di esse le Commissioni hanno concentrato i propri sforzi, nella ricerca di una copertura finanziaria sostenibile in un quadro di risorse disponibili assai limitato. Gli interventi, invece, sono puntuali. Nel prosieguo dell'esame potremo verificare, insieme al Governo, la possibilità di incrementare queste risorse finanziarie.
L'articolo 13 istituisce un fondo per l'erogazione, con decreto del ministro dell'economia, di incentivi fiscali in favore dei soggetti residenti nei piccoli comuni. È prevista la possibilità di agevolazioni ICI per le abitazioni e le sedi di attività economiche, nonché agevolazioni concernenti l'imposta di registro per l'acquisto di immobili destinati ad abitazione principale o ad attività economiche e premi di insediamento per chi intenda trasferire la propria residenza o attività economica in un piccolo comune.
Voglio sottolineare - perché appare significativa - la norma del comma 5, che è riassumibile nello slogan: «Adotta un borgo». Si prevede, infatti, che le risorse di un fondo apposito possano essere utilizzate per erogare crediti di imposta a persone fisiche e giuridiche che effettuano operazioni di aiuto, di sponsorizzazione e di sostegno in favore di piccoli comuni, con particolare riferimento ad attività culturali, artigianali, sociali, ricreative, turistiche e sportive.
Altrettanto importante per la possibilità di sviluppo dei piccoli comuni è l'articolo 15, che prevede l'istituzione di un fondo con consistente dotazione di risorse Pag. 4in conto capitale (40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009). Sui criteri per la definizione del decreto verrà sentito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Gli interventi sono di tipo infrastrutturale, con particolare riferimento ai beni culturali, alle infrastrutture stradali e agli istituti scolastici.
Al di là delle esigenze di tutela di tali territori, non può essere ignorato, signor Presidente, onorevoli colleghi, come, per le caratteristiche del tessuto sociale ed economico italiano, che ha sempre trovato nelle realtà medio-piccole un fattore di ricchezza e di progresso («il paese delle 100 città», la «piccola-grande Italia»), le misure previste si possano tradurre in un più generale sostegno all'economia nazionale. Basta pensare ai costi, che spesso sopportiamo, per i fenomeni di dissesto idrogeologico, che sono strettamente collegati alla scarsa o a volte assente manutenzione che si determina per l'assenza dell'uomo. Quindi, conviene investire per poter risparmiare nel lungo periodo attraverso una politica lungimirante per la tutela del territorio e per migliorare la qualità della vita.
Infine, vi prego di considerare questa legge importante in sé, al di là delle forse insufficienti risorse rispetto agli obiettivi ambiziosi delle premesse, perché finalmente si fissa un principio, quello di una legislazione dedicata per i piccoli comuni, che ne riconosce la specificità superando le rigide parametrazioni che spesso troviamo nelle norme che non tengono conto di questa piccola, grande Italia che, secondo noi, rappresenta invece la spina dorsale del nostro bellissimo paese (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).
Signor Presidente, chiedo infine che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Vannucci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Il relatore per la VIII Commissione, onorevole Iannuzzi, ha facoltà di svolgere la sua relazione.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, dopo le puntuali considerazioni sulle singole disposizioni del testo unificato al nostro esame da parte del collega relatore, onorevole Vannucci, mi limiterò ad alcune considerazioni di carattere generale sulla portata e sul senso di questa iniziativa legislativa, preannunciando la richiesta di pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della relazione scritta che ho predisposto.
Voglio sottolineare come il testo al nostro esame sia il punto di sintesi di tre diverse iniziative legislative, avvenuta attraverso un lavoro compiuto con grande accuratezza in seno al Comitato ristretto e alle Commissioni riunite bilancio e ambiente. Si tratta di iniziative legislative sostanzialmente convergenti nello spirito e nelle finalità di fondo nonché nei contenuti qualificanti dei rispettivi articolati che, dal punto di vista dei primi firmatari, si riconducono agli onorevoli Realacci, Crapolicchio e La Loggia.
Questo testo ha già alle spalle un lavoro parlamentare intenso e qualificato svolto nel corso della XIV legislatura, che giunse all'approvazione pressoché unanime, nel gennaio 2003, da parte di questa Assemblea di una proposta che, nei suoi punti essenziali, si trova riprodotta e confermata nell'elaborato normativo al nostro esame.
Dobbiamo sottolineare anche che questo percorso legislativo, che ha suscitato nel paese un crescente interesse ed un crescente consenso e che ha ricevuto avalli particolarmente autorevoli e significativi, come, a più riprese, quello del Presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nasce da un'intuizione del collega Realacci, ossia che i piccoli e medi comuni costituiscono una grande risorsa e una grande ricchezza per il sistema paese.Pag. 5
Del resto, del clima positivo che è maturato riguardo a questa iniziativa legislativa abbiamo avuto una testimonianza inequivocabile nel corso delle audizioni, svoltesi in sede di Comitato ristretto, dei rappresentanti delle regioni, delle province, dei comuni, di tante espressioni della vita economica e sociale, delle associazioni ambientalistiche e della conferenza episcopale italiana. La consapevolezza che è alle spalle di questo percorso legislativo è che i piccoli comuni sono una realtà che deve essere tutelata promossa e valorizzata per dare una spinta e far compiere un salto di qualità all'intero processo di sviluppo e di crescita armonica del paese. Infatti, quei comuni non soltanto sono depositari di valori profondamente radicati e autenticamente vissuti dalle comunità locali ma hanno notevoli potenzialità, spesso inespresse e inesplorate e che, invece, debbono essere utilizzate a 360 gradi, in termini di bellezze naturali, di patrimonio storico, artistico e culturale, di artigianato e di agricoltura di qualità, di tradizioni culturali, folcloristiche ed enogastronomiche. Complessivamente, si tratta di potenzialità economiche e produttive importanti che, tuttavia, devono essere collegate in una rete per poter configurare un modello organico e complessivo che spinga con forza nella direzione della crescita del paese. Si è sempre considerato il mondo dei piccoli comuni con un atteggiamento che, in qualche misura, potrebbe riecheggiare una sorta di piccolo mondo antico, nel senso che se ne è sempre avuta una considerazione nobile, ma pur sempre malinconica, ripiegata su se stessa e rivolta al passato. Invece, nelle piccole comunità dobbiamo vedere un punto di forza sul quale il paese, nel contesto di un'attività coordinata e complessiva del sistema dei pubblici poteri, deve investire, con una progettualità di respiro generale.
Naturalmente, per poter realizzare questo obiettivo ambizioso occorre una disamina attenta ed obiettiva della situazione che attualmente esiste in tante piccole comunità sparse nelle diverse parti del nostro paese. Dobbiamo arginare, mitigare e combattere quel fenomeno ricorrente in tanti piccoli comuni che comunemente si indica come disagio abitativo ed insediativo e che causa un decremento significativo della popolazione, il quale affonda le sue radici negli anni e prosegue ancora oggi e si accompagna ad un progressivo depauperamento e indebolimento dei servizi pubblici essenziali e anche del complesso delle attività economiche e produttive. Perciò, si realizza un binomio negativo, nel senso che nei piccoli comuni si perde popolazione residente, si perdono nuclei familiari e il diminuisce livello complessivo dei servizi e delle attività economiche. Si tratta di un circuito vizioso e negativo che porta all'abbandono, all'incuria e alla scarsa manutenzione, nel governo di tante parti del territorio, con conseguenze devastanti, tra l'altro, dal punto di vista delle condizioni idrogeologiche.
Queste sono le ragioni da cui scaturisce questa proposta legislativa, con la quale si vuole affermare con forza un valore di fondo che discende da una precisa scelta culturale prima ancora che politica e legislativa. Da ciò discendono tutte le conseguenze nell'impianto amministrativo e finanziario e nel nostro ordinamento giuridico. Qual è il valore di fondo? Qual è la scelta precisa? Quella di vedere nei piccoli comuni, come abbiamo ricordato, una risorsa importante per il paese, ma anche le istituzioni nelle quali più fortemente si avverte e si vive il senso la comunità. Quindi, la tutela e la promozione di tali comuni è in funzione anche di una affermazione e di un rafforzamento di quel senso della comunità inteso quale valore ordinamentale che rafforza il tessuto unitario e la piena e complessiva integrazione del nostro paese.
Naturalmente, questa proposta di legge non può risolvere le tante, annose, importanti e delicate questioni che si legano alla tematica dei piccoli comuni, ma vuole introdurre nell'ordinamento un principio forte e incancellabile, destinato ad impregnare le singole scelte legislative, come peraltro già è accaduto in tanti sentimenti nelle ultime leggi finanziarie. Si tratta di Pag. 6un principio che deve essere sviluppato e accresciuto nel corso degli anni con una politica coerente.
Per questa ragione, la legge in esame si suddivide sostanzialmente in due parti.
Vi sono misure che riguardano tutti i piccoli comuni sino a 5 mila abitanti (la piccola grande Italia, come è stata felicemente ed efficacemente definita). Nell'ambito delle misure di portata generale per tutti i piccoli comuni, sono previste norme precettive immediatamente operative e produttive di effetti, e norme di carattere programmatico. Le norme precettive vanno nella direzione della semplificazione e dello snellimento delle procedure e dell'attività amministrativa dei piccoli comuni; le norme di affermazione di principio di ordine programmatico riguardano la consacrazione di una serie di linee direttive estremamente importanti nel rapporto tra la legislazione dello Stato e l'attività legislativa delle regioni, o disegnano in maniera efficace i rapporti tra lo Stato, le Poste italiane Spa, il concessionario del servizio pubblico radiotelevisivo o l'organizzazione delle istituzioni dei presidi scolastici.
Tra le norme immediatamente operative è stato eliminato, anche alla luce della condizione posta dalla I Commissione (Affari costituzionali), il divieto di più di due mandati consecutivi per i sindaci nei comuni con popolazione sino a 5 mila abitanti, norma che, comunque, a mio avviso, va rapidamente introdotta nel nostro ordinamento giuridico. Infine, vi sono le norme di carattere finanziario-economico. Voglio qui sottolineare che la dotazione finanziaria del provvedimento passa da 60 milioni di euro, previsti nella XIV legislatura, a 120 milioni di euro, più altri 10 milioni di euro: naturalmente, questo fondo va incrementato e potenziato. Il confronto in aula sarà aperto e attento - come è già avvenuto in sede di Comitato ristretto e nelle Commissioni riunite -, per migliorare ed integrare il testo, con grande attenzione alle proposte emendative di tutti i gruppi, ma, naturalmente, avendo come bussola di riferimento la copertura finanziaria e i limiti economici che sono insormontabili. Questa proposta nasce, si è sviluppata e vuole arrivare al traguardo della rapida approvazione finale in quest'aula, e speriamo in questa legislatura anche da parte del Senato, come una proposta autenticamente bipartisan, che coinvolge la maggioranza, l'opposizione e tutti i gruppi parlamentari.
In questo senso ci muoveremo con convinzione con il collega Vannucci per dare un segnale importante ed introdurre un principio di fondo del nostro ordinamento giuridico (Applausi).
PRESIDENTE. La Presidenza consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della relazione dell'onorevole Iannuzzi.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ANTONANGELO CASULA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo ha seguito con attenzione il provvedimento nel corso dell'attività istruttoria che si è svolta presso le Commissioni. Sul tema si riserva di intervenire nel corso della prosecuzione del dibattito, in considerazione del fatto che restano da approfondire sul piano amministrativo alcuni argomenti che sono stati introdotti come novità nella discussione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, i colleghi Iannuzzi e Vannucci hanno già egregiamente descritto le finalità e i contenuti del provvedimento in esame. Prendo la parola in particolare per ricordarne la storia ed anche per far comprendere all'Assemblea l'utilità della normativa in esame, anche perché altri colleghi ne hanno seguito l'ampio dibattito nelle due Commissioni. In questo senso voglio ringraziare anche gli eccellenti uffici delle nostre Commissioni, che con il loro proficuo lavoro hanno contribuito a recepire una parte consistente delle indicazioni contenute sia nelle proposte di legge Pag. 7successive a quella di cui sono il primo firmatario, sia derivanti dall'intenso lavoro svolto sugli emendamenti, che magari consentirà di migliorare il provvedimento anche nel passaggio in aula.
Ricordo, pertanto, che il provvedimento in esame - di cui sono il primo firmatario ma che è stato sottoscritto da oltre centoquaranta parlamentari di tutti i gruppi politici - è il primo di iniziativa parlamentare presentato in questa legislatura. In realtà - lo ricordava il collega Iannuzzi - è la riproposizione di una legge che fu approvata già nella scorsa legislatura praticamente all'unanimità dalla Camera. Infatti, in quella occasione fu espresso un solo voto contrario - il presidente Armani lo ricorderà - da un collega che, peraltro, affermò di essersi sbagliato a votare e in quel caso i due relatori erano dell'allora maggioranza, i colleghi Giorgetti e Lupi. Fu un lavoro anche allora molto vasto, che si concluse nella prima parte della legislatura e si arenò successivamente al Senato per la mancanza di volontà politica dell'allora Governo nei confronti di questa proposta.
Il provvedimento in esame, a sua volta, è figlio di un vasto movimento d'opinione - a tal proposito, il collega Iannuzzi ha ricordato il ruolo svolto dal Presidente emerito Ciampi - che era nato precedentemente da un rapporto tra organizzazioni non solo istituzionali - penso al coordinamento dei piccoli comuni dell'ANCI, all'UPI, all'UNCEM, all'ANPCI -, ma anche da una spinta proveniente dalla società, da Legambiente, dalla Coldiretti, dalle altre organizzazioni agricole, dalle organizzazioni artigiane, dalla Confcommercio, da tanti soggetti economici e sociali che intendevano guardare con occhio diverso la questione dei piccoli comuni.
Infatti, lo spirito del provvedimento in esame non è tanto quello di venire incontro a condizioni di disagio, ma di guardare con occhio diverso alla vasta realtà dei piccoli comuni. Nel nostro paese, oltre 5.800 comuni hanno meno di 5 mila abitanti, interessano circa il 50 per cento del territorio nazionale e costituiscono il 72 per cento dei comuni italiani. In tali comuni vivono oltre 10 milioni di cittadini e da tali comuni provengono molte persone che poi si sono inurbate nelle città.
Con il presente testo si sta cercando - al riguardo è stato svolto un lavoro egregio dal collega Vannucci e dalla Commissione bilancio - di rendere più sostanziosa la dotazione finanziaria - nella passata legislatura era di molto inferiore a quella attuale - prevedendo una serie di norme di indirizzo, a costo zero e apparentemente fatue, che tuttavia hanno un grande valore nei confronti di questi comuni. Ad esempio, nel provvedimento in esame si prevede che i bimbi nati negli ospedali - perché le levatrici non si usano più - possono figurare come nati nei piccoli comuni. Si tratta di una misura a costo zero, apparentemente ininfluente, che in realtà cambia molto il senso con il quale si guarda a queste realtà. Il senso di fondo è proprio quello di capire che dai piccoli comuni, dal territorio, passa la scommessa per il futuro dell'Italia.
Un grande sociologo americano, Florida, è diventato celebre sostenendo che la competitività economica nei sistemi produttivi è data da tre fattori: il talento, la tecnologia e la tolleranza. In Italia, vi è un quarto fattore che spesso viene dimenticato: il territorio.
Non si tratta solo del territorio che deve essere tutelato idrogeologicamente, dalle frane, dai dissesti, ma del territorio di relazioni, fatto di storia, di identità, di comunità. Questa è la base della nostra economia!
Leggevo oggi sui giornali delle barche che partecipano alla Coppa America. Una parte consistente degli alberi da competizione più avanzati del mondo si costruisce in Italia in un piccolo comune, a Mandello dell'Ario. E potrei fare decine o centinaia di esempi di industrie italiane che competono nel mondo e che sono collocate in piccoli centri, dove il rapporto con quelle comunità e con quei territori è un fattore di innovazione, di produzione di qualità, di capacità di attingere dalla coesione sociale gli elementi della competizione.
Il nostro paese, oggi, esporta la metà dei paia di scarpe che si esportavano dieci Pag. 8anni, ma il fatturato delle industrie calzaturiere è aumentato. Ciò in quanto si innalza la catena del valore ed è chiaro che l'Italia è forte se compete sulla qualità, sull'innovazione, sulla conoscenza e non se abbassa i salari o i diritti.
Tuttavia, accettare questo terreno di competizione per noi non significa solo una scommessa sull'innovazione, sulla ricerca, sulla conoscenza, ma anche mettere a frutto una capacità di fare che affonda le sue radici nei territori e, in questo senso, anche nelle culture e nelle identità.
Il collega Iannuzzi ricordava, ad esempio, anche il contributo fornito dalla Conferenza episcopale all'elaborazione del precedente testo. Ciò vale per tante culture che attraversano il nostro paese ed è traendo forza da queste culture che l'Italia può essere competitiva.
Molte volte si discute sulla ripresa dell'Italia e, secondo molti, si tratta di una ripresa incomprensibile, in quanto anni fa si diceva che il nostro paese era in declino e che non vi era alcuna speranza di agganciare la ripresa internazionale qualora quest'ultima fosse iniziata. Oggi, scopriamo che le esportazioni, prima ancora che il mercato interno, traggono forza da un sistema esteso di medie e piccole imprese che fanno del rapporto con il territorio la radice della loro forza. Anzi, molto spesso, le delocalizzazioni rientrano in Italia, proprio perché si scommette sulla qualità. Essendo un «portatore di occhiali», so che l'azienda Del Vecchio ha riportato sul mercato italiano tutti gli occhiali al di sopra dei 100 euro, perché, per produrre qualità, si ha bisogno non di lavoratori senza diritti o che guadagnano poco, ma della capacità di stabilire un legame con il territorio attraverso la qualità dei prodotti.
Signor Presidente, a me l'Italia ricorda molto un grande giocatore brasiliano degli anni cinquanta e sessanta, che, nonostante io abbia una certa età, ho visto solo nei filmati d'epoca: si chiamava Garrincha ed era una straordinaria ala destra. Se avessimo dovuto tener conto dei fondamentali, Garrincha non avrebbe dovuto mai indossare gli scarpini da pallone, perché era un ragazzo brasiliano povero e poliomielitico; aveva subito varie operazioni, aveva le gambe molto storte ed una era più corta dell'altra. Non doveva neanche provare a giocare a pallone, ma divenne un'ala destra che fece sognare gli stadi e che permise al Brasile di vincere i mondiali. L'Italia è come Garrincha: se uno vedesse i suoi fondamentali direbbe: «non ce la può fare!». Ma perché ce la fa? Perché questo legame con il territorio, con la storia e con la cultura è un fattore di competizione anche economica, oltre che di qualità della vita e di coesione sociale.
Vorrei rivolgere al Governo un invito: questo mondo non può essere guardato con la miopia delle competenze istituzionali. Costruire un provvedimento su piccoli comuni non è semplice, perché nella Babele istituzionale, fra regioni, province, comuni, comunità montane, parchi e vari ministeri vi è rischio di perdere il filo del ragionamento. Dobbiamo collocare al centro di questo ragionamento non tanto le competenze istituzionali, quanto l'idea di paese.
Se cerchiamo di costruire un provvedimento che accompagni un'idea di paese, che già sta emergendo (infatti, molti sindaci di piccoli comuni hanno capito che non devono aspettare che l'assistenza arrivi da fuori, ma devono scoprire quali sono i loro talenti, valorizzarli e accompagnarli), se poniamo al centro quest'idea di paese, realizziamo un lavoro utile per il paese stesso. Questo è il senso e la finalità della legge.
Un grande scrittore che molti amano (io tra questi), l'autore de «Il piccolo principe», Antoine de Saint-Exupéry, una volta ha detto: se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini per raccogliere legna e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio ed infinito.
Se noi, utilizzando il legame con il territorio e con i piccoli comuni, facciamo capire all'Italia che c'è una modernità a misura d'uomo, in cui dobbiamo sicuramente fare i conti con i grandi fenomeni del mondo, con l'India, la Cina, i mutamenti climatici, l'innovazione tecnologica, Pag. 9ma abbiamo una nostra forza da mettere campo, l'Italia ce la può fare e può essere forte. È molto importante che questo sia un disegno condiviso tra maggioranza ed opposizione, perché quest'idea di Italia può essere interpretata in maniera diversa, ma deve essere un'idea comune (Applausi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Acerbo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, credo sia difficile non condividere l'impostazione dell'intervento di chi mi ha preceduto. Infatti, al centro di questo provvedimento vi è ha una visione dell'Italia e del futuro del nostro paese fondata sulla valorizzazione di alcuni elementi essenziali della nostra identità che, nel corso della grande trasformazione degli anni Cinquanta e Sessanta, spesso sono stati visti come disvalori. Mi riferisco soprattutto alla valorizzazione dei piccoli comuni, che un tempo venivano visti come simbolo di arretratezza, scorgendosi invece nella grande città il futuro e lo sviluppo.
Molto è cambiato su questi temi, dopo tanti anni di battaglie culturali, di impegno, e soprattutto di stimolo da parte del movimento ambientalista, che ha invitato tutti ad una riflessione sui caratteri dello sviluppo.
Uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento, Pierpaolo Pasolini, quando, nei primi anni Settanta, parlava dei nostri piccoli centri e della loro salvaguardia e quando, mostrando il profilo di Orte, spiegava come un nuovo palazzo, simbolo di modernità, andasse a colpire a morte un paesaggio costruito attraverso i millenni e che rappresentava un patrimonio che nessuno avrebbe più restituito, veniva visto come un conservatore, nonostante la sua appartenenza alla sinistra; addirittura, la sua veniva considerata come una pulsione reazionaria.
Oggi, invece, tutti ragioniamo intorno al fatto che questo patrimonio caratterizza il nostro paese, facendo, probabilmente, la differenza nello scenario globale tra le potenzialità della nostra Italia e quelle degli altri paesi.
È per questo che ritengo che l'intuizione della legge sia buona ed encomiabile ed abbia meritato il sostegno di tutte le forze politiche, soprattutto nei suoi risvolti - lo dicevo prima al collega Realacci - «pedagogici», perché molto spesso anche chi amministra i comuni, le province e le regioni non si rende conto di quali siano le risorse che costituiscono il suo territorio.
Giustamente, chi mi ha preceduto parlava di «paesaggio» e di «territorio»: quante volte non ci si rende conto che quel paesaggio e quel territorio sono una ricchezza e non un limite e non possono essere saccheggiati. Credo che la proposta di legge in esame, la prima di iniziativa parlamentare dell'attuale legislatura, sia importante e che essa andrà a segno se riusciremo a fare sì che sia l'inizio di un impegno legislativo serio che tocchi un complesso di temi, ad esempio quello del governo del territorio, della salvaguardia del paesaggio e dei nostri beni storici. Si tratta, infatti, di una legge con una impostazione programmatica, che, soprattutto, dà a tutti l'indicazione del modo in cui poter lavorare per valorizzare ciò che abbiamo di buono e per non continuare a colpire la nostra principale ricchezza, che è rappresentata dalla qualità.
Lo scorso sabato mi trovavo nella piazza di Colonnata, un centro che forse, fino a qualche anno fa, nessuno conosceva e che oggi è diventato celebre per il suo lardo. In quella piazzetta c'era una statua dedicata a Giuseppe Mazzini, una lapide che ricordava gli anarchici - sapete che le Alpi Apuane sono state terra di libertà e di battaglie per la libertà -, un'altra lapide che ricordava i caduti di tutte le guerre e un'altra ancora che ricordava l'incendio che i nazisti appiccarono nel paese durante la lotta partigiana. Ebbene, in quel piccolo centro c'era tutta la memoria della nostra Italia e, al tempo stesso, c'era un sapere storico al riguardo, bastava incontrare gli anziani e farsi raccontare da loro persino storie relative al marmo e legate agli antichi romani - e poi si incontravano Pag. 10tutte quelle attività economiche legate alla valorizzazione di qualcosa che prima costituiva un elemento di povertà, di comunità e di gente che faticava molto e mangiava poco, cioè il famoso lardo di Colonnata, che oggi è invece diventato un elemento di economia forte di quella realtà.
Credo che su questo dobbiamo lavorare, avendo il coraggio di guardare dentro noi stessi e alle politiche che in questi anni sono state, a mio parere, purtroppo maggioritarie.
Vengo ora al bicchiere mezzo vuoto, non a quello mezzo pieno. Ad esempio, dobbiamo cominciare a ragionare se davvero vogliamo dare risposte ai temi posti dalla proposta di legge all'esame sull'impostazione neo-liberista delle politiche degli ultimi ultimi anni: dalla sanità alle poste, alla scuola; se i conti e l'economia o, meglio, una malintesa, a mio parere, visione dell'economia domineranno, riusciremo a dare scarse risposte e a fermare con difficoltà quella tendenza che abbiamo definito di «disagio insediativo» che caratterizza il nostro paese.
Badate bene, qui non sto dicendo che non dobbiamo far funzionare la sanità e che dobbiamo riprodurre in maniera clientelare i piccoli presidi ospedalieri inutili: dobbiamo però fare in modo che la sanità e il diritto alla salute siano un diritto esigibile in tutto il territorio nazionale; e la stessa cosa dobbiamo fare per ciò che riguarda la scuola, altrimenti le norme che sono state approvate negli anni precedenti da questo Parlamento, relativamente al ridimensionamento scolastico, andranno a colpire proprio i territori più svantaggiati, e potrei continuare ancora. I tagli alla finanza locale fanno sì che i sindaci dei piccoli comuni vengano spesso costretti a vendere il proprio territorio per rinvenire risorse al fine di far vivere il proprio comune.
Vi sono alcune regioni come la mia, l'Abruzzo, che mancano di un piano cave e dove i sindaci cedono alle proposte dei cavatori o a quelle sul piano dell'urbanistica e dell'edilizia in territori bellissimi pur di avere qualche risorsa per il comune. Vorrei ricordare la vicenda di Monticchiello, protetto dall'Unesco, che fa gridare «vendetta». Su questo dobbiamo riflettere perché non possiamo lasciare soli gli amministratori dei piccoli comuni.
Qualche settimana fa mi sono recato in un piccolo comune delle Marche, ad Apecchio, dove in pratica tutta la popolazione stava discutendo di un gasdotto, di cui ci si occuperà in sede di Commissione. L'aspetto positivo è che in tale discussione, come è tipico dei piccoli comuni, erano coinvolti tutti, dagli insegnanti ai rappresentanti dell'amministrazione, dalle associazioni ai partiti. A mio avviso è questo il cuore della democrazia italiana, che per vivere ha bisogno di meno retorica federalista e di più scelte concrete a tutela del patrimonio edilizio e del paesaggio. Dobbiamo ad esempio chiederci perché, su tanta parte del territorio italiano, le sovrintendenze non funzionino in tale direzione, lasciando soli i comuni ancora una volta. Soprattutto occorre rendersi conto che dove non esiste la consapevolezza di cui prima parlava il collega Realacci, sono gli stessi amministratori locali a rendersi i principali autori della violenza perpetrata ai danni del proprio territorio.
Vorrei fare altri esempi per spiegare meglio quello che intendo dire, su cui poi avremo occasione di parlare durante l'esame degli emendamenti. In Spagna sono state realizzate migliaia di chilometri di piste ciclabili, salvando gli ex tracciati ferroviari dismessi. In alcuni piccoli comuni, che spesso non hanno neppure i soldi per i francobolli, esistono vecchi immobili dell'ANAS, aree o immobili delle Ferrovie dello Stato, ex tracciati ferroviari. Dobbiamo avere il coraggio di dire che è inaccettabile che questi comuni siano costretti all'acquisto dal momento che ANAS e Ferrovie dello Stato sono diventate società per azioni. Sul Sole 24 Ore si legge che il deficit statale è diminuito, mentre è aumentato quello degli enti locali. Si tratta di contraddizioni del liberismo su cui, prima o poi, dovremo discutere con serietà, così come dovremo discutere su un altro problema che so essere a cuore di chi ha presentato questa proposta di legge, Pag. 11ovvero quello delle aree protette. Provengo da una regione che vede una notevole parte del suo territorio destinata a parco. L'Abruzzo è stato definito la regione verde d'Europa. Ebbene, dobbiamo investire maggiormente nelle zone protette proprio perché a quelle porzioni di territorio nazionale chiediamo di non seguire la facile via del cemento e dello sfruttamento selvaggio delle aree come accade altrove. Pertanto, dobbiamo offrire loro opportunità non per sperperare denaro pubblico, bensì per trasformare quelle risorse in un'occasione di sviluppo qualitativo per l'intero nostro paese.
Credo che questa legge sia utile perché mette in agenda un tema fondamentale per l'Italia dei prossimi anni. Infatti, all'interno del processo di globalizzazione vi sono due alternative: perdere ciò che di buono abbiamo, oppure valorizzare quello che caratterizza il nostro paese e farne uno degli elementi di forza per restare a testa alta in un mondo cambiato. Italo Calvino, nel suo Marcovaldo, scrive che si può cominciare ad amare la natura solo una volta compiuta l'esperienza delle città. Un tempo i piccoli comuni, l'entroterra, le montagne e la campagna erano luoghi da abbandonare e da dimenticare per inseguire il miraggio di un triste condominio, frutto della speculazione edilizia degli anni Sessanta, molto spesso ubicato in quartieri invivibili. Oggi, in un'Italia più matura e consapevole, sappiamo che in quelle zone vi è il futuro del nostro paese. Pertanto, dovremmo far sì che con coerenza l'insieme delle politiche della nostra Repubblica vadano verso la valorizzazione di questo pezzo di futuro rappresentato dal meglio del nostro passato (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra europea, L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Picano. Ne ha facoltà.
ANGELO PICANO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame si prefigge lo scopo di promuovere e sostenere le attività economiche, ambientali, sociali e culturali dei piccoli comuni con popolazione pari o inferiore a cinquemila abitanti. Certo, gli stanziamenti sono insufficienti, ma il provvedimento rappresenta un primo passo, anche se l'entità delle somme messe a disposizione consiglierebbe di abbassare il numero degli abitanti da cinquemila a tremila, in maniera che i provvedimenti possano avere più efficacia. In particolare, la proposta legislativa in esame mira alla valorizzazione e alla riqualificazione delle aree protette mediante misure dirette ad incentivare interventi di recupero dei centri storici e dei nuclei rurali compresi nelle aree protette.
Come è noto, infatti, molti dei piccoli comuni del nostro Paese sorgono in aree particolarmente disastrate ove risulta difficile persino l'installazione di un impianto di comunicazione. I piccoli comuni, ormai da molti anni, versano in condizioni di marginalità sociale e culturale e necessitano con urgenza di un intervento normativo diretto a rimuovere gli ostacoli al loro sviluppo socio economico.
Il provvedimento, dunque, reca misure idonee a favorire gli opportuni e necessari interventi di recupero dei comuni svantaggiati anche a causa del significativo decremento della popolazione residente, attribuendo alle regioni il compito di promuovere iniziative dirette all'unione di comuni per l'esercizio di funzioni e servizi in forma associata. Le unioni di comuni potranno adottare piani pluriennali di sviluppo socio economico e concorrere alla formazione del piano territoriale di coordinamento previsto dal Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
Sempre al fine di salvaguardare i beni culturali, storici ed artistici il testo unico in esame autorizza i singoli comuni a stipulare convenzioni con le diocesi cattoliche o con altre rappresentanze di confessioni religiose. Sono previste anche misure dirette a tutelare il territorio, l'arredo urbano, l'ambiente e il paesaggio.
Il provvedimento attribuisce alle regioni la facoltà di promuovere interventi volti alla cablatura degli edifici e alla diffusione dei servizi a banda larga e Pag. 12consente l'utilizzazione delle stazioni ferroviarie disabilitate, delle case cantoniere e delle caserme, ad esempio, adibendole a sedi per la promozione dei prodotti tipici locali.
Allo scopo di favorire un efficiente sistema di istruzione scolastica, il provvedimento prevede l'utilizzo di strumenti di insegnamento a distanza ed attribuisce ai comuni la precedenza nell'assegnazione dei finanziamenti pubblici destinati ai programmi di innovazione tecnologica della pubblica amministrazione, il cosiddetto e-government. Anche l'attività commerciale è favorita mediante deroghe alle disposizioni in materia di apertura degli esercizi commerciali nei giorni festivi ed in materia di autorizzazioni commerciali ed artigianali in apposite aree per non più di quattro giorni al mese.
Per incoraggiare l'insediamento in queste aree sono previsti incentivi e premi in favore di quanti trasferiscano la propria casa o attività economica da un comune con popolazione superiore a cinquemila abitanti ad un piccolo comune ed agevolazioni anche tariffarie per i comuni con scarsa disponibilità di risorse idriche.
Nel pieno rispetto del principio di sovranità popolare, il provvedimento aveva previsto la rimozione della limitazione del numero dei mandati consecutivi alla carica di sindaco per i comuni con popolazione inferiore a cinquemila abitanti e noi del gruppo Popolari-Udeur eravamo d'accordo sulla proposta di modifica del comma 2 dell'articolo 51 del Testo unico sugli enti locali, perché consideriamo preferibile, nell'ambito di aree così ristrette, lasciare all'elettore la libera scelta del candidato sindaco.
Del resto, alcune regioni a statuto speciale, segnatamente il Friuli Venezia Giulia, la Valle d'Aosta, il Trentino Alto Adige, già da molti anni hanno previsto con leggi regionali la possibilità di un terzo mandato dei sindaci, con differenti modalità. La legge della regione Friuli-Venezia Giulia 10 maggio 1999, n. 13, prevede che nei piccoli comuni siano consentiti non soltanto tre mandati consecutivi, ma anche un quarto se uno dei precedenti mandati ha avuto durata inferiore a due anni sei mesi e un giorno per cause diverse dalle dimissioni volontarie.
Ricordo a tutti che l'argomento è stato affrontato anche in sede parlamentare. Nella XIV legislatura l'Assemblea del Senato ha approvato un disegno di legge che prevedeva un'ipotesi di deroga al limite di due mandati nell'ambito dei comuni con popolazione inferiore ai tremila abitanti, ma il testo trasmesso dal Senato alla Camera presso la I Commissione non è stato approvato.
Nella attuale legislatura sono state già presentate ben 12 proposte di legge, il cui esame non è ancora iniziato, relative al cosiddetto divieto del terzo mandato.
In particolare, la proposta di legge, d'iniziativa del presidente dei Popolari Udeur, onorevole Mauro Fabris, nasce dall'oggettiva constatazione che, molto spesso, due mandati risultano del tutto insufficienti per avviare e completare un programma di risanamento delle città, ma anche dalla considerazione che, nei piccoli centri, è difficile trovare una classe dirigente che possa essere alternativa a quella del Governo. Peraltro, il divieto di rieleggibilità, oltre ad essere, come detto, limitativo della sovranità popolare, è discriminatorio verso alcune categorie di pubblici amministratori rispetto ad altri, perché il divieto vale solo per la carica di sindaco e di presidente di provincia.
Sull'argomento mi preme, infine, precisare che l'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) ha avanzato numerose richieste di modifiche legislative urgenti, volte a superare le attuali limitazioni di eleggibilità.
Risulta, addirittura, che il presidente dell'associazione intenda proporre prossimamente l'eliminazione del divieto del terzo mandato, a prescindere dalle dimensioni dei comuni. L'impegno dell'ANCI in questo senso deve ritenersi estremamente significativo, considerato che le richieste di modifica provengono dall'ente preposto a rappresentare gli interessi degli associati dinanzi agli organi centrali dello Stato.
Il testo unico in esame, inoltre, prevede interventi volti al recupero dei centri storici Pag. 13e dei nuclei abitati rurali, il cui territorio è compreso, in tutto o in parte, entro i confini di un parco nazionale o naturale regionale.
Gli stessi comuni hanno il compito di individuare gli ambiti urbani e rurali di recupero del patrimonio edilizio ed urbanistico esistente, attraverso programmi integrati di intervento. Tali programmi possono essere presentati anche dai proprietari di immobili ed aree comprese nelle zone di riqualificazione.
Tutte le iniziative previste dalla proposta oggi all'esame sono pienamente condivisibili, perché è interesse e compito di noi tutti sostenere e salvaguardare il patrimonio naturale, rurale, storico e culturale dei piccoli comuni in modo da salvaguardare tutta la tradizione della nostra comunità nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.
MAINO MARCHI. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, la proposta di legge su cui oggi avviamo la discussione in aula è l'occasione per una riflessione non solo sui piccoli comuni a cui sono indirizzate le misure di sostegno e di valorizzazione previste, ma anche sulle autonomie locali nel loro complesso. Siamo, infatti, in un contesto in cui si stanno predisponendo importanti riforme relative agli enti locali.
Dopo il referendum del 25 giugno, in cui gli elettori hanno bocciato la revisione costituzionale approvata unilateralmente dal centrodestra, ora occorre dare finalmente attuazione al titolo V della Costituzione in particolare su due piani.
Il primo è quello dell'ordinamento delle autonomie locali: si sta predisponendo il codice delle autonomie; è importante ridefinire le competenze dei vari livelli istituzionali, riorganizzare e semplificare le forme e le modalità di associazionismo degli enti locali, valutare anche la normativa sugli organi.
Questo piano del quadro di riferimento ha avuto incidenza anche sulla proposta di legge oggi in esame, per un verso con lo stralcio di ogni riferimento all'ipotesi di terzo mandato per i sindaci. Personalmente, ritengo non opportuna in termini generali questa prospettiva. Quanto meno essa richiederebbe di essere accompagnata da una ridefinizione dei poteri dei sindaci, delle Giunte e dei Consigli, rafforzando quella di quest'ultimi.
Ciò però rischierebbe di minare i livelli istituzionali dove si è prodotta stabilità, quando il vero problema del paese è la legge elettorale per l'elezione di Camera e Senato che ha ridotto fortemente il livello di governabilità sul piano nazionale.
In ogni caso, la questione del terzo mandato va esaminata in sede di codice delle autonomie, non in una legge sui piccoli comuni ed è stato perciò opportuno lo stralcio.
Allo stesso modo, è stato opportuno non prevedere ulteriori possibilità di articolazioni istituzionali, dal momento che uno degli obiettivi del codice deve essere quello di una semplificazione delle forme di associazionismo. L'attuale, ampia articolazione produce un eccesso di interlocutori e maggiori costi della politica, oltre ad un'eccessiva frammentazione delle competenze. Quindi, occorre semplificare ed incentivare: il primo comma dell'articolo 3 del testo unificato in esame va, appunto, nella direzione di incentivare.
Il secondo piano sul quale occorre dare attuazione al titolo V della parte seconda della Costituzione è quello finanziario. Il nuovo patto di stabilità interno ha introdotto novità anticipatrici, come il passaggio dai vincoli sui tetti di spesa ai vincoli sui saldi, l'autonomia impositiva e la compartecipazione all'IRPEF. È necessaria una legge organica in materia di federalismo fiscale, con riferimento sia alle regioni sia agli enti locali, ed il Governo è impegnato in tal senso.
È necessario definire presto un quadro di riferimento per il DPEF e per la prossima legge finanziaria, elevando notevolmente il livello di concertazione con gli enti locali. Ritengo che quella da ultimo indicata sia un'esigenza essenziale per l'azione di Governo del centrosinistra. Pag. 14Inoltre, ritengo assolutamente necessario affrontare al più presto, per risolverle, le questioni indicate in una recente risoluzione della Commissione bilancio. Aggiungo che eventuali, prossimi interventi di carattere fiscale incidenti sulla fiscalità locale dovranno essere accompagnati da misure che individuino le modalità per dare copertura finanziaria pienamente corrispondente a favore degli enti locali.
Ho sottolineato questi due ultimi aspetti perché troverei contraddittorio approvare nuove misure a sostegno di una parte degli enti locali senza preoccuparsi di alcuni aspetti che incidono in termini rilevanti sull'azione di tutti gli enti locali, compresi i piccoli comuni di cui oggi ci occupiamo.
Un altro elemento da considerare è la riforma dei servizi pubblici locali, contenuta in un disegno di legge del Governo attualmente all'esame del Senato. Si tratta di un aspetto fondamentale delle liberalizzazioni che, ovviamente, avrà forte incidenza anche sui piccoli comuni.
Siamo pertanto in una fase di discussione di importanti riforme, all'interno delle quali il provvedimento in esame coglie una peculiarità del nostro paese. I relatori, il collega Realacci e gli altri deputati che sono intervenuti in precedenza hanno già messo in evidenza questa caratteristica dell'Italia, che va valorizzata e che può essere un elemento importante nel quadro di politiche di sviluppo sostenibile. In sostanza, si tratta di una particolarità da non mortificare e, anzi, da sostenere: non in modo indifferenziato, ma cogliendo le situazioni che hanno un reale bisogno di sostegno; diversamente, si tratterebbe di un intervento ideologico all'insegna del «piccolo è bello». Non a caso, operando un'opportuna selezione dei comuni che potranno beneficiare di interventi finanziari, l'articolo 2 indica quelli realmente a rischio di marginalità territoriale e sociale od in condizione di maggiore difficoltà per altri aspetti (come la criticità ambientale).
Credo che con il provvedimento in esame ci si prefigga un obiettivo ambizioso: coniugare tradizione, modernizzazione, efficienza e pari opportunità. È essenziale che la normativa e l'attuazione della stessa non alimentino l'idea che con queste misure ogni piccolo comune possa fare da solo. A mio avviso, deve rimanere fermo che l'aggregazione dei comuni e l'associazionismo dei servizi sono indispensabili non soltanto per una sostenibilità finanziaria dei servizi medesimi ma anche per la loro qualità, all'interno di un quadro di nuove opportunità che la legge offre sia per tutti i comuni sotto i cinquemila abitanti sia per i piccoli comuni come definiti dal testo in esame: dai beni culturali, storici, artistici e librari al recupero di edifici pubblici dimessi; dalla cablatura degli edifici alla banda larga, all'arredo urbano, all'ambiente ed al paesaggio; dai servizi di varia natura alle nuove tecnologie; dalla valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali agli interventi per le attività commerciali ed artigiane; dai programmi di e-government ai servizi postali e televisivi, telefonici e di distribuzione dei carburanti; ed altro ancora.
Considero molto importante l'articolo 8, che, dettando disposizioni in materia di istituti scolastici, cerca di favorirne il mantenimento in attività nei piccoli comuni ovvero, poiché in diversi casi ciò non sarà possibile (per ragioni di costo e per la qualità della didattica), prevede un sostegno finalizzato alla riduzione del disagio degli utenti nel caso di chiusura o accorpamento.
Penso che dovremo dedicare un'attenzione particolare, nel prosieguo dei nostri lavori, alle questioni in materia di servizio idrico, avendo riguardo alla conformità alla normativa vigente ed al rispetto delle competenze, nonché alla discussione sulla riforma dei servizi pubblici locali per quanto concerne le peculiarità relative all'acqua.
Mi soffermo, infine, sugli aspetti finanziari. Al riguardo, sono importanti gli articoli 13 e 15, relativi al fondo per gli incentivi fiscali a favore dei piccoli comuni e al fondo per lo sviluppo strutturale economico e sociale degli stessi. A mio Pag. 15parere, però, è possibile rafforzare la dotazione finanziaria della legge, senza aggravi per la finanza pubblica.
La legge finanziaria per il 2007 ha previsto un fondo per i comuni sotto i cinquemila abitanti per il triennio 2007-2009. Le modalità di distribuzione previste dalla normativa hanno però creato scompensi anche rilevanti tra realtà molto simili. Non ho avuto particolari segnalazioni di questo genere nella mia provincia, Reggio Emilia. Mi giungono, però, segnalazioni da molte parti del paese e da vari colleghi.
L'articolo 16 del testo al nostro esame determina già un miglioramento, ma ritengo necessario utilizzare una parte del fondo, previsto dalla finanziaria per gli anni 2008-2009, per finanziare alcune parti qualificanti del provvedimento, che, se non sostenute, rischiano di diventare dei meri messaggi di buona volontà (mi riferisco, in particolare, all'iniziativa per favorire l'associazionismo dei comuni, alla promozione di interventi per realizzare opere che permettono la cablatura degli edifici e la diffusione degli servizi via banda larga, alle misure per l'arredo urbano, l'ambiente e il paesaggio, ai centri multifunzionali, alle convenzioni con gli imprenditori agricoli per le attività di sistemazione e di manutenzione del territorio, alla promozione e alla commercializzazione dei prodotti agricoli tradizionali, a quanto attiene gli istituti scolastici, e così via). In conclusione, insistendo nel porre attenzione ad un emendamento che ho presentato in tale direzione, ritengo indispensabile giungere ad una rapida approvazione da parte della Camera del testo unificato delle proposte di legge al nostro esame (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pegolo. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI PEGOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il testo unificato delle proposte di legge in discussione è di notevole importanza, perché interviene su un ambito rilevante degli squilibri territoriali riguardanti i piccoli comuni, con riferimento, in particolare, a quelli disagiati. La materia è complessa, in quanto interseca un ambito istituzionale con la presenza di fattori critici, così come indicato all'articolo 2, quali il dissesto ambientale, la marginalità economica e sociale, il disagio insediativi e la ruralità.
A mio avviso, era assolutamente indispensabile introdurre questi criteri, relativamente ai comuni al di sotto dei cinquemila abitanti, per evitare rischi di eterogeneità e di mancanza di selettività, che si coglievano in alcune delle proposte iniziali. La materia è particolarmente importante, perché coglie la principale dimensione a livello territoriale degli squilibri intra-regionali ed è evidente l'affinità con le tematiche legate alla questione della montagna e, più in generale, della perifericità, individuabili in tutti i contesti regionali, seppur con una diversa rilevanza, determinate dai processi di impoverimento, legati sia ai fenomeni relativi alle dinamiche di sviluppo sia a quelli inerenti ai processi di urbanizzazione.
Per molti versi, si tratta della riproposizione della classica tematica degli squilibri città-campagna, declinata attraverso i fenomeni della modernità. I costi economici e sociali che questi fenomeni hanno prodotto sono stati rilevanti e, in alcune realtà, in particolare in quelle montane, hanno significato il permanere o l'accentuarsi di una condizione di marginalizzazione sociale, anche con una polarizzazione della popolazione residente in alcune fasce d'età - mi riferisco in particolare agli anziani -, o il permanere, se non, addirittura il degradare, di tessuti produttivi fragili o in declino a causa del calo demografico o dell'esodo delle popolazioni.
Questi processi, come hanno detto anche i colleghi che sono intervenuti poc'anzi, hanno comportato l'abbandono, un ulteriore impoverimento, ma anche un considerevole degrado ambientale. In questo contesto, come è stato detto anche nelle relazioni introduttive, i servizi pubblici hanno svolto un duplice ruolo, perché Pag. 16per un verso sono stati penalizzati in modo particolare dalla riduzione della popolazione a livello locale, ma a loro volta per l'insufficienza dell'offerta dei servizi hanno favorito questi processi di esodo.
La proposta di legge che stiamo affrontando opera attraverso un complesso di interventi. Giustamente, io credo, si è distinto tra gli interventi riguardanti l'insieme dei comuni al di sotto dei 5 mila abitanti, che, come è sottolineato bene nella relazione di presentazione al progetto di legge, sono ben il 72 per cento dell'insieme dei comuni italiani - un'enormità - per i quali non si poteva che intervenire su alcune tematiche comuni a tutti questi enti locali, mi riferisco in particolare alla questione della gestione associata dei servizi, oppure alle possibilità di recuperare beni presenti a livello locale o a favorire il riequilibrio anagrafico. In questo ambito di intervento della legge - l'insieme dei comuni al di sotto dei 5 mila abitanti - mi pare di poter dire che gli strumenti individuati siano largamente condivisibile, anche se mantengo una perplessità relativamente ad una questione in modo particolare: le misure contenute al comma 4 dell'articolo 3, relative ai processi di semplificazione amministrativa, in alcuni casi temo possano in qualche modo ridurre le funzioni delle assemblee elettive, con il rischio che l'efficienza amministrativa possa andare a scapito della qualità della vita democratica. Si tratta di un terreno sul quale ritengo sia necessario operare una riflessione nel corso della discussione di questa proposta di legge.
Intervenendo nel merito, per quanto riguarda le norme relative specificamente ai piccoli comuni disagiati, vorrei fare alcune brevi considerazioni. La legge si muove lungo tre assi fondamentali. Il primo è rappresentato dalla necessità di garantire in questi territori un'adeguata offerta di servizi, anche a fronte dei processi di dismissione o di accorpamento dei servizi pubblici a livello locale (si pensi alla questione delle scuole o dei servizi postali). Il principio è importante e le norme da questo punto di vista sono apprezzabili, esse hanno tuttavia un limite di fondo, che per molti versi, però, non è legato tanto alla volontà di chi ha steso materialmente le norme, quanto al condizionamento dettato dall'esiguità delle risorse. Infatti, queste norme puntano a fronteggiare la carenza dei servizi senza prevedere un assetto certo di questi a livello locale. Vi è insomma molta discrezionalità, che mi auguro venga in parte superata con una dotazione maggiore di risorse per quanto riguarda questo provvedimento. Vorrei anche dire che le problematiche inerenti ai servizi non possono essere compiutamente affrontate attraverso progetti di legge come questo, ma attengono ad orientamenti di politica economica e sociale più ampia sui quali tornerò successivamente.
Il secondo asse di intervento, quello relativo allo sviluppo economico, punta sostanzialmente a valorizzare in parte le risorse endogene (si vedano le norme relative ai prodotti locali e alle vocazioni turistiche), a favorire l'incubazione di nuove attività, a dare dei premi per il trasferimento di attività economiche. Devo dire che su questa materia probabilmente si poteva fare di più, anche se mi rendo conto che le tematiche dello sviluppo per loro natura oltrepassano l'ambito comunale e necessariamente investono un ambito territoriale più ampio. A questo livello, probabilmente, dovremmo recuperare nuovi interventi non solo di potenziamento di attività tradizionali o tipicamente endogene (turismo e agricoltura), ma anche per favorire processi di nuova industrializzazione che si sono prodotti in alcuni casi, magari per effetto di processi di esternalizzazione, anche nei piccoli comuni e perfino nei piccoli comuni montani.
Il terzo asse di interventi è quello relativo al sostegno al reddito. In questo provvedimento ci si muove nella direzione di intervenire sulla riduzione di una serie di tributi a livello locale al fine non solo di sostenere il reddito, ma anche di determinare un incentivo a localizzarsi, a risiedere cioè in quei comuni. Si tratta di elementi che giudico positivamente.Pag. 17
A margine di queste considerazioni ribadisco, come sostenuto in precedenza, il limite di questo provvedimento che è insito soprattutto nella dotazione ancora esigua di risorse, che rischia di rendere in parte incerta l'attuazione di una serie di disposizioni. Un altro limite concerne il carattere essenzialmente programmatorio della norma che rimanda alle politiche, anche di livello regionale, e, come tale, dovrà essere verificata nell'impatto concreto che essa produrrà.
Un'osservazione conclusiva. Il provvedimento in esame pone un problema importante: la salvaguardia delle condizioni economiche, sociali, territoriali e culturali in un ambito territoriale-nazionale che è estremamente esteso, vale a dire quello dei piccoli comuni. La questione di fondo, che a me pare debba essere posta in questa discussione, è che questa norma può inserirsi positivamente nell'ambito normativo complessivo e determinare degli effetti positivi se la sua ispirazione viene recepita anche a livello più generale per quanto riguarda la politica economico-sociale del paese. In assenza di un'integrazione fra l'ispirazione di questa norma e alcune scelte di carattere generale, temo che verrebbero vanificate anche le norme più positive. Faccio soltanto alcuni esempi. È evidente che attraverso questa norma si vuole sostenere economicamente il piccolo comune. Tuttavia, se poi i patti di stabilità interna rendono difficile la gestione di questi enti locali a causa del continuo ridimensionarsi delle risorse disponibili, allora la norma in questione verrebbe ampiamente vanificata. Allo stesso modo, se una politica di liberalizzazione dei servizi dovesse, in nome dell'economicità, andare a scapito della qualità dei servizi offerti, si produrrebbe un'immediata ripercussione negativa anche per i piccoli comuni. Ancora, anche se in questo provvedimento sono contenute positive indicazioni tendenti ad evitare la riduzione di una serie di servizi a livello territoriale, è chiaro che se dovesse continuare questa politica alla quale abbiamo assistito in questi anni che, in nome di una riduzione della spesa pubblica più che di una sua razionalizzazione, ha di fatto compresso l'offerta di servizi a livello territoriale, esse sarebbero irrilevanti ai fini della soluzione dei problemi sociali.
Da ultimo, esprimo il mio personale ringraziamento ai colleghi relatori, Iannuzzi e Vannucci, per il lavoro svolto e per la disponibilità ad ascoltare e recepire le indicazioni emerse nel corso delle discussioni svoltesi nelle rispettive Commissioni (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Questa legge è già adesso una buona legge. Ci auguriamo che la discussione in corso possa migliorarla ancora, tuttavia, si tratta già di una buona legge. In essa vi sono due aspetti di partenza positivi. Si tratta di un provvedimento condiviso (cosa alquanto rara in questa legislatura) e allo stesso tempo organico (cosa ancora più importante in una materia come questa). I punti rilevanti sono già stati citati, mi limito quindi a ricordarne qualcuno. Si parte dall'istituzione di questi centri multifunzionali, che intervengono per dare una mano ai comuni piccoli in difficoltà di organico. Inoltre, attraverso la valorizzazione, la tutela e la promozione delle produzioni tipiche di qualità, in particolare, quelle artigianali, si punta a favorire il turismo locale, una risorsa, questa, che se ben sfruttata, sempre più porterà dei benefici.
Un altro aspetto molto rilevante è dato dall'accenno sulla valorizzazione del patrimonio. Il patrimonio, spesso, è stato inteso unicamente nell'ottica di una valorizzazione come dismissione: si valorizzava il patrimonio procedendo a dismissioni. In realtà, i comuni hanno una grande potenzialità di valorizzazione del patrimonio tenendoselo!
Su questo aspetto si può fare davvero molto, anche nell'ottica dell'incentivo del turismo, vista l'espansione che sta avendo il turismo di qualità, con la riscoperta dell'enogastronomia in generale, non solo nei centri storici ma anche nelle periferie.Pag. 18
Vi è poi un accenno importante sul mantenimento, nei piccoli comuni, di alcuni servizi essenziali: dallo sportello postale alle scuole. In particolare, le scuole sono viste dai cittadini come l'elemento sociale di una comunità. Quando si chiude una scuola, la comunità vive ciò come una ferita molto profonda e difficilmente rimarginabile perché la scuola è uno dei punti fondamentali intorno a cui ruota la vita sociale di una comunità. Quindi, è importante che si faccia di tutto per cercare di tenere in vita queste scuole!
Infine, si parla in generale di come mettere in campo incentivi di varia natura - addirittura si ipotizzano premi di insediamento - ma su questo aspetto noi poniamo l'accento affinché si tratti sempre di misure di natura fiscale per evitare distorsioni del sistema.
Questi, in sintesi, i punti più importanti. Come Lega Nord, vorremmo anche apportare ulteriori - se possibile - aggiustamenti e miglioramenti alla legge, anche perché, leggendo, non si finisce mai di trovare spunti per miglioramenti ulteriori! Ovviamente, ci rendiamo anche conto che, ad un certo punto, si deve pur arrivare ad una definizione finale del testo. Tuttavia, vorremmo porre l'attenzione su un paio di temi. Il primo riguarda le terre incolte.
Quante volte in Italia ci ritroviamo a piangere e a dover spendere milioni di euro per recuperare, a fronte di danni, terreni di varia natura? Perché non prevenire questi danni? Sappiamo benissimo che il problema del dissesto idrogeologico, delle inondazioni - quindi, poi, delle frane - deriva dal fatto che i terreni sono incolti e non vengono più curati.
Quindi, bisogna incentivare queste coltivazioni e il mantenimento dei boschi come Dio comanda!
È vero che nei decenni scorsi c'è stata una tendenza a considerare sempre più residuale l'agricoltura, però, dobbiamo anche fare una riflessione di più lungo respiro. Nel 2013 finirà la politica agricola comunitaria e pertanto non possiamo arrivare, a fine 2012, a scoprire che c'è un problema. Infatti, con la fine degli incentivi comunitari avranno già difficoltà le grandi aziende di pianura che, per esempio, coltivano il mais in maniera intensiva.
Senza incentivi comunitari diventerà economicamente difficile, anche per le grandi aziende, continuare la propria attività in pianura; figuriamoci cosa succederà per le aziende di montagna, che hanno terreni scarsi, in termini di dimensionamento, e pochi mezzi, in termini di possibilità meccaniche.
Se non si agisce per tempo in un'ottica di riconversione dell'agricoltura verso l'unica fonte possibile, ossia la produzione di energia, trovando forme oggettive di mantenimento delle coltivazioni, incontreremo difficoltà ancora maggiori. Per questo motivo, spesso poniamo l'attenzione su questo tema, perché il 2013 non è così lontano e, se non ci muoviamo per tempo, rischiamo di incontrare serie difficoltà.
Il secondo tema sul quale vorrei porre l'attenzione riguarda la gestione dell'acqua. In particolare, sappiamo che avremo problemi enormi quest'anno, soprattutto nel Nord Italia, perché è nevicato poco ed è piovuto poco. Non possiamo ritrovarci a piangere tutti gli anni d'estate perché manca l'acqua. Bisogna adottare un'ottica di lungo respiro, tenendo conto di alcune specificità. Per questo, chiediamo di valutare con attenzione l'obbligatorietà dell'adesione agli ambiti ottimali, perché un conto è un comune che si trova in pianura, dove non ha senso che ognuno faccia di testa sua, un altro conto è un comune di montagna che, per quanto riguarda la captazione, il pescaggio e la distribuzione dell'acqua potabile, ha caratteristiche ed esigenze completamente differenti. Vi è comune e comune, realtà e realtà, e la rigidità della legge Galli comporta oggettive difficoltà.
Al di là di ciò, bisogna intervenire in maniera seria perché l'acqua è e sarà sempre più un bene prezioso, da valutare sotto tutti gli aspetti, incentivando le forme di produzione di energia delle cosiddette microcentrali idroelettriche, che possono dare tantissimo a questo paese. La fonte idroelettrica già rende molto, però presenta difficoltà di gestione dei Pag. 19bacini che vanno tenute in considerazione. Si può fare molto di più e questa legge può costituire un'occasione in tal senso.
Concludo ricordando altre questioni che, secondo noi, non sono poco rilevanti. Prima si è parlato dei terreni incolti, ma vi è anche il problema del mantenimento della pulizia dei boschi. Purtroppo, sono cambiate le abitudini e il fatto stesso che vi sia meno gente in montagna comporta che i boschi non sono puliti come una volta. I boschi non puliti si ammalano e muoiono e noi non possiamo consentirlo.
In Svizzera, nel Canton Ticino, si sta addirittura studiando la tassa per l'accesso al bosco. Può sembrare una cosa folle, ma in realtà non lo è particolarmente, perché se c'è un bene pubblico, l'accesso a tale bene deve comportare un minimo costo.
Noi non diciamo che bisogna istituire le tasse sui boschi, perché probabilmente in Italia ciò non sarebbe fattibile e perché non c'è ancora una cultura di questo tipo. Però, il bosco deve essere inteso in senso più profondo, perché esso non è solo una macchia verde che deve rimanere tale e quale, ma necessita di una cura, senza la quale si ammala.
In questo senso, pensiamo a forme di incentivazione della pulizia dei boschi, connesse alla produzione di energia termica ed elettrica da biomasse. Nel Nord Italia vi sono parecchi esempi virtuosi in tal senso. Si deve favorire lo sviluppo di una forma sana di industria, ossia legata al territorio, altrimenti si possono verificare alcune distorsioni. Il comune potrebbe essere l'ente più adatto a gestire questo fenomeno. Infatti, gli amministratori comunali hanno attenzione per il territorio e possono consentire l'istituzione di modalità di produzione di energia sane e davvero legate ad esso.
Vorrei anche fare un accenno agli istituti scolastici. Si è detto che, laddove è possibile, devono essere tenuti in vita perché sono il cuore delle comunità locali. Tuttavia, per tenerli in vita in qualche caso è necessario anche prevedere alcune deroghe, in casi eccezionali e da valutare. Altrimenti, senza questa previsione è difficile dire che vogliamo incentivare il mantenimento degli istituti scolastici.
Infine, una notazione per quanto riguarda gli incentivi di natura fiscale. Negli emendamenti che presenteremo e, più in generale, nel corso della discussione che si svolgerà sarà posto l'accento sul fatto che gli aiuti debbono essere di tale natura e non debbono essere erogati «a pioggia». Inoltre, ci dovranno essere aiuti di tipo strutturale. I fondi che saranno impiegati sono importanti ma potrebbero essere ben più rilevanti, viste le disponibilità economiche notevoli che sono emerse con il cosiddetto «tesoretto». Al di là degli interventi spot, riteniamo sia opportuno e giusto che, innanzitutto, ogni aiuto sia erogato nella forma di incentivo fiscale e mai nella forma di trasferimento di denaro, che comporterebbe inevitabilmente alcune distorsioni.
In secondo luogo, nell'ottica di un logico e organico federalismo fiscale, gli incentivi che si intende dare alle comunità dovrebbero essere erogati, anziché nella forma di un aumento dei trasferimenti, nella forma di un aumento della compartecipazione. In Spagna, ad esempio, dove il sistema di federalismo fiscale basato sulla compartecipazione funziona molto bene, le aree geografiche e i comuni sottodotati beneficiano di maggiori percentuali di compartecipazione. Questa sarebbe, a nostro avviso, la via corretta via per rendere strutturale questa forma di aiuto ai piccoli comuni e alle aree del paese che sono maggiormente in difficoltà (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il teso unificato di queste proposte di legge volte al sostegno e alla valorizzazione dei piccoli comuni trova in quasi tutti i settori del Parlamento un certo favore e disponibilità all'approvazione. La stessa circostanza si è verificata anche nella precedente legislatura. Eppure, allora non è stato possibile Pag. 20approvare una legge a causa della complessità della materia. Tale complessità dipende, innanzitutto, dal fatto che queste disposizioni non possono non introdursi in un insieme di altre leggi e norme. In particolare, ad oggi non può esser approvata una normativa che non sia un tassello del futuro codice delle autonomie. O sarà un tassello di quel codice, oppure durerà poco e sarà variata quando lo stesso codice sarà approvato.
Un altro aspetto che sicuramente pone alcune difficoltà all'approvazione di un provvedimento come quello in esame è costituito senza dubbio dalla definizione del comune che ha diritto a beneficiare delle misure previste. Tale definizione, infatti, potrebbe essere troppo ampia e, dal momento che oltre il 70 per cento delle comunità italiane è costituito da piccoli comuni, è chiaro che ogni iniziativa di finanziamento, di incentivazione fiscale e così via riguarda un settore molto ampio della popolazione.
Ciò potrebbe contrastare con le politiche generali di riduzione della spesa, di liberalizzazione e quant'altro, che cercherò di mettere in evidenza esaminando alcuni aspetti della testo unificato delle proposte di legge. Il gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori è molto favorevole all'iniziativa in oggetto e lo dimostrerà anche lavorando per migliorare i singoli aspetti che sono contenuti nel testo unificato. Sembra a noi, però, che la definizione di piccoli comuni, così com'è prevista nel provvedimento, lasci troppa ampia discrezionalità all'Esecutivo nella ricerca dei parametri che saranno poi necessari per l'esclusione dei comuni sotto i 5 mila abitanti. Ritengo che le difficoltà verranno dopo, quando si tratterà di fare l'elenco, di riportarlo nelle Commissioni parlamentari e, poi, di restituirlo all'Esecutivo dopo il mese che viene concesso alle Commissioni stesse. Qualora questi parametri non venissero accettati dalle Commissioni parlamentari, si rischierebbe un'impasse dell'attuazione della legge, con conseguenti ritardi che non favoriranno certo i piccoli comuni in difficoltà, che da anni aspettano questa norma.
Venendo al merito, l'articolo 3 risulta, ad esempio, molto interessante perché dà il suggerimento - che, purtroppo, non può essere un vincolo - sulla possibilità di associare i comuni stessi. Credo che non si debbano creare ulteriori sovrastrutture organizzative, ma ritengo che l'associazionismo dei comuni, al fine di affrontare insieme le difficoltà burocratiche che da soli non potrebbero superare, sia un fatto estremamente positivo. Ad esempio, gli sportelli unici hanno dato un contributo eccellente non solo nelle singole comunità urbane, ma anche in territori più vasti delle stesse.
Ciò che è previsto nel provvedimento va in quella direzione e, probabilmente, l'affina e lo migliora. Comunque, occorre una riflessione approfondita in merito a quanto riportato nel comma 3 dell'articolo 3, in cui si prevedono norme più favorevoli sulla possibilità di nomina del responsabile unico del procedimento. In questo caso, starei molto attento. Anche qui ci troviamo nel momento in cui si stanno modificando alcuni istituti del codice degli appalti e delle forniture dei servizi, e, quindi, con il comma 3 ci inseriamo in una discussione e in un'evoluzione di modifica della normativa sui lavori pubblici che credo sia abbastanza pericolosa. Infatti, ritengo che le lettere a), b) e c) di questo comma siano da rivedere, perché non credo che si possa dire che i piccoli comuni non debbano ubbidire a delle priorità che loro stessi hanno stabilito nel piano triennale delle opere pubbliche comunali, oppure che la figura del responsabile unico del procedimento possa coincidere con il direttore dei lavori - e, quindi, anche con il progettista -, scavalcando quanto deve essere ancora fatto e disciplinato nel regolamento previsto dal decreto legislativo n. 163 del 2006.
Quindi, è evidente che alcuni di questi aspetti potrebbero essere trattati in un altro provvedimento, senza prevedere in ciascuna di queste leggi particolari modifiche che dovranno essere contenute in tutte le normative che ci accingiamo ad approvare. Pertanto, non si comprende quale vantaggio possa trarre una piccola Pag. 21amministrazione derogando alle priorità contenute nella legge sui lavori pubblici.
Inoltre, si prevede la possibilità di realizzare una parte di un progetto senza essere in possesso del progetto stesso, senza poter controllare quante risorse finanziarie complessive saranno necessarie per il completamento dell'opera. D'altra parte, questa non è la carenza che abbiamo registrato in passato quando, anche nei piccoli comuni, sono state lasciate a metà diverse opere? A mio avviso, su ciò occorre riflettere approfonditamente, modificando quanto previsto nel presente comma 3.
Vedo molto favorevolmente la stipula di convenzioni con gli enti ecclesiastici, cattolici e non, per salvaguardare e recuperare i beni culturali, storici, artistici e librari degli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti. Si tratta di un dato estremamente positivo, che consente alle piccole comunità di godere di un aumento di visitatori, di studiosi, che possono incrementare il turismo nelle zone attualmente abbandonate.
Inoltre, le stazioni ferroviarie disabilitate, le caserme dismesse, gli edifici del Corpo forestale dello Stato e quindi tutti gli uffici demaniali dismessi dovrebbero essere ceduti gratuitamente ai comuni, al fine di dotarli di ulteriori strutture che, in tali comunità, appaiono sempre più carenti. Tuttavia, quando si assegnano anche gratuitamente tali beni ai piccoli comuni, è necessario avviare un programma di recupero e di investimenti sulla manutenzione ordinaria e straordinaria per evitare che tali edifici diventino poi terra di nessuno.
Un altro aspetto fondamentale è costituito dalla cablatura che, per i piccoli comuni, non è possibile senza incentivi e senza una visione intercomunale di tale problematica. Ritengo che ciò potrebbe aiutare i piccoli comuni ad essere normalizzati, godendo di quella informatizzazione normalmente vigente nelle città.
È evidente che quella riguardante gli incentivi fiscali in favore dei piccoli comuni è una questione molto importante. Il Fondo per gli incentivi fiscali in favore dei piccoli comuni è destinato alla copertura delle minori entrate derivanti da misure agevolative concernenti l'imposta comunale sugli immobili destinati ad abitazione principale o ad attività economiche, da misure agevolative concernenti l'imposta di registro per l'acquisto di immobili destinati ad abitazione principale o ad attività economiche, da premi di insediamento vari. Ma tale fondo, per la dotazione del quale è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro, è istituito a decorrere dal 2009. L'esiguità di questa misura e la decorrenza del fondo (dal 2009, appunto) non sono corrispondenti al reale bisogno. Occorrerà, dunque, rivedere tali misure nel corso dell'esame del provvedimento.
Per quanto riguarda, invece, il Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni, è prevista una dotazione di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Credo che il fondo, destinato alla concessione di contributi statali al finanziamento di interventi diretti a tutelare l'ambiente e i beni culturali, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici, sia una misura estremamente positiva. Anche in questo caso, se l'economia italiana continuerà a crescere e se miglioreranno i conti pubblici, sarà necessario aumentare la dotazione di questi fondi per attuare interventi nei piccoli comuni adeguati alle loro vere esigenze,
A mio avviso, la questione dei servizi essenziali da garantire ai piccoli comuni potrebbe contrastare con altre misure. Infatti, per quanto riguarda la liberalizzazione del sistema distributivo dei carburanti, è giusto riconoscere che si tratta di un servizio fondamentale. Tuttavia, rispetto agli altri paesi europei anche più grandi dell'Italia, nel nostro paese vi è un numero di impianti di erogazione dei carburanti estremamente elevato. Dunque, ciò va contro l'economicità degli investimenti. Infatti, se non vi è un incentivo reale, in una piccola comunità di 200 abitanti non è conveniente istituire un servizio di erogazione dei carburanti.Pag. 22
Si possono svolgere le stesse considerazioni con riferimento ai servizi di telefonia e agli istituti scolastici.
Sapete benissimo che è in atto una programmazione sul ridimensionamento (si tratta del taglio di rami secchi) del numero degli istituti scolastici aventi sede nei piccoli comuni e sull'utilizzo si strutture diverse. Mi riferisco al trasporto pubblico degli alunni che è molto più sviluppato rispetto al passato, ma che si può incentivare. Non è detto che per forza debbano essere mantenuti in attività gli istituti scolastici statali aventi sede nei piccoli comuni, quelli più sperduti. Tuttavia, va garantito a tutti bambini e a tutti i giovani di quella comunità la possibilità di accedere alla scuola, come accade in tutti gli altri comuni, adeguando i relativi strumenti per ottenere questo obiettivo.
Dunque, per tutti questi argomenti, il provvedimento si presenta piuttosto complesso, ma certamente condivisibile nei suoi scopi e, nello stesso tempo, presenta qualche difficoltà di coordinamento con tutte le altre attività legislative che si svolgono in questo periodo e che, alla fine potrebbero contrastare con alcuni criteri che determineremo attraverso l'approvazione definitiva delle proposte di legge in oggetto.
In conclusione, credo che il provvedimento in esame avrà il merito di avviare e di formare un tassello importantissimo e particolare del codice delle autonomie, che andremo a discutere e che non dovrà costituire la fine di una normativa che invece si presenta molto importante per le piccole comunità.
Non interverrò sulla questione del terzo mandato, o di altro, perché ritengo giusto che la questione si debba risolvere con il codice delle autonomie. Credo però che, così come questo è vero, e cioè che nel codice delle autonomie si dovrà risolvere il problema, probabilmente - se il concetto è lo stesso - la proposta che proviene dalla I Commissione potrà essere estesa anche ad altri argomenti della stessa normativa. A mio modesto parere, poteva essere trattata qui, come poteva esserlo nel codice: tuttavia, se è necessario approvare una siffatta norma, prima si raggiunge questo obiettivo e meglio è.
Ringrazio i relatori e coloro che si sono occupati in questo periodo di redigere il testo unificato all'esame, che rappresenta già una buona base per la discussione.
Anch'io ritengo che sia necessario apportare delle modifiche, come si è potuto capire dal mio intervento, e sono estremamente soddisfatto che tutti i gruppi politici abbiano collaborato con la medesima intensità a realizzare il testo all'esame, che speriamo possa diventare legge in breve tempo (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor presidente, onorevoli colleghi, prima di iniziare l'intervento, permettetemi di fare una breve premessa su un aspetto già rammentato, tra l'altro, dai colleghi che mi hanno preceduto.
La Camera dei deputati, nell'attuale legislatura, si trova ad esaminare un progetto di legge che, nella scorsa legislatura, la stessa Camera dei deputati aveva approvato, se non ricordo male, all'unanimità, forse vi era stato solo un astenuto o un voto contrario...
ERMETE REALACCI. Contrario; ma il collega aveva detto che si era sbagliato!
MAURIZIO ENZO LUPI. Vi era stato quindi un voto contrario, ma poi, in fase di «pentimento», il collega aveva rivelato trattarsi di un errore di votazione.
Quel progetto di legge al Senato si bloccò: è qui presente l'amico e collega onorevole Boscetto, che era relatore al Senato di quel provvedimento che non riuscì a proseguire il suo iter parlamentare. Non riuscì ad andare avanti perché, secondo il mio modesto parere, si volle quasi snaturare il valore di quella proposta di legge che avevamo allora presentato alla Camera e che oggi abbiamo ripresentato, e cioè il fatto che vi potesse essere uno specifico progetto di legge che Pag. 23riguardasse i piccoli comuni. È evidente che, collegate trasversalmente alla tematica della tutela dei piccoli comuni, vi possono essere tantissime altre questioni, che infatti sono emerse al Senato: ad esempio, la legge sulle comunità montane e le altre problematiche che si potrebbero affrontare rispetto ad una tematica così importante.
Ma se in questa legislatura dovessimo commettere - lo dico anche per i colleghi del Senato - lo stesso errore della precedente, rischieremmo poi, al Senato, di non andare da nessuna parte. Qual è l'errore di fondo rispetto al quale dobbiamo decidere se proseguire verso una direzione piuttosto che verso un'altra? Si tratta di chiedersi se sia o meno necessaria una specifica legge, pur inserita in un contesto più generale, che segnali al paese la necessità di valorizzare i piccoli comuni in quanto essi rappresentano una realtà, un patrimonio, una storia del nostro paese da difendere, da tutelare, da incentivare.
È questo il punto. È evidente che potremmo sostenere - lo ha appena accennato il collega Misiti - che tutto ciò deve inserirsi all'interno del disegno più ampio che regolamenta le autonomie locali e altro ancora: sono d'accordo! Tuttavia, il tema che costituisce il valore principale del progetto di legge in esame - già presentato, ripeto, nella scorsa legislatura e che oggi riproponiamo - è esattamente il seguente: i presentatori delle proposte di legge, i relatori e i gruppi parlamentari che condividono questo provvedimento ritengono che a tale domanda sia indispensabile dare una risposta positiva ed affermativa.
Come seconda premessa, vorrei dire che il provvedimento in esame rappresenta una novità importante. Infatti, esso segna per questa legislatura - come avvenuto per l'altra, perché purtroppo la situazione politica complessiva non è cambiata - una svolta significativa dal punto di vista del metodo, come peraltro già sottolineato. Intanto esso non nasce a tavolino, bensì nel rapporto con la società civile, in quanto raccoglie e valorizza le esigenze rappresentate dalla società del nostro paese e viene costruito sulla base delle stesse. La società civile è varia e raccoglie la ricchezza presente sul nostro territorio. Non è un caso che in essa si ricomprendano figure che vanno da Legambiente alla Compagnia delle opere, dalla Conferenza episcopale italiana alle miriadi di associazioni di categoria presenti in Italia, come ad esempio l'Unione del commercio. Tuttavia, non è il caso di stilare un elenco perché si rischia di dimenticarne qualcuna. Tali figure hanno contribuito insieme al collega Realacci e ad altri a proporre ed elaborare una proposta di legge che avesse determinati contenuti.
Inoltre, non è un caso che, sia nel corso della passata legislatura, quando vi era una determinata situazione politica, sia in quella in corso, dove è presente una situazione politica mutata, vi sia convergenza - che potremmo definire bipartisan - su temi di questo genere. Dobbiamo forse concludere che le convergenze bipartisan si realizzano soltanto su questioni senza senso oppure irrilevanti, su cui non ci si fa del male? A mio avviso tale affermazione sarebbe riduttiva. Infatti, esistono convergenze bipartisan ogni qualvolta la politica e le istituzioni (in questo caso il Parlamento) riconoscono - pur partendo da identità, posizioni politiche e schieramenti diversi - l'esistenza di argomenti e temi che appartengono al bene comune ed alla storia del nostro paese, su cui è necessario un confronto in Parlamento. È giusto che tale confronto avvenga in Parlamento e non a caso la proposta in oggetto è di iniziativa parlamentare e non governativa; il Governo, ovviamente, ha il compito di assumere una posizione chiara e precisa, magari contrastata dall'opposizione, tuttavia temi di questo genere devono trovare in Parlamento spazi di confronto e di convergenza, senza la paura che in base ad una lettura distorta, ormai presente sui media e nella cultura odierna, ciò sia letto come un inciucio. Ritengo che tale aspetto di metodo sia esemplare e mi auguro che possa in prospettiva costituire per il Parlamento (quindi per la Camera dei deputati e per il Senato) un esempio Pag. 24per luoghi e momenti di incontro su temi che rientrano nella concezione del bene comune.
Quindi, tale convergenza non si realizza su una materia irrilevante, priva di importanza. Noi siamo abituati a sminuire alcuni argomenti perché attribuiamo giudizi di irrilevanza alle questioni su cui si vota in maniera unanime. Invece, la convergenza avviene su un tema che ha rilevanza fondamentale non solo per i proponenti, bensì per tutti i presenti.
Entrando nel merito della proposta di legge, sottolineo che certamente esiste un problema oggettivo, rappresentato dalle dimensioni del fenomeno preso in considerazione. Più volte è stato sottolineato come la dimensione del fenomeno non sia indifferente dal punto di vista quantitativo. Infatti, esistono circa 5.800 comuni con meno di 5 mila abitanti, dove vive e risiede circa un quinto della popolazione del nostro paese. Non conosco i dati aggiornati, ma credo che stiamo parlando di circa 10,6 milioni di abitanti residenti in questi 5.800 comuni. Certamente, vi è quindi un aspetto quantitativo non irrilevante.
Ma credo che vi sia un aspetto ancora più importante, determinato da quanto i piccoli comuni rappresentano nella storia del nostro paese, che potrà essere un parametro esemplificativo di come affrontare i problemi che l'Italia attraversa in questo periodo, dalla questione fondamentale della ripresa economica fino ai grandi temi dell'identità, della tradizione, del valore e del confronto. In questo i piccoli comuni rappresentano il paradigma della storia del nostro paese e della difficoltà che essa attraversa.
È evidente a tutti (lo dice uno come me che vive in una grande città, Milano, ma che ha imparato a conoscere i piccoli comuni) che i comuni sotto i 5 mila abitanti rappresentano gran parte dell'identità, dei valori, delle tradizioni e della storia dell'Italia dei secoli passati e oggi dimostrano ancora come, in termini sociali, di aggregazione e di qualità della vita, questi valori e questa identità possano determinare anche la configurazione concreta ed economica di un territorio. Tant'è vero che la maggior parte dei piccoli comuni sono ancora oggi presidio di un territorio che rischia di essere abbandonato. Chi come me fa parte della Commissione ambiente sa benissimo come, non solo da un punto di vista economico, ma anche degli ideali e dei valori, la non esistenza di tanti dei piccoli comuni sarebbe un segnale di degrado totale dell'ambiente circostante, perché oggi sono l'unico presidio anche a tutela del territorio. Eppure, stiamo assistendo ad un fenomeno in cui tale testimonianza avviene con enormi difficoltà.
Per ripartire, il nostro paese ha la necessità di riconoscere quali sono i propri valori, la propria identità, la propria storia, di creare le condizioni perché non si disperdano e di ragionare come ciò non sia in contraddizione con il grande tema dello sviluppo.
Da qui deriva la necessità di presentare una proposta di legge riguardante i piccoli comuni e la necessità (secondo me ben sintetizzata da parte dei relatori, e di ciò li ringrazio) di capire come si possa declinare in termini di incentivi e di snellimento delle procedure questo principio da tutti condiviso.
Questa è la prima grande considerazione: sono aree importanti, cosiddette fragili, in cui si concentra un patrimonio storico, culturale e ambientale di grande valore.
Un'altra osservazione che intendo fare, di cui abbiamo discusso a lungo anche nel confronto con queste realtà, è la seguente. I piccoli comuni e i sindaci che li rappresentano chiedono al Parlamento (sono sicuro che la mia amica Francescato qui presente si metterà a ridere) non una «legge panda», cioè non un provvedimento che deve salvaguardare le minoranze dall'estinzione. Non è questo ciò che ci viene chiesto e sarebbe un errore andare in questa direzione. Ci viene chiesto, invece, di mettere nelle condizioni questi soggetti, che sono vivi, presenti, reali, che svolgono una funzione fondamentale e non hanno bisogno di assistenzialismo, di agire meglio, di essere più efficaci e di capire Pag. 25come possano peculiarmente con le proprie caratteristiche rispondere ai bisogni che incontrano ogni giorno sul proprio cammino.
Non dobbiamo pensare ad una legge, ripeto, di salvaguardia dall'estinzione, ma ad una legge di valorizzazione, di incentivazione, che da una parte segnali il loro ruolo, la loro importanza e ridia loro orgoglio, ma dall'altra si concretizzi con un riconoscimento di procedure diverse.
Da questo punto di vista - mi rivolgo in particolare al collega Misiti - è giusto che vi siano procedure diverse, perché in un paese come il nostro non si può generalizzare tutto. Se si è in un comune di 2 mila abitanti con un ufficio tecnico amministrativo composto da una o due persone, non possiamo pensare che questo soggetto si comporti come il comune di Milano, che ha un ufficio tecnico di 1.300 persone, e chiedere che ci si comporti allo stesso modo nel raggiungimento del medesimo obiettivo, cioè la risposta al bisogno dei cittadini che vivono nel proprio territorio. In questo modo non terremmo conto della realtà e saremmo più interessati alle procedure e alla burocrazia che all'effettivo svolgimento del ruolo che ognuno di noi deve avere. Questo è il punto (bisogna avere il coraggio di intraprendere tali misure), mentre, tendenzialmente, siamo portati a varare leggi che partono da un obiettivo giusto, ma contengono disposizioni talmente generalizzate che non tengono conto di come tradurre nella realtà del nostro paese l'obiettivo che ci si è preposti.
La seconda considerazione è la seguente: in questi anni abbiamo assistito - elemento molto positivo - all'evoluzione del nostro sistema delle amministrazioni locali (ciò è avvenuto a partire dagli anni Novanta, nel 1993 e nel 1994, e mi riferisco alla legge Bassanini o quant'altro); è evidente che tutti gli interventi compiuti nell'organizzazione degli enti locali hanno determinato una trasformazione radicale in tale ambito.
Una volta, il responsabile del procedimento - mi rivolgo all'amico Misiti -, il soggetto deputato al rilascio delle concessioni edilizie, era il politico, l'assessore competente eletto, mentre oggi, grazie alle modifiche intervenute nel sistema delle amministrazione locali, è il funzionario, il dirigente del comune ad essere responsabile del procedimento. Ciò è avvenuto grazie alla sana e alla giusta distinzione tra le funzioni di indirizzo e di controllo, che devono spettare alla parte politica, e quelle attuative, che spettano al funzionario dei comuni.
La ripartizione di competenze tra apparato burocratico ed organi politici, il sistema delle rispettive responsabilità, nonché quello dei controlli sugli atti amministrativi interni ed esterni sono certamente mutati. Il criterio ispiratore di questa riforma è condiviso. Tuttavia, stiamo assistendo ad una certa tendenza (è un tema affrontato molto bene in questo provvedimento; tra l'altro, tale aspetto è stato anche migliorato rispetto alla scorsa legislatura): per i piccoli o medio-piccoli comuni questa riforma non ha comportato un'agevolazione o una facilitazione nel raggiungimento degli obiettivi, ma quasi una sorta di impedimento o di penalizzazione. Il legislatore, a fronte di queste considerazioni, ha introdotto un certo elemento, richiamato anche in questo provvedimento: quello dell'aggregazione tra i diversi comuni.
Sembra quasi che, con la proposta di legge sui piccoli comuni, si voglia procedere in una direzione opposta: intendiamo, infatti, valorizzare la frammentazione e non l'aggregazione.
Credo, tuttavia, che non sia questo il problema: vale a dire la contrapposizione delle piccoli e delle grandi realtà, la frammentazione o l'aggregazione (mi sembra che la legge da questo punto di vista risolva egregiamente la questione), perché si intende rimettere l'ordine dei fattori secondo il modo più consono.
Si parte dall'identità, secondo un sano principio di sussidiarietà, e dalla grande realtà del nostro paese che non vogliamo e non possiamo cambiare, perché l'Italia è l'Italia dei comuni ed è costituita dalle realtà locali che sono vicine ai cittadini.Pag. 26
In tale contesto, senza stravolgere, dissolvere o annientare identità o realtà, occorre facilitare l'aggregazione dei comuni per eventuali erogazioni dei servizi (devono essere incentivati a farlo). È naturale che ciò avvenga; ad esempio, se in una certa realtà locale non vi è un servizio di trasporto (di autobus) per portare a scuola i bambini, i comuni possono aggregarsi per fornire questo servizio, piuttosto che per quanto riguarda questioni riguardanti la polizia locale o l'azienda municipalizzata che raccoglie i rifiuti e via seguitando.
Questo è l'aspetto che abbiamo voluto sottolineare. Non è casuale che un provvedimento volto a valorizzare i piccoli comuni - e, quindi, teoricamente, la frammentazione, o meglio l'identità - espliciti in uno specifico comma l'obiettivo di favorire l'aggregazione dei diversi soggetti.
Tanti aspetti positivi sono stati recuperati dalle proposte presentate nella precedente legislatura. Nel ripresentare le loro proposte in questa legislatura (non poteva che essere così), i colleghi non hanno voluto elaborare un'astratta normativa di principi. Per sottolineare il valore del testo in esame, mi piace citare - l'ho sempre fatto in occasione degli incontri che i piccoli comuni hanno organizzato per discutere la materia - una disposizione che fu introdotta nel vecchio testo a seguito dell'approvazione di una proposta emendativa dell'opposizione (presentata dalla collega Abbondanzieri, dei Democratici di Sinistra, non rieletta) e che, nel testo in esame, è contenuta nel comma 10 dell'articolo 3. In essa sono racchiusi l'orgoglio ed il valore fondamentale - anche se può sembrare una banalità - del provvedimento in esame.
Il predetto comma 10 dell'articolo 3 stabilisce che «per favorire il riequilibrio anagrafico e promuovere e valorizzare le nascite nei comuni di cui al comma 2, il Governo è autorizzato ad apportare all'articolo 30 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 3 novembre 2000, n. 396, le modifiche e le integrazioni necessarie a prevedere che i genitori residenti in uno dei comuni di cui al medesimo comma 2 possano richiedere (...) che la nascita dei figli sia acquisita agli atti dello stato civile come avvenuta nel comune di residenza dei genitori».
La menzionata previsione può sembrare banale, semplicissima: poiché nei piccoli comuni non vi sono ospedali, i figli dei residenti nascono negli ospedali dei centri vicini (tendenzialmente, in quelli dei capoluoghi di provincia o di altri comuni più grandi, sedi di ospedali). Insomma, coloro i quali vivono nei piccoli comuni non hanno la possibilità di dichiarare che i figli sono nati nel comune nel quale loro hanno vissuto, nel luogo in cui hanno le loro radici e la loro storia. Può sembrare una banalità, ma la disposizione è fondamentale perché riconosce che il legame tra il territorio e la persona non è mai astratto, ma è quello sul quale la persona fonda la propria vita e la propria libertà di azione. Tagliando queste radici, cancelliamo gran parte della forza del nostro paese. Tali radici non si identificano con i dati fisici (le quattro mura, le montagne, la pianura, il verde), ma sono ciò che quella specifica fisicità racconta della storia, dei valori e dell'identità di una famiglia.
La proposta confluita nel comma 10 dell'articolo 3 è, a mio parere, esemplare della «grandezza» del testo unificato al nostro esame. Mi auguro che il Parlamento voglia approvarlo e che il Senato non rompa, come al solito, le uova nel paniere... Non è presente il collega Boscetto, il quale si era tanto prodigato per far approvare la proposta di legge...
ERMETE REALACCI. Tanto...!
GRAZIA FRANCESCATO. Un po'...!
MAURIZIO ENZO LUPI. ... ma io credo che, se riuscissimo a richiamarci all'essenzialità della proposta presentata, potremmo farcela, in questa legislatura, ad approvare il provvedimento ed a dare un segnale importante al nostro paese anche nella direzione della difesa e della valorizzazione dei piccoli comuni, vale a dire quelli con popolazione pari o inferiore ai 5 mila abitanti (Applausi).
Pag. 27PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, noi Verdi sosteniamo con convinzione il provvedimento al nostro esame e registriamo con soddisfazione e con gioia l'impegno bipartisan che è stato profuso da tanti colleghi degli opposti schieramenti. Ciò è avvenuto perché quella in esame non è affatto una proposta di minore importanza, ma, al contrario, di grande peso, di grande spessore, perché, com'è stato ripetuto da tanti colleghi, essa interessa ben 5835 comuni che costituiscono una rete capillare, un tessuto connettivo che innerva e tiene insieme tanta parte della nostra penisola.
Sono nata in un piccolo comune di 1200 abitanti sulle rive del lago Maggiore e devo dire che nella mia vita ho avuto la grande fortuna di nascere in un piccolo paese quando i piccoli paesi erano ancora comunità vive ed attive ed i piccoli bambini giocavano per strada sino a tarda sera e si tenevano aperte le porte di casa. Conosco bene, pertanto, il valore dell'appartenenza, del sentirsi parte di un'unica famiglia. Devo dire che a tutto questo ho unito il fatto di essere stata «sbalzata» a soli diciassette anni negli Stati Uniti con una borsa di studio, aggiungendo così alla dimensione del microcosmo quella del macrocosmo; da qui l'importanza di sentirmi glocal, un aggettivo coniato negli ultimi tempi: pensare globalmente ed agire localmente, come recita un fortunato slogan ambientalista.
Essendo nata in un piccolo comune, ho conosciuto anche il duplice disagio che affligge questi centri minori. È un declino fisico, economico, sociale e culturale quello che li ha piagati in questi ultimi decenni. Il declino fisico è anch'esso duplice. Da un lato vi è stato l'abbandono ed il degrado dei centri storici, dei borghi antichi, soprattutto quelli arroccati sulle colline e sulle montagne, oppure il malrestauro, come lo chiamo io, che ha caratterizzato questi ultimi anni, nel cui caso si è tentato sì un recupero, ma all'insegna di un'approssimazione terrificante e grossolana. Cito per tutti la mania dell'infisso anodizzato dorato che possiamo vedere in tutti i nostri piccoli centri storici, le onduline o le piastrelle; ma non voglio ripercorrere la galleria degli orrori urbanistici che si riscontrano in tutti questi piccoli centri, dico soltanto che il malrestauro che si accoppia al degrado o all'incuria a volte è forse ancora più grave.
Dall'altra parte, questo declino fisico si è concretizzato in una sorta di raddoppio: ogni piccolo centro storico italiano, soprattutto quelli di montagna e di collina, ha un proprio gemello moderno, un gemello caotico e disordinato, fatto di case di cemento o di mattoni a vista, con parcheggi e centri commerciali, con un «consumo» quindi, del territorio circostante veramente pauroso. Tutto ciò si è tradotto, dunque, in un duplice scempio urbanistico, paesaggistico e anche identitario (elemento non secondario). C'è un bellissimo libro di Guido Ceronetti, un grande scrittore che ha riflettuto molto sui destini del nostro Paese, dal titolo «Viaggio in Italia», dove è scritta una frase chiave: il brutto cancella l'intelligibilità del mondo. In altre parole, la cancellazione della diversità e la bruttezza diffusa sul territorio rende impossibile riconoscere anche l'identità storica e culturale di un Paese.
La proposta legislativa in esame cerca di garantire la qualità dello sviluppo da un lato e il rispetto delle diversità dall'altro. Sono questi i due cardini su cui la proposta si sostiene, sull'onda di analoghe normative varate in Europa: penso a quello che è stato fatto in Francia, in Gran Bretagna, ma anche ad una recente normativa in corso di approvazione nei Paesi baltici. Si tratta, quindi, di un'onda che percorre tutta l'Unione europea.
La qualità dello sviluppo è un punto cardine che ritorna nell'articolo 4 e nell'articolo 5 del provvedimento ed interessa particolarmente noi ambientalisti e Verdi, perché si parla proprio di sviluppo sostenibile e di come si possono integrare le dimensioni economiche, sociali ed ambientali. Noi abbiamo aggiunto, come Verdi, la necessità di fare di questi piccoli comuni degli avamposti anche a tutela della risorsa Pag. 28idrica (si parlava prima dell'acqua, l'oro blu sempre più scarso e sempre più inquinato): credo che sarà una delle grandi battaglie del nostro tempo quella di garantire che essa rimanga un bene comune e che non si trasformi invece in merce. È fondamentale il ruolo che questi piccoli comuni possono avere proprio nella tutela della risorsa idrica sin dall'inizio, visto che questi comuni sono spesso situati nei pressi di sorgenti dove nascono fiumi e torrenti.
La promozione delle energie rinnovabili e dell'efficienza nel risparmio energetico rappresenta un altro punto cardine. Il collega Garavaglia faceva prima cenno alle biomasse, che insieme ai biocarburanti rappresentano una grande speranza per il nostro futuro energetico. Esse devono essere, però, politically correct: in altre parole, non ha alcun senso importare le biomasse, cioè il legname, dalle foreste del Brasile o della Malesia, distruggendo gli ecosistemi forestali e violando i diritti delle comunità indigene e campesine di quei luoghi; ha senso, invece, fare in modo che le biomasse possano essere originarie del territorio circostante: quindi, ad esempio, che nel Piemonte possa essere bruciato il cippato fatto con il pioppeto, o nel Salento lo stesso cippato sia fatto con i residui degli olivi.
Questo è un punto cardine del provvedimento e riteniamo sia proprio questa la strada giusta per valorizzare il territorio. La lotta contro il dissesto ideologico, la promozione dell'energia rinnovabile, la deficienza energetica costituiscono le vere grandi opere cui dobbiamo dedicare attenzione ed impegno.
Negli ultimi anni, si è assistito ad un'inversione di tendenza da parte dei piccoli comuni: lo scatto di indipendenza e di autonomia ha portato alla rinascita di tanti piccoli centri. Cito, ad esempio, il comune di Abbateggio, per il quale, insieme al collega Acerbo, nutro un vero sentimento di amore; si tratta di un piccolo comune di 450 abitanti ai piedi della Maiella e una serie di iniziative economiche, sociali e culturali hanno saputo recentemente segnarne la rinascita.
A nostro avviso, l'importantissimo principio dettato dalla nuova disciplina dedicata ai piccoli comuni consentirà di farli divenire una grande forza per l'Italia e per l'Europa.
In conclusione, vorrei parafrasare una frase di Leonardo Borghese, un grande intellettuale milanese, che è stato critico d'arte de Il Corriere della Sera; nel libro «L'Italia rovinata dagli italiani», che, a mio avviso, andrebbe fatto leggere nelle scuole, rileva che il problema dell'Italia, a quell'epoca (ma - ahimè - anche oggi), è la presenza di tanti italiani nemici dell'Italia. Con questo provvedimento, riusciremo ad aggiungere un tassello per invertire questa tendenza e fare modo che ci siano tanti italiani nei piccoli comuni, e non solo, amici del nostro Paese.
Ringraziando i relatori per il proficuo ed attivo lavoro svolto, auspico che il testo unico in esame possa essere davvero un tassello luminoso nella vita dei piccoli comuni, che attendono, con grande ansia, la sua approvazione e che, sicuramente, ne saranno soddisfatti (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.
SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi, svolgerò io l'ultimo intervento di questa mattina, nel corso della quale ho sentito numerosi deputati, di più parti politiche, evidenziare una serie di considerazioni assolutamente condivisibili, a riprova del carattere effettivamente bipartisan del provvedimento al nostro esame, segnale questo - mi rivolgo al collega Lupi - non di irrilevanza del provvedimento, quanto invece di estrema rilevanza dello stesso. È possibile essere tutti d'accordo - come il collega stesso ha detto - su materie meno importanti, ma è anche probabile che si riesca ad essere tutti d'accordo quando i provvedimenti hanno enorme rilievo e credo che proprio questo sia il caso.
Tutta l'Italia deve vivere: questo è il senso ultimo del provvedimento; lo dico mutuando un'analoga espressione utilizzata in Svezia per un provvedimento di Pag. 29egual segno. È necessario mantenere i cittadini su tutto il territorio, laddove essi sono, e non in senso conservazionista, ma in senso dinamico. È proprio a partire dalla valorizzazione dei piccoli borghi che si può riscoprire l'entità più genuina del nostro paese ed agganciarne la ripresa economica. Noi amiamo l'Italia e, proprio in ragione di questo amore, amiamo i piccoli comuni. L'Italia, infatti, è soprattutto sintesi delle ricchezze storiche, culturali, paesaggistiche, ambientale ed enogastronomiche, che troviamo disseminate in tutti borghi nel nostro territorio.
La politica non può avere un approccio meramente economicistico, di analisi dei costi e dei benefici. Se si applicasse un tale approccio, infatti, si potrebbe giungere alla conclusione che è meglio chiudere alcuni municipi e così esattamente non è. Un paese che non riesce a trarre competitività dalla propria storia e tradizione è un paese destinato al declino e noi non vogliamo che l'Italia abbia questo destino.
È giusto e doveroso, in questa sede, esprimere un ringraziamento al presidente Realacci per il lavoro già svolto nella precedente legislatura. È vero, è stato ricordato, la legge si arenò al Senato: fu approvata solo alla Camera il 21 gennaio 2003. Tuttavia, il provvedimento ha già segnato un'inversione di tendenza nel cuore e nell'anima dei cittadini e questo conta ancora di più del fatto che esso non sia stato approvato nella precedente legislatura. Tale provvedimento intercetta un'esigenza, scaturisce da un bisogno, determina aspettative, suscita speranze. Nella scorsa legislatura sovente il provvedimento veniva criticato per mancanza di finanziamenti o per insufficienza della copertura della spesa. I relatori, con i quali abbiamo svolto un buon lavoro nel Comitato dei nove, hanno posto riparo con una serie di previsioni a quello che veniva considerato un limite della legge stessa: 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009.
Ancor di più conta che questa legge sia già entrata nel cuore e nella testa degli italiani e quando ciò accade si verifica sempre qualcosa di positivo. Quando cioè nella cultura di un paese viene recepita un'esigenza, essa determinerà a cascata effetti positivi anche sul piano normativo, così come sul piano della spesa e dell'investimento. Così va letta anche la previsione della recente legge finanziaria a proposito dei piccoli comuni che hanno ricevuto stanziamenti in funzione del numero di bambini e di anziani ivi residenti, seppure con qualche effetto discorsivo - al riguardo ha ragione il collega Marchi - che bisognerà correggere; ad ogni modo è un elemento certamente positivo quello della spesa di fondi in questi comuni.
Sottolineo con piacere di aver sottoscritto questa proposta di legge d'iniziativa del deputato Realacci il 28 aprile 2006, che non è un giorno casuale, bensì è il giorno di insediamento di questa legislatura, il mio primo giorno da parlamentare: sostanzialmente è stato il primo atto formale che ho compiuto in questo Parlamento, e non a caso. Io vengo dalla Basilicata, una regione di 600 mila abitanti, disseminati in 130 comuni. Si tratta di una regione in cui 97 comuni su 130 hanno una popolazione inferiore ai cinquemila abitanti: in particolare l'80 per cento dei comuni della provincia di Potenza e il 55 per cento dei comuni della provincia di Matera. A fronte di una diminuzione complessiva della popolazione della mia regione del 2,16 per cento tra il 1982 e il 2007, si registra, analizzando tale dato soltanto nei piccoli comuni, una diminuzione del 12,46 per cento in provincia di Potenza, del 19,65 per cento in provincia di Matera e del 13,50 per cento come dato medio regionale. Per dare un'idea, in venti anni i piccoli comuni hanno perduto 27 mila abitanti. Se 27 mila persone si aggregassero in un nuovo comune, sarebbero per grandezza il terzo comune della Basilicata, dopo Potenza e Matera. Per dare ancora qualche dato esemplificativo: vi è stato il 45 per cento di popolazione in meno a San Mauro Forte, il 36 per cento in meno a Oliveto Lucano, il 42 per cento in meno ad Armento, il 44 per cento in meno a San Paolo Albanese, il 45 per cento in meno a Pescopagano, il 58 per cento in meno a San Fele. È dunque necessaria una legge Pag. 30sui piccoli comuni ed è necessario farla bene e in fretta, in modo tale che essa esplichi conseguenze positive su tutto il territorio.
Concludo sottolineando soltanto tre aspetti del provvedimento perché i relatori e tutti i colleghi che mi hanno preceduto hanno ben esaminato il testo nel suo complesso. Vorrei sottolineare la possibilità prevista dal comma 7 dell'articolo 3 di recuperare una serie di edifici, come le case cantoniere dell'ANAS, le stazioni, le caserme del Corpo forestale o dei Carabinieri e, sulla base di un emendamento da me presentato, tutti gli edifici pubblici dismessi, con tutta una serie di finalità di riutilizzo. Ciò è importante perché così si destinano contenitori a servizi sociali e a servizi per la cittadinanza. È importante anche perché così si arresta la condizione in cui versa il patrimonio edilizio - in questo caso pubblico, ma bisognerebbe mettere mano anche al patrimonio edilizio privato, largamente inutilizzato in tutti questi piccoli comuni - che è degradato o è inevitabilmente in fase di degrado se non gli si dà una destinazione d'uso.
Desidero sottolineare l'articolo 4, relativo ad attività e servizi, anche in campo di e-government e di tecnologia ICT. Si tratta di uno degli articoli fondanti di questo provvedimento. Dobbiamo essere chiari e rigorosi: se è vero che non sarebbe corretto promettere lo sviluppo, ad esempio, di tipo industriale sotto ogni campanile in quanto non serve - a questo riguardo va fatta autocritica in quanto è stato un errore destinare territori di ogni comune ad aree industriali, le cosiddette aree per piani di insediamento produttivi, bisogna invece concentrare questo tipo di sviluppo in alcune aree -, è altrettanto vero, giusto e sacrosanto, pensare all'erogazione dei servizi essenziali in ogni comune e in ogni borgo. Questo articolo tenta di porre rimedio a queste problematiche.
L'articolo 5 concerne la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali. Non c'è dubbio che le aree interne del paese possono trovare, in particolare nella valorizzazione turistica, anche a fini di fruizioni enogastronomiche, uno dei punti di eccellenza dei propri piani di sviluppo. Penso a tutti i più importanti prodotti della mia terra, ad esempio all'Aglianico del Vulture, al pecorino di Moliterno e Filiano, ai fagioli di Sarconi, alle acque minerali del Vulture e all'olio di Barile.
Ho presentato anche un emendamento volto a favorire le condizioni per far rimanere in loco i giovani professionisti. Non ci può essere tenuta dei piccoli comuni se le migliori energie, le migliori intelligenze vanno via. Non vogliamo solo che i piccoli comuni siano abitati, ma li vogliamo vivi, vitali e inseriti nella dinamica più ampia e interessante dello sviluppo di questo paese.
Per tutti questi motivi, il gruppo de L'Ulivo ritiene importante e fondamentale approvare subito questo provvedimento qui alla Camera dei deputati - magari migliorandolo, se necessario - e immediatamente dopo al Senato. Sarebbe un esempio di applicazione della bella frase di Bob Kennedy che noi ambientalisti de L'Ulivo ritroviamo, per merito del presidente Realacci, nel nostro manifesto: se la politica serve anche a rendere più dolce la vita dei cittadini su questa terra, questa normativa è un esempio che va proprio in tale direzione (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la V Commissione, onorevole Vannucci.
Pag. 31
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, la mia sarà una breve replica. Registro innanzitutto che il metodo di una legislazione condivisa è stato confermato anche nella discussione odierna. Ciò non può che farci piacere. Ho molto apprezzato gli interventi svolti dagli onorevoli Garavaglia e Lupi, così come tutti gli arricchimenti che sono venuti nel corso del dibattito dal presidente Realacci e dagli altri colleghi, gli onorevoli Acerbo, Picano, Marchi, Pegolo, Misiti, Francescato e Margiotta.
Abbiamo davanti a noi una grande opportunità. Speriamo che il Senato ci segua e comprenda questa volta l'esigenza di porre un'importante norma al centro dell'attenzione del paese. Come abbiamo detto, si tratta di ripensare la corretta distribuzione della popolazione nel territorio italiano. Noi possiamo salvaguardare e difendere le nostre aree interne se riusciremo a riportare i residenti nei piccoli comuni, in modo da creare la massa critica necessaria ad interrompere quel circolo vizioso secondo il quale non si possono garantire servizi perché non c'è popolazione e la popolazione non può vivere in quei comuni se non ha la garanzia dei servizi. Questo equilibrio è l'obiettivo di fondo che noi dobbiamo porci.
Come hanno già detto i colleghi deputati, questa Italia rappresenta la spina dorsale del nostro paese, dalla quale tutti proveniamo, e non deve essere assistita bensì aiutata a sprigionare le proprie potenzialità. Sono state citate molte parti del bel territorio del paese, dunque, permettetemi di citare anche il mio: sono stato il sindaco di Macerata Feltria, un piccolo paese del Montefeltro (un'area nel triangolo Urbino-San Marino-San Leo), che ha grandi potenzialità. Noi possiamo dare un aiuto rendendo la vita dei comuni più agevole, più flessibile, non bloccandoci sulle stesse parametrazioni che vanno da Milano a l'ultimo comune del nostro paese. In questo modo possiamo contribuire alla ripresa del nostro paese: questi comuni sono competitivi.
Ritengo - e confermo con il collega Iannuzzi - che vi siano ancora molti margini di miglioramento di questa legge e intendiamo cogliere tutte le indicazioni che ci verranno da questo dibattito, compresi i temi sui quali la discussione è ancora aperta e che sono stati ripresi dagli onorevoli Acerbo, Garavaglia ed altri, come quello dell'acqua e delle aree interne rispetto ai quali c'è tutta la nostra disponibilità.
Lo abbiamo detto nelle premesse: vogliamo che questa legge, dalla discussione in aula, venga rafforzata anche sulla parte che riguarda le risorse finanziarie. Rispetto a ciò rivolgiamo un appello al Governo per avere un'interlocuzione vera, reale al fine di mettere al centro l'obiettivo di fondo e dare al nostro paese questo importante provvedimento che, come l'onorevole Margiotta ricordava, aspetta da tempo (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la VIII Commissione, onorevole Iannuzzi.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Anche io vorrei ringraziare tutti i colleghi intervenuti nella discussione generale di questa mattina dando una plastica raffigurazione di come intorno a questa proposta legislativa si sia già realizzato - si potrà realizzare - un accordo significativo e di alto profilo fra tutte le forze politiche e i gruppi parlamentari presenti in quest'aula.
Devo anche sottolineare come in quest'opera che abbiamo dinanzi, che potrà condurre ad un ulteriore miglioramento ad integrazione del testo, come preannunciato dal collega Vannucci, sarà necessario anche un raccordo stretto, convergente e fecondo con il Governo nello sforzo comune di identificare tutte le soluzioni possibili, cogliere ed allargare ogni spiraglio possibile, anche nella normativa e nelle procedure vigenti, al fine di pervenire a norme che agevolino, rendendolo più spedito ed efficiente, lo svolgimento dell'attività amministrativa, preservando i servizi pubblici, incentivando le attività economiche produttive e recuperando il patrimonio immobiliare delle piccole comunità.
Noi ci accingiamo alla fase di esame, di discussione e di confronto sugli emendamenti Pag. 32nell'obiettivo di accogliere tutte le proposte che vadano nella direzione di rendere il testo ancora più adeguato rispetto alla crescente domanda che sale nel paese per una prima legge generale sulle piccole comunità, destinata a segnare un punto di svolta, non cancellabile e non superabile nell'intero panorama della legislazione statale e regionale italiana.
In questo senso, riteniamo di dover procedere ad un lavoro estremamente accurato, approfondito ed attento in seno al Comitato dei diciotto per la valutazione di tutte le proposte emendative.
Vorrei soltanto sottolineare - e concludo - che, con questo provvedimento, siamo anche alla vigilia di una tendenza legislativa che possiamo e dobbiamo affermare, dalla Camera dei deputati verso il Senato. Infatti, è in discussione e possiamo approvare entro questo mese la proposta di legge per la tutela e la valorizzazione dei piccoli comuni, che già prevede una prima dotazione finanziaria di 130 milioni di euro. Subito dopo, avremo la possibilità di esaminare in quest'aula un'altra proposta, anch'essa nata in uno spirito bipartisan, con il coinvolgimento di maggioranza e opposizione, che ha già visto la Commissione ambiente approvare e conferire il mandato al relatore per quanto riguarda il recupero e la ristrutturazione dei centri storici.
Si tratta di un'altra proposta che va nella stessa direzione, ossia quella di valorizzare un'Italia che c'è, un'Italia profonda, un'Italia vera, un'Italia di qualità, stanziando un primo blocco di risorse finanziarie di altri cento milioni di euro. Tali proposte vanno nella medesima direzione e rappresentano un banco di prova di alto profilo per il Parlamento, in particolare per la Camera, per segnare questa legislatura con provvedimenti legislativi importanti, destinati a caratterizzare meglio ed in profondità l'ordinamento giuridico italiano.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
ANTONANGELO CASULA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero esprimere l'apprezzamento del Governo ed mio personale per il dibattito che si è svolto in quest'aula e, soprattutto, per il lavoro preliminare che ha interessato congiuntamente le Commissioni parlamentari deputate alla definizione di questo testo unificato.
Apprezzo, altresì, il metodo utilizzato, perché si registra in Assemblea un concorso bipartisan, come è stato sottolineato, nonché la relazione che questa discussione ha avuto con la società e con il sistema delle autonomie locali, che guarda con molta attenzione a questi temi e a queste problematiche.
Credo sia stato utile ed importante, nel corso del dibattito di questa mattina, soprattutto per quel che concerne gli aspetti di carattere ordinamentale, raccordarsi con il dibattito complessivo che si sta sviluppando relativamente al terzo mandato e alla definizione del codice delle autonomie, cogliendo i riferimenti sui quali concentrare l'attenzione, anche per segnalare la soluzione di alcune problematiche particolari. Mi riferisco, per esempio, alla differenziazione con la quale devono essere affrontate alcune questioni attinenti alle realtà locali.
All'inizio di questi lavori ho affermato di voler intervenire ancora successivamente, nel corso del dibattito su questo provvedimento, a nome del Governo - anche se questa mattina si sta concludendo la discussione sulle linee generali - soprattutto in relazione ad alcuni temi sui quali sia il testo unificato delle proposte di legge, sia coloro che sono intervenuti hanno posto l'accento. Mi riferisco ai temi che riguardano il patrimonio e, quindi, il rapporto con le amministrazioni interessate e ad ulteriori problematiche di carattere finanziario e fiscale che non abbiamo completamente risolto sino a questo momento. Al riguardo, vorrei manifestare ai relatori e ai deputati presenti la disponibilità del Governo ad approfondirli al fine di trovare soluzioni adeguate.
Abbiamo la consapevolezza che riguardo a questo provvedimento c'è una grande attesa nel paese e in Parlamento. Pag. 33Per quel che ci riguarda, siamo impegnati ad accompagnare positivamente questa discussione. Ovviamente, i temi più significativi che attengono al problema delle risorse devono essere affrontati in relazione alle compatibilità delle quali abbiamo avuto occasione di discutere più volte in questa Assemblea (Applausi).
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Saluto gli studenti e i docenti delle quinte classi della scuola elementare Pezzetti di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14,30, con il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di obblighi comunitari.
La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 14,30.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Boato, Catone, De Castro, Donadi, Fabris, Fallica, Lucà, Mantini, Pinotti, Realacci e Rigoni sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: S.1329 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali (Approvato dal Senato) (A.C. 2374) (ore 14,31).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali.
Ricordo che nella seduta del 30 marzo si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2374)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 2), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 4).
Avverto, inoltre, che la V Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere
(Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 1).
Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibili ai sensi degli articoli 86, comma 1 e articolo 96-bis, comma 7 del regolamento, le seguenti proposte emendative, previamente presentate in Commissione e per le quali erano stati rilevati profili di dubbia ammissibilità: D'Elpidio 1.213, recante una norma di interpretazione autentica volta a chiarire che il credito d'imposta per l'assunzione di lavoratori svantaggiati nelle aree Obiettivo 1, previsto ai sensi dell'articolo 63 della legge n. 289 del 2002, rientra nell'ambito di applicazione del regolamento CE n. 2202/2002, che indica i regimi costituenti aiuti di Stato che sono considerati compatibili con il mercato comune e sono pertanto esentati dall'obbligo di notificazione; Misuraca 5-ter.02, il quale introduce disposizioni relative al recupero degli aiuti nel settore ittico che non sono riconducibili alle materie oggetto del decreto-legge.
La Presidenza, inoltre, non ritiene ammissibili le seguenti ulteriori proposte emendative non previamente presentate in Commissione: Ruvolo 4-bis.303, volto a prevedere, nell'ambito dell'articolo 10 del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, Pag. 34l'esenzione dalla presentazione del documento unico di regolarità contributiva per le imprese che abbiano subito danni certificati a seguito di almeno due calamità naturali nell'ultimo quinquennio, e Merloni 5.010, volto a disciplinare le conseguenze dell'inadempimento dell'amministrazione nel rilascio del permesso di soggiorno.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, nel corso della discussione generale del provvedimento al nostro esame, sono stati evidenziati alcuni argomenti, sui quali intendo ritornare, in particolare, per quanto attiene, in generale, all'impostazione legislativa di questo Governo. Ormai da tanti mesi, infatti, esso sta portando avanti decreti-legge e sembra quasi che affidi ad essi l'intero compendio legislativo.
In sede di discussione generale del testo unificato delle proposte di legge riguardanti i piccoli comuni, che si è svolta questa mattina, qualcuno ha evidenziato che si trattava del primo provvedimento di iniziativa parlamentare. Non ricordo se i progetti di legge volti all'istituzione della Commissione antimafia o della Commissione sul ciclo dei rifiuti fossero anch'essi di iniziativa parlamentare, ma è da tener presente che, come è stato sottolineato, il provvedimento di questa mattina fosse un unicum, quale iniziativa parlamentare.
Sulle materie di cui al presente decreto-legge, noi avevamo la possibilità di intervenire mediante la legge comunitaria. Non si capisce la ragione per la quale ciò non sia avvenuto e si sia dovuti arrivare a questo provvedimento, che è il caso di definire, non eccezionale, ma strano nella consuetudine legislativa di questo Governo. È strano - meglio sottolinearlo - perché, anche quando non appaiono i requisiti di necessità ed urgenza, che devono manifestarsi alla luce di un evento straordinario, si procede con questo sistema, che noi abbiamo più volte denunciato, ma che è stato messo ampiamente in luce negativa anche dal Comitato per la legislazione e da interventi molto congrui del presidente della I Commissione (Affari costituzionali). Con questo sistema si finisce, fra l'altro - vedremo poi quali sono gli altri inconvenienti -, per spogliare le Commissioni competenti del loro necessario intervento in termini di attribuzione. Questo provvedimento, che reca alcune misure di carattere comunitario, è stato affidato alla VI Commissione (Finanze) e alla XIII Commissione (Agricoltura). Di ciò si duole - come deve dolersi - la XIV Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea), per la quale, rilevato che finalità come quelle oggetto del presente provvedimento sono tipicamente perseguite con la presentazione del disegno di legge comunitaria, ciò doveva essere confermato in quanto proprio tale norma rappresenta lo strumento ordinario per procedere agli adempimenti in questione e garantire un ordinato e coerente recepimento del diritto comunitario.
Sono frasi di una normalità assoluta, che vengono in qualche modo spregiate da questo modello legislativo e che inducono la XIV Commissione permanente a proseguire: «(...) Auspicando, quindi, che l'adozione dello strumento del decreto-legge volto a dare attuazione ad obblighi comunitari non diventi una prassi, ma rimanga confinata nell'ambito dell'effettiva esigenza di interrompere tempestivamente alcune procedure di infrazione; considerato, altresì, che l'utilizzo di uno strumento diverso dalla legge comunitaria, e per di più con carattere di eccezionalità e urgenza, ha di fatto comportato la sottrazione alla XIV Commissione della competenza ad esaminare in sede referente disposizioni che riguardano, al pari del disegno di legge comunitaria, l'attuazione di obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, (...) esprime parere favorevole», ma dolendosi fortemente nel senso che ho adesso provveduto a ricordare e che ho evidenziato prima in termini di uso di uno strumento legislativo.
D'altro canto, forse l'articolo 1 era l'unico nel quale si ravvisavano i requisiti Pag. 35della necessità e dell'urgenza, cioè quello che riguarda determinate infrazioni e che, secondo quanto è stato illustrato, comporterebbe, giorno dopo giorno, un aggravio a carico dello Stato. Se fosse stato così, occorreva che soltanto questa norma diventasse oggetto di un decreto-legge, mentre tutte le altre sarebbero state inserite nella legge comunitaria o in provvedimenti privi dei requisiti del decreto-legge, cioè in provvedimenti ordinari. Tutto ciò si evidenzia anche in alcuni interventi dei colleghi dell'Ulivo e, in particolare, in quello dell'onorevole Tolotti, il quale afferma: «Vorrei ripetere in aula un'osservazione già svolta in sede di Commissione in quanto ritengo che sia giusto richiamare l'attenzione su questo aspetto. Nel decreto-legge è presente articolo 2, che concerne la promozione della candidatura della città di Milano all'Esposizione universale del 2015. Si tratta di un'iniziativa che fa seguito ad un impegno assunto nella legge finanziaria per il 2007, che non solo ha il mio personale sostegno, ma certamente anche quello della maggioranza in Parlamento.». Evidentemente, anche noi diamo il nostro consenso, personale e di gruppo, a questa iniziativa.
Tuttavia, prosegue l'onorevole Tolotti: «Mi chiedo quale sia il collegamento di tale articolo con le tematiche presenti all'interno del decreto-legge. È quantomeno difficile individuare il nesso tra questo specifico articolo e gli altri presenti nel decreto-legge, che seguono la logica dell'adempimento degli obblighi comunitari. Sarebbe opportuno limitare il più possibile una prassi di questo genere, non solo per conferire maggiore chiarezza, coerenza e semplicità ai provvedimenti che licenziamo, ma anche per una sorta di rispetto istituzionale nei confronti del Parlamento e dei suoi membri. Infatti, soprattutto i deputati di questa Camera non godono della medesima discrezionalità. Ribadisco in questa sede come spesso, in occasione di provvedimenti anche importanti, la capacità emendativa dei singoli parlamentari sia stata inibita con un richiamo serrato, rigido ed intransigente al principio dell'inammissibilità per estraneità di materia. A mio avviso, se tale principio vale per le iniziative dei deputati, deve tendenzialmente valere anche per la produzione normativa in generale.».
Tutto ciò è giusto e costituisce un altro degli aspetti che, in questo ramo del Parlamento, abbiamo evidenziato; infatti, vi deve essere coerenza tra la materia dei decreti-legge proposti e gli argomenti che vengono inseriti; e tale coerenza deve averla per primo proprio il Governo.
Se si propone un provvedimento, già di per sé discutibile dal punto di vista della sussistenza dei requisiti di necessità e di urgenza, che dovrebbe contenere disposizioni relative ad adempimenti comunitari, non vi si possono inserire le provvidenze in favore dell'Esposizione di Milano. Anche tali provvidenze potevano avere una sorte legislativa autonoma o, comunque, essere inserite all'interno di un provvedimento più congruo e non avente la connotazione del decreto-legge.
Ci viene detto che, per mancanza di tempo, non sarà possibile emendare il testo proveniente dal Senato, invitandoci a presentare ordini del giorno. Inoltre, ci si stupisce del fatto che la Lega Nord abbia presentato alla Camera dei deputati circa 400 emendamenti, si dice con intento esclusivamente ostruzionistico.
Pertanto, in un sistema dove le due Camere contano allo stesso modo e dove il bicameralismo è dunque perfetto, si censura l'iniziativa di un gruppo parlamentare - ricordo che non solo la Lega, ma anche altri gruppi dell'opposizione hanno presentato proposte emendative - perché i tempi sono stretti e perché bisogna garantire che il decreto-legge venga convertito.
I tempi dovete valutarli voi, altrimenti realizzate una riforma costituzionale in base alla quale i decreti-legge vengono convertiti in 90 giorni! È ora di finirla con l'ipocrisia di voler affidare ad un ramo del Parlamento quasi tutto il peso di un provvedimento legislativo, privando l'altro ramo di qualsiasi possibilità di intervento; infatti, i deputati devono poter intervenire allo stesso modo dei senatori e viceversa.Pag. 36
Tutto questo non accade! Al Senato, l'intervento delle opposizioni è stato utile, perché la norma in materia di immigrazione è stata quasi del tutto soppressa ed è stato deciso di procedere separatamente. Anche in questo caso (è stato già ricordato nel corso della discussione sulle linee generali) si continua (e talvolta ci si riesce) ad intervenire sulla legge «Bossi-Fini» attraverso lacerti normativi infilati in qualsiasi provvedimento possibile.
Bisogna essere seri! Vi sono due normative fondamentali: una è la legge «Bossi-Fini» e l'altra è la legge sulla cittadinanza. In I Commissione abbiamo concluso l'esame del provvedimento sulla cittadinanza che giungerà in aula e questo è stato un percorso proprio! Tutto quello che si vuol fare in termini di modifica della legge sull'immigrazione e dei relativi regolamenti deve essere fatto nella sede propria! Si proponeva, addirittura, di rendere possibile l'ingresso in Italia a coloro che avevano stabilito di rimanere meno di 90 giorni non più attraverso il visto, ma con la dichiarazione alla frontiera! Ma la previsione di rimanere in Italia meno di 90 giorni è affidata esclusivamente a ciò che viene dichiarato da chi vuole entrare in Italia, il quale, se ha intenzione di fermarsi e di rendersi clandestino, arricchirà il patrimonio degli immigrati clandestini entrati nel paese e eventualmente andrà ad arricchire anche le file della criminalità! Attenzione a non scherzare con questo argomento infuocato, che è l'immigrazione!
Abbiamo rispetto nei confronti di chi entra regolarmente in Italia. Desideriamo l'integrazione di coloro che, in Italia, lavorano e contribuiscono alla nostra economia, ma loro stessi sono i primi a vedere con sfavore l'aumento dell'immigrazione clandestina. Purtroppo, a pensar male, talvolta, non si sbaglia: crediamo vi sia la volontà di fare entrare più stranieri possibili per arricchire il compendio elettorale della vostra parte politica.
PRESIDENTE. Onorevole Boscetto...
GABRIELE BOSCETTO. Duole dirlo, ma è un po' che lo ripetiamo, talvolta sommessamente, talvolta in modo più chiaro. Non pensiate di arricchire il vostro compendio elettorale con queste persone, attraverso questi strumenti! Queste persone saranno le prime a capire che un uso indiscriminato...
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole.
GABRIELE BOSCETTO. ...di questi ingressi danneggia loro medesimi, lavoratori regolari e integrati, e le loro famiglie.
Presidente, lei mi richiama a concludere il mio intervento. Avrei ancora tante cose da dire, ma concludo il mio intervento in ossequio ai minuti che mi ha concesso.
FILIPPO MISURACA. Presidente, chiedo di parlare!
PRESIDENTE. A che titolo?
FILIPPO MISURACA. Sull'ordine dei lavori; poi, Presidente, mi dirà lei se è il caso di proseguire o di intervenire successivamente. Poiché è stata data lettura dell'inammissibilità delle proposte emendative presentate, vorrei chiedere alla Presidenza, approfittando anche della presenza del ministro Bonino (in Commissione, ho già affrontato tale questione con il sottosegretario Grandi), per quale motivo è stato dichiarato inammissibile un mio emendamento.
PRESIDENTE. Onorevole Misuraca, le darò la parola su questo argomento al termine degli interventi sul complesso delle proposte emendative.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti presentati per sottolineare alcuni aspetti ed evidenziare talune perplessità che noi avvertiamo proprio in ordine al provvedimento d'urgenza in esame.
Il decreto-legge che stiamo esaminando è stato emanato a seguito di alcune sentenze Pag. 37della Corte di giustizia della Comunità europea e a seguito di talune procedure di infrazione che l'Unione europea ha aperto nei confronti dello Stato italiano; ma rispetto ad esso, sia per l'eterogeneità delle materie che nel provvedimento vengono inserite, sia per la deroga che con esso viene fatta rispetto alla procedura ordinaria, che è quella, Presidente, di una legge comunitaria annuale, il gruppo di Forza Italia esprime alcune perplessità, come peraltro già anticipato in maniera chiara, competente e puntuale, come sempre, dal collega Boscetto prima di me.
È evidente che il curioso ricorso alla decretazione d'urgenza su materie che possono essere discusse in maniera più ampia e compiuta dal Parlamento in sede di discussione della legge comunitaria è certamente un elemento che distorce il dibattito, perché la decretazione d'urgenza, oltre alla doverosa verifica dei requisiti della necessità e dell'urgenza, ha il pregio e il difetto dell'immediata entrata in vigore, come dire che il Parlamento viene messo sempre di fronte ad una scelta già compiuta, in sede di Consiglio dei ministri, dal Governo.
Vi è, inoltre, anche la questione dell'eterogeneità delle materie incluse all'interno del provvedimento d'urgenza, e ancora una volta viene a riproporsi di fronte alla nostra Assemblea un tema che abbiamo avuto modo di affrontare nel corso di precedenti provvedimenti che sono stati discussi e posti all'attenzione dell'Assemblea, delle forze politiche e dei gruppi parlamentari. Ad esempio, abbiamo dovuto affrontare il tema della differenza regolamentare esistente tra Camera e Senato: come abbiamo potuto constatare, rispetto alla versione iniziale del decreto-legge in esame sono stati aggiunti dal Senato ben cinque articoli, e mi riferisco agli articoli 2-bis, 4-bis, 4-ter, 5-bis e 5-ter. Se tali aggiunte fossero state proposte in sede di discussione presso la Camera dei deputati, molto probabilmente, Presidente, proprio in applicazione del nostro regolamento quelle norme non sarebbero state inserite all'interno del disegno di legge di conversione; così come noi oggi, se fossimo stati la prima Camera ad affrontare l'esame del provvedimento in questione, non avremmo certamente inviato al Senato un testo identico a quello che invece oggi ci troviamo qui ad esaminare. Ciò perché - è un tema, ripeto, che abbiamo già affrontato - le maglie del regolamento del Senato in ordine all'estraneità della materia sono molto più ampie rispetto a quelle che abbiamo alla Camera; e già la discussione in sede di Giunta per il regolamento della Camera che si è aperta al riguardo fa immaginare che si possa andare non verso un ampliamento dei criteri adottati da questa Camera, rispetto a quelli adottati dal Senato, ma, viceversa, verso un adeguamento di quelli del Senato a quelli della Camera, cioè verso una sostanziale restrizione dei criteri in ordine all'ammissibilità degli emendamenti.
Innanzitutto, riteniamo quindi che vi siano questi aspetti singolari e che tali premesse siano poco onorevoli per un provvedimento su cui pure crediamo non possa esservi una divisione o una contrapposizione frontale, tant'è vero che il gruppo di Forza Italia ha presentato un numero ridotto, pur se significativo, di emendamenti, come credo che anche altri gruppi di opposizione abbiano rivisto alcuni atteggiamenti iniziali. Ciò perché si tratta di obblighi comunitari che il nostro paese deve assolvere. Rispetto all'utilizzo della decretazione d'urgenza, avremmo però preferito la legge comunitaria.
Sappiamo anche che vi sono situazioni che hanno impedito alla XIV Commissione permanente di affrontare il provvedimento in esame, che è stato invece assegnato in sede referente, scavalcando la Commissione competente, alle Commissioni finanze e agricoltura. Tali Commissioni sicuramente hanno competenza sul provvedimento in oggetto, mancando però loro quella specificamente comunitaria. Si tratta di un elemento che si va ad aggiungere alla considerazione di natura politica relativa al fatto che questo provvedimento non potrà essere modificato in alcun modo in questa sede. Infatti, potranno soltanto essere presentati ordini del giorno, alcuni dei quali potranno anche essere accettati Pag. 38dal Governo, probabilmente quelli che nelle parti motive e dispositive non parleranno troppo male dell'operato dell'Esecutivo e che verranno esaminati con una certa superficialità, in «quattro e quattr'otto», qualche minuto prima del voto finale.
Ci lascia tuttavia ben sperare sull'attenzione e la competenza con le quali il Governo esaminerà gli ordini del giorno la presenza del ministro Bonino, al posto del povero e solitario sottosegretario D'Andrea, spesso abbandonato da solo in quest'aula, malgrado le centinaia di poltrone istituite del centrosinistra dopo la curiosa cosiddetta vittoria elettorale. Spesso il sottosegretario D'Andrea si trova a dover esaminare «decinaia e decinaia» di ordini del giorno un po' a naso e a dover esprimere pareri che a volte sono modificati in corso d'opera. Infatti, in sede di illustrazione qualche presentatore fa presente che la parte motiva o quella dispositiva possono essere tranquillamente accettate e che al contrario sarebbe paradossale la mancata accettazione di ordini del giorno il cui contenuto è quantomeno dettato dal buonsenso. In proposito, siamo dunque confortati dalla presenza del ministro Bonino, anche se, per utilizzare un termine caro al collega Boscetto, «abbiamo dolenza» del fatto che non potremo apportare modifiche alle norme in oggetto, dovendoci invece accontentare della presentazione di ordini del giorno di bandiera su cui l'attenzione dell'elettorato, dell'opinione pubblica e dei diretti interessati alle norme in questione sarà relativa rispetto a quella che vi sarebbe stata invece su modifiche normative più stringenti, penetranti e forti nell'operare un intervento legislativo.
Mi premeva sottolineare un ulteriore dato prevalentemente politico, anche se in qualche modo attinente alla procedura. Nella seduta del 14 marzo la Commissione lavoro ha avviato l'esame in sede referente di una proposta di legge sul tema dei consulenti del lavoro. La proposta di legge è stata presentata da un autorevole deputato della maggioranza, presidente della stessa Commissione, l'onorevole Pagliarini, ed è volta ad adeguare la normativa italiana in parte alle esigenze già espresse dall'Unione europea ed in parte a quelle avanzate dagli stessi consulenti del lavoro, già ascoltati nell'ambito di un'indagine conoscitiva sul precariato svolta dalla Commissione lavoro. Durante le audizioni gli intervenuti hanno dato prova di grande competenza e puntualità su questo tema specifico, che riteniamo di grande interesse generale.
All'inizio dell'iter della proposta di legge Pagliarini, relativa alla disciplina recante l'esercizio della professione di consulente del lavoro, di cui il collega Burgio è stato autorevolmente relatore, abbiamo appreso dal Governo, in sede di parere espresso dal sottosegretario Montagnino, che avrebbe potuto essere presentato - e che magari da qualche parte era già presente - un emendamento-fotocopia, sostanzialmente riproducente il testo di questa proposta di legge.
Durante la seduta è sorta una serie di polemiche intorno alla questione. Vi sono già stati precedenti simili. È sufficiente pensare all'atteggiamento del Governo in merito alla proposta di legge che ha avuto come protagonista il presidente della Commissione attività produttive, l'onorevole Capezzone, che è stata assorbita dal provvedimento dell'Esecutivo deprivando il titolare dell'iniziativa legislativa dell'onere e dell'onore di portarla a termine come primo firmatario.
La stessa situazione si è verificata in questo caso ed invito i colleghi di gruppo dell'onorevole Pagliarini, e più in generale i colleghi della maggioranza, a riflettere al riguardo. In quella seduta della Commissione lavoro si è capito che il Governo non solo aveva già accolto e persino fatto propria quella proposta, ma che la proposta era stata fatta passare al Senato proprio quella stessa mattina. Ci si è trovati nella situazione paradossale di esaminare in sede referente una proposta di legge di un collega della maggioranza, un presidente di Commissione, mentre contemporaneamente si veniva a conoscenza del fatto che la stessa proposta era stata «infilata» nel decreto-legge in esame sotto Pag. 39forma di emendamento, peraltro estraneo alle materie oggetto del provvedimento (altrimenti non si spiegherebbe per quale motivo non fosse stata inserita nella formulazione iniziale).
La norma sui consulenti del lavoro, che stavamo affrontando in sede referente nella Commissione permanente competente, è stata quindi successivamente affrontata in sede consultiva fornendo il parere alle Commissioni finanze e agricoltura, anche se il testo sarebbe stato condiviso ed esaminato in tempi non lunghi dato che si trattava di un'iniziativa di legge «quasi istituzionale» o che comunque anche i gruppi dell'opposizione riconoscevano fondata. Invece, ci siamo trovati davanti alla situazione assai paradossale che ho descritto.
Politicamente è una situazione molto scomoda per il centrosinistra. Ci corre l'obbligo di censurare questo atteggiamento e di denunciare il fatto che spesso il Governo sia ignaro delle proprie azioni e dei propri comportamenti politici, che vi sia un'approssimazione costante e continua all'interno della maggioranza su certi temi e che ciò corrisponda non soltanto a spaccature politiche (che dall'inizio della legislatura sono sotto gli occhi di tutti), ma anche a divisioni e scompensi di natura organizzativa, come l'assenza di consultazione tra Governo e Commissioni parlamentari ed anche tra componenti della stessa maggioranza. Quindi, a fronte di un presidente di Commissione che presenta una proposta di legge su un determinato argomento, possiamo trovarci dinanzi al fatto che il Governo, sullo stesso argomento, presenti un emendamento fotocopia nell'altra Camera e nello stesso giorno lo inserisca nel testo di un decreto-legge.
Sono situazioni che ci fanno capire come il Governo, per così dire, navighi a vista, come manchi un «timoniere», un coordinamento, come non vi siano politiche dirette a toccare il merito dei problemi, come l'assenza di una discussione profonda dettagliata sui temi affrontati renda tutto molto difficile da gestire.
Riteniamo che tali comportamenti siano deleteri non soltanto per gli interessi dei cittadini, che spesso sono colpiti dalle norme emanate con tanta superficialità, ma addirittura in termini di procedura parlamentare, questi atteggiamenti comportino dispersione di risorse e fatiche inutili.
Mi viene in mente un altro precedente come l'anticipo della previdenza complementare. Mentre la Commissione lavoro della Camera affrontava il testo relativo alla previdenza complementare, il Governo lo inseriva nel testo del maxiemendamento alla legge finanziaria decidendo di non «calendarizzare» più il decreto a Montecitorio e lasciandolo decadere.
Queste sono le nostre perplessità in ordine al decreto-legge in esame. Abbiamo motivato le nostre perplessità, presentando alcuni emendamenti puntuali e non ostruzionistici. Questa discussione, a nostro avviso, potrà anche nobilitare il provvedimento in esame, ma siamo anche consapevoli (è una consapevolezza molto amara) che la nostra discussione non servirà a nulla, perché nulla di questo provvedimento potrà essere modificato, altrimenti verrà trasmesso di nuovo al Senato - misura legittima, sacrosanta e naturale - per ulteriori modifiche. E questo, purtroppo, per esigenze politiche, non sarà possibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, anch'io, in sede di illustrazione degli emendamenti presentati al provvedimento d'urgenza in esame, vorrei porre l'accento su alcune questioni particolarmente care a noi del gruppo della Lega Nord Padania. Si può subito presumere che la normativa contenga concessioni disposte per aggirare le disposizioni in materia di permesso di soggiorno a favore di determinate categorie di persone che, attraverso imprese comunitarie, vincono appalti in Italia e vengono a lavorare per noi.
Quando in quest'aula si parla di attuazione di obblighi comunitari, di infrazioni, di sentenze della Corte di giustizia, di Pag. 40procedure avviate per la mancata attuazione da parte dell'Italia di determinati adempimenti, si registra un consenso sul quale, qualche volta, manca una certa criticità. Ci troviamo di fronte al secondo intervento legislativo dal carattere urgente in materia comunitaria. Occorre, pertanto, riflettere e verificare se il ritardo registrato sia dovuto ad «inghippi» o a questioni di carattere legislativo interno o sia imputabile agli uffici, allo scarso coordinamento tra lo Stato italiano e la Commissione europea. Essa, tra l'altro, solleva contestazioni di infrazioni comunitarie e alcune di queste norme mirano a riparare a ciò, ma non è detto che la Commissione europea abbia sempre ragione.
Uno dei problemi posti dal decreto-legge in discussione, nella speranza che sia l'ultimo, è proprio la difficoltà riscontrata nell'ordinamento interno in materia di attuazione degli obblighi comunitari fra lo Stato italiano e la Commissione europea. L'Italia è in ritardo nell'attuazione della normativa comunitaria, pur avendo sostenuto degli sforzi notevoli.
Anche l'ultima legge comunitaria contiene decine di direttive, per le quali è disposta l'attuazione.
Non è possibile che i legislatori europei, il cui obiettivo primario dovrebbero essere quello di abbattere le frontiere tra gli Stati non solo in materia economica, non trovino migliore soluzione che produrre leggi piuttosto che imporre agli Stati di eliminare e ripulire l'ordinamento da provvedimenti che ostacolano l'abbattimento delle frontiere ed il passaggio di merci.
Rispetto poi al contenuto proprio del decreto-legge, relativamente alle procedure di infrazione richiamate in materia comunitaria, abbiamo assistito al tentativo da parte di settori della maggioranza di introdurre norme estranee. Siamo alle solite: quando si tratta di intervenire, in qualsiasi caso si intervenga, bisogna inserire qualcosa di più che, a volte, nulla ha a che fare con l'argomento generale trattato.
Le norme estranee si riferiscono anche al cosiddetto finanziamento dell'energia da fonti rinnovabili o alla questione delle ex aziende municipalizzate (una delle questioni centrali che dovrebbero far riflettere rispetto alle scelte da adottare). A ciò si collega anche la disciplina dei servizi pubblici locali sulla quale dobbiamo fare un'operazione verità. Incidere sui servizi pubblici locali significa affrontare un problema mostruoso in termini di PIL e sotto il profilo politico e di occupazione.
Quindi, non possiamo negare che il ricorso allo strumento del decreto-legge, a poca distanza dall'approvazione della legge comunitaria, suscita qualche perplessità. Le proposte emendative presentate cercano di aprire alcuni varchi, allo scopo di conseguire un miglioramento del testo al nostro esame, ma con l'avvertenza che il metodo utilizzato non deve rappresentare un precedente: i provvedimenti di attuazione delle direttive comunitarie debbono trovare posto nello strumento all'uopo predisposto, vale a dire nella legge comunitaria.
Ciò premesso, tengo ad evidenziare che la nostra posizione è molto critica nei confronti delle proposte che vanno a modificare la normativa in materia di immigrazione. Anche se dobbiamo prendere atto che il Senato ha soppresso la disposizione che prevedeva una sorta di «annullamento» del permesso di soggiorno in alcuni casi specifici, non possiamo non rilevare che la concezione del permesso di soggiorno viene intaccata, sia pure marginalmente, dalla previsione secondo la quale non debbono esserne muniti i dipendenti extracomunitari di ditte, residenti o aventi sede in uno Stato membro dell'Unione europea, che vengono ad eseguire in Italia prestazioni di servizi relative ad appalti comunitari. Ciò significa svellere i paletti piantati dalla legge Bossi-Fini per disciplinare i flussi migratori verso il nostro paese - a mio modesto parere, in una sede ed in un contesto non appropriati -, al fine di agevolare gli extracomunitari.
Premesso che noi vogliamo essere solidali con tutti fino in fondo, consideriamo ciò che può avvenire quando le ditte straniere vengono nel nostro paese per realizzare opere pubbliche anche importanti, nelle quali trovano realizzazione le Pag. 41azioni dei nostri enti territoriali locali (comuni, province e regioni). Sappiamo bene che si pongono, in primo luogo, una questione di disparità di trattamento rispetto a tante altre persone e, in secondo luogo, anche un problema di qualità; infatti, quando la manodopera impiegata non ha la capacità professionale richiesta per realizzare opere a regola d'arte, alla fine, bisogna tirare una riga, fare i conti e vedere quali sono stati i risultati (e io dubito che possano essere positivi).
Nel concludere queste riflessioni, che provengono da una persona la quale, pur non essendo esperta, può ben vedere dall'esterno ciò che succede, debbo aggiungere, con riferimento al metodo, che il Governo ha fatto confluire nel decreto-legge in esame disposizioni non omogenee concernenti svariati oggetti: ex municipalizzate; Esposizione universale del 2015; società con partecipazioni pubbliche; interessi e canoni tra consociate; servizi pubblici; sponsorizzazione dei prodotti del tabacco; diritti d'autore sui disegni industriali; immigrazione; agricoltura; consulenti del lavoro, e via dicendo. Insomma, sono tantissime le materie disciplinate dal decreto-legge in esame, alcune delle quali avrebbero meritato altri spazi di discussione ed anche altri strumenti (come, ad esempio, quello del disegno di legge ordinaria).
Peraltro, riguardo alle materie di cui agli articoli 1, 3 e 4, le procedure di infrazione nei confronti dell'Italia sono state avviate da parecchi mesi, non da qualche settimana; pertanto, c'era tutto il tempo per sanare le pendenze mediante leggi ordinarie, senza che fosse necessario ricorrere a provvedimenti d'urgenza.
La questione principale era costituita dalla formulazione originaria dell'articolo 5 [in particolar modo, dalle già citate lettere a) e d)]: l'inserimento nel testo della disposizione in parola rendeva la Lega assolutamente contraria alla conversione del decreto-legge. Come ho già detto, lo «stralcio» di tale parte e l'accoglimento di alcune indicazioni in materia di servizi hanno fatto maturare in noi la consapevolezza che il provvedimento dovrà essere valutato sotto altra prospettiva.
Quindi, vedremo nel prosieguo della discussione degli emendamenti presentati se essi verranno accolti o meno, al fine di giungere poi all'espressione di un parere, che se è fortemente negativo per quanto riguarda l'aspetto relativo ai permessi di soggiorno può essere non dico di favore, ma sicuramente di astensione per alcune parti che meritano da parte nostra la giusta attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,45).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2374)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, signori sottosegretari, il decreto-legge al nostro esame contiene misure che, ancora una volta, più che incentivare la crescita del settore agricolo sembrano volerla rallentare. L'emendamento, introdotto al Senato, che autorizza l'INPS alla compensazione dei debiti contributivi dovuti dalle aziende agricole con gli aiuti comunitari della PAC di cui sono beneficiarie, è quello che desta le nostre maggiori preoccupazioni.
Peraltro, la disposizione suddetta è difficile interpretazione tanto che gli stessi uffici della Camera hanno rilevato che Pag. 42essa si presta a dubbi interpretativi, tra l'altro anche qualora questa disposizione avesse una motivazione di fondo condivisibile, il rispetto degli adempimenti previdenziali in termini economici e amministrativi, tuttavia non riteniamo che si debba effettuare questo prelievo forzoso alle aziende. Riteniamo che la possibilità che viene data all'organismo pagatore di compensare a favore dell'INPS dei beneficiari PAC sia del tutto illegittima, infatti, lo stesso regolamento fondamentale della riforma della PAC, in base alla quale vengono erogati gli aiuti comunitari - regolamento n. 1782/03 - dispone: salvo disposizione contraria, contenuta nel presente regolamento, i pagamenti nell'ambito dei regimi di sostegno elencati nell'allegato 1 sono corrisposti integralmente ai beneficiari. Le disposizioni contrarie, cui fa riferimento il regolamento comunitario, le uniche per le quali il contributo può essere ridotto o annullato, sono le norme di condizionalità, tra le quali non vi sono il rispetto del pagamento dei contributi previdenziali nazionali.
Alla luce di quanto sopra, si crea l'assurdo, purtroppo molto frequente con questo Governo, che proprio nel decreto-legge che dovrebbe dare attuazione agli obblighi comunitari si compia un sopruso ai danni degli agricoltori ed una palese contravvenzione a quanto disposto da un regolamento comunitario; ci lamentiamo poi che troppo spesso l'Unione europea ci è matrigna. È per questo che proponiamo la soppressione di questa norma.
In subordine alla soppressione del medesimo articolo 4-bis, riteniamo che si debbano comunque tutelare gli agricoltori, anche per non porli in una situazione di svantaggio rispetto ai propri colleghi dell'Unione europea. Proponiamo, pertanto, che l'agricoltore che abbia eventuali irregolarità dal punto di vista previdenziale - premesso tra l'altro che la mancanza della dichiarazione unica di regolarità contributiva non pregiudica l'accesso ai contributi della PAC, ossia alla presentazione della domanda - venga sollecitato dall'organismo pagatore a mettersi in regola con l'INPS che, a sua volta, ha comunicato all'Agea in via telematica l'irregolarità commessa dal soggetto. Nel frattempo, il contributo comunitario verrebbe sospeso.
Si tratta comunque di un modesto ripiego, che creerebbe non poche difficoltà alle aziende, ed inoltre rimane pur sempre il dubbio su come potrà l'INPS essere così efficiente quando all'agricoltore rimane l'onere di effettuare le comunicazioni di assunzione dei lavoratori all'INPS stesso, al Centro per l'impiego e all'INAIL.
In relazione all'emendamento all'articolo 4-ter, riteniamo che non sembra così urgente predisporre un registro dei diritti del reimpianto allo scadere della vecchia organizzazione comune di mercato (OCM) vino e nell'imminenza della riforma della stessa, come la stessa Commissione agricoltura ha potuto rilevare nell'ambito dell'approfondimento delle linee guida sull'OCM vino nei mesi scorsi. Vi è quindi una palese contraddizione. Sarà invece opportuno disporre con celerità quanto previsto per il settore a partire da quando la riforma sarà definitivamente approvata. È per questo motivo che ne proponiamo la soppressione.
Infine l'emendamento all'articolo 5-ter si riferisce al settore ittico. Con tale emendamento vogliamo evitare che la pur dovuta azione, da parte della pubblica amministrazione, di recupero di aiuti a favore del settore ittico dichiarati incompatibili con il mercato comune, e concessi a norma delle leggi nazionali, comprometta la sopravvivenza delle imprese beneficiarie, che non hanno alcuna responsabilità dell'inammissibilità delle somme percepite a seguito di ritardata od omessa notifica dei benefici alla Commissione europea. Il meccanismo di restituzione che si prospetta, la rateizzazione in quattordici rate, è già stato sperimentato in altri settori, come ad esempio nel caso delle quote latte. Le difficoltà finanziarie che deriverebbero da una restituzione rapida delle somme percepite, per giunta aggravate di eventuali interessi, provocherebbero la chiusura della maggior parte delle imprese, con devastanti effetti, anche occupazionali. Stiamo parlando di un settore, quello della pesca, che per come è fatta la Pag. 43nostra nazione, con i suoi 6 mila chilometri di costa, rappresenta una ricchezza e riveste un'importanza rilevante anche per chi le sta parlando, signor Presidente, che viene dalla provincia di Rovigo con oltre 2 mila addetti nel settore della pesca. Quindi, sento sulla mia pelle le problematiche del settore, riguardo alle quali ricevo molto spesso richieste a cui non so proprio cosa rispondere; peraltro con questo decreto-legge che arriva dal Senato - in questo momento sto solo facendo la mia parte di opposizione - credo che ben poco si potrà, e potrò, ottenere.
Auspico pertanto anche a nome del gruppo di Forza Italia l'approvazione dei nostri emendamenti, per ridurre quanto più possibile l'impatto sull'impresa e in definitiva su tutti coloro che lavorano in questo mondo della nostra agricoltura (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, nel decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, adottato dal Governo, come da relazione illustrativa, al fine di adempiere agli obblighi comunitari derivanti da sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee e da procedure d'infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano, nonché di ottemperare agli impegni assunti in ambito internazionale in merito alla candidatura della città di Milano per l'Esposizione universale 2015, risultano compresi ambiti di competenza della Commissione finanze.
Recuperando in premessa tutte le ragioni di perplessità, già espresse nel dibattito generale, sull'opportunità del ricorso allo strumento della decretazione d'urgenza, mi soffermerò sulle disposizioni più rilevanti di competenza della Commissione finanze, contenute negli articoli 1 e 3 del decreto-legge al nostro esame.
Nello specifico, l'articolo 1 reca disposizioni in materia di recupero di aiuti di Stato in forma di esenzioni fiscali e prestiti agevolati.
L'articolo 3 recepisce rilievi espressi dalle istituzioni europee rispetto a disposizioni del nostro ordinamento in materia di diritto societario e tributario; ciò, relativamente alla nomina di organi societari da parte dello Stato e di enti pubblici in società per azioni non a partecipazione pubblica - comma 1 -, relativamente all'esenzione fiscale dai pagamenti di interessi e di canoni fra società consociate di Stati membri diversi - dal comma 2 al 7 - e alla tassa di concessione governativa per iscrizione di atti nel registro delle imprese - comma 7 bis -.
Mi limiterò ad evidenziare alcuni aspetti ed a segnalare i casi più significativi su cui Forza Italia ha richiamato un'adeguata attenzione.
Gli emendamenti più rilevanti sono riferiti ad aspetti del provvedimento di competenza della Commissione finanze e risultano concentrati, in particolare, sull'articolo 1. Si tratta, soprattutto, di emendamenti volti ad attenuare gli effetti maggiormente negativi per le imprese municipalizzate, derivanti dall'obbligo di restituzione delle agevolazioni fiscali, sancito dal medesimo articolo 1.
Si tratta di un numero limitato di proposte emendative, le quali non hanno carattere ostruzionistico, ma si pongono l'obbiettivo di migliorare, sotto alcuni profili, il testo dell'articolo 1. In primo luogo, infatti, esse intendono modificare il meccanismo di recupero degli aiuti previsti dal comma 2, al fine di tener conto delle eventuali distribuzioni di utili operate dalle imprese municipalizzate nei confronti dei soci che, per lo più, sono costituiti da enti locali.
Le proposte emendative intendono, inoltre, ampliare i termini per la notificazione delle ingiunzioni di pagamento da parte dell'Agenzia delle entrate, il termine per il versamento delle somme dovute da parte delle municipalizzate, nonché il termine entro il quale i soggetti interessati sono chiamati ad inviare all'Agenzia la documentazione contenente le informazioni Pag. 44relative agli aiuti de minimis ricevuti durante il periodo di godimento delle esenzioni fiscali.
L'ipotesi in cui le agevolazioni fiscali rientrano nell'ambito dei medesimi aiuti de minimis costituisce, infatti, l'unica ipotesi in cui le imprese sono abilitate a non restituire tali somme. Si prevede, altresì, l'esclusione dal pagamento di ulteriori interessi sulle imposte dovute dalle stesse aziende municipalizzate, ovvero la riduzione delle somme dovute a titolo d'interesse.
Alcuni emendamenti sono, altresì, volti a ripristinare la possibilità di avvalersi della dilazione dei pagamenti per la restituzione delle somme dovute, eliminando il divieto attualmente previsto dal comma 2, quarto periodo, dell'articolo 1.
Un'ulteriore problematica di cui si sono fatti carico gli emendamenti presentati dal gruppo di Forza Italia riguarda l'esclusione dall'ambito di applicazione dell'obbligo di restituzione, previsto dall'articolo 1 del decreto-legge, di quelle imprese che, per le caratteristiche peculiari della loro attività, risultano escluse dall'applicazione della disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato. Si tratta, in particolare, del caso relativo a quelle società controllate o collegate ad imprese municipalizzate che svolgano la loro attività esclusivamente in favore della medesima municipalizzata.
Come segnalato dalla Confservizi, in occasione dell'audizione informale svolta dinanzi alle Commissioni riunite in sede referente, tali soggetti dovrebbero essere esentati dall'obbligo di restituzione, ai sensi della vigente normativa comunitaria, come del resto previsto dall'articolo 27 della legge n. 62 del 2005, che regolava in precedenza il recupero delle predette agevolazioni fiscali.
Infine, talune proposte emendative mirano ad ampliare le ipotesi nelle quali l'autorità giudiziaria può disporre la sospensione del meccanismo di recupero delle imposte, attualmente assai restrittivo, comprendendovi, ad esempio, anche il caso in cui il medesimo recupero potrebbe determinare danni irreparabili per i contribuenti interessati.
La breve illustrazione della ratio degli emendamenti proposti da Forza Italia credo sia una sufficiente dimostrazione della nostra volontà di migliorare il testo del decreto, fuori da ogni logica di appesantimento o di ostruzionismo.
Si stigmatizza, perciò, l'atteggiamento adottato dal Governo, rispetto alla resistenza opposta ad una concreta possibilità di arricchire il provvedimento in discussione attraverso l'esame, l'approfondimento e, magari, l'accoglimento di proposte emendative qualificanti.
Si prende poi atto, con amarezza, dell'invito del Governo a ripiegare su ordini del giorno, ma si conferma la volontà di insistere in ogni caso, nonostante la drastica riduzione annunciata, sugli emendamenti mantenuti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, prima di tutto vorrei prendere in considerazione il metodo usato. Ricordo che abbiamo presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità al provvedimento in esame, che riteniamo disciplini materie troppo eterogenee per poter essere affrontate attraverso il ricorso alla decretazione d'urgenza.
Infatti, il ricorso alla cosiddetta legge Stucchi (che ha modificato la legge La Pergola) richiede, dal punto di vista della omogeneità del provvedimento, una «pulizia» che noi non abbiamo ravvisato. Inoltre, per quanto concerne il metodo adoperato per l'esame del provvedimento da parte del Parlamento, è altrettanto vero che il presente decreto-legge è stato discusso, tra le altre cose, in sede di Commissione finanze, e non dalla Commissione politiche dell'Unione europea.
So che i miei colleghi hanno già avuto modo di protestare in tal senso ed io devo sottolineare, purtroppo, come già in passato si sia verificata l'assegnazione di un provvedimento a Commissioni che, storicamente, non si sono occupate dei testi che si sono successivamente trovate ad Pag. 45esaminare. Ciò determina un problema in ordine sia alla qualità del lavoro parlamentare, sia all'iter che il provvedimento (in questo caso, un decreto-legge) segue.
Premesse tali considerazioni - che sono puramente regolamentari ma che, nel momento in cui si deve valutare la qualità del lavoro svolto dall'Assemblea, diventano sostanziali -, devo altresì sottolineare come sia biasimabile il fatto che il Governo sia ricorso, ancora una volta, alla decretazione d'urgenza (per di più, in occasione del recepimento di obblighi comunitari) nel tentativo di modificare, surrettiziamente, la cosiddetta legge Bossi contro l'immigrazione clandestina.
Ricordo che, purtroppo, è già il secondo tentativo in tal senso: pertanto, si tratta della reiterazione di un comportamento che riteniamo inaccettabile ed a cui la Lega Nord ha risposto come doveva, vale a dire ingaggiando, la prima volta, una dura opposizione in Parlamento. Rammento, infatti, che allora, in sede di Commissione, abbiamo presentato centinaia di proposte emendative, attraverso le quali, per fortunata, abbiamo fatto «soprassedere» il Governo.
Notiamo che «il lupo perde il pelo, ma non il vizio»: ancora una volta, infatti (in questo caso, al Senato della Repubblica), è stato riproposto quell'intervento che, di fatto, depotenzia ed azzera la portata riformatrice della cosiddetta legge Bossi contro la clandestinità: mi riferisco all'esigenza che la richiesta del permesso di soggiorno debba essere collegata al possesso dei requisiti della disponibilità sia di un posto di lavoro, sia di un domicilio. Questo tentativo di cancellarla, attraverso una semplice dichiarazione al posto di frontiera, oppure addirittura attraverso la dichiarazione postuma, entro otto giorni, rivolta alla questura, della volontà di permanere nel nostro territorio per 90 giorni, al Senato è naufragato, per fortuna, ancora una volta grazie alla determinazione di coloro che credono fermamente nella legalità e nel fatto che una politica seria di regimentazione dei flussi migratori debba passare necessariamente attraverso il riconoscimento di principi inderogabili, tra i quali quello di disporre di un mezzo di sussistenza e di un domicilio certi.
Questi principi sono stati duramente attaccati da provvedimenti del Governo. Noi crediamo che ciò sia inaccettabile ed è per questo motivo che al Senato, anche grazie all'intasamento dei lavori parlamentari e alla vostra incapacità di gestire i numerosi decreti-legge e gli impegni che si stanno accavallando in quel ramo del Parlamento (che non ha i numeri e la maggioranza politica per far fronte con pienezza alle emergenze che questo paese, purtroppo, anche grazie alla vostra incapacità, si trova costretto ad affrontare), siamo riusciti ancora una volta ad arginare un tentativo che, dal nostro punto di vista, è assolutamente biasimabile.
Interveniamo, quindi, sul complesso degli emendamenti per segnalare questo scampato pericolo e per denunciare che con questo provvedimento, nel recepimento di una direttiva europea, è stato causato un ulteriore strappo. Si rischia di creare una fessura dentro la quale soprattutto la sinistra più oltranzista ed estremista (che vuole concedere tutto a tutti, indiscriminatamente, senza tenere presenti i diritti e, soprattutto, i doveri delle persone) e questa maggioranza potranno creare i presupposti affinché, per quanto riguarda la regolamentazione dei lavori affidati alle società comunitarie, si creino le condizioni per cui il lavoro extracomunitario sia soggetto ad una normativa più blanda.
Contrasteremo con i nostri emendamenti questo tentativo. Purtroppo, anche a causa degli scarsi tempi che avremo a disposizione prima della pausa dei lavori per la festività pasquale, sappiamo che mancherà la necessaria discussione su un tema che riteniamo fondamentale.
Rimane il fatto che registriamo una vittoria da parte dell'opposizione, che fa onore a coloro che in questi mesi si sono impegnati nelle Commissioni. Tale vittoria, ancora una volta, dimostra la vostra incapacità di proseguire nell'attuazione di alcuni punti fondamentali del vostro programma, che noi combattiamo dal punto Pag. 46di vista politico e che - lo abbiamo dimostrato - riusciamo ad eludere dal punto di vista regolamentare. È evidente che le forzature come quella che avete fatto in questo momento non vi consentiranno di governare e, soprattutto, di portare a termine quel tragico disegno che avete immaginato prima delle elezioni, ossia lo smantellamento della legge Bossi contro la clandestinità, attraverso una riforma surrettizia, e della legge sulla cittadinanza che, tra pochi giorni, questa Camera affronterà e che ci vedrà duramente impegnati nel contrastarla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sul complesso delle proposte emendative presentate, do la parola all'onorevole Misuraca che ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, le ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori e, in modo particolare, sulla dichiarazione di inammissibilità pronunciata dalla Presidenza in merito all'articolo aggiuntivo a mia prima firma 5-ter.02. So di dovermi rivolgere a lei, signor Presidente, ma auspicavo anche la presenza del ministro Bonino che, purtroppo, si è momentaneamente allontanata. L'argomento è abbastanza delicato e il ministro per le politiche europee avrebbe fatto bene ad ascoltare. In ogni caso, il mio intervento resterà agli atti e mi auguro che il ministro ritorni in quest'aula.
Signor Presidente, non posso condividere questa declaratoria di inammissibilità, per tanti motivi. Il mio articolo aggiuntivo è stato dichiarato inammissibile, ai sensi degli articoli 86 e 96-bis del regolamento, per estraneità di materia. Le vorrei semplicemente ricordare, signor Presidente, il titolo di questo decreto-legge, che reca disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali. La mia proposta emendativa si poneva proprio in tal senso, in tale direzione, in quanto relativa ad una disposizione che impone ai pescatori di restituire alcune somme dopo l'approvazione di talune leggi comunitarie.
Ringrazio il ministro Bonino, nel frattempo rientrata in aula, per la sua sensibilità; poco fa mi ero rivolto a lei sull'argomento, considerando che l'articolo aggiuntivo in esame affrontava la questione della restituzione, da parte dei pescatori, di alcune somme incassate nel 1999 e successivamente definite dall'Unione europea come aiuti soggetti, appunto, a restituzione. In questo particolare momento, la restituzione di dette somme mette in difficoltà il settore ittico.
Quanto al problema dell'inammissibilità, invece, mi rivolgo particolarmente a lei, signor Presidente per dire che avrei potuto benissimo riconoscere l'estraneità di materia se al Senato non fossero stati introdotti gli articoli 4-bis e 4-ter, in materia di agricoltura. Tuttavia, al Senato questi articoli sono stati aggiunti. Perciò, non riesco a capire - lo dicevo anche al ministro Bonino - l'urgenza di intervenire in tale ambito. Non c'è occasione migliore per sollevare una simile questione e credo - ma non perché l'idea l'abbiamo avuta noi - che l'Assemblea sarà d'accordo a sostenere questo settore.
Pertanto, signor Presidente, le chiedo di mettere ai voti, ai sensi dell'articolo 96-bis del regolamento, l'inammissibilità o meno di questo articolo aggiuntivo. Non può essere diversamente ed è l'Assemblea che se ne deve assumere la responsabilità, certamente non la Presidenza. Ove fosse confermata l'inammissibilità del mio articolo aggiuntivo, mi permetterò di presentare, successivamente, un ordine del giorno di analogo contenuto, per impegnare il Governo - e, in questo caso, lei, ministro Bonino - ad attivarsi in tale direzione. Quindi, signor Presidente, le chiedo cortesemente di rivedere la sua posizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Misuraca, in riferimento alla questione relativa alla dichiarazione di inammissibilità dell'articolo Pag. 47aggiuntivo 5-ter.02, da lei presentato, ricordo che nel corso dell'esame in sede referente erano stati evidenziati da parte della Presidenza alle Commissioni i profili problematici di ammissibilità, con riguardo all'estraneità di materia rispetto al contenuto del provvedimento in esame. Ricordo, infatti, che l'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, che lei citava, come costantemente interpretato, prevede per i decreti-legge criteri più stringenti rispetto a quelli contemplati per i progetti di legge ordinari, con riferimento all'ammissibilità degli emendamenti. Alla stregua di tale disposizione sono valutate come inammissibili le proposte emendative che non siano strettamente attinenti alla materia del decreto-legge. L'articolo aggiuntivo di cui si lamenta l'inammissibilità riguarda disposizioni relative al recupero degli aiuti nel settore ittico, materia non riconducibile ad alcuna delle materie oggetto del provvedimento in esame. Alla luce di quanto detto, la Presidenza non può che confermare la propria pronuncia.
Aggiungo che, come lei sa, onorevole Misuraca, questa materia è oggetto di discussione presso la Giunta per il regolamento anche al fine di individuare criteri di inammissibilità che siano condivisi con l'altro ramo del Parlamento. Inoltre, per prassi, proprio per garantire la terzietà delle decisioni in materia, la Presidenza non pone in votazione la stessa inammissibilità.
Invito i relatori ad esprimere il parere sugli emendamenti presentati.
NICOLA CRISCI. Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, anche a nome del collega Baratella, relatore del provvedimento al nostro esame per la Commissione agricoltura, la Commissione finanze formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti presentati.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Ove, dunque, i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative, la Presidenza le porrà in votazione con il parere contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. L'emendamento che ci accingiamo a votare è volto a modificare in parte quanto è previsto dal provvedimento al nostro esame, relativamente agli aiuti in termini di agevolazioni fiscali, ottenuti dalle aziende ex municipalizzate, all'epoca del triennio 1997, 1998 e 1999. Si trattava di riduzioni in conto IRPEG, oggi IRES. Infatti, queste imposte erano state considerate non dovute con riferimento a queste aziende. Successivamente, l'Unione europea ha considerato il mancato pagamento di queste imposte come aiuti di Stato.
Pertanto, il Governo si trova oggi a dover legiferare in questa materia, chiedendo a queste aziende di rimborsare ciò che l'Unione europea considera essere un aiuto di Stato. Si parla di decine e decine di milioni di euro, su una gamma di aziende di cui non si conosce il numero. Si tratta di aziende che riceveranno o hanno già ricevuto la notifica della richiesta di rimborso di tali aiuti di Stato da parte dell'Agenzia delle entrate.
Il provvedimento prevede che vi sia un recupero dell'importo degli aiuti, ma anche del pagamento dei relativi interessi. Il nostro emendamento propone di escludere gli interessi relativi all'importo di questi aiuti di Stato e di far rimborsare solo le imposte non pagate in ragione dei calcoli fatti all'epoca del triennio su indicato. Ciò anche in ragione del fatto che le aziende interessate hanno preso posizione al riguardo e già oggi prefigurano azioni e ricorsi proprio contro questa richiesta di interessi.
Infatti, tali aziende ritengono che questi interessi non sono comunque dovuti. Esse sostengono di aver usufruito degli aiuti perché così era stato deciso, quindi far Pag. 48pagare loro anche gli interessi appare non corretto e prefigura la possibilità di numerosi ricorsi. La ratio di questo emendamento va nella direzione di salvare le aziende dal pagamento degli interessi, oltre che di evitare il rischio di un'ondata di ricorsi in relazione a questo provvedimento che sicuramente ritarderebbero l'incasso che lo Stato dovrà operare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Presidente, l'emendamento che ci accingiamo a votare solleva una riflessione che poi può valere anche per gli altri emendamenti al nostro esame. Ci troviamo di fronte alla tassazione di un reddito che, negli anni cui si riferisce la nota dell'Unione europea, in effetti non era considerato base imponibile. Quindi, oltre a sottoscrivere questo emendamento, io volevo far notare al Governo e ai colleghi che le società che si erano trasformate dalle ex municipalizzate alla struttura attuale hanno molto spesso distribuito gli utili in maniera automatica. In quegli anni, infatti, molte società per azioni hanno distribuito gli utili senza tassare i dividendi.
Dunque, vi sono due ordini problemi: il primo è l'interesse che si vuole applicare a quelle imposte non pagate, peraltro grazie ad una disposizione di legge; il secondo è che le imposte che dovevano essere pagate in quegli anni, andavano detratte da chi riceveva gli utili. In quelle società può verificarsi il caso che i soci di oggi non sono più quelli di allora e, all'epoca, si trattava più che altro di comuni.
Pertanto, mentre alcuni degli emendamenti da noi presentati non saranno ritirati - e chiederemo la votazione su quelli che anche noi abbiamo ritenuto importanti -, valuteremo di ritirare quelli il cui contenuto ci riserviamo di trasfondere successivamente in alcuni ordini del giorno.
Tuttavia, vorremmo che il Governo tenesse conto di questa riflessione, che addirittura condivide. In effetti, noi stiamo intervenendo su redditi dichiarati e distribuiti in quegli anni dalle società così come disponeva la legge. Per questi redditi oggi non solo interveniamo a recuperare le imposte, facendole pagare alle società, ma ci applichiamo anche gli interessi. Vorrei si tenesse presente che, fra l'altro, questi redditi venivano distribuiti ai comuni, che non sono soggetti di imposta, perché la Comunità europea ha emesso l'infrazione stabilendo che questo principio ledeva la concorrenza.
Voi immaginate mai una società municipalizzata che si trasforma in Spa per legge, a questa trasformazione si dà il beneficio dell'esenzione delle imposte, ed oggi la contattiamo per recuperare le imposte evase e sulle stesse applichiamo gli interessi! Allora, vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea su questo punto: al di là dell'inflazione, noi ci troviamo di fronte a soggetti che sono chiamati a pagare delle imposte, inserendole nei propri bilanci, che non possono essere recuperate sui proprietari di quelle quote. Allora, l'orientamento potrebbe essere quello di votare gli emendamenti come quello in esame sugli interessi - anche se, in effetti, è difficile poterlo approvare -, o quanto meno quello di tener presente una simile ingiustizia e dunque mantenere questo filo conduttore dell'articolo 1 negli ordini del giorno che eventualmente potremo presentare.
Presidente, ciò è importante perché ritireremo gli altri emendamenti su questo principio. Abbiamo società, oggi Spa, che stanno per approvare i bilanci e che, per esempio, hanno chiesto la proroga agli organi competenti. Infatti, devono inserire nel bilancio odierno una posta che costituisce solo un costo perché non può essere più recuperata sui proprietari che risultavano all'epoca (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, trovo particolarmente giusto Pag. 49l'emendamento Fugatti 1.11, che chiedo di sottoscrivere, perché effettivamente siamo davanti ad un paradosso. Infatti, oggi chiediamo alle ex società municipalizzate il pagamento di imposte che - come ricordava il collega Alfano - in quel periodo non erano dovute: attenzione che gran parte dei soci di quelle società sono proprio i comuni. Quindi, alla fine, stiamo prelevando dalle casse dei comuni delle risorse destinate alla loro gestione sul territorio. In alcuni casi, come quello di alcune municipalizzate come HERA, saranno addirittura i comuni a pagarle direttamente; in altri casi i comuni saranno penalizzati dai minori utili che avranno dalle proprie società partecipate. Cosa è successo? Una cosa molto semplice: nel periodo di vigenza della moratoria fiscale esisteva anche un meccanismo, che si chiama credito di imposta, che permetteva giustamente ai comuni di non pagare le imposte perché esentati dalla stessa normativa fiscale in quanto enti non commerciali. Quindi, per intenderci, se una ex municipalizzata aveva un utile di 100, avrebbe dovuto pagare imposte per 37 e il comune, tramite una maggiorazione del 58,25 per cento, avrebbe recuperato la suddetta quota di 37 come credito di imposta. Oggi capita una cosa strana, cioè che i comuni pagano quell'imposta che allora non avrebbero dovuto pagare. Si tratta di un meccanismo infernale, perché viene da una moratoria che è stata concessa nonostante non fosse consentito dalla Unione europea, però dobbiamo dare un ristorno agli enti locali, altrimenti saranno loro i maggiori penalizzati.
L'emendamento Fugatti 1.11 cerca almeno di risolvere una parte di questi problemi perché oggi, oltre l'imposta, richiediamo anche gli interessi: penso che non fargli pagare almeno gli interessi sarebbe un passo in avanti.
PRESIDENTE. Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere
(Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 5).
Avverto altresì che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 355
Votanti 352
Astenuti 3
Maggioranza 177
Hanno votato sì 135
Hanno votato no 217).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, anche in questo caso parliamo di interessi che, come si evince anche dagli interventi dei colleghi Gioacchino Alfano e Galletti, non sono dovuti, in quanto all'epoca dei fatti queste aziende hanno rispettato la legislazione vigente, quindi non hanno commesso nulla di illegale. Il nostro precedente emendamento, che prevedeva di non far pagare gli interessi, seguiva appunto questa linea.
L'emendamento in esame prevede, invece, che debbano essere pagati solo gli interessi maturati fino alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge. Lo scopo di tale proposta emendativa è innanzitutto quello di assicurare una maggiore chiarezza, nonché quello di porre tutte le imprese interessate sullo stesso piano.
Infatti, come abbiamo potuto desumere dalle audizioni in Commissione, ad oggi la situazione non è molto chiara. L'unica Pag. 50cosa certa è che ci sarà qualcuno che dovrà pagare, anche se non si sa chi realmente dovrà farlo. Tra l'altro, in Commissione, la Confservizi ha fatto capire che vi sono diversi operatori che non sanno che, a breve, riceveranno una comunicazione dall'Agenzia delle entrate che li inviterà a pagare, anche con gli interessi, queste imposte, che non erano dovute negli anni 1997, 1998 e 1999. Tuttavia, mentre i grandi operatori, bene o male, sono già a conoscenza di ciò, molti altri sono del tutto inconsapevoli del fatto che riceveranno tale comunicazione.
Pertanto, proprio al fine di una maggiore chiarezza, abbiamo proposto di porre tutti sullo stesso piano, prevedendo che gli interessi debbano essere pagati fino alla data di entrata in vigore del decreto-legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, in realtà le società hanno già ricevuto gli accertamenti. Vorrei precisare che l'infrazione prevista dovrebbe essere pagata dallo Stato, mentre questa imposta viene addebitata alle società. Paradossalmente, i soggetti tenuti a pagare questa somma potrebbero ritenere di non essere responsabili, in quanto a quell'epoca i redditi erano esenti.
Pertanto, la richiesta di riduzione dell'interesse nasce da una logica che presuppone l'onestà della società. Anzi, occorre rilevare che le società che hanno realizzato utili oggi ricevono un danno, mentre quelle che hanno subito perdite non subiscono alcun danno.
Se qualche sindaco presente in aula ricorda il periodo in cui le municipalizzate si sono trasformate in società, ricorderà che spesso, all'interno di tali società, vi erano incarichi non legati a capacità manageriali, ma a logiche politiche.
Quindi, paradossalmente, si verifica la circostanza che le società, trasformate in società municipalizzate che, in quel periodo, hanno realizzato un utile, oggi subiscono un danno, mentre le società che hanno ricevuto tali servizi, ma che hanno avuto delle perdite, non ricevono il danno. Quindi, continuiamo ad insistere sulla questione degli utili distribuiti in quell'epoca.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 353
Votanti 352
Astenuti 1
Maggioranza 177
Hanno votato sì 135
Hanno votato no 217).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, in Commissione la Confservizi ha presentato una relazione sul provvedimento in esame, in base alla quale, ad oggi, gli operatori che sembra siano interessati sono circa una cinquantina; ma di essi, 30 o 40, soprattutto i medi e piccoli operatori, sono del tutto inconsapevoli di questo stato di cose.
L'emendamento in oggetto, dunque, che si aggancia a quelli precedenti, è volto a ridurre, nella misura del 50 per cento, gli interessi dovuti (ciò per diverse motivazioni già spiegate nel corso dei precedenti interventi dai colleghi Gioacchino Alfano e Galletti) e ad offrire una certa facilitazione rispetto ad una quota di interessi che Pag. 51oggettivamente non era dovuta. Infatti, si parla di imposte che all'epoca (1997, 1998 e 1999) non erano dovute.
L'emendamento chiede di applicare gli interessi nella misura del 50 per cento: questa è la sua ratio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 352
Maggioranza 177
Hanno votato sì 138
Hanno votato no 214).
Prendo atto che i deputati De Zulueta e Mellano non sono riusciti a votare.
Passiamo all'emendamento Gioacchino Alfano 1.46.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento in oggetto e sul successivo 1.47, perché accetto l'invito al ritiro e vorrei spiegarne la motivazione. Spero che il Governo, in sede di esame degli ordini del giorno, accetti quello che presenterò sul medesimo argomento.
L'Unione europea considera gli utili che maturarono in quegli anni lesivi della concorrenza, se distribuiti senza tassazione. In effetti, si stabilisce che, se all'interno della società per azioni i soggetti realizzano utili non tassati, gli stessi ottengono vantaggi sul mercato. Automaticamente, una società che, in quell'epoca, ha distribuito i suoi utili, dandoli ai comuni, non ne ha usufruito. Dunque, non potendo utilizzare una risorsa aggiuntiva rispetto ai concorrenti, non ha leso alcuna norma.
Se attraverso un apposito ordine del giorno impegnassimo il Governo, anche attraverso un altro provvedimento, a portare avanti questo principio, potremmo recuperare lo svantaggio che determiniamo oggi. Infatti, i comuni erano i proprietari delle municipalizzate (gli stessi ne chiedevano la trasformazione in società per azioni) e beneficiavano di un reddito non tassato, perché lo ricevevano al lordo dalle eventuali imposte. Dunque, dovremmo fare approvare una norma che stabilisca il principio della fruizione e della tassazione se la società, in quegli anni, ha realizzato gli utili e li ha utilizzati, e di non fruizione se la società, in quegli anni, ha automaticamente distribuito quelle risorse, dandole ai comuni (che come diceva Galletti erano esenti); infatti, poiché non hanno usufruito di quella risorsa, non hanno potuto creare, nel mercato, una sleale concorrenza.
Per questo motivo, ritiro gli emendamenti 1.46 e 1.47, volti a raggiungere questo obiettivo.
PRESIDENTE. Onorevole Alfano, se ho ben compreso, lei ritira gli emendamenti a sua firma 1.46 e 1.47, riservandosi di presentare un ordine del giorno. Sta bene.
Passiamo ora all'esame di cinque emendamenti che costituiscono una serie a scalare. Come prassi, procederemo alla votazione del primo emendamento Gioacchino Alfano 1.48, di uno mediano, Fugatti 1.56, identico all'emendamento Gioacchino Alfano 1.57, e dell'ultimo emendamento Fugatti 1.62.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.48.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.
REMIGIO CERONI. Signor Presidente, ho inteso intervenire proprio su questi emendamenti che sono tutti dello stesso tenore, perché mi sembra di capire che il Governo non voglia accogliere alcuna proposta dell'opposizione, come già avevamo potuto constatare anche in Commissione.Pag. 52
In alcuni casi i nostri suggerimenti non sono atti a perdere tempo ma hanno un significato. Ad esempio, quando abbiamo approvato il provvedimento di recepimento della sentenza europea sull'IVA relativamente alle auto aziendali, noi avevamo chiesto di prevedere la possibilità di compensare le somme che le aziende devono ricevere indietro con quanto le aziende stesse devono, a qualsivoglia titolo, versare allo Stato e a tale richiesta il Governo aveva risposto negativamente. Avevamo però anche richiesto un termine più lungo a disposizione delle aziende per ottenere il rimborso; e avevamo previsto bene perché, come abbiamo letto sui giornali in questi giorni, il Governo ha in animo di adottare un nuovo decreto-legge per prorogare il periodo di tempo a disposizione delle aziende per fare la richiesta di rimborso dell'IVA versata in più.
Anche in questo caso il termine previsto di novanta giorni, a disposizione dell'Agenzia delle entrate per recuperare le somme date alle aziende, è troppo breve perché ci troviamo di fronte ad un decreto-legge che magari verrà convertito entro il termine dei sessanta giorni.
Inoltre, il comma 2 dell'articolo 1 prevede anche trenta giorni di tempo a disposizione delle aziende per rimborsare quanto ricevuto dallo Stato: voi capite che trenta giorni sono un tempo troppo breve. A che serve allora prevedere un termine di questo tenore e poi doverlo prorogare successivamente con un nuovo provvedimento? Il Governo dovrebbe avere un po' più di elasticità nell'interpretare nel giusto senso le proposte che provengono dal nostro gruppo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.48, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 367
Astenuti 4
Maggioranza 184
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 221).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fugatti 1.56 e Gioacchino Alfano 1.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, la ratio dell'emendamento in esame l'ha spiegata anche il collega che mi ha preceduto. Nell'emendamento chiediamo di spostare a centoventi giorni il termine entro il quale l'Agenzia delle entrate provvede al recupero di quelli che sono stati considerati aiuti, «notificando, entro novanta giorni», come recita il decreto-legge, quello che l'azienda interessata deve pagare. Noi chiediamo di spostare il termine a centoventi giorni per dare un periodo di tempo maggiore.
A tale scopo abbiamo presentato anche altri emendamenti che chiedono di fissare un termine congruo che può essere di centocinquanta giorni, centoventi, centocinque, oppure anche cento. Comunque, la ragione è quella di dare un periodo di tempo maggiore, da una parte, all'Agenzia delle entrate per fare la notifica e, dall'altra, dato che le notifiche arrivano proprio nelle scadenze finali, anche a chi dovrà pagare per ricevere l'avviso da parte dell'Agenzia delle entrate e per effettuare il pagamento.
Faccio presente che nella relazione si parla di un provvedimento che dovrebbe riguardare una cifra di circa 60 milioni, corrispondenti al mancato pagamento effettuato da queste aziende. Mi pare che si tratti di una cifra sottostimata. Infatti, nel solo Trentino (da cui provengo) le tre uniche aziende interessate dovranno pagare 5 milioni, a quanto si apprende dalle Pag. 53notizie che circolano nel settore. Se in una piccola zona come la mia si parla già di 5 milioni, mentre la cifra interessata complessivamente dal provvedimento corrisponde a 60 milioni a livello nazionale, francamente mi pare che si tratti di una previsione sottostimata. Ciò non è stato rilevato da alcuno, ma ritengo che si tratti di un dato da valutare con una certa serietà.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fugatti 1.56 e Gioacchino Alfano 1.57, non accettati dalle Commissioni né dal Governo, sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 366
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato sì 144
Hanno votato no 222).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.62, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 364
Astenuti 2
Maggioranza 183
Hanno votato sì 143
Hanno votato no 221).
Avverto che della serie di emendamenti a scalare da Fugatti 1.72 agli identici Fugatti 1.87 e Gioacchino Alfano 1.88, come prassi, porrò in votazione il primo e l'ultimo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'emendamento in oggetto tende ad aumentare da trenta a centoventi giorni il termine entro il quale l'Agenzia delle entrate intima all'azienda interessata di pagare quanto dovuto. Nel provvedimento tale termine è corrispondente a trenta giorni, mentre noi intendiamo aumentarlo fino a centoventi giorni. Tale aumento ha lo scopo di permettere alle aziende interessate di capire cosa devono pagare, quali sono le imposte cui si fa riferimento, gli anni interessati e così via. Si tratta di una facilitazione che a nostro avviso può essere concessa prevedendo un maggiore lasso di tempo per il pagamento. Ripeto che in tal modo sarà permesso alle realtà produttive interessate di chiarire se la somma indicata è quella effettiva.
Un ulteriore aspetto non preso in considerazione nell'ambito delle audizioni svolte è il seguente. Ad oggi vi sono circa 50 aziende ignare del fatto che riceveranno le cartelle inviate loro dall'Agenzia delle entrate. Il Governo in proposito ha fatto alcune previsioni che sembrano sottostimate rispetto a quello che sta accadendo sui territori dove operano le agenzie interessate. Inoltre, possiamo aggiungere che le aziende ignare di quanto sta accadendo si trovano prevalentemente al centro-nord, essendo dislocate principalmente nella Padania o nell'Italia centrale. Il nostro emendamento propone di estendere il termine di tempo entro cui pagare le imposte a suo tempo dovute, compresi i relativi interessi (infatti le nostre proposte emendative relative agli interessi non sono state approvate), da trenta a centoventi giorni. Inoltre, abbiamo presentato emendamenti simili, che puntano ad aumentare tale limite di novanta o di sessanta giorni, mentre quello a firma del Pag. 54collega Gioacchino Alfano vuole portare il termine a quarantacinque giorni. La ragione sottesa alla presentazione di tali emendamenti è quella di dare maggior tempo alle aziende per adempiere a quanto richiesto dall'Agenzia delle entrate, soprattutto a quelle che oggi sono completamente all'oscuro della situazione e che invece riceveranno le comunicazioni da parte dell'Agenzia delle entrate come un fulmine a cielo sereno, almeno stando a quanto affermato dalle categorie interessate in sede di audizione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, la norma lascia poco margine di manovra trattandosi di un'infrazione a cui bisogna obbligatoriamente dare seguito. Ma, quando chiediamo un termine ulteriore per il pagamento, non interveniamo in modo sostanziale sul provvedimento. Inoltre, la richiesta di una maggiore dilazione del pagamento nasce dalla richiesta che hanno rivolto i comuni proprietari delle quote nelle società e l'ANCI. Sono sicuro che anche i parlamentari della maggioranza sono stati contattati dagli amministratori delle società che oggi sono chiamati a pagare queste somme.
La verità è che, come abbiamo detto nella fase di discussione sulle linee generali, non possiamo modificare il provvedimento perché la modifica comporterebbe il suo trasferimento al Senato e quindi, conseguentemente, una difficoltà di approvazione entro i termini previsti. Siamo consapevoli della difficoltà esistente ad intervenire sui benefici che si potrebbero ricavare da un'imposta che non potrà essere pagata mancando le risorse finanziarie disponibili.
Se continuiamo su questa strada, non potremo aiutare con altri provvedimenti le società che oggi si trovano a pagare le imposte. Poiché abbiamo ridotto il numero degli emendamenti presentati e, quindi, si può presupporre che approveremo il provvedimento entro oggi, o al massimo entro domani mattina, mi chiedo se non si potrebbe pensare di inviare nuovamente il provvedimento al Senato. In questo caso, potremmo apportare modifiche che non incorrano in maggiori infrazioni che la Comunità europea potrebbe applicare. Con l'emendamento in esame e gli identici successivi cerchiamo di concedere più giorni alle società per far loro adempiere ad un obbligo che non è tale, trattandosi di una sanzione dello Stato che viene caricata sulle società.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.72, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 369
Votanti 368
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato sì 143
Hanno votato no 225).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fugatti 1.87 e Gioacchino Alfano 1.88.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, gli identici emendamenti in esame ricalcano l'emendamento precedentemente votato, chiedendo di spostare il termine di 30 giorni a 45 anziché 120 la motivazione è stata già spiegata.
Ora, intendo richiamarmi a quanto precedentemente detto dal collega Gioacchino Alfano. Si tratta di emendamenti che non hanno intenti ostruzionistici, diretti cioè ad impedire il lavoro dell'Assemblea sul provvedimento, ma di emendamenti Pag. 55di una certa utilità per i soggetti interessati. Però, il Governo e la maggioranza sono arrivate alla Camera dei deputati facendo capire, già dall'inizio, che il provvedimento era «blindato» e che doveva essere approvato così come era arrivato, nonostante vi potessero essere modifiche di buonsenso, utili ai settori e alle aziende interessate.
Stiamo esaminando il provvedimento sapendo bene che da parte del Governo e della maggioranza, per varie situazioni politiche (che non intendo approfondire ora, ma che forse farò poi), non vi è intenzione di discuterlo. Sono stati presentati anche da parte dei colleghi della maggioranza emendamenti utili che sono stati, diciamo così, rimandati al mittente manifestando la disponibilità ad approvare, eventualmente, ordini del giorno e non emendamenti essendo, ripeto, il provvedimento «blindato» e dovendo «uscire» della Camera così com'era «entrato», senza essere modificato. Lo abbiamo riscontrato moltissime altre volte in tanti altri casi all'interno di quest'Assemblea: per tale motivo quasi ci stanchiamo di denunciarlo, ma lo facciamo all'interno di quest'aula muta o meglio sorda a tali discorsi, perché questo è il nostro ruolo, anche con il rischio di essere noiosi, di fare tedio politico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fugatti 1.87 e Gioacchino Alfano 1.88, non accettati dalle Commissioni né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 365
Votanti 364
Astenuti 1
Maggioranza 183
Hanno votato sì 143
Hanno votato no 221).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gioacchino Alfano 1.93 e Fugatti 1.94.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, prima si parlava di interessi sulle somme non pagate nelle annualità del 1997, 1998 e 1999 per le ex aziende municipalizzate, adesso si fa riferimento alla liquidazione delle imposte (le ex IRPEG) con i relativi interessi. In caso di mancato versamento entro 30 giorni dalla data di notifica, secondo le disposizioni del provvedimento, si procederà ad iscrizione al ruolo a titolo definitivo delle somme non versate nonché degli ulteriori interessi dovuti.
Con tali emendamenti ci proponiamo la finalità di non colpire in maniera eccessiva queste aziende, cercando di concedere loro dei piccoli vantaggi e ciò si potrà concretizzare con l'approvazione dei medesimi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, intendiamo difendere i soggetti che hanno adempiuto ad alcune norme previste all'epoca. Non è facile insistere su principi così ovvi. Adesso stiamo cercando di modificare la norma, intervenendo sugli interessi (il prossimo emendamento è ancora più chiaro e forse si comprenderà ancora meglio).
Le società che si sono trasformate in quel periodo godevano di un beneficio. Uno degli aspetti che le spingeva a trasformarsi era il seguente: nei primi anni non erano sottoposte al versamento delle imposte.
Se è vero che nei confronti dello Stato e non delle singole società si maturava inflazione, se è vero che si tratta di un'imposta dovuta e se è vero che gli uffici delle entrate si sono già attivati per recuperare gli importi, vogliamo almeno non prevedere il pagamento degli interessi? Si Pag. 56tratta di una maggiore penalizzazione nei confronti di un soggetto che comunque è stato onesto.
Spero che qualcuno ci aiuti nel raggiungimento di tale finalità: stiamo cercando di mettere in evidenza non il fatto di voler o meno adempiere ad un obbligo comunitario, ma che le singole società, che oggi saranno chiamate a pagare (non sono poche e poi, tra l'altro, alcune di queste non hanno nemmeno le risorse finanziarie per poterlo fare), hanno anche l'obbligo di pagare gli interessi; quindi, vogliamo intervenire, perché riteniamo che tali modifiche sono da apportare non in questa occasione.
Qualcuno ci potrebbe dire che in questo modo interveniamo sulle norme tributarie, sulle norme fiscali, ma è un caso paradossale ed unico; per questo stiamo cercando di puntualizzare una serie di difficoltà che stanno incontrando le società per azioni di proprietà dei comuni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gioacchino Alfano 1.93 e Fugatti 1.94, non accettati dalle Commissioni né dal Governo, sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 365
Astenuti 2
Maggioranza 183
Hanno votato sì 145
Hanno votato no 220).
Su un lutto del deputato Maria Cristina Perugia.
PRESIDENTE. Comunico che la collega Maria Cristina Perugia è stata colpita da un grave lutto: la perdita della madre.
Alla collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2374)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.95.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, l'emendamento in esame fa riferimento al caso limite del comune socio che non abbia le risorse per pagare l'imposta. Si propone quindi di utilizzare un meccanismo collegato ai trasferimenti erariali: anziché essere chiamati al pagamento diretto, gli enti locali potrebbero optare, in alternativa, per la corrispondente riduzione, in misura pari alle imposte dovute, dei trasferimenti erariali spettanti per il 2007. In questo modo, non si verrebbe a determinare quel disagio che per certi comuni sarebbe insopportabile. Peraltro, come abbiamo già detto, i soci dell'epoca potrebbero anche non essere quelli attuali: anche questa è una difficoltà.
Vi è un ulteriore elemento che conferma la complessità e la delicatezza dell'applicazione della norma. Paradossalmente, le società che sono chiamate a pagare le imposte in questo momento potrebbero finire in liquidazione: non si tratta, infatti, di pagare piccole cifre, ma somme che, essendo relative a più periodi d'imposta, possono essere anche molto consistenti. Quindi, se non si vuole modificare molto, almeno si valutino i disagi che potrebbero incontrare le società.
Un'altra questione fondamentale per la valutazione della modifica proposta è legata all'imposta incassata. Se facciamo pagare le imposte tramite una riduzione Pag. 57dei trasferimenti erariali, diamo automaticamente un beneficio alla società. Quando fu concessa l'agevolazione, alcuni comuni stabilirono che ogni onere successivo alla trasformazione sarebbe stato addebitato ai proprietari; altri comuni, invece, non stipularono una clausola in tal senso. Pertanto, vi sono due tipologie di società per azioni: una che deve recuperare le risorse direttamente, in ragione della mancata stipulazione della predetta clausola, ed un'altra che, avendo stipulato la clausola, automaticamente chiede ai comuni di provvedere al pagamento. È questo il caso di Bologna: il comune è chiamato a far fronte all'imposta perché, quando le municipalizzate furono trasformate in Spa, fu stabilito proprio il principio secondo il quale ogni nuovo o maggiore onere sarebbe stato addebitato al comune. Ciò fa sì che operino sul mercato società che hanno un vantaggio rispetto alle altre. Tuttavia, anche tenendo conto della normativa europea, non è possibile la coesistenza di società che possono addebitare gli oneri ai comuni e, di conseguenza, ai cittadini con altre che, non avendo stipulato la menzionata clausola, devono reperire direttamente le risorse.
Allora, senza valutare se ciò sia giusto o meno, diciamo che l'emendamento Fugatti 1.95 cerca di andare incontro a quei comuni che hanno previsto una condizione di vantaggio per gli oneri successivi alla trasformazione e si sono addebitati l'imposta. Avendo previsto un beneficio per la società, può capitare che il comune non disponga delle risorse per pagare la cartella di pagamento, ormai già notificata. In questo caso, anziché far pagare l'imposta, si potrebbero ridurre i trasferimenti erariali per l'anno corrente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, la ratio dell'emendamento è stata spiegata benissimo dal collega Gioacchino Alfano.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 16,30)
MAURIZIO FUGATTI. Se i comuni che pagano le imposte - all'epoca non dovute, con i relativi interessi; quest'ultimo è l'aspetto che più ci dà fastidio - sono in difficoltà, perché non hanno già stanziato le risorse o perché non possono modificare i capitoli di bilancio, diamo loro la possibilità di imputare l'importo da pagare ai trasferimenti erariali. La misura è normale, ma si scontra con la filosofia del provvedimento in esame, tutto impostato su tempi certi sia della notifica delle cartelle di pagamento sia del pagamento stesso. Per l'assolvimento dell'onere proponiamo che il comune possa optare per la riduzione dei futuri trasferimenti erariali e possa disporre, quindi, di un termine più lungo.
Il mio emendamento ha una sua ragione logica e funzionale; sappiamo, però, che questo provvedimento è blindato e quindi non verrà accettato.
La ragione di questo emendamento è quella di concedere la possibilità di scalare il dovuto dal trasferimento erariale che il comune, se interessato al pagamento, deve fare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.95, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 369
Votanti 368
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 219).Pag. 58
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.96, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 365
Astenuti 1
Maggioranza 183
Hanno votato sì 145
Hanno votato no 220).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.97.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Questo emendamento è simile all'emendamento 1.95, sul quale eravamo intervenuti prima, che dava la possibilità di scalare dai trasferimenti erariali per l'anno 2007 le imposte dovute ai comuni. L'emendamento 1.96, che abbiamo appena votato, si occupava delle imposte liquidate. L'emendamento 1.97 è più interessante, in quanto prevede la possibilità di scalare gli interessi dovuti. Questo emendamento dà la possibilità di tornare a denunciare questo stato di cose, ossia che a queste aziende vengono fatti pagare anche gli interessi. Da notizie di stampa, apparse sui quotidiani di settore, sappiamo che già si profilano numerosi ricorsi da parte di queste aziende proprio riguardo la corresponsione degli interessi.
Le aziende sostengono che gli interessi non sono dovuti, in quanto neanche le imposte erano dovute. Va bene pagare le imposte, in quanto lo impone l'Europa, ma almeno che si eviti di far pagare anche gli interessi, in quanto non è che queste aziende non abbiano pagato le imposte volutamente. Si parla di ex IRPEG, oggi IRES. Questo emendamento stabilisce semplicemente che gli interessi applicati alle imposte relative agli anni 1997, 1998 e 1999 vengano sì pagati, perché così ormai è stato deciso, ma possano essere scalati dai trasferimenti erariali dovuti per l'anno 2007.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Intervengo a titolo personale in parziale dissenso con il collega Fugatti, perché, pur essendo d'accordo sul principio, non voterò questo emendamento in quanto non sono d'accordo con l'idea di continuare a ragionare in termini di trasferimenti. Se ragioniamo in termini di federalismo fiscale, dobbiamo sempre e solo parlare di compartecipazione, e considerare i trasferimenti erariali come una figura in via di estinzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.97, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 365
Votanti 364
Astenuti 1
Maggioranza 183
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 218).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fugatti 1.106, Germontani 1.107, Galletti 1.108, Gioacchino Alfano 1.109, Satta 1.111.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Grazie, Presidente. È stata manifestata la volontà del Governo di non accettare emendamenti che, io credo, seguano una linea che può essere condivisa sia dalla maggioranza sia dall'opposizione.
Si tratta di una linea che noi non condividiamo. Intervengo quindi per dire che ritirerò l'emendamento a firma mia e dell'onorevole Leo, per presentare un ordine del giorno affinché il Governo si pronunci su questo punto. Qual è allora il punto? La decisione dell'Unione europea di dichiarare illegittime sia le agevolazioni fiscali (esenzione triennale dal pagamento dell'IRPEF e dell'IRES) sia la possibilità di stipulare prestiti a tassi agevolati con la Cassa Depositi e Prestiti, che erano stati concessi dallo Stato italiano alle cosiddette aziende ex municipalizzate. Questo perché la Commissione europea li ha valutati come aiuti di Stato e, in quanto tali, da considerare illegittimi. Infatti l'articolo 87, paragrafo 1, del Trattato istitutivo della Comunità europea vieta gli aiuti di Stato alle imprese, al fine di non intaccare il principio di libera concorrenza, tranne in casi esplicitamente indicati. Infatti gli aiuti di Stato, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsano o minacciano di falsare la concorrenza e come tali sono incompatibili con il mercato comune.
L'Italia è tenuta quindi a recuperare queste agevolazioni - questo è l'oggetto del decreto-legge oggi al nostro esame - relativamente ai periodi di imposta 1994-1999 e, dato che non ha fino ad oggi ottemperato, è stata avviata nei suoi confronti una procedura d'infrazione. Le conseguenze maggiori e più preoccupanti - questo credo sia condivisibile da parte di tutti - si avranno sui bilanci delle società partecipate dai comuni, alcune delle quali sono quotate in Borsa, e quindi sui bilanci degli stessi comuni. In tale ipotesi si auspica la previsione di regole chiare, che non penalizzino la governance delle società nelle quali la partecipazione del soggetto pubblico assume una valenza rilevante, ed un congruo periodo di tempo per l'adeguamento dei meccanismi di governance societaria particolarmente articolati, che si porrebbe come elemento centrale di una riforma di così ampia portata.
Con l'emendamento che ritiro, ma che sarà oggetto di un apposito ordine del giorno, proponiamo di abrogare una parte del secondo comma dell'articolo 1, relativamente alla non applicabilità degli istituti della dilazione dei pagamenti e della sospensione in via amministrativa, perché ciò avrebbe gravi effetti sui bilanci dei comuni interessati. Il decreto-legge vieta infatti l'applicazione delle disposizioni ordinarie in materia di rateizzazione di tributi, nonché in materia di sospensione cautelare. In altri termini, viene imposto di pagare incondizionatamente quanto liquidato dall'Agenzia delle entrate, facendo solo salva la possibilità di impugnativa, senza dare la possibilità - invece normalmente ammessa - di sospendere l'esecuzione in presenza di un fumus boni iuris e, dove sussista, il periculum in mora. Va al riguardo premesso che l'attività di recupero è disciplinata dalle procedure del diritto nazionale e ciò in particolare con riferimento alle garanzie apprestate dall'ordinamento alle posizioni giuridiche dei soggetti privati. L'articolo 3 della decisione 2003/193/CE stabilisce che il recupero viene eseguito senza indugio e secondo le procedure del diritto nazionale. Non mi sembra che questo «senza indugio» vada ad impedire di ammettere una rateizzazione per le società nelle quali i comuni hanno la partecipazione e quindi, in sostanza, per i comuni stessi. In altri termini una disciplina di recupero che escluda in radice sia la possibilità di sospensione sia la possibilità di riscossione frazionata e graduale si presenta fortemente critica sul piano della legittimità costituzionale, con il fondato rischio di eccezioni da parte delle società interessate, tale da paralizzare l'attività di recupero stesso. Quindi, ritiro il mio emendamento, riservandomi di presentare un ordine del giorno sullo stesso argomento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
Pag. 60MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, anche noi abbiamo presentato un emendamento del tutto simile a quello della collega Germontani. Volevo chiederle (mi scuso se non sono al corrente di questa cosa, lo dico con molta franchezza): qualora non ritirassimo il nostro emendamento, e quest'ultimo venisse respinto dall'Assemblea, potremmo presentare un ordine del giorno di analogo contenuto? Mi scusi per l'ignoranza.
PRESIDENTE. Se l'ordine del giorno riproduce esattamente un emendamento respinto non si può presentare; mi riferisco al contenuto e non alla lettera o alla forma.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, la collega Germontani ha già parlato della non applicabilità degli istituti relativi alla dilazione dei pagamenti e alla sospensione in sede amministrativa. Al riguardo, l'impostazione dell'Assemblea è volta chiaramente a non aderire a nessuna decisione o apporto costruttivo proveniente dall'opposizione; infatti, ogni emendamento presentato viene respinto al fine di non permettere la modificabilità di questo provvedimento.
Attraverso il nostro emendamento di buon senso intendiamo dare la possibilità di dilazionare nel tempo - attraverso la definizione di scadenze chiare e definite - il pagamento delle somme dovute da parte delle aziende interessate.
Quindi, visto che il mio emendamento 1.106 verrà respinto, anche il nostro gruppo, in conseguenza della decisione della collega Germontani, procede al suo ritiro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, anch'io ritiro il mio emendamento 1.109 poiché, vista la precisazione della Presidenza, nel caso in cui venisse respinto ciò precluderebbe al sottoscritto la presentazione di un ordine del giorno.
NICOLA CRISCI, Relatore per la VI Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA CRISCI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, intervengo soltanto per manifestare apprezzamento nei confronti della responsabilità e dell'intenzione costruttiva con cui i colleghi hanno provveduto a ritirare questi identici emendamenti.
Ritengo ragionevole trasfondere la proposta emendativa in un ordine del giorno ed invito in questo senso il Governo a cercare, per quanto possibile, di sostanziare attraverso una valutazione possibilmente positiva l'atto di indirizzo nel momento in cui sarà presentato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo per ritirare il mio emendamento 1.108, a seguito di quanto detto dai colleghi in precedenza.
PRESIDENTE. Degli identici cinque emendamenti presentati rimane soltanto l'emendamento Satta 1.111. Onorevole Satta, gli altri colleghi presentatori di un emendamento identico al suo lo hanno tutti ritirato riservandosi di presentare un ordine del giorno. Lei cosa intende fare?
ANTONIO SATTA. Anch'io ritiro il mio emendamento 1.111, riservandomi di presentare un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.113.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 16,45)
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, il Senato ha modificato in parte questo comma relativamente alla definizione di fruizione. Comunque, a mio modo di vedere, non si è riusciti, avendone la Pag. 61possibilità, a riconoscere la dilazione ai soggetti interessati.
Ora, osservo che stiamo cercando di eliminare dal ragionamento che stiamo svolgendo le questioni che non risultano essere fondamentali (poiché vi è un'infrazione comunitaria, l'imposta va pagata e stiamo valutando chi sia il soggetto obbligato a farlo, o perlomeno responsabile) e stiamo tentando, altresì, di affrontare vicende parallele, come ad esempio se siano dovuti gli interessi e, in tal caso, chi sia obbligato al pagamento degli stessi, o quanto meno chi sia il responsabile di tale situazione.
Tra le questioni che non si ritengono importanti, ma che comunque possono produrre disagi ai soggetti interessati, rientra la dilazione dei pagamenti. Il mio emendamento, pertanto, mira ad autorizzare il frazionamento dell'imposta, visto che non ci siamo riusciti a disporlo al Senato.
Ritengo la dilazione di pagamento addirittura indispensabile. Come già detto in precedenza, e come intendo rimarcare adesso, l'Unione europea interviene per evitare situazioni di concorrenza sleale. Infatti, si parte dal presupposto che le imposte in oggetto, se pagate, avrebbero posto le società in questione (che operavano soprattutto nell'ambito dei servizi) in condizioni di parità con le altre imprese, mentre concedere a queste un beneficio fiscale avrebbe significato garantire loro un vantaggio a discapito dei concorrenti.
Mi domando, allora, cosa centri la rimozione di questa causa di infrazione con la possibilità di far pagare tali imposte ai soggetti interessati non interamente, ma con una dilazione. Ciò, a mio avviso, era quasi un atto dovuto.
Infatti, credo che nel momento in cui è stato adottato il decreto-legge in esame, oppure quando il Senato della Repubblica ha approvato, avendo a disposizione un tempo maggiore, alcune modifiche (perché non lo ha licenziato nella sua versione originaria), si sarebbe dovuto introdurre tutti quegli elementi di vantaggio che avrebbero affievolito un'ingiustizia. Tale ingiustizia derivava dal fatto che le società in oggetto non hanno fatto altro che distribuire utili non tassati per legge.
Ritengo indispensabile, quindi, agire in tal senso, poiché da ciò, talvolta, dipende la sopravvivenza delle aziende di cui stiamo parlando. Esistono situazioni paradossali: infatti, le società che debbono pagare tali imposte, ed i cui consigli di amministrazione hanno ormai deliberato le somme da liquidare, chiedono soltanto di poterle versare in un periodo più ampio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, desidero innanzitutto sottoscrivere l'emendamento Gioacchino Alfano 1.113, nonché le riflessioni che il collega ha testè svolto.
Vorrei aggiungere un'ulteriore considerazione. Infatti, se verranno presentati ordini del giorno al provvedimento in esame (come ha precedentemente fatto l'onorevole Germontani) finalizzati a «calmierare» un po' alcuni suoi aspetti negativi, ciò non è dovuto al fatto - almeno da quanto risulta dalla discussione in sede di Assemblea, e desidero evidenziarlo al signor sottosegretario - che la maggioranza ha dimostrato la volontà di apportare modifiche positive allo stesso decreto-legge.
Al contrario, ciò avviene perché l'opposizione, preso atto del modo in cui si agisce, è disposta, sapendo che tutti gli emendamenti da essa presentati non sono stati accettati, a non porre in votazione proposte emendative costruttive come quelle proposte, perché, in caso contrario, non vi sarebbe la possibilità di presentare ordini del giorno favorevoli alle aziende in oggetto, che potrebbero essere accettati dal Governo.
Intendo ribadire, che, in questa Assemblea, l'opposizione sta affrontando l'esame del presente provvedimento in una maniera costruttiva ed anche equilibrata; se avessimo voluto ragionare in termini «distruttivi», infatti, avremmo insistito per la votazione di tutte le proposte emendative presentate. Peraltro, se alcuni ordini del giorno, almeno in base a quanto sentiamo affermare, verranno accettati dal Governo, la reiezione dei nostri emendamenti precluderebbe Pag. 62la presentazione e l'accoglimento degli stessi.
Vogliamo agire in questo modo nonostante vi sia una maggioranza che, alla Camera dei deputati, ha affermato che il provvedimento uscirà nello stesso testo pervenuto dal Senato!
Sottolineo, in conclusione che se, come pare, verrà accolto un ordine del giorno che prevede la dilazione dei termini per effettuare il pagamento di quanto dovuto da parte delle imprese in questione, ciò sarà possibile perché noi, in maniera costruttiva e responsabile, abbiamo deciso di ritirare le nostre proposte emendative per «spirito di gruppo».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, il mio gruppo condivide pienamente l'emendamento presentato dall'onorevole Gioacchino Alfano. Ci rendiamo conto, altresì, che la strada maestra sarebbe la sua approvazione da parte dell'Assemblea, poiché riteniamo che tale proposta sia molto coerente con l'intero provvedimento in esame. Comprendiamo, tuttavia, come non sussista la possibilità - e lo abbiamo denunziato fin dall'inizio - di modificare il testo del decreto legge, dal momento che non vi sono le condizioni per un ulteriore esame da parte del Senato.
Assumendo un atteggiamento costruttivo, quindi, pur rendendoci conto della minore cogenza di un ordine del giorno rispetto all'inserimento di una disposizione all'interno del testo in esame, segnalo che, assieme alla collega Germontani, abbiamo presentato un documento di indirizzo che invita il Governo a prevedere la rateizzazione degli oneri dovuti dalle società partecipate dagli enti locali.
Per questo motivo, chiedo all'onorevole Gioacchino Alfano di ritirare il suo emendamento per permettere la presentazione di un ordine del giorno, che abbiamo già predisposto.
GIOACCHINO ALFANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 1.113 ed anche il mio emendamento 1.114, che è simile.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.121.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, questo emendamento tratta una questione delicata. L'articolo 1 stabilisce le azioni che i soggetti possono attivare nei confronti delle ingiunzioni di pagamento. Alla fine del periodo il Senato ha aggiunto l'espressione «, e successive modificazioni», nel senso che, nel caso in cui i soggetti interessati volessero fare ricorso contro gli atti ricevuti, lo possono fare non solo con la norma attuale, ma anche con la norma che sarà modificata in futuro.
Oltre alle «modificazioni», aggiungerei anche il termine «integrazioni», perché spero che nei provvedimenti che il Governo ha già predisposto si intervenga sulla possibilità per i soggetti chiamati al pagamento di utilizzare forme migliori di difesa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.121, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 221).Pag. 63
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.123, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 362
Votanti 360
Astenuti 2
Maggioranza 181
Hanno votato sì 143
Hanno votato no 217).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.124.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, stiamo cercando di intervenire sulle somme che vengono incassate dallo Stato per il pagamento di imposte che non erano dovute e che oggi sono obbligatorie.
In effetti, dobbiamo porci un'altra domanda. Se era vero che quegli utili non erano tassati e se è vero che oggi, invece, lo sono in modo retroattivo, perché l'Unione europea ha avviato una procedura di infrazione? È pur vero che queste risorse rimangono nelle casse dello Stato. Quindi, anche se l'emendamento è abbastanza complesso, si cerca di realizzare una sorta di recupero, che non costituisce un aiuto di Stato, ma che può alleggerire il peso di un pagamento ingiusto.
Lo abbiamo ripetuto tante volte: ci troviamo di fronte ad un recupero di un'imposta non dovuta, con gli interessi e con tutti i carichi per un evasore, perché, tranne le sanzioni, questi soggetti vengono considerati come evasori, anche se gli stessi sanno da tempo di dover pagare. Bisogna dirlo per una questione di onestà intellettuale: non è da oggi che è stata avviata la procedura di infrazione, ma essa ha una data più antica. Alcune società avevano accantonato nei loro bilanci delle somme all'incirca paragonabili alle imposte che sono state quantificate e notificate ai soggetti interessati.
Con questo emendamento cerchiamo di recuperare quelle somme non alla disponibilità dello Stato, ma in termini di benefici per i comuni. Non mi riferisco tanto ai comuni interessati direttamente, perché se riproponiamo il principio che queste risorse vengano attribuite ai soggetti di cui parliamo, possiamo incorrere in un'altra infrazione. Si possono creare, però, dei canali attraverso i quali queste risorse vengono riportate ed utilizzate a beneficio dei comuni che all'epoca hanno ipotizzato di trasformare le proprie municipalità in società per azioni.
Quindi, non posso ritirare il mio emendamento e trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, in quanto si tratta di una questione normativa ben precisa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.124, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 372
Astenuti 1
Maggioranza 187
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 226).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.134.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, questo emendamento vuole modificare il comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge. Esemplificando, accertato l'importo delle somme dovute dall'impresa, l'Agenzia delle entrate, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore di questo decreto-legge, deve notificare il dovuto pagamento all'azienda interessata. Quest'ultima deve pagare entro trenta giorni, pena l'iscrizione a ruolo e, quindi, l'avvio della contestazione; come sappiamo, in base al testo attuale del provvedimento l'azienda interessata non può chiedere una dilazione dei pagamenti; vedremo poi se, tramite l'approvazione di specifici ordini del giorno, si potrà rimodulare in parte tale previsione.
Sempre in base al comma 2 dell'articolo 1 in esame, l'azienda interessata può, però, impugnare l'atto di ingiunzione dinanzi alle commissioni tributarie. L'autorità giudiziaria, infine - e sempre in base alle previsioni di cui al secondo comma dell'articolo 1 del provvedimento -, «può disporre la sospensione in sede cautelare delle ingiunzioni di cui al periodo precedente» ovvero degli atti con cui si ingiunge all'impresa di pagare. Il provvedimento però prevede solo tre ipotesi di detta sospensione: errore di persona, errore materiale del contribuente ed evidente errore di calcolo.
L'emendamento Gioacchino Alfano 1.134 intende appunto rimettere alla valutazione discrezionale delle commissioni tributarie l'individuazione delle ipotesi di sospensione di tali atti di ingiunzione; qualora ne ravvedano eventuali e fattive incongruenze, e non solo quindi nei tre casi previsti dal testo attuale, esse possono sospenderle. Ci sembra che anche questo emendamento vada nel senso di conferire maggiori garanzie alle aziende interessate dal provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.134, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 145
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.135, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 364
Votanti 363
Astenuti 1
Maggioranza 182
Hanno votato sì 139
Hanno votato no 224).
Prendo atto che la deputata Formisano non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.139.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, adesso stiamo valutando l'ipotesi di atti che vengano notificati alle società e avverso i quali si può ricorrere dinanzi alle commissioni tributarie; si tratta di soggetti 'ordinari' ai quali sono permesse tutte le azioni utili per difendersi dagli accertamenti ricevuti. Il decreto-legge stabilisce tre ipotesi per le quali può essere sospesa la procedura di ingiunzione; ebbene, l'emendamento in questione vuole aggiungere alla lettera c), alle parole «evidente errore di calcolo» le parole «di significativa entità». Bisogna mettersi nei Pag. 65panni dei soggetti chiamati a pagare le imposte; come è capitato in passato - per esempio, con le famose cartelle pazze -, possono verificarsi casi in cui si confonde l'obbligo al pagamento per questa infrazione con situazioni soggettive diverse. Quindi, gli atti possono non essere sospesi su presupposti oggettivi. Tra i presupposti oggettivi può esserci anche il caso in cui l'importo sia di entità significativa, ipotesi in cui si potrebbe cautelativamente chiedere una sospensione. Quindi, l'emendamento al nostro esame cerca di inserire le parole «di significativa entità» alla lettera c) del comma 2.
Anche con riferimento ai successivi emendamenti cerchiamo di chiarire quale sia la posizione del contribuente che, seppure ormai rassegnato al pagamento delle imposte e degli interessi, può ricorrere al giudice per errori materiali o di identificazione del soggetto chiamato in causa. Ci possono essere altresì errori di quantificazione delle somme. Pertanto, quando questo tipo di errore è consistente, si chiede la sospensione del provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.139, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 362
Astenuti 1
Maggioranza 182
Hanno votato sì 145
Hanno votato no 217).
Prendo atto che le deputate Formisano e Germontani non sono riuscite a votare e che quest'ultima avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.140.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. L'emendamento Gioacchino Alfano 1.140 segue la linea di ciò di cui ho parlato prima. Infatti si dice che l'autorità giudiziaria può disporre la sede cautelare delle ingiunzioni in tre ipotesi, come poc'anzi detto: errore di persona, errore materiale del contribuente ed evidente errore di calcolo. I precedenti emendamenti hanno cercato di specificare in maniera più chiara ed esaustiva questi tre punti che ho appena citato. L'emendamento in esame punta ad inserire la lettera c-bis), vale a dire l'ipotesi della «evidente necessità di ritardare recupero, al fine di evitare danni irreparabili al contribuente».
Si tratta di una proposta emendamentiva che va incontro alla necessità del contribuente che si trovi in uno stato di evidente difficoltà. In questo caso, l'autorità giudiziaria può disporre la sospensione di questo pagamento in relazione ad uno stato oggettivo di necessità, chiaro e contingente, da parte del contribuente, proprio per evitarne danni irreparabili.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, su questo articolo, insieme ai gruppi della Lega Nord Padania, dell'UDC e di Alleanza Nazionale, avevamo presentato quasi quattrocento emendamenti che sono stati adesso ridotti cento. Di questi cento, ne sono rimasti pochissimi. Di questi pochissimi, le questioni che rimangono veramente importanti sono poche. Una è questa: il rischio che corrono le società chiamate al pagamento. Infatti, parliamo di risorse consistenti. Inoltre, si tratta di soggetti che nella maggior parte dei casi sono stati delegati a svolgere attività dei servizi degli enti locali o comunque servizi che, fino a pochi anni fa, venivano erogati esclusivamente dagli enti locali e dai comuni.
Quindi, molti cittadini considerano queste società, anche se società per azioni - in quanto soggetti chiamati a stare nella Pag. 66concorrenza -, come operatori degli enti locali. Sarebbe grave, dal punto di vista dell'immagine dello Stato, che queste società si vedano recapitate cartelle di pagamento d'imposta e che siano eventualmente soggette altresì all'esecuzione forzata delle stesse. Infatti, potrebbe accadere che un comune, proprietario delle quote di tale aziende e obbligato al pagamento per questioni diverse, non abbia la possibilità di poterle pagare. In quanto, di fatto, tale comune è il proprietario di una società che è il soggetto obbligato al pagamento nelle more di questa esecuzione, si vedrà applicati gli istituti tradizionali di recupero delle imposte non pagate.
Quindi, riteniamo ingiusto il recupero di un'imposta non dovuta, che viene addebitata ai comuni per non farla addebitare allo Stato che aveva legiferato in quel senso. Non riusciamo a convincerci del fatto che, se il comune chiede una dilazione o, quanto meno, dimostra oggettivamente un danno che può essere causa dell'impossibilità momentanea del pagamento, non si possa avere la sospensione. Tra l'altro, l'istituto della sospensione viene applicato ai singoli contribuenti. Noi abbiamo cercato di inserirlo nella norma perché, ripeto, parlando di importi molto consistenti, che non danno ai direttori delle Agenzie delle entrate la libertà di poter interpretare autonomamente la sospensione - sapete benissimo che la sospensione delle ingiunzioni dei pagamenti viene attivata dai direttori delle Agenzie delle entrate -, se il contribuente fosse impossibilitato al pagamento della somma, si potrebbe chiedere la sospensione.
Nella premessa ho fatto riferimento al numero degli emendamenti che avevamo presentato perché da parte nostra sussisteva un atteggiamento anche abbastanza critico nei confronti di una parte del Parlamento che avrebbe potuto approfondirne maggiormente l'esame. Nel corso della discussione sulle linee generali ho detto che forse il Senato, distratto da altri provvedimenti che aveva in calendario, non ha avuto tempo di apportare quelle modifiche che niente avevano a che fare con le infrazioni. Infatti, adesso stiamo continuando a parlare delle infrazioni come se giustificassero il tutto. Allora, se è vero che alcuni soggetti sono chiamati al pagamento di somme consistenti per evitare un'infrazione, è anche vero che ci possono essere delle situazioni soggettive di impossibilità a soddisfare il pagamento di tali somme. Quindi, la lettera c-bis tende ad aggiungersi alle ipotesi di sospensione che sono state già previste, per fare in modo che poi, una volta dimostrata l'impossibilità del pagamento, possano essere sospesi i recuperi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia firma all'emendamento Alfano 1.140. Ritengo, infatti, che sia di buon senso prevedere, oltre alle fattispecie già contemplate dall'articolo 1 (errore di persona, errore materiale del contribuente ed evidente errore di calcolo), anche la fattispecie contemplata dalla lettera c-bis (evidente necessità di ritardare il recupero, al fine di evitare danno irreparabile al contribuente). Tutto ciò perché stiamo parlando, da una parte, di oggetti delicati, di società che erogano pubblici servizi - quindi, un grave e irreparabile danno dato da questo pagamento (che, ripeto, in molti casi è ingente) potrebbe anche avere un effetto negativo sulla collettività - e, dall'altra, di comuni. Vi lascio pensare ciò che cosa significhi e che danni possa provocare alla contabilità dei comuni in momenti difficili come questi e con somme ingenti.
Quindi, reputo che l'emendamento Gioacchino Alfano 1.140 sia di buonsenso. Sottolineo nuovamente che la rigidità della discussione impedisce di migliorare alcune parti del provvedimento in maniera condivisa al fine di determinare effetti positivi a favore dei cittadini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.140, non accettato Pag. 67dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 377
Astenuti 2
Maggioranza 189
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 231).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.141, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 384
Votanti 382
Astenuti 2
Maggioranza 192
Hanno votato sì 151
Hanno votato no 231).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.142, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 229).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.145.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Allo stesso modo dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.142, anche questa proposta emendativa tratta di interessi. In particolare, ci si riferisce al comma 3 dell'articolo 1, dove si stabilisce come calcolare gli interessi che queste imprese devono pagare a seguito del pronunciamento dell'Unione europea che impone di restituire - con gli interessi, appunto - le imposte non pagate relative agli anni 1997, 1998 e 1999.
Con la presente proposta emendativa proponiamo dunque che il tasso di interesse da applicare debba essere ridotto nella misura del 50 per cento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.145, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 376
Votanti 375
Astenuti 1
Maggioranza 188
Hanno votato sì 147
Hanno votato no 228).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.150, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 370
Astenuti 1
Maggioranza 186
Hanno votato sì 145
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.153, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 378
Votanti 377
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 228).
Passiamo agli identici emendamenti Germontani 1.155, Galletti 1.156, Gioacchino Alfano 1.157 e Satta 1.159.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato pochi emendamenti, volti a migliorare e a chiarire il testo in esame.
Intendo ritirare il mio emendamento 1.155 con l'intenzione di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, al fine di sollecitare una risposta da parte del Governo. Tale emendamento riguarda il comma 4, dell'articolo 1 che, riferendosi alla disciplina comunitaria, prevede che costituiscono deroghe al divieto previsto dall'articolo 87, paragrafo 1, del Trattato che istituisce la Comunità europea, e non sono pertanto oggetto di iscrizione a ruolo a titolo definitivo, gli aiuti, comunque determinati nella comunicazione di ingiunzione notificata al soggetto beneficiario, rientranti nell'ambito di applicabilità della regola «de minimis», esclusi i settori disciplinati da norme comunitarie speciali in materia di aiuti di Stato emanate sulla base del Trattato che istituisce la Comunità economica europea o del Trattato che istituisce la Comunità europea del carbone e dell'acciaio, vigenti nel periodo di riferimento.
La regola «de minimis» fissa una cifra assoluta, nell'arco di tre esercizi finanziari, recentemente innalzata a 200 mila euro dal nuovo regolamento della Commissione europea, quale soglia di aiuto al di sotto della quale si può considerare inapplicabile l'articolo 87, paragrafo 1, del Trattato di Roma, che vieta gli aiuti di Stato.
Questa regola si basa sul principio che, nella grande maggioranza dei casi, gli aiuti di importo esiguo non hanno alcun impatto sensibile sugli scambi e sulla concorrenza tra Stati membri. Gli Stati membri, a loro volta, sono tenuti ad instaurare modalità di controllo atte a garantire che il limite che vi abbiamo indicato non venga superato, anche se l'aiuto è concesso da autorità locali, regionali o nazionali diverse e che permettono loro di dare risposta all'eventuale richiesta di spiegazione da parte della Commissione europea.
L'emendamento che ritiro, il cui contenuto sarà trasfuso in un ordine del giorno che presenterò, suggerisce di aggiungere, all'ultimo periodo del comma 4 dell'articolo 1, un riferimento che ampli le ipotesi di esclusione o di riduzione dell'entità della restituzione, che viene invece prevista dal provvedimento solo per i casi rientranti nell'ambito di applicabilità della regola del «de minimis». Sarebbe auspicabile, infatti, l'ampliamento anche a tutte quelle ipotesi che, così come è stato espressamente previsto dalla decisione del 2003 n. 193 della Commissione europea, non rientrano nell'ambito di applicazione della decisione, come ad esempio le agevolazioni fiscali relative ad attività non concorrenziali.
PRESIDENTE. Dunque, l'emendamento Germontani 1.155 è stato ritirato e l'onorevole Germontani si riserva di trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.
Chiedo all'onorevole presentatore dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.157 se acceda anch'egli all'invito al ritiro.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, lo ritiro anch'io.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo all'onorevole Galletti se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.156.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, lo ritiro e preannunzio che sottoscriverò l'ordine del giorno che sarà presentato dalla collega Germontani.
PRESIDENTE. Onorevole Satta, accede anche lei all'invito al ritiro del suo emendamento 1.159?
ANTONIO SATTA. Lo ritiro anch'io.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.171.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, l'emendamento in oggetto riguarda i soggetti che non sono tenuti al pagamento, perché gli aiuti rientrano in un certo importo. Mi riferisco ai cosiddetti aiuti «de minimis». Poiché l'importo viene calcolato su un periodo fisso, nel caso in cui si raggiunga il limite massimo si passa ad un periodo successivo; l'emendamento, dunque, chiede la soppressione del secondo e del terzo periodo del comma 6.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento già che Alfano 1.171, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 377
Astenuti 2
Maggioranza 189
Hanno votato sì 153
Hanno votato no 224).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Galletti 1.188, Gioacchino Alfano 1.189 e Satta 1.191.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, in precedenza ho atto riferimento ai soggetti esonerati dal pagamento perché non raggiungono un importo minimo. Vi chiedo di mettervi nei panni di questi soggetti e sul modo in cui devono documentare il fatto di rientrare in questo requisito.
L'emendamento in oggetto chiede che le società beneficiarie, che intendano avvalersi della disposizione, producano una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà. Quello delle semplificazioni è un tema non nuovo al Parlamento. Dunque, è fondamentale affrontarlo ora.
Dovete soltanto pensare che la preoccupazione dei soggetti interessati al pagamento o all'esonero riguarda anche le spese che nascono dalle consulenze o comunque dalla difficoltà di interpretazione della norma. E quindi ci potrebbe essere, oltre a quello dell'imposta, anche un costo aggiuntivo non di poco conto: voi immaginate che queste società, che sono state sempre in regola, oggi sono tenute a pagare un'imposta non dovuta; adesso dunque pagano, pagano gli interessi e sono Pag. 70anche chiamate ad attivarsi dal punto di vista dell'interpretazione ad esempio dei requisiti e degli importi.
Allora, per il caso «de minimis», cioè di quei soggetti che non sono chiamati al pagamento in quanto non arrivano all'importo limite, prevediamo che essi possano produrre una dichiarazione sostitutiva. Come vedete, la proposta emendativi non c'entra nulla con l'inflazione e con l'obbligo; si prevede solo una procedura amministrativa interna, che aiuta alcuni soggetti che possono avere anche difficoltà rispetto agli adempimenti, e che quindi, non avendo la possibilità di documentare che si trovano all'interno di quel limite, possono essere chiamati al pagamento, anche se non dovuto. Viceversa, l'atto di notorietà può semplificare e permettere di avvalersi di quel beneficio.
MARIA IDA GERMONTANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Intervengo per apporre la mia firma all'emendamento Gioacchino Alfano 1.189.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Galletti 1.188, Gioacchino Alfano 1.189 e Satta 1.191, non accettati dalle Commissioni né dal Governo, e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 384
Votanti 383
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 228).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.192.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, ora entriamo nel tecnicismo, in questioni di dettaglio. In effetti, come possono i soggetti chiamati in causa dimostrare i requisiti posseduti? E come possono poi depositare i ricorsi o, comunque, mettere in campo un contenzioso? Ci stiamo incamminando in questioni tecniche forse poco comprensibili, ma che, per chi deve applicarle, sono molto importanti.
Ci riferiamo ora alla notifica di diversi esercizi e quindi di anni: abbiamo detto che l'esenzione di cui parliamo veniva applicata su diversi anni e che quindi le società vengono chiamate al pagamento di imposte per diversi anni.
L'emendamento in esame tende a semplificare l'azione di chi intenda opporsi a tale richiesta, dandogli il diritto a farlo una sola volta, non appellandosi dunque ad ogni documento. Forse questo potrebbe essere risolto alla radice, cioè gli uffici delle entrate che si sono attivati per il recupero possono procedere in modo che questo venga fatto con un solo atto, in modo che il soggetto che intenda opporsi alla richiesta possa farlo con un solo atto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Gioacchino Alfano 1.192, del quale comprendiamo a pieno il significato: si vuole invertire il procedimento previsto dal provvedimento, secondo cui è compito delle società beneficiarie, che intendano avvalersi della disposizione di cui al comma 4 (dove si parla del cosiddetto «de minimis»), produrre la dichiarazione per dimostrare che si trovino in quel particolare stato.
L'emendamento Gioacchino Alfano 1.192 inverte, invece, le parti e dice che, Pag. 71con il procedimento di cui al comma 2, è l'Agenzia delle entrate che informa le società beneficiarie degli aiuti di cui possono avvalersi secondo la disposizione di cui al comma 4. Vi è quindi un'inversione di compiti: mentre secondo quanto previsto nel testo in esame la società beneficiaria deve sapere di essere nella situazione prevista nel comma 4, e quindi poi attivarsi dimostrando di essere in quella particolare condizione, secondo l'emendamento dell'onorevole Gioacchino Alfano, che certamente non verrà approvato, sarebbe l'Agenzia delle entrate a comunicare alla società beneficiaria quello stato di cose.
Ci sembra una inversione di ruoli e di funzioni che va comunque verso la certezza del godimento di quel diritto. Prevedere che l'Agenzia delle entrate (la quale chiaramente dovrà operare in modo corretto, funzionale ed efficiente) comunichi alla società che potrà beneficiare della disposizioni previste dal comma 4 e rientrare quindi all'interno di tutta una serie di casistiche (importanti per questo tipo di provvedimento e per quella società), mi sembra una modifica interessante e anche utile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.192, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 229).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.196.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, come diceva in precedenza il collega Gioacchino Alfano, si entra nel dettaglio di piccolezze e di aspetti non certo importantissimi, ma il cui contenuto può comunque essere interessante. Con l'emendamento in oggetto chiediamo di sopprimere le seguenti parole: «consegnate a mano o». Stiamo parlando delle società beneficiarie, rientranti all'interno del de minimis, di cui al comma 4, che devono produrre una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà, nonché una serie di documentazioni per specificare questo aspetto, come recita il comma 9. Il comma 10 stabilisce che le società debbano provvedere tramite la consegna a mano, oppure tramite l'invio a mezzo di raccomandata, con avviso di ricevimento, entro quindici giorni. Noi chiediamo che la possibilità della consegna a mano venga soppressa perché riteniamo che l'invio tramite raccomandata sia più chiaro ed efficiente. Infatti, molte volte la consegna a mano può essere meno utilizzata da chi è abituato ad altre modalità ed ha quindi in proposito meno esperienza. A nostro avviso la previsione dell'invio soltanto tramite raccomandata è più funzionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.196, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 387
Votanti 386
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 232).Pag. 72
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 1.197.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, il collega Fugatti faceva giustamente riferimento ad una fase del provvedimento piuttosto tecnica. Tuttavia, non bisogna dimenticare che in sede di Commissioni non siamo riusciti, a causa di motivi forse non dovuti alla volontà della Camera dei deputati, ad avere il tempo per approfondire tali questioni, che pertanto affrontiamo in Assemblea.
Il mio emendamento chiede di utilizzare come strumento di trasmissione per i soggetti abilitati anche i mezzi informatici e telematici. Ciò dovrebbe essere già stabilito da norme giuridiche e in effetti il nostro codice già definisce quali sono gli strumenti utilizzabili per la notifica, sia per chi la riceve che per le opposizioni. Tuttavia, dal momento che il decreto-legge li richiama, quasi a volerli rimarcare, con il nostro emendamento vogliamo aumentare le possibilità di applicazione della norma che in qualche modo attenuano il disagio dei soggetti chiamati in causa.
Come continuiamo a ripetere dall'inizio dell'esame del provvedimento, stiamo parlando di soggetti che pagano imposte riferite ad anni per i quali erano stati dichiarati esenti. Quindi, si può verificare il controsenso di una società che, pur abilitata alla trasmissione telematica delle proprie dichiarazioni e quindi all'utilizzo di uno strumento economico e veloce, ne è impedita dal fatto che il decreto-legge in oggetto non ne fa menzione.
Pertanto, il mio emendamento intende aggiungere agli strumenti di comunicazione previsti anche quello telematico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 1.197, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 373
Astenuti 2
Maggioranza 187
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 227).
Avverto che, della serie di emendamenti a scalare da Fugatti 1.198 a Fugatti 1.209, porrò in votazione, come prassi, il primo e l'ultimo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 1.198.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, torniamo a quanto dicevamo in precedenza sul fatto che le società beneficiarie devono produrre una documentazione da consegnare a mano o da inviare a mezzo raccomandata. Il provvedimento recita che tale produzione deve avvenire entro 15 giorni. Noi chiediamo di ampliare il termine di tempo a 60 giorni, perché crediamo che ciò vada nella direzione di fornire un aiuto alle società interessate. Poiché parliamo delle società che possono beneficiare della possibilità di essere escluse dal provvedimento, vorrei portare all'attenzione dell'Assemblea quanto è stato sostenuto dagli auditi presso le Commissioni, che hanno manifestato il rischio che determinate fattispecie di società siano inserite nel provvedimento come contribuenti, fatto che creerebbe oggettive difficoltà.
Era stato chiesto dalle categorie interessate, durante le audizioni, di prevedere l'esclusione in base a peculiari caratteristiche di alcune società. Mi riferisco in particolare alle società in house, che a tempo debito non potevano aver compiuto una distorsione della concorrenza e non potevano avere ricevuto aiuti di Stato essendo società di una fattispecie ben chiara. Vedremo se vi saranno ordini del giorno che andranno in questo senso e se saranno accettati dal Governo.Pag. 73
Comunque, si tratta di casi particolari che devono essere valutati. Ciò non è stato possibile perché gli emendamenti presentati su questo argomento, anche da altri colleghi, sono stati ritirati per la chiara mancanza di volontà da parte del Governo di modificare il provvedimento.
L'emendamento a mia firma 1.198 è molto semplice. Esso punta ad ampliare il termine di tempo necessario, da 15 a 60 giorni, per la presentazione della documentazione da parte delle società beneficiarie. Ci sembra, anche in questo caso, che si tratti di un emendamento di tutto vantaggio per le società interessate. Comprendiamo che non potrà essere accettato, ma non possiamo certo dire che si tratti di un emendamento ostruzionistico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.198, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sui cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 377
Astenuti 2
Maggioranza 189
Hanno votato sì 151
Hanno votato no 226).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 1.209, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 227).
Prendo atto che la deputata Formisano non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciro Alfano 1.212.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, si tratta dell'ultimo tentativo per ripristinare la tassazione corretta degli utili che riguardano il periodo di imposta in moratoria. L'emendamento in esame mira a rimettere, diciamo così, l'orologio indietro di alcuni anni per ripristinare la metodologia esistente prima del 2003, cioè il credito d'imposta. Chiediamo che le imposte, che oggi gli enti locali sono tenuti a pagare attraverso le loro società partecipate, ritornino ai comuni tramite il credito di imposta. Quindi, i comuni potrebbero riprendersi quanto le società oggi pagano attraverso il minor versamento di altre imposte, come ad esempio l'IVA (per le attività per cui gli enti locali ne sono soggetti) o gli oneri contributivi sui dipendenti. Ciò riporterebbe la neutralità che esisteva sul pagamento delle imposte.
Ritengo che tale procedura sarebbe comprensibile anche da parte delle autorità europee, perché il pagamento dell'imposta sarebbe effettuato come sarebbe stato effettuato allora se non vi fosse stato il medesimo dell'esenzione dell'imposta e si verificherebbe anche il recupero allora esistente e che esisterebbe anche oggi.
Ritengo, quindi, che questa neutralità sia necessaria, al fine di rendere il provvedimento giusto nei confronti delle società ex municipalizzate dei comuni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento in esame che è fondamentale, perché, paradossalmente, se le società all'epoca avessero pagato le imposte, vi sarebbe stato un recupero da parte dei comuni. Pag. 74Pertanto, oggi ci troviamo di fronte ad un paradosso: in ordine alle imposte da pagare, vi è un trattamento differenziato, secondo una certa modalità aggravata, nei confronti dei soggetti tenuti al pagamento.
Si tratta dell'ultimo emendamento presentato all'articolo 1 (poi si passa all'esame degli emendamenti presentati all'articolo 2) che affronta, forse, la questione più importante. Il comune può deliberare di trasformare un'azienda municipalizzata in società per azioni, avvalendosi di una norma che contiene disposizioni relative all'esenzione dalle imposte che poi vengono recuperate dopo un certo periodo di anni; se tali imposte fossero state pagate in un certo periodo, i comuni le avrebbero recuperate. Quindi, l'emendamento tende a fare in modo che quella condizione storica, non di beneficio, ma di recupero, possa essere ripristinata.
È l'ultimo appello che rivolgo per quanto riguarda le modifiche da apportare all'articolo 1; dobbiamo convincerci tutti che si tratta di una richiesta condivisibile che non intralcia le disposizioni dell'Unione europea, la quale, invece, tende a riequilibrare le società per azioni, perché l'infrazione fa in modo che i soggetti sul mercato siano gli stessi: quindi nessun soggetto Spa che svolge quell'attività deve beneficiare dell'esenzione fiscale.
In Italia vigeva un sistema in base al quale, per alcune situazioni, venivano assoggettati gli utili all'imposta, ma, poiché si tratta di quote di enti locali, di comuni, questi ultimi si trovano in una situazione soggettiva che gli permette di recuperarli. Pertanto, mi rivolgo al relatore e al Governo e chiedo uno sforzo teso a modificare, almeno in parte, questo articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, sottoscrivo anch'io l'emendamento Ciro Alfano 1.212, perché mi sembra un emendamento di buon senso.
Il dibattito sugli emendamenti viene costretto e contenuto. Un dibattito nel quale tutti noi, membri della Commissione finanze, siamo particolarmente coinvolti perché ci appassiona. Certamente c'è anche un dibattito di contenuto tecnico che quindi richiede una certa conoscenza, perché si tratta di articoli a volte ostici sotto certi aspetti. Mi unisco anch'io all'appello degli altri colleghi e chiedo al Governo di considerare quanto richiesto dall'emendamento Ciro Alfano 1.212.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciro Alfano 1.212, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 386
Votanti 385
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 159
Hanno votato no 226).
Prendo atto che l'emendamento Fugatti 2.30 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 2.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'articolo 2 riguarda la promozione della candidatura di Milano all'Esposizione universale del 2015. Ovviamente siamo d'accordo. È chiaro che proporre la città di Milano, capitale economica del Paese, come candidata per l'Expo è una cosa positiva.
Milano e la Lombardia sono la locomotiva economica della Padania e, quindi, di tutto il Paese. Sappiamo tutti che, se vanno bene Milano, la Lombardia, il Veneto, Pag. 75il Piemonte - la Padania - va bene l'economia di tutto il Paese. Ce ne siamo accorti proprio in questi giorni, quando si è sviluppata la discussione sul cosiddetto «tesoretto»: vi è stata una crescita imprevista del PIL che è frutto dell'azione delle nostre imprese, del settore privato (non è il pubblico che genera il PIL; semmai, il pubblico rappresenta una zavorra per il PIL). Il settore privato riesce a produrre reddito nonostante un settore pubblico elefantiaco ed inefficiente! Che almeno questo «tesoretto» non sia buttato via! Speriamo che, una volta tanto, si voglia fare non come la cicala, ma come la formica! Speriamo che il «tesoretto» non sia speso, ma investito in infrastrutture o nella detassazione degli utili reinvestiti, per generare ulteriore ricchezza.
Quanto all'emendamento Fugatti 2.31, non si tratta di proposta meramente formale: noi proponiamo che siano coinvolti anche gli enti locali e che i fondi non siano gestiti dal centro, da Roma, dallo Stato e dal ministero, bensì anche, insieme, dagli enti locali, vale a dire dalla regione, dalla provincia e dal comune. La questione non è formale, perché c'è una «leggina» che si chiama Costituzione, la quale prevede, all'articolo 117, che il commercio internazionale è materia di legislazione concorrente (penso che siamo d'accordo tutti). Orbene, se si tratta di materia di legislazione concorrente, perché la gestione delle risorse è demandata in toto allo Stato ed al ministero? Non ha senso! Sempre la Costituzione prevede, all'articolo 114, che «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, delle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato»: poi c'è lo Stato!
Per noi il federalismo non è fatto di chiacchiere, ma è una cosa concreta; quindi, la Costituzione va riempita di contenuti concreti. All'inizio degli anni Novanta, un noto economista, Niki Omae, aveva previsto che in Italia il federalismo sarebbe stato attuato entro il 2010: entro tale data sarebbe avvenuta la trasformazione dell'Italia in uno Stato pienamente federale. Noi speriamo che ciò avvenga prima del 2010; di sicuro, dovrà avvenire almeno per il 2015. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.31, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 384
Votanti 383
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 225).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.34, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 378
Votanti 377
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato sì 151
Hanno votato no 226).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 2.37.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, non vorrei portare male - mi riferisco all'auspicio formulato dal collega Pag. 76Garavaglia -, ma ho l'impressione che il federalismo, considerata la situazione politica che caratterizza questo Parlamento, non lo vedremo realizzato entro il 2010; e chissà se nel 2015 terminerà la stasi di questo Stato (ma questo è un altro discorso)!
Il mio emendamento 2.37 mira ad inserire tra i soggetti che dovranno realizzare le iniziative per la promozione della candidatura della città di Milano all'Esposizione universale del 2015 gli enti interessati: la regione Lombardia, la provincia ed il comune di Milano.
Come ha affermato il collega Garavaglia, quello in esame è un emendamento federalista che è conforme anche al principio di sussidiarietà, secondo il quale le iniziative vanno assunte al livello più vicino al soggetto realmente interessato.
Il fatto che si parli della candidatura di Milano e che si preveda che la regione Lombardia, la provincia di Milano ed il Comune di Milano siano partecipi ed interpreti di questa azione è sicuramente positivo.
È sintomatico che sia il gruppo della Lega Nord a prevedere queste modifiche all'interno di questo provvedimento. La Lega Nord dimostra così di essere autenticamente autonomista e federalista e, nel momento in cui si parla di enti locali e decentramento, dimostra anche di saper intervenire con emendamenti puntuali e precisi per dare forza e potere decisionale agli enti interessati, in questo caso la regione Lombardia, la provincia ed il comune di Milano.
Sappiamo già che questi emendamenti non verranno approvati; il fatto che noi li abbiamo comunque proposti rappresenta un ulteriore segnale di quale sia la nostra posizione politica verso gli enti locali, l'autogoverno, il federalismo e l'autonomia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.37, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 372
Astenuti 1
Maggioranza 187
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 218).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 2.39.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Grazie, Presidente. Torniamo sull'argomento auspicando che almeno venga accolto l'ordine del giorno. Purtroppo sappiamo come sta funzionando questa legislatura, si va avanti con decreti-legge e con il Parlamento che di fatto approva leggi approvate dal Governo e dalle segreterie di partito, con buona pace della democrazia rappresentativa. Dobbiamo quindi affidarci agli ordini del giorno per modificare le leggi che vengono fatte in fretta e male, ma questo è un problema che riguarda la coscienza di chi si comporta in questo modo.
Veniamo ora al punto. Si è detto prima: riempiamo di contenuti il federalismo. Pare, ma noi ne siamo anche convinti, che si sta diffondendo l'idea in tutti i partiti politici che l'unico modo per tenere veramente sotto controllo la spesa pubblica sia in quantità che in qualità sia il federalismo fiscale. Solo portando il livello di spesa vicino ai cittadini, dando la possibilità di controllare come vengono spesi i quattrini, se Pag. 77vengono spesi, esiste la possibilità di spendere meno soldi oppure di spendere meglio gli stessi soldi, avendo quindi un ritorno maggiore in termini di produzione di ricchezza e di servizi e benessere per i cittadini.
Ebbene, noi continuiamo ad insistere su questo punto e siamo convinti che alla fine ci arriveremo. Tuttavia, tornando sulla questione del «tesoretto», invece di pensare a spenderlo in maniera elettoralistica, perché ci sono le amministrative che incombono ed i sondaggi elettorali non sono dei migliori, pensiamo una buona volta al bene del paese e utilizziamo il «tesoretto» per iniziare a generare un po' di federalismo fiscale. Questo potrà dare un futuro di benessere a tutta la nazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.39, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 383
Votanti 382
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato sì 159
Hanno votato no 223).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 2.38.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Stiamo discutendo su una serie di emendamenti molto simili, che danno il senso di quale sia la posizione politica della Lega Nord sulla candidatura di Milano e sul fatto che debbano essere interessati anche la regione Lombardia, la provincia ed il comune di Milano. L'emendamento 2.38 punta ad inserire la regione Lombardia ed il comune di Milano quali candidati promotori per la candidatura di Milano per l'Esposizione universale del 2015.
Il fatto che sui vari emendamenti presentati ci siano interventi solamente degli esponenti della Lega Nord credo sia sintomatico, anche in una fase non certo di dura contrapposizione all'interno di quest'aula, di quali siano le diverse sensibilità del nostro gruppo verso gli enti locali e verso i temi del decentramento, dell'autogoverno e della possibilità di decidere a casa propria su determinate questioni o comunque almeno di proporre a casa propria qualcosa al riguardo.
Questo emendamento, così come il successivo 2.41, sempre a mia prima firma e che va nella stessa direzione, fa parte di un pacchetto di cinque, sei emendamenti che sono stati presentati appositamente per specificare la chiara posizione della Lega Nord su questo tema. Crediamo infatti che quando si parla, all'interno di quest'aula, di federalismo, di autogoverno, di decentramento e di autonomia - temi sui quali molti si riempiano soltanto la bocca! - sia un aspetto positivo anche semplicemente stabilire che sia lo stesso territorio a gestire poi questo evento, a dare l'input, a promuoverlo, essendo esso stesso portatore di questa istanza.
Vedo però che la voce della Lega, che comunque non sarà ascoltata perché sappiamo che il provvedimento è blindato, è l'unica ad andare in questo senso e questo ci fa capire come il Parlamento romano sia poco sensibile ai temi delle autonomie, del decentramento e del federalismo e quanto strada ci sia ancora da fare per raggiungere questi obiettivi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Non resto indifferente al richiamo del collega della Lega e chiedo inoltre di sottoscrivere questo suo emendamento, nella convinzione che l'idea di federalismo non sia contraria Pag. 78al principio di unità nazionale e che nella fattispecie il coinvolgimento degli enti locali per sostenere e garantire la candidatura di Milano rappresenti un percorso giusto e perciò condivisibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.
REMIGIO CERONI. Poiché questo è uno degli ultimi emendamenti riferiti all'articolo 2, vorrei manifestare il mio disappunto su tale articolo, il cui intento è quello di semplificare le procedure di utilizzo delle risorse messe a disposizione dalla legge finanziaria 2007 per la promozione della candidatura italiana all'Esposizione universale del 2015. Intanto si tratta di somme molto rilevanti (mi pare 3 milioni di euro). Non capisco inoltre per quale motivo occorre accelerare le procedure per un'iniziativa che si farà fra sette, otto anni, violando così le norme in materia di appalti, di pubblicità di bandi, di termini per la ricezione delle domande di partecipazione alle gare, di presentazione delle offerte, di comunicazione dei capitolati e di esclusione automatica delle offerte.
Questo modo di comportarsi mi pare veramente assurdo, perché mentre un piccolo comune per ottenere la fornitura di dieci risme di carta deve fare una gara e pubblicare il relativo bando, a questo Ente Comitato e alla Presidenza del Consiglio dei ministri riconosciamo invece la facoltà di spendere 3 milioni di euro senza rispettare le norme! Ciò è veramente assurdo e per questo motivo voterò contro questo articolo 2.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.38, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 382
Votanti 381
Astenuti 1
Maggioranza 191
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 232).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 2.41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Anche questo emendamento rappresenta l'occasione per chiarire qualche concetto, perché spesso si parla e si straparla di federalismo, ma senza affrontare il tema fino in fondo nella maniera corretta.
Spesso, ad esempio, si contrappone il processo di federalismo ad un vago concetto di solidarietà; si pensa, si dice, si afferma, che la visione della Lega Nord sul federalismo non è sufficientemente solidale. Ebbene, noi questo lo contestiamo concettualmente - perché le cose non stanno così e non c'è niente di vero - e attraverso i dati. Faccio un esempio di solidarietà che la regione Lombardia esercita nei confronti di tutto il paese; ebbene, la regione Lombardia quest'anno ha versato al fondo di solidarietà nazionale per la sanità 3,5 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta il 56 per cento del totale di questo fondo: non so se vi è chiaro il concetto. Una regione, da sola, è solidale al 56 per cento: alla faccia della mancanza di solidarietà, ci viene da dire. Ebbene, a fronte di questa partecipazione così importante e non giustificata, la regione Lombardia - ricordiamolo - avanza dallo Stato, per varie cose trascinate negli anni, 7 miliardi di euro. Sarebbe cosa buona e giusta se per questa volta Formigoni scrivesse di aver già dato e di voler patteggiare, azzerare i 3,5 miliardi di quest'anno con i 7 miliardi che ci debbono essere dati. Non si arriverà a questo perché il nostro Pag. 79non è un paese normale, però rimaniamo, comunque, convinti che è il federalismo - distribuzione delle risorse prima ai comuni, alle regioni e poi allo Stato per la parte rimanente - rappresenti la soluzione per ridurre la spesa pubblica, non ve ne sono altre. Altrimenti, accadrà quello che sta già accadendo: la regione Lazio crea un buco di 10 miliardi di euro nella sanità e il Governo lo ripiana attraverso i 3,5 miliardi della regione Lombardia. Questo non è federalismo, ma la peggior gestione possibile dei soldi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Armani).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 18)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo per ribadire i concetti espressi dal collega Garavaglia e per far cogliere all'Assemblea, oggi molto distratta, il succo, lo spirito, la sintesi dei nostri interventi a sostegno di questo, apparentemente banale, articolo 2, attinente alla promozione della candidatura della città di Milano all'Esposizione universale del 2015.
Noi continuiamo a pensare che in questo Parlamento si sta perseguendo una politica razzista, di esclusione, di totale disinteresse, nonché di lontananza nei confronti della Lombardia e delle proprie peculiarità, specialità.
Nel nostro piccolo cerchiamo di portare al centro della discussione di questa Assemblea la questione settentrionale; molto spesso, invece, anche esponenti di questa maggioranza, attraverso i loro comizi, discutono del tema nell'ambito di diversi organismi. L'Unione si sta completamente dimenticando di trattare questo argomento e con ciò sta facendo un torto ad una parte del paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Bellotti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, non sono lombardo, ma trentino, però sarei pronto a scommettere che se al posto della regione Lombardia, oppure della provincia, del comune di Milano, fosse contemplata la regione Sicilia o la provincia, il comune di Catania, la lobby - intesa in senso positivo e non negativo - dei siciliani si sarebbe già sollevata a favore di questo emendamento.
Di contro, la non considerazione, il silenzio nei confronti di questo emendamento testimoniano quanto l'Assemblea sia poco interessata al federalismo, soprattutto quanto riguarda la Padania, il Settentrione: lo ripeto chi vi parla è un trentino, non un lombardo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Montani. Ne ha facoltà.
ENRICO MONTANI. Signor Presidente, vorrei dire che sono veramente esterrefatto: mi domando, infatti, come non si possa votare a favore di un emendamento del genere! Qui siamo davanti all'ennesimo «caso», ma ormai è diventato «sistema» il fatto che una parte del paese debba «dare» e che un'altra parte, invece, debba «prendere», e magari spende anche male le risorse ad esso trasferite!
Rimango veramente esterrefatto di fronte a tale situazione. Nei dieci mesi che siedo in Parlamento, ho appurato che si tratta di una costante; a mio avviso, però, si tratta di una costante «storica», che probabilmente parte dal 1861!
Chiedo, per piacere, all'Assemblea, dunque, di votare a favore dell'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
Pag. 80GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, vista la sollecitazione dell'amico trentino, chiedo di sottoscrivere, a titolo personale, l'emendamento Fugatti 2.41 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 2.41, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 381
Votanti 379
Astenuti 2
Maggioranza 190
Hanno votato sì 153
Hanno votato no 226).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, ricordo che abbiamo appena trattato l'articolo 1 del decreto-legge in esame, concernente un'infrazione comunitaria, e l'articolo 2, recante una disposizione che non ottempera ad alcun adempimento comunitario; nel caso di specie, invece, rilevo che torniamo ad affrontare materie che riguardano trattati internazionali od infrazioni.
Vorrei osservare che, al comma 1 dell'articolo 2-bis del provvedimento in esame, si fa riferimento ai soggetti interessati alla valutazione di alcuni tipi di colture; l'organo competente, quindi, viene giustamente individuato nel Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il mio emendamento mira a prevedere quale organo competente nella valutazione degli insediamenti in questione, in aggiunta al primo dicastero, anche il Ministero della salute.
Rilevo, come fatto precedentemente, che se facciamo riferimento ad obblighi comunitari, siamo in presenza di un aggiornamento; invece, se si tratta dell'adempimento di disposizioni comunitarie, è una materia che rientra nella facoltà del Parlamento e, nel caso specifico, del Governo.
A nostro avviso, quindi, per la valutazione dei siti in oggetto - proprio perché stiamo parlando di piantagioni che possono produrre anche conseguenze sulla salute umana - è indispensabile estendere la competenza, in tale ambito, anche al Ministero della salute (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per chiedere di apporre la mia firma all'emendamento in esame, convinta come sono che, all'interno dell'articolo 2-bis del decreto-legge - che detta disposizioni per l'attuazione del Trattato internazionale sulle risorse genetiche vegetali per l'alimentazione e l'agricoltura, il cui obiettivo principale è proprio quello di conservare e garantire l'uso duraturo di tali risorse -, sia opportuno coinvolgere, nella responsabilità delle valutazioni, quel Ministero della salute che è garante di un diritto costituzionalmente garantito (si tratta, per l'appunto, del diritto alla salute), a causa della peculiarità della materia affrontata.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 383
Astenuti 2
Maggioranza 192
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 228).
Passiamo all'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.2.
Ha chiesto di parlare il deputato Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, intervengo solo per annunziare il ritiro del mio emendamento, poiché ritengo opportuno che rimanga la previsione che le organizzazioni sociali siano titolate a segnalare quali possano essere le varietà da conservare. Pertanto, Presidente, ritiro il mio emendamento 2-bis.2.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto deputato Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, la norma in esame fa riferimento alle specie di piante autoctone o non autoctone da iscrivere nell'apposito registro, purché integratesi da almeno cinquant'anni negli agroecosistemi locali. In effetti, riteniamo che tale periodo di riferimento vada ridotto da cinquanta a quarant'anni.
Il tempo scorre velocemente e le situazioni ambientali e paesistiche si modificano. Alla luce di questa valutazione, ai fini della designazione di una pianta come varietà propria del territorio, a nostro avviso, sarebbero sufficienti quarant'anni e non cinquanta. Chiediamo, quindi, la riduzione della durata di tale periodo per considerare alcuni siti come varietà da conservazione.
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo Francesco Maiore-secondo circolo di Noto, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 375
Astenuti 2
Maggioranza 188
Hanno votato sì 147
Hanno votato no 228).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, faccio innanzi tutto presente che nel fascicolo degli emendamenti il testo del mio emendamento 2-bis.4 contiene un errore materiale: si fa riferimento al comma 1, capoverso Articolo 19-bis, comma 2, lettera a), mentre il riferimento esatto sarebbe al comma 1, capoverso Articolo 19-bis, comma 2, lettera c).
PRESIDENTE. Ha ragione lei, onorevole Alfano: è un errore di stampa.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente con il mio emendamento 2-bis.4 chiedo di sostituire le parole «o paesaggistico» con le seguenti: «paesaggistico o ambientale». A tale riguardo, chiamo a Pag. 82raccolta tutti i parlamentari appassionati di questo tema. Stiamo, infatti, valutando le caratteristiche degli insediamenti che devono essere inseriti nell'apposito registro e tale valutazione deve essere effettuata sulla base dell'interesse paesaggistico. Ai fini di tale valutazione, volta a stabilire se gli insediamenti siano o meno «nazionali», suggeriamo di considerare non solo un interesse legato al passaggio, ma anche all'ambiente il quale spesso, con riferimento agli insediamenti naturali, è più importante del paesaggio, che ha una rilevanza sotto un profilo estetico.
Chiediamo, quindi, di aggiungere, dopo la parola «paesaggistico», la seguente: «ambientale», per fare in modo che possa svolgersi anche questa valutazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, innanzitutto chiedo di sottoscrivere l'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.4.
Inoltre, vorrei far presente ai colleghi dell'Assemblea - specie a coloro che talvolta hanno dimostrato una certa sensibilità rispetto a tematiche di natura ambientale e naturalistica - che questo emendamento non è capzioso, ma solleva una questione assolutamente fondata. Chiedo una riflessione e una valutazione anche da parte dei relatori su un tema che, a mio avviso, è assolutamente fondato. La reiezione di questo emendamento, qualora fosse posto in votazione, produrrebbe effetti assolutamente negativi e potrebbe essere pregiudizievole per il nostro Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, il collega Gioacchino Alfano ha assolutamente ragione: trattandosi di biodiversità, la valutazione delle caratteristiche ambientali delle piante da salvaguardare è un elemento essenziale. Per questo motivo, date le condizioni e le modalità con cui si sta svolgendo l'esame di questo provvedimento, prego il collega Gioacchino Alfano di ritirare il suo emendamento. Se intenderà presentare un ordine del giorno sul tema sarò ben lieto di sottoscriverlo anch'io, perché la questione che ha posto è corretta e giusta.
GIOACCHINO ALFANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 2-bis.4.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 2-bis.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, noi sosteniamo questa proposta emendativa in relazione all'esigenza di garantire le caratteristiche del registro di cui al comma 1 dell'articolo in esame ed evitare qualsiasi contraddizione con quanto previsto dal comma 8 dell'articolato. Intendiamo tutelare l'esigenza di poter effettuare esami a campione delle risorse fitogenetiche inserite in questo registro al fine di varare una norma che vada nella direzione di garantire le caratteristiche specifiche di questo registro secondo le finalità della legge.
PRESIDENTE. Salutiamo le due classi V delle scuole elementari San Domenico e Borgo Chiaro del circolo didattico Malaspina di Ascoli Piceno, che assistono alla nostra seduta dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 2-bis.300, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 383
Votanti 380
Astenuti 3
Maggioranza 191
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 228).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gioacchino Alfano 2-bis.6 e Ruvolo 2-bis.301, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 376
Votanti 375
Astenuti 1
Maggioranza 188
Hanno votato sì 156
Hanno votato no 219).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 223).
Prendo atto che la deputata Velo non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 2-bis.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 375
Maggioranza 188
Hanno votato sì 156
Hanno votato no 219).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 3.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 376
Votanti 374
Astenuti 2
Maggioranza 188
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 225).
Prendo atto che la deputata Mura non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 3.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione - Commenti).
Mi spiace, ma avevo già aperto la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato sì 153
Hanno votato no 228).Pag. 84
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 3.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 389
Maggioranza 195
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 231).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 3.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 377
Maggioranza 189
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 3.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 387
Maggioranza 194
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 230).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Germontani 3.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, la proposta emendativa a firma mia e dell'onorevole Leo, analogamente alla precedente, intende migliorare e rendere più chiaro l'articolo 3 del testo in esame; avremmo pertanto gradito che il Governo avesse posto attenzione al contenuto di tali emendamenti i quali sicuramente, intervenendo peraltro in una materia così difficile quale quella in esame, avrebbero potuto solo giovare alle imprese ed alle società direttamente interessate dall'articolo 3 del decreto-legge in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Germontani 3.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 376
Maggioranza 189
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 224).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 3.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 379
Maggioranza 190
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 225).
Prendo atto che il deputato Realacci non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 3.32, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 384
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 229).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 3.31, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 380
Votanti 379
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 222).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 3.34, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 383
Maggioranza 192
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 229).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 3.37, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 383
Maggioranza 192
Hanno votato sì 156
Hanno votato no 227).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 4.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 386
Votanti 384
Astenuti 2
Maggioranza 193
Hanno votato sì 159
Hanno votato no 225).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 4.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 388
Votanti 387
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato sì 160
Hanno votato no 227).Pag. 86
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 4.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 390
Maggioranza 196
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 229).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 4.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 390
Votanti 389
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 160
Hanno votato no 229).
Prendo atto che la deputata Mura non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Marinello 4.49.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Presidente, svolgerò un unico intervento con riferimento ai due emendamenti a mia firma 4.49 e 4.52. Si tratta, rispettivamente, di un emendamento soppressivo del comma 3 dell'articolo in esame e di un emendamento sostitutivo del medesimo comma.
Questa è una materia assolutamente delicata che nelle settimane passate ha alimentato non solo il dibattito politico ma anche una serie di polemiche con le organizzazioni di categoria. Ci riferiamo ad una serie di misure che riguardano la concorrenza in termini più generali ma, in particolare, alle imprese operanti nei settori della vendita, del trasporto e della distribuzione della energia elettrica e del gas naturale.
Noi abbiamo l'impressione - e vorremmo che il nostro fosse un errore - che il Governo, stia procedendo anziché nella direzione delle ventilate liberalizzazioni, verso la creazione di fenomeni di concentrazione e, di fatto, di esclusione del mercato delle piccole e medie aziende, e addirittura delle piccole imprese artigianali.
È notorio, non soltanto per il sottoscritto, ma anche per moltissimi parlamentari in quest'aula - e anche dell'attuale maggioranza - che una serie di organizzazioni di categoria, come addirittura una cassa di artigiani come la CNA, per tradizione politicamente non vicina alla nostra parte politica, hanno fortemente richiamato l'attenzione su questa problematica. Infatti, per quanto riguarda le manutenzioni di una serie di elettrodomestici, come le caldaie, vi è il rischio che le piccole imprese artigiane escano completamente fuori dal mercato e si favoriscano invece, in maniera diretta, fenomeni lobbystici e di aggregazione a favore delle grandi imprese di distribuzione. Queste ultime si trovano a poter intervenire direttamente nel mercato, attraverso meccanismi di concessione o di collaborazione con imprese terze.
Non vorrei che dietro queste manovre si nasconda ancora una volta il tentativo - tra l'altro, a dire la verità, nemmeno tanto nascosto - della vostra parte politica di favorire alcuni fenomeni cooperativi del nostro paese, e questo a discapito delle partite IVA. Capisco la vostra linea politica, l'avete perseguita nel decreto fiscale Pag. 87collegato alla legge finanziaria, nella finanziaria stessa, ma che continuiate su questa direzione mi sembra assolutamente un'ossessione. Proprio per questo chiedo all'Assemblea di votare il mio emendamento 4.49, soppressivo del comma 3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, anch'io intervengo una sola volta sull'emendamento Marinello 4.49 e su quello successivo per guadagnare tempo. La formulazione uscita dall'esame del Senato ha cercato di contemperare le diverse esigenze: può anche andare abbastanza bene, però mantiene dei margini di ambiguità. Appunto di questo vogliamo parlare, perché si tratta di un tema importante. Si è parlato tanto di liberalizzazioni e in esame abbiamo un tema da monitorare molto bene.
In questo caso che cosa si dice? Che cos'è il servizio post-contatore, che per i non addetti ai lavori non vuol dire niente ? Faccio un esempio banale di una discussione animata avvenuta in un consiglio di amministrazione di una municipalizzata che vende il gas e poi svolge anche il servizio per alcuni comuni: quindi, vende il gas e poi ne gestisce anche i consumi per i comuni. Ebbene, in questa azienda il presidente ha fatto un'affermazione, dal mio punto di vista, demenziale. Egli ha detto che l'anno scorso le cose sono andate male, io gli ho chiesto il motivo e lui ha risposto perché aveva fatto poco freddo ed avevano venduto poco gas. La tentazione era di buttarlo dalla finestra perché, se il presidente di una municipalizzata ragiona così, non opera per i cittadini, per i comuni soci, ma ragiona pro domo sua e basta. Quindi, occorre fare molta attenzione ai servizi post-contatore.
La versione precedente, che poneva il divieto, magari poneva un vincolo dal punto di vista della concorrenza, ma la versione attuale va monitorata con estrema attenzione. Un altro campo dove sussistono delle distorsioni notevolissime è quello dell'illuminazione pubblica. In quel caso abbiamo, di fatto, il monopolio dell'Enel Sole, che ha reti obsolete e fuori norma. Nessuno dice niente e i comuni non possono disfarsene perché c'è un contratto «capestro» che li vincola; poi la stessa Enel vende la corrente elettrica ai comuni, che, avendo le reti di illuminazione obsolete, buttano via un sacco di quattrini.
Allora, se vogliamo intervenire davvero sulle liberalizzazioni, facciamolo anche in questo settore in maniera seria. La Lega su questo tema è assolutamente disponibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, in coerenza con l'intervento del collega Marinello, chiedo ulteriore attenzione sul fatto che le aziende artigiane, le piccole e medie imprese non devono assolutamente trovarsi fuori gioco, fuori schema nell'ambito delle attività di supporto, di servizio e di sostegno a quelle principali della fornitura del gas e dell'energia elettrica. Ebbene, un segnale forte - lo chiedo alla maggioranza perché si abbia maggiore attenzione - al rilancio vero delle piccole attività industriali ed artigianali lo si dà anche tramite questa strada. Tali segnali sono coerenti con un quadro complessivo di riferimento - cioè la piccola attività, la famosa Italia paese delle partite IVA e delle piccole attività, che costituisce il 95 per cento del prodotto interno lordo - e si dimostrano anche in questi particolari tipi di servizio.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIUSEPPE ROMELE. Ebbene, devono trovare se non nel Governo, quantomeno in questo Parlamento, un significato forte.
Queste sono le occasioni importanti affinché il Parlamento possa fornire un segnale unitario sulle nostre attività che danno un forte contributo al prodotto interno lordo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, ho sentito che il comma 3 creerebbe difficoltà alle piccole imprese. In realtà, tale comma garantisce le piccole imprese proprio dagli enti monopolisti. Inoltre, non capisco perché ogni volta si citano le cooperative, a volte quelle rosse a volte le cooperative in genere.
Quindi, bene ha fatto il Governo, per realizzare quelle liberalizzazioni che il centrodestra non è riuscito ad attuare, a garantire una condizione di massima trasparenza e concorrenzialità tra i soggetti che gestiscono i processi a valle e non solo quelli a monte.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Pensa alla Telecom!
LUCIANO D'ULIZIA. Inoltre, si intende razionalizzare la questione della distribuzione elettrica e del gas, che consentirà un'economia di gestione e, allo stesso tempo, una concorrenza leale.
Intendiamo far rilevare che molto spesso la minoranza usa considerazioni prive di fondamento per far credere che la maggioranza e il Governo vogliono andar contro le questioni che riguardano l'artigianato e la piccola impresa, contrapponendo una cooperazione in questo caso non bene identificata e, comunque, cercando di far apparire i provvedimenti della maggioranza e dell'Esecutivo contrari a qualcuno.
Noi non siamo contro nessuno, noi siamo favorevoli ad agevolare la concorrenza tra le imprese per non far perdere le opportunità alle piccole e microimprese che, in questo settore, sono fondamentali. Bene, quindi, hanno fatto la maggioranza e il Governo ad introdurre una normativa che permette un adeguamento trasparente alle disposizioni comunitarie (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marinello 4.49, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 377
Astenuti 2
Maggioranza 189
Hanno votato sì 149
Hanno votato no 228).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Marinello 4.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, pensavo di non intervenire su questo emendamento, ma l'intervento del collega D'Ulizia dimostra che probabilmente non sono riuscito a farmi capire.
Con il presente emendamento proponiamo all'Assemblea che quelle aziende operanti nel settore della distribuzione dell'energia elettrica e del gas naturale - aziende che riescono a sussistere grazie ad una attività di concessione o di affidamento - di fatto si limitino a questo genere di attività, lasciando i settori terminali e marginali al tessuto vivo dell'economia italiana.
Ciò deve accadere, senza che vi sia il rischio che queste piccole aziende, questi artigiani soccombano o siano costretti a cedere a tutta una serie di accordi e di pressioni che evidentemente potrebbero determinarsi tra il contraente debole e le grandi compagnie concessionarie, che diventerebbero contraenti forti.
Dunque, per evitare che questi patti leonini possano finire con lo strozzare le piccole, le piccolissime imprese e le imprese artigiane (tra l'altro, questa non è assolutamente Pag. 89una nostra fisima; infatti, la Confederazione nazionale degli artigiani, la Confartigianato e quant'altri hanno segnalato tali questioni urbi et orbi e credo che le osservazioni provenienti dal mondo del lavoro siano assolutamente meritevoli di approfondimento e di riflessione), abbiamo presentato l'emendamento in oggetto.
Mi rivolgo alla Presidenza: se, da parte del Governo, vi fosse la disponibilità a valutare l'eventuale accettazione di un ordine del giorno su quest'argomento, potrei ritirare l'emendamento. Altrimenti, sono costretto ad insistere per la votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, ritorniamo sul punto che riteniamo importante anche alla luce del contenuto del cosiddetto decreto Lanzillotta.
Siamo consapevoli che non si poteva riscrivere la norma tale e quale, proprio perché vi era un'infrazione comunitaria. Il punto è svolgere con attenzione un monitoraggio su tale questione. Nella prassi, avviene che le aziende municipalizzate svolgano sia il servizio di vendita sia il servizio post-contatore. Per richiamare un esempio, le aziende municipalizzate che vendono gas realizzano profitti anche elevati, ma non hanno una contabilità separata, corretta e ben fatta. Dunque, possono nascondere le perdite sui servizi post-contatore svolti in maniera inefficiente. In tal modo, creano una distorsione nel mercato e non mettono le aziende artigianali nelle condizioni di operare con migliore qualità, a minor costi, per compensare, all'interno dei bilanci, le perdite da una parte con gli extra profitti dall'altra.
Sarebbe, dunque, opportuno che la contabilità separata per centri di costo che esiste sulla carta fosse fatta davvero e fino in fondo e che magari si andasse a verificare questa contabilità separata per vedere se i vari centri di costo e di profitto abbiano realmente i conti giusti, soprattutto per quanto attiene alla ripartizione dei costi fissi. Infatti, con la ripartizione dei costi fissi si riescono a far quadrare i bilanci, anche se, in realtà, non quadrano per i singoli settori.
Per questo motivo, mi asterrò dal voto, ma vorrei sollevare il problema nella sua realtà concreta. Si tratta della reale contabilità delle aziende multi-servizio che, se ben fatta, può rappresentare una tutela per la concorrenza, altrimenti no.
PRESIDENTE. Onorevole Marinello, mi è parso di capire che precedentemente il rappresentante del Governo abbia fatto un cenno negativo rispetto alla disponibilità da lei richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, l'emendamento in oggetto ripropone la norma così com'è scritta nella cosiddetta legge Marzano, il che comporterebbe una nuova bocciatura da parte dell'Europa.
Tuttavia, il problema si pone. Si tratta di verificare come sia possibile superare una condizione di presenza monopolistica di aziende che operano sul territorio non in concorrenza con le attività artigianali post-contatore, bensì in regime di monopolio, sottraendo dal punto di vista del mercato le condizioni di una effettiva competitività.
Quindi, io penso che sia possibile, anche da parte del Governo, mostrarsi disponibile, nel momento in cui andremo a discutere in questo ramo del Parlamento il disegno di legge sull'energia, a verificare, sulla base della trasformazione in ordine del giorno del contenuto dell'emendamento in esame, un punto specifico di quel disegno di legge sull'energia in futuro, in modo da raggiungere una nuova convergenza in Parlamento, così come accadde nella scorsa legislatura, trovando una formulazione adatta per evitare un ulteriore rifiuto a livello europeo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
Pag. 90
GIUSEPPE ROMELE. Ritengo che quello del collega Quartiani sia un intervento intelligente, sensibile e che ha colto l'essenza del nostro emendamento.
Pertanto, riconosco che, nel contesto di questo decreto-legge, magari per questioni anche di orgoglio del ministro piuttosto che del Governo, una soppressione del comma in esame potrebbe creare qualche fastidio; tuttavia, per la sensibilità dell'amico e compagno Quartiani (la cui attenzione anche al mondo travagliato dell'impresa conosco da tempo) credo, sottosegretario Grandi, di poter condividere l'intervento di Quartiani quando parla del pre-contatore e del dopo-contatore.
PRESIDENTE. Deve concludere!
GIUSEPPE ROMELE. Tanti di noi hanno vissuto e vivono in situazioni di condominio, di servizio generalizzato del gas, così come della corrente elettrica e dell'acqua: ebbene, è sufficiente che ci mettiamo un po' di attenzione... Non voglio adesso... Non me ne voglia Presidente, però nel clima distratto di questa sera in tanti non si pongono il problema...
PRESIDENTE. Purtroppo deve concludere!
GIUSEPPE ROMELE. Il servizio municipalizzato che arriva (pre-contatore, intendo, o post-contatore nella stessa situazione) magari dopo quindici giorni... Non vorrei banalizzare, però se il sottosegretario accogliesse un ordine del giorno nel quale complessivamente si aiuta a riportare...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Romele!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Presidente, intervengo solo per prendere atto della disponibilità dell'onorevole Quartiani ad una discussione che dovrebbe essere portata verso un altro provvedimento, l'ormai famoso disegno di legge sull'energia, e per puntualizzare con lo stesso collega una aspetto che noi riteniamo non essere assolutamente ininfluente, ossia il fatto che questo disegno di legge sull'energia giace da tempo al Senato e che sta diventando una specie di ricettacolo di tutti i problemi.
Scusate, non posso credere che quel provvedimento possa essere snaturato e integrato, così come ci state promettendo a destra e a sinistra: più di metà del decreto-legge è ormai superata dagli eventi, più della metà del decreto-legge è stata di fatto recepita all'interno della discussione sulla legge finanziaria...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere!
GIOVANNI FAVA. ... tutte le volte che in quest'aula ci si trova in difficoltà, non si ha il coraggio di dire che si vuole contingentare il testo e che lo si vuole approvare il più in fretta possibile, senza discutere nulla, di fatto bloccandolo perché i tempi non ci sono.
Si dica con grande sincerità che non vi è la disponibilità a modificare nulla e poi, quando parleremo del decreto-legge sull'energia, mi auguro vi sia la volontà della maggioranza di mantenere fede a tutti gli impegni che sta prendendo con l'esponente del Governo, che tutte le volte che si parla di qualche problema riguardante l'energia ci dice: ma tanto ci sarà il decreto-legge in materia! Vediamo cosa arriverà dal Senato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intendo parlare per un richiamo al regolamento. In particolare, chiedo se sia diritto di un deputato avere una risposta dal Governo, qualora rivolga una richiesta ad un suo rappresentante.
Pag. 91PRESIDENTE. Deputato Quartiani, come lei sa, per il Governo non esiste obbligo di rispondere.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Visto che si insiste su questo punto, voglio precisare che il Governo non può sottrarsi ad una sentenza contraria della Corte europea né accogliere un ordine del giorno che ripeta esattamente gli argomenti in base ai quali si è stati condannati. Ho fatto pervenire all'onorevole Marinello (me ne scuso, ma era il modo più semplice) la proposta di una riformulazione che non ci metta in una situazione difficile da spiegare, qualora si accettasse un ordine del giorno contenente gli argomenti su cui si basa la condanna e dai quali si cerca di uscire.
Rivolgendomi all'onorevole Quartiani, che ci tiene molto, ricordo che non posso formulare personalmente un ordine del giorno, perché tale compito spetta ai componenti il Parlamento. Se essi intendono formulare un ordine del giorno in maniera tale da non porre il Governo in contraddizione con la sentenza di condanna, non avrò difficoltà ad accoglierlo. Dipende da quanto vi è scritto. Se gli interessati ritirano l'emendamento in oggetto e presentano un ordine del giorno di analogo contenuto, accettano il rischio che il Governo non possa accettarlo o ne chieda una riformulazione. Non esiste alcuna difficoltà di metodo, ma francamente eviterei di continuare a discutere sul nulla. Chi deve farlo, proponga l'ordine del giorno, ed il Governo valuterà rispondendo in quella sede.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, prendo atto che di fatto il Governo ha rivalutato l'intera questione, accogliendo se non nel merito, quantomeno nel metodo, la nostra richiesta e quella dell'onorevole Quartiani.
Pertanto, ritiro il mio un emendamento 4.52 ed avvalendomi anche della collaborazione dei colleghi - sarò onorato in proposito se il collega Quartiani vorrà aiutarmi con la sua firma - preannuncio la presentazione di un ordine del giorno vertente sulla stessa materia senza confliggere con i ragionamenti testè sviluppati dal sottosegretario Grandi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Fava, è stato ritirato l'emendamento e quindi non esiste più l'oggetto della discussione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 4.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, farò un intervento velocissimo solo per rimarcare un fatto assolutamente irrilevante ai fini della discussione e del dibattito in aula. Prendiamo atto che gli impegni dell'onorevole Quartiani non coincidono con quelli del Governo. D'ora in avanti ci rivolgeremo esclusivamente al Governo. Non ce ne vogliano l'onorevole Quartiani o qualche altro esponente della maggioranza, ma credo che ad essi sia preclusa qualsiasi facoltà di interloquire con l'opposizione. Ne prendiamo atto, anche se lo riteniamo un esercizio scarsamente democratico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 4.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 372
Maggioranza 187
Hanno votato sì 144
Hanno votato no 228).
Prendo atto che la deputata Mungo ha espresso erroneamente un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Prendo atto altresì che la deputata D'Ippolito Vitale non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Misuraca 4-bis.1, Buonfiglio 4-bis.2 e Ruvolo 4-bis.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, l'esame di questo decreto-legge sta procedendo spedito, così com'è avvenuto presso le Commissioni competenti. Durante l'esame delle Commissioni riunite finanze ed agricoltura, la XIII Commissione è entrata nel merito di questo articolo, aggiunto durante l'esame al Senato, che ci vede molto perplessi (e non solo perplessi). Avremmo voluto discutere in proposito, come il presidente della Commissione ci darà atto, ma purtroppo non c'era il tempo a disposizione. Il provvedimento sembra infatti blindato a causa della sua scadenza incombente e pertanto bisogna approvarlo in fretta.
Però, colleghi, stiamo commettendo qualcosa che deve immediatamente essere portato a conoscenza di tutti. L'articolo aggiuntivo 4-bis, introdotto al Senato, ma non presentato dal Governo bensì da alcuni senatori della maggioranza, autorevoli esponenti anche del mondo dell'agricoltura, non aiuterà ma, all'opposto, danneggerà il mondo agricolo.
Con questo articolo aggiuntivo, infatti, viene introdotta l'obbligatorietà del documento unico di regolarità contributiva, il «famoso» DURC, per le aziende agricole che hanno uno scoperto con l' INPS. In quest'aula abbiamo molto dibattuto del famoso condono previdenziale, dell'indebitamento che le aziende agricole hanno nei confronti dell'INPS e abbiamo lavorato per il cosiddetto condono, per bloccare l'indebitamento fino al 2004, considerato che dal 2006 vi è l'obbligatorietà per tutte le aziende, non solo quelle agricole, di presentare il DURC e dimostrare che si è a posto con i debiti nei confronti dell'istituto previdenziale.
Qualora le aziende agricole fossero indebitate nei confronti dell'INPS, con un colpo di mano i senatori della maggioranza obbligano, attraverso l'articolo aggiuntivo 4-bis, alla compensazione dei contributi comunitari che devono incassare dalla GEA. I contributi agricoli sono contributi che per legge spettano dalla PAC con la riforma comunitaria. Questo articolo aggiuntivo risulta vessatorio e mette in difficoltà le aziende agricole. Gli stessi uffici della Camera hanno serie perplessità sull'articolo aggiuntivo. Sarà certamente capitato che molte aziende agricole, sapendo che si tratta di un credito certo che vantano dall'Unione europea e dalla GEA, ente pagatore per conto del Governo italiano, abbiano ceduto alle banche questo contributo, considerata la difficoltà del mondo agricolo. Ora, improvvisamente con l'articolo aggiuntivo 4-bis il credito è trasformato da certo in incerto, perché alcuni senatori (con non so a quale fine, certo non quello della moralizzazione) vorrebbero compensare il contributo proveniente dalla GEA con i debiti nei confronti dell'INPS.
Tutto ciò certamente non aiuta il mondo dell'agricoltura che, sappiamo, in questo momento ha bisogno di essere aiutato e stiamo lavorando tutti insieme in questa direzione. Il ministro De Castro ha dato atto all'opposizione di voler contribuire alla risoluzione dell'indebitamento delle aziende verso l'INPS.
L'articolo aggiuntivo sembra vessatorio e illegittimo. Signor sottosegretario, lei non può assumere impegni, ma le ripeto che Pag. 93l'articolo aggiuntivo ci sembra illegittimo e creerà molte preoccupazioni fino al blocco del decreto-legge.
So che il Governo vorrebbe discuterne, ma non vi sono i tempi. Allora, colleghi, non si può andare avanti in questo modo e approvare all'ultimo momento decreti-legge che arrivano alla Camera «blindati». Sono consapevole che il mio intervento (come quello di altri colleghi in precedenza) non porterà a nulla, ma il resoconto stenografico certificherà che l'opposizione sta cercando di aiutare gli imprenditori agricoli.
Non so spiegare quale sia la ragione di questo comportamento vessatorio verso il mondo agricolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà.
ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione dei colleghi sugli identici emendamenti in esame, proprio perché legati all'annosa questione dei contributi agricoli previdenziali.
In astratto, non è che questa disposizione fosse del tutto sbagliata, tant'è che, anche nella scorsa legislatura, il Governo l'aveva in qualche modo studiata ed approvata.
Il problema è che doveva trattarsi dell'ultimo intervento che avrebbe dovuto seguire una serie di altri provvedimenti da adottarsi previamente: mi riferisco, ad esempio, all'armonizzazione delle norme previdenziali in agricoltura con quelle degli altri paesi europei, nonché alla soluzione del condono agricolo; solo successivamente si sarebbero dovute prevedere, come ultimo provvedimento, le norme per la compensazione.
Con riferimento a tale misura, peraltro, non si tratta di dare attuazione ad un obbligo comunitario, ma di una semplice possibilità che trae origine da una sentenza della Corte (pertanto, non si tratta di procedere all'attuazione di una qualsiasi direttiva).
In Commissione avevamo chiesto di procedere all'esame di questo articolo 4-bis, una volta individuata la soluzione ai contributi agricoli previdenziali che, molte volte, il ministro De Castro ha sollecitato ai rappresentanti della Commissione (tale problematica è stata sempre sollevata, ma mai risolta). Abbiamo, pertanto, formulato la richiesta di stralciarlo o di procedere quanto meno all'accoglimento della proposta emendativa presentata dai colleghi Misurata, Ruvolo e Marinello che prevedono solamente l'entrata in vigore di una procedura graduata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, siamo di fronte ad un articolo che testimonia una modalità di legiferare assolutamente improvvisata e disarticolata rispetto al tema in discussione.
È già stato ricordato dai colleghi Misuraca e Buonfiglio, relativamente alla questione della previdenza agricola, della cosiddetta sanatoria, che è dall'inizio di questa legislatura che abbiamo ripreso il percorso avviato nella precedente, prevedendo, nell'ottica di una diminuzione degli oneri a carico delle imprese agricole nel settore previdenziale, in un primo momento, l'armonizzazione delle misure previste a livello europeo, con la volontà di affrontare successivamente il carico arretrato determinatosi in oltre 500 mila aziende agricole; in ordine a quest'ultimo aspetto il ministro, nel corso di ripetute audizioni, ma anche in sede di svolgimento di atti ispettivi presentati sull'argomento anche dal gruppo dell'UDC, aveva ripetutamente garantito il rispetto di un percorso all'interno di un accordo complessivo tra l'INPS, la società che aveva cartolarizzato il credito e le banche che vi subentravano, al fine di individuare una soluzione che avrebbe comportato per le imprese agricole un riassetto complessivo del loro debito ed un onere non superiore al 25-30 per cento.
Con questa norma il Parlamento smentisce il cammino intrapreso in questi mesi. È in tale contesto che abbiamo presentato Pag. 94questo emendamento insieme ai colleghi: riteniamo che le disposizioni contenute in questo articolo debbano essere soppresse, perché vanno ad intralciare un percorso che abbiamo condiviso (è già stato affermato, ma vorrei ribadirlo ancora); abbiamo portato avanti insieme una certa posizione per fornire un apporto significativo ed affrontare un problema oramai molto antico. Con queste misure di completamento finalmente si avrebbe la possibilità di risolvere il problema della previdenza agricola che grava sulle nostre imprese del settore.
Pertanto, con questo emendamento chiediamo la soppressione dell'articolo 4-bis, mentre in riferimento agli altri emendamenti successivi si prevede l'adeguamento di questa norma agli impegni che sono stati reiterativamente assunti dal ministro De Castro presso la Commissione agricoltura di questa Camera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, non so fino a che punto si tratta di un intervento a titolo personale, considerato che sono anche cofirmatario dell'emendamento Misuraca 4-bis.1.
PRESIDENTE. Solo perché è già intervenuto un collega del suo gruppo.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, vorrei, se possibile, «bloccare» non solo l'amico Quartiani, ma anche gli altri membri dell'Assemblea.
Sulla questione posta dagli emendamenti in esame non si può scherzare! Vorrei che tutto il mondo dell'agricoltura si facesse sentire per il tramite delle sue associazioni storiche (Coldiretti, CIA e - perché no? - Unione ed altre sigle più marginali). Premesso che, di solito, sono le piccole aziende quelle che fanno fatica a pagare l'INPS, non le grosse, non si può immaginare che il finanziamento della PAC alla piccola impresa contadina che ha un debito nei confronti dell'INPS - legittimo, per carità! - sia compensato...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE ROMELE. ... con gli aiuti comunitari. Questo deve sapere l'Assemblea, il Parlamento! E il Governo non può sfuggire...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
GIUSEPPE ROMELE. ... la responsabilità di mettere in moto un virtuoso recupero...
PRESIDENTE. Deve concludere!
GIUSEPPE ROMELE. ... dell'attività agricola, che più di tutte le altre attività imprenditoriali patisce questo momento delicatissimo dell'economia italiana. Ebbene, rivolgo un appello ai colleghi parlamentari...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!
GIUSEPPE ROMELE. ... affinché sia accolto l'emendamento soppressivo dell'articolo 4-bis; diversamente, c'è il rischio di immobilizzare il mondo più debole - ho terminato, signor Presidente - dell'attività agricola. E perché proprio Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)...
PRESIDENTE. Grazie!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Signor Presidente, questo è un paese nel quale, negli ultimi quindici anni, 500 mila imprenditori agricoli hanno accumulato nei confronti dell'INPS un debito di 6 miliardi di euro.
Il Governo precedente e quello in carica, attraverso un processo di cartolarizzazione e, oggi, attraverso un processo che vede le banche impegnate, in una procedura privatistica, nel recupero di almeno il 30 per cento di quel debito, stanno cercando, Pag. 95con fatica, di uscire da una situazione che per un paese normale è anche poco comprensibile.
Nel descritto contesto emerge e nasce la disposizione in esame, alla quale non è sotteso alcun atteggiamento vessatorio nei confronti degli imprenditori agricoli: si tratta di una misura di necessaria tutela da parte dello Stato, il quale stabilisce che l'AGEA possa compensare gli aiuti comunitari con i contributi previdenziali che alcuni imprenditori agricoli ostinatamente si ostinano a non versare. Tutto ciò non confligge, comunque, con l'operazione di condono - come qualcuno l'ha definita - perché il provvedimento ha effetto dal mese di gennaio 2006 e, quindi, è rivolto soltanto a coloro i quali, a tale data, erano ancora debitori dell'INPS: in questi casi, riteniamo corretto e giusto che lo Stato in qualche modo si tuteli (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, poiché quando ho chiesto di parlare ancora non sapevo che sarebbe intervenuto il collega Zucchi, dichiaro di concordare con lui ed intervengo, inoltre, per fare una precisazione all'Assemblea.
L'onorevole Romele ha invocato l'intervento delle organizzazioni agricole - Coldiretti, Confagricoltura e CIA -, come se esse non fossero d'accordo con noi: insieme a quelle organizzazioni abbiamo recuperato tutto l'aspetto previdenziale! Oggi, siamo in grado di risolvere un problema atavico che era sul tappeto da oltre dieci anni: questo Governo e questa maggioranza hanno risolto il problema con la condivisione di tutte le organizzazioni degli agricoltori e delle cooperative agricole. Quindi, non facciamo passare quella di compensare gli aiuti comunitari con i debiti per contributi previdenziali come una scelta vessatoria o contraria: essa viene subito dopo l'azione compiuta dal Governo e dalla maggioranza, che sono riusciti finalmente a dipanare la questione dei contributi previdenziali agricoli! Altri governi ci avevano provato, ma senza riuscirci; noi ci siamo riusciti, nell'interesse generale della nostra agricoltura.
Cosa voglio dire? Vedete, abbiamo lavorato tutti quanti insieme, perché allora in quest'aula dobbiamo far risaltare sempre e comunque questa diversità e questa contrapposizione? Posso dire, e lo dico senza peli sulla lingua, che il risultato sul «condono previdenziale» è un risultato tanto del centrosinistra quanto dell'opposizione, che avete dato una mano perché avete capito il problema delle imprese agricole. Perché dobbiamo allora far apparire sempre un contrasto, anche quando non vi è stato?
Noi abbiamo coadiuvato il Governo e abbiamo condiviso le sue scelte insieme a voi, quindi in Assemblea non deve venire fuori sempre e comunque una contrapposizione, ma deve risaltare il risultato positivo; se oggi abbiamo regolarizzato e saremo in grado di dare alle nostre imprese agricole il Durc, è giusto che ci riportiamo in un equilibrio comunitario, ove il contributo previdenziale deve essere detratto da eventuali mancati pagamenti dei contributi previdenziali.
La mia volontà è quindi quella di mettere in evidenza che sostanzialmente esiste un accordo ed un lavoro comune dietro la conversione di questo decreto-legge e non capisco perché sempre più spesso si voglia far emergere da parte delle minoranze una contraddizione che alcune volte non esiste (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FINI. Presidente, onorevoli colleghi, comprendo la passione del collega D'Ulizia - in Commissione agricoltura abbiamo discusso molto su questo - ma esiste un regolamento comunitario che dice testualmente: i pagamenti nell'ambito dei regimi di sostegno elencati nell'allegato Pag. 961 sono corrisposti integralmente ai beneficiari. Noi andiamo sicuramente contro, quindi, ad un regolamento dell'Unione europea.
Collega Zucchi, quello dell'INPS è sicuramente un problema, ma D'Ulizia dimentica che anche il precedente Governo aveva sul proprio tavolo questo tema. I problemi dell'INPS sono stati creati in molti altri modi. Soprattutto per le piccole aziende il problema va risolto in un altro modo e l'articolo 4-bis va soppresso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Presidente, qui si sta facendo un po' di confusione, tra la questione dei contributi pregressi dell'INPS, delle cosiddette cartolarizzazioni (che tra l'altro risalgono al 1999) e tutto quello che è stato fatto successivamente dal passato Governo e da questo per giungere ad una regolarizzazione della questione.
La norma introdotta al Senato deriva da una iniziativa parlamentare e non dall'opera del Governo; essa sostanzialmente non riguarda la sopraccitata fattispecie, ma qualcosa di molto diverso e molto più ampio: la possibilità che l'INPS possa aggredire i contributi della PAC. Di fronte alle aziende in difficoltà - si tratta di centinaia di migliaia, che non sono a regime con il pagamento dei contributi - come si pensa di risolvere il problema? Aggredendo i contributi della PAC!
Molto spesso, però, i contributi della PAC di fatto sono stati ceduti o messi a garanzia di somme presso gli istituti bancari. Quindi, questa norma si incista su sé stessa ed è estremamente pericolosa.
A me non sembra che stiamo facendo un buon lavoro. Pertanto chiederei sommessamente ai due relatori - pronto anche ad avvalorare un'ipotesi di accantonamento della questione - un momento di pausa e di riflessione, per valutare tutte quelle situazioni che si vengono a creare a cascata. Peraltro, basta prendere il dossier del Servizio Studi della Camera dei deputati, per vedere che le cose che stiamo dicendo non ce le siamo inventate noi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Le ragioni che hanno spinto i colleghi a presentare questo emendamento soppressivo si fondano sul fatto che molti di questi crediti vengono chiaramente impegnati da coloro che devono ricevere i contributi. Seppure è evidente l'importanza della contribuzione previdenziale per un ripianamento in questo settore, è altrettanto evidente che non possiamo giocare con queste risorse comunitarie, destinandole in maniera diretta al pagamento dei contributi INPS, dopo che molti agricoltori hanno ritenuto di poter confidare su queste risorse per altre destinazioni che possono essere di qualsiasi natura, ma comunque inerenti alle proprie attività. C'è dunque un problema anche di credibilità relativamente a queste risorse.
Se l'AGEA si impegna a destinarle, evidentemente chi è destinatario di queste risorse ci fa affidamento. Se queste risorse vengono invece destinate ad altre compensazioni, credo che allora abbiamo di fronte un problema di credibilità delle istituzioni nei confronti degli operatori di questo settore così strategico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Credo che non sia possibile che la Camera dei deputati permetta allo Stato di essere forte con i deboli e debole con i forti! Quando sento dire, da alcuni colleghi che sono intervenuti, che lo Stato si deve tutelare, mentre poi si tratta di colleghi che si definiscono di sinistra, mi sento male! Ho dovuto quindi prendere la parola per dirvi quello che penso. Ma lo Stato si deve tutelare dai contadini? Si deve tutelare proprio nei confronti della classe più debole che c'è in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Pag. 97Socialista e Forza Italia)? Voi vi volete tutelare dai contadini? Ma non vi vergognate neanche un po' (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)? Non vi vergognate, quando sapete perfettamente...
PRESIDENTE. Onorevole Barani, si rivolga alla Presidenza, per favore!
LUCIO BARANI. Signor Presidente, sta parlando un uomo di sinistra e si rivolge alla Presidenza, che deve ascoltare (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Certo che mi rivolgo alla Presidenza!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!
LUCIO BARANI. Sapete perfettamente che queste aziende agricole hanno già ceduto il credito alle vostre banche e che le vostre banche hanno applicato loro interessi che sono a dir poco usuranti (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
Questi contadini hanno impostato il loro bilancio su quei contributi, che ora voi gli togliete! Voi avete solamente in mente le agevolazioni che date alle cooperative (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Avete in mente le agevolazioni che date ai forti e volete colpire i deboli (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Questa operazione che state compiendo non è di sinistra né tanto meno da socialisti (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti del deputato Mantovani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Vorrei che si facesse una riflessione attenta sugli atteggiamenti che vengono tenuti in quest'aula dall'attuale maggioranza, che continua in una discussione distratta, asettica, poco interessata e molto finalizzata al raggiungimento dell'obiettivo di approvare il provvedimento senza approfondire i temi di cui stiamo parlando.
Noi abbiamo appena assistito ad uno spettacolo indecoroso. Vi sono un po' di importanti - in teoria - «ambasciatori» del centrosinistra che si stanno aggirando tra i banchi del centrodestra alla ricerca di un minimo di disponibilità riguardo all'approvazione di questo provvedimento. Probabilmente, dovrebbero restare seduti ai loro posti per fare stare zitti i loro colleghi che intervengono con inaccettabili affermazioni. Mi riferisco alle cose che escono dalla bocca di chi, spinto da intento moralizzatore, cerca di trasmetterci un rigoroso messaggio e di chi fa parte di quella maggioranza che non molto lontano da dove ci troviamo - sto parlando del Senato -, qualche settimana fa, si è resa partecipe di un blitz per cercare di sanare, ad esempio, la penosa ed indecorosa vicenda dell'evasione dei contributi SCAU. Nessuno ha citato questo esempio, vi sono due pesi e due misure; laddove esiste un certo tipo di convenienza e vi è la possibilità di rastrellare il consenso delle organizzazione sindacali agricole, la maggioranza trova delle forme morbide - per così dire - nei confronti di questa categoria martoriata dal mercato e dalla storia.
Ormai, l'agricoltura in Italia è diventata, a pieno titolo, un elemento marginale: non credo si possa più parlare di settore primario. Ricordiamoci che la maggiore evasione dei contributi SCAU si registra al sud, quasi la totalità dell'evasione riguarda questa parte del nostro paese. È lì che si esercita il clientelismo e si trova la forza, la convergenza politica, per individuare delle norme a tutela di qualcosa. In Assemblea, invece, nell'ambito di una diversa discussione, lo stesso comportamento viene definito immorale e viene richiamato il rigore che deve venire esercitato da uno Stato forte.Pag. 98
Il collega Barani ha ragione quando afferma che il nostro Stato è forte con i deboli e debole con i forti. Quindi, se vi deve essere rigore, noi siamo disponibili ad accettarlo purché si eserciti in modo assolutamente trasparente e nei confronti di tutte le categorie.
In questo momento stiamo violando in modo netto il principio di uguaglianza, con la complicità di questo asettico Parlamento che, in modo assente, sta tirando a campare, cercando stasera di portare a casa il risultato, di contenere i tempi, a prescindere da quello che si sta discutendo e si sta votando. La discussione non sussiste e qualcuno, in ordine sparso, si sta facendo bello, ma la maggioranza non sta dando risposte al paese e non sta onorando il proprio impegno parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la norma è molto preoccupante per il mondo agricolo. Capisco che il problema è annoso e complesso, ma non è questa la soluzione. In primo luogo, essa non è lecita poiché, a mio parere, non si possono compensare contributi comunitari con un credito/debito interno nei confronti dello Stato. A mio modesto parere, non è lecito fare questo. Vi prego di esaminare bene il problema perché ne può nascere un enorme contenzioso; i contributi comunitari debbono, comunque, arrivare all'agricoltore.
Certamente, bisogna trovare un'altra soluzione e su questo siamo disposti a cooperare. Ormai, sapete benissimo, voi che di agricoltura vi intendete, che nessuna coltura si regge più senza il contributo comunitario. Non c'è settore - dalle colture arboree a quelle dei cereali e così via - per il quale questi contributi non siano indispensabili a mantenere in piedi l'attività. Se voi tagliate, mediante compensazione, queste risorse, condannate molte imprese alla miseria e, forse, alla chiusura.
Vi prego di ripensarci e, come minimo, chiedo che si accantoni l'esame di questi emendamenti per valutare se sia possibile accoglierli o trovare una soluzione alternativa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, ho chiesto di intervenire proprio perché la discussione non è di piccolo rilievo.
La questione mi pare molto chiara: bisognerà essere capaci di pensare a scelte politiche e a misure a sostegno dello sviluppo in agricoltura e delle piccole imprese agricole, in grado di venire incontro a situazioni di grave difficoltà.
Ma la cosa che ritengo inaccettabile è che ciò possa avvenire attraverso il mancato pagamento dei contributi previdenziali. Non posso accettare, infatti, che non si possano riscuotere tali contributi intervenendo, attraverso una partita di giro, sui finanziamenti erogati a queste aziende. In caso contrario, se non si agisse in tal modo - che è altro dal varare misure ad hoc a sostegno della piccola impresa agricola, nonché dei lavoratori che operano in tale comparto -, si genererebbero alcuni fenomeni negativi.
In primo luogo, tali fenomeni si verificherebbero all'interno dello stesso mercato, in termini di concorrenza tra le imprese che versano regolarmente i contributi e quelle che, invece, non assolvono a tale obbligo. In secondo luogo, vorrei osservare che forse l'onorevole Barani fa un po' di confusione «storica»: un conto, infatti, è l'imprenditore agricolo ed un altro sono i lavoratori dipendenti delle piccole aziende agricole!
Mi aspetto, in una futura discussione, questo grande accanimento anche in difesa dei diritti dei lavoratori agricoli, i quali, molte volte, sono costretti a lavorare in Pag. 99nero, non vedono versati i contributi previdenziali, non godono di coperture sociali e sono esposti a duplici ricatti anche in numerose realtà del nostro paese!
Quindi, prevedere la riscossione dei contributi previdenziali in agricoltura da parte degli erogatori degli aiuti comunitari, a tutela dei servizi che l'INPS deve successivamente erogare, rappresenta solamente un atto di giustizia; altra cosa, invece, è discutere delle politiche a sostegno delle piccole imprese. Pertanto, strumentalizzare in questo modo la questione non ha alcun senso ed auspico che tanti colleghi del centrodestra, magari tra qualche giorno, non sostengano che bisognerà togliere qualcosa a qualche povero pensionato agricolo per risanare il sistema pensionistico italiano (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo perché l'andamento del dibattito mi conferma la valutazione che alcuni colleghi appartenenti al mio gruppo, nonché altri deputati del centrodestra, hanno formulato proprio in merito alla volontà «punitiva» - che non posso definire altrimenti - contenuta nel provvedimento in esame.
Non so se l'ultimo esponente della sinistra intervenuto conosca realmente le condizioni del settore agricolo, nonché dei piccoli e medi operatori economici che non impiegano dipendenti. Molto spesso, infatti, si tratta di persone anziane, che lavorano aree estremamente piccole e limitate; non a caso, ieri l'altro, nella mia provincia (quella di Bologna), si è tenuto un convegno che ha evidenziato tali aspetti. È una situazione nella quale si registra un progressivo invecchiamento della popolazione...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
FABIO GARAGNANI. Occorre, dunque, che il Governo si faccia carico di tale situazione non indulgendo a futuri provvedimenti, tutti...
PRESIDENTE. Concluda!
FABIO GARAGNANI. ...da definire, ma compensando in questa sede! Credo si tratti di una misura equanime...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!
FABIO GARAGNANI. Ricordo che interventi del genere sono stati già effettuati nel passato!
Vorrei sottolineare che si tratta di una situazione di oggettiva difficoltà. Dire «difficoltà» è un eufemismo: vi è l'impossibilità di condurre le aziende agricole, oberate come sono dall'esistenza di...
PRESIDENTE. Grazie: deve concludere! Grazie...!
FABIO GARAGNANI. ...oneri impropri, che non consente loro di esplicare la loro attività fino in fondo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Grandi, perché, vedendolo sempre alzato, mi rendo conto della sua difficoltà ad ascoltare tutto ciò che noi stiamo affermando: infatti, pur condividendo, è costretto ad assumere una posizione completamente diversa!
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. È solo la schiena!
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Vede, signor sottosegretario, la possibilità che viene concessa dall'articolo 4-bis del decreto-legge in esame all'organismo pagatore degli aiuti comunitari di compensare, a favore dell'INPS, eventuali Pag. 100debiti contributivi dei beneficiari di tali aiuti è, come lei sa benissimo, del tutto illegittima!
Infatti, lo stesso fondamentale regolamento comunitario della riforma della politica agricola comune, in base alla quale vengono erogati gli aiuti comunitari...
PRESIDENTE. La prego di concludere...!
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. ...recita testualmente: «(...) salvo disposizione contraria, contenuta nel presente regolamento, i pagamenti nell'ambito dei regimi di sostegno elencati nell'allegato I...
PRESIDENTE. Deve concludere!
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. ...sono corrisposti integralmente ai beneficiari»!
Allora, caro sottosegretario, per evitare realmente, in questo caso, di fare non dico ridere il Paese...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole!
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. ...come nel passato, ma di far soffrire una categoria, quali i nostri coltivatori diretti ed i nostri agricoltori, noi sosteniamo che questo articolo 4-bis...
PRESIDENTE. Grazie!
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. ...deve essere soppresso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per rilevare con quanta superficialità la maggioranza stia affrontando un problema così delicato per le aziende che operano nel settore agricolo.
Dopo cinque anni di Governo del centrodestra - durante i quali l'agricoltura ha conosciuto un momento di valorizzazione e di riaffermazione - adesso vogliamo introdurre una norma che addirittura sembra non poter produrre effetti nemmeno giuridicamente. Si confonde un diritto che sorge in capo alle imprese agricole su base comunitaria e che va direttamente a favore del settore agricolo con un debito che l'azienda agricola può avere nei confronti dell'ente previdenziale. Credo che sia come entrare in un negozio di cristalleria muovendosi da elefanti: cerchiamo di evitare danni enormi all'agricoltura! Chiedo anch'io lo stralcio di questo articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, con grande pacatezza, ma nello stesso momento con fermezza, pregherei il Governo di considerare la questione sotto il profilo giuridico. Nel caso in cui un'azienda agricola abbia omesso legittimamente di pagare i contenuti perché li contesta o per un altro motivo, quali conseguenze vi sarebbero? La norma invocata sembra autorizzare automaticamente la compensazione, senza tenere conto delle legittime lagnanze.
Pertanto, faccio mio l'invito rivolto dall'onorevole Benedetti Valentini al Governo: chiedo al Governo di accantonare la questione per esaminarla successivamente dopo le necessarie valutazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.
CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, intervengo solo per ritornare al merito della questione, poiché ho ascoltato molte inesattezze. Comincerei dal tema affrontato dall'onorevole Benedetti Valentini. Dal 1o gennaio 2006, per riscuotere i contributi comunitari è necessaria la dichiarazione di regolarità di pagamento degli oneri contributivi e previdenziali (il cosiddetto DURC). Se un'impresa non ha pagato tali Pag. 101contributi non potrà ricevere alcuna sovvenzione sul piano comunitario; quindi, non ci saranno soldi per le imprese. Questa norma serve, casomai, a tutelare tali imprese, introducendo l'elemento della compensazione.
L'altra questione concerne il fatto che questa norma non si applica a quelle 500 mila aziende che non hanno pagato i contributi prima del 1o gennaio 2006 e che aderiscono alla cartolarizzazione, ossia alle imprese che hanno accumulato un debito di circa 6 miliardi di euro e che, aderendo alla cartolarizzazione, potranno liquidare il loro debito nei confronti dello Stato con una cifra che oscilla fra il 25 e il 30 per cento. Dire che si sta causando un danno...
PRESIDENTE. Deve concludere.
CLAUDIO FRANCI... all'impresa agricola è una falsità, un elemento di demagogia. Comprendo la battaglia politica, ma non ne comprendo i contenuti (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore non accede alla proposta di accantonamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Misuraca 4-bis.1, Buonfiglio 4-bis.2 e Ruvolo 4-bis.300, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 365
Astenuti 2
Maggioranza 183
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 237).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Misuraca 4-bis.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, credo che nel prendere la parola nessuno voglia per forza strappare un applauso, come hanno fatto i colleghi Franci, Zucchi e D'Ulizia. Noi siamo qui per tutelare gli interessi delle imprese e per fornire dei chiarimenti, onorevole D'Ulizia. Forse, lei, quando parla di cooperative, ci «azzecca»; ma questa sera, rispetto agli emendamenti in esame, non ci ha azzeccato per niente, perché ha fatto confusione riguardo al vero tema in discussione. Non stiamo parlando dell'aspetto previdenziale bensì - come ha detto il collega Franci - di qualcosa che parte dal 1o gennaio 2006! Onorevole Franci, non occorre l'applauso: questo ormai lo sappiamo tutti!
Noi, invece, onorevole D'Ulizia, denunciamo il blitz compiuto al Senato, che sta passando con il silenzio assordante delle organizzazioni professionali, le quali non hanno ancora scoperto il danno che si sta arrecando alle aziende.
Intervengo perché, peraltro, al limite, saremmo anche disposti a migliorare questo articolo introdotto con la proposta emendativa approvata dal Senato; onorevole Franci, a proposito dell'articolo 4-bis le leggo solo ed esclusivamente poche parole: «Andrebbe chiarito se la mancata certificazione della regolarità contributiva da parte delle imprese agricole impedisca in assoluto di accedere agli aiuti comunitari o, al contrario» - come sembrerebbe desumersi dalle disposizioni introdotte dall'articolo in esame - «se l'essere non completamente in regola con il versamento dei contributi previdenziali comporti solamente la decurtazione in maniera corrispondente degli aiuti comunitari». Non sono asserzioni di Filippo Misuraca, né degli illustri colleghi intervenuti della Commissione giustizia, che ringrazio per la loro interpretazione, in quanto l'articolo 4-bis è illegittimo: lo dice nel dossier sul Pag. 102provvedimento il Servizio studi della Camera, che vuole migliorare questo testo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Noi lo affermiamo anche con il nostro emendamento; guardate, qui c'è un problema di scuderia! Voi state obbedendo agli ordini di un partito; voi state obbedendo agli ordini di un Governo, ma non state difendendo gli agricoltori!
Non si deve litigare, onorevole Rocchi, sul punto di chi difenda i più deboli; noi abbiamo bisogno, come diceva lei, di aiutare le aziende agricole, ma guardi, forse lei si occupa poco di agricoltura! Bisogna risollevare 546 mila aziende che - onorevole D'Ulizia , mi segua! -, in questo momento, non hanno ancora risolto il vero problema del condono agricolo! Il ministro dell'agricoltura ha dichiarato di essere preoccupato che non possano aderire alla sistemazione del condono previdenziale. Se su queste materie voi volete strappare l'applauso, sapete allora - e mi rivolgo ai miei capigruppo - su cosa abbiamo torto noi del centro destra? Non siamo capaci di portare gli agricoltori sotto palazzo Montecitorio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Se avessimo fatto noi ciò che avete fatto voi, a quest'ora, qui fuori, vi sarebbe una moltitudine di agricoltori. Sono tuttavia convinto che gli agricoltori ci stanno seguendo e certamente le organizzazioni agricole, appena se ne accorgeranno, denunceranno l'illegittimità e l'incostituzionalità di questo provvedimento. Ecco perché noi sosteniamo questo emendamento, per correggere lo sbaglio fatto al Senato (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Bravo Filippo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, mi rivolgo anzitutto agli amici della Lega. Attenzione, il problema riguarda, sì, parecchie aziende del sud, ma anche molte aziende di montagna delle nostre vallate del nord. Quindi, si tratta di una questione che unisce un po' tutti.
Vorrei osservare come, con riferimento alla proposta in esame, l'onorevole Franci, da buon burocrate di partito, abbia, per così dire, «messo i puntini sulle i»; ma egli dimentica che tanti operatori, riguardo all'INPS ed alla cartolarizzazione, devono ancora mettersi in regola perché non ne hanno né la forza né le energie. A tale proposito, mi rivolgo al collega di Rifondazione Comunista: è facile osservare che l'INPS viene pagato ...
PRESIDENTE. Deve concludere ...
GIUSEPPE ROMELE. ... ma quando un'impresa piccola, di un salariato o del familiare - perché l'INPS riguarda anche le posizioni interne alla famiglia - non riesce a sistemare la propria contabilità con l'INPS, a quale titolo, lo Stato...
PRESIDENTE. Deve concludere ...
GIUSEPPE ROMELE. ... quale titolo ha l'INPS per bloccare sistematicamente quell'unico contributo che in questo momento può essere una piccola boccata di ossigeno data alla piccola attività agricola? Ebbene su ciò occorre avviare una profonda riflessione e chiedo quindi, per favore, l'accantonamento dell' articolo 4.bis (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Mi rivolgo al relatore, ma anche al Presidente che risponde al telefono ed è concittadino bresciano, il quale, di agricoltura, dovrebbe sapere qualcosa...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Romele.
Qual è, dunque, l'opinione del relatore sulla proposta di accantonamento?
FABIO BARATELLA, Relatore per la XIII Commissione. Esprimo parere contrario, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, questo emendamento, sostanzialmente, tenta di migliorare sensibilmente il testo. Intervengo per riportare assoluta serenità all'interno dell'Assemblea, posto che, sia sul merito del provvedimento sia anche relativamente agli aspetti giuridici, si sono già espressi i colleghi, già intervenuti al riguardo anche con riferimento alla proposta emendativa precedente.
Chiedo ai colleghi un attimo di attenzione per tentare di far valere una volta tanto il buonsenso.
Qui non si sta dicendo che il provvedimento è assolutamente illegittimo, ma si propone qualcosa di diverso: all'atto del pagamento del contributo comunitario si tratta di avvertire l'azienda agricola...
PRESIDENTE. La ringrazio, ha esaurito il suo tempo
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Presidente, sto concludendo. Si tratta di proporre all'azienda agricola la regolarizzazione e, nel caso di inadempienza della stessa, l'INPS potrà avvalersi sul contribuente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, non è intervenuto nessuno del mio gruppo.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, è un mio errore. Ha facoltà di intervenire per dichiarazione di voto.
TERESIO DELFINO. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con interesse gli interventi dell'onorevole Zucchi e dell'onorevole D'Ulizia. A me pare che nel loro ragionamento ci sia una carenza di conoscenza della realtà di queste 500 mila aziende rispetto a tutto il percorso, certamente ultradecennale, che le riguarda in relazione a quello che io ho chiamato condono, ma che rappresenta la regolarizzazione della previdenza agricola.
Di certo, a regime, le considerazioni dell'onorevole Zucchi potrebbero trovarci consenzienti, ma non oggi che siamo in mezzo al guado. Non più tardi di stamani, ho ricevuto da una di queste aziende agricole situata al nord la precisazione che la società di concessione delle riscossioni - una delle trenta e oltre concessionarie che rispondono alla Riscossione Spa - sta portando avanti le procedure coattive per riscuotere i crediti di cui stiamo parlando. Quindi, vuol dire che siamo ben lontani, signor Presidente, dalla situazione in cui l'accordo - quell'accordo privatistico che è stato citato -, il quale dovrebbe consentire a queste 500 mila aziende di regolarizzare la propria posizione contributiva, sia operante. Soprattutto, non risulta che la società di riscossione - come ha testimoniato il ministro dell'agricoltura in Commissione di merito alla Camera - abbia fornito quelle indicazioni che consentono le procedure coattive di riscossione di questi debiti previdenziali.
Per questo, io credo che questa norma sia assolutamente vessatoria e abbia bisogno quanto meno di essere resa coerente con quell'accordo che noi condividiamo. Lo abbiamo detto in Commissione e lo ribadiamo anche in quest'aula: occorre che questa possibilità di compensazione sia collegata ad una procedura - come dice l'emendamento Misuraca 4-bis.3 che io intendo sottoscrivere e come diranno gli emendamenti successivi a firma del collega Ruvolo, mia e di Martinello 4-bis. 301 e 4-bis. 302. - e ad un'intesa che oggi viene condivisa, ma che tuttavia non viene praticata.
Per questo motivo, dire che siamo già in una situazione in cui tutto è stato già risolto - come sosteneva il collega D'Ulizia - significa dire una cosa fuori dalla realtà. Noi affermiamo oggi che è stato definito un accordo, ma purtroppo esso non viene applicato. Quindi, questa norma va ad interferire pesantemente sulle disponibilità di quelle 500 mila aziende agricole.
Mi pare che questo non sia l'intendimento, espresso anche in sede di Commissione, onorevole Zucchi, dove invece si è condivisa la necessità di chiudere Pag. 104la partita e di chiuderla nei tempi e nei modi che consentano a queste 500 mila aziende - o almeno a quelle che lo vorranno fare - di continuare a stare nell'attività agricola, di mantenere le imprese in questo settore e di non vederle fuggire. Infatti, da questa ulteriore riduzione delle presenze di aziende agricole possono derivare grandi danni alla tutela dell'ambiente e del nostro territorio, oltre che delle nostre produzioni agricole di qualità.
Per tali motivi, noi votiamo favorevolmente questo emendamento, che personalmente intendo sottoscrivere [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, intervengo solo per far notare ai proponenti dell'emendamento Misuraca 4-bis.3 e all'intera Assemblea che questo emendamento, così come il successivo, qualora venisse approvato, anziché alleviare, aggraverebbe gli oneri per le imprese agricole, in modo particolare per quelle che si trovano in una condizione di maggiore difficoltà. Infatti, il testo dell'emendamento propone la sospensione del pagamento dell'aiuto comunitario in caso di mancata regolarizzazione nel versamento dei contributi. Se un'impresa agricola non avesse la liquidità necessaria per far fronte immediatamente al versamento dei contributi, per ottenere l'aiuto comunitario dovrebbe indebitarsi e, quindi, sopportare ulteriori oneri in termini di interessi per avere tale contributo. La soluzione proposta, quindi, negli emendamenti Misuraca 4-bis.3 e 4-bis.4 è peggiore dal punto di vista dell'impresa agricola che non è in regola con i versamenti contributivi rispetto a quanto prevede il testo del decreto, che adotta la formula della compensazione. Di conseguenza, mi pare che i due emendamenti debbano essere respinti (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare la mia adesione e la richiesta di sottoscrizione dell'emendamento Misuraca 4-bis.3.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misuraca 4-bis.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 363
Astenuti 3
Maggioranza 182
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 235).
Secondo le intese intercorse tra i gruppi parlamentari, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Martedì 3 aprile 2007, alle 9,30:
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1329 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 febbraio Pag. 1052007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali (Approvato dal Senato) (2374).
- Relatori: Crisci, per la VI Commissione e Baratella, per la XIII Commissione.
2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
MAZZONI; MASCIA ed altri; BOATO e MELLANO; DE ZULUETA: Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (626-1090-1441-2018-A/R).
- Relatore: Mascia.
3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine (1638-A)
e delle abbinate proposte di legge: JANNONE; MIGLIORE ed altri; FABRIS ed altri; CRAXI ed altri; NAN; MAZZONI e FORMISANO; BRANCHER ed altri; BALDUCCI (366-1164-1165-1170-1257-1344-1587-1594).
- Relatore: Tenaglia.
4. - Seguito della discussione delle mozioni Giovanardi ed altri n. 1-00112, Mura ed altri n. 1-00117, Meta ed altri n. 1-00118, Leone ed altri n. 1-00121, Maroni ed altri n. 1-00122 e Beltrandi e Villetti n. 1-00124 sulle iniziative per contrastare il fenomeno delle cosiddette «stragi del sabato sera».
5. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
REALACCI ed altri; CRAPOLICCHIO ed altri; LA LOGGIA ed altri: Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (15-1752-1964-A).
- Relatori: Vannucci, per la V Commissione e Iannuzzi, per la VIII Commissione.
La seduta termina alle 19,40.
TESTO INTEGRALE DELLE RELAZIONI DEI DEPUTATI MASSIMO VANNUCCI (PER LA V COMMISSIONE) E TINO IANNUZZI (PER LA VIII COMMISSIONE) SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE NN. 15-1752-1964-A
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, desidero svolgere alcune rapide considerazioni rinviando al collega Iannuzzi per quanto concerne l'illustrazione delle linee generali del provvedimento che giunge oggi all'esame dell'Assemblea e la filosofia che lo ispira.
Il testo al nostro esame costituisce il risultato di un positivo lavoro svolto dalle Commissioni riunite che si è potuto avvalere dei contributi dei numerosi soggetti intervenuti nel corso delle audizioni svolte e della ampia convergenza registratasi tra le diverse forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione.
Prima di procedere ad una descrizione sintetica delle singole disposizioni del testo, merita richiamare che la condizione di disagio che oggi vivono i comuni di più piccole dimensioni costituisce il risultato della profonda, epocale, trasformazione che ha vissuto il nostro paese dall'ultimo dopoguerra quando lo sviluppo economico e sociale ha determinato processi di rapida e massiccia urbanizzazione con la concentrazione della popolazione nei grandi centri e di spopolamento delle aree interne del paese, di quelle montane e delle campagne. Massiccia urbanizzazione infatti si è determinata prima lungo gli assi ferroviari e poi lungo quelli stradali e così oggi abbiamo di fronte città congestionate e aree interne scarsamente abitate. Si tratta di problemi analoghi a quelli attualmente all'attenzione di altri Stati europei come la Pag. 106Francia, la Spagna, la Svezia, l'Irlanda, la Spagna che stanno investendo per ripopolare aree dei propri paesi che hanno registrato preoccupanti cali demografici. Da questo punto di vista, il tema che stiamo trattando rappresenta una importante operazione di livello europeo degna di opportune politiche.
I cittadini che continuano a vivere in paesi di più limitate dimensioni si misurano quotidianamente con la difficoltà di non poter accedere, o di poterlo fare in misura insufficiente, a servizi fondamentali come quello scolastico, quello sanitario, quello postale che per ragioni di economie di scala spesso non sono disponibili. Questo perchè si crea un circolo vizioso: non si organizzano i servizi perchè c'è poca gente - producendo noi spesso legislazioni basate su parametri rigidi - e la gente non vi abita perchè non vede garantiti i servizi.
Rispetto a tali problemi, la proposta di legge individua due aree di intervento: la prima riguarda tutti i comuni con popolazione pari o inferiore a cinquemila abitanti. Ad essa sono destinati gli interventi dell'articolo 3 del provvedimento. Si tratta di misure che intendono fornire indirizzi a tali enti territoriali e delineare misure di agevolazione che, rimuovendo ostacoli normativi oggi esistenti, possano consentire una gestione più «dinamica» e fruttuosa di tali realtà.
Preliminare a tali misure risulta la scelta di incentivare l'associazionismo dei comuni, attraverso le forme delle unioni e, per i territori montani, delle comunità montane, al fine di consentire una migliore gestione dei servizi.
Vi è poi una serie di misure di semplificazione amministrativa: misure specifiche in materia di attribuzione delle competenze del responsabile del procedimento per l'affidamento e l'esecuzione degli appalti di lavori pubblici e di `esclusione dei comuni fino a cinquemila abitanti dall'applicazione di alcune disposizioni in materia di procedure per l'acquisto di beni e servizi di rilevanza nazionale, nonché di programmazione triennale dei lavori pubblici. A ciò si aggiungano la possibilità, rimessa a specifiche convenzioni da stipularsi tra i soggetti interessati, di utilizzo della rete dei monopoli dello Stato per il pagamento di imposte, tasse e tributi, nonché delle bollette di acqua, gas e energia elettrica; la possibilità di acquisire case cantoniere dell'Anas ed altri edifici demaniali dismessi da destinare alle attività comunali ad organizzazioni di volontariato e ad attività di insediamento e di incubatori di imprese; la possibilità di indicare, nei registri dello stato civile, il luogo elettivo di nascita a fianco del luogo di nascita effettivo; la possibilità di stipulare convenzioni con le diocesi cattoliche per la salvaguardia e il recupero di beni culturali, storici, artistici, la possibilità di incentivazione della cablatura degli edifici, del territori anche con i nuovi sistemi di maggior praticità e più basso costo come il WI MAX che potranno dare nuove possibilità per rendere più agevole il cosiddetto lavoro a distanza.
L'altra area di intervento, oggetto delle restanti disposizioni del provvedimento, riguarda i comuni con popolazione pari o inferiore a cinquemila abitanti che vivano particolari situazioni di disagio.
Con questa differenziazione abbiamo voluto evitare una generalizzazione di interventi e costi troppo onerosi, limitandoci ad intervenire in quei comuni a forte e comprovato disagio.
Tali comuni, in base al dettato dell'articolo 2 del provvedimento, saranno individuati con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da emanarsi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge; su tale decreto dovrà essere raccolto il parere delle competenti Commissioni parlamentari. Inoltre, già il comma 2 dell'articolo 2 individua alcuni criteri da seguire nell'adozione del decreto. Nel decreto dovranno rientrare comuni il cui territorio presenti significativi fenomeni di dissesto o evidenti criticità ambientali; comuni in cui si registrano evidenti situazioni di marginalità economica e sociale; comuni caratterizzati da specifici parametri di disagio; comuni siti in zone in prevalenza montane o rurali, caratterizzate da estrema perifericità. Potranno Pag. 107rientrare inoltre nel decreto comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti che abbiano nel loro territorio frazioni che abbiano queste caratteristiche limitatamente al territorio delle frazioni medesime, mentre risulteranno comunque esclusi, come è giusto, dalle agevolazioni finanziarie i comuni con popolazione pari o inferiore a cinquemila abitanti nei quali si registri un'elevata densità di attività economiche e produttive anche per la vicinanza a grandi centri metropolitani.
Ritengo che lo strumento del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dall'articolo 2 potrebbe costituire un passo avanti molto significativo, al fine di concentrare gli interventi nelle aree che vivono situazioni di effettiva sofferenza.
Nei confronti dei comuni inclusi nell'elenco del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dall'articolo 2, si avranno due tipologie di interventi. La prima tipologia riguarda, in analogia a quanto previsto all'articolo 3 per tutti i comuni fino a cinquemila abitanti, misure agevolative e di «rimozione di ostacoli normativi», che assumono una valenza per così dire di «stimolo» all'attività di tali comuni. La seconda tipologia di interventi riguarda invece più dirette forme di sostegno finanziario.
Con riferimento alla prima tipologia, merita ricordare le previsioni dell'articolo 4, che - tra le altre cose - consentono ai comuni di stipulare convenzioni e contratti di appalto con gli imprenditori agricoli per lo svolgimento di attività funzionali alla manutenzione del territorio; la possibilità per regioni e province di privilegiare, nella ripartizione delle loro risorse, le iniziative finalizzate all'insediamento nei piccoli comuni, di centri di eccellenza; le previsioni dell'articolo 5, che consentono varie forme di promozione dei prodotti agroalimentari tradizionali; le previsioni dell'articolo 6 che dispongono «canali privilegiati» per il finanziamento dei programmi di informatizzazione del piccoli comuni; le previsioni dell'articolo 7, che, tra le altre cose, incentivano il mantenimento del servizio postale nei piccoli comuni e consentono l'attribuzione del servizio di tesoreria dei piccoli comuni a Poste italiane: questa può essere la vera chiave di volta per il mantenimento del servizio spesso messo in pericolo nei piccoli centri da criteri di economicità creando una situazione di reciproco interesse dei comuni e di Poste spa; le previsioni dell'articolo 8 che consentono la stipula di convenzioni per agevolare il mantenimento in attività degli istituti scolastici. Significative risultano pure le disposizioni dell'articolo 9, in forza delle quali si potrà prevedere, ad esempio, la vendita diretta, a determinate condizioni, da parte di artigiani residenti nei piccoli comuni, di prodotti tipici di loro produzione. Dopo un approfondito dibattito è stato deciso il mantenimento dell'articolo 12, che prevede per le regioni la possibilità di prevedere agevolazioni, anche in forma tariffaria, a favore dei piccoli comuni in cui la disponibilità di risorse idriche reperibili e attivabili sia superiore ai fabbisogni per i diversi usi. Su tale punto sarà però necessaria un'ulteriore riflessione, anche in considerazione del fatto che la materia sarà più organicamente affrontata in occasione dell'espressione del parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni correttive e integrative al codice ambientale.
Con riferimento alla seconda tipologia di interventi, che sono raccolti negli articoli successivi, devono essere ricordate in primo luogo le disposizioni degli articoli 14 e 16. L'articolo 14 prevede che agli interventi nei piccoli comuni sia destinata una quota non inferiore al trenta per cento delle risorse dell'otto per mille e rivenienti dal gioco del lotto da destinarsi a interventi nei beni culturali. L'articolo 16 interviene sui criteri per le ripartizione, per gli anni 2008 e 2009, delle misure di sostegno per i comuni fino a 5000 abitanti contenute nella legge finanziaria 2007; al comma 703 la norma infatti è risultata troppo rigida creando forti disparità fra comuni con analoghi problemi. Con l'abbassamento dal 30 al 25 per cento della percentuale prevista si allarga quantomeno la platea dei beneficiari.Pag. 108
Gli articoli 13 e 15, sui quali merita da ultimo soffermarsi, rappresentano invece forme di diretto sostegno finanziario ai piccoli comuni rientranti nell'elenco previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 2 e costituiscono, in tal senso, il «cuore» del provvedimento.
Su tali norme le Commissioni hanno concentrato i propri sforzi, nella ricerca di una copertura finanziaria sostenibile in un quadro di risorse disponibili assai limitato.
Desidero richiamare l'attenzione dei colleghi su questi articoli perchè con le relative disposizioni le Commissioni hanno inteso tradurre concretamente l'impegno a favore dei piccoli comuni che ispira l'intero provvedimento. I precedenti articoli, infatti, per evidenti ragioni di compatibilità finanziaria, sono redatti nel senso di consentire agli enti territoriali competenti l'adozione di misure a favore dei piccoli comuni. Per questa parte non si è inteso porre alcun obbligo proprio per rispettare le compatibilità finanziarie degli enti territoriali.
Gli articoli 13 e 15 prevedono, invece, interventi puntuali, immediatamente finanziati. Siamo consapevoli del fatto che le risorse stanziate potrebbero non risultare sufficienti allo scopo.
Nel prosieguo dell'esame potremo verificare, insieme al Governo, la possibilità di incrementare le dotazioni finanziarie. L'articolo 13 istituisce un fondo per l'erogazione, con decreto del ministro dell'economia e delle finanze, di incentivi fiscali in favore dei soggetti residenti nei piccoli comuni. È prevista la possibilità di concedere agevolazioni ICI per le abitazioni e le sedi di attività economiche, agevolazioni concernenti l'imposta di registro per l'acquisto di immobili destinati ad abitazione o ad attività economiche, premi di insediamento per il trasferimento della residenza o della sede di effettivo svolgimento dell'attività economica. In questo quadro un particolare rilievo assume la previsione del comma 5, che è riassumibile nello slogan «adotta un borgo». Si prevede infatti che le risorse del fondo possano essere utilizzate per l'erogazione di crediti di imposta a persone fisiche e giuridiche che effettuino operazioni di sponsorizzazione in favore dei piccoli comuni di cui all'articolo 2, per la salvaguardia e la valorizzazione dei comuni, con particolare riferimento alle attività turistiche, artigianali, culturali, sportive e ricreative e sociali.
L'attivazione del fondo è prevista a decorrere dall'anno 2009, con una dotazione di 10 milioni di euro. Comprendiamo come questa previsione possa apparire insufficiente ma, come ho già detto, abbiamo aspettative nel corso della discussione del provvedimento in accordo con il Governo per un considerevole aumento del fondo che possa partire già dal 2008 così come pensiamo che gli oneri finanziari della presente legge possano essere fissati stabilmente nel bilancio dello Stato.
Altrettanto importante, per le possibilità di sviluppo dei piccoli comuni, risulta l'articolo 15 che prevede l'istituzione di un fondo con una consistente dotazione di risorse di conto capitale - 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 - per la concessione di contributi statali ad interventi infrastrutturali e di investimento nei piccoli comuni, con particolare riferimento ad interventi per la tutela dei beni culturali, delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici. Sui criteri per la definizione del decreto verrà sentito il parere della Conferenza Stato-regioni e province autonome, in modo da garantire il rispetto delle competenze regionali in materia. Inoltre, alla definizione degli interventi si procederà sulla base di apposito atto di indirizzo parlamentare. Si può trattare di un sostegno importante alle capacità di investimento dei territori oggetto di attenzione da parte del provvedimento. Ma, al di là dell'esigenza di tutela di tali territori, non può essere ignorato come, per le caratteristiche del tessuto sociale ed economico italiano, che ha sempre trovato nelle realtà medio-piccole («il paese delle cento città» la piccola grande Italia), un fattore di ricchezza e di progresso, le misure previste si possano tradurre in un più generale sostegno dell'economia nazionale.Pag. 109
Basta pensare ai costi che spesso sopportiamo per i fenomeni di dissesto idro-geologico strettamente collegato alla scarsa ed assente manutenzione che si determina per l'assenza dell'uomo. Conviene quindi investire per risparmiare nel lungo periodo; questa è una politica lungimirante per la tutela del territorio e per migliorare la qualità della vita.
Vi prego di considerare infine questa legge importante in sé, a prescindere dalle forse insufficienti risorse rispetto agli obiettivi ambiziosi delle premesse proprio perchè finalmente fissa il principio di una legislazione «dedicata» per i piccoli comuni che ne riconosce le specificità superando le rigide «parametrazioni» che spesso troviamo nelle norme e che non tengono conto di questa piccola grande Italia che invece rappresenta la spina dorsale del nostro bellissimo paese.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, il testo unificato delle proposte di legge nn. 15 (a prima firma del presidente Realacci), 1752 (a prima firma dell'onorevole Crapolicchio) e 1964 reca disposizioni in materia di sostegno e valorizzazione dei piccoli comuni.
Esso rappresenta il frutto di un percorso condiviso - caratterizzato da una fattiva partecipazione di tutti i gruppi, sia di maggioranza sia di opposizione - e di un attento lavoro istruttorio svolto congiuntamente dalle Commissioni bilancio e ambiente. Tale testo raccoglie le indicazioni emerse nel corso delle numerose audizioni svolte in seno al Comitato ristretto e, rispetto al testo adottato inizialmente, contiene diverse importanti modifiche finalizzate a recepire condizioni e osservazioni formulate dalle Commissioni competenti per il parere e proposte emendative dei commissari.
Il provvedimento al nostro esame riprende, in gran parte, il testo della proposta di legge n. 1174, presentata nella scorsa legislatura su felice intuizione del presidente Realacci, da deputati appartenenti a tutti i gruppi parlamentari e approvata pressoché all'unanimità dalla Camera dei deputati.
Esso contiene in particolare norme dirette a migliorare le condizioni di vita nelle aree del cosiddetto «disagio insediativo» (quella che chiamiamo la «Piccola grande Italia»), dettando disposizioni applicabili ai comuni di piccole dimensioni.
Il provvedimento è stato originato dalle numerose iniziative promosse, negli anni passati, da Legambiente e Confcommercio in collaborazione con associazioni degli enti territoriali, del sociale e dei diversi settori produttivi (in particolare, quello agricolo). Tale sforzo legislativo ha ricevuto in più occasioni l'autorevole e prestigioso conforto del Presidente della Repubblica emerito Carlo Azeglio Ciampi; parimenti sulle proposte hanno avuto modo di pronunciarsi favorevolmente tutti i soggetti auditi (enti territoriali, associazioni ambientaliste, la Conferenza episcopale italiana, con l'audizione informale svolta nella scorsa legislatura di Monsignor Betori e, in questa legislatura, di Monsignor Rivella). In tal senso, sottolineo che l'iniziativa legislativa nasce dalla volontà di valorizzare le grandi e molteplici potenzialità dei comuni in questione, in termini non soltanto di turismo e risorse culturali e ambientali, ma anche di rilancio del tessuto imprenditoriale e delle produzioni tipiche, sostenendo - ad ogni livello possibile - tale rilevante patrimonio. Da questo punto di vista, la proposta di legge deriva dall'intento - molto ambizioso - di raccogliere in un unico provvedimento legislativo un insieme di disposizioni relative a differenti ambiti normativi, ma finalizzate - tutte - ad uno scopo unitario e ben definito, che consiste nel contrastare la tendenza sempre più forte allo spopolamento di alcune aree territoriali del paese e, in particolare, di quelle montane e collinari. Nel nostro paese, peraltro, le aree fragili sono quelle colpite da un progressivo spopolamento e dal crescente depauperamento dei servizi pubblici e delle attività economiche e produttive; questa problematica non è riferibile solo a tali aree, ma si estende anche a Pag. 110molti dei comuni che, pur non insistendo in tali zone, soffrono situazioni di difficoltà, per fronteggiare le quali occorrono misure di tutela e di sostegno che debbono essere incentivate dal legislatore statale.
Vi è, poi, all'interno della proposta di legge, un importante elemento che investe direttamente l'evoluzione del sistema italiano delle amministrazioni locali. Com'è noto, negli anni recenti alcuni interventi di riforma hanno mutato l'organizzazione degli enti locali. Sia la ripartizione di competenze fra apparato burocratico e organi politici e il sistema delle rispettive responsabilità, sia il sistema di controlli sugli atti amministrativi, interni ed esterni, sono mutati: il criterio ispiratore di tutta l'attività amministrativa è sempre più divenuto il miglioramento dell'efficienza e della qualità dei servizi erogati al cittadino. Tutto ciò ha segnato una nuova fase nella vita degli enti locali, che richiede - e ritengo che il provvedimento si muova in questa direzione - di rispondere a tali mutamenti, soprattutto per i comuni di modeste dimensioni, che non hanno economie di scala nelle loro forniture, non ammortizzano con facilità gli investimenti indispensabili, devono subire costi molto elevati per l'affidamento di servizi, incontrano difficoltà maggiori dei grandi comuni nella privatizzazione dei servizi stessi, a causa della minore redditività degli stessi, hanno obiettivi e forti limiti nelle piante organiche e nella possibilità di acquisire professionalità ed esperienza esterne.
Questi fenomeni di disagio fanno sì che si debbano avviare, con convinzione e coraggio, politiche generali e locali di intervento per riportare e stabilizzare le popolazioni nei piccoli comuni, per avviare una nuova fase di sviluppo e per arginare preoccupanti fenomeni come quelli dell'assenza di ogni forma di cura nella manutenzione del territorio, con conseguenti gravi fenomeni di abbandono e di degrado estremo. Tutte azioni che, pur nella loro diversità, devono muovere - come afferma anche la relazione di accompagnamento alla proposta di legge n. 15 - da una comune convinzione, ovvero che «lo sviluppo locale passa per il rafforzamento della più importante delle ricchezze che è la risorsa umana».
Mi sembra, dunque, che la proposta di legge voglia «mettere in rete» una serie di iniziative in grado di «fare sistema» nelle aree interne maggiormente disagiate, per assicurare che divenga conveniente abitare - come rilevato anche dagli onorevoli Lupi e Giancarlo Giorgetti, relatori del provvedimento esaminato dalla Camera nella scorsa legislatura - in un piccolo comune della Basilicata, della Calabria o dell'Appennino tosco-emiliano. Si vogliono, infatti, introdurre concrete misure per il sostegno ai piccoli comuni ed alle loro attività economiche, agricole, commerciali e artigianali, secondo forme coerenti e rispettose delle peculiarità dei territori: l'obiettivo è di favorire un investimento significativo per il rilancio sociale ed economico e per la valorizzazione del patrimonio ambientale e storico-culturale di queste aree, per l'adegua cura e manutenzione dei territori.
Come già rimarcato dal collega relatore onorevole Vannucci, in questa direzione di semplificazione e di snellimento delle procedure, anche di natura amministrativa, si pensi, ad esempio: alle disposizioni di cui ai commi 3 e 4 dell'articolo 3 che, con riferimento ai comuni con popolazione pari o inferiore ai 5.000 abitanti, rispettivamente dispongono che le competenze del responsabile del procedimento per l'affidamento e per l'esecuzione degli appalti di lavori pubblici siano attribuite al responsabile dell'ufficio tecnico o della struttura corrispondente ed escludono l'osservanza di alcune disposizioni vigenti in materia di procedure per l'acquisto di beni e servizi di rilevanza nazionale, nonché di programmazione triennale dei lavori pubblici; oppure, il comma 13 del medesimo articolo 3, che prevede la possibilità, per le regioni, di incentivare l'adozione, da parte dei piccoli comuni, di misure rivolte alla tutela dell'arredo urbano, dell'ambiente e del paesaggio, soprattutto attraverso l'utilizzo di materiali di costruzione tipici locali, l'installazione di antenne collettive per la ricezione delle trasmissioni radiotelevisive Pag. 111via satellite, la limitazione dell'impatto ambientale dei tracciati degli elettrodotti e degli impianti per telefonia mobile e radiodiffusione; ancora, la possibilità di istituire centri multifunzionali nei quali concentrare una pluralità di servizi contemplata (articolo 4, comma 2) o la priorità nell'accesso ai finanziamenti pubblici per la realizzazione di programmi di e-government attribuita ai progetti informatici riguardanti i piccoli comuni (articolo 6).
Senza entrare nel dettaglio di tutte le disposizioni della proposta di legge, sulle quali il relatore per la V Commissione ha fornito i necessari approfondimenti, mi limito in questa sede a sottolineare taluni altri punti che giudico essenziali: avere sottolineato la stringente opportunità della conservazione di un'adeguata rete di servizi e di esercizi commerciali nei territori dei piccoli comuni, che costituisce una delle condizioni indispensabili per una loro rivitalizzazione economica e sociale; avere indicato l'importanza che lo sviluppo imprenditoriale e agricolo si avvalga di nuove opportunità, anche mediante il sostegno a «micro-attività», che saranno comunque in grado di attivare circuiti economici virtuosi e capaci di arrecare sicuri benefici ambientali, soprattutto applicando l'innovazione tecnologica; avere sottolineato l'esigenza di creare le condizioni per invertire una tendenza all'isolamento, al depauperamento dei servizi e delle attività economiche e produttive ed al disagio abitativo di parte del paese, attraverso idonee misure di sostegno sul versante dei servizi in senso lato (conservazione delle strutture scolastiche, facilitazioni nel pagamento di imposte e bollette senza dover percorrere considerevoli distanze, misure volte ad assicurare la presenza di sportelli postali ed un'adeguata copertura del servizio radiotelevisivo, incentivi fiscali, premi di insediamento per il recupero nei piccoli comuni di nuovi nuclei familiari residenti e di iniziative economiche).
L'esame in Assemblea sarà un'occasione per valutare con attenzione, integrare e migliorare ulteriormente il testo, recependo ogni proposta emendativa che si muova in questa direzione.
INTERVENTO DEL DEPUTATO DAVIDE CAPARINI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE NN. 15-1752-1964-A
DAVIDE CAPARINI. Dal 1933 la giurisprudenza definisce come pubbliche tutte le acque, sorgenti, fluenti e lacuali, anche se artificialmente estratte dal sottosuolo ad uso di pubblico e generale interesse: per questo il «bene acqua» ha natura pubblica. Purtroppo il sistema tariffario non tiene conto del risparmio, della possibilità di riutilizzo e di restituzione dell'acqua non inquinata. Questa lacuna normativa ha consentito che in alcune parti del nostro paese, soprattutto nel Meridione, non venissero migliorate e manutenute le infrastrutture di adduzione, distribuzione e smaltimento. Questa incuria ha portato al malfunzionamento degli acquedotti, con perdite dell'acqua addotta su scala nazionale del 27 per cento prima di giungere all'utenza, a cui aggiungere un altro 5 per cento causato dall'inadeguatezza degli impianti domestici.
Nel 1994 è la legge Galli che getta le basi per la gestione integrata dell'intero ciclo idrico. Il ciclo integrato viene affidato ad un unico soggetto con lo scopo di assicurare una gestione razionale dell'acqua riducendo gli sprechi e favorendo il risparmio e il riuso. Stabilisce anche il principio che l'onere della gestione ricada sulla tariffa, elemento regolatore del sistema, trasferendo il costo della gestione della risorsa dalla collettività all'utenza. Questo è il punto fondamentale della legge che si scontra con la nostra realtà di piccoli comuni di montagna. Al centro del sistema di governo pubblico della risorsa acqua ci sono le regioni che hanno istituito gli ambiti territoriali ottimali (ATO) che hanno il compito di scegliere la migliore forma di gestione del servizio idrico integrato (concessione a terzi o affidamento Pag. 112diretto a società miste a maggioranza pubblica). Quindi, la legge Galli segna un'importante evoluzione normativa nella definizione del concetto di gestione di una risorsa che deve essere accessibile a tutti: «le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà».
A complicare il quadro normativo arrivano le direttive europee che impongono la realizzazione di gare internazionali per l'assegnazione della gestione delle reti e l'erogazione dei servizi pubblici locali. Gare che avrebbero fatalmente visto soccombere le nostre aziende a favore delle multinazionali con l'apertura ai privati senza le sufficienti garanzie per la qualità e i costi dei servizi (energia elettrica e metano insegnano). Per correre ai ripari con la finanziaria del 2002 il legislatore stabilisce l'affidamento diretto, senza gara, dei servizi pubblici locali a rilevanza industriale: tra questi i servizi pubblici di captazione, adduzione, distribuzione della risorsa, di fognatura e di depurazione delle acque. Il provvedimento indica un modello preferenziale di gestione del servizio integrato tramite la trasformazione delle aziende speciali e dei consorzi pubblici in società di capitali controllate da enti pubblici locali e partecipate da aziende private. Un espediente per dare la possibilità ai nostri comuni e alle società municipalizzate di organizzarsi e non farsi divorare dalle potentissime multinazionali francesi o tedesche. Infatti, l'alternativa sarebbe stata la messa in gara internazionale dei servizi pubblici locali con il conseguente depauperamento di una ricchezza della collettività.
L'ultimo capitolo è stata la decisione del Governo Berlusconi con la legge n. 308 del 15 dicembre 2004 di concedere ai comuni di montagna sotto i mille abitanti di scegliere se aderire o meno alla gestione del servizio idrico integrato. L'intento è di far valere il principio che ai piccoli comuni di montagna che riescano a garantire l'efficienza, l'efficacia nonché l'economicità del servizio, grazie al sacrificio dei propri cittadini e amministratori, non deve essere fatta pagare la stessa tariffa applicata in città. L'autorità di bacino potrà continuare a svolgere funzioni di controllo e vigilanza sulla gestione del sistema idrico integrato consentendo ai piccoli comuni di poter gestire in modo autonomo il loro acquedotto come hanno sempre fatto.
Un principio che è necessario estendere anche a quelli sotto i 5.000 abitanti facendo valere il legittimo principio per cui ai piccoli comuni che riescono a garantire l'efficienza, l'efficacia nonché l'economicità del servizio, grazie al sacrificio dei propri cittadini e amministratori, non devono essere scaricati gli oneri impropri dei grandi comuni.
Onorevoli colleghi, questa è l'occasione per un approccio equo e solidale per cui i piccoli comuni possano continuare a ben gestire una risorsa fondamentale come l'acqua, in economia e con responsabilità.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 2374 - em. 1.11 | 355 | 352 | 3 | 177 | 135 | 217 | 85 | Resp. |
2 | Nom. | em. 1.14 | 353 | 352 | 1 | 177 | 135 | 217 | 85 | Resp. |
3 | Nom. | em. 1.15 | 352 | 352 | 177 | 138 | 214 | 85 | Resp. | |
4 | Nom. | em. 1.48 | 371 | 367 | 4 | 184 | 146 | 221 | 84 | Resp. |
5 | Nom. | em. 1.56, 1.57 | 367 | 366 | 1 | 184 | 144 | 222 | 84 | Resp. |
6 | Nom. | em. 1.62 | 366 | 364 | 2 | 183 | 143 | 221 | 84 | Resp. |
7 | Nom. | em. 1.72 | 369 | 368 | 1 | 185 | 143 | 225 | 84 | Resp. |
8 | Nom. | em. 1.87, 1.88 | 365 | 364 | 1 | 183 | 143 | 221 | 84 | Resp. |
9 | Nom. | em. 1.93, 1.94 | 367 | 365 | 2 | 183 | 145 | 220 | 84 | Resp. |
10 | Nom. | em. 1.95 | 369 | 368 | 1 | 185 | 149 | 219 | 84 | Resp. |
11 | Nom. | em. 1.96 | 366 | 365 | 1 | 183 | 145 | 220 | 84 | Resp. |
12 | Nom. | em. 1.97 | 365 | 364 | 1 | 183 | 146 | 218 | 84 | Resp. |
13 | Nom. | em. 1.121 | 371 | 370 | 1 | 186 | 149 | 221 | 84 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 1.123 | 362 | 360 | 2 | 181 | 143 | 217 | 84 | Resp. |
15 | Nom. | em. 1.124 | 373 | 372 | 1 | 187 | 146 | 226 | 84 | Resp. |
16 | Nom. | em. 1.134 | 371 | 370 | 1 | 186 | 145 | 225 | 84 | Resp. |
17 | Nom. | em. 1.135 | 364 | 363 | 1 | 182 | 139 | 224 | 84 | Resp. |
18 | Nom. | em. 1.139 | 363 | 362 | 1 | 182 | 145 | 217 | 84 | Resp. |
19 | Nom. | em. 1.140 | 379 | 377 | 2 | 189 | 146 | 231 | 84 | Resp. |
20 | Nom. | em. 1.141 | 384 | 382 | 2 | 192 | 151 | 231 | 84 | Resp. |
21 | Nom. | em. 1.142 | 379 | 378 | 1 | 190 | 149 | 229 | 84 | Resp. |
22 | Nom. | em. 1.145 | 376 | 375 | 1 | 188 | 147 | 228 | 84 | Resp. |
23 | Nom. | em. 1.150 | 371 | 370 | 1 | 186 | 145 | 225 | 84 | Resp. |
24 | Nom. | em. 1.153 | 378 | 377 | 1 | 189 | 149 | 228 | 84 | Resp. |
25 | Nom. | em. 1.171 | 379 | 377 | 2 | 189 | 153 | 224 | 84 | Resp. |
26 | Nom. | em. 1.188, 1.189, 1.191 | 384 | 383 | 1 | 192 | 155 | 228 | 84 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 1.192 | 385 | 384 | 1 | 193 | 155 | 229 | 84 | Resp. |
28 | Nom. | em. 1.196 | 387 | 386 | 1 | 194 | 154 | 232 | 84 | Resp. |
29 | Nom. | em. 1.197 | 375 | 373 | 2 | 187 | 146 | 227 | 84 | Resp. |
30 | Nom. | em. 1.198 | 379 | 377 | 2 | 189 | 151 | 226 | 84 | Resp. |
31 | Nom. | em. 1.209 | 381 | 381 | 191 | 154 | 227 | 84 | Resp. | |
32 | Nom. | em. 1.212 | 386 | 385 | 1 | 193 | 159 | 226 | 84 | Resp. |
33 | Nom. | em. 2.31 | 384 | 383 | 1 | 192 | 158 | 225 | 84 | Resp. |
34 | Nom. | em. 2.34 | 378 | 377 | 1 | 189 | 151 | 226 | 84 | Resp. |
35 | Nom. | em. 2.37 | 373 | 372 | 1 | 187 | 154 | 218 | 84 | Resp. |
36 | Nom. | em. 2.39 | 383 | 382 | 1 | 192 | 159 | 223 | 84 | Resp. |
37 | Nom. | em. 2.38 | 382 | 381 | 1 | 191 | 149 | 232 | 84 | Resp. |
38 | Nom. | em. 2.41 | 381 | 379 | 2 | 190 | 153 | 226 | 84 | Resp. |
39 | Nom. | em. 2-bis.1 | 385 | 383 | 2 | 192 | 155 | 228 | 84 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | em. 2-bis.3 | 377 | 375 | 2 | 188 | 147 | 228 | 84 | Resp. |
41 | Nom. | em. 2-bis.300 | 383 | 380 | 3 | 191 | 152 | 228 | 84 | Resp. |
42 | Nom. | em. 2-bis.6, em. 2-bis.301 | 376 | 375 | 1 | 188 | 156 | 219 | 84 | Resp. |
43 | Nom. | em. 2-bis.7 | 379 | 378 | 1 | 190 | 155 | 223 | 84 | Resp. |
44 | Nom. | em. 2-bis.8 | 375 | 375 | 188 | 156 | 219 | 84 | Resp. | |
45 | Nom. | em. 3.3 | 376 | 374 | 2 | 188 | 149 | 225 | 84 | Resp. |
46 | Nom. | em. 3.12 | 381 | 381 | 191 | 153 | 228 | 84 | Resp. | |
47 | Nom. | em. 3.16 | 389 | 389 | 195 | 158 | 231 | 84 | Resp. | |
48 | Nom. | em. 3.17 | 377 | 377 | 189 | 152 | 225 | 84 | Resp. | |
49 | Nom. | em. 3.20 | 387 | 387 | 194 | 157 | 230 | 84 | Resp. | |
50 | Nom. | em. 3.22 | 376 | 376 | 189 | 152 | 224 | 84 | Resp. | |
51 | Nom. | em. 3.24 | 379 | 379 | 190 | 154 | 225 | 84 | Resp. | |
52 | Nom. | em. 3.32 | 385 | 384 | 1 | 193 | 155 | 229 | 84 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 63 | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | em. 3.31 | 380 | 379 | 1 | 190 | 157 | 222 | 84 | Resp. |
54 | Nom. | em. 3.34 | 383 | 383 | 192 | 154 | 229 | 84 | Resp. | |
55 | Nom. | em. 3.37 | 383 | 383 | 192 | 156 | 227 | 84 | Resp. | |
56 | Nom. | em. 4.7 | 386 | 384 | 2 | 193 | 159 | 225 | 84 | Resp. |
57 | Nom. | em. 4.8 | 388 | 387 | 1 | 194 | 160 | 227 | 84 | Resp. |
58 | Nom. | em. 4.10 | 390 | 390 | 196 | 161 | 229 | 84 | Resp. | |
59 | Nom. | em. 4.11 | 390 | 389 | 1 | 195 | 160 | 229 | 84 | Resp. |
60 | Nom. | em. 4.49 | 379 | 377 | 2 | 189 | 149 | 228 | 84 | Resp. |
61 | Nom. | em. 4.53 | 372 | 372 | 187 | 144 | 228 | 84 | Resp. | |
62 | Nom. | em. 4-bis.1, 4-bis.2, 4-bis.300 | 367 | 365 | 2 | 183 | 128 | 237 | 84 | Resp. |
63 | Nom. | em. 4-bis.3 | 366 | 363 | 3 | 182 | 128 | 235 | 84 | Resp. |