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XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 146 di mercoledì 18 aprile 2007
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI
La seduta comincia alle 10,15.
MARIZA BAFILE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Brugger, Bruno, De Simone, Donadi, Franceschini, Leoni, Lion, Morrone, Pisicchio, Reina, Stramaccioni, Stucchi ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Trasferimento a Commissione in sede legislativa del disegno di legge n. 1746-undevicies (ore 10,18).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione a Commissione in sede legislativa del disegno di legge n. 1746-undevicies.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa del seguente disegno di legge, del quale la VIII Commissione permanente (Ambiente) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92 comma 6, del regolamento: «Contributo al Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano» (già articolo 208 del disegno di legge n. 1746 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del regolamento, e comunicato all'Assemblea il 5 ottobre 2006) (A.C. 1746-undevicies).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
La Presidenza e l'Assemblea salutano i docenti e gli alunni della scuola media statale Luigi Trombini di Tirano (Sondrio) che assistono ai nostri lavori (Applausi).
Inversione dell'ordine del giorno (ore 10,21).
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo - spero almeno - di interpretare anche l'opinione degli altri gruppi di maggioranza e di opposizione nel formulare la seguente proposta: sappiamo che la settimana prossima è quella sulla quale l'ONU ha chiesto l'impegno di tutte le istituzioni a livello mondiale relativamente alle questioni che attengono alla sicurezza stradale.
Potrebbe essere, dunque, questa l'occasione per celebrare al meglio e valorizzare in modo ancora più preciso, nel corso della discussione nel nostro Parlamento che si potrebbe determinare nella prossima settimana, i termini con i quali Pag. 2avremmo dovuto oggi iniziare la discussione sulle mozioni che riguardano la sicurezza stradale.
Peraltro, nella prossima settimana saremo chiamati a discutere altri provvedimenti che concernono la sicurezza e la circolazione stradale, e l'autotrasporto. Quindi propongo di esaminare immediatamente il provvedimento relativo al sostegno e alla valorizzazione dei piccoli comuni, di cui al punto 3 dell'ordine del giorno, e di discutere le mozioni di cui al punto 2 la prossima settimana.
PRESIDENTE. Sulla richiesta dell'onorevole Quartiani di inversione dell'ordine del giorno nel senso di passare immediatamente l'esame del punto 3, relativo al seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recante misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, ai sensi dell'articolo 41, del regolamento, darò la parola a un oratore contro e ad uno a favore che ne facciano richiesta, per cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Giovanardi.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, nella settimana mondiale dell'ONU per la mortalità e la traumatologia stradale, si inserisce anche un'altra iniziativa che i colleghi conoscono. L'Associazione nazionale dei familiari delle vittime della strada ha identificato nella notte del 28 aprile - tra sabato e domenica - una notte in cui la collettività nazionale dovrebbe impegnarsi - come un quotidiano ha scritto in uno slogan - ad avere una notte per la vita, una notte a mortalità zero. Una notte che, diversamente dalle altre del weekend, non registri quella media di dieci, dodici o tredici ragazzi che perdono la vita e altre centinaia che rimangono permanentemente lesi nell'ambito di quel fenomeno che è stato definito «le stragi del sabato sera».
Con la collega Santanchè, abbiamo presentato una mozione che è agli atti di questa Camera; abbiamo sottolineato come il nostro paese, negli ultimi quattro anni, abbia perso tanti giovani sul «fronte» del divertimento: 3 mila, quanti i soldati americani morti in Iraq, in guerra!
Su tale iniziativa assunta dai familiari delle vittime, come i colleghi sanno, la trasmissione Zapping condotta da Forbice, alcuni quotidiani, campioni dello sport, istituzioni locali, regioni, province, comuni, semplici cittadini si sono mobilitati per studiare le condizioni migliori affinché in quella notte, effettivamente, venga dato un segnale, in modo particolare attraverso il ricorso all'utilizzo del mezzo pubblico al posto dei mezzi privati di circolazione. Ciò, proprio per cercare, tutti assieme, di dimostrare che il fenomeno, in qualche modo, è risolvibile, in ipotesi anche attraverso un intervento legislativo, ad esempio con un impegno sul testo del progetto di legge che verrà presentato proprio in quel giorno o con altre iniziative.
Aderisco dunque a questa proposta di rinviare a lunedì prossimo la trattazione delle mozioni, proprio in questo spirito. Se infatti discutessimo e votassimo oggi le numerose mozioni presentate emergerebbe l'assenza di qualsiasi indirizzo comune da parte del Parlamento. È alquanto singolare che regioni, province, comuni, campioni dello sport, il Milan, la Fiorentina, Fiorello nella sua trasmissione, centinaia di associazioni, la Croce rossa, si mobilitino per dare un segnale positivo mentre il Parlamento, invece, su questa materia si divida. Spero dunque che, attraverso l'impegno comune di tutti i gruppi profuso da ora sino a lunedì sia possibile trovare un accordo su una unica mozione che in qualche modo dia il segno che il Parlamento non è distratto su tale tema e anzi reca, per quanto possibile, il proprio contributo. Certo, noi chiedevamo che fosse il Governo, insieme agli enti locali, come è stato fatto per le polveri sottili, a dire stop al traffico privato.
Accertiamo, dunque, le condizioni in cui sia possibile intervenire. Chiedo inoltre che questo tempo venga intanto utilizzato da tutti per trovare una piattaforma comune e trasmettere un segnale forte da cui emerga che il Parlamento non solo non è insensibile al problema ma, oltre a partecipare alla settimana intera promossa dall'ONU, Pag. 3aderisce a questa straordinaria iniziativa del 28 aprile. Iniziativa che appunto impegna tutti a trasmettere un segnale forte alla società italiana. In questo spirito, aderisco alla proposta di inversione dell'ordine del giorno [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare contro, ricordo ai colleghi, prima di passare ai voti, che alle ore 15,30 di oggi è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo, che evidentemente terrà conto delle indicazioni emerse in Assemblea.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione la proposta, formulata dall'onorevole Quartiani, di inversione dell'ordine del giorno nel senso di passare immediatamente alla trattazione del punto 3.
(È approvata).
Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Realacci ed altri; Crapolicchio ed altri; La Loggia ed altri: Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (A.C. 15-1752-1964-A) (ore 10,28).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Realacci ed altri; Crapolicchio ed altri; La Loggia ed altri: Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni.
Ricordo che nella seduta del 2 aprile 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame degli articoli - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle Commissioni.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere
(Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 1), che è distribuito in fotocopia.
Avverto, inoltre, che è in distribuzione un fascicolo contenente ulteriori proposte emendative delle Commissioni.
Avverto, altresì, che, prima dell'inizio della seduta, sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Margiotta 2.12, 3.11, 3.13, 3.29, 3.01, 15.1 e 15.03 e Marchi 16.1 (Nuova formulazione).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,29)
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Si riprende la discussione.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 2).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo ad esaminare un provvedimento che reca sostanziali provvidenze a quelle regioni, come l'Abruzzo, ricche dei cosiddetti 'piccoli comuni', nell'accezione di cui al provvedimento in esame, vale a dire con popolazione pari o inferiore a 5 mila abitanti e compresi nelle tipologie dettagliatamente indicate dalle lettere da a) ad e) del primo comma dell'articolo 2 del testo unificato in esame. Comuni purtroppo afflitti da disagio Pag. 4insediativo, come recita il testo del medesimo articolo 2, poveri e poco popolosi, ma tuttavia dotati di forti potenzialità in termini di turismo, produzioni tipiche e risorse culturali e ambientali.
La scelta adottata dal testo unificato all'esame di definire i piccoli comuni attraverso tale doppio criterio, a mio avviso, è condivisibile visto che, come è emerso nei dibattiti svoltisi nelle competenti Commissioni, anche sulla base dei dati statistici prodotti dall'ISTAT e dal Censis, ci si può rendere conto che, in realtà, una definizione basata unicamente sull'indicazione numerica relativa alla popolazione, cioè, pari o inferiore a cinquemila abitanti, potrebbe non essere soddisfacente.
Ben vengano, perciò, delle norme dirette a migliorare le condizioni dei piccoli comuni, migliorando le condizioni di vita e di lavoro, valorizzandone il patrimonio, promuovendo il riequilibrio anagrafico, migliorando l'efficienza e la qualità dei servizi essenziali e valorizzandone i prodotti tipici e agroalimentari.
Per quest'ultimo aspetto, l'articolo 5 del provvedimento prevede l'apposizione di cartelli in ambito regionale in cui si citi testualmente: «Territorio di produzione del (...)», indicazione posta sotto il nome del comune e scritta con caratteri minori rispetto a quelli di quest'ultimo, con la caratteristica che l'indicazione dei prodotti non è costitutiva di diritti e non determina il riconoscimento di origine e provenienza del prodotto tipico dal territorio al quale è associato. Su questo particolare punto, come imprenditrice, segnalo la necessità di un raccordo di detta disposizione con la normativa che tutela i prodotti tipici e doc.
Parlo a nome - presumo - di tutti quei colleghi nati in regioni connotate da elementi di criticità, in quanto zone di disagio insediativo, afflitte da spopolamento e impoverimento di vaste aree, colpite da fenomeni ad alto rischio geologico e di natura ambientale (terremoti, alluvioni, eruzioni, eccetera), dal dissesto idrogeologico, da malversazioni del suolo pubblico e dall'abusivismo; fenomeni assai gravi, peggiorati anche dalla mancanza di manutenzione e di incuria, che determinano disagio crescente nelle popolazioni che vi risiedono in termini di qualità della vita e di servizi ai cittadini.
Sono zone, quelle contemplate dal presente intervento normativo, che presentano profili di criticità, ma anche ricche di bellezze paesaggistiche e di risorse da valorizzare, cosa alla quale tende l'iniziativa legislativa in esame nel suo complesso, frutto dell'unificazione di tre testi parlamentari in cui - mi preme, altresì, evidenziare - sono stati tuttavia espunti importanti elementi innovativi; mi riferisco, in particolare, a quanto previsto dalla proposta di legge La Loggia A.C. 1964, di cui sono cofirmataria. Il provvedimento in esame si prefigge di assicurare un'armonica distribuzione della popolazione sul territorio, cosa che rappresenta un obiettivo fondamentale per l'equilibrio del nostro sistema sociale ed economico e una certezza per la manutenzione del territorio e lo sviluppo produttivo del Paese.
Richiamo l'articolo 3, comma 10, che interviene per favorire il riequilibrio anagrafico e valorizzare le nascite in detti comuni, prevedendo che, nel caso in cui i genitori risiedano in uno dei comuni con popolazione pari o inferiore a cinquemila abitanti, ovvero con caratteristiche di cui all'articolo 2 del testo unificato, essi possano richiedere che la nascita dei figli sia acquisita agli atti dello stato civile del comune di residenza anche qualora il parto si sia verificato in altro comune, purché ricompreso nel territorio della medesima provincia.
Condivido le osservazioni che la II Commissione ha formulato in sede consultiva, cioè, che occorrerebbe prevedere che, nel caso in cui uno dei genitori risieda in uno dei suddetti comuni, sia comunque possibile dichiarare il luogo elettivo di nascita qualora vi sia l'accordo tra i medesimi, nonché precisare che, comunque, dagli atti dello stato civile risulti, oltre al luogo elettivo di nascita, anche quello dove effettivamente il parto è avvenuto.
Fenomeni di disagio affliggono particolarmente le regioni di montagna visto che, oltre alla legge sulla montagna n. 97 del 1994, non si prevedono ulteriori strumenti Pag. 5a sostegno e sviluppo di politiche di accoglienza nei piccoli comuni montanari. In tal senso soccorrerebbe il testo in esame all'articolo 4.
Tornando al provvedimento in esame, il testo sottoposto all'esame dell' Assemblea recepisce in parte il contenuto della proposta di legge presentata dal collega onorevole La Loggia - di cui, come statolo già detto - sono convinta cofirmataria e che fu presentata, peraltro, fra le prime.
Vorrei, per questo motivo, soffermarmi sulle disposizioni volte a scongiurare il progressivo impoverimento di molte piccole realtà, situate anche nella mia regione, che rischiano di perdere competitività territoriale, di compromettere il livello minimo di servizi essenziali offerti ai cittadini e di perdere opportunità di introiti finanziari legati alle risorse paesaggistiche e di produttività artigianale.
Mi soffermerò brevemente su un punto che non è stato recepito nel complesso impianto normativo, frutto delle sinergie dei tre provvedimenti, e diretto principalmente a promuovere e sostenere le attività economiche, sociali, ambientali e culturali dei cosiddetti piccoli comuni e a tutelarne e valorizzarne il patrimonio naturale, rurale e storico -, promuovendo altresì l'adozione di misure a favore dei cittadini residenti e delle attività produttive, con particolare riferimento al sistema dei servizi territoriali e all'ambiente, in modo da incentivare e favorire anche l'afflusso turistico. Dalla relazione si evince che, nel nostro Paese, i comuni con meno di 5 mila abitanti rappresentano il 72 per cento del totale. Essi costituiscono l'ossatura delle autonomie locali e sono fondamentali nella politica di decentramento e di sviluppo locale e di mantenimento dei livelli minimi dei servizi pubblici essenziali.
L'articolo 6 del testo unificato in esame prevede programmi di e-government, coinvolgendo il ministro per le riforme e l'innovazione tecnologica. Per svolgere al meglio la loro funzione, i piccoli comuni hanno bisogno di una organizzazione più efficiente per l'erogazione dei servizi e di politiche di sviluppo che non vadano a vantaggio soltanto dei comuni di maggiori dimensioni. Ultimamente, i piccoli comuni hanno visto decrescere le risorse disponibili, sia a causa del taglio di trasferimenti statali, sia a causa dello spopolamento causato dalle condizioni disagiate di vita in tali centri, con conseguente impoverimento di aree che sono diventate di disagio insediativo (termine coniato dal presente provvedimento ed assai efficace), fenomeni che interessano una parte importante del territorio nazionale. Proprio per consentire ai comuni di svolgere al meglio tali funzioni è, a mio avviso, fondamentale favorire il miglioramento dell'organizzazione e dell'erogazione dei servizi alla cittadinanza e delle politiche di sviluppo ed evitare, quindi, norme limitanti gli assetti organizzativi di dette piccole realtà. Ciò si potrebbe attuare, ad esempio, non considerando l'erogazione delle provvidenze statali e regionali esclusivamente a vantaggio dei comuni di maggiore dimensioni.
Riprendendo il discorso cui ho accennato precedentemente, arrivo al punto. Particolare attenzione va dedicata - ed è stata di fatto dedicata - al raccordo delle competenze in ordine alla potestà legislativa che la Costituzione attribuisce allo Stato e alle regioni, ai sensi delle disposizioni del Titolo V della Costituzione e, in particolare, dell'articolo 117. Per questo motivo, con l'atto Camera n. 1964, di cui sono cofirmataria, ed il cui testo è stato parzialmente trasfuso nel testo unificato oggi al nostro esame, si è voluto dare, con riferimento all'originario complesso normativo ora parzialmente eliminato, un rilancio sociale ed economico per permettere un incremento della vivibilità in tali comuni, introducendo disposizioni in linea con la riforma di detto Titolo, che ha ben delineato i confini di competenza dello Stato e delle regioni nell'esercizio della potestà legislativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ambireiPag. 6 disporre di pochi attimi di attenzione - in particolare da parte del Presidente, dei relatori e dei colleghi in generale - per dire che, nell'apprestarci ad esprimere un voto sicuramente favorevole all'articolo 1 ed al provvedimento in generale, è necessario, a mio modesto parere, lasciare traccia, almeno in questa occasione, di due osservazioni di principio. Il nostro voto sarà senz'altro favorevole, poiché credo che tutti i parlamentari - e in particolare noi che abbiamo l'onore di rappresentare territori molto diversificati ed articolati su piccole realtà locali - non possano che avvertire come epocale questo problema e non possano che misurarsi in maniera positiva sulle conseguenze che ne derivano. Questa è sicuramente una delle sfide del nostro tempo.
La prima osservazione che intendo sottoporre ai colleghi delle Commissioni di merito e all'intera Assemblea è la seguente: ben venga ogni norma particolare, ogni legge specifica, come quella in esame (non la definirei infatti «leggina», bensì legge), che preveda misure di sostegno, di incentivazione e di potenziamento delle risorse in favore delle comunità demograficamente minori. Ben vengano le norme che accorpano servizi per potenziare le risorse economiche di tali comuni; ben vengano le valorizzazioni dei prodotti tipici locali; ben vengano sgravi di carattere fiscale per incentivare la richiesta di insediamento. Ben vengano tali misure specifiche, ma a mio modesto parere il principio del decentramento e dell'insediamento antropico diffuso sul territorio dovrebbe essere un principio di carattere generale, che informi come una «griglia», come un criterio di valutazione qualitativa, tutti i provvedimenti legislativi che si adottano.
Ricorro ad un esempio. Quando introduciamo norme in materia di edilizia, di ristrutturazioni o di mezzi di trasporto, prevediamo sempre uno standard relativo all'accessibilità da parte dei portatori di handicap. Si tratta di un principio generale di carattere etico e solidaristico, di una scelta politica che informa tutte le normative che vengono varate. Ebbene, quando licenziamo leggi che attengono al trattamento fiscale, ai trasporti, agli investimenti di vario genere, dovremmo prevedere un criterio specifico relativo al modello di insediamento antropico sul territorio che scegliamo. Se il Parlamento decide che il modello di insediamento antropico verso il quale ci indirizziamo in questo secolo - parlo dunque in termini epocali, non contingenti - è quello di venti grandi insediamenti urbani e del progressivo spopolamento delle aree che a questo punto possiamo definire periferiche, si tratta di una scelta, non so quanto condivisibile. Se invece scegliamo, conformemente alla nostra tradizione e alla morfologia del nostro Paese, un insediamento «spalmato» e ben diffuso nel reticolo delle nostre realtà territoriali, compiamo una scelta opposta, che va in altra direzione.
Dunque, ben venga una legge specifica come quella in esame, ma mi auguro passi anche la filosofia che la informa, che non resti un principio declamato e professato nei convegni di studio e negli amabili dibattiti tenuti in occasione delle festività ricorrenti in questo o in quel piccolo centro di periferia, interno o montano, ma diventi un principio ispiratore, selettivo della nostra legislazione nei vari campi. Questa è la prima osservazione, che affido alla maggioranza e all'opposizione della legislatura in corso, nonché di quelle future.
La seconda osservazione, altrettanto importante, è la seguente: mi sono spesso battuto, insieme ad altri - non moltissimi - colleghi, perché fossero salvaguardati i presidi erogatori dei servizi fondamentali nelle piccole o medie città italiane, che fanno la ricchezza dell'identità dei nostri territori. Mi riferisco a servizi fondamentali come i tribunali, gli ospedali, tutto ciò che fa, essendovi insediato, di una città una città, e che, se soppresso, riduce la città a un borgo periferico. Sono stato spesso accusato, insieme ai colleghi con me solidali, di particolarismo, perfino di campanilismo, comunque di privilegiare la micro-dimensione dei problemi rispetto a un principio di economie di scala che vorrebbe invece accorpamenti più drastici. Pag. 7Dunque, ogni volta che si è difesa l'esistenza di un presidio giudiziario, di un tribunale che abbia la sola colpa di non essere insediato in un capoluogo, oppure di un ospedale che deve servire un territorio di medie e non grandissime dimensioni, si è stati accusati spesso di particolarismo, di voler frammentare i servizi e di non voler perseguire giuste economie di scala.
Ebbene, si tratta di un principio che, nel momento in cui si discute il provvedimento in esame, deve essere contestato. Ci confrontiamo nuovamente sul modello di insediamento antropico al quale ho fatto riferimento. Intendo dire che non è molto risolutivo pensare di poter fornire misure di supporto a comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti quando si smantellano i servizi di area media, che sono insediati nel vicino centro di 40-50 mila abitanti, come un ospedale, un tribunale, un'azienda di servizi, un'agenzia delle entrate.
Si tratta di servizi fondamentali ai quali afferiscono, per usufruirne, quel reticolo di 15, 20, 30 piccoli o piccolissimi comuni di quell'area comprensoriale.
Quando vengono smantellati, in un'area di 70 mila, 80 mila o 100 mila abitanti, 4 o 5 servizi fondamentali, è perfettamente inutile pensare di risolvere i problemi di spopolamento e di incentivazione all'esodo che oggi si è messo in moto, mettendo il cartello che valorizza il prodotto locale oppure offrendo qualche contributo, affinché il servizio di segreteria comunale possa funzionare insieme ad un comune vicino e via seguitando. Tutto questo è lodevole, utile e sicuramente prezioso, ma non risolutivo. Dobbiamo capire, considerando le dimensioni medie della nostra provincia (intendendo per provincia non l'ente provincia, ma i nostri territori), se vogliamo mantenere, anche affrontandone i relativi costi e benefici, quei servizi fondamentali che garantiscono la centralità di un territorio.
Nell'apprestarci ad esprimere sicuramente l'adesione a questo specifico provvedimento, vorrei che, successivamente, quando verranno affrontati altri argomenti come, ad esempio, le misure delicatissime e strategiche alle quali ho fatto riferimento, mostrassimo un atteggiamento coerente, ponendo in essere una politica che va in questa direzione, senza pensare di avere risolto i gravissimi problemi delle nostre periferie, con l'applicazione dei tradizionali, pur lodevoli, antichi pannicelli caldi (Applausi del deputato Realacci). Grazie per l'attenzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, il testo unificato delle proposte di legge concernenti misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni non può che essere accolto favorevolmente dal gruppo di Forza Italia, anche in considerazione dell'importanza e della grande e sentita attesa da parte dell'intero sistema delle autonomie locali. Tuttavia, proprio per l'obiettivo che tale atto legislativo intende realizzare, ovvero quello di costituire un quadro normativo di riferimento nazionale atto a consentire una definitiva inversione di tendenza a vantaggio dei 5.800 piccoli comuni del nostro paese, si ritiene che il testo possa essere certamente migliorato con gli emendamenti e reso più incisivo, valorizzando maggiormente anche gli aspetti e le caratteristiche istituzionali delle stesse amministrazioni locali.
Vorrei, però, inoltre, porre l'accento su un aspetto quanto mai singolare. Da una parte, scriviamo una giusta legge per tutelare i piccoli comuni e, dall'altra, però le stesse amministrazioni comunali vengono ampiamente penalizzate con la legge finanziaria per il 2007. Occorre, quindi, anzitutto, che la proposta di legge tenga conto dei tagli imposti agli enti locali, riparando in qualche modo ai minori introiti che li riguardano.
I trasferimenti ai comuni per il 2007 sono stati determinati al lordo della riduzione complessiva di 609 milioni di euro operata dal ministro dell'economia sul fondo ordinario che dovrebbe essere compensato dal presunto maggiore introito ICI. Considerato però che, difficilmente, Pag. 8entro il prossimo ottobre saranno emanati i previsti decreti del ministro dell'economia, il Ministero dell'interno procederà ad applicare la detrazione nei confronti di tutti i comuni, ma senza aver prima accertato il maggior gettito ICI sul catasto dei terreni e sugli immobili di categoria.
I comuni sono posti di fronte alla sicurezza del taglio del 10 per cento e all'incertezza dei trasferimenti dovuti.
Inoltre - mi rivolgo all'amico Realacci, a Tino Iannuzzi ed ai relatori -, con una interpretazione unilaterale e forzata dal patto di stabilità da parte del ministro dell'economia, si impedisce agli enti locali un pieno utilizzo degli avanzi di amministrazione per la spesa sociale e gli investimenti, penalizzando così le comunità locali più virtuose.
Inoltre, inibire la possibilità dei comuni di procedere con le politiche di investimento che rappresentano il 70 per cento del comparto pubblico significa compromettere seriamente la crescita economica del paese.
Con il provvedimento in esame, attribuiamo delle risorse ai piccoli comuni in una percentuale modesta (bene ha fatto il collega Zanetta a proporne l'aumento).
Tuttavia, vorrei rivolgermi ai colleghi del centrosinistra che sono amministratori: attenzione! Hanno bloccato tutti gli avanzi di amministrazione degli enti locali, mettendo in grande difficoltà gli enti locali periferici. Sono soldi dei comuni e delle province, non sono soldi del Governo. È questo il vero federalismo?
Da una parte, ci riempiamo la bocca di promesse, colleghi del centrosinistra, dall'altra parte, introduciamo forti penalizzazioni.
Rivolgo al sottosegretario Sartor e al ministro Padoa Schioppa l'invito ad andare in mezzo ai comuni piccoli e medi per capire cosa significa amministrare la cosa pubblica.
Inoltre, mi rivolgo al relatore Iannuzzi, che stimo tantissimo per il lavoro che ha compiuto: quando sento che molti emendamenti presentati a questo testo unificato non possono essere approvati perché manca la copertura finanziaria, mi pongo il problema di quale sia il comportamento del Governo quando afferma che esiste un «tesoretto», ma non si sa come usare questi soldi. L'esclusione degli avanzi delle entrate rispetto al saldo rende di fatto inutilizzabili tali risorse.
Ebbene, voglio soprattutto richiamare l'attenzione del Parlamento sulla gravità della situazione in cui versano le nostre città, piccole o grandi che siano. Infatti, con questa finanziaria non si risolve nemmeno uno dei problemi e delle emergenze che si vivono nelle nostre città. Mi riferisco alla sicurezza, al trasporto pubblico locale e alla casa: dove sono finite le politiche strutturali e le grandi riforme che il Governo aveva promesso? Due miliardi e 600 milioni di euro in tagli agli enti locali, 600 milioni di euro ridati ai Comuni, ma assorbiti dai mancati trasferimenti erariali. Credo sia una presa in giro nei confronti degli enti locali periferici.
Si è parlato molto di costi della politica. Personalmente, non ho mai messo in dubbio la necessità di migliorare le procedure per il contenimento dei costi della politica. Rimango in attesa di vedere, al posto del polverone mediatico, una bella inchiesta giornalistica che ci racconti come vivono i piccoli sindaci degli oltre 5.600 comuni con meno di cinquemila abitanti. Se proprio si vuole capire chi sono gli amministratori italiani, si vada a cercare in questo immenso esercito di volontari, molti dei quali, da anni, non hanno mai percepito l'indennità.
Ma il costo della politica si riduce anche in maniera diversa, sapendo razionalizzare la spesa attraverso la modifica del testo unico degli enti locali. Regioni, province, comuni, comunità montane, unioni collinari, parchi, circoscrizioni, unioni dei comuni, consorzi, ATO, BIN, circondari, aree metropolitane, eccetera: è questo il costo della politica che bisogna avere il coraggio di tagliare, non il resto! Il sindaco di un piccolo comune prende 300 euro al mese e si trova costantemente sulla piazza, instaurando anche un rapporto umano con il proprio elettore. Lo Pag. 9dobbiamo tenere presente ed in questa legge che stiamo per approvare dobbiamo rimarcarlo fortemente.
Ebbene, da tempo leggiamo sui giornali la volontà del Governo di un taglio non meglio precisato dell'ICI sulla prima casa. Non vi sono dubbi che sia un fatto positivo e lo prendiamo come esempio, in quanto il presidente Berlusconi, in campagna elettorale, ne ha parlato per primo ed allora era stato deriso da tutti. Oggi, invece, corrono tutti dietro a quella proposta.
I comuni però aspettano ancora oggi di sapere dove si vanno a trovare le risorse finanziarie per coprire eventualmente la mancata differenza di introito.
Vi sono state, finora, tante dichiarazioni, ma nessuna proposta. Noi chiediamo di fare chiarezza su questo aspetto. Voglio leggervi una dichiarazione del sindaco di Rimini, che non può certo dirsi di centrodestra. Il sindaco di Rimini Ravaglioli, rivolto a Padoa Schioppa e a Sartor, ha affermato: «Il ministro guardi in casa propria quando parla di sperperi e non se la prenda con i comuni, costretti a mettere tasse per fare bella la faccia del Governo; una parte di quel "tesoretto" è frutto della rapina subita dai comuni, province, regioni ai quali il Governo ha tagliato quasi cinquemila miliardi di vecchie lire».
Questo lo dice il sindaco di Rimini e ripeto che non vi sono dubbi da che parte egli stia.
Tornando al contenuto del testo unificato delle proposte di legge al nostro esame, i tipi di intervento previsti sono prevalentemente di carattere generale e richiamano ad una azione più specifica le regioni che, in relazione al dettato costituzionale, assumono un ruolo significativo di promozione, incentivazione e sostegno dei piccoli comuni.
A tal proposito, ritengo fondamentale l'introduzione di un ordinamento differenziato per i piccoli comuni, una seconda tornata, poiché è assurdo pensare che un comune con meno di cinquemila abitanti possa essere amministrato come il comune di Roma, di Torino o di Milano. Ma, colleghi, volete mettere il comune di Coazze, quello di Valgioie, in provincia di Torino, con 3.000 abitanti, o quello di Squillace in Calabria con il comune di Roma? Le differenziazioni sono enormi e sono necessarie leggi ad hoc, interamente dedicate ai piccoli comuni, che possano tener conto della loro criticità e valorizzarne la peculiarità.
Nel testo sono contemplati la valorizzazione dei prodotti agroalimentari e gli interventi per lo sviluppo e l'incentivazione delle attività commerciali ed artigiane. Ben vengano misure di questo tipo! E bene fa questa legge! Permettere un corretto sviluppo di questi concetti sarà decisivo per l'affermazione concreta del rafforzato protagonismo costituzionale dei comuni di dimensioni demografiche più forti. Questi ultimi debbono potersi dotare di forme organizzative flessibili, di risorse finanziarie sufficienti, di disponibilità di personale e di mezzi materiali, in modo da garantire una gestione efficace, economicamente vantaggiosa e, soprattutto, funzionale alla migliore erogazione dei servizi ai cittadini e contribuire a mantenere vivo e competitivo il 70 per cento del territorio nazionale.
Occorre, però, abbandonare ogni residuo e chiuso municipalismo, sostenendo un'adeguata accelerazione politica alla strategia dell'associazionismo tra i comuni, soprattutto quelli di minore dimensione demografica, strumento ottimale per razionalizzare la gestione dei servizi.
Si dovrebbe prevedere, inoltre, la riduzione di oneri a carico dei piccoli comuni: per esempio, nel caso dell'affidamento esterno di una progettazione, essa risulterebbe troppo onerosa e potrebbe essere evitata, se il responsabile di procedimento del piccolo comune potesse provvedere alla progettazione stessa; oppure, si potrebbe prevedere la compensazione delle minori entrate determinate dall'agevolazione di imposta comunale, per i beni riconosciuti come beni di interesse culturale, in quanto al comune viene meno la relativa, e rilevante, quota di ICI.
Le forme di gestione associata dei servizi comunali andrebbero incentivate e non vi sono dubbi che noi ci riferiamo all'unione dei servizi e non all'unione dei Pag. 10comuni. È indispensabile che gli amministratori locali capiscano che l'unione dei servizi è importante per l'abbattimento dei costi. I 40 milioni di euro all'anno, certamente, sono un primo passo, ma ripeto che è indispensabile aumentare questo bacino di risorse per i piccoli comuni.
Se, però, il Governo - ed invito, in tal senso, tutti parlamentari del centrosinistra - non sblocca gli avanzi di amministrazione nei confronti dei piccoli e dei grandi comuni, questa legge, che noi voteremo, da una parte darà e, dall'altra, prenderà. Se questo è il comportamento del Governo, non potremmo che essere rammaricati, perché sarebbe una presa in giro nei confronti non solo dei piccoli comuni, ma di tutti i comuni italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Rivolgo un saluto, anche a nome dell'Assemblea, ai docenti ed agli studenti delle classi V dell'Istituto professionale di Stato per i servizi commerciali, turistici, sociali e pubblicità, Luigi Einaudi di Ferrara, che, dalle tribune del pubblico, seguono i nostri lavori (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceroni. Ne ha facoltà.
REMIGIO CERONI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, cercherò con il mio intervento di dare un modesto contributo al dibattito che si è aperto con questo progetto di legge, che contiene misure a sostegno dei comuni con popolazione inferiore a cinquemila abitanti.
Sono stato eletto sindaco, lo scorso anno, del comune di Rapagnano, un piccolo comune di duemila abitanti nella Marche, del quale sono stato già sindaco nel 1990, nel 1995 e nel 1999.
Chiarisco subito che sono ampiamente condivisibili tutte le ragioni e le motivazioni addotte dai relatori a sostegno di questo provvedimento.
Non vi è dubbio che i piccoli comuni vivono una situazione di grave disagio che, se non affrontata, rischia di procurare la fine di tante piccole comunità, ricche di storia, di cultura e custodi di tradizioni e di valori che hanno fatto grande il nostro paese.
Però, mi dispiace dover rilevare che il provvedimento in esame affronta solo relativamente i problemi dei piccoli comuni, anzi dimostra che non vi è la volontà di affrontarli.
Attraverso il provvedimento in discussione non si vuole entrare nel merito delle questioni. Siamo di fronte ad una proposta - simile a tante altre che ci troviamo a discutere in questa Assemblea - pensata per poter mostrare all'opinione pubblica sensibilità ed attenzione verso le piccole comunità e poter dire di aver risolto i problemi dei piccoli comuni, tanto che l'onorevole Realacci, assieme a Legambiente, ha già organizzato una festa, che si terrà nelle prossime settimane, per propagandare questo provvedimento. In realtà, la proposta di legge al nostro esame non risolve, non affronta nulla, produce benefici molto limitati ai piccoli comuni, è, in ultima analisi, un palliativo rispetto alle reali necessità.
I piccoli comuni non hanno bisogno di enunciazioni di principio, ma di interventi concreti, capaci di rilanciare la speranza di sopravvivenza e allontanare la prospettiva di diventare vecchi borghi abbandonati.
Se veramente abbiamo a cuore gli interessi e la sopravvivenza dei piccoli comuni dobbiamo guardare al problema da due diverse angolature. È necessario intervenire affrontando l'aspetto normativo (ordinamento degli enti locali) e l'aspetto finanziario (risorse a disposizione degli enti locali).
Per quanto riguarda l'aspetto normativo è evidente - è stato già ricordato - che è un errore sottoporre alla stessa normativa tutti i comuni, piccoli e grandi. Si tratta di una questione che andava affrontata prioritariamente, come ha già fatto osservare qualche collega intervenuto in precedenza, mentre la proposta in discussione si occupa in minima parte di questo aspetto.
Un tentativo di mettere mano alla questione è rappresentato dall'articolo 3, Pag. 11comma 3, attraverso cui viene facilitato il compito dei piccoli comuni nello svolgimento delle loro funzioni. Si stabilisce che le competenze di responsabile del procedimento per l'esecuzione degli appalti di lavori pubblici spettano al responsabile del servizio, al quale attiene il lavoro da realizzare in mancanza del responsabile dell'ufficio tecnico; in ogni caso, si tratta di una cosa ovvia che viene stabilita per legge.
Ritengo che sarebbe stato più opportuno procedere alla modifica dell'articolo 107 del decreto legislativo n. 267 del 2000; allo stesso tempo è da considerarsi positivo il comma 8 dell'articolo 3, attraverso cui si esentano i piccoli comuni dal rispetto di alcune disposizioni che per ragioni di tempo non elencherò.
Comunque, ciò che è stato fatto non basta, serve un intervento più organico; per esempio, si sarebbe rivelata utile la definizione del numero delle posizioni organizzative che ogni comune può istituire. Infatti, lasciare tale compito alla libera contrattazione, a livello locale, tra amministrazione, dipendenti e sindacato ha fatto salire a dismisura il numero delle posizioni organizzative, poiché ogni dipendente ne vuole una. In questa maniera, nel corso degli anni, si sono gonfiati i costi per il personale. Si tratta di costi che sono piombati sulle spalle delle piccole comunità (7-13 mila euro per dipendente) e che rappresentano molto di più delle somme a disposizione per ogni comune stanziate attraverso questo provvedimento.
È condivisibile, ad esempio, il principio contenuto nell'articolo 51 del decreto legislativo n. 267 del 2000, introdotto con la legge n. 142 del 1990, per cui i poteri d'indirizzo e di controllo spettano agli organi elettivi, mentre la gestione amministrativa è attribuita ai dirigenti. Però, bisognava comprendere che questo principio ha determinato costi suppletivi alle piccole amministrazioni locali. Nei piccoli comuni questo principio andava in maniera chiara derogato perché gli enti locali hanno funzionato attraverso forme di volontariato che per tanti anni hanno visto protagonisti gli amministratori.
Un'altra osservazione che mi sento di fare è che la proposta di legge in esame risulta vaga anche nell'individuazione dei comuni che avranno diritto a usufruire delle scarse provvidenze previste, perché non vi è dubbio che i criteri introdotti sono troppo generici e indefiniti. Per esempio, all'articolo 2 si fa riferimento ai comuni collocati in aree territorialmente dissestate. Forse ci si voleva riferire ai comuni della Valtellina. Ma agli altri comuni che cosa diciamo?
Per esempio, condivido quanto previsto nell'articolo 2 lettera b), relativamente ai comuni nei quali negli ultimi dieci anni si sia verificato un significativo decremento della popolazione residente, perché qui siamo di fronte a un criterio oggettivo, per cui si va a vedere se sia aumentata o diminuita la popolazione e si stabilisce se quel comune possa entrare in queste provvidenze.
Viceversa, faccio rilevare che con quanto previsto dall'articolo 2 lettera d) in merito ai comuni siti nelle zone montane si sovrappongono competenze di questa proposta di legge con quelle stabilite dalla normativa relativa alle comunità montane. In questo modo determineremmo una sovrapposizione di interventi in comuni che sono già interessati da altre leggi.
Una buona legge deve definire in misura chiara quali sono i comuni che possono usufruire di una normativa più semplice e quali sono le provvidenze che sono messe a disposizione. Non possiamo illudere 5.830 comuni che stanno aspettando una legge a loro favore come la «manna dal cielo» e far loro scoprire che nel provvedimento ci sono poche disposizioni che li riguardano.
Veniamo poi al secondo aspetto, quello economico. È evidente che le risorse messe a disposizione dalla proposta di legge sono troppo esigue: 40 milioni di euro sono una miseria rispetto alla necessità, 40 milioni diviso 5.830 comuni sono circa 6 mila euro a comune. Quali problemi possiamo risolvere con 6 mila euro a comune?
Voi non vi rendete conto della situazione economica in cui versano i piccoli comuni. Sapete che da anni vivono una Pag. 12situazione di grave sperequazione, perché i trasferimenti dello Stato sono agganciati alla spesa storica: ci sono comuni che ricevono tanto ed altri che ricevono niente. Nel momento in cui è arrivata la stretta governativa alcuni comuni si sono trovati in grave difficoltà nel far quadrare il bilancio.
Vi vorrei informare che dal 1989 al 2006 sono entrati in dissesto circa 425 comuni e gran parte di questi, oltre il 25 per cento, sono centri con una popolazione compresa tra i mille e i duemila abitanti; 110 comuni sono andati in dissesto in questi ultimi quindici anni. Ecco, oggi per far quadrare il bilancio di un comune si utilizzano gli oneri di urbanizzazione, che sono previsti per realizzare altri interventi.
Allora era necessario mettere mano alle entrate degli enti locali. Oggi queste entrate sono date dall'ICI sui di terreni (ci sono molti comuni svantaggiati che sono esenti da tassazione ICI), dall'ICI sui fabbricati, che nei piccoli comuni hanno un reddito basso e danno luogo a un'entrata molto relativa, e dall'addizionale IRPEF. I redditi dei piccoli comuni, spesso con una popolazione anziana composta da pensionati, determinano entrate molto modeste; abbiamo comuni lungo la costa che sono ricchissimi e comuni situati all'interno che hanno difficoltà a sopravvivere.
La proposta di legge avrebbe dovuto porre rimedio a queste disuguaglianze. Non capisco come l'ANCI abbia potuto dare parere positivo a questo provvedimento. Per la verità la meraviglia è molto contenuta perché da anni l'ANCI ha perso il suo spirito originario, essendo divenuta un'organizzazione per la promozione dell'immagine di qualche sindaco di grande città piuttosto che un'organizzazione a difesa dei sindaci e dei comuni piccoli. Immagino che l'ANCI abbia voluto dare il proprio parere favorevole perché nel disegno di legge era contenuta l'eliminazione del limite del mandato (ma poi avete visto che fine ha fatto questo questo articolato).
Aggiungo un'ulteriore considerazione osservando che c'era un ultimo aspetto che avrebbe dovuto essere contenuto nel testo, cioè che gli enti locali piccoli non hanno più risorse per gli investimenti. Nelle leggi finanziarie di alcuni anni fa era previsto un fondo per lo sviluppo degli investimenti, che veniva integrato anche da provvidenze delle regioni. Ricordo che la Lombardia, la Toscana e le Marche hanno previsto un fondo per incentivare gli investimenti degli enti locali, che, nella condizione attuale, non riescono a fare neanche gli interventi di manutenzione delle opere pubbliche.
Per tutte queste ragioni, ritengo che questo provvedimento sia insufficiente per affrontare i problemi reali dei comuni più piccoli.
Come ha detto il collega Osvaldo Napoli, che ha seguito da vicino questo lavoro e si è fatto interprete delle esigenze che ho rappresentato, spero che il Parlamento torni presto ad affrontare le questioni reali che riguardano i piccoli comuni. Infatti, se continuiamo a perdere tempo, rischiamo di determinare l'agonia dei piccoli comuni.
PRESIDENTE. Avverto che il Governo ha testé presentato gli ulteriori emendamenti 13.200 e 15.200, il cui testo è in distribuzione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, nel mio intervento riprenderò alcune riflessioni svolte dai colleghi del gruppo di Forza Italia, che, da punti di vista diversi, hanno evidenziato alcuni elementi problematici ravvisabili nel provvedimento in esame. Sia la collega Pelino che il collega Ceroni hanno individuato, da un lato, la necessità di un provvedimento che si faccia carico della difficoltà dei piccoli comuni, dall'altro - lo sosteneva il collega Ceroni - la necessità altrettanto evidente di non illuderli e di essere concreti nella predisposizione di interventi che possano incidere sullo sviluppo dei più piccoli enti locali. Non posso non fare a meno di esprimere in questa sede le mie perplessità, non tanto sulla bontà dell'iniziativa, ovvero sulla necessità di individuare le Pag. 13esigenze presenti nel territorio in cui si trovano ad operare i piccoli comuni, quanto sulla genericità del provvedimento.
Nell'ambito dell'espressione del parere da parte della Commissione cultura - parere sul quale quasi tutti i componenti della Commissione hanno concordato (ognuno con le proprie motivazioni) -, ho detto - e lo ribadisco ora - che questo provvedimento rischia di competere con le regioni su un terreno delicato quale quello dell'autonomia degli enti locali e di avviare un contenzioso in una materia delicatissima. Già quasi tutti i consigli regionali hanno adottato leggi ad hoc per i piccoli e medi comuni, con particolare riferimento ai comuni montani, evidenziando le zone di sofferenza ed intervenendo sia finanziariamente, sia predisponendo una serie di servizi che concernono il diritto allo studio, i trasporti, l'allocazione di determinate risorse e la tutela del territorio.
Alla luce di questi provvedimenti, mi chiedo come il Governo possa intervenire in maniera concreta, evitando di essere stancamente ripetitivo ed inefficace. Anche la copertura finanziaria, che mi sembra tutta da definire, al di là di alcune ipotesi sulle quali ognuno di noi si è confrontato, è evidentemente limitata.
Il primo problema da risolvere è il rapporto che questo provvedimento avrà con analoghe leggi approvate dalla regione. Non posso sottacere, tuttavia, che assistiamo ad un centralismo regionale molto accentuato, in cui molto spesso viene meno non solo l'autonomia dei comuni medi e grandi, ma anche quella delle assemblee regionali, ad un presidenzialismo esasperato, che identifica solo nella figura del presidente della giunta l'attività della regione tout court, con il rischio che le regioni possano ripetere difetti peggiori di quelli che hanno caratterizzato lo Stato centralista fino a poco tempo fa.
Di fronte a questo, per la necessità di valorizzare i piccoli comuni - che, a differenza dei medi, dei grandi e dei capoluoghi di provincia, hanno minori possibilità di interagire con il tessuto regionale e vedono diminuire progressivamente la loro importanza dal punto di vista demografico, sociale ed economico -, indubbiamente il provvedimento si giustifica e può avere una sua valenza, purché, ripeto, si configuri in modo più netto anche con il ruolo delle province. Prima parlavo delle regioni, ma le province stesse, in una materia così delicata - basti pensare all'agricoltura, alla formazione professionale, al diritto allo studio, soprattutto per i servizi di mensa per le fasce della scuola primaria e secondaria di primo grado -, hanno una competenza particolare e intervengono già in modo significativo.
Allora, rischiamo di creare una serie di conflittualità che, se non fossero ben definite, non risolverebbero il problema che ci siamo voluti porre. Occorre altresì distinguere - e vedo che c'è una distinzione piuttosto ampia - i comuni montani, che sono le vere aree di sofferenza, da altri comuni piccoli e medi che, se non altro per facilità di comunicazioni, hanno minori problemi.
Nei comuni montani sussiste certamente un problema di conservazione del territorio, dell'ambiente e della popolazione, soprattutto per il venir meno della medesima in certe fasce e in certe aree - non sono tutte uguali - dove è indispensabile il mantenimento della popolazione. Ovviamente, faccio riferimento ai comuni montani veri e propri, ai comuni dell'Appennino. La regione da cui provengo, l'Emilia Romagna, è caratterizzata da fasce diverse di popolazione, però indubbiamente sussiste un problema di fondo: occorre favorire il permanere della popolazione. Tuttavia, tale questione non può essere risolta solo mantenendo nella scuola primaria e secondaria un numero di classi e di alunni inferiori a quello prescritto dalla normativa per tutto il territorio nazionale, ma in modo diverso; non semplicemente limitandosi, come purtroppo si sta verificando, a sostenere la permanenza dell'ufficio postale, della caserma dei Carabinieri o di altri edifici pubblici che non hanno più una loro possibilità, stante la situazione economico-finanziaria del Paese, di mantenersi. In questo senso, nella proposta di legge ho Pag. 14colto la positività di favorire l'aggregazione dei comuni e, soprattutto, quelli piccoli debbono mettersi nell'ottica di gestire - e già lo fanno - tutta una serie di servizi in rete che non possono fare riferimento al singolo.
L'altra questione, sulla quale dobbiamo spostare l'attenzione, riguarda la valorizzazione delle zone montane dal punto di vista turistico, favorendo insediamenti anche industriali, ma soprattutto turistici. Comunque, anche in questo caso siamo in presenza di una legislazione regionale ben precisa, volta alla tutela di determinate aree. Sottolineo, infine, l'importanza di definire modalità precise per quanto riguarda la rete dei trasporti, che incidono pesantemente sui bilanci dei comuni, delle province e delle regioni senza nessuna distinzione fra comuni montani e comuni di pianura, in cui la «veicolabilità» è molto più facile e in cui non c'è la necessità permanente di servizi pubblici di linea, cosa che, invece, è essenziale soprattutto nelle realtà montane.
L'altro punto fondamentale riguarda alcuni servizi pubblici essenziali, cioè quelli che fanno riferimento all'erogazione di luce, gas ed acqua. Oggi le grandi aziende monopolizzano questi servizi soprattutto per quanto riguarda i capoluoghi di: si tratta di vere e proprie holding. Il problema fondamentale non è tanto quello di creare piccole holding o piccole municipalizzate consorziate, quanto di garantire che le grandi holding, che riassumono in sé i servizi delle vecchie municipalizzate, servano anche i piccoli comuni in modo significativo, coprendo tutte le esigenze.
Questo è il problema fondamentale che, per quanto riguarda la mia regione, mi è stato posto con insistenza; il rischio invece è quello di creare - mi si perdoni il termine - delle succursali di queste grandi municipalizzate che non risolvono il problema di fondo, perché non hanno prospettive economiche di sviluppo e, soprattutto, non hanno un bacino d'utenza significativamente vasto in grado di recepire la loro programmazione e, in particolar modo, determinate attività. Anche su ciò ritengo opportuno che si debba insistere.
Infine, devono essere fatte una graduatoria e una selezione, perché non si può essere generici e approssimativi come in alcune parti del provvedimento si prevede; tutto ciò va fatto nell'interesse del turismo e della tutela dei beni artistici che sono tantissimi in molti comuni. Anche in questo caso, però, ritengo sia opportuno stabilire un coordinamento con le varie competenze statali, regionali, provinciali e con la sovraintendenza ai beni artistici e culturali, presente in ogni regione, allo scopo di non generalizzare i finanziamenti, di per sé limitati, e quindi rischiare di non risolvere il problema alla fonte.
Esistono autentici patrimoni d'arte che debbono essere valorizzati, nel presupposto del riconoscimento della ricchezza artistica dei medesimi e non genericamente, senza alcun criterio stabilito previamente, ad esempio, da particolari commissioni; altrimenti ogni sindaco può sentirsi in diritto di richiedere contributi per quella importante chiesa o monumento e quant'altro.
L'aspetto positivo di questo provvedimento, che raccoglie un'istanza ormai generalmente diffusa, è che anche il patrimonio culturale rappresentato dalle chiese risponde ad un'esigenza culturale diffusa: è la storia d'Italia, la storia del nostro Paese. Pertanto, il collegamento con gli uffici diocesani, con la CEI, mi pare più che mai opportuno proprio al fine di salvaguardare quei punti di eccellenza, in materia artistico-culturale, che oggi rischiano il degrado. Punti di eccellenza, lo ripeto, che sono molti ma non tantissimi e che debbono essere valorizzati con un'opera attenta di monitoraggio fatta nell'interesse dell'intera collettività, evitando interventi a pioggia, che non risolvono il problema di fondo, ma procedendo, in quanto necessarie, alla definizione di talune ipotesi. Lo stesso discorso vale per quanto riguarda le peculiarità paesaggistiche che, dal punto di vista ambientale e culturale, caratterizzano determinati comuni. Conseguentemente, anche su questo aspetto ritengo che non si possa essere Pag. 15così generici. Occorre un filtro, fissare alcuni obiettivi e caratterizzare alcune aree per la loro specificità dal punto di vista culturale, professionale e artistico.
In conclusione, ho voluto fare queste considerazioni perché a me pare che il provvedimento in esame, in sé buono, necessiti di alcune modifiche, di alcuni aggiustamenti che lo rendano concretamente attuabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martinello. Ne ha facoltà.
LEONARDO MARTINELLO. Signor Presidente, onorevole colleghi, il testo unificato delle proposte di legge all'esame dell'Assemblea si propone di adottare una serie di misure che accrescono la convenienza ad abitare nei piccoli comuni, attraverso un complesso di interventi volti a sostenere le attività agricole, commerciali e artigianali, le quali potranno rappresentare un investimento per il rilancio sociale ed economico e la valorizzazione del patrimonio ambientale e storico-culturale dei piccoli comuni.
Abbiamo piccoli comuni che si trovano sulle montagne, distesi sulle fasce del mare, sulle dolci colline toscane, nell'entroterra della Sicilia, poco importa. Tali comuni con le loro produzioni artigianali ed enogastronomiche e con le loro risorse rappresentano dei punti di forza per il nostro Paese.
Dal Nord al Sud, dalle aree montane a quelle insulari, l'Italia è così costellata da migliaia di piccoli centri abitati, da secoli culle di un patrimonio straordinario fatto di beni culturali e ambientali, di tradizioni e abilità manifatturiere, di sapori e di sapere. Si tratta di territori che offrono quel valore aggiunto in termini di turismo e di produzioni tipiche artigianali, capace di trasformarli in importante volano per l'economia italiana.
Al tempo stesso però la cosiddetta Italia minore vive oggi una condizione di forte disagio, dovuto alla preoccupante rarefazione dei servizi territoriali: le scuole che sono mancanti o che vengono chiuse, i presidi sanitari insufficienti, gli uffici postali chiusi, gli esercizi commerciali che vengono anch'essi chiusi e sostituiti dai grossi centri commerciali. Nasce da questa considerazione l'impegno del Parlamento nel portare oggi all'esame di quest'aula un provvedimento a favore dei piccoli comuni per dare all'Italia un futuro di talenti nascosti.
Per questo, tra gli obiettivi primari della iniziativa legislativa in esame, di cui sono firmatari molti parlamentari, vi è il miglioramento, o almeno ci si propone di farlo, delle condizioni di vita di queste zone dell'Italia minore e la valorizzazione di un patrimonio dalle grandi potenzialità, miglioramento e valorizzazione attraverso un pacchetto legislativo fatto di incentivi e di agevolazioni fiscali, ma anche di una fattiva collaborazione da parte di regioni e province.
Questo è l'intento del provvedimento in esame, ma se poi entriamo nel contesto e andiamo a vedere di cosa si tratta, possiamo dire che è una proposta di legge certamente importante, ma su cui occorre fare alcune precisazioni, in particolare, laddove si richiama ad un fantomatico asserzionismo o si favoriscono le unioni, di cui abbiamo visto l'esito alquanto infelice, certo, vi sono contenuti elementi importanti, come ad esempio l'impegno economico sulle reti telematiche, una garanzia di servizi minori, un servizio di telefonia e di copertura televisiva, necessario soprattutto nei comuni sperduti, così come positive sono le agevolazioni sulla prima casa e il trasferimento di attività imprenditoriali.
Si tratta però di un provvedimento che mescola proposte strutturali e con altre invece formali e poco sostanziali: si parla di sponsorizzazioni con il credito di imposta, di cessione dei computer delle pubbliche amministrazioni e delle scuole. Potrebbe sembrare una proposta di legge che interessa tutti, ma proprio per questo potrebbe trovare difficoltà in sede di attuazione, perché troppe sono le diversità tra i comuni di 5 mila abitanti che si trovano a ridosso delle grandi città, e quelli sparsi, come dicevo prima, tra isole, coste di mari e montagne.Pag. 16
Sarebbe stato allora necessario, secondo me, fare una suddivisione tra queste piccole realtà, ricche di tradizione e storia, con provvedimenti ad hoc, per passare poi all'altro aspetto delle grandi o non così piccole realtà.
Quello che preoccupa del provvedimento è l'inadeguatezza delle risorse stanziate per la sua attuazione, principale problema dei piccoli comuni che sono costretti costantemente a dibattersi e ad affrontare nella parte dei loro sindaci ed amministratori. Sarebbe stato opportuno prevedere maggiori risorse per dare giusto completamento delle misure che andiamo oggi ad affrontare.
Il gruppo dell'UDC è, certo, a favore di questi piccoli comuni, che rappresentano l'ossatura democratica e l'intelaiatura essenziale dello sviluppo economico della nostra penisola, ma certamente è il provvedimento è limito: molte cose restano ancora da fare e noi speriamo che gli emendamenti proposti da noi dell'UDC e dagli altri amici della minoranza siano accolti per rendere migliore questa proposta di legge.
Speriamo che sia anche la volta buona per iniziare a parlare dei piccoli comuni: certo un piccolo passo lo faremo oggi, votando a favore di questa iniziativa, ma altre cose restano ancora da fare e soprattutto dobbiamo prestare maggiore attenzione al sistema delle risorse finanziarie. Potremmo fare tutte le più belle leggi che vogliamo o assumere tutta una serie di iniziative, ma se non vengono stanziate adeguate risorse economiche gli enti locali essi saranno comunque destinati a morire e ciò sarebbe un tragico evento per l'Italia [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, svolgerò un intervento molto breve, avanzando una proposta che vorrei il Governo e il relatore prendessero in considerazione. Una brevissima premessa: l'argomento è talmente noto che non occorre insistere sull'attenzione dovuta nei confronti dei piccoli comuni. Mi compiaccio molto del fatto che la mia proposta di legge, così come quella dell'onorevole Realacci ed altri, siano giunte alla fase procedurale in cui siamo, ottenendo anche l'attenzione del Governo.
Rispetto ad una materia di questo genere non si può mai essere completamente soddisfatti e ritengo che si possa compiere un piccolo sforzo in più in ordine alle modalità di copertura della legge. È ovvio: sarebbe bene che vi fosse una copertura maggiore e la mia richiesta sarebbe quella di elevarla ulteriormente, al di là dell'emendamento che il Governo ha appena presentato. Tuttavia, mi rendo conto delle difficoltà.
Ad ogni modo, le modalità di finanziamento potrebbero esser certamente migliorate. Se il Governo, accogliendo la mia proposta, potesse a sua volta presentare un'ulteriore proposta emendativa del testo, credo farebbe cosa buona e giusta.
Mi spiego: in questo testo unificato vengono trattati opportunamente molti argomenti. Mi chiedo perché non definire gli interventi per ciascuno di questi argomenti, anziché pescare da un unico fondo generale, fissando le percentuali di spettanza. Propongo, quindi, di scegliere un'altra via, ossia la suddivisione già da ora dei singoli investimenti, dei singoli benefici fiscali, ed una ripartizione dei fondi che dia ai piccoli comuni la certezza di conoscere l'ammontare delle risorse su cui potranno contare.
Comprendo bene che anche la procedura per la definizione delle caratteristiche dei piccoli comuni e per l'accesso alle misure di sostegno sia abbastanza complessa: occorre una proposta del ministro di concerto con l'altro, una conferenza unificata e via dicendo. Lo comprendo bene. Ma sarebbe opportuno che, già in partenza, in base al testo di legge, fosse possibile una ripartizione dei fondi. Ad esempio, si potrebbe definire per ciascuna voce - quando si parla degli interventi per lo sviluppo e l'incentivazione di attività commerciali, del sistema distributivo dei Pag. 17carburanti, dei servizi di telefonia, delle agevolazioni in materia di servizio idrico e via dicendo - l'ammontare degli incentivi. Credo che, anche dal punto di vista legislativo, sarebbe un'innovazione estremamente interessante. Ciò potrebbe addirittura costituire un precedente su come procedere in analoghi casi di ulteriori eventuali provvedimenti concernenti altri argomenti.
Per questo motivo - e concludo, poiché il mio intervento era volto solo a richiamare l'attenzione su questo aspetto - invito il Governo ad esaminare la possibilità di modificare il sistema di finanziamento del testo unificato nella direzione da me indicata.
Signor sottosegretario, credo che su questo tema potremo sicuramente trovare una facilissima intesa. La mia non vuole essere una richiesta di rinvio: me ne guardo bene. Anzi, prima si approva il provvedimento, meglio è. Questa è l'intenzione del nostro gruppo ed è anche il mio personale intendimento. Tuttavia, dove fosse necessario anche un minimo raccordo in corso d'opera, credo la mia proposta possa essere utile. La ringrazio per l'attenzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Astore. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono nato in un piccolo comune, ho fatto il sindaco, e risiedo un piccolo comune; pertanto, credo di parlare con cognizione di causa. Domani, quando l'Assemblea concluderà i suoi lavori, rientrerò nel mio paesino di circa mille abitanti, per di più terremotato, come tutti sapete. Ecco il motivo per cui ho apposto la mia firma per sostenere questo testo unificato che viene da lontano.
Credo che debbano essere restituiti i diritti a quei dieci milioni di cittadini che vivono nel nostro Appennino, nelle Prealpi, diritti che da diversi anni sono loro negati. Io credo che il problema vada affrontato anche a livello istituzionale, sebbene apprezzi questo primo sforzo che gli amici della Commissione hanno compiuto: lo considero l'inizio di un percorso che, come diceva il collega La Loggia, ci deve portare a ripristinare una giustizia di fatto per quei cittadini che vivono nelle aree emarginate e nei piccoli comuni.
Io ritengo che i nostri padri costituenti, nel delineare lo Stato, abbiano pensato ad una Repubblica delle autonomie. Qualche anno fa dicevamo tutti «Repubblica dei municipi»: il popolo italiano abita sotto un campanile ed è orgoglioso di farlo; però, ha bisogno anche dei servizi e del rispetto dei diritti.
Ecco perché io credo che la sensibilità dimostrata da questo nuovo Governo - mi dispiace per il collega che ha parlato poco fa - sia da apprezzare. Non è vero che nella legge finanziaria sono diminuiti i trasferimenti: per la prima volta (e ringrazio il Governo; lo critico qualche volta, ma oggi devo ringraziarlo) essi sono aumentati nelle piccole comunità, dove ci sono anziani e bambini. Questo è stato il parametro per la definizione dei trasferimenti (Commenti)... Se volete, posso citare anche i singoli casi di comuni di 800 e di 1000 abitanti che hanno avuto 100 mila, 18 mila, 20 mila euro in più.
Dobbiamo pensare ad uno Stato, a livello generale, caro sottosegretario, in cui non si mettono i poteri l'un contro l'altro; stiamo invece fondando una nuova Repubblica in cui assistiamo a una lotta tra Stato, Regioni ed autonomie locali. Al contrario, dobbiamo ridisegnare un equilibrio di poteri tra questi tre livelli. Ecco perché è importante un riordino istituzionale.
Come si fa, ad esempio, a tenere ancora in piedi comunità montane e unioni dei comuni nelle stesse aree? Io sostengo che questo coraggio ci vuole! Lo dovremo avere fra qualche mese, quando discuteremo il codice delle autonomie. Nel ringraziare di nuovo per il provvedimento che ci accingiamo ad approvare, ribadisco che esso dovrà essere solo l'inizio. Non dobbiamo fare demagogia, colleghi deputati.
Vi risparmierò i dati, perché li avete letti tutti. Permettete di aggiungere qualcosa a chi conosce e vive in queste aree, Pag. 18e vi ritornerà domani (anche se il mio paese è terremotato, non ci sono case, ed è ormai abitato da vecchi). L'invecchiamento è un problema europeo: l'ultima ricerca ONU ha affermato che, nel 2030, perderemo in tutto il continente 50 milioni di abitanti. È una preoccupazione che i Governi europei devono assolutamente avere. Quello che danneggia maggiormente queste piccole comunità povere, questi piccoli comuni, è di nuovo - nel Sud e non solo - l'emigrazione interna. Nella mia regione, colleghi, su cinque laureati due vanno via; credo che sia un dato che possiamo osservare un po' ovunque: vengono a mancare le persone che hanno un titolo di studio, ma viene soprattutto a mancare la gioventù. Il collega che è intervenuto prima di me, essendo stato eletto nella stessa regione, credo che conosca bene questi dati, che sono peraltro generalizzati.
Io non mi illudo. Ho sempre fatto politica a tutti i livelli, fallendo clamorosamente sull'idea delle aree interne: lo dichiaro, l'ho sempre dichiarato. Ero stato eletto al Consiglio regionale per cercare di fare qualcosa. Credo che dobbiamo tenere i piedi per terra, ma permettetemi di dire che possiamo almeno fermare l'emigrazione, fermare la desertificazione totale.
Sempre il rapporto ONU, amici del Governo, afferma che, tra pochi anni, ci saranno zone in Europa in cui prevarrà la desertificazione.
Ciò avverrà non solo in Italia, ma anche in Germania, Francia, zone, comunque, di difficile gestione anche da un punto di vista ambientale.
Come si fa a non considerare che i coltivatori e gli agricoltori italiani hanno superato, nel 60 per cento dei casi, i 65 anni d'età? Di questa situazione - credo - dovremmo preoccuparci, certamente non obbligando i giovani ad intraprendere l'agricoltura, ma incentivandoli e avvicinandoli a questa nuova professione. Ma quanto io non vedo in questa legge sono soprattutto i livelli di assistenza. Avevamo di fronte a noi la sfida di delineare i livelli di assistenza, cioè di fissare il diritto della gente, riservando alle regioni i compiti esecutivi. So bene che sulla base del Titolo V non possiamo invadere le competenze regionali, ma permettetemi di auspicare che questo Parlamento - spero lo faccia dopo - possa fissare i livelli di assistenza di cui ha diritto un cittadino che abita in un comune di 300 abitanti.
In Italia vi sono 8.800 comuni, in Francia circa 35 mila, ma quelle comunità hanno gli stessi diritti. Chi ci va e chi li visita? Io credo che su questo punto questo Parlamento ci debba ritornare. Non è vero che ci vuole un ospedale in ogni contrada: chi vi parla, da assessore alla sanità, ha chiuso ospedali! Ci vuole l'assistenza legata a rete, che è cosa ben diversa! Si può anche chiudere un ospedale, ma l'emergenza, l'assistenza e la rete territoriale sono diritti da tutelare.
I ministri devono capire che questi servizi hanno un costo aggiuntivo e dunque nella ripartizione dei fondi questo Governo, come quello precedente e quello che verrà, deve tener conto di una giustizia distributiva basata su questi parametri di presenza di popolazione, di altitudine del territorio e di altro. Ma vorrei ricordare a questo Parlamento che le zone povere di cui parliamo non sono quelle di ieri, in quanto da un po' di anni prevale la devianza giovanile.
Faccio tali considerazioni perché io vivo in quelle zone, e sono stato insegnante in una di queste scuole di periferia. L'altra volta vi ricordavo che il primo morto di droga nel 1972 nel Molise è stato un mio alunno con il quale ho colloquiato fino a pochi giorni prima che morisse. Oramai sono dati sconvolgenti, spesso superiori a quelli delle aree urbanizzate. Questo dato, peraltro, il Parlamento lo può recepire anche dalle statistiche che spesso vengono pubblicate.
E che dire dei centri storici totalmente disabitati? Stiamo ricostruendo, ad esempio, il mio comune, ma nessuno intende riavere la casa nel centro storico. Possiamo riflettere su queste cose? Il Governo e lo Stato italiano negli ultimi cinquant'anni, con la Cassa del Mezzogiorno ed altri interventi analoghi, hanno stanziato miliardi e miliardi di vecchie lire (e Pag. 19adesso se ne stanziano altrove). Ecco perché dobbiamo assolutamente «inventare» qualcosa. Cosa dovremmo fare? Le strade forse? No! Chi è calabrese sa bene che ci sono alcuni comuni accanto all'autostrada che sono disabitati. Oggi, ci va giusto qualche pittore a passare il tempo e ad esprimere la sua arte. Risolvere il problema con le strade è stata un illusione degli anni cinquanta e sessanta, e lo vediamo oggi in maniera molto chiara. Tale illusione - quella cioè di investire nelle strade - l'abbiamo potuta registrare anche nel nord del Paese, cari amici della Lega, poichè siamo di fronte ad un problema interpartitico e non di una sola maggioranza.
Riflettiamo con attenzione, dunque, sul provvedimento al nostro esame, mirando piuttosto ad uno sviluppo integrato e, soprattutto, a finanziare fortemente l'associazionismo comunale, sino a renderlo quasi obbligatorio. So bene che i comuni sono autonomi, ma sono anche gelosi del proprio campanile, e chi ci vive lo sa!
Avevamo proposto nell'area del terremoto di fare una sola scuola, come era giusto fare, e non mantenere pluriclassi in comuni di 500-600 abitanti. Ma né il Governo, né la regione, né i comuni hanno avuto questo coraggio.
Queste sono le soluzioni giuste che devono assolutamente essere portate avanti e per la cui adozione si può anche legiferare. Io propongo, amico Realacci, che si incentivi il più possibile l'associazionismo; ma propongo soprattutto che tutte le leggi di settore tengano conto di questa parte dell'Italia che, amici della Lega, non è solo l'osso appenninico. Sappiamo bene quanti milioni di abitanti risiedono nelle Prealpi; ebbene, costoro hanno anch'essi gli stessi diritti. È un'idea, amici; a chiusura di questo discorso, ve la offro affinché, se possibile, la si trasformi in legge.
Che fare dei nostri favolosi centri storici? L'Italia è uno di quei paesi che, amici, per la sua storia e per il suo modo di essere possiede tali gioielli.
Realacci, sei venuto tante volte nella mia regione e abbiamo dibattuto tali aspetti; avvertiamo spesso una sensazione di impotenza contro la quale dobbiamo reagire.
Cosa fare, dunque, dei nostri centri storici? Vogliamo realizzare dovunque «alberghi diffusi»? No, sarebbe un errore; dobbiamo realizzare gli 'alberghi diffusi' nelle aree turistiche, in quelle che possono recepire i flussi del turismo, nelle aree vicine al mare. Che dire dell'emanazione di bandi internazionali, come ha fatto un 'comunello' italiano a me noto? Questo «comunello» ha emanato un bando, e oggi sessanta famiglie olandesi abitano in queste aree interne, hanno acquistato la casa, l'hanno ristrutturata. Però, tali scelte vanno incentivate affinché costoro possano venire a passare le vacanze in questi luoghi. Si tratta di centri storici che da un punto di vista storico sono favolosi; centri che - permettetemi di osservare - rappresentano anche la storia di questa Repubblica: centri dei secoli VIII, XI, XII e via dicendo. Tali sono le date di quasi tutti i nostri centri storici. Tentiamo dunque qualche sperimentazione in qualche parte d'Italia. È difficile, lo so; non abbiamo la bacchetta magica per andare avanti su questa strada.
Quanto all'agricoltura, ho già osservato prima come il 60 per cento degli operatori abbia 65 anni; chi si dedicherà all'agricoltura, settore di qualità della quale giustamente si parla sempre? Incentiviamo i nostri giovani! Ho visto qualche mio alunno che con la V liceale ha deciso di fare l'agricoltore e lo fa con gioia. Ma si incentivano tali scelte con il reddito, con il plurireddito; quando avrà una redditualità forte, il giovane resterà in agricoltura.
Un dato non sarà sfuggito a chi studia questi problemi; da un po' di tempo grandi città come Torino e Milano hanno perso centinaia di migliaia di abitanti, che però si trasferiscono in piccoli centri come Pescara, Teramo o l'Aquila, centri più vivibili. Con gli incentivi, dobbiamo fare in modo che le persone possano trasferirsi anche per una parte dell'anno in questi piccoli centri perché è un diritto che non Pag. 20dobbiamo negare ed è un dovere di solidarietà, soprattutto per chi milita come me.
È un problema di ordine generale cui richiamo soprattutto i miei amici della coalizione di centrosinistra; anche Prodi, prima delle elezioni, scrisse una lettera su questo argomento.
Ritengo che dobbiamo assolutamente impegnarci per dare la massima solidarietà agli abitanti di queste aree sfortunate. Non si tratta di ripopolarle, amici; dobbiamo cercare di invertire il processo, ma soprattutto dobbiamo almeno tenere in piedi il tessuto sociale di queste comunità anche - e concludo, amici - per far sì che tutti questi numerosi finanziamenti in tali aree possano essere utilizzati.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,48)
GIUSEPPE ASTORE. Poiché abbiamo realizzato scuole, fognature - miliardi e miliardi di investimenti -, ritengo sia un peccato creare, come si sta verificando, nuovi inurbamenti in altre parti delle stesse regioni. Mi piace considerare questo provvedimento l'inizio di questo percorso e pertanto invito i colleghi che sono seduti al tavolo dei relatori a tale impegno. Credo possiamo tutti insieme continuare a lavorare perché spesso non si tratta di una questione solo di fondi. Chi reclama solo fondi sbaglia; spesso è questione anche di regole: spesso, anzi, in politica, è questione anche di utopia (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mario Pepe. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE. Signor Presidente, mi rivolgo all'onorevole Realacci per osservare che questo provvedimento nasce, per così dire, con i piedi gracili, e non andrà lontano! Non andrà lontano in quanto considera piccoli comuni quelli inferiori a 15 mila abitanti e anche a 5 mila abitanti. Ma una cosa è un comune con 5 mila abitanti, altra cosa sono invece quei comuni a rischio di sopravvivenza.
Nella provincia di Salerno, nei prossimi 25 anni, sarà cancellato dalla carta geografica il 30 per cento dei piccoli comuni. L'onorevole Astore si preoccupava dell'assistenza nei comuni con 300 abitanti: fra un po', onorevole Astore, il problema non si porrà più perché quei comuni saranno chiusi!
Per capire e fare qualcosa di utile, dobbiamo comprendere le ragioni per le quali sono nati i piccoli comuni. Questi - parlo dei comuni con un numero di abitanti inferiore a mille - sono nati intorno all'agricoltura, alla pastorizia, attività che ora non esistono più. Quindi, dobbiamo reinventare le ragioni della sopravvivenza di questi piccoli comuni.
Mi dovete spiegare perché un'impresa o una famiglia che vive in un piccolo comune, lontano dagli ospedali, dalle strade, dalle scuole, paga le stesse tasse di un'impresa di Milano. Onorevole Realacci, dobbiamo offrire nuove ragioni di sopravvivenza a chi ritorna nei piccoli comuni, come si augurava prima l'onorevole Astore.
Queste ragioni sono sì date dagli incentivi, ma non dobbiamo ripetere gli errori del passato, con incentivi amministrati dall'alto, che favoriscono i più intriganti, quelli che sono politicamente protetti. Noi dobbiamo predisporre degli incentivi automatici e questi hanno un nome: fiscalità di vantaggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Ovviamente, signor Presidente, anche se con tutte le critiche del caso, finalmente, questo Parlamento sta per votare una legge per le misure, il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione inferiore o pari a 5 mila abitanti. Certo, ovviamente, il ringraziamento nostro va alle iniziative dei gruppi e di onorevoli come i colleghi Realacci, Crapolicchio, La Loggia, che hanno avuto la forza di ripresentare, anche in questa legislatura, un provvedimento che, in precedenza, rimase fermo alla Camera perché Pag. 21il Senato della Repubblica non ebbe la forza di approvare.
È ovvio che, dopo la modifica del Titolo V della Costituzione - che, secondo il parere del sottoscritto, è stata un errore - i comuni sono in sofferenza. Questo provvedimento consente a questi comuni di avere una boccata di ossigeno. Non dimentichiamo che i comuni sotto i 5 mila abitanti non sono tutti uguali. Ci sono comuni sotto tale soglia che sono ricchi, potendo contare su attività turistiche (comuni di montagna con stazioni sciistiche o di mare con attrezzature e strutture grandissime a disposizione) ma ce ne sono altri che sono in condizioni di grande povertà. Quindi, è su questi comuni che deve essere rivolta la nostra attenzione.
Condivido in pieno le osservazioni del collega La Loggia. Egli invitava il Governo, nella persona del sottosegretario, ed i relatori ad investire di più in questi comuni che ho chiamato poveri, dove, effettivamente, si registrano dei problemi che riguardano ogni struttura dei medesimi. Pensate che un comune di 800 abitanti ha le stesse necessità, gli stessi bisogni di uno di 2 milioni di abitanti, ma manca del personale adeguato: gli manca, magari, l'ufficio tecnico, l'ingegnere o il geologo, mentre altri comuni possono contare su strutture di 150 o 200 persone. Tuttavia, anche questi comuni devono affrontare in piccolo gli stessi problemi, a cominciare dalle opere pubbliche, dal rischio idrogeologico, fino alla costruzione di scuole, di fognature e di acquedotti.
Di conseguenza, serve più coraggio in questo provvedimento, al quale, come ho già detto, do la mia adesione ed è già positivo di per sé.
Dobbiamo permettere a questi comuni di contare su una manodopera anche esterna nel tentativo di portare avanti opere pubbliche che, altrimenti, al loro interno, non sarebbe possibile avviare.
Un altro esempio riguarda il corpo di polizia municipale. Vi sono comuni che hanno 5 mila, 6 mila, o 8 mila vigili, e altri comuni che hanno una rete stradale enorme, con un solo vigile o addirittura nessuno. Come fanno tali comuni a esercitare la prevenzione sulle strade - pensiamo per esempio al tema di cui si è parlato all'inizio di questa seduta: le stragi del sabato sera -, se manca il personale? È dunque necessario ottimizzare le risorse: alcuni colleghi che mi hanno preceduto hanno chiaramente sottolineato che, dove vi sono le comunità montane, non vi possono essere contemporaneamente associazioni intercomunali; né vi possono essere contemporaneamente altre ATO delle acque, dei rifiuti, o aziende municipalizzate, sommando competenze e, di fatto, non risolvendo assolutamente nulla.
A questi piccoli comuni sono attribuite competenze in fatto di trasporti, anche quello scolastico, e di strutture scolastiche: constato che nella proposta in esame si fa riferimento all'ipotesi di ottimizzare le strutture dell'ANAS o le vecchie stazioni, nonché strutture pubbliche abbandonate, ma - vivaddio! - ci vogliono le risorse per metterle a norma. Non possiamo dare tali strutture alla protezione civile se esse non rispondono ai requisiti di antisismicità, di non esondabilità che sono necessari per collocarvi la protezione civile.
Credo che con questo provvedimento si compirà un importante passo in avanti: si tratta di una proposta necessaria, che avrebbe già dovuto essere avanzata; siamo in ritardo di diversi anni. Tuttavia, essa è perfettibile: dobbiamo migliorarla, e, soprattutto, dobbiamo invitare il Governo a intervenire con maggiori risorse, ma non distribuite «a pioggia» a tutti i comuni con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti. Tali comuni sono infatti diversi a seconda del contesto in cui sono ubicati: bisogna ovviamente favorire l'unione di questi comuni, agevolandone l'interscambiabilità, l'aggregazione ed il sostegno. Non sono fra coloro che sostengono che avere 8.100 comuni sia un bene: quando tali comuni sono stati istituiti vi erano delle ragioni, che oggi non sussistono più. Bisogna dunque avere il coraggio di favorire la fusione di zone omogenee, purché si tratti effettivamente di zone omogenee.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 12)
LUCIO BARANI. Il Parlamento deve avere il coraggio di favorire la loro fusione e di far sì che chi va a risiedere in quei comuni goda effettivamente di agevolazioni dal punto di vista dell'ICI, della tariffa sulla nettezza urbana e di ogni genere di tassazione. Bisogna dare motivazioni forti affinché ciò si possa realizzare.
Signor Presidente, bisogna soprattutto fare in modo che, nei suddetti comuni, le strutture possano essere appaltate anche all'esterno, perché questi sono i comuni dove si rischia di più. In essi, infatti, i sindaci e gli assessori - alcuni miei colleghi dicevano che rivestono tali cariche quasi gratuitamente, percependo 200 o 300 euro al mese, un'indennità simbolica - rischiano nei confronti della magistratura e della Corte dei conti molto di più, in maniera esponenziale, rispetto a quanto non accade in comuni in cui vi sono apparati e strutture assai pletoriche, anche se più competenti. Oggi lasciamo tali sindaci «al fronte»: rischiano personalmente dal punto di vista giuridico e patrimoniale, e non stiamo facendo nulla per cercare di rimuovere questa «spada di Damocle» che pende sopra le loro teste.
Gli emendamenti di cui mi riservo quindi di raccomandare l'approvazione da parte dell'Assemblea sono volti a migliorare il provvedimento in esame, per far sì che i piccoli comuni siano tutelati, almeno in parte, come lo sono i grandi comuni, che sono dotati di strutture e di personale competente.
Il turn over nei piccoli comuni è stato bloccato dalla legge finanziaria: pensate a quegli uffici tecnici in cui vi sono due geometri: se ne va in pensione uno, perdono il 50 per cento del personale. Tali comuni devono continuare a curare la manutenzione delle strade, la distribuzione delle acque, le fossette, l'adeguamento alle normative delle strutture pubbliche (scuole, palazzo comunale, e via dicendo): si comprende allora come ciò sia abbastanza difficile.
Esprimiamo dunque un giudizio largamente positivo sul provvedimento in esame, che avrebbe dovuto essere approvato già da tempo. Avvertiamo tuttavia l'esigenza di invitare il Governo, come ha già fatto l'onorevole La Loggia, a dare di più, ad investire di più, ad investire il «tesoretto», anziché buttarlo via, in quella che è la cellula vitale della nostra nazione, vale a dire i piccoli comuni. Se facciamo in modo che tali comuni vengano a perdere la vitalità, produciamo una degenerazione della democrazia: i comuni perdono le loro funzioni, e quindi il tessuto vitale viene a morire e lo Stato perde vitalità.
Rivolgo dunque un appello ai relatori e al rappresentante del Governo affinché il famoso «tesoretto» venga investito non nell'industria privata o in favore degli amici degli amici o di certe cooperative, che guarda caso sono sempre «rosse», ma nei piccoli comuni, quelli poveri, ai quali è necessario dare sostegno. Inoltre, occorre ottimizzare la burocrazia, evitando la sovrapposizione di competenze e cercando di cancellare gli enti inutili, che sono troppi, e che servono a mantenere una pletora di funzionari dei partiti, che, non sapendo più come pagare , li lasciano in tali enti inutili. I risparmi derivanti andrebbero investiti nei piccoli comuni, ovvero quelli poveri; non quelli ricchi, che non sono neppure in grado di impegnare le risorse dell'ICI, al punto che hanno fissato l'aliquota al livello minimo, bensì quelli poveri, che hanno bisogno di risorse per erogare i servizi di cui altrimenti i cittadini non dispongono, e non sono dunque stimolati a stabilire la residenza nei numerosi comuni con meno di 5 mila abitanti, lontani dai centri importanti e dai servizi, con una viabilità difficoltosa, senza prevenzione e con l'effettivo rischio di spopolamento.
Ribadiamo comunque il giudizio positivo sul provvedimento in esame e ci auguriamo l'approvazione di emendamenti migliorativi del testo (Applausi dei deputati del Pag. 23gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Piro 1.6 e invitano i presentatori al ritiro di tutte le altre proposte emendative riferite all'articolo 1.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello delle Commissioni. Mi consenta inoltre di ringraziare preliminarmente il Parlamento per il provvedimento di grande rilievo che ci accingiamo ad approvare e che riguarda 5834 comuni su 8201. Ringrazio tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione, e segnatamente i relatori Vannucci e Jannuzzi e il primo firmatario della proposta di legge n. 15, onorevole Realacci.
Mi è sembrato che tutti gli interventi fossero convergenti, anche quelli espressione della minoranza. È importante questa convergenza parlamentare, anche perché siamo all'inizio di una stagione importante di riforme nel nostro paese.
Il nuovo codice delle autonomie locali verrà esaminato nelle prossime settimane; seguiranno un secondo provvedimento importante sul federalismo fiscale, nonché un terzo provvedimento sulla riforma dei servizi pubblici locali.
Il provvedimento in esame precede simbolicamente gli altri provvedimenti annunciati ed è di particolare rilievo, perché pone in capo ai comuni l'esigenza di fornire un contributo importante allo sviluppo del nostro paese, alla ripresa dell'economia dell'Italia. Il motore dello sviluppo è senz'altro rappresentato dai comuni, nel contesto di un federalismo nuovo cooperativo e solidale. Vorrei sottolineare, accogliendo le sollecitazioni provenienti anche dall'onorevole La Loggia, che una prima sede di confronto sarà la Conferenza unificata, in cui i diversi ministeri e le diverse istituzioni si dovranno confrontare.
Sono anche tra quelli che pensano che il cosiddetto «tesoretto» o comunque i provvedimenti che daranno sostanza e carburante a questa riforma potranno prevedere nuove risorse da destinare agli enti locali.
Se oggi gli enti locali non redigono più solo certificati, ma elaborano progetti per lo sviluppo del nostro paese, è importante accogliere la sollecitazione ad erogare nuove risorse e nuove energie per i piccoli comuni.
Siamo di fronte ad un provvedimento rilevante, ad una nuova stagione: è importante che il Parlamento nel suo complesso, pressoché all'unanimità, sia protagonista di questa nuova stagione di riforme per un nuovo sviluppo dell'Italia.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Osvaldo Napoli 1.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dai relatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 1.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 231).Pag. 24
Prendo atto che i deputati Volontè e Delfino non sono riusciti a votare.
Passiamo all'emendamento Buontempo 1.50.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, invito il Governo e le Commissioni a chiarire una questione.
Secondo le disposizioni contenute nell'articolo 1 del provvedimento in esame, la presente legge «ha lo scopo di promuovere e sostenere le attività economiche, sociali, ambientali e culturali esercitate nei piccoli comuni e di tutelare e valorizzare il patrimonio naturale, rurale, storico-culturale e architettonico custodito in tali comuni, favorendo altresì l'adozione di nuove tecnologie e di misure in favore dei cittadini residenti e delle attività produttive».
Con il mio emendamento intendo sopprimere dal testo in questione la parola «residenti». Qualora questo termine fosse applicabile a qualsiasi contesto, saremmo di fronte ad una situazione incredibile. Nel caso in cui un imprenditore o un cittadino volessero sviluppare un'attività agroalimentare o altro, non sarebbe possibile richiedere l'obbligo della residenza. Dovremmo piuttosto prevedere l'obbligo della lavorazione e dell'assunzione di eventuale nuovo personale nell'ambito di quel comune. Non possiamo però pretendere che chi vuole investire nello sviluppo agroalimentare, architettonico e via seguitando di un piccolo comune debba necessariamente avere la residenza in quel comune.
Allora, qual è il confine tra speculazione e valorizzazione del piccolo comune? Chi voglia svolgere attività produttive in un comune e non è residente, deve necessariamente svolgerle in quel luogo e non può prenderne i prodotti per lavorarli in un'altra regione. In secondo luogo, il personale da assumere deve essere scelto nell'ambito del piccolo comune.
Poiché ciò non costa nulla allo Stato, perché a chi è emigrante o figlio di emigranti e vuole investire nel paese di origine per creare attività socio-culturali o agroalimentari non viene riconosciuto, se non è residente, ciò che viene riconosciuto ai residenti? Ciò significa approvare una legge che non crea miglioramenti in quel comune, perché la maggior parte dei residenti ha già fatto quello che poteva fare.
Se il termine «residenti» non fosse applicabile alle attività produttive, il discorso sarebbe diverso. Però, è bene esplicitarlo. Altrimenti, propongo di sopprimere la parola «residenti».
Caro relatore, riconosco le buone intenzioni di questa legge: abbassiamo al massimo i costi dello Stato, dove è possibile, ma, almeno rispetto agli investimenti privati, riconosciamo un valore aggiunto a chi investe in un comune sotto i cinquemila abitanti!
Quindi, mantengo il mio emendamento e spero che le Commissioni lo vogliano accogliere e svolgere un'ulteriore riflessione.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Credo vi sia un malinteso. Ho compreso le parole dell'onorevole Buontempo, ma rinnovo l'invito al ritiro del suo emendamento. Chiedo che rimanga agli atti la seguente interpretazione: non ci si riferisce alle attività produttive - che sono distinte -, ma solo, ovviamente, ai cittadini residenti dei comuni al di sotto di cinquemila abitanti. Per le attività produttive, ovviamente, non c'è alcun vincolo.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, accede all'invito al ritiro?
TEODORO BUONTEMPO. Ritiro il mio emendamento 1.50, purché resti a verbale la mia dichiarazione.
Avverto, però, che torneremo sull'argomento quando si parlerà di interventi sugli edifici e sulle case, perché anche lì si ripropone questo problema, soprattutto per gli emigranti.Pag. 25
In questo passaggio, però, ritengo che l'interpretazione delle Commissioni mi possa soddisfare.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Di Gioia 1.5.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, abbiamo ritenuto di presentare questo emendamento pur apprezzando lo sforzo che le Commissioni e i relatori hanno sostenuto in questa tormentata vicenda della legge sui piccoli comuni.
Il nostro emendamento tende a dare più organicità alla legge e, quindi, maggiori possibilità ai piccoli comuni di inserirsi in un circuito virtuoso volto a garantirne la crescita, lo sviluppo e - perché no? - quelle risorse finanziarie necessarie affinché il concetto di utilizzazione e di rilancio dell'economia e dello sviluppo dei piccoli comuni possa ricevere grande impulso.
È per tale motivo che abbiamo presentato questo emendamento, volto a modificare alcuni articoli del testo, in modo che alcune competenze delle regioni siano espletate ed incentivate, cosicché si determinino situazioni di grande rilancio economico e produttivo per i piccoli comuni.
Mi auguro che i colleghi, sia di maggioranza sia di opposizione, vogliano accogliere con grande entusiasmo il mio emendamento, che sicuramente metterà i piccoli comuni nelle condizioni di uscire da una crisi endemica che, ormai, vivono da moltissimi anni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Gioia 1.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 282
Astenuti 172
Maggioranza 142
Hanno votato sì 53
Hanno votato no 229).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare ed avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto, altresì, che i deputati Borghesi e Evangelisti non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'emendamento Zanetta 1.51.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dai relatori.
VALTER ZANETTA. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, quando nel testo si dice che le regioni, nell'ambito delle funzioni ad esse riconosciute dal Titolo V della Parte Seconda della Costituzione, possono definire ulteriori interventi, credo si abbia davvero poco coraggio nello stimolare le regioni. Il mio emendamento, che sostituisce le parole «possono definire» con la parola «definiscono», è volto proprio a richiamare le regioni, cogliendo, tra l'altro, lo spirito con il quale il provvedimento nella scorsa legislatura è arrivato al Senato, ove è stato definito legge manifesto. Se non cambiamo questi termini e non diamo indicazioni precise, si riproporranno le stesse considerazioni. Invito i relatori, il Governo e l'Assemblea a considerare questo aspetto, che viene sollevato anche in altri emendamenti a mia firma. Come già espresso dai colleghi Osvaldo Napoli, Garagnani e Ceroni, bisogna avere coraggio, mentre così rischiamo alla fine di indicare Pag. 26tanti enunciati e non riusciamo a passare da un «possono definire» ad un «definiscono».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere con forza l'emendamento del collega Zanetta che è molto importante e che, peraltro, non va a ledere l'autonomia delle regioni, alle quali rimane affidata la volontà di concedere le agevolazioni. A mio avviso, inoltre, dovremmo affrontare concretamente un discorso più ampio in relazione al federalismo fiscale, che stiamo in questi giorni discutendo in Veneto, riguardo a tutti i comuni, non solo a quelli più piccoli.
Mi associo all'appello del collega Zanetta, affinché l'Assemblea possa accogliere questo emendamento, volto a far sì che le regioni, in qualche misura, siano spinte a realizzare quanto indicato nel testo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanetta 1.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 247).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piro 1.6.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piro 1.6, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 456
Astenuti 5
Maggioranza 229
Hanno votato sì 446
Hanno votato no 10).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 461
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato sì 459
Hanno votato no 2).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono un parere contrario su Pag. 27tutte le proposte emendative e, quindi, invitano i rispettivi presentatori a ritirarle. Fa eccezione l'emendamento Garavaglia 2.51, di cui si chiede una riformulazione nei termini che seguono: «Al comma 3, aggiungere, in fine, le parole: , che devono essere uniformi».
PRESIDENTE. Il Governo?
GAETANO PASCARELLA, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dai relatori.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Osvaldo Napoli 2.3.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 2.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 246).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lucchese 2.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germanà. Ne ha facoltà.
BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, intervengo per sottoporre un'osservazione ai relatori: non capisco qual è la differenza tra un comune come Lipari, che ha 7 mila abitanti e cinque isole, e gli altri piccoli comuni. Quindi, invito i relatori a rivedere le proprie posizioni ed aggiungo la mia firma all'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lucchese 2.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 458
Astenuti 8
Maggioranza 230
Hanno votato sì 67
Hanno votato no 391).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Oliva 2.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, la ratio di questo emendamento non credo abbia bisogno di essere ulteriormente spiegata poiché il testo è assolutamente chiaro.
Vi sono comuni certamente più grossi di quelli con il limite di 5 mila abitanti - anche se al di sotto dei 10 mila - che sono detentori di un patrimonio artistico di rilevante importanza, tanto da essere stati riconosciuti come patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO.
Desideriamo che questi comuni, la cui tipologia è peraltro certa poiché individuata secondo quanto spiegato nello stesso emendamento, possano beneficiare delle ricadute di questo provvedimento. Essi, infatti, possono essere destinatari di un'attenzione e di un interesse tali da rappresentare un oggettivo sovraccarico rispetto alle potenzialità che le loro normali strutture offrono.
Pertanto, confidiamo che la ratio di questo emendamento possa portare ad un voto favorevole dell'Assemblea, utile al riconoscimento di queste ragioni.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. L'intento dell'emendamento Oliva 2.4 è sicuramente apprezzabile e condiviso perché riguarda alcuni comuni di particolare rilievo e pregio, tanto da essere stati riconosciuti dall'UNESCO come patrimonio mondiale dell'umanità. Il problema, purtroppo, è diverso e di natura ordinamentale; siamo in presenza di una legge che riguarda, solo ed esclusivamente, i comuni con popolazione sino a 5 mila abitanti. Questo è lo spartiacque, la linea di confine rispetto alla quale si rivolgono tutte le disposizioni di questo provvedimento. Per cui, è evidente che questa proposta emendativa - ricordo che da parte delle Commissioni vi è stato un invito al ritiro - va riconsiderata e collocata in un testo legislativo con oggetto diverso e non unicamente circoscritto ai comuni sino a 5 mila abitanti.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Oliva 2.4 non accedono all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Oliva 2.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 451
Astenuti 11
Maggioranza 226
Hanno votato sì 28
Hanno votato no 423).
Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Oliva 2.5 e 2.6 non accedono all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Oliva 2.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 462
Astenuti 4
Maggioranza 232
Hanno votato sì 10
Hanno votato no 452).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Oliva 2.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 439
Astenuti 6
Maggioranza 220
Hanno votato sì 7
Hanno votato no 432).
Passiamo all'emendamento Osvaldo Napoli 2.52.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento in esame i piccoli comuni vicini a grandi centri urbani, con elevata attività economica e produttiva risentono, proprio per questo motivo, di problematiche specifiche collegate ai trasporti, alla viabilità, all'edilizia e ad altri problemi. Quindi reputo necessario che possano beneficiare delle agevolazioni finanziarie. Mi auguro che l'emendamento, che va incontro a tali Pag. 29esigenze dei comuni che hanno un grosso impatto, trovandosi vicino ai grandi centri urbani, sia approvato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 2.52, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 248).
Prendo atto che la deputata Nicchi non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ceccuzzi 2.50.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento formulato dal relatore.
FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, nell'annunciare il ritiro del mio emendamento 2.50, vorrei cogliere l'occasione per ringraziare le Commissioni e i relatori. Tuttavia non posso nascondere il mio rammarico perché, come si nota dallo stampato, la Commissione finanze della quale sono stato relatore ha reso un parere favorevole con ben sedici osservazioni, sulle quali, per il fatto che il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato a mio parere troppo presto, non è stato possibile lavorare per presentare proposte di modifica. Queste sarebbero state, a mio parere, assolutamente migliorative della proposta di legge per ciò che riguarda la questione delle risorse per i piccoli comuni e della loro fiscalità, essendo necessario produrre dei miglioramenti al testo della legge finanziaria 2007 e, naturalmente, anche all'attribuzione delle risorse e al loro conteggio che il Ministero dell'interno sta conducendo su parametri sbagliati.
Per questo preannuncio la presentazione di alcuni ordini del giorno insieme ad altri colleghi e mi riservo in futuro, all'interno della Commissione finanze e in Assemblea, di intervenire nuovamente con emendamenti e altre proposte per migliorare il provvedimento che tuttavia considero positivo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Ceccuzzi ritira il proprio emendamento 2.50.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 2.51, sul quale vi è un parere favorevole delle Commissioni e del Governo subordinato a una proposta di riformulazione.
Onorevole Garavaglia, accetta la riformulazione proposta?
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, accetto la riformulazione e brevemente le spiego la finalità di questa proposta emendativa. Il mio emendamento 2.51 era diretto a richiedere criteri uniformi su tutto il territorio nazionale, per evitare una discriminazione al contrario. Infatti, nel marasma legislativo degli ultimi anni si sono create una serie di norme che ogni volta propongono redistribuzioni, per cui alla fine non si capisce più niente. Quindi, nell'ottica del federalismo fiscale, con cui veramente possiamo realizzare la redistribuzione di reddito, c'è già l'IRPEF. Per quanto riguarda le infrastrutture facciamo in modo che, una volta per tutte e in maniera chiara e trasparente, i provvedimenti che approveremo d'ora in avanti abbiano criteri uniformi su tutto il territorio nazionale. Non si aggiungono le parole «su tutto il territorio nazionale», previste dall'emendamento da me presentato perché evidentemente sono considerate sottintese. Ripeto, accetto la riformulazione, ma volevo spiegarne lo spirito.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 30
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 2.51, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 466
Hanno votato no 2).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 2.13.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento formulato dal relatore.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, non riesco a capire il motivo del parere contrario della Commissione e del Governo, considerato che l'emendamento ha un'unica finalità: quella di produrre un elenco più aggiornato degli enti a cui questa normativa fa riferimento. Mi auguro che la stessa Commissione riveda il suo atteggiamento, perché si tratta semplicemente di essere più precisi e aggiornati nell'elencazione degli enti stessi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 2.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 241).
Prendo atto che il deputato Piro non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato sì 461
Hanno votato no 9).
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole all'emendamento Osvaldo Napoli 3.60, a condizione che venga riformulato nel seguente modo: Al comma 1, sostituire le parole da: «l'associazionismo dei comuni» fino a: «nelle forme dell'unione» con le seguenti: «la gestione associata dei servizi e delle funzioni comunali, in particolare tra comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti, nella forma delle unioni».
Le Commissioni inoltre esprimono parere favorevole sugli identici emendamenti Margiotta 3.50, Verro 3.55 e Alberto Giorgetti 3.63, raccomandano l'approvazione dei propri emendamenti 3.100 e 3.101 ed esprimono parere favorevole sugli emendamenti Pag. 31Garavaglia 3.56, Nannicini 3.53 e Dussin 3.57. Le Commissioni, infine, invitano al ritiro di tutti i restanti emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Avverto che, qualora i presentatori non comunichino il ritiro delle proposte emendative per le quali vi è stato un invito in tal senso, la Presidenza li porrà in votazione con parere contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 3.59. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoli.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, l'emendamento è finalizzato esclusivamente ad evitare una eccessiva frammentazione della rappresentanza degli enti locali. Quindi, esso andrebbe incontro ad esigenze di concretezza. Anche per questo, non riesco a capire il parere contrario del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 3.59, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 457
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 243).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 3.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 460
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 242).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanetta 3.64.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetta. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, anche questo emendamento è teso a limitare quell'effetto annuncio che è giunto anche in quest'aula, proponendo di sostituire, al comma 1 dell'articolo 3, le parole «possono promuovere» con le parole «promuovono».
Credo che dobbiamo avere il coraggio - noi siamo lo Stato - di indicare alle regioni un'azione vera e concreta. Invito le Commissioni a riflettere sulla modifica proposta; visto che la concretezza viene sollecitata da più parti per adottare un provvedimento vero, mi sembra logico che almeno in un articolo come questo ci sia un qualcosa di più concreto. Di conseguenza, invito l'Assemblea a riflettere e ad esprimere un voto favorevole sul mio emendamento 3.64.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanetta 3.64, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 454
Astenuti 12
Maggioranza 228
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 247).
Prendo atto che la deputata D'Ippolito Vitale non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 3.60, sul quale vi è un parere favorevole delle Commissioni e del Governo, subordinato ad una proposta di riformulazione.
Onorevole Osvaldo Napoli, accetta la riformulazione proposta dal relatore?
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, non posso che accettare la riformulazione, in quanto il tema delle gestioni associate assume un ruolo centrale nella definizione di un sistema più efficace e razionale per l'erogazione dei servizi. Quindi, accetto la riformulazione proposta dalle Commissioni.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 3.60, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 469
Astenuti 4
Maggioranza 235
Hanno votato sì 467
Hanno votato no 2).
Passiamo all'emendamento Acerbo 3.10.
MAURIZIO ACERBO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, annuncio il ritiro del mio emendamento 3.10.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Osvaldo Napoli 3.12.
Onorevole Osvaldo Napoli, le ricordo che in relazione al suo emendamento 3.12 era stato formulato un invito al ritiro.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, il mio emendamento 3.12 è volto a determinare minori oneri a carico dei piccoli comuni - mi rivolgo in modo particolare ai colleghi del centrosinistra -, che a volte si trovano nell'impossibilità di avviare determinati progetti. Infatti, in alcuni casi l'affidamento esterno di progettazioni risulta molto oneroso e, quindi, non conveniente per l'ente.
Per ovviare a tutto ciò, se internamente il comune avesse un responsabile di procedimento con determinati requisiti, questi potrebbe provvedere anche alla progettazione, in maniera tale da unificare le figure ed ottenere un risparmio notevole per l'amministrazione.
Tenete presente tutto ciò, perché credo che in questa maniera potremmo concretamente andare incontro alle esigenze dei piccoli comuni. Quindi, mi auguro che anche in questo caso ci sia un ripensamento dei colleghi parlamentari.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 3.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 467
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pegolo 3.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Commenti).
(Presenti 465
Votanti 461
Astenuti 4
Maggioranza 231
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 227).
Colleghi, un attimo di pazienza, perché stiamo verificando le modifiche intervenute a seguito dell'approvazione dell'emendamento Pegolo 3.14.
Passiamo all'emendamento Caparini 3.15.
MASSIMO GARAVAGLIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, in relazione agli emendamenti Caparini 3.15 e Dussin 3.16, e anche alla votazione...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Garavaglia, ma debbo avvertire che l'emendamento successivo, Dussin 3.16, è stato precluso dall'approvazione dell'emendamento Pegolo 3.14, in quanto relativo alla lettera b), che è stata soppressa. Prego, prosegua pure.
MASSIMO GARAVAGLIA. Intervengo proprio per annunciare che ritiriamo gli emendamenti Caparini 3.15 e Dussin 3.16, pur precluso dalla votazione precedente. Abbiamo già predisposto un ordine del giorno che mira alla semplificazione degli appalti per i piccoli comuni, per cui a questo punto chiediamo un impegno formale da parte del Governo affinché, anche alla luce della votazione precedente, nella prossima riforma del codice degli appalti si affronti la materia in maniera organica e coerente, arrivando ad una effettiva semplificazione degli appalti sia per gli affidi sia per il piano triennale.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Garavaglia. L'emendamento Caparini 3.15 è stato dunque ritirato come l'emendamento Dussin 3.16, già precluso dall'approvazione del precedente Pegolo 3.14.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Margiotta 3.50, Verro 3.55 e Alberto Giorgetti 3.63, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato sì 467).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Osvaldo Napoli 3.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Presidente, la ringrazio, ma pensavo che lei guardasse più volentieri a destra che a sinistra: vedo, però, che bisogna farsi sentire...!
Pag. 34ROBERTO GIACHETTI. Fattene una ragione!
EMERENZIO BARBIERI. Vorrei sollevare un problema molto serio alla Commissione e al relatore Iannuzzi. La Commissione cultura all'unanimità, presidente il comunista Folena, ha posto una condizione di cui le vostre due Commissioni non hanno tenuto conto in alcuna misura e che ora vorrei richiamare all'attenzione dell'Assemblea.
Noi chiedevamo di sopprimere il comma 6 dell'articolo 3, in considerazione del suo contrasto con i principi istituzionali in materia di beni culturali, nonché - e questo davvero è ben strano che, onorevole Iannuzzi, conoscendo la sua formazione e la sua militanza politica, lei non ne abbia tenuto conto - «con i principi costituzionali in materia di rapporti tra Stato e Chiesa cattolica, ai sensi dell'articolo 7 Cost.».
Vorrei capire per quale motivo non si sia tenuto conto - e chiedo soltanto di spiegarne la motivazione non solo al sottoscritto, ma a tutti i suoi componenti - della condizione espressa in modo unanime da una Commissione. Vi segnalo, tra l'altro, che l'ipotizzata copertura finanziaria delle indicate convenzioni non è in alcun modo realizzabile con i fondi assegnati al Ministero per i beni e le attività culturali, sulla base delle risorse provenienti dal gioco del lotto, perché in relazione ad essi vi è già una programmazione in atto che, per gran parte, va a beneficio di beni culturali di interesse religioso.
Allora, chiedo ai relatori la cortesia di spiegare all'Assemblea per quale motivo non si è voluta tenere assolutamente in considerazione tale questione. Mi rivolgo ai due relatori e, in particolare, all'onorevole Iannuzzi, se avesse il piacere di ascoltarmi. Se invece di ascoltarmi, egli continua a parlare con i suoi colleghi, diventa difficile interloquire tra maggioranza e opposizione.
Il mancato ritiro di questo comma è un fatto grave, e non so se è stato valutato. Vi pregherei, per cortesia, di fornirmi una risposta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 3.61, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 459
Astenuti 8
Maggioranza 230
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 242).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Nannicini 3.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.
ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, il testo unificato stabilisce che le convenzioni di cui al comma 6 dell'articolo 3 sono finanziate dal Ministero per i beni e le attività culturali per una quota non superiore al 20 per cento delle risorse messe a disposizione. Ora, ciò renderebbe possibile il finanziamento per una quota che va dallo 0 al 20 per cento; quindi, occorre fissare un limite minimo. Infatti, potrebbe accadere che nessuno impieghi le risorse ottenute con il gioco del lotto per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale presente nei piccoli comuni. Quando si stabilisce una quota non superiore al 20 per cento, non si fissa un limite, perché per arrivare a 20 si parte da zero.
Il mio emendamento proponeva di inserire un limite minimo della quota non inferiore al 10 per cento: ciò darebbe certezza nelle scelte da compiere nel settore delle convenzioni per valorizzare il patrimonio artistico. Non ho compreso perché le Commissioni abbiano espresso un parere contrario sul mio emendamento 3.51.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nannicini 3.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 460
Astenuti 9
Maggioranza 231
Hanno votato sì 86
Hanno votato no 374).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Acerbo 3.58.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acerbo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, non condivido il parere espresso dai relatori e dal Governo sul mio emendamento 3.58, anche se si è compiuto uno sforzo rispetto ad un successivo emendamento.
La questione di fondo è se pensiamo di aiutare o meno i piccoli comuni oppure se intendiamo fare soltanto chiacchiere, senza mettere in discussione i dogmi delle politiche che in questi anni li hanno resi più poveri.
Se i piccoli comuni non hanno nemmeno la possibilità di ricevere in comodato le case cantoniere dell'ANAS e altri manufatti dismessi, per destinarli ad attività sociali, turistiche, ricreative e di rilancio del loro territorio, e sono costretti ad acquistarli, vuol dire che non siamo capaci di dare una risposta concreta neanche rispetto ad una piccolissima questione che, però, nel nostro territorio ha un valore simbolico importantissimo. Non c'è brandello d'Italia dove non vi sia una casa cantoniera dell'ANAS: facciamo in modo che diventino dei punti di rinascita dello spirito pubblico e che non siano consegnate alla speculazione.
Non ritengo soddisfacente la proposta di mediazione avanzata. Dire che l'ANAS può decidere se vendere questi immobili ai comuni o concederli loro in comodato significa che ci saranno comuni di serie A e di serie B.
È bene che il patrimonio comune rappresentato dai resti di infrastrutture create dalla collettività nazionale torni alle comunità locali, ai loro territori, per valorizzarli. Credo vi sia la necessità di dare un segnale forte rispetto a tale questione. Davvero, in molti casi, si parla di comuni, soprattutto quelli montani, con problemi di risorse economiche: certamente dobbiamo chiedere loro di investire sul recupero edilizio; ma addirittura prevedere che debbano acquistare dall'ANAS o da altri soggetti pubblici tali immobili mi pare francamente eccessivo. Chiediamo, quindi, un voto favorevole sul mio emendamento 3.58.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, a titolo personale, debbo riconoscere che il nostro ottimo collega Minasso mantiene gli impegni presi in Commissione, e questo gli fa onore. Io vorrei sollecitare una riflessione sull'emendamento al nostro esame. Questi comuni hanno visto gli edifici e le strutture in parola abbandonati al degrado per qualche decennio, spesso recintati, comunque inutilizzati e fatiscenti. Nel momento in cui si vuole giustamente affrontare il problema, perché non si vuole dare al piccolo comune, che ne faccia richiesta e che presenti un progetto finalizzato, la possibilità di acquisire in comodato tali immobili? L'ANAS, se teneva a questi edifici, li avrebbe dovuti utilizzare nel corso dei decenni! Adesso non possiamo permettere che si facciano affari sulla pelle di comuni che non hanno strutture per gli asili nido, che non hanno strutture espositive, che non hanno sedi per i soggetti che proteggono l'ambiente. Con l'emendamento in Pag. 36esame, che pure è stato presentato da una parte a me politicamente avversa, si avanza una proposta di grande buon senso. Non si regala nulla: si propone, invece, che il comune che fa richiesta di strutture abbandonate, e che ha un progetto di utilizzo, le possa ottenere in comodato.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Sto per concludere, signor Presidente. Altrimenti, cosa accadrà? Che questi edifici resteranno abbandonati qualora non si potrà realizzare un affare; se, invece, si potrà realizzare l'affare, si investirà e si speculerà. Insomma, nei piccoli comuni mancano le strutture, ma questi edifici restano abbandonati!
Esprimerò sull'emendamento Acerbo 3.58 un voto favorevole, ed invito i colleghi a fare altrettanto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, anche noi vorremmo sostenere la proposta del collega Acerbo, perché riteniamo che essa consenta di perseguire un duplice obiettivo: da un lato, contrasteremmo il degrado urbano e, quindi, ricuciremmo il tessuto delle città, recuperando gli edifici dismessi; dall'altro, poiché tali edifici dovrebbero poi essere consegnati a gruppi che si occupano di volontariato o di cittadini attivi, che sono veramente il motore del cambiamento, otterremmo anche l'obiettivo di ricucire le comunità e i fili dei rapporti sociali. La formula del comodato garantisce questi due obiettivi. Grazie.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, ho ascoltato e comprendo le motivazioni dei colleghi, da ultimo dell'onorevole Francescato. Siamo di fronte ad un passaggio delicato che rischia di compromettere l'esito finale del nostro lavoro. Io credo che non possiamo obbligare società di capitali di diritto privato a cedere i loro immobili. Comprendo le ragioni dei precedenti oratori; volevo segnalare, però, con specifico riferimento all'intervento dell'onorevole Buontempo, che la Commissione ha presentato un emendamento - lo esamineremo in seguito - ai sensi del quale, attraverso apposite intese, questi immobili possono essere affidati in comodato. Quindi, le fattispecie che rimangono in campo per i comuni sono due: la prima è quella di acquisire gli immobili al valore minimo di mercato, certificato dall'UTE, con diritto di prelazione; la seconda è quella di stipulare intese con le società, per ottenere gli immobili medesimi in comodato. Diversamente, l'emendamento Acerbo metterebbe in discussione la compatibilità finanziaria della norma e gli effetti che essa avrebbe sulle società proprietarie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, a titolo personale, aggiungo la mia firma a questo emendamento, anche avendo riguardo ad una vicenda ormai pluridecennale: l'ANAS ed il Corpo forestale dello Stato hanno prodotto nel tempo una serie di elenchi di questi beni che non hanno mai creato una reale conoscenza della loro consistenza da parte del Parlamento, delle istituzioni e di quanti erano interessati. Ritengo che almeno per quei beni che insistono nelle zone montane e nei piccoli comuni si debba svoltare decisamente per evitare che nel tempo questo grande patrimonio degradi sempre di più. Quindi con il mio intervento si vorrebbe sollecitare il Governo e con esso una puntuale ed incisiva iniziativa sull'ANAS (che, pur essendo oggi privatizzata, risponde comunque ad una funzione pubblica), sulla quale Pag. 37il Governo ha una funzione di controllo e di indirizzo, e chiedere all'Ente foreste notizie sulla situazione attuale di questo patrimonio. Inoltre, credo che, là ove emerga una esigenza della comunità locale e della comunità montana, la possibilità di utilizzare questo patrimonio sia una finalità pubblica assolutamente rispondente all'esigenza di fermare il degrado di un patrimonio che in questi anni - come ho potuto constatare nelle parti del territorio dove vivo - è andato sempre accentuandosi, offrendo così anche una possibilità concreta - come altri colleghi hanno detto - di rivalutare questo patrimonio e di rispondere alle vere esigenze pubbliche che sul territorio si manifestano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosso. Ne ha facoltà.
ROBERTO ROSSO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per sottoscrivere l'emendamento. Vediamo tutti come la presenza dello Stato in alcuni piccoli comuni - ma sarebbe da auspicare che questa norma si estendesse anche a quelli di media o grande dimensione - si riduca in molti casi, all'interno di realtà locali, ad una manifestazione di purulenza, di degrado e di decadenza, che vede, purtroppo, le ex-caserme, gli ex-presidi dell'ANAS e le ex-ferrovie ridotte a luoghi in cui si accumulano porcherie e brutture, e in cui circolano ratti.
Pertanto, davvero credo che non ci sia ragione, da parte del relatore, di fare riferimento ad un collasso finanziario di chissà quale soggetto: le società in questione sono solo apparentemente private, ma mantengono prepotentemente il capitale statale interno.
Sarebbe giusto, quindi, collocare questa norma non solo all'interno della normativa dei piccoli comuni ma, più in generale, di quegli efferati casi di putrescenza del patrimonio pubblico che anche nelle medie e grandi città si registrano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castellani. Ne ha facoltà.
CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere a titolo personale l'emendamento Acerbo 3.58, richiamando i colleghi e l'Assemblea in ordine alla formulazione di questo emendamento, il quale si riferisce ai comuni che sono inferiori ai 5 mila abitanti, e cioè ad enti locali che mai e poi mai avrebbero nel loro bilancio le risorse finanziarie per acquistare queste strutture. Potendole invece utilizzare in comodato d'uso per ragioni sociali, essi potranno sicuramente dare una risposta a problematiche sociali che diversamente non potrebbero essere affrontate. Quindi, ribadisco la mia volontà di sottoscrivere l'emendamento in esame e dichiaro sullo stesso voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, non vorrei rientrare nella passione di quanto è scritto che, certamente, in termini di immagine è molto importante. Avendo fatto il sindaco come tanti altri colleghi, posso affermare che se si modifica la previsione da «comodato gratuito» - lo dico anche al collega Rosso - a «cessione gratuita» può anche andare bene, ma se è previsto il comodato gratuito per il quale un certo comune avvia dei lavori su un determinato tipo di bene che poi, dopo due, tre o cinque anni gli viene tolto, quel comune, dopo aver speso in termini di investimento con pagamento di mutui, non è nelle condizioni di pagarli.
Allora, caro collega Acerbo, se si modifica la previsione del comodato gratuito in cessione gratuita, rendiamo un grande favore ai comuni; ma, se manterremo il comodato, avremo fatto un grave affronto ai comuni stessi, perché tali enti non avranno, nella loro vita amministrativa, la possibilità di mantenere quel bene. Quindi, se tutti insieme siamo d'accordo a modificare il testo in esame in questo senso ben venga allora una tale proposta; altrimenti, considerate che dai sindaci un tale tipo di accordo non potrà essere accettato: sarebbe Pag. 38una spesa talmente eccessiva da determinare il rischio del fallimento (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Vannucci, lei, in qualità di relatore, è già intervenuto su questo emendamento.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Volevo solo proporre l'accantonamento di tutte le proposte emendative riferite al comma 7 dell'articolo 3.
PRESIDENTE. Sta bene.
Se, dunque, non vi sono obiezioni, l'esame dell'emendamento Acerbo 3.58, nonché, conseguentemente, di tutti quelli riferiti al comma 7 dell'articolo 3, deve intendersi accantonato.
MAURIZIO ACERBO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, annuncio il ritiro del mio emendamento 3.65.
PRESIDENTE. Sta bene.
Pertanto, sono da intendersi accantonate le proposte emendative Acerbo 3.58, 3.100 delle Commissioni e Osvaldo Napoli 3.62.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 3.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 239).
Passiamo all'emendamento Garavaglia 3.56, sul quale le Commissioni ed il Governo hanno espresso parere favorevole.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, intervengo per modificare il parere precedentemente espresso e di questo mi scuso con l'onorevole Garavaglia e con l'Assemblea. Richiamandomi pur sempre alle problematiche di principio sulle competenze, propongo una riformulazione dell'emendamento Garavaglia 3.56, nel senso di sostituire le parole: «le regioni promuovono» con le seguenti: «le regioni possono promuovere».
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo concorda.
Onorevole Garavaglia, accetta la riformulazione proposta dal relatore?
MASSIMO GARAVAGLIA. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal relatore, che, anzi, è migliorativa del testo, perché si colloca nell'ottica di una maggiore autonomia delle regioni pur mantenendo, in quanto legge quadro - legge che dunque non affronta direttamente i problemi ma reca talune indicazioni -, il principio di favorire il recupero delle biomasse. Quindi, accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 39Garavaglia 3.56, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 452
Hanno votato no 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 3.26, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 239).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lupi 3.27, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 464
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 248).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pedrini 3.28.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire precedentemente, ma vi è stato un attimo di disattenzione; volevo infatti interloquire sulla cessione dei fabbricati. Intervengo, tuttavia, su questo emendamento del collega Pedrini per chiedere di apporre anche la mia firma alla sua proposta; trovo veramente inqualificabile l'atteggiamento del Governo quando sostiene che la copertura integrale del segnale televisivo non possa rimanere a carico dello Stato.
Uno dei compiti dello Stato è quello di garantire che tutti i cittadini siano messi nella stessa identica condizione; stiamo varando una legge a favore dei piccoli comuni ed escludiamo la possibilità - anzi, il diritto-dovere dello Stato - di far sì che la copertura televisiva sia garantita a tutti i cittadini italiani. Questa sarebbe la sinistra? È questa la sinistra di Governo? Ma non vi vergognate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Ritengo questo emendamento molto importante. Non credo che vi sia gruppo parlamentare che non abbia sollecitato il Governo per la carenza, in zone montane, sia del segnale televisivo sia del servizio telefonico.
Questo è un tema che attiene ad un diritto, dal momento che i nostri concittadini montani pagano sia il canone televisivo sia il contributo fiscale per tutti quelli che dovrebbero essere servizi generali. Ritengo che questo emendamento colga nel segno e sia volto a garantire effettivamente una risposta alle popolazioni montane e anche a tutte le realtà dei piccoli comuni che non godono dei collegamenti in questione in modo efficace. Per questa ragione, sottoscrivo l'emendamento Pedrini 3.28 e ne raccomando l'approvazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Vorrei apporre anche la mia firma a questo emendamento. Ritengo, associandomi in ciò alle considerazioni dei colleghi che mi hanno preceduto, che se di servizio pubblico si deve trattare, a maggior ragione in termini di servizio pubblico si debba ragionare quando si va a discutere di questioni che riguardano le zone più lontane del paese, nonché del mantenimento delle identità culturali, storiche e sociali di quelle popolazioni, offrendo a quei cittadini che non vivono a ridosso dei grandi centri urbani la possibilità di continuare a vivere tranquillamente ed agevolmente.
Per questi motivi chiedo quindi che venga apposta anche la mia firma all'emendamento Pedrini 3.28, annunciando, a titolo personale, il mio voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, non possiamo che accogliere favorevolmente questo emendamento. Vorrei fare soltanto l'esempio della provincia di Cuneo, dove non arriva alcun segnale televisivo e rispetto alla quale la RAI stessa - voglio denunciare ciò - nel rispondere ai rappresentanti del popolo locali afferma che in quella zona non c'è segnale, né provvederà ad attivarlo a causa dei pochi residenti. Anche al riguardo, vorrei che il sottosegretario si assumesse l'impegno di prendere un'iniziativa: la RAI non può rispondere in questi termini! I cittadini sono uguali dappertutto, sia nelle zone disagiate, sia in quelle più comode. Su questo punto mi aspetto un impegno da parte del Governo per risolvere definitivamente queste problematiche.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Vorrei rilevare come dalla discussione in quest'aula, a ulteriore conferma di quanto sia utile il confronto delle opinioni fra noi, se svolto in maniera costruttiva come questa mattina, emergano elementi che ci inducono ad una riflessione ulteriore e ad un approfondimento.
Per questa ragione, propongo di accantonare l'esame dell'emendamento Pedrini 3.28.
PRESIDENTE. Sta bene. Non essendovi obiezioni, l'esame dell'emendamento Pedrini 3.28 deve intendersi quindi accantonato.
GIUSEPPE ROMELE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Romele, l'emendamento Pedrini 3.28 è stato accantonato! Prendo atto della sua intenzione di sottoscrivere l'emendamento; tuttavia, ripeto, esso è stato accantonato.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, vorrei far presente che all'articolo 7 c'è un emendamento a mia firma, l'emendamento 7.56, che solleva questo problema, con riferimento anche ad una risposta che il Governo aveva dato ad una mia interrogazione risalente al 1998.
Nel mio emendamento 7.56 - ripeto - si solleva lo stesso problema, quello cioè della copertura del segnale RAI in alcuni territori, nei quali io chiedo che non si paghi il canone.
In aula, il Governo rispose che la RAI avrebbe provveduto in tempi brevi a risolvere il problema delle mancate coperture. Dal 1998 ad oggi ciò non è avvenuto; in qualche maniera, quindi, dobbiamo pur tutelare quei cittadini. Ora, decida lei se è il caso di accantonare anche il mio emendamento affinché si faccia una discussione unica, altrimenti andiamo avanti così.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, ovviamente non stiamo ancora esaminando gli emendamenti riferiti all'articolo 7. Comunque, il Comitato dei diciotto, presumibilmente durante la sospensione, avrà modo di valutare la possibilità di prendere in considerazione l'emendamento da lei segnalato insieme a quello che abbiamo appena accantonato, ossia l'emendamento Pedrini 3.28.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 3.101 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.
ROLANDO NANNICINI. Anche se non ho presentato alcun subemendamento all'emendamento delle Commissioni che stiamo esaminando, mi soffermerò su di esso con molta attenzione, poiché credo che nello svolgere l'attività parlamentare ognuno di noi debba portare l'esperienza territoriale: non c'è solo l'esperienza politica, c'è anche l'esperienza del nostro territorio. Gli organismi che sovrintendono alla programmazione sanitaria danno una definizione dei punti nascita abbastanza estesa: per essere certo, un punto nascita deve avere una casistica di almeno cinquecento nati all'anno; se è al di sotto di tale cifra, non ha casistica, non ha risultati rilevanti per i cittadini.
Nei piccoli comuni, pertanto, si sono chiuse, per così dire, le dichiarazioni di «paternità» in un modo molto razionale, per dare alla madre la necessaria attenzione e la certezza di essere in un ambiente protetto, legando appunto la maternità al punto nascita. Se si riconosce, nel provvedimento, che solo i comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti possono, per la tutela del diritto alla salute, alterare il collegamento dei cittadini con il proprio luogo di nascita - e ripeto, se lo si dispone solo per i comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti - si escludono le realtà dei comuni con una popolazione di dieci, quindici, o ventimila abitanti. Questo non è un problema per Roma, nel cui territorio vi sono centri nascita e cliniche, non è un problema per le città di 100 mila abitanti, ma lo è per quei comuni italiani che hanno compiuto un buon lavoro nella razionalizzazione dei servizi sanitari. Mi sembra che, facendo ciò, i relatori, il Governo e, più in generale, le Commissioni di merito stiano commettendo un errore. Comprendo infatti il limite di 5 mila abitanti per questioni quali il patto di stabilità, le agevolazioni, l'acquisto dal demanio, ma non è concepibile porre un simile limite su un diritto che rende tutti i cittadini uguali, quello cioè per cui i genitori possono andare all'anagrafe e dire: determinate la residenza non in base al punto nascita zonale, ma in base alla nostra residenza. Consentire dunque una simile possibilità solo per i comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti mi sembra un grave errore.
Inoltre, mi sembra sbagliata anche la riformulazione: cosa c'entra infatti il riequilibrio demografico, com'è stabilito dall'attuale testo del provvedimento? Non vi è da riequilibrare nulla, vi è solo da escludere che il diritto alla salute durante il parto possa alterare il collegamento dei cittadini con il proprio comune di residenza. Era solo questo, quindi, lo scopo del mio emendamento il cui contenuto è stato trasfuso nell'emendamento in questione. Quindi, invito le Commissioni a svolgere un'analisi su questo aspetto, perché nella realtà della mia provincia, su trentanove comuni, solo undici potrebbero godere di tale opportunità. Gli altri sono tutti comuni con popolazione inferiore a 25 mila abitanti e non avrebbero questa possibilità. È una facoltà dei genitori, non è un obbligo. I genitori possono richiedere di correlare il luogo di nascita del figlio alla propria residenza e non al comune in cui questi è nato.
Mi scuso per il calore con cui ho sostenuto questa argomentazione. Aggiungerei, anzi, che sopprimere la competenza provinciale e istituirne una regionale è una scelta giusta, perché vi sono ASL interprovinciali. Condivido lo spirito della proposta dell'onorevole Realacci, perché quest'ultimo ha posto un tema serio; ma è un tema che bisogna valutare attentamente, perché il parametro è di cinquecento nati nel punto nascita, e quindi vi possono Pag. 42essere anche realtà cittadine di 40 mila abitanti che non avrebbero più il punto nascita. Credo, quindi, che sia corretto estendere la portata di tale disposizione e il diritto dei genitori in questo senso.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. L'onorevole Nannicini ha posto un problema serio: è vero che questo principio può valere anche indipendentemente dalla dimensione dei 5 mila abitanti. Noi dobbiamo mantenere, in tutta la discussione che svolgiamo, anche sugli emendamenti che accantoniamo, un criterio di equilibrio, per capire come tenere insieme tutta la materia.
In particolare, sottolineo che le Commissioni hanno espresso parere favorevole su una successiva proposta emendativa dell'onorevole Nannicini volta ad estendere l'indicazione del luogo di nascita dalla provincia alla regione: è infatti frequente il caso di parti che non avvengono in ospedali della provincia di residenza, ma in quella limitrofa.
Dal momento che il Comitato dei diciotto dovrà comunque riunirsi per esaminare le proposte emendative accantonate, propongo di accantonare l'esame di questo emendamento, al fine di pervenire ad una soluzione che risponda anche ad esigenze di buon senso e praticabilità: se infatti estendiamo molto i criteri previsti dalla legge, non riusciamo più a «mirarla» adeguatamente.
Propongo dunque, ripeto, l'accantonamento dell'emendamento in esame, invitando l'onorevole Nannicini a trovare una formulazione che ci consenta di non snaturare la proposta.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame dell'emendamento 3.101 delle Commissioni e, conseguentemente, degli emendamenti Nannicini 3.52, Osvaldo Napoli 3.30, Nannicini 3.54 e Nannicini 3.53, nonché la votazione dell'articolo 3.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dussin 3.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, ho chiesto di parlare per rimarcare l'importanza della cura del nostro territorio in un'ottica preventiva: favorire il recupero dei terreni incolti consentirà di prevenire le emergenze, quali alluvioni e altri disastri, per fare fronte alle quali ogni anno si vanno a spendere ben più dei 5 milioni di euro che vengono stanziati dal provvedimento in esame. Riteniamo dunque assolutamente importante agire in tal senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intendo sottoscrivere l'emendamento in esame, presentato in modo molto puntuale dai colleghi Dussin, Garavaglia, Caparini e Armani.
Ricordo all'Assemblea che la proposta emendativa si limita a prevedere che le regioni favoriscano il recupero dei terreni incolti ricadenti nel territorio dei piccoli comuni. Ritengo si tratti di una proposta di buon senso. Vi sono comuni montani in cui non si taglia neppure più l'erba e siamo invasi dalle vipere. Il degrado ambientale è sotto gli occhi di tutti. Il fatto di prevedere che le regioni possano dare contributi ai piccoli comuni per il recupero dei terreni incolti credo costituisca una scelta di buon senso: non capisco per quale motivo il Governo, ancora una volta, dica di no. Sarebbe opportuno capire qual è l'orientamento del Governo...
PRESIDENTE. Onorevole Campa, le chiedo scusa, il parere delle Commissioni e del Governo sull'emendamento in esame è favorevole...
CESARE CAMPA. E allora, se siamo tutti favorevoli, non perdiamo tempo (Applausi - Commenti)...
Pag. 43
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Campa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 3.57, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 446
Hanno votato no 3).
Essendovi alcuni emendamenti accantonati, non possiamo procedere alla votazione dell'articolo 3.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 3.02.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 3.02, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 233).
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sulle proposte emendative riferite all'articolo 4.
Per quanto concerne l'emendamento Franci 4.6, si è svolta una discussione approfondita, partendo da una posizione favorevole. Successivamente, sono state espresse preoccupazioni ed individuati ostacoli in ordine alla compatibilità finanziaria da parte del Governo.
Tuttavia, in relazione alla circostanza che questo emendamento risulta essere particolarmente avvertito (è stato praticamente proposto da tutti i componenti della Commissione agricoltura), avendo rilevato la finalità positiva della norma, inviterei il Governo a valutare le condizioni necessarie per rimuovere gli ostacoli di ordine finanziario e, se necessario, accantonare l'esame dell'emendamento - dal momento che ve ne sono altri nello spirito di un miglioramento del testo della legge - una volta acquisito il suo punto di vista.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, poiché sono sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali, la propensione del Governo non può che essere positiva, ma ritengo utile un accantonamento per effettuare una verifica con il Ministero dell'economia.
PRESIDENTE. Qual è il parere sulle restanti proposte emendative?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, per le restanti proposte emendative il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.
Pag. 44
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Sgobio 4.1, Ruvolo 4.50 e Garavaglia 4.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoletano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, l'attuale formulazione dell'articolo 4, a nostro avviso, appare insufficiente; lo Stato, le regioni e le province devono assicurare l'efficienza e la qualità dei servizi essenziali, ma non l'esistenza dei servizi medesimi.
Credo sia importante che, nel nostro paese, dal comune più grande al comune più piccolo, vi debba essere l'ubicazione di servizi essenziali. Con questo importante provvedimento abbiamo l'occasione di istituire in ogni comune almeno un ufficio postale, un istituto scolastico dell'obbligo ed una farmacia. Sarebbe, pertanto, importante inviare un segnale importante nel nostro paese che vada in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, il Governo e le Commissioni hanno espresso parere contrario sugli emendamenti in esame che mi onoro di sottoscrivere immediatamente; un parere inqualificabile, perché bisogna garantire a tutti i nostri cittadini il rispetto di una vita civile: in ogni comune devono essere ubicati almeno una farmacia, un istituto di istruzione scolastica dell'obbligo ed un ufficio postale. È il minimo che un paese civile possa pretendere!
Mi chiedo veramente con che faccia possiamo parlare se non garantiamo ai nostri cittadini, specie quelli che si trovano nei piccoli comuni, nei comuni montani, questi servizi essenziali! Poi diciamo che è in atto lo spopolamento di questi enti, che questi territori vengono abbandonati a loro stessi!
Signor Presidente, chiedo a questa sinistra con che faccia parliamo di diritti, di garanzie, di interessi dei cittadini! Dobbiamo assolutamente garantire a tutti i cittadini l'obbligo scolastico che questa sinistra sbandiera in ogni occasione, accusando la Moratti di aver tolto chissà che cosa. Siete voi che togliete i diritti ai cittadini!
Pertanto, credo che farebbe bene il rappresentante del Governo a dire che dovrebbe essere accantonato anche questo articolo per ridiscutere la questione e garantire a tutti i cittadini i diritti fondamentali, vale a dire la farmacia, un ufficio postale, un istituto di istruzione scolastica dell'obbligo e, io aggiungo, i servizi di prima necessità nel mondo del commercio che, grazie alla liberalizzazione di Bersani, abbiamo di fatto depauperato. Non vi è più un servizio commerciale nei nostri piccoli comuni!
Pertanto, a fronte di un provvedimento che concerne misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni dovremo porre in essere misure conseguenti. Non dobbiamo essere contraddittori: se questo è il testo della legge, dobbiamo garantire non solo questi servizi essenziali, ma forse qualche cosa in più!
Allora, Presidente, mi rivolgo a lei affinché possa chiedere all'Assemblea almeno di soffermarsi ad analizzare questa proposta e di votare gli identici emendamenti in esame, perché costituiscono un segno di grande civiltà e di coerenza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro).
PRESIDENTE. L'onorevole Campa ha formulato una richiesta di accantonamento. Chiedo al presidente Realacci qual è il parere delle Commissioni al riguardo.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Siamo d'accordo. Credo sia la stessa proposta dell'onorevole Quartiani.
Colleghi, credo che molti abbiano a cuore la questione dei piccoli comuni, ma è necessario, affinché si agisca in modo serio, che si tenga conto delle condizioni concrete in cui ci si trova ad operare.
Voi sapete che in Italia ci sono comuni che hanno trenta, quaranta, cinquanta, Pag. 45sessanta abitanti: un conto è lo spirito giusto della legge di garantire i servizi essenziali, anche quelli che non sono pubblici, come il servizio commerciale, i benzinai, eccetera; un altro conto è sostenere che obbligatoriamente in tutti questi centri ci deve essere una farmacia, una scuola e l'ufficio postale.
Capite bene che, se introduciamo questo obbligo, dobbiamo cambiare la finanziaria, nel senso che dobbiamo riscriverne un'altra. In un comune che ha sessanta abitanti condanniamo quegli studenti ad avere una scuola di serie B e i cittadini ad avere un ufficio postale del tutto inutile. Quindi, sono favorevole ad accogliere lo spirito degli identici emendamenti in esame, come di tutto il provvedimento, ma riformulandoli, perché francamente in tal modo creiamo un danno a quei comuni. Infatti, gli forniamo un'assistenza che non li fa evolvere e non gli dà i servizi essenziali.
Cogliendo lo spirito degli interventi dei colleghi, accetto la proposta di accantonamento, chiedendo una riformulazione degli identici emendamenti al fine di non stabilire regole assurde.
Conosco molto bene il nostro paese e so che ci sono comuni in cui pretendere queste cose è una assurdità. Cerchiamo quindi di leggere correttamente le reali necessità, altrimenti si finisce per parlare di un altro paese (Applausi).
PRESIDENTE. Colleghi, vi sono altre sette richieste di intervento sugli identici emendamenti dei quali si è chiesto l'accantonamento. Quindi, chiedo ai colleghi che hanno chiesto di parlare di intervenire allorquando verranno esaminati.
TERESIO DELFINO. Presidente...!
PRESIDENTE. Colleghi, mi dispiace...
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, per dare un po' di ordine ai nostri lavori, vorrei capire che cosa è accaduto. Mi pare che sia stata avanzata una richiesta, peraltro condivisa, di accantonamento e che vi sia un orientamento delle Commissioni in tal senso. Sono le 13,30 e, dal momento che dovremmo sospendere la seduta a breve, potremmo rinviare il dibattito al pomeriggio.
PRESIDENTE. Sono d'accordo con lei, onorevole Giachetti.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi parlamentari, il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.
Ha chiesto di parlare il presidente Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Presidente, vorrei informare i colleghi interessati che il Comitato dei nove è convocato immediatamente presso la V Commissione per esaminare gli emendamenti accantonati e gli altri punti critici emessi.
Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).
MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, rinnovo la richiesta già avanzata ieri, con la quale ho sollecitato il Governo a rispondere in Commissione - che, peraltro, si è dichiarata disponibile - ad un'interrogazione sulla crisi occupazionale in Trentino. Non essendo per nulla certo il calendario dell'aula per le prossime settimane, crediamo che una risposta urgente sia doverosa ed è importante che la Commissione abbia dato la sua disponibilità. Auspichiamo che, visto che oggi non l'ha fatto, il Governo venga a rispondere domani.
PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, la Presidenza ha già interessato il Governo Pag. 46sulla questione da lei posta anche ieri. Il Governo ha comunicato che sta svolgendo i suoi approfondimenti e si riserva di darle una risposta nel minor tempo possibile.
ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, sarò anche ripetitivo, ma, proprio con la sua Presidenza, grazie alla sua bontà, che mi permise di intervenire anche se non era il momento opportuno, ricordai all'Assemblea che in Sardegna, da sette mesi, un giovane imprenditore, Titti Pinna, è ancora in mano ai banditi. Ormai, qui non ne parla più nessuno. Ne parlano soltanto i familiari, anche se da poco tempo, attraverso la RAI e a Sassari, nei prossimi giorni, sono previste manifestazioni. Ne parla anche Soffiantini, che ha vissuto il dramma del sequestro. Il Governo, però, è assente e così il Parlamento, come se nulla fosse. L'altra volta, ho detto che siamo tutti quanti solidali con il dramma di Mastrogiacomo. Come era giusto che fosse, si è sconvolto il mondo: ma è possibile che per un semplice coltivatore diretto di un paese della Sardegna, nessuno muova un dito e non si faccia nulla per sapere almeno come stanno le cose? È vergognoso!
Le chiedo, Presidente, di farsi interprete presso il Governo, perché informi almeno il Parlamento sullo stato dei fatti e se le indagini ci fanno almeno sperare che sia vivo. Se lo fosse, occorre fare ogni sforzo per arrivare alla verità e dare alla famiglia, che ne ha tutti i diritti, e alla società italiana, una risposta seria ad un dramma che sta colpendo, in silenzio, una grande popolazione, quella dei sardi.
PRESIDENTE. Onorevole Satta, informerò il Presidente della Camera affinché provveda a sollecitare il Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, sono testimone, come molti colleghi - almeno quelli che rimangono in aula fino alla fine della seduta, al termine delle votazioni - delle reiterate richieste del collega Satta sul caso della persona sequestrata in Sardegna. Personalmente, ricordo almeno altre due o tre volte, oltre a quella di oggi. Anche a nome del mio gruppo, mi associo alla richiesta del collega, perché il Governo venga a riferire in aula su questa vicenda. Non esistono cittadini di serie A e altri di serie B, sequestrati autorevoli e sequestrati anonimi o innominati. Chiedo, davvero, alla Presidenza che la richiesta del collega Satta sia esaudita nel più breve tempo possibile.
PRESIDENTE. Come ho già detto, onorevole D'Elia, informerò il Presidente della Camera che provvederà a confrontarsi con il Governo per verificare la sua disponibilità a riferire in aula.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Ringraziandola per la risposta che ha già dato, mi associo alle sollecitazioni dei colleghi Satta e D'Elia, anche a nome del gruppo dei Verdi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cogodi. Ne ha facoltà.
LUIGI COGODI. Mi associo anche io alla richiesta rivolta dai colleghi Satta, D'Elia e Boato.
Ricordo anche, per informare i presenti in Parlamento, che attorno a questa vicenda, nella regione sarda, sono in corso di svolgimento, pressoché ogni giorno, manifestazioni di solidarietà che coinvolgono le comunità, le popolazioni, le istituzioni locali. Eminenti personalità della cultura e delle istituzioni, parlamentari e statuali, hanno già manifestato, a più riprese, solidarietà ed impegno al fine di affrontare questa delicata, difficile, dolorosa questione.
Sicuramente sono passati tanti mesi ed abbiamo assistito anche ad un ulteriore appello della famiglia di Titti Pinna e dell'intera comunità appartenente al suo paese d'origine. Riteniamo che il Governo, Pag. 47a questo punto, debba informare il Parlamento su come ha operato, sperando che tale azione porti a qualche positivo effetto.
AURELIO SALVATORE MISITI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare che anche il gruppo parlamentare Italia di Valori si associa a quanto richiesto dall'onorevole Satta.
PRESIDENTE. Poiché non vi sono altre richieste di intervento, sospendo la seduta che riprenderà, alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, alle ore 16,30, con il seguito dell'esame del testo unificato delle proposte di legge in materia di sostegno e valorizzazione dei piccoli comuni.
La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro dello sviluppo economico, il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro delle infrastrutture, il ministro dell'economia e delle finanze.
(Iniziative per evitare manovre di rialzo dei prezzi da parte degli operatori di telefonia mobile in relazione all'abolizione dei costi fissi di ricarica - n. 3-00811)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elpidio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00811 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, con il decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese, è stata imposta a tutti gli operatori telefonici l'abolizione dei costi fissi di ricarica, al fine dichiarato «di favorire la concorrenza e la trasparenza delle tariffe, di garantire ai consumatori finali un adeguato livello di conoscenza sugli effettivi prezzi del servizio, nonché di facilitare il confronto tra le offerte presenti sul mercato ». Tutti gli operatori di telefonia mobile, dopo aver inutilmente tentato di contrattare una dilazione della norma, o quanto meno un suo scaglionamento, si sono adeguati alla nuova disciplina, ma da più parti, in particolare dalle associazioni dei consumatori, si era paventato il rischio di un aumento delle tariffe. Vorremmo sapere quale iniziativa urgente l'onorevole ministro interrogato intenda assumere alla luce di quanto descritto nella presente interrogazione.
PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. La ringrazio, onorevole, in quanto questa interrogazione mi consente di precisare ancora una volta che il Governo non fissa prezzi o tariffe. Non tocca a lui farlo in un mercato libero: il Governo fa la sua parte affinché il consumatore paghi solo quello che consuma in condizioni di trasparenza e concorrenza e affinché non ci siano penali improprie o non giustificate che impediscano di muoversi da una offerta l'altra. Pensiamo infatti che questi meccanismi di concorrenza e trasparenza, in ogni caso, comportino per il consumatore un vantaggio che noi ci preoccupiamo di registrare con gli indici Pag. 48ISTAT sui servizi di telefonia, dove abbiamo potuto registrare, nel primo mese, un ribasso del 7, 8 per cento rispetto al precedente mese di febbraio. Continueremo a seguire le rilevazioni ISTAT.
Confermo che giungono segnalazioni, da parte dei consumatori, ai nostri uffici di monitoraggio relativamente, ad esempio, all'inserimento nei contratti di telefonia fissa e di Internet di corrispettivi fissi in caso di recesso di trasferimento, onerosi per i consumatori, che appaiono in contrasto con la normativa che prevede l'esercizio di queste possibilità senza spese che non siano giustificate da costi reali e da esigenze tecniche. Noi abbiamo inoltrato con lettera queste segnalazioni all'autorità delle telecomunicazioni che ha il compito di vigilare sul rispetto della normativa. Ciò vale anche per segnalazioni che ci sono giunte sulla modifica unilaterale dei piani tariffari o di singole voci di costo da parte degli operatori telefonici: anche in questo caso il nostro monitoraggio attivo si è preoccupato immediatamente di trasmetterli all'autorità di vigilanza che, lo ricordo, ha la possibilità di comminare sanzioni in caso di violazioni della normativa, per aumentare la trasparenza dei prezzi e rendere confrontabili facilmente le offerte commerciali.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elpidio ha facoltà di replicare.
DANTE D'ELPIDIO. Grazie, ministro. Sono soddisfatto che questa attività di monitoraggio ci sia e sia costante, perché il nostro compito e il nostro dovere non è solo quello di legiferare in Parlamento per dare al cittadino consumatore un vantaggio nell'esercizio delle sue attività quotidiane, ma anche quello di non vedere depauperato tale vantaggio che inizialmente si prospetta in un modo e poi, con il tempo, si può assottigliare. Per quanto riguarda la trasparenza alla quale lei faceva riferimento - ho cercato anch'io di verificare la situazione, ma ritengo che ci voglia un consulente telefonico specializzato per cercare di interpretare i contratti e le proposte che le varie compagnie telefoniche propongono a vario titolo e a vario genere -, segnalazioni di questo tipo arrivano anche a noi; si tende solo ed esclusivamente a recuperare quello che con l'abolizione dei costi di ricarica queste compagnie telefoniche hanno perso.
Certo, nella libera autonomia dell'Autorità garante, ritengo si stia già mettendo mano al problema e si stia facendo attenzione a questo allarme che giunge dai consumatori.
Il Governo, dopo aver fatto «le buone leggi», le deve seguire nel tempo al fine di verificare che esse siano applicate secondo il principio della trasparenza.
(Misure per controllare l'utilizzo dei finanziamenti erogati a favore di attività imprenditoriali nel sud Italia - n. 3-00812)
PRESIDENTE. L'onorevole Porfidia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00812 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
AMERICO PORFIDIA. Signor ministro, premesso che la questione meridionale rappresenta ancora un vulnus profondo per lo sviluppo dell'Italia, in un contesto economico e produttivo profondamente mutato rispetto al passato con nuovi e più stringenti vincoli internazionali, il ritardo del Mezzogiorno è uno dei problemi fondamentali che deve essere affrontato quanto prima e risolto definitivamente.
Ritenendo che quella meridionale sia una questione non solo economica, ma anche politica e soprattutto culturale, da diversi anni si è materializzata sempre più concretamente la possibilità di facilitare il radicamento di imprese nel sud d'Italia attraverso degli incentivi economici, non solo italiani ma anche della Comunità europea. Si è verificato, però, troppo spesso che i soggetti beneficiari non facessero un buon utilizzo di queste risorse finanziarie. I finanziamenti, cioè, sono stati incassati senza che l'attività imprenditoriale si radicasse sul territorio, anzi, in alcuni casi senza che questa venisse addirittura impiantata.Pag. 49
Dato che il Governo ha recentemente rilanciato il suo impegno ad investire nel sud del Paese, chiedo di sapere...
PRESIDENTE. Onorevole Porfidia, deve concludere.
AMERICO PORFIDIA. ... quali atti intenda assumere per controllare che tali finanziamenti siano utilizzati a quello scopo.
PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, confermo che, al di là di singoli casi di patologia, in generale, il sistema di incentivazioni alle imprese merita una profonda rivisitazione, e noi stiamo profondamente rivisitando il sistema degli aiuti. Tale sistema lo stiamo riaccorpando fondamentalmente su tre meccanismi: un fondo per la competitività, uno per la finanza di impresa e interventi automatici a sostegno delle imprese per via fiscale.
Il fondo per la competitività significa organizzare risorse per sostenere sforzi verso aree tecnologiche e produttive specifiche, incoraggiando le nuove tecnologie e chiedendo alle imprese di associarsi, di mettersi in connessione con centri di ricerca e con soggetti finanziari. Nelle prossime settimane partirà il primo di questi progetti, riferito all'efficienza energetica, e sarà possibile misurarne l'assoluta novità.
Il fondo per la finanza di impresa deve facilitare l'accesso al credito e al mercato finanziario, soprattutto alle piccole e medie imprese; nel Mezzogiorno, più che altrove, c'è un grande bisogno di sostegno all'accesso al credito ordinario, più che di agevolazioni e di elargizioni a pioggia e di aiuti a fondo perduto.
Terzo punto, i meccanismi automatici. Faccio riferimento alla riduzione del cuneo fiscale, che ha una maggiorazione per le imprese del sud, al credito di imposta per gli investimenti produttivi nel Mezzogiorno, al credito di imposta per attività di ricerca e sviluppo e per la collaborazione con università e centri di ricerca.
Tutto quanto detto lo stiamo mettendo in relazione con la novità che intendiamo introdurre nelle politiche di sostegno al Mezzogiorno, finanziate anche con risorse comunitarie. Voi sapete che stiamo concentrando risorse nazionali e comunitarie su un'unica programmazione settennale. Stiamo, inoltre, organizzando tavoli con le regioni affinché anche queste risorse siano messe in relazione con interventi di politica industriale, in particolare attorno al progetto «Innovazione e sviluppo»; un progetto nazionale che dovrà fare un po' da coagulo di queste novità nel finanziamento delle imprese.
Naturalmente, siamo molto interessati a migliorare il monitoraggio e il controllo, ma questi strumenti, già per la loro nuova natura, sono in condizione - io ritengo - di darci una fisiologia migliore e di portarci - mi auguro - nei prossimi anni a conseguire qualche risultato più visibile.
PRESIDENTE. L'onorevole Porfidia ha facoltà di replicare.
AMERICO PORFIDIA. Signor ministro, mi ritengo soddisfatto della sua risposta, anche in considerazione del fatto che essa viene da un uomo che ha dimostrato che, comunque, vuole attuare forti cambiamenti nella nostra Italia. La legalità e la trasparenza sono dei valori che ritengo debbano contraddistinguere l'operato di questo Governo, perché solo in questo modo possiamo risanare l'Italia.
Tra l'altro, dobbiamo considerare che la questione meridionale non è solo del sud, poiché ritengo che, per motivi storici e culturali, sia una questione che interessi tutta l'Italia, in considerazione delle grandi potenzialità ambientali e intellettuali che il sud possiede. Anzi, spero che, quanto prima, vengano attuate le norme da lei testè elencate, affinché non si assista più a quegli spettacoli dolorosi di famiglie che, formatesi sotto la promessa di un posto di lavoro sicuro, si trovano poi ad affrontare i disagi della disoccupazione.Pag. 50
Dunque, spero che, al più presto, tutte quelle norme possano non solo monitorare quegli imprenditori senza scrupoli, ma che anche colpirli, laddove, nel caso, se lo meritino (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Osservanza delle leggi da parte delle comunità cinesi residenti in Italia - n. 3-00813)
PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00813 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, gli avvenimenti tragici del 12 aprile 2007, tragici per una democrazia evoluta e compiuta, che hanno visto partecipi, attivi e promotori di scontri ai limiti della insurrezione di piazza appartenenti alla sedicente pacifica comunità cinese milanese, aprono il fronte su un ragionamento che, caro ministro, ci inquieta perché - al di là del fatto che, per fortuna, le conseguenze della rivolta in sé non sono state particolarmente nefaste - hanno avuto e ottenuto conseguenze politiche decisamente preoccupanti. Queste ultime si sono concretizzate con prese di posizione, da parte del governo della Repubblica popolare cinese e di tutte le loro rappresentanze istituzionali in Italia, ai limiti della minaccia nei confronti del nostro paese, con minacce di sanzioni e tutta una serie di liturgie che ci riportano indietro nel tempo e ci fanno pensare che l'Italia viva un momento di subalternità rispetto alla politica della Repubblica popolare cinese.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, gli incidenti verificatisi il 12 aprile scorso a Milano sono scaturiti da difficili rapporti e da un reciproco disagio che esiste tra la comunità cinese di via Sarpi e i residenti italiani.
La comunità cinese, che risiede lì da oltre mezzo secolo, non si è pienamente integrata nella società milanese; nella zona di via Sarpi i cittadini cinesi hanno sviluppato molte e fiorenti imprese commerciali, la cui presenza, tuttavia, pone seri problemi di viabilità e di parcheggio, data la particolare conformazione del quartiere, ricco di vie strette e tortuose. Anche per questo sono cresciute le proteste dei residenti italiani che si sono costituiti nel comitato Vivi Sarpi che ha chiesto la pedonalizzazione della strada.
Le norme regolamentari sul carico e scarico delle merci nelle ore notturne in riferimento alla prevista istituzione dall'inizio di maggio della zona a traffico limitato hanno fatto da detonatore a questa situazione di tensione.
Sugli incidenti, comunque, la magistratura sta compiendo indagini per accertare le responsabilità di chi ha provocato la violenza e questo, in modo autonomo, è giusto che si faccia.
La politica invece deve cercare soluzioni e, per trovare una soluzione condivisa all'insieme di questi problemi, nella giornata di ieri si è tenuto un incontro tra il sindaco di Milano e il console della città. Nel corso dell'incontro è stata concordata l'istituzione di un tavolo operativo, presieduto dal vicesindaco e composto dai rappresentanti dei residenti della comunità cinese, che nell'arco di tre settimane elaborerà specifiche proposte.
A seguito di questo incontro la comunità cinese ha revocato la manifestazione di protesta prevista per oggi pomeriggio.
Quando ci si trova di fronte ai complessi problemi dell'emigrazione e dell'inclusione, l'efficacia delle politiche, anche di quelle della sicurezza, dipende ancora di più dalla capacità di instaurare un clima di collaborazione e disponibilità al confronto, come in questi giorni alla fine si è fatto. È evidente che non si può transigere sul rispetto della legalità nei confronti di ogni cittadino o comunità; è evidente che le leggi devono essere fatte Pag. 51rispettare, così come sono inammissibili le manifestazioni di violenza contro chicchessia e contro le Forze dell'ordine.
Per quanto si riferisce ai rapporti con l'Ambasciata cinese, il Ministero degli affari esteri, ricevuta la notizia di questi episodi di violenza, ha immediatamente stabilito un contatto con l'Ambasciata della Repubblica cinese a Roma. L'incaricato d'affari ha espresso il rammarico del suo paese per quanto è successo, ha tenuto a sottolineare l'azione moderatrice svolta presso i connazionali cinesi dall'Ambasciata e dai suoi uffici consolari in Italia - di questo noi possiamo dare atto -, e il fatto che le comunità cinesi in Italia sono state invitate a tenere una condotta ispirata al pieno rispetto delle normative nazionali e locali per una civile convivenza.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. L'Ambasciata cinese e gli uffici consolari in Italia hanno svolto allora una preziosa azione moderatrice ed hanno collaborato per evitare che gli incidenti di Milano avessero ripercussioni sulle ottime relazioni tra i due paesi e sullo sviluppo della partnership italo-cinese in tutti i campi.
PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di replicare.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, sono decisamente deluso dalla risposta del ministro, per una serie di motivi. Credo che in questa fase tutti condividiamo il fatto che esistano due ordini di problemi. Un problema di ordine pubblico - un problema inequivocabile, che va risolto, ma penso che le istituzioni siano in grado di dare una risposta - ed un problema politico. Il ministro rispondendo dice che la politica deve cercare delle soluzioni: benissimo, allora siamo in attesa delle soluzioni. Se la politica deve trovare delle soluzioni, caro ministro, non le troverà attraverso l'istituzione di sterili, inutili, improduttivi ed ennesimi tavoli di concertazione (che non portano a nulla), ma compiendo le scelte che competono alla politica, cioè attraverso politiche forti, rigide, attente anche all'immigrazione, ma non solo. Il ministro dice che siamo in una situazione nell'ambito della quale la comunità cinese non si è perfettamente integrata in quella milanese. Allora, visto che siamo alla vigilia del voto che verrà espresso nelle prossime settimane e nei prossimi mesi sul diritto di cittadinanza, ricordiamoci di tutto ciò.
All'interno del nostro paese vi sono soggetti che credono di vivere in zone franche, che sono convinti di poter continuare a vivere con le proprie leggi, la propria lingua, le proprie bandiere. Essi non si sentono italiani e noi qui dentro sentiamo arrivare da più parti della maggioranza segnali per i quali a questi signori daremo il diritto di voto, la cittadinanza in tempi rapidi, quando la maggioranza per prima ci ricorda che non siamo in grado di considerarli integrati. Credo che questo sia un elemento di riflessione forte, così come deve esserlo - mi dispiace che se ne sia andato il ministro Bersani - il ragionamento che riguarda la necessità di chiarire quale sia il ruolo di questa comunità all'interno di via Paolo Sarpi.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIOVANNI FAVA. Oggi, via Paolo Sarpi a Milano rappresenta il luogo di smercio di tutti i materiali e le merci contraffatte che vengono dall'Oriente e noi cosa abbiamo fatto in questi mesi, cosa ha fatto il Governo? Di fatto, ha depotenziato l'Alto commissariato per la contraffazione, riducendolo ad una sorta di appendice della dirigenza stessa del Ministero per le attività produttive, in modo inaccettabile e non rispondendo alle esigenze dei cittadini italiani.
(Ruolo del Governo nell'ambito dell'iter parlamentare dei progetti di legge in materia elettorale e di riforme istituzionali - n. 3-00814)
PRESIDENTE. L'onorevole Angelo Piazza ha facoltà di illustrare la sua Pag. 52interrogazione n. 3-00814 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, il Presidente del Consiglio ha dato mandato al ministro per le riforme e i rapporti con il Parlamento di effettuare un giro esplorativo fra le forze politiche in vista della nuova legge elettorale. Noi non chiediamo, ovviamente, in questa sede di anticipare gli esiti di quelle verifiche perché il Governo riferirà quando crede nelle sedi competenti, ma vorremmo sapere dall'Esecutivo quale ruolo esso intenda ritagliarsi nell'ambito dell'iter legislativo davanti alle Camere, sia per la nuova legge elettorale, sia per le riforme costituzionali; un ruolo del Governo che, nell'ambito del lavoro parlamentare, a nostro avviso, dovrebbe essere inteso ad assicurare, così come dalle dichiarazioni anche recenti del Presidente del Consiglio, l'approvazione di una legge che, in particolare in campo elettorale, abbia un consenso amplissimo tra tutte le forze politiche.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la riforma della legge elettorale sia per la Camera dei deputati sia per il Senato della Repubblica è diventata una priorità politica nazionale come ha sottolineato più volte il Presidente della Repubblica. L'esperienza negativa dell'approvazione della legge con un solo voto favorevole dell'allora maggioranza del centrodestra nella fase finale della scorsa legislatura ha fatto comprendere come sia delicata la scelta delle regole del gioco, e come sia indispensabile - al riguardo concordo con lei, onorevole Piazza: questo era il primo intendimento del Governo - realizzare una riforma con il consenso di un amplissimo schieramento in Parlamento. Mi riferisco possibilmente al consenso di maggioranza e opposizione: ciò vuol dire senz'altro ottenere non solo il consenso della maggioranza, ma il consenso, mi auguro all'unanimità, della stessa opposizione. Si sono tenuti i primi incontri d'intesa con il Presidente del Consiglio alla fine dello scorso anno; poi recentemente con lo stesso Presidente del Consiglio anche alla luce del richiamo formale rivolto dal Capo dello Stato al Governo e al Parlamento. Come lei ha sostenuto, in merito a tali incontri - sia sul terreno dei possibili aggiornamenti alla Costituzione, sia sull'altro, autonomo, concernente la nuova legge elettorale, che deve avere una coerenza e che è caratterizzato da una maggiore urgenza - riferirò la prossima settimana, lunedì prossimo, alle Commissioni affari costituzionali della Camera e del Senato. In conclusione, nel corso di questi confronti ho verificato che ci sono si è riacceso il dialogo tra i diversi partiti e gruppi parlamentari, e quindi si è parlato, si è dialogato, ci siamo confrontati. Ci sono possibili convergenze, sulla legge elettorale nuova e anche su aggiornamenti alla Costituzione, che riguardino ad esempio il numero dei parlamentari, il ruolo del Presidente del Consiglio. Vi è una diversa valutazione tra le forze politiche sul referendum elettorale che è stato promosso, ma al tempo stesso, e su questo si tratta di agire, vi è un'unità ampia sulla necessità che sia il Parlamento ad approvare nei prossimi mesi la riforma così da rispondere positivamente alle sollecitazioni, ma non far scrivere ad un referendum la nuova legge elettorale. Sarà possibile fare questo se alle dichiarazioni di ognuno seguiranno comportamenti coerenti. Il Governo sarà impegnato, come ha detto il Presidente del Consiglio, nel facilitare l'intesa. Per questo abbiamo lavorato, per cercare di essere parte di un'intesa che in Parlamento si realizzi, per aiutare ad attuarla, per garantire che sia attuata e per fare tutto quello che i lavori parlamentari richiederanno affinché una nuova legge elettorale sarà approvata nei prossimi mesi.
Pag. 53PRESIDENTE. L'onorevole Angelo Piazza ha facoltà di replicare.
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, penso di potermi ritenere soddisfatto per la risposta del ministro Chiti. Mi pare che il Governo assuma un ruolo di facilitatore, in costante colloquio con le forze politiche e con il Parlamento. Mi sembra quindi di cogliere che il Governo non abbia una propria ipotesi da sottoporre all'esame del Parlamento come una propria iniziativa, ma intenda collaborare con le forze politiche presenti nei due rami del Parlamento. Anche con soddisfazione accolgo la conferma da parte del ministro Chiti della volontà di giungere ad una legge per quanto riguarda la materia elettorale approvata con il più ampio consenso possibile.
(Iniziative per incrementare l'organico degli ispettori del lavoro - n. 3-00815)
PRESIDENTE. L'onorevole Pagliarini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00815 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, in Italia nel 2006 sono morte sul lavoro 1.280 persone, oltre 200 nei primi mesi del 2007. Dietro questo dato ci sono i danni familiari, le sofferenze e le contraddizioni di una intera società. Questa maggioranza e questo Governo hanno dimostrato una sensibilità e un impegno che ha prodotto atti concreti volti ad una maggiore sicurezza. E sarebbe sbagliato non riconoscerli, ma sarebbe altrettanto sbagliato pensare che quanto fatto finora sia sufficiente ad affrontare un problema così drammatico. Noi Comunisti italiani riteniamo che in parallelo all'azione di adeguamento legislativo, vada intensificato il sistema dei controlli, attraverso l'ampliamento degli organici. Visto che disponiamo di persone che hanno superato un concorso e che sono pertanto idonee a svolgere l'attività di ispettori sul lavoro, chiediamo al Governo quali iniziative voglia adottare al fine di mettere a disposizione risorse per poterli assumere, e per poter esercitare più controlli e quindi tutelare la salute e la vita di chi lavora.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, prima di tutto, voglio esprimere il dolore e la solidarietà, mia e del Governo, ai familiari delle vittime degli incidenti sul lavoro.
Nel raggiungere la Camera ho tardato di alcuni minuti perché - lo dicevo al ministro Di Pietro - nell'ultima mezz'ora ci è stato comunicato che anche oggi sono morti un operaio, che era rimasto ferito alcuni giorni fa, in provincia di Salerno ed un altro a Grosseto; e poi ci sono tre feriti, uno grave a Milano, uno a Genova, e il terzo a Nuoro. Questo nella giornata di oggi. Di fronte a queste gravissime e frequenti tragedie non si può essere soltanto colpiti dolosamente. Abbiamo tutti il dovere e la responsabilità di agire. Quella degli incidenti sul lavoro è diventata una emergenza nazionale, e anche una vergogna nazionale, nei confronti della quale bisogna rimboccarsi le maniche su tutti i piani, legislativo, amministrativo, finanziario, della prevenzione, del controllo e della repressione nei confronti di chi non rispetta le regole. Ogni organo dello Stato, a livello centrale, ma anche le regioni, le autonomie locali, le parti sociali devono fino in fondo ottemperare alle loro responsabilità.
Come lei diceva, onorevole interrogante, il Governo, fin dal suo insediamento, ha posto al centro della sua azione i temi della lotta al lavoro nero e irregolare, della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Già nel DPEF abbiamo tracciato le linee del nostro intervento. Una prima attuazione è stata costituita dalle misure per i cantieri edili di cui all'articolo 36-bis del cosiddetto Pag. 54decreto Visco-Bersani della scorsa estate. L'intervento è proseguito con le misure previste nella legge finanziaria. In questo ambito, voglio ricordare il rafforzamento, a cui lei faceva riferimento, onorevole interrogante, degli organici del personale ispettivo del Ministero del lavoro e della previdenza sociale. Nelle prossime settimane, completate le necessarie procedure, saranno assunti 241 nuovi ispettori, oltre agli 845 accertatori per i quali si è conclusa la fase di riqualificazione. Accanto a questi, 60 unità di personale rafforzeranno il comando dei Carabinieri presso il Ministero del lavoro, portando questo contingente a circa 500 unità. Va poi considerato il personale ispettivo dell'INPS, dell'INAIL e delle regioni. Queste ultime, ai sensi della legge n. 833 del 1978, hanno la competenza primaria per il rispetto della normativa in materia di salute e di sicurezza dei lavoratori.
Qui ci imbattiamo in una prima questione: si impone un'azione di più forte, di più efficace coordinamento su questo tema, a proposito del quale la frammentazione rischia di non produrre risultati positivi. L'impegno del Governo è poi segnato dall'approvazione del disegno di legge delega per l'emanazione del testo unico sulla sicurezza, a cui si è pervenuti dopo un confronto con le regioni e con le parti sociali.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Io condivido l'invito, rivolto a tutti noi dal Presidente della Repubblica, per una rapida approvazione da parte del Parlamento del menzionato provvedimento, con uno spirito di collaborazione e di confronto su temi così centrali.
Concludo precisando che il Governo è anche impegnato a individuare le possibili misure per un complessivo rafforzamento dell'azione di controllo e di vigilanza, anche con ulteriori assunzioni di personale ispettivo, per le quali dovranno essere reperite le necessarie risorse finanziarie, e soprattutto predisposto l'ampliamento della pianta organica. In ogni caso...
PRESIDENTE. Grazie...
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. ... le risorse per tutelare i diritti dei lavoratori hanno per noi un carattere prioritario, e debbono averlo anche per le autonomie locali e regionali.
PRESIDENTE. Il deputato Pagliarini ha facoltà di replicare.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, signor ministro, quando si muore sul lavoro non si tratta né di un caso né di una fatalità. Il valore del lavoro è messo pesantemente in discussione da un'organizzazione produttiva che troppo spesso lo mortifica, che non permette alle persone di dare senso alla loro prestazione lavorativa e che sottopone queste ultime ad alti rischi, fino metterne a repentaglio la vita. Se i valori di riferimento diventano mercato e profitto, al posto della tutela della vita, del lavoro e della sua qualità, può diventare paradossalmente normale dover fare i conti ogni giorno con quattro morti bianche.
Se la politica ha le sue responsabilità, non minori sono quelle a carico del sistema delle imprese. Le aziende non possono continuare a fare finta di nulla; dovrebbero piuttosto assumersi le loro responsabilità. Mi riferisco al nesso fra insicurezza ed organizzazione del lavoro in termini di ritmi e di orari, ma non solo: quante risorse hanno investito e investono le imprese in sicurezza? Troppo poche. Il Governo e la maggioranza hanno dimostrato una sensibilità ed hanno agito concretamente con interventi legislativi già attuati e con un percorso di ridefinizione della normativa sulla sicurezza. Nel frattempo, però, non possiamo stare a guardare. Ha ragione il Presidente della Repubblica: dobbiamo passare dall'emozione alla concretezza. In questo senso si poneva la nostra richiesta di incremento degli organici.
Apprezzo l'impegno del Governo, nonché l'intenzione di onorare quanto scritto in finanziaria; ma ciò non è sufficiente. Pag. 55Abbiamo bisogno di fare di più: abbiamo la possibilità di fare ricorso agli altri seicento candidati risultati idonei ed integrare così l'organico degli ispettori, in modo da garantire maggiore sicurezza. Infatti, signor ministro, lei sa bene che, quando si vuole, le risorse si trovano. Su un tema del genere, un Governo di centrosinistra ha l'obbligo di reperire risorse per tutelare i cittadini, ha l'obbligo di difendere i più deboli, ha l'obbligo di consentire a chi va a lavorare al mattino di tornare a casa la sera.
(Realizzazione di opere infrastrutturali da parte della società Quadrilatero Marche Umbria Spa e ruolo degli enti locali - n. 3-00816)
PRESIDENTE. L'onorevole Lion ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00816 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
MARCO LION. Signor ministro, torniamo a parlare di quel modello di finanziamento «creativo» dell'opera pubblica, unico in Italia, rappresentato dalla Quadrilatero Marche Umbria Spa. Siamo di fronte al primo caso in cui il territorio è al servizio dell'opera pubblica, e non viceversa. Infatti, a differenza di quanto avviene solitamente, per pagare una parte delle opere viarie che la Quadrilatero dovrebbe realizzare fra Marche ed Umbria, alle imprese di tali regioni è richiesto un pagamento suppletivo della tassa di iscrizione alla camera di commercio di competenza, per un ammontare pari a circa 147 milioni di euro, da destinare alla Quadrilatero. Detta società gestirà inoltre per trent'anni un piano d'area vasta con il quale dovrebbe garantirsi i cosiddetti ricavi di «cattura di valore» derivanti dal versamento dell'ICI e dagli oneri di urbanizzazione dovuti ai comuni sul cui territorio saranno realizzati gli insediamenti produttivi dei servizi previsti nel piano d'area vasta. I suoi piani avranno priorità non solo rispetto ai piani regolatori comunali, ma anche rispetto agli altri; di fatto, la Quadrilatero viene così a sostituirsi agli enti locali - ai comuni, alle province e alle regioni - nella facoltà di programmazione economica ed urbanistica. Chiediamo dunque al Governo se sia possibile proseguire in questo modo, con un simile esproprio degli enti locali.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, la società Quadrilatero, istituita non da questo ma dal precedente Governo e costituita per il 51 per cento da ANAS e per il 49 per cento da Sviluppo Italia, ha lo scopo di reperire risorse attraverso quelle che l'onorevole interrogante ha definito «catture di valore», e che anche a me, appena ho assunto il mio incarico, sono sembrate piuttosto «catture della speranza». Per questa ragione, mi sono già attivato e la questione segnalata è stata risolta. Sono intervenuto proprio perché si sono manifestati elementi di criticità che trovano origine da un lato nella concreta possibilità di acquisire risorse private provenienti dal territorio - che non può prescindere dall'effettivo coinvolgimento degli enti interessati e soprattutto dal loro indebitamento, che, nel caso di specie, è del tutto ingiusto - dall'altro nel limite insito nel modello operativo prescelto in relazione alle funzioni istituzionalmente proprie degli enti territoriali.
Per questa ragione, in data 22 dicembre, su mia indicazione, l'ANAS ha rilevato la quota detenuta da Sviluppo Italia ed ha avviato gli opportuni contatti con gli enti locali, contatti che hanno già dato l'esito sperato, tanto che, in data 15 marzo 2007, si è conclusa l'operazione di aumento di capitale per dieci milioni di euro. Tale aumento è ripartito nel modo seguente: 75,5 per cento all'ANAS, 10 per cento alla regione Marche, 7 per cento alla regione Umbria, 5 per cento alla provincia di Macerata, 2,50 per cento alla camera di commercio di Macerata. L'assemblea degli azionisti, quindi, ha provveduto a nominare Pag. 56il nuovo organo amministrativo per il triennio. Insomma, le preoccupazioni esposte, secondo cui a dover pagare sarebbero i commercianti o la classe imprenditoriale, è stata eliminata in radice, riportando l'intera questione all'interno di società pubbliche che si occupano istituzionalmente di realizzare quelle opere che sono ritenute essenziali - e che tali in effetti sono - non solo per le Marche e per l'Umbria, ma anche per l'intero paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Lion ha facoltà di replicare.
MARCO LION. Signor ministro, prendo atto di quanto mi ha detto. Approfondirò senz'altro la materia, nel senso che quello che lei ha detto a me non risulta, poichè il cosiddetto piano d'area vasta va avanti e poichè è successo, per esempio, in questi giorni che il comune di Falconara Marittima, che sta predisponendo il suo bilancio, avendo aderito in previsione a questa ipotesi di area vasta, non ha entrate sufficienti, in quanto l'ICI dovrà confluire nella Quadrilatero, e si trova in una situazione di dissesto finanziario.
Le dico questo perché noi non vorremmo continuare con il sistema messo in piedi dal Governo Berlusconi e da quanti nelle Marche lo hanno seguito. Si tratta di un sistema che penalizza le autonomie locali, che inventa soluzioni creative per reperire fondi pubblici, penalizzando anche la nostra impresa, che dovrà pagare di più la camera di commercio. Noi vogliamo che il Governo di centrosinistra valorizzi e difenda le autonomie locali più di quanto fino ad oggi legislativamente si è fatto.
La pianificazione e la gestione del territorio è appannaggio dei comuni, delle province territoriali di coordinamento e delle regioni, non di una società privata, la Quadrilatero, che dovrebbe costruire le strade e non dovrebbe permettersi di progettare centri commerciali o centri per il body building per ricavare il denaro per costruire strade. Sappiamo che abbiamo bisogno di certe strade e vogliamo che siano realizzate, ma deve essere lo Stato, in concorso con gli enti locali, a finanziarle. Non si può passare attraverso questa società, che nei fatti è stata utilizzata dallo scorso Governo solamente a fini propagandistici ed elettorali. Al riguardo ricordo, perché tutti conoscono l'episodio, che è stato tagliato il nastro della prima opera: subito dopo, però, il cantiere è stata chiuso e sono cresciute le erbacce. Questo è il sistema berlusconiano, ma noi vogliamo da questo Governo qualcos'altro.
(Modalità di utilizzo dei fondi destinati alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, con particolare riferimento all'autostrada Catania-Siracusa - n. 3-00817)
PRESIDENTE. L'onorevole Neri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-00817 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, con l'interrogazione da noi presentata abbiamo rilevato che, fin dal suo insediamento, l'attuale Governo, con pervicacia, ha sostenuto di non voler realizzare una importante - noi riteniamo indispensabile - opera infrastrutturale, qual è il ponte sullo Stretto di Messina, che è funzionale al Corridoio 1 Palermo-Berlino, giustificando questa sua pervicacia con la volontà di destinare ad altre opere infrastrutturali, ritenute prioritarie dal Governo, le somme che sarebbero state distolte dalla realizzazione del ponte sullo Stretto.
Oggi c'è stato un incontro, presso il ministro delle infrastrutture, con i presidenti delle regioni Calabria e Sicilia. Stando ai comunicati stampa, mi pare che la montagna non abbia partorito neanche un topolino. Sta di fatto che, mentre si resta in attesa di sapere che cosa si vuole fare con le somme che sono state sottratte al ponte, i lavori dell'autostrada Catania-Siracusa languono e non sono state rese disponibili neanche le tratte già pronte, che necessiterebbero soltanto di marginali interventi di segnaletica.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
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ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, la Sicilia, come pure la Calabria, cioè le due regioni che dovevano essere interessate dal ponte, in realtà hanno ricevuto con questa finanziaria - e non solo - un'attenzione particolare dal Governo Prodi, di cui mi onoro di far parte, e dal Parlamento, che ha approvato la legge finanziaria, perché le risorse già stanziate per il ponte sono state tutte allocate, con legge, per il 70 per cento alla Sicilia e per il 30 per cento alla Calabria. In più, a differenza di tutte le altre regioni, hanno ricevuto fondi per la viabilità secondaria sia la Sicilia sia la Calabria. Si tratta di fondi notevolissimi per tre anni, per un totale di 1 miliardo per quanto riguarda la Sicilia e quasi mezzo miliardo (450 milioni) per quanto riguarda la Calabria.
Inoltre, è stato finanziato in un apposito capitolo della legge finanziaria il completamento della Salerno-Reggio Calabria. Dire quindi che questo Governo non si occupa e non si preoccupa del Sud, e in particolare della Sicilia e della Calabria, vale a dire delle regioni interessate dal ponte, è come dire che è notte quando è giorno.
Ciò premesso, e a voler prescindere da qualsiasi altra polemica, le ragioni per cui, ad oggi, non si conoscono ancora quali opere si realizzeranno concretamente, non le dico io, ma le hanno dette sia il presidente della Regione Sicilia sia il presidente della Regione Calabria oggi in un pubblico documento, di cui leggo uno stralcio: il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, soddisfatto dell'incontro, ha spiegato che al più presto presenterà una proposta sulle opere più urgenti su cui intervenire. Salvatore Cuffaro ha invece sottolineato che, rispettando la posizione del Governo sul ponte, pur non condividendola, presenterà le proprie priorità nei prossimi giorni.
Dunque, prendersela con me (che più che aspettare e sollecitare questa risposta non posso fare) è un po' come prendersela con l'arbitro anziché col giocatore.
PRESIDENTE. L'onorevole Neri ha facoltà di replicare.
SEBASTIANO NERI. Signor ministro, non mi posso dichiarare soddisfatto, perché nel riferire ciò che ha dichiarato il presidente della Regione Sicilia lei si è limitato a citare la parte che la compiaceva di più, vale a dire il rispetto della decisione del Governo, pur non condivisa, di non procedere alla realizzazione del ponte. Il presidente della Regione Sicilia - cito le dichiarazioni rilasciate alle agenzie di stampa - ha anche aggiunto che la regione comunque programmerà le risorse e le priorità in funzione della realizzazione del ponte.
Dunque, dobbiamo comprendere di cosa stiamo parlando, anche perché siamo in diretta televisiva, in modo che il paese abbia la possibilità di capire la situazione. Questo Governo, con effetto immediato, ha deciso di sottrarre importanti risorse per le opere infrastrutturali al Mezzogiorno, e in particolare alla Sicilia. A fronte della sottrazione, reale, concreta e con effetto immediato, di tali risorse, il Governo si è lanciato in una serie di promesse, di programmazioni, di «faremo», di «realizzeremo». Rispetto alla coniugazione dei verbi al presente per quanto concerne la sottrazione delle risorse al nostro territorio, non è sufficiente impegnarsi in una serie di coniugazioni al futuro. Ciò era comprensibile a pochi mesi dall'insediamento del Governo: dopo un anno, ci piacerebbe vedere qualcosa di concreto, che dimostri come quanto meno, pur nella divergenza di vedute sulle priorità delle opere infrastrutturali, si voglia fare qualcosa per il Mezzogiorno e per la Sicilia. Siamo ancora alla coniugazione dei verbi al futuro: prendiamo atto che ci dobbiamo confrontare con una serie di promesse che non saranno mai mantenute...
PRESIDENTE. Onorevole Neri, la prego di concludere.
SEBASTIANO NERI. Concludo, signor Presidente. Con il comma 981 della legge finanziaria avete destinato una parte delle Pag. 58risorse per il Ponte alla Pedemontana di Formia. Le risorse che lei oggi dichiara di voler destinare alla Sicilia e alla Calabria sono circa il 60 per cento di quelle necessarie per la realizzazione del ponte!
(Ridimensionamento degli interventi di manutenzione e di ammodernamento delle tratte ferroviarie annunciato da Rete ferroviaria Spa - n. 3-00818)
PRESIDENTE. L'onorevole Stradella ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00818 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario.
FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, la società Rete ferroviaria italiana ha comunicato ad alcuni titolari di contratti di manutenzione ed ammodernamento di tratte ferroviarie la sospensione degli effetti contrattuali per questioni di bilancio. La decisione in sé è contrattualmente ammissibile, ma non è ammissibile che si sospendano tali lavori e si mettano in difficoltà aziende che producono materiali per l'ammodernamento delle ferrovie e che hanno programmato gli interventi.
Chiedo al Governo se tale notizia sia fondata e, qualora lo fosse, quali provvedimenti intenda assumere per evitare che vi sia il ricorso a cassa integrazione, licenziamenti e ad altri simili misure da parte delle aziende.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Voglio tranquillizzare il collega interrogante. Ammodernamento e sicurezza sono necessari interventi che le Ferrovie devono mettere al primo posto e che il Governo ha espressamente indicato alle stesse di mettere al primo posto.
È per questo che Rete ferroviaria italiana Spa nel biennio 2006-2007 ha pianificato - come già negli anni precedenti - un programma ben mirato di interventi di manutenzione straordinaria che, per appalti di lavori e forniture di opere, prevede 550 milioni di euro (non solo li prevede, ma li sta già utilizzando).
Il programma degli interventi di manutenzione straordinaria del 2007 prevede - e lo si sta realizzando - il rinnovo di 500 chilometri circa di binario e di 550 di deviatoi per un importo complessivo per appalto di lavori e forniture di tutti i materiali di 260 milioni di euro, in linea con le quantità fisiche dei lavori di manutenzione straordinaria degli anni che vanno dal 1999 al 2006.
Ferrovie dello Stato garantisce che non esiste alcun ridimensionamento degli interventi nell'ambito della manutenzione straordinaria dell'armamento, una richiesta questa che ho fatto espressamente anche dopo la sua interrogazione, onorevole Stradella, e quindi ho espressamente avuto assicurazione che gli interventi in corso sono in linea con le esigenze attuali del rinnovo degli impianti. Pertanto Rete ferroviaria italiana Spa destinerà una parte consistente dei finanziamenti ricevuti a questo settore, in coerenza con l'imprescindibile esigenza di garantire affidabilità e sicurezza negli impianti.
È evidente quindi che si condividono appieno le considerazioni svolte dagli interroganti ed assicuro che io personalmente e questo Governo vigileremo affinché Rete ferroviaria italiana Spa metta al primo posto l'ammodernamento, soprattutto quello finalizzato alla sicurezza.
PRESIDENTE. L'onorevole Stradella ha facoltà di replicare.
FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, la risposta del ministro è apparentemente tranquillizzante e risolverebbe il problema, sennonché, dalle informazioni che abbiamo assunto e dalle comunicazioni che sono state fatte alle imprese, le cose non stanno esattamente così.
Capisco che tra i programmi del Governo vi sia l'ammodernamento e la messa in sicurezza di tratte ferroviarie, ci mancherebbe altro che non fosse così. Abbiamo Pag. 59però anche visto nel recente passato alcuni provvedimenti del Governo che attengono sia alle ferrovie che al sistema trasportistico in generale, nei quali non è stato tenuto conto dei contratti preesistenti, rispetto ai quali si è passati con molta disinvoltura alla revoca di concessioni e di autorizzazioni.
In questo caso le posso dire, signor ministro - per citare un caso specifico -, che all'interno dell'ATI mandataria, ARFER, Valditerra, Margaritelli, Pizzarotti ed IPA, sono stati sospesi due programmi prioritari, il 23o e il 38o, che contengono sia ammodernamento che fornitura di traversine.
Le imprese coinvolte devono necessariamente porre in cassa integrazione dipendenti per quel che riguarda la società di armamento ferroviario, mentre la ditta produttrice di traversine in cemento armato precompresso, che evidentemente devono essere costruite prima che i lavori vengano eseguiti, sono in estrema difficoltà perché si trovano i magazzini pieni.
Rete ferroviaria italiana Spa ha affermato che il problema è di cassa e non di bilancio, ovvero che c'è la copertura di bilancio per queste opere ma non quella di cassa.
Questo evidentemente comporta un trasferimento degli oneri dal Ministero delle infrastrutture alla previdenza sociale.
(Tempi di assegnazione agli enti beneficiari dei fondi relativi al cinque per mille - n. 3-00819)
PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-00819 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmataria.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, signor ministro, la finanziaria del 2006 prevedeva in via sperimentale di assegnare il 5 per mille dell'IRPEF 2005 alle associazioni, fondazioni e ONLUS che si occupassero del non-profit, della ricerca scientifica e sanitaria, ovviamente regolarmente iscritte all'albo dell'Agenzia delle entrate.
Noi abbiamo già sentito la risposta del Governo: il 1o febbraio il sottosegretario Lettieri (leggo testualmente per non sbagliare) rispondeva che, allo stato, non è possibile per l'Agenzia fornire dati di dettaglio circa gli effettivi fruitori del beneficio. Tali elementi, non appena resi definitivi, saranno comunicati al ministero, che provvederà.
Abbiamo, pertanto, presentato questa interrogazione, perché, ad oggi, secondo quanto è dato sapere, nulla è stato assegnato a queste fondazioni, a queste ONLUS, a queste associazioni.
Capisce bene, signor ministro, che il mondo delle associazioni non vive di grandi rendite: vive, soprattutto, sulla base di disposizioni personali...
PRESIDENTE. Onorevole Formisano, la prego di concludere.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, chiediamo che venga fissata una data certa entro la quale il Governo ci comunicherà quando verranno assegnate tali somme.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione, indicando innanzitutto che il beneficio del 5 per mille è stato introdotto in via sperimentale nella legge del 23 dicembre 2005, cioè la legge finanziaria per il 2006.
Successivamente, con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 gennaio 2006, sono state disciplinate le modalità di destinazione in base alla scelta del contribuente. Quel decreto prevede l'iscrizione in un apposito elenco di coloro che, enti ed associazioni, intendono usufruire del beneficio.
Ai sensi dell'articolo 6 dello stesso decreto del Presidente del Consiglio dei Pag. 60ministri del 20 gennaio 2006, l'Agenzia delle entrate, sulla base delle scelte operate dai contribuenti per il periodo di imposta 2005, trasmette in via telematica al Ministero del lavoro e della previdenza sociale, al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica, al Ministero della salute, al Ministero dell'interno ed al Ministero dell'economia e delle finanze-Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato i dati occorrenti a stabilire gli importi delle somme che spettano a ciascun soggetto ovvero a ciascun comune.
Le quote del 5 per mille sono poi ripartite con decreto del ministro dell'economia e delle finanze tra gli stati di previsione delle predette amministrazioni.
Detto questo, l'attività ricognitiva circa la sussistenza dei requisiti che danno diritto all'iscrizione è stata avviata dall'Agenzia delle entrate a partire dalla seconda metà del 2006 ed è adesso in fase di completamento. In proposito, l'Agenzia precisa che questa attività di carattere amministrativo ha preso le mosse dal controllo sulle autocertificazioni prodotte da quasi 30 mila soggetti iscritti ed è andata ad aggiungersi ai normali compiti d'istituto. Perciò ha richiesto tempi tecnici piuttosto lunghi.
Allo stato attuale, l'Agenzia delle entrate sta dando un forte impulso alle attività in argomento, nell'intento di completare i dovuti controlli nell'arco dei prossimi mesi.
Nel contempo, l'Agenzia ha iniziato l'elaborazione dei dati relativi alle preferenze espresse dai contribuenti sia a favore di un determinato settore agevolato, sia nei confronti di singoli nominativi.
Tale attività è cominciata all'inizio di quest'anno, perché si è dovuto attendere l'acquisizione di tutte le dichiarazioni prodotte attraverso i diversi canali, comprese quelle integrative e sostitutive.
Superate le due fasi che ho appena indicato, gli elenchi degli aventi diritto, con la specifica delle preferenze accordate, saranno comunicati...
PRESIDENTE. Signor ministro, la prego di concludere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze.... ai fini delle incombenze, propedeutiche all'esecuzione finale della procedura.
Sulla base di quanto ho affermato (eventualmente potrei anche lasciare agli atti un'articolazione più ampia della mia risposta), penso che sia, allo stato attuale, questione ancora di qualche mese.
PRESIDENTE. L'onorevole Galletti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, a nome del mio gruppo, dichiaro di essere insoddisfatto della risposta del signor ministro. Stiamo giocando col fuoco.
Alla fine del gioco, però, coloro che rischiano di rimanere bruciate sono proprio le associazioni non-profit. Per loro natura, tali associazioni sono economicamente e finanziariamente deboli. Molte delle suddette associazioni vivono sull'aspettativa del contributo di cui si tratta. Lo Stato ha incassato l'IRPEF, anche il 5 per mille di competenza delle associazioni non-profit, già nel 2006, per cui è ormai più di un anno che sta trattenendo impropriamente somme che la legge stabilisce debbano spettare ad altri soggetti.
Bisogna, quindi, che in tempi brevi tali somme pervengano a chi ne deve avere la disponibilità. Abbiamo ritenuto, infatti, che si è trattato di un provvedimento valido, tanto è vero che lo abbiamo riproposto e lo abbiamo fatto reintrodurre proprio nel corso dell'esame in Assemblea del disegno di legge finanziaria per l'anno 2007, perché abbiamo pensato tutti, in maniera bipartisan, che tale misura rappresentasse davvero un aiuto a tutte le associazioni di volontariato che svolgono un ruolo essenziale sul territorio.
Se non si dà certezza a tale contributo si fa più male che bene, perché le citate associazioni hanno già iniziato a spendere l'aspettativa del contributo. Se non lo si attribuisce loro in tempi brevi si rischiano Pag. 61di creare più problemi di quanti ne avremmo creati non disponendo del ricordato provvedimento.
Mi aspetto pertanto che - non tra alcuni mesi, signor ministro, e lo dico nell'interesse di tutti, ma tra alcuni giorni - si inizino a restituire le somme spettanti ai loro legittimi proprietari e, soprattutto, che si riesca a definire in seno al ministero una procedura che permetta di stabilire una certezza sui tempi per il prossimo anno.
(Iniziative per l'omogeneizzazione della valutazione catastale degli immobili - n. 3-00820)
PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00820 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
MASSIMO NARDI. Signor ministro, come ella ben sa per esserne stato il principale fautore, la legge finanziaria per l'anno 2007 prevede una rivisitazione degli estimi catastali. Ovviamente, ciò comporterà un incremento significativo dell'ICI che, peraltro, sarà anche «schizofrenico», almeno per quanto riguarda le periferie delle grandi città. In alcune aree limitrofe a queste ultime, infatti, quali ad esempio il comune di Frascati, ci si troverà di fronte a situazioni per cui i cittadini di quel comune pagheranno il triplo di quanto pagano i propri dirimpettai, che appartengono alla periferia di Roma. Non solo: gli stessi cittadini di Frascati pagheranno la stessa cifra che versano coloro che abitano nel centro storico.
Le chiedo quindi, signor ministro, se sia a conoscenza di tale aspetto e cosa immagini di poter fare il Governo per porre rimedio alla suddetta situazione.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, con l'articolo 3, comma 154, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 è stata conferita delega al Governo ad emanare disposizioni attuative per procedere alle operazioni in materia di revisione degli estimi del nuovo catasto edilizio urbano. Tali disposizioni sono state emanate con il decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n. 138 che, tra le varie attività propedeutiche all'attuazione del processo revisionale, prevedeva la revisione delle zone censuarie e l'articolazione del territorio comunale in microzone omogenee. L'Agenzia del territorio ha fatto presente che, allo stato attuale, il processo attivato con la suddetta norma ha portato alla rivisitazione dei perimetri delle zone censuarie ed all'articolazione del territorio comunale in microzone ad opera degli stessi comuni. La ridefinizione dei criteri di classamento per la determinazione delle rendite catastali e la revisione dei quadri di qualificazione e di classificazione delle relative tariffe d'estimo, invece, non hanno potuto trovare attuazione, in quanto gli studi e le sperimentazioni, confermando l'obsolescenza del vigente sistema estimale, risalente nel tempo, hanno indotto ad orientare l'azione dell'amministrazione verso la progettazione di nuovo sistema.
L'obsolescenza è strutturalmente connessa al carattere comparativo dell'attuale sistema. A tale impostazione, accolta dall'autorità politica, si ispira la riforma della struttura degli estimi catastali, prevista dall'articolo 4 del disegno di legge n. 1762, presentato il 4 ottobre 2006. L'approvazione di questo disegno di legge e dei successivi provvedimenti attuativi determinerà i presupposti per la ridefinizione del sistema catastale.
Nelle more della definizione del processo revisionale generale è comunque possibile avviare un processo di revisione parziale degli estimi, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 37 della legge 22 dicembre 1986, n. 917, che può essere attuato per singoli comuni o zone censuarie.
Il competente ufficio provinciale del territorio di Roma ha attivato le verifiche Pag. 62di competenza al fine di accertare la sussistenza dei presupposti stabiliti dalla legge, che richiede comunque il parere favorevole della commissione censuaria centrale per l'adozione del provvedimento di revisione.
PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di replicare.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, signor ministro, debbo dire sinceramente che sono molto insoddisfatto. Infatti, dovrò andare dai cittadini a spiegare che questa vessazione, o almeno da loro ritenuta tale, troverà forse soluzione in tempi e percorsi che sembrano essere particolarmente lunghi. Da quanto lei ha esplicato in questo contesto, la suddetta soluzione è subordinata ad iniziative del comune di Roma e della commissione censuaria centrale. Non mi sembra questo il modo per risolvere i problemi nell'immediato.
A nostro giudizio, signor ministro, forse la soluzione migliore sarebbe quella attuata in passato dal ministro Tremonti attraverso un decreto legislativo volto ad aprire (o a riaprire) una finestra temporale e normativa che permetta ai comuni di individuare le microzone rimaste inevase.
Riteniamo questo percorso transitorio perché, come immagino lei saprà, noi della Democrazia Cristiana-Partito Socialista e della Casa delle libertà siamo su posizioni politiche diverse rispetto alle vostre. A nostro avviso, il Governo avrebbe dovuto imboccare un'altra strada riguardo all'ICI, arrivando all'abolizione della tassazione relativa alla prima casa.
Avevate preso un altro percorso, promettendo ai cittadini italiani una riduzione dell'ICI. Ci troviamo invece di fronte ad una situazione in cui i comuni, peraltro amministrati da giunte di centrosinistra e di sinistra, aumentano significativamente l'ICI, vessando in continuazione i cittadini.
Avevate pensato di trasmettere un messaggio di equità alla vostra maggioranza e a quanti vi sostengono. Se questa è l'equità che dimostrate ai cittadini in situazioni così difficili e drammatiche come quella che riguarda, per esempio, il comune di Frascati, mi sembra che tale equità poco si addica ad un Governo di centrosinistra.
(Iniziative per l'assunzione degli idonei del concorso per funzionari dell'Agenzia delle entrate bandito nell'ottobre 2005 - n. 3-00821)
PRESIDENTE. L'onorevole Mungo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00821 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, spenderò poche parole per illustrare una vicenda abbastanza nota, poiché è stata anche oggetto di numerosi atti parlamentari presentati, nelle scorse settimane, sia alla Camera sia al Senato. Ad essi è stata data risposta in un momento precedente all'emanazione di un nuovo bando di concorso per l'Agenzia delle entrate e pertanto ripropongo tale argomento in questa sede.
Vorrei chiedere al signor ministro se sia possibile un intervento che vada incontro alle legittime aspettative degli idonei della graduatoria per il concorso bandito due anni fa, nel rispetto degli impegni assunti con la legge finanziaria, che prevedevano la possibilità di attingere alle graduatorie già esistenti per rafforzare la lotta all'evasione e all'elusione fiscale, senza costi aggiuntivi.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, risponderò molto brevemente.
L'onorevole interrogante sa che le pubbliche amministrazioni non sono tenute a norma di legge a procedere allo scorrimento di una graduatoria concorsuale ancora efficace e, nell'esercizio del proprio potere discrezionale, possono decidere di bandire un nuovo concorso.Pag. 63
Il vantaggio di un nuovo concorso è quello di poter procedere ad una selezione in grado di offrire un'opportunità a coloro che non avevano potuto partecipare al concorso precedente, consentendo quindi un reclutamento di qualità più elevata proprio per l'afflusso di nuovi candidati.
Nel caso specifico, l'Agenzia ha precisato che esistono, infatti, ragioni di opportunità, di equità e di convenienza che indicano come l'eventuale decisione di bandire un nuovo concorso configurerebbe un esercizio corretto del potere discrezionale a cui ho accennato.
Per queste ragioni, penso sia equo procedere nel modo in cui stiamo facendo, vale a dire bandire un nuovo concorso ed assicurare in questo modo una qualità dei neoassunti pari alla posta in gioco. Infatti, qui si tratta di avere funzionari che abbiano la capacità, attraverso la loro competenza tecnica, di aumentare in maniera consistente il flusso delle entrate attraverso un'operazione più efficace di contrasto all'evasione fiscale.
PRESIDENTE. L'onorevole Mungo ha facoltà di replicare.
DONATELLA MUNGO. La risposta non mi lascia soddisfatta, in quanto è simile a quella che abbiamo ricevuto anche in Commissione. Mi permetto, tuttavia, di sottolineare alcuni aspetti.
Non vorrei che si pensasse che qualcuno in quest'aula, o nel paese, non voglia il meglio per quanto riguarda la pubblica amministrazione, in particolare per ruoli di tale delicatezza come quelli dell'Agenzia delle entrate. Non vorrei però che si mettessero in contrapposizione i giovani disoccupati in attesa di fare il concorso, da una parte, e gli idonei di un concorso, dall'altra. Infatti, non mi sembra corretto che il principio molto alto espresso dal ministro - e che condividiamo - si debba scaricare poi sui giovani. Ricordo, peraltro, che l'età massima per partecipare al concorso delle graduatorie di cui stiamo parlando era di trentadue anni; pertanto, alcuni di coloro che sono nelle graduatorie rischiano di non poter partecipare nuovamente a procedure concorsuali di questo tipo.
Vorrei sottolineare un altro aspetto. È senz'altro diritto dell'amministrazione riproporre un bando, è anche prassi consolidata, però, attingere dalla graduatoria in scadenza. Per esempio, come abbiamo sentito nell'interrogazione precedente riguardante gli ispettori del lavoro, si è parlato di una graduatoria in atto. Questo avviene anche per ragioni di economicità e di efficienza della pubblica amministrazione, in quanto si tratta di principi altrettanto importanti.
Quello che mi sento di dire a questo punto è che, visto che nei prossimi giorni il comitato degli idonei sarà presente a Roma ed andrà a Palazzo Chigi a chiedere un incontro per trovare una possibile soluzione del loro problema, mi auguro che il ministro o un suo delegato incontri questi giovani, al fine di cercare soluzioni idonee a risolvere il loro problema occupazionale.
(Iniziative urgenti per l'individuazione di adeguate risorse finanziarie in favore degli istituti scolastici - n. 3-00822)
PRESIDENTE. L'onorevole Ghizzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00822 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
MANUELA GHIZZONI. Signor ministro, da molte province giungono notizie allarmanti sullo stato di indebitamento delle scuole. Si tratta - è vero - di una pesante eredità del precedente Governo, che tra il 2000 e il 2006 ha ridotto i trasferimenti per più di 760 milioni di euro. Così, sono venuti meno 494 milioni di euro per le supplenze: si tratta di spese obbligatorie per le scuole, poichè i dirigenti scolastici per legge devono nominare i supplenti di docenti assenti.
Inoltre, dal 2003 - è bene ricordarlo - la conquista sociale della maternità retribuita al 100 per cento per le supplenti grava sul budget dei singoli istituti. Lo squilibrio dunque tra le entrate non pervenute e le Pag. 64spese non comprimibili ha quindi condotto le scuole alla difficile situazione attuale nella quale i dirigenti non possono pagare le supplenze già effettuate, oppure non procedono alle nuove nomine. Siamo pertanto intenzionati a chiedere se il ministero non intenda adottare un piano pluriennale di assorbimento del debito pregresso delle scuole e se non intenda imputare nel proprio bilancio le spese per le supplenze legate alla maternità.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MANUELA GHIZZONI. Ho concluso. Signor ministro queste misure sono urgenti e permetteranno alle scuole di assolvere con serenità ed autorevolezza il proprio delicatissimo e strategico compito per il futuro del nostro paese.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Presidente, l'onorevole Manuela Ghizzoni e altri interroganti chiedono di conoscere quali iniziative si intendano assumere per garantire agli istituti scolastici le risorse finanziarie necessarie per il loro funzionamento, tra cui il versamento della tarsu ai comuni.
Per quanto riguarda le spese per supplenze brevi, vorrei far presente che le stesse sono state fissate dalla legge in 565 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2006. Questo importo è stato ridotto di 25 milioni, a decorrere dal corrente anno, in applicazione della legge finanziaria per il 2007, che prevede l'obiettivo di ricondurre gli scostamenti più significativi delle assenze ai valori medi nazionali. Ci sono buone ragioni per avere dubbi sulla validità di questi scostamenti e ritenere, quindi, che un migliore controllo possa ridurre quelle assenze.
Il Ministero dell'istruzione ha attivato un monitoraggio dal quale è emersa una situazione molto diversa da regione a regione. L'accentramento delle risorse, previsto dalle nuove norme introdotte con l'ultima legge finanziaria, ha consentito operazioni compensative attraverso le quali si è provveduto a soddisfare le emergenze più gravi. In questo quadro, è stata già fatta una missione speciale per l'Emilia Romagna, dalla quale è emersa, per settantuno scuole, una situazione che stava diventando particolarmente difficile.
Per quanto riguarda poi le spese per il pagamento dei compensi da corrispondere ai docenti componenti le commissioni per gli esami di Stato, ricordo che il decreto-legge n. 210 del 2006 ha elevato lo stanziamento finalizzato a tale scopo di circa 23 milioni di euro per il 2006, portandolo a 63 milioni di euro. Inoltre, la legge n. 1 del 2007 ha previsto un'integrazione delle risorse destinate allo scopo pari a 97 milioni di euro a decorrere dall'anno 2007; la spesa complessiva per i compensi in questione viene così ad attestarsi sui 138 milioni di euro a decorrere dal 2007.
Inoltre, con la legge finanziaria per il 2007, sono stati previsti interventi a favore delle istituzioni scolastiche. L'articolo 1, comma 601, prevede l'istituzione di due fondi nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione e l'articolo 1, comma 634, ha autorizzato, a decorrere dall'anno 2007, per esigenze organizzative e didattiche delle istituzioni scolastiche, la spesa di 220 milioni di euro.
Conseguentemente a quanto esposto, il Ministero dell'istruzione ha potuto provvedere, in data 11 aprile scorso, alla rimessione agli istituti della prima quota del finanziamento 2007 e provvederà, entro la prima metà di maggio, all'accredito di una seconda quota.
Infine, per le somme necessarie per il pagamento della tarsu, si fa presente che, presso la Presidenza del Consiglio, si sono tenute riunioni tecniche dalle quali è emersa la necessità primaria di una quantificazione aggiornata delle esigenze che il Ministero dell'istruzione sta già conducendo.
PRESIDENTE. L'onorevole Rusconi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
Pag. 65
ANTONIO RUSCONI. Onorevole ministro, a nome del gruppo de L'Ulivo, la ringraziamo per l'attenzione con la quale il Governo intende seguire il problema. Vorrei, però, svolgere alcune considerazioni.
Andrebbe ribadita la consapevolezza che la maggior parte dei problemi economici che attualmente gravano sulle scuole statali italiane sono riferibili ai tagli effettuati dal ministro Moratti nel quadriennio 2002-2006. La credibilità della scuola italiana è in gioco, se non vi saranno, in tempi brevi, risposte per restituire agli istituti scolastici le opportune risorse finanziarie.
Emerge, dunque, l'esigenza, in parte comprovata dalla sua risposta, di atti emergenziali. D'altro canto, non si può rimotivare e rilanciare il ruolo dei docenti se non vengono nominati o, addirittura, non pagati i supplenti. Sono, altresì, necessarie riforme strutturali, tenendo conto, peraltro, che il costo della maternità coinvolge non solo l'ambito dell'istruzione, ma pesa soprattutto sulla previdenza sociale.
Onorevole ministro, nel programma dell'Unione, abbiamo scritto che la scuola, investimento nella speranza e nel futuro delle nuove generazioni, deve diventare una priorità per il nostro paese. Per tale ragione, ad oggi, si aspettano ulteriori risposte concrete sull'emergenza attinente alle supplenze, anche sulla base della prospettiva delineata in finanziaria.
(Applicazione della normativa riguardante il cosiddetto «cuneo fiscale» in relazione ai versamenti da effettuare entro il 18 giugno 2007 - n. 3-00823)
PRESIDENTE. L'onorevole Leo ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00823 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, signor ministro, una delle tematiche di maggior interesse della legge finanziaria per il 2007 è rappresentata dalle disposizioni sul cuneo fiscale, che si sostanzia in una riduzione dalla base imponibile IRAP del costo del lavoro. In particolare, mi riferisco ai contributi previdenziali ed assistenziali e ad un ammontare fisso di 5 mila euro per ciascun lavoratore dipendente a tempo indeterminato; questa somma è elevata a 10 mila euro per quanto attiene ai lavoratori che operano nel Mezzogiorno.
Come è noto, questa disciplina si rende già applicabile dal periodo d'imposta 2007, in sede di versamento dell'acconto nei mesi di giugno e luglio, ma richiede il preventivo assenso da parte dell'Unione europea. Quindi, desidererei sapere dal ministro lo stato dell'arte circa l'avvio delle iniziative, così da consentire alle imprese di fruire di questo beneficio.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Telegraficamente, rispondo che la Commissione dovrà formulare la propria risposta entro l'inizio di giugno.
PRESIDENTE. L'onorevole Leo ha facoltà di replicare.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, ringrazio il ministro dell'economia poiché ci ha fornito una notizia che sembrava inattesa. Infatti, la normativa comunitaria (mi riferisco in particolare agli articoli 87 e 88 del Trattato) dice che una volta formulata la richiesta - ciò è avvenuto i primi giorni di aprile - la Commissione ha tempo diciotto mesi per poter fornire una risposta. Quindi, se in questo lasso temporale la Commissione non fornirà la risposta i contribuenti non potranno fruire dell'agevolazione; di conseguenza, in questa fase di «bulimia legislativa» vi è un ulteriore problema per le imprese. Teniamo presente, infatti, che dal provvedimento Visco-Bersani in poi abbiamo assistito a modifiche e correzioni; quindi, lo stato dell'arte è, effettivamente, confuso, complesso e nessuno sa più quello che deve fare.Pag. 66
La normativa fiscale di questi ultimi tempi farebbe rabbrividire gli studiosi della nostra materia: mi riferisco a Vanoni, a Visentini, a Cosciani, a De Gennaro, ad Allori e a Berliri, che hanno assistito ad un caotico legiferare; tra l'altro, soprattutto in quest'ultima fase, il governo dell'economia ha lasciato molto a desiderare.
Se posso citare ciò che disse il padre Dante nel famoso sesto canto del Purgatorio quando assieme a Virgilio incontrò Sordello, in materia di economia noi ci troviamo come «la serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello» (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,40 con il seguito dell'esame del testo unificato recante misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni.
La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,40.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Boato, Brugger, Donadi, Franceschini, Giovanardi, Lusetti, Realacci, Stucchi ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge A.C. 15-A ed abbinate.
PRESIDENTE. Avverto che il Comitato dei nove che sta seguendo l'esame del testo unificato recante misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni ha chiesto di protrarre i propri lavori sino alle ore 17.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 17.
La seduta, sospesa alle 16,42, è ripresa alle 17,25.
PRESIDENTE. Colleghi, mi scuso con l'Assemblea, ma abbiamo dovuto attendere che si concludessero i lavori del Comitato dei diciotto e che fosse espresso il parere della I Commissione. A nome del Comitato dei diciotto - vero, presidente? -, mi scuso, nuovamente, perché i lavori dell'Assemblea sono ripresi solo adesso; cerchiamo ora di recuperare il tempo perduto.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato da ultimo l'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 3.02 e sono stati accantonati i seguenti emendamenti riferiti all'articolo 3: Acerbo 3.58, 3.100 delle Commissioni, Osvaldo Napoli 3.62, Pedrini 3.28, 3.101 delle Commissioni, Nannicini 3.52, Osvaldo Napoli 3.30, Nannicini 3.54 e 3.53; è stata altresì accantonata la votazione dell'articolo 3, nonché l'esame dei seguenti emendamenti riferiti all'articolo 4: gli identici Sgobio 4.1, Ruvolo 4.50, Garavaglia 4.51, i connessi Di Gioia 4.3 e Zanetta 4.54; Franci 4.6, nonché la votazione dell'articolo 4.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescritto parere sugli emendamenti presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 1).
Avverto, inoltre, che le Commissioni hanno presentato ulteriori proposte emendative che sono in distribuzione. Le Commissioni hanno, altresì, ritirato gli emendamenti 3.100 e 3.101.
Avverto, infine, che sono stati ritirati gli emendamenti Osvaldo Napoli 3.62, 4.53, 7.4, 7.9, 13.9, 13.11 e Acerbo 3.58.
Chiedo, dunque, ai relatori quali indicazioni intendano dare all'Assemblea per la ripresa dei nostri lavori.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, il Comitato Pag. 67dei diciotto ha lavorato intensamente e alla fine ha raggiunto un'intesa sulle questioni rimaste aperte e sugli emendamenti in precedenza accantonati.
Propongo, pertanto, di iniziare con l'esame del primo emendamento accantonato nella parte antimeridiana della seduta, che dovrebbe essere il 3.104 (Nuova formulazione) delle Commissioni, di cui raccomando l'approvazione.
(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Riprendiamo pertanto l'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative presentate. Onorevole Iannuzzi, gli altri emendamenti accantonati sarebbero ritirati, vero?
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Presidente, a tale proposito faccio presente che con la presentazione dell'emendamento 3.104 (Nuova formulazione) delle Commissioni l'emendamento Acerbo 3.58, come confermerà fra breve il primo firmatario, è stato ritirato, così come è da considerarsi ritirato l'emendamento 3.100 delle Commissioni.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Iannuzzi.
MAURIZIO ACERBO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, preso atto della nuova formulazione dell'emendamento 3.104 delle Commissioni...
PRESIDENTE. Onorevole Acerbo, interviene con riferimento al suo emendamento 3.58?
MAURIZIO ACERBO. Sì, Presidente. Intervengo per annunciare il ritiro del mio emendamento, in quanto gli scopi che esso si proponeva sono raggiunti con la nuova formulazione dell'emendamento 3.104 delle Commissioni, che prevede la possibilità per le amministrazioni comunali dei piccoli comuni di avere accesso, in comodato o tramite acquisto, ai beni immobili dismessi da ANAS Spa, dalle Ferrovie dello Stato Spa e da altri soggetti.
PRESIDENTE. Sta bene.
Qual è il parere del Governo sull'emendamento 3.104 (Nuova formulazione) delle Commissioni.
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 3.104 (Nuova formulazione) delle Commissioni.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 3.104 (Nuova formulazione) delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, abbiamo parlato a favore dell'emendamento Acerbo 3.58 e io ringrazio le Commissioni ed il Governo per la riflessione svolta, che credo abbia fatto bene al testo.
Oltretutto, in questo modo consentiamo ai comuni di avere una grande risorsa per le proprie esigenze, poiché, altrimenti, non sarebbe mai stato possibile per i comuni acquistare direttamente gli immobili.
Il testo ci soddisfa, il nostro rappresentante del Comitato dei diciotto è d'accordo e noi voteremo a favore dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Con riferimento agli emendamenti accantonati riferiti al comma 7 dell'articolo 3, ricordo che essi sono stati tutti ritirati; quindi il tempo che abbiamo atteso è stato impiegato positivamente. Lo dico per l'economia dei lavori dell'Assemblea, in relazione alla Pag. 68presentazione dell'emendamento 3.104 delle Commissioni che ci accingiamo pertanto a votare.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.104 (Nuova formulazione) delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 412
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato sì 412).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pedrini 3.28.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, vorrei evidenziare che per l'emendamento Pedrini 3.28 il Comitato dei diciotto ha predisposto una sua riformulazione che tuttavia, per ragioni di ordine sistematico del testo, si riferisce all'ultima parte del comma 4 dell'articolo 7.
Pertanto, formulo un invito al ritiro dell'emendamento Pedrini 3.28 perché sostanzialmente assorbito e soddisfatto nelle sue finalità dall'emendamento 7.102 delle Commissioni.
PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Pedrini 3.28 formulato dai relatori.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Sì, signor Presidente, se avessi a disposizione la nuova formulazione dell'emendamento, che non ho...
PRESIDENTE. Si tratta dell'emendamento 7.102 delle Commissioni, il cui testo è in distribuzione.
Dunque, prendo atto che l'emendamento Pedrini 3.28 è ritirato.
TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, noi avevamo dato la nostra adesione all'emendamento in questione, che è stato ritirato, e in merito all'emendamento 7.102 delle Commissioni, che attiene alla sostanza del tema in discussione; devo dire che nella sua attuale formulazione, che poi discuteremo più compiutamente al momento dell'esame dell'articolo 7, esso recita: «una completa presenza del servizio attraverso la copertura del segnale in tutto il territorio (...)». Noi intendiamo riferirci a tutto il territorio montano: vorrei che ciò venisse specificato, e quindi mi riservo di intervenire in proposito successivamente.
PRESIDENTE. Con riferimento agli emendamenti accantonati riferiti al comma 10 dell'articolo 3, avverto che è stato presentato dalle Commissioni l'ulteriore emendamento 3.103, dalla cui approvazione discenderà la preclusione di tutte le proposte emendative accantonate riferite a tale comma.
Qual è il parere del Governo sull'emendamento 3.103 delle Commissioni?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, il Governo lo accetta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.103 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 437
Astenuti 2
Maggioranza 219
Hanno votato sì 435
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 439
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 439).
(Ripresa esame dell'articolo 4 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Riprendiamo ora l'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative che erano state accantonate nella parte antimeridiana della seduta.
Avverto che le Commissioni hanno presentato l'ulteriore emendamento 4.100, che potrebbe comportare il ritiro di alcune proposte emendative.
Invito pertanto il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. L'emendamento 4.100 delle Commissioni riformula gli identici emendamenti Sgobio 4.1, Ruvolo 4.50 e Garavaglia 4.51, dei quali chiediamo il ritiro. Volevo anche dire che stamattina avevamo accantonato l'emendamento Franci 4.6 per approfondire i problemi di copertura finanziaria. Le verifiche sono state svolte attentamente insieme al Governo: non risultano problemi di natura finanziaria che ostano all'approvazione dell'emendamento Franci 4.6 e quindi il parere del Comitato dei diciotto su tale emendamento è favorevole.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori degli identici emendamenti Sgobio 4.1, Ruvolo 4.50 e Garavaglia 4.51 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
FRANCESCO NAPOLETANO. Presidente, alla luce degli accordi intervenuti nelle Commissioni, ritiro l'emendamento Sgobio 4.1.
PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Delfino, accede anche lei all'invito al ritiro?
TERESIO DELFINO. Presidente, constato che il testo proposto dalle Commissioni è un passo in avanti, anche se devo dire che l'espressione «è favorita» non è così pregnante come «è garantita» anche perché - lo consentano i relatori e i colleghi - siccome si dice «anche attraverso forme associative», è chiaro che l'emendamento aveva lo scopo di garantire, non nel singolo comune di sessanta o settanta abitanti, ma nell'ambito territoriale di riferimento, la presenza di questi tre fondamentali servizi. Qui si dice «è favorita» ma questa formulazione non mi soddisfa totalmente. La formulazione doveva essere, a mio giudizio, «è garantita», perché si tratta di servizi fondamentali, basilari, coerenti anche con la legge n. 97 del 1994 sulla montagna, che era già una legge di grandi principi. Ma poi, purtroppo, quei principi sono rimasti - per ragioni finanziarie - sovente inattuati. Anche tale formulazione corre un rischio del genere. Comunque, è certamente un passo in avanti. Anche se i due relatori non intendono modificare l'espressione «è favorita» in «è garantita», comunque prendiamo atto di questo passo in avanti.
PRESIDENTE. Onorevole Delfino, prendo atto che lei, cogliendo lo spirito positivo, ritira l'emendamento Ruvolo Pag. 704.50, di cui è cofirmatario. Prendo atto altresì che l'onorevole Garavaglia ritira il suo emendamento 4.51.
Chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere sull'emendamento 4.100 delle Commissioni.
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Il Governo lo accetta in quanto anche la sottolineatura dell'onorevole Delfino può essere ricompresa nelle norme del nuovo codice delle autonomie locali, che inizierà il proprio iter parlamentare nelle prossime settimane. Siamo nell'ambito della riforma federalistica della Repubblica e quindi questo è un primo passo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 436
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato sì 434
Hanno votato no 2).
Passiamo all'emendamento Di Gioia 4.3, precedentemente accantonato.
Onorevole Di Gioia, insiste per la votazione?
LELLO DI GIOIA. Capisco le motivazioni delle Commissioni ma non le condivido, perché non hanno neanche preso in considerazione la legge Bersani del 1998; quindi, ritengo, che sia opportuno che il mio emendamento venga posto in votazione anche per esaltare le grandi contraddizioni di questo provvedimento, soprattutto con riferimento a quello che stanno facendo le Commissioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Gioia 4.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 431
Astenuti 12
Maggioranza 216
Hanno votato sì 98
Hanno votato no 333).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanetta 4.54, precedentemente accantonato.
Chiedo all'onorevole Zanetta se insista per la votazione.
VALTER ZANETTA. Sì, signor Presidente, insisto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanetta 4.54, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 437
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 225).Pag. 71
Ricordo che l'emendamento Osvaldo Napoli 4.53 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Franci 4.6, precedentemente accantonato, sul quale le Commissioni hanno espresso un parere favorevole.
Chiedo al Governo di esprimere il parere.
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello dei relatori.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martinello. Ne ha facoltà.
LEONARDO MARTINELLO. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di apporre la mia firma all'emendamento Franci 4.6, considerata l'importanza nel mondo agricolo dei lavori concernenti la manutenzione del territorio e considerate le difficoltà dei sindaci di risolvere questi problemi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Franci 4.6, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato sì 435
Hanno votato no 1).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zanetta 4.55.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetta. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, il mio emendamento 4.55 tende a rendere un po' più pregnante l'impegno delle regioni. Esso propone, infatti, di modificare il comma 4 dell'articolo 4, che stabilisce che «nell'ambito delle finalità di cui al presente articolo, le regioni e le province possono privilegiare, nella definizione degli stanziamenti finanziari di propria competenza, le iniziative finalizzate all'insediamento nei piccoli comuni di centri di eccellenza per la prestazione dei servizi di cui al comma 2».
Questa è una buona iniziativa, però sarebbe importante sostituire le parole «possono privilegiare» con la parola «privilegiano». Credo che, con questa modifica, daremmo un'indicazione molto più pregnante rispetto ai contenuti di questo provvedimento, che intende andare incontro alle vere esigenze dei piccoli comuni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Zanetta 4.55, che ha un significato molto pregnante nei confronti di un provvedimento concernente misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni. Così come il comma 4 prevede forme di agevolazione per attività e servizi di governance e quant'altro, ossia per servizi che devono essere offerti ai cittadini, sarebbe opportuno privilegiare i piccoli comuni che, come abbiamo visto anche prima con riferimento agli emendamenti ritirati, vengono privati di servizi di carattere essenziale.
Allora, credo che faremmo cosa buona e giusta se prevedessimo che le regioni debbano privilegiare tali iniziative a favore dei comuni in questione.
Non si tratta di una prevaricazione sulla volontà delle regioni, le quali potranno legiferare come meglio credono. Tuttavia, esse dovranno tenere in considerazione il fatto che l'orientamento del Parlamento italiano è nel senso di una valorizzazione dei piccoli comuni.Pag. 72
Rispetto ai servizi citati, per i quali approviamo l'articolo 4, ci dovrebbe essere un occhio di particolare attenzione e di privilegio, al fine di creare...
PRESIDENTE. Onorevole Campa, concluda.
CESARE CAMPA... un regime di compensazione.
La ringrazio, signor Presidente; vedo che lei mi fa cenno di essere d'accordo...
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanetta 4.55, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 359
Astenuti 82
Maggioranza 180
Hanno votato sì 125
Hanno votato no 234).
Passiamo all'emendamento Pini 4.52.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 4.52 e mi riservo di trasfonderne il contenuto in un apposito ordine del giorno.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato sì 437
Hanno votato no 6).
Sull'ordine dei lavori (ore 16,45).
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, voglio richiamare l'attenzione dell'Assemblea su una circolare del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 aprile di quest'anno, il cui contenuto è riportato dal quotidiano nazionale Il Tempo. In essa, rivolgendosi ai ministri, il Presidente del Consiglio si sofferma sull'inflazione normativa e sulla conseguente necessità di ridurre il carico normativo, esigenza su cui pure noi concordiamo, perché non crediamo che si possa valutare l'operato del legislatore, del Parlamento o del Governo, e la sua produttività in termini numerici.
È tuttavia evidente, signor Presidente, che quando viene emanata una circolare siffatta, che per evitare l'inflazione normativa invita i ministri a dare la priorità a soluzioni di tipo amministrativo, a verificare l'opzione «zero», vale a dire quella di non avanzare affatto proposte legislative, noi cominciamo a nutrire la seria perplessità, il serio dubbio che si tratti di un sistema per scavalcare l'operato del Parlamento.
Noi crediamo che, da un lato, ci sia una stampa che accusa il Parlamento di essere poco attivo e, dall'altro, ci sia un Presidente del Consiglio che «rimprovera» i propri ministri perché producono poco...
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, la prego di concludere.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi permetta di chiedere spiegazioni alla Presidenza...
Pag. 73PRESIDENTE. La prego di concludere, però!
SIMONE BALDELLI. Io credo che la difficoltà del Governo, di fronte ad una produzione legislativa, anche in seno al Consiglio dei ministri, sia dovuta ad una questione di natura politica, a spaccature politiche che si verificano in seno al Consiglio dei ministri ed all'interno della maggioranza...
PRESIDENTE. Grazie...
SIMONE BALDELLI. Io credo, signor Presidente, che si ponga una questione, in relazione a questo tema, relativa all'adozione di provvedimenti amministrativi...
PRESIDENTE. Bene...
SIMONE BALDELLI. ... in sostituzione di quelli legislativi. Signor Presidente...
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, si è appena conclusa una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo nella quale la questione poteva essere opportunamente sollevata...
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente...
PRESIDENTE. Io l'ho lasciata parlare...
SIMONE BALDELLI. Presidente...
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, la sua posizione è abbastanza chiara...
SIMONE BALDELLI. Non sono un capogruppo, ma pur sempre un delegato d'aula e credo di avere il diritto a presentare...
PRESIDENTE. Mi sembra che l'Assemblea l'abbia potuta registrare, e soprattutto il Governo. La ringrazio...
SIMONE BALDELLI. No, signor Presidente...!
PRESIDENTE. Vi sono altri deputati che hanno chiesto di parlare. Pregherei tutti di attenersi all'ordine dei lavori. Se si chiede di intervenire sull'ordine dei lavori, bisogna parlare sull'ordine dei lavori!
RODOLFO GIULIANO VIOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, abbiamo letto alcune notizie ANSA che segnalano un'esplosione e un incendio abbastanza importante in un'azienda del trevigiano, la De' Longhi. Non sono state segnalate vittime, ma l'incidente sta preoccupando molto le popolazioni residenti nel territorio...
PRESIDENTE. Grazie...
RODOLFO GIULIANO VIOLA. ... per la presenza di una nube, con probabile ricaduta di diossina.
Chiediamo che il Governo venga a riferire in Commissione su quali misure sono state adottate per proteggere la popolazione. Stiamo parlando di comuni...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Viola (Commenti). L'onorevole Baldelli ha avuto molto più tempo per illustrare la sua questione. Riconosco che sono tutte questioni molto importanti...
SIMONE BALDELLI. Io le sto parlando di questioni...
PRESIDENTE. Tutte molto importanti...
SIMONE BALDELLI. ... che riguardano Governo e Parlamento!
GINO SPERANDIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GINO SPERANDIO. Signor Presidente, ribadisco la stessa richiesta anche da parte del gruppo di Rifondazione Comunista. Tra la popolazione di Treviso vi è viva Pag. 74preoccupazione, e un intero quartiere è stato sgomberato da parte del prefetto. Pertanto, riteniamo assolutamente indispensabile che il Governo, per quanto può, dia informazioni utili alla popolazione ed al Parlamento.
PRESIDENTE. Assicuro che riferiremo immediatamente al Governo. Voglio peraltro ricordare ai colleghi che oggi, durante il question time, la materia è stata trattata e proprio il ministro Chiti ha reso informazioni appena ricevute circa notizie relative ad incidenti di questo genere. In ogni caso, chiederemo al Governo di venire a riferire.
Si riprende la discussione (ore 17,53).
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Astore 5.50 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire la parola «forniscono» con le seguenti: «possono fornire» e sopprimere le parole «domiciliare integrata».
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Peretti 5.5; esprimono altresì parere favorevole sull'emendamento Franci 5.53, a condizione che sia riformulato nel senso di sopprimere il comma 3-ter.
Le Commissioni esprimono inoltre parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Dussin 5.010, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire le parole da «n. 285» fino alla fine del comma con le parole «n. 285, che risiedono nei comuni con popolazione pari o inferiore a 5 mila abitanti».
La Commissione formula infine un invito al ritiro dei restanti emendamenti.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'emendamento Osvaldo Napoli 5.2.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
OSVALDO NAPOLI. Sì, signor Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Zanetta 5.54.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
VALTER ZANETTA. Sì, signor Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Astore 5.50.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal relatore.
GIUSEPPE ASTORE. Accetto la riformulazione, signor Presidente, anche se si sarebbe potuto mantenere il testo originale. Ad ogni modo, dal momento che mi risulta essere in preparazione un provvedimento sulle farmacie, sollecito il Governo ad inserire tale previsione in quella sede. Anche in Inghilterra, pochi mesi fa, si è adottato lo stesso tipo di intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ulivi. Ne ha facoltà.
ROBERTO ULIVI. Presidente, mi pare che l'emendamento in esame, così riformulato, abbia poco senso. Infatti, quanto Pag. 75previsto in questa disposizione viene già effettuato in molte regioni (penso, ad esempio, alla citata assistenza domiciliare integrata in Toscana e in altre regioni). Inserire dunque l'espressione «possono fornire» non ha alcun significato, perché, se le regioni vogliono provvedere in tal senso, possono già farlo. Se si vuole solo far risultare la presentazione di un simile emendamento, allora ben venga; altrimenti, a mio avviso, questo emendamento, così riformulato, non ha senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Onorevoli colleghi, che con molta attenzione state votando questa proposta di legge a sostegno dei piccoli comuni, vogliamo fare una sceneggiata o vogliamo adottare norme che vadano davvero in questa direzione? Modificare l'emendamento in esame non mi pare abbia senso, tanto più considerando che poc'anzi è stata respinta un'altra proposta emendativa che verteva sulla stessa materia, ossia consentire, obbligare quasi, i comuni a realizzare a favore dei propri abitanti i servizi minimi.
Lo Stato deve garantire a tutti i cittadini - e ancor più a coloro che abitano nei piccoli comuni di montagna che hanno deciso di rimanere a presidiare il territorio - quei servizi essenziali. Non si può dire che si sta varando una normativa a favore dei piccoli comuni, facendo dei manifesti, senza che in realtà si favorisca assolutamente nulla per questi enti.
Le regioni devono emanare apposite direttive - secondo me, non «possono», ma «devono», perché il Parlamento stabilisce una direttiva cogente - affinché, all'interno di quei territori siano sperimentati accordi con i comuni interessati e con le farmacie ivi ubicate per l'erogazione di servizi aggiuntivi alla dispensazione dei farmaci.
Se eroghiamo delle agevolazioni alle farmacie, che da sole non possono assolutamente reggere dal punto di vista economico (e lo Stato non vuole rendere un servizio di farmacia, né il comune può aprire una farmacia comunale), creando così dei servizi aggiuntivi, riduciamo la spesa della ASL, otteniamo una maggiore corresponsione di servizi a favore dei cittadini nonché il mantenimento dei servizi essenziali. Ciò permette la dispensazione di farmaci, perché le farmacie saranno operanti, ed anche programmi di assistenza domiciliare integrata, che, in qualche maniera, possono essere svolti a favore dei cittadini.
Questo significato profondo dell'emendamento è alla base della filosofia che contraddistingue coloro che vogliono favorire i piccoli comuni e valorizzare la permanenza dei cittadini in queste zone, come quelle montane e delle isole, che di fatto non sono ambiti agevolati.
Sto parlando di Pellestrina, ad esempio, dove non c'è una farmacia. È vero che non è un comune, ma è una frazione del comune di Venezia, ma dobbiamo cercare di fare di tutto affinché in quelle realtà vi siano i servizi essenziali. Perché non far sì che in tutti i comuni vi siano i servizi essenziali per consentire a tutti di vivere la vita come avviene altrove?
Allora, rivolgo un appello: non possiamo giocare con le parole, come con l'emendamento del collega Zanetta, in cui si chiedeva di sostituire le dizione: «possono privilegiare» con la seguente: «privilegiano». Aggiungiamo sempre delle parole che, di fatto, non vanno nella direzione di rendere il servizio ai cittadini. Non si può dire che si possono fornire i servizi, ma si deve affermare che si debbono erogare e garantire i servizi. Le amministrazioni comunali devono garantire i servizi e i cittadini hanno il diritto di usufruirne. Lo Stato deve assicurare tali servizi, magari sborsando dei soldi a favore di questi piccoli comuni, che devono assolutamente essere messi in grado di garantire una vita civile a tutti i cittadini, ancorché abitanti in piccoli comuni.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo di Forza Italia ha esaurito il tempo a sua disposizione in base al contingentamento. La Presidenza accede comunque alla richiesta di ampliamento di un terzo del tempo, formulata, per le vie brevi, dal Pag. 76gruppo. Tuttavia, ne è apprezzato un uso moderato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Astore 5.50, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato sì 422
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 5.5, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 413
Astenuti 17
Maggioranza 207
Hanno votato sì 411
Hanno votato no 2).
Prendo atto che gli emendamenti Osvaldo Napoli 5.51 e Franci 5.52 sono stati ritirati dai rispettivi presentatori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Franci 5.53. Prendo atto che l'onorevole Franci accetta la riformulazione proposta dai relatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Franci 5.53, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 427
Astenuti 3
Maggioranza 214
Hanno votato sì 427).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 435
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato sì 434
Hanno votato no 1).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Dussin 5.010. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dai relatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Dussin 5.010, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 430
Astenuti 2
Maggioranza 216
Hanno votato sì 429
Hanno votato no 1).Pag. 77
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 7).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sugli identici emendamenti Margiotta 6.4 e Osvaldo Napoli 6.5.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Margiotta 6.4 e Osvaldo Napoli 6.5, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 427
Astenuti 2
Maggioranza 214
Hanno votato sì 426
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 429
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato sì 428
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 7 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 8).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.
EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, intervengo soltanto per una manciata di minuti perché credo che l'articolo in esame, uno dei più importanti del provvedimento che stiamo discutendo, meriti un'attenzione particolare. Parliamo infatti della necessità, per quanto riguarda i piccoli comuni, i comuni più svantaggiati, di dare attuazione a provvedimenti che garantiscano l'accesso alla rete pubblica postale. Ritengo che su questo, in linea di principio, siamo tutti d'accordo. Sappiamo che sono proprio i piccoli comuni ad essere maggiormente penalizzati e colpiti da provvedimenti di chiusura degli sportelli postali che spesso sono l'unico servizio pubblico di riferimento per intere realtà territoriali. Il punto però è che rispetto a questa problematica molto sentita si deve andare oltre i propositi generici. Infatti, cosa significa che il ministro può provvedere ad assicurare che gli sportelli postali siano attivi nei piccoli comuni? Che può provvedere a far sì che piccoli sportelli siano attivi nei piccoli comuni? Significa tutto e non significa niente!
Ciò che chiediamo è che il ministro assicuri un suo impegno nella direzione di una capillarità di servizio, in primo luogo ottemperando agli obblighi della copertura Pag. 78finanziaria per quanto già previsto nel contratto di programma con il concessionario. Occorre sottolineare, infatti, che siamo in presenza di ritardi di copertura che rischiano di inficiare l'effettiva fornitura di questo servizio pubblico. Per tali ragioni abbiamo presentato una serie di emendamenti che recepiscono sostanzialmente - vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi su questo aspetto - il testo del parere approvato all'unanimità dalla IX Commissione. Anzi, il parere era condizionato all'impegno stringente, non meramente facoltativo, del Ministero delle comunicazioni per quanto riguarda la tenuta della rete postale. Certo, nel limite del possibile, ma l'impegno comunque deve essere garantito ed assicurato, non può essere un impegno facoltativo lasciato alla discrezionalità del ministro delle comunicazioni. Abbiamo appreso che allo stato attuale vi sarebbe un orientamento negativo, che francamente non comprendiamo, da parte del Comitato dei diciotto. Suggeriamo su questo punto specifico un supplemento di riflessione...
PRESIDENTE. Invito i colleghi del Comitato dei diciotto a seguire...
EZIO LOCATELLI. Chiediamo che questo orientamento sia rivisto anche alla luce del pronunciamento che abbiamo approvato all'unanimità in sede di IX Commissione. Naturalmente non escludiamo che, in via del tutto eccezionale, laddove non sussistano le condizioni minime per la localizzazione di un ufficio postale, alcune prestazioni, previa convenzione, siano rese da soggetti diversi da Poste italiane. In tal caso riteniamo che debbano essere chiarite espressamente le prestazioni di cui si parla nel testo di legge. Questo per evitare che gli esercizi commerciali, in quanto tali, prefigurino in tutto e per tutto un servizio sostitutivo, con il rischio di azzerare il ruolo che in primis spetta a Poste italiane e di incentivare un trasferimento di operazioni e di servizi che sono tipicamente postali a soggetti privati.
Pensiamo a questa ipotesi di assegnazione e di riconoscimento di prestazioni di servizi a soggetti altri come residuale, e anche su questo punto abbiamo presentato un emendamento che tende a circoscrivere le prestazioni esercitabili da parte di soggetti altri rispetto alla società concessionaria.
Chiediamo pertanto di accogliere le nostre proposte emendative coerentemente alle indicazioni emerse all'unanimità in sede di IX Commissione. Ma chiediamo che questi emendamenti siano accolti soprattutto in riferimento alle sollecitazioni che pervengono da moltissime comunità locali, affinché in quei territori e in quelle realtà locali sia garantita la tenuta minima dei servizi essenziali, quali il servizio postale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Campa. Le ricordo che i tempi sono già stati aumentati di un terzo: ne tenga conto, considerando che la fase degli interventi sul complesso degli emendamenti porta via molto tempo. Ha facoltà di parlare, onorevole Campa.
CESARE CAMPA. Intervengo sul complesso degli emendamenti per non intervenire più sull'articolo 7 e per non tediare l'Assemblea. Vorrei però ricordare a me stesso, al Presidente e alla maggioranza che questo è il cuore del problema e del provvedimento.
Se non diamo la certezza dei servizi nei confronti dei cittadini, davvero non saprei che tipo di legge stiamo discutendo. Ha ragione il collega che mi ha preceduto. Al di là della collocazione politica, è necessario fare un'operazione bipartisan: tutti assieme dovremmo approvare gli emendamenti Locatelli 7.1 e 7.57, nonché gli identici emendamenti Locatelli 7.2 e Osvaldo Napoli 7.4 (sottoscritto anche dall'onorevole Zanetta); in particolare faccio riferimento a questi ultimi, che mi pare siano formulati nel modo più efficace.
Abbiamo il compito di garantire i servizi, invece la maggioranza e questo Governo fanno un giro di parole utilizzando la dizione «può provvedere ad assicurare», mentre sarebbe più opportuno - come previsto negli emendamenti che ho Pag. 79citato in precedenza - impiegare i termini «assicura» o «provvede». Presidente, noi si dice nel Vangelo o «sì» o «no»: non continuiamo a fare giri di parole!
PRESIDENTE. Per la verità, non lo diciamo noi: il Vangelo non lo abbiamo scritto noi!
CESARE CAMPA. Ma dovremmo qualche volta leggerlo e ricordarci che ci indica che dobbiamo essere chiari: non possiamo far finta di dire, ma dobbiamo dare certezze. Questo è un Parlamento con circa seicento persone, incaricato di fornire al paese certezze: dobbiamo garantire servizi ai cittadini, ciò prevede il provvedimento di legge al nostro esame! Allora - e chiudo per non rubare tutto il tempo, dal momento che peraltro non ci sarebbe neanche concesso, perché in qualche misura dobbiamo costringerci sempre a dire poche cose - cerchiamo di approvare questo provvedimento, dando una risposta in positivo ai cittadini!
L'articolo 7 deve essere emendato così come indicato da tutti i gruppi. Mi auguro, veramente, che si possa trovare nell'aula parlamentare questa convergenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, mi auguro di essere in sintonia con tutti i voti che verranno espressi dal mio gruppo su questo punto del provvedimento. In ogni caso, a titolo personale, essendone convinto al di là della formulazione tecnica, voterò a favore di tutti gli emendamenti proposti da colleghi di qualunque settore dell'Assemblea che vanno nel senso di rendere cogenti e non meramente facoltativi gli interventi facilitativi a favore degli abitanti dei piccoli comuni ed i servizi a loro prossimali.
Condivido, infatti, l'analisi di coloro che hanno sostenuto che la mera facoltatività equivale a non prevedere tali misure agevolative. Quindi esprimerò voto favorevole sugli emendamenti che vanno in questa direzione.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
Chiedo ai colleghi di prestare attenzione, perché si tratta di un articolo complesso.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sugli emendamenti Locatelli 7.58 e 7.59, nonché sugli identici emendamenti Margiotta 7.51, Verro 7.53 e Alberto Giorgetti 7.55.
Le Commissioni invitano i presentatori a ritirare, altrimenti il parere è contrario, le restanti proposte emendative.
In considerazione del dibattito che si è appena svolto, le Commissioni hanno predisposto l'emendamento 7.100, del quale propongo una riformulazione, anche in forza di quanto abbiamo ascoltato, che risulta del seguente tenore: sostituire il comma 1 con il seguente: «1. Il ministero delle comunicazioni assicura, mediante apposita previsione da inserire nel contratto di programma con il concessionario del servizio postale universale, l'effettivo svolgimento del servizio postale universale nei piccoli comuni». Va pertanto espunta l'espressione: «in ogni caso senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Le Commissioni, ovviamente, ne raccomandano l'approvazione.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 7.100 delle Commissioni, nel testo riformulato, ed esprime, per il resto, parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.100 della Commissione.Pag. 80
Avverto l'Assemblea che in seguito all'eventuale approvazione di questo emendamento risulteranno preclusi tutti gli altri emendamenti che fanno riferimento al comma 1.
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare per una precisazione.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il relatore per la V Commissione ha riformulato l'emendamento che era stato convenuto all'unanimità in seno al Comitato dei diciotto? Ho capito male?
PRESIDENTE. Onorevole relatore, intende rispondere all'onorevole La Malfa?
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, ho semplicemente riformulato il testo dell'emendamento 7.100 delle Commissioni, espungendo l'ultima parte in ragione del dibattito che si è svolto.
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, vorrei fare osservare che nel Comitato dei diciotto era stata adottata una formulazione contenente una clausola molto importante che faceva leva sull'espressione «senza nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato». Se, alla luce del dibattito che vede unita una parte dell'opposizione ed una parte della maggioranza, si riformula il testo della proposta emendativa togliendo la clausola che esclude maggiori oneri a carico dello Stato, il giudizio su questo provvedimento cambia profondamente.
Il rappresentante del Tesoro nel Comitato dei diciotto aveva dato il suo consenso a fronte di una formulazione che escludeva maggiori oneri a carico dello Stato.
Capisco la posizione del gruppo di Rifondazione comunista, capisco un po' meno la posizione dell'onorevole Campa. Vorrei capire a che gioco stiamo giocando!
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, credo che l'onorevole La Malfa abbia delle ragioni dal punto di vista formale. Mi sembra che il collega relatore per la V Commissione avesse comunque precisato che proponeva una modifica rispetto al testo approvato dalle Commissioni.
Vorrei dire all'onorevole La Malfa che all'articolo 17 del provvedimento vi è una norma di chiusura generale sull'invarianza della spesa che, in qualche modo, riassorbe tutti i passaggi precedenti. Questa considerazione è già contenuta nel testo del provvedimento.
La proposta del relatore Vannucci viene incontro ad una serie di interventi che si sono susseguiti per non lasciare ambiguità rispetto alla filosofia che la legge propone. Si potrebbe anche simulare una riunione molto breve del Comitato dei diciotto oppure votare per parti separate l'emendamento 7.100 della Commissione...
PRESIDENTE. Non simuliamola, facciamola!
Sospendo brevemente la seduta per consentire una rapida riunione del Comitato dei diciotto.
La seduta, sospesa alle 18,15, è ripresa alle 18,20.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Vannucci di riferire in merito alla riunione del Comitato dei diciotto.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, vi è il consenso del Comitato dei diciotto sulla riformulazione proposta dell'emendamento 7.100 delle Commissioni.
PRESIDENTE. Sta bene.
Pag. 81Sull'ordine dei lavori (ore 18,21).
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, le avevo chiesto la parola un attimo prima della sospensione dei lavori, per dimostrare come noi siamo davvero interessati al funzionamento del Parlamento e come questa richiesta non fosse stata fatta per perdere tempo.
Signor Presidente, la questione è già stata posta in precedenza dall'onorevole Baldelli: credo che non sia un punto che possa essere liquidato. Mi chiedo, signor Presidente, se esistano ancora il Presidente della Camera, il vicepresidente della Camera, i presidenti di gruppo di maggioranza, i presidenti di Commissione che tengano al loro ruolo. La questione, signor Presidente, lei la conosce ed è di una gravità inaudita! Noi abbiamo fatto tutti, per anni - soprattutto a sinistra - l'elogio del sistema parlamentare e della centralità del Parlamento. Oggi scopriamo, apprendiamo che il Presidente del Consiglio ha scritto una circolare ai suoi ministri per invitarli caldamente ad aggirare e raggirare il Parlamento. Li ha invitati a procedere con atti amministrativi, con atti regolamentari, per evitare di affrontare l'iter parlamentare alla Camera ed al Senato.
Credo, signor Presidente, che si tratti di una circolare ufficiale del Presidente del Consiglio di una gravità, da un punto di vista istituzionale e costituzionale, lo ripeto, inaudita. Ed è sconcertante, signor Presidente, non la sua risposta d'ufficio, ma che nessuno, alla Camera, prenda la parola per ergersi, soprattutto da parte della maggioranza che è la prima ad essere lesa da questa circolare, per protestare!
È inaudito, signor Presidente, non solo che vi sia la circolare, ma che il Presidente della Camera non abbia inteso scrivere subito al Presidente Prodi, non abbia inteso convocarlo immediatamente alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia), per chiedergli di avere rispetto del Parlamento!
Signor Presidente, chiedo che ci sia una sollevazione di dignità e di orgoglio da parte di tutti i deputati, ed anche dei membri dell'altro ramo del Parlamento, che si reagisca a questa circolare, che si dica al Presidente del Consiglio che la centralità, in politica, è del Parlamento, che i ministri hanno il dovere di venire in Parlamento e che le leggi si fanno in Parlamento e non con atti amministrativi!
Mi auguro davvero, signor Presidente, che la questione non venga chiusa in maniera sbrigativa, come se si trattasse di una questione sollevata per perdere tempo. So che l'hanno sollevata altri colleghi e che la riprenderanno; mi auguro che non ci sia una risposta burocratica. Mi auguro davvero, signor Presidente, che in serata il Presidente della Camera, della cui sensibilità sono certo, intervenga in merito. Non vuole venire qui? Vada al TG1, faccia qualcosa, chiami Prodi!
A mio giudizio, signor Presidente, la questione è così grave che noi stiamo dimostrando la nostra serietà proprio nel proseguire ordinariamente i lavori parlamentari, per dimostrare al Presidente del Consiglio come noi abbiamo a cuore la centralità del Parlamento ed il buon funzionamento delle aule parlamentari.
Mi auguro, signor Presidente, che questo richiamo non sia spedito nel cestino come una questione di poco conto, come una questione sollevata per perdere tempo. Signor Presidente, davvero ciò recherebbe offesa alla sua intelligenza ed alla sua sensibilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Riferirò le sue considerazioni al Presidente della Camera, per le opportune iniziative. In precedenza, avevo semplicemente registrato che lei, onorevole Elio Vito, era reduce da una riunione dei presidenti di gruppo in cui avrebbe potuto sollevare tale questione...
SIMONE BALDELLI. Che vuol dire? Abbiamo avuto la circolare...
Pag. 82
PRESIDENTE. I lavori della Camera sono disciplinati dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. In questo senso, avevo detto che in tale sede avrebbe potuto essere (Commenti del deputato Baldelli)...
In ogni caso, mi pare che sia lei, sia il vicepresidente e il presidente del suo gruppo abbiate avuto la possibilità di esporre con chiarezza la questione, che verrà riferita puntualmente al Presidente della Camera.
Si riprende la discussione (ore 18,25).
(Ripresa esame dell'articolo 7 - A.C. 15-A ed abbinate).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.100 delle Commissioni dalla cui approvazione, come già annunciato, conseguirebbe la preclusione di tutti gli altri emendamenti che fanno riferimento al comma 1 dell'articolo 7.
EZIO LOCATELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Locatelli, lei è già intervenuto sul complesso degli emendamenti
EZIO LOCATELLI. Intendo solo ritirare un emendamento.
PRESIDENTE. Potrà farlo successivamente.
Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 delle Commissioni, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 401
Votanti 397
Astenuti 4
Maggioranza 199
Hanno votato sì 396
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Giudice 7.6, Piro 7.50, Garavaglia 7.52 e Locatelli 7.54 accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Locatelli 7.58, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 410
Votanti 364
Astenuti 46
Maggioranza 183
Hanno votato sì 360
Hanno votato no 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Locatelli 7.59, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 293
Astenuti 115
Maggioranza 147
Hanno votato sì 292
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare ed avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici Pag. 83emendamenti Margiotta 7.51, Verro 7.53, Alberto Giorgetti 7.55, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 426
Astenuti 3
Maggioranza 214
Hanno votato sì 426).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Prendo atto altresì che i presentatori degli emendamenti Osvaldo Napoli 7.9 e Acerbo 7.10 accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.102 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 429
Astenuti 3
Maggioranza 215
Hanno votato sì 428
Hanno votato no 1).
Chiedo all'onorevole Buontempo se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 7.56.
TEODORO BUONTEMPO. No, signor Presidente. Non c'è dubbio che la nuova formulazione dell'emendamento presentato dalle Commissioni sia migliore di quella precedente. In questo testo si chiede la completa copertura del servizio radiotelevisivo su tutto il territorio.
La convenzione tra la RAI e lo Stato imponeva la copertura di tutto il territorio senza che vi fossero zone senza servizio. Mi rendo conto che stiamo toccando un tabù. Fermo restando che questo testo è migliore, con il mio emendamento chiedo che nei comuni dove il segnale RAI non arriva a prescindere da questo dispositivo, i sindaci (quindi non il privato cittadino perché altrimenti ciò risulterebbe velleitario), dopo aver constatato anche tecnicamente la mancanza del segnale, possano ottenere l'esenzione dal pagamento del canone RAI durante il disservizio.
Ciò è assolutamente incredibile! Capisco il tabù di «mamma RAI», ma spiegatemi perché un cittadino deve pagare per un servizio non fornito. Non è una bestemmia! Chiedo che, in aggiunta all'emendamento presentato dalle Commissioni, si stabilisca che il comune dove almeno il 20 per cento delle persone iscritte nelle liste elettorali ne abbia fatto richiesta al sindaco (a causa dell'assenza del segnale) chieda l'esenzione dal pagamento del canone. In proposito vi cito l'esempio di una zona dell'alto vastese. Il Governo nel 1998 aveva assicurato che il segnale avrebbe raggiunto anche tutte le zone dell'alto vastese. Dal 1998 al 2006, alla RAI, per così dire, non gliene è fregato niente dell'impegno preso anche dal Governo.
Questo, quindi, è un servizio a domanda. Quando si attacca l'antenna per il televisore, si paga un canone in cambio di un servizio visibile. Mi riferisco non a uno o a dieci o venti persone, ma ad interi comuni, come quello che ho citato, circa venti, che non hanno mai ricevuto quel segnale. Allora, diciamo che i sindaci possano chiedere l'esenzione dal canone RAI, finché il segnale non verrà ripristinato e assicurato a tutti i cittadini!
Invito, quindi, a votare positivamente il mio emendamento. È un po' arrogante, essendo il canone obbligatorio, essere obbligati a pagarlo, anche se si vedono soltanto le televisioni private! Allora, la Camera lo vuole dare un segnale in questo senso?Pag. 84
Pensate ad una riformulazione del testo, in quanto è indispensabile dare un segnale forte a chi, da decenni, paga un canone per un servizio non dovuto, rimettendo la richiesta documentata di esenzione ai sindaci e non alle singole persone.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, il problema che pone l'onorevole Buontempo è serio e condivisibile. Credo, però, che si tratti di un problema tecnico, nel senso che il canone RAI è una tassa sul possesso dell'apparecchio. Bisognerebbe valutare come formulare la disposizione.
TEODORO BUONTEMPO. Non è una tassa sugli elettrodomestici, ma una tassa sul servizio!
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. No, non è così; in realtà si tratta di una questione tecnicamente più complicata. Siamo comunque d'accordo sullo spirito della proposta e, infatti, nel testo, invitiamo il Governo a garantire che il segnale arrivi effettivamente anche nei posti più sperduti.
Pregherei, quindi, l'onorevole Buontempo, essendo d'accordo sullo spirito della proposta e dovendo, peraltro, questo provvedimento essere sottoposto all'esame del Senato, ove potrà essere ulteriormente modificato, di trasformare il suo emendamento 7.56 in un ordine del giorno, che tutti noi ci impegniamo a considerare vincolante e che ci consenta di studiare tecnicamente quale sia la forma più appropriata per mettere in pratica quanto dal collega proposto.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo?
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, di ordini del giorno sono pieni i cassetti della Camera e del Senato! In questo caso, però, mi sembra ci sia un impegno che va oltre la pura forma ed essendo l'obiettivo quello che conta, ritiro il mio emendamento 7.56 e preannuncio la presentazione di un ordine del giorno di analogo contenuto (Applausi).
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'articolo 7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole del gruppo dell'UDC sull'articolo 7 che è di grande rilevanza. Ribadisco la necessità, proprio alla luce del rilevante dibattito svolto sul tema dei servizi nei piccoli comuni, nelle aree disagiate e nelle aree montane, che questa normativa sia poi concretamente attuata. Presenteremo al riguardo un ordine del giorno, perché il Governo vigili su tutti i soggetti che devono garantire l'attuazione di queste norme.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acerbo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Vorrei segnalare due aspetti di questo articolo 7. Innanzitutto, per quanto riguarda la copertura televisiva, non solo impegniamo il Governo con l'ordine del giorno che tutti condivideremo dell'onorevole Buontempo, ma sanciamo, con la norma che abbiamo già votato, che l'obiettivo che questa Camera pone è che tutto il territorio nazionale sia coperto dal segnale RAI.
Finora nel contratto di servizio non è stato così perché si prevedeva che il 2 per cento del territorio nazionale, diciamo così, si arrangiasse. Ora che il principio è stato affermato, cerchiamo di lavorare per concretizzarlo e così avremo la possibilità anche di verificare se sarà superfluo l'ordine del giorno, per il fatto che abbiamo garantito a tutti cittadini di vedere esaudito ed esigibile un diritto alla comunicazione e al servizio pubblico.
In secondo luogo, vorrei sottolineare il tema degli uffici postali. In realtà la questione delle compatibilità economiche rimane Pag. 85dentro questo provvedimento, perché all'articolo 7 viene posto in maniera generale, ma l'elemento essenziale è che noi affermiamo in controtendenza l'idea che la Repubblica debba preoccuparsi di arrivare nei piccoli comuni e che l'esigibilità dei diritti per i cittadini e le cittadine del territorio italiano non debba essere affidata soltanto ai meccanismi del mercato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 422
Astenuti 2
Maggioranza 212
Hanno votato sì 422).
(Esame dell'articolo 8 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 9).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
TINO IANNUZZI. Relatore per la VIII Commissione. Presidente, i relatori esprimono parere favorevole sull'emendamento Osvaldo Napoli 8.2 e sull'emendamento Dussin 8.4, purché riformulato per una maggiore precisione nella terminologia adoperata, nel senso di sostituire le parole «teleinsegnamento o insegnamento telematico» con le parole «insegnamento a distanza».
Quanto ai restanti emendamenti, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Sasso 8.50 è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 8.2, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato sì 433
Hanno votato no 1).
Passiamo all'emendamento Zanetta 8.51.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanetta 8.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 274
Astenuti 165
Maggioranza 138
Hanno votato sì 44
Hanno votato no 230).Pag. 86
Passiamo all'emendamento Dussin 8.4.
Prendo atto che i presentatori accedono alla riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dussin 8.4, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 427
Astenuti 8
Maggioranza 214
Hanno votato sì 426
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Zanetta 8.52, Caparini 8.11 e Zanetta 8.53 accedono all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 426
Astenuti 3
Maggioranza 214
Hanno votato sì 424
Hanno votato no 2).
(Esame dell'articolo 9 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 10).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI. Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, invito i presentatori a ritirare le due proposte emendative presentate.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accedono, rispettivamente, all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo degli emendamenti Peretti 9.2 e Osvaldo Napoli 9.4.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 429
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato sì 429).
(Esame dell'articolo 10 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 11).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, invito al ritiro degli emendamenti Di Gioia 10.1 e Pag. 87Garavaglia 10.50, anche alla luce della lunga discussione svoltasi in sede di Comitato dei diciotto.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro degli emendamenti Di Gioia 10.1 e Garavaglia 10.50.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato sì 440
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 11 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 12).
Nessuno chiedendo di parlare invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni hanno riformulato il testo dell'articolo aggiuntivo Rampi 11.010 e vi è un invito al ritiro. Non so se sia già stato distribuito l'emendamento come predisposto dalle Commissioni oppure come risultante successivamente all'espressione del parere della Commissione affari costituzionali con il quale si chiedeva di espungere la parola «patrocinati» dopo le parole «promossi e»...
PRESIDENTE. Nel parere espresso dalla I Commissione non vi è il riferimento al termine «patrocinati». La I Commissione non ha proposto la soppressione di queste parole. Si tratta di una sua proposta?
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. No, mi scusi, si è trattato di un'incomprensione. Ritiro quanto detto e raccomando l'approvazione dell'articolo aggiuntivo 11.0100 delle Commissioni.
PRESIDENTE. Ne prendo atto.
Passiamo alla votazione dell'articolo 11.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 435
Maggioranza 218
Hanno votato sì 434
Hanno votato no 1).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo della Commissione 11.0100, che assorbe l'articolo aggiuntivo Rampi 11.010.
Qual è il parere del Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Il Governo lo accetta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo della Commissione 11.0100, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 433
Astenuti 4
Maggioranza 217
Hanno votato sì 431
Hanno votato no 2).
(Esame dell'articolo 12 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 13).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, dopo una lunga discussione e un intenso confronto siamo addivenuti a presentare l'emendamento 12.100 delle Commissioni, soppressivo dell'articolo 12, in quanto le questioni trattate dai diversi emendamenti che si susseguono sono estremamente serie, delicate e degne di ogni attenzione.
Ci è sembrato, però, necessario che una materia così delicata, come quella che riguarda la disciplina del servizio idrico, la modulazione, l'ordinamento delle tariffe per l'utilizzo dell'acqua nei piccoli comuni, non possa essere affrontata in una normativa che non si inquadra nella disciplina generale di settore in materia di acque, anche perché è già stato esaminato, superando il vaglio della Conferenza unificata, il nuovo schema di decreto legislativo correttivo della delega ambientale in materia di acqua, che sta per essere trasmesso dal Governo alle competenti Commissioni di Camera e Senato, in cui verrà affrontata organicamente ed in maniera generale tutta la materia idrica ed in cui, quindi, potranno trovare attenzione e anche risoluzione normativa nodi importanti che vengono sottolineati negli emendamenti che seguono: dal problema dei piccoli comuni, che molto spesso hanno una quantità di risorse idriche nettamente superiore ai loro fabbisogni, al problema della partecipazione dei piccoli comuni alla gestione del servizio idrico integrato e, quindi, alla partecipazione obbligatoria o facoltativa al soggetto gestore unico.
Si tratta di materie per le quali riteniamo che la fonte ordinamentale debba essere unica: il decreto legislativo correttivo, di cui del resto è già imminente l'esame presso le Commissioni competenti, che potranno formulare condizioni vincolanti in questo senso al Governo.
Nel raccomandare l'approvazione dell'emendamento 12.100 delle Commissioni, invitiamo quindi i presentatori a ritirare tutti gli emendamenti successivi, magari trasformandoli in ordini del giorno di analogo contenuto - che potrebbero essere sottoscritti unitariamente dai diversi gruppi - volti a vincolare il Governo fissando direttive precise nell'imminenza della discussione del nuovo decreto legislativo correttivo ed attuativo della delega ambientale in materia di acque che è alle porte dell'esame vincolante delle Commissioni parlamentari.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 12.100 delle Commissioni e concorda, per il resto, con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Credo di poter interpretare che vi sia anche un invito al ritiro degli articoli aggiuntivi. È così, onorevole Iannuzzi?
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Pag. 89Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
MASSIMO GARAVAGLIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Presidente, concordiamo sul fatto che questa materia vada trattata in maniera organica ed è quindi opportuno che si possa giungere ad una soluzione che soddisfi in particolare i piccoli comuni montani nell'ambito del provvedimento riguardante la delega ambientale.
Possiamo anche essere d'accordo su questo modo di procedere, ma saremmo interessati a conoscere il parere dei relatori e del Governo sugli ordini del giorno che noi abbiamo presentato volti ad impegnare il Governo in tal senso. Cosa succede nella delega ambientale? È previsto per i piccoli comuni la facoltà di non aderire necessariamente, se la cosa non è conveniente, alla gestione unica? Il tema è abbastanza rilevante e prima di prendere una decisione in merito vorremmo avere qualche delucidazione al riguardo.
PRESIDENTE. Chiedo al Governo di pronunciarsi sugli ordini del giorno in questione, in modo tale da consentire all'onorevole Garavaglia ed ai suoi colleghi di accedere eventualmente all'invito al ritiro delle proprie proposte emendative.
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Accogliamo la sollecitazione proveniente dall'onorevole Garavaglia se ciò permetterà di proseguire in maniera celere i lavori e di giungere all'approvazione del provvedimento.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Caparini 12.3 e 12.2 e Delfino 12.4 accedono all'invito al ritiro.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 12.100 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetta. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, vorrei da parte del Governo una rassicurazione riferita, almeno, al richiamo contenuto nell'emendamento Caparini 12.3 all'articolo 148 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, cioè all'applicazione della cosiddetta delega ambientale. Chiediamo, perlomeno, che non siano messi in discussione i contenuti che si riferiscono alle agevolazioni per i comuni montani quanto al servizio idrico e, in particolare, la possibilità, per i comuni montani con popolazione inferiore ai mille abitanti, di non aderire al gestore unico. Ci giungono notizie secondo cui da parte del Governo ci sono perplessità anche riguardo a quella norma, tuttora vigente. Se già oggi ci sarà fornita una assicurazione su questo aspetto, anche riguardo alle argomentazioni svolte dall'onorevole Garavaglia, credo che questa discussione possa considerarsi positiva.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele.
Vorrei precisare che stiamo discutendo - per così dire - del niente, perché gli emendamenti riferiti all'articolo 12 sono stati ritirati, e che, in ogni caso, se sarà approvato l'emendamento 12.100 delle Commissioni, l'articolo 12 sarà soppresso. Quindi, stiamo discutendo di ciò che non esiste e la inviterei, onorevole Romele, ad economizzare il tempo.
GIUSEPPE ROMELE. Rinuncio ad intervenire, signor Presidente.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Romele.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.100 delle Commissioni, interamente soppressivo dell'articolo 12, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 278
Astenuti 144
Maggioranza 140
Hanno votato sì 275
Hanno votato no 3).
Sull'ordine di lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
La prego di collaborare, onorevole Vietti...
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, sarò rapidissimo.
Una notizia giornalistica di oggi anticipa che il Governo avrebbe deciso di avvalersi di una delega per emanare un decreto legislativo in materia di correttivo della riforma del diritto fallimentare. In sede di discussione della delega in Assemblea, il Governo, nella persona del sottosegretario D'Andrea, anche su sollecitazione del presidente Violante si impegnò formalmente, lo scorso 6 luglio, a non avvalersi di quella delega per intervenire sul correttivo del riforma del diritto fallimentare ed a presentare un autonomo disegno di legge.
Questa notizia, anticipata oggi dai mezzi di informazione, è molto preoccupante quanto al rispetto del Governo nei confronti del Parlamento e, in particolare, di questa Camera, di fronte alla quale è stato assunto l'impegno formale e solenne a non esercitare la delega in tal modo. Quindi, signor Presidente, la pregherei di farsi tramite per chiedere al Governo di chiarire questa situazione, di chiarire se queste notizie corrispondano o meno al vero.
PRESIDENTE. Sarà fatto senz'altro, onorevole Vietti; riferirò al riguardo al Presidente della Camera.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 12 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli identici articoli aggiuntivi Pedrini 12.01 e Garavaglia 12.010.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. No, signor Presidente, insisto per la votazione.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, chiedo al collega Pedrini di fare attenzione perché quello in esame è esattamente il punto sul quale abbiamo discusso in ordine all'articolo 12. Su di esso vi possono essere in questa sede pareri differenti. Personalmente, come coloro che hanno seguito l'iter del provvedimento, sono d'accordo che in tema di acqua - una risorsa molto delicata - i piccoli comuni debbono essere guardati con un occhio diverso nella gestione di questa risorsa. Ciò riguarda vari aspetti.
In primo luogo, riguarda le forme obbligatorie attraverso le quali il servizio viene effettuato nell'ambito dell'organizzazione della rete idrica. Sappiamo, infatti, che spesso tale servizio non si caratterizza per efficienza e tempestività, di cui invece è dotato il servizio in house fornito dai piccoli comuni. In secondo luogo, riguarda il controllo della risorsa acqua, perché è giusto che i piccoli comuni, che spesso sono i garanti di essa, beneficino di royalty e, in ogni caso, di tariffe diverse da quelle praticate nelle città. A tale riguardo, ricordo che nella passata legislatura il Parlamento approvò un provvedimento della Lega Nord Padania in tema di risorse idroelettriche, nel quale si prevedeva che i comuni che disponevano sul proprio territorio Pag. 91di risorse idroelettriche avrebbero beneficiato di royalty per la gestione di esse.
Il problema da risolvere - che rappresenta il motivo per il quale abbiamo soppresso l'articolo 12 - è che risulta molto problematico, nel provvedimento in esame, combinare in maniera seria varie misure in mancanza di una visione d'insieme. Si corre, infatti, il rischio di adottare norme che non si riescono a gestire nella programmazione generale della risorsa.
Per tale motivo, chiedo all'onorevole Pedrini e agli altri colleghi di trasfondere il contenuto degli identici articoli aggiuntivi in un ordine del giorno, che noi ci dichiariamo fin d'ora disponibili a sottoscrivere; io aggiungerei anche la previsione del meccanismo delle royalty per i comuni che possiedono tali risorse idriche.
Demanderei, infine, ad una sede più ampia la discussione del problema, altrimenti si corre il rischio che questa si svolga in maniera impropria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acerbo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, l'acqua rappresenta un tema che crea difficoltà, sia in Parlamento sia nel paese. In questo momento è in corso una campagna per una legge di iniziativa popolare con la quale garantire il carattere pubblico della gestione e della proprietà delle reti del servizio idrico integrato e per la quale sono state già raccolte duecentomila firme.
In tema di acqua, il Governo dell'Unione ha previsto, tra le 281 pagine del suo programma elettorale, una riga soltanto, ma chiara: la proprietà e la gestione del servizio idrico integrato deve essere pubblica. Tuttavia, le comunità locali e, soprattutto, i piccoli comuni montani continuano ad essere espropriati dai processi di privatizzazione che sono condotti sui territori in primo luogo dagli amministratori dei partiti dell'Unione. Questa contraddizione va sciolta!
Sono d'accordo con il presidente Realacci e con i relatori quando propongono di discuterne in maniera complessiva; tuttavia, sono mesi che si attende dal Governo dell'Unione un provvedimento di moratoria. I ministri Pecoraro Scanio e Ferrero su questa problematica hanno avuto un incontro con il Presidente del Consiglio dei ministri, sul cui esito sono apparse sugli organi di stampa parole chiare. Tuttavia, il processo di privatizzazione continua ad andare avanti.
Va bene il ritiro degli articoli aggiuntivi e l'accoglimento dell'ordine del giorno che ne recepisce il contenuto; tuttavia, va tenuto conto che, parallelamente alla retorica federalista, al dare potere ai cittadini e avvicinare le decisioni da prendere ai territori, in questi anni, in questi mesi, in queste settimane, in queste ore, le comunità locali sono colpite da processi di privatizzazione di un bene comune come è l'acqua.
Mi rivolgo al sottosegretario Colonnella, che lavora fianco a fianco con il ministro Lanzillotta, facendogli presente che non si può aspettare la quadratura del cerchio sul resto dei servizi pubblici locali e tenere l'acqua in ostaggio! Il destino dell'acqua è già scritto, come detto, nel programma elettorale con cui l'Unione si è presentata agli elettori italiani.
Quindi, sono favorevole al ritiro. Votiamo, però smettiamola di prenderci in giro. Se l'Unione, il Presidente del Consiglio, i partiti di maggioranza, il Governo hanno cambiato posizione, lo dicano e lo facciano sapere agli italiani che li hanno votati e anche ai deputati e ai senatori che li sostengono lealmente in questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!
PRESIDENTE. Prima di procedere, anche alla luce dell'intervento del presidente Realacci, ricordo che ove gli articoli aggiuntivi in esame fossero mantenuti e respinti, gli ordini del giorno presentati sulla stessa materia potrebbero essere dichiarati Pag. 92inammissibili. Tale eventualità deve essere valutata da parte dei presentatori.
Fatta questa premessa, poiché è inutile che ne discutiamo se poi gli articoli aggiuntivi vengono ritirati, chiedo agli onorevoli Pedrini e Garavaglia se accedano all'invito al ritiro formulato dai relatori.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor presidente, ritiriamo l'articolo aggiuntivo 12.010, avendo presentato un ordine del giorno che, altrimenti, sarebbe inammissibile. È chiaro che, se venisse mantenuto l'altro articolo aggiuntivo, voteremmo a favore. Però, al di là degli aspetti formali, occorre capirsi una volta per tutte.
Se davvero siamo d'accordo sul principio, potrebbe anche andar bene che non si voti adesso l'articolo aggiuntivo e che quindi il suo contenuto venga trasfuso in un ordine del giorno che però non sia il classico atto d'indirizzo che si vota così, solo perché va votato, ma perché vogliamo davvero affrontare la questione nel modo corretto nell'ambito del provvedimento sulla delega ambientale.
Quindi, noi ritiriamo l'articolo aggiuntivo per una mera ragione formale, però è chiaro che badiamo di più alla sostanza (Applausi).
PRESIDENTE. Vorrei almeno precisare che, comunque, se ora venisse mantenuto l'articolo aggiuntivo dell'onorevole Pedrini 12.01 e poi respinto, l'ordine del giorno sarà lo stesso inammissibile. Questo deve essere chiaro, perché l'inammissibilità riguarda la materia, non i presentatori.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, considerate queste premesse, vorrei svolgere solamente una considerazione. Il problema dell'acqua non può più aspettare: i piccoli comuni sono al disastro, le tariffe sono aumentate enormemente e vi è una situazione drammatica nel mondo e nel paese. Quello che sta avvenendo sulla speculazione dell'acqua non è più accettabile!
Allora, rispetto a quanto hanno detto gli onorevoli Garavaglia, Acerbo e Realacci, affinché un ordine del giorno non sia solamente un atto formale che vada ad inserirsi tra gli ordini del giorno mai attuati, faccio un atto di fiducia, ma mi auguro che il problema venga effettivamente affrontato nell'ambito del provvedimento (Applausi del deputato Iannuzzi)...
PRESIDENTE. Sta bene: ritira quindi i suoi articoli aggiuntivi 12.01 e 12.011? Ho ben compreso?
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Si, Presidente.
PRESIDENTE. Benissimo, allora sono ritirati tutti gli articoli aggiuntivi all'articolo 12.
Passiamo all'articolo 13...
OSVALDO NAPOLI. Avevo chiesto la parola!
PRESIDENTE. Ma sono ritirati, onorevole...!
OSVALDO NAPOLI. Devo rispondere ad Acerbo che ha sollevato un problema politico!
GRAZIA FRANCESCATO. Le ho chiesto anch'io di parlare!
OSVALDO NAPOLI. Non discuto sugli articoli aggiuntivi, ma devo rispondere ad Acerbo!
PRESIDENTE. Sì, ma adesso stiamo passando all'esame dell'articolo 13 e lei avrà la possibilità di parlare!
OSVALDO NAPOLI. Devo rispondere a lui!
Pag. 93PRESIDENTE. Va bene, darò la parola sia a lei che a Saglia, ma stiamo discutendo di articoli aggiuntivi che non ci sono più, quindi...
OSVALDO NAPOLI. L'avevo chiesto!
PRESIDENTE. Sì, l'aveva chiesto prima, ma nel frattempo, siccome gli articoli aggiuntivi non ci sono più, viene a mancare la materia su cui intervenire! Anche altri chiedono di intervenire, ma vi inviterei a parlare in occasione dell'esame dei prossimi emendamenti.
Adesso lei sta intervenendo su una proposta emendativa che non esiste. Subito dopo le darò la parola: lei sarà il primo ad intervenire!
Passiamo all'articolo 13...
CESARE CAMPA. Voglio sottoscrivere l'articolo aggiuntivo all'articolo 12 (Commenti del deputato Nannicini)!
PRESIDENTE. Ma è stato ritirato! Non può sottoscrivere una cosa che è stata ritirata!
CESARE CAMPA. Volevo parlare...
PRESIDENTE. Lei non ha chiesto la parola prima (Commenti del deputato Campa)!
Mi scuso, onorevole Campa, non l'ho vista, ma, se l'avessi vista, le avrei dato ...
Allora, passiamo all'articolo 13 (Commenti del deputato Campa)... No, gli articoli aggiuntivi sono stati ritirati e lei non può aggiungere la firma ad una proposta emendativa che è stata ritirata.
(Esame dell'articolo 13 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 14).
Nessuno chiedendo di parlare, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, innanzitutto volevo segnalare l'importanza del fondo per gli incentivi fiscali in favore dei piccoli comuni. Il provvedimento in esame è stato presentato con una previsione di spesa solo per l'anno 2009, perché non si trovavano altre risorse; nel corso dei lavori siamo riusciti a reperire risorse anche per gli anni 2007 e 2008. Voglio altresì far presente ai colleghi che con l'emendamento che contiene tale previsione poniamo il provvedimento nella famosa tabella C della legge finanziaria, affinchè ogni anno vi possa essere il finanziamento automatico e magari anche l'integrazione dei fondi stessi.
Per quanto riguarda il parere, le Commissioni accettano l'emendamento Garavaglia 13.50, purché riformulato nel seguente modo: al comma 2, lettera a), dopo le parole: «dei trasferimenti», aggiungere le seguenti: «o delle compartecipazioni a tributi». Le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 13.100, che assorbe gli emendamenti Franci 13.54 e 13.55; esprimono parere favorevole sull'emendamento Piro 13.7; sugli emendamenti Garavaglia 13.51 e Buontempo 13.57, purché riformulati, il primo, nel senso di aggiungere alla fine le parole: «e tributarie», e il secondo nel modo seguente: «da misure agevolative a favore della persona fisica o giuridica che rilevi immobili abbandonati, impegnandosi al loro recupero e al loro utilizzo per almeno un decennio»; esprimono infine parere favorevole sull'emendamento Ceccuzzi 13.53 ed accettano, ovviamente, l'emendamento 13.200 del Governo.
Le Commissioni formulano infine un invito al ritiro di tutti gli altri emendamenti.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.
Pag. 94PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Osvaldo Napoli 13.2 formulato dal relatore.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, prendo spunto dall'invito al ritiro del mio emendamento 13.2, ma il mio intervento intende riferirsi a quello precedente del collega Acerbo. Egli ha pronunciato un intervento estremamente politico e, quindi, diventa difficile non poter rispondere da parte nostra. Con il battimani che Rifondazione Comunista e la sua componente hanno fatto alla fine del suo intervento, mi chiedo - lo dico ai colleghi del centrosinistra - come ci possa sentire ancora oggi una maggioranza estremamente chiara: non è nient'altro che il no alla TAV, il no alle pensioni, il no alla politica estera, i Dico e così via. Ripeto ai colleghi del centrosinistra che l'onorevole Acerbo ha usato duramente questi termini: «retorica da parte del Governo, programma non attuato, non attenzione nei confronti dei piccoli comuni e di tutti i comuni italiani, si espropria la volontà dei comuni e di chi usa l'acqua».
Queste sono le parole che ha pronunciato il collega Acerbo - e vedo che conferma -, ma io aggiungo che ha usato parole fortemente negative nei confronti del ministro Lanzillotta, affermando che non si è fatto nulla per quanto riguarda i servizi pubblici locali. Questo non l'ho detto io - è sufficiente andare a vedere il resoconto stenografico - ed ha ragione, perché in quest'aula abbiamo parlato di liberalizzazioni, ma non c'è alcuno che abbia parlato ancora per quanto riguarda la modifica dei servizi pubblici locali.
Signor Presidente, alla luce dell'intervento così duro dell'onorevole Acerbo, chiedo che il ministro Pecoraro Scanio venga in aula a spiegarci le intenzioni del Governo rispetto alla politica ambientale e sulle risorse idriche. Il collega Acerbo ha affermato che questo Governo non vuole fare nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
Allora, o ha ragione l'onorevole Acerbo che ha ottenuto il battimani della sinistra estremista oppure il ministro Pecoraro Scanio deve dirci cosa fa all'interno di questo Governo! Se il programma del Governo, ad oggi, non risulta attuato, non è certamente colpa nostra: ciò è imputabile ad una rottura al vostro interno che non siete capaci di risolvere. Si venga in Parlamento a dichiarare le vostre intenzioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Onorevole Osvaldo Napoli, accede all'invito al ritiro del suo emendamento 13.2?
OSVALDO NAPOLI. Lo ritiro, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, di fronte a questa raffica di ritiri diventa difficile trovare logisticamente una nicchia per intervenire. L'intervento dell'onorevole Acerbo ha sollevato un problema politico all'interno della maggioranza di centrosinistra che naturalmente ci interessa e ci appassiona. Tuttavia, per quanto mi riguarda, esso non tocca affatto tutte le questioni sostanziali. È chiaro che, gridando contro la privatizzazione, egli a sinistra riscuota applausi.
Tuttavia, signor Presidente, onorevoli colleghi delle Commissioni competenti, vorrei sollevare un'altra questione: ci stiamo occupando di un provvedimento volto a favorire la sorte dei piccoli comuni. Ciò che si è verificato concretamente sui territori per chi li frequenta e li segue amministrativamente è la seguente situazione: prima i piccoli comuni, soprattutto quelli montani ricchi di risorse, si trovavano in una determinata situazione economica. Gli utenti, che dovevano pagare le bollette con un sistema a forfait piuttosto Pag. 95che a contatore, spendevano pochissimo o comunque risparmiavano molto sul consumo di questo bene fondamentale. Adesso, all'interno di questi ambiti territoriali, li abbiamo costretti a prendere il servizio da società che sono apparentemente società per azioni, ma che in realtà sono di proprietà dei comuni più grandi, che governano questi ambiti territoriali.
La morale della favola è che i comuni più grandi, che non hanno e non avevano le risorse, amministrano e dettano legge anche sul piano tariffario per i comuni più piccini. In particolare, i comuni più grandi hanno reti di distribuzione idriche che in molti casi sono pessime o danno luogo a dispersioni e a diseconomie fondamentali. Di fronte a tutto ciò, gli utenti dei comuni più piccoli pagano un prezzo pesantissimo in termini tariffari.
Quindi, non è tanto una questione di privatizzazione o meno, tema che pure è appassionante. Mentre ci occupiamo di una legge sui piccoli comuni, lungi dal favorire questi ultimi, appesantiamo ulteriormente le tariffe a carico dei cittadini.
Il fatto che si ritirino gli emendamenti e che si rinvii tutto ad un futuro provvedimento organico rientra in un balletto al quale possiamo anche far finta di rassegnarci; ma i cittadini dei comuni minori, in particolare quelli collinari e montani, non si rassegnano affatto a questo balletto!
Mi rincresce che i presentatori abbiano ritirato i loro emendamenti perché non ho fiducia in una positiva soluzione da parte del Governo di questo problema concernente l'equità tra i cittadini dei nostri territori.
Ho voluto sottolineare questo aspetto per dire che, mentre si vara un provvedimento a favore dei piccoli comuni, bisognerebbe essere coerenti nell'affrontare un problema che, invece, li pone alla mercé delle false società pubbliche create per l'utenza dei servizi dai comuni più grandi che li fagocitano e li penalizzano.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.101 delle Commissioni.
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, non vorrei appesantire i nostri lavori ed intervengo solo per dire che il disegno di legge n. 772 sulla riforma dei servizi pubblici locali sta per completare il proprio iter nella I Commissione affari costituzionali del Senato e presto verrà sottoposto all'esame dell'Assemblea. È in via di predisposizione una normativa sul tema dell'acqua che presto verrà sottoposta al Parlamento.
Quindi, penso che il cosiddetto disegno di legge Lanzillotta-Bersani possa al più presto essere utilmente posto all'attenzione di questo ramo del Parlamento anche con riferimento alla problematica relativa al tema dell'acqua.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato sì 412
Hanno votato no 1).
Passiamo all'emendamento Garavaglia 13.50.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal relatore.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, accetto la riformulazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
Pag. 96PRESIDENTE. Ne ha facoltà
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione per come ci è stata proposta, nel senso che, prevedendosi, a normativa vigente, i trasferimenti a tali enti territoriali, è opportuno mantenere la formulazione che fa riferimento agli incentivi ai comuni dati sotto forma di «trasferimenti o di compartecipazioni». Il senso del nostro emendamento è chiaramente quello di incentivare e approfondire una volta per tutte e definitivamente il discorso sul federalismo fiscale: dobbiamo abituarci a ragionare in termini di sola compartecipazione.
Oltretutto, vorrei fare osservare ai relatori che la rubrica dell'articolo parla, per l'appunto, di «incentivi fiscali» per cui, a mio avviso, era già accettabile la formulazione iniziale del testo; tuttavia, conveniamo sulla modifica proposta. L'importante è che 'passi' il messaggio secondo il quale, d'ora in poi, quando si conferiranno risorse ai comuni, lo si farà sotto forma di compartecipazione, e non di aumenti dei trasferimenti; altrimenti, si continuerà a redistribuire le risorse senza più capire a vantaggio di chi.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 13.50, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 410
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato sì 410).
Ricordo che il relatore ha annunciato che il contenuto dell'emendamento Franci 13.54 verrebbe assorbito dall'approvazione del successivo emendamento 13.100 delle Commissioni.
Ciò premesso, chiedo dunque al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Franci 13.54, formulato dal relatore.
CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, accedo all'invito al ritiro formulato dal relatore con riferimento agli emendamenti a mia prima firma 13.54 e 13.55.
Colgo l'occasione, se mi consente, Presidente, per apprezzare il lavoro compiuto dai relatori nella predisposizione del testo del provvedimento; peraltro, non mi riferisco solo alla ricordata proposta - che pure riguarda, a mio avviso, un contributo importante per la riqualificazione e la manutenzione dei territori montani, anzitutto dal punto di vista ambientale e dell'assetto idrogeologico - ma anche alla capacità di esprimere il lavoro svolto con attenzione dalle Commissioni.
Quindi, mi sento di esprimere tale apprezzamento anche da parte della Commissione agricoltura tutta, la quale mi ha visto impegnato in qualità di relatore nel proporre osservazioni alle Commissioni; osservazioni che, per la stragrande maggioranza, se non proprio tutte, sono state accolte dalle Commissioni.
È stato un lavoro importante; ritengo si sia trattato di una risposta significativa per i piccoli comuni.
Ho ascoltato con qualche amarezza gli ultimi interventi, svolti dagli onorevoli Osvaldo Napoli, Campa e da altri. Vedete, oggi avverto la presenza in questa Assemblea di una grande sensibilità sui piccoli comuni e sulla necessità di mantenere i servizi postali e scolastici, il segnale radiotelevisivo e via dicendo. Mi fa piacere si guardi ai banchi del centrosinistra perché tali servizi vengano mantenuti; altri, infatti, se ne erano dimenticati negli anni scorsi: consentitemi di osservarlo. Peraltro, era stato azzerato, con una passata legge finanziaria, il fondo relativo alla legge sulla montagna, ripristinato dopo una lunga battaglia dei piccoli comuni e dei comuni montani.Pag. 97
Con questo provvedimento compiamo un passo in avanti; auspico pertanto che, dopo la lettura della Camera, velocemente il Senato pervenga all'approvazione definitiva del testo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sta bene. Sono stati dunque testé ritirati gli emendamenti Franci 13.54 e 13.55.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.100 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, sarò velocissimo; non posso non rispondere al collega che mi ha preceduto (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)... Scusate, colleghi, ma ha parlato di amarezza con riferimento al mio intervento e a quello dell'onorevole Campa: io pensavo che parlasse dell'amarezza dell'intervento di Acerbo! Aggiungo che, per quanto riguarda il problema dell'acqua, rivolga le sue osservazioni alla cosiddetta legge Galli, che risale a venti anni fa. Certamente non è il centrodestra di oggi ad averla varata (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, anche se voterò a favore dell'emendamento 13.100 delle Commissioni, desidero segnalare, con una certa amarezza, che, avendo riguardo alla formulazione degli emendamenti Franci 13.54 e 13.55, mancano parti importanti. In particolare, risulta incomprensibile la motivazione per la quale, nella nuova formulazione della norma, l'intervento sarà limitato ai fondi che hanno un'estensione non superiore a tre ettari. Peraltro, nella formulazione originaria dei predetti emendamenti era contenuta una disposizione molto importante che, di fatto, garantiva dai fenomeni speculativi per almeno dieci anni. A mio avviso, considerato che la nuova formulazione non comprende una disposizione analoga, bisognerà trovare comunque, eventualmente in sede di decretazione, un sistema per evitare che le norme possano essere utilizzate a fini speculativi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 416
Astenuti 3
Maggioranza 209
Hanno votato sì 416).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piro 13.7, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 412
Astenuti 7
Maggioranza 207
Hanno votato sì 366
Hanno votato no 46).
Prendo atto che il deputato Misiti non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Chiedo all'onorevole Garavaglia se accetti la riformulazione del suo emendamento 13.51.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, sinteticamente, si tratta di far passare un principio: il cosiddetto premio di insediamento era destinato a residenti e ad aziende; anche in questo caso, facciamo passare il principio secondo il quale il premio consiste non in provvidenze, ma in agevolazioni fiscali.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Garavaglia accetta dunque la riformulazione del suo emendamento 13.51.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 13.51, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato sì 420).
Prendo atto che i deputati Buontempo e Realacci non sono riusciti a votare.
Chiedo all'onorevole Garavaglia se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 13.52.
MASSIMO GARAVAGLIA. Sì, signor Presidente, ritiro il mio emendamento 13.52.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo all'onorevole Buontempo se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 13.56.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, i miei emendamenti 13.56, 13.57 e 13.58 sono sostanzialmente collegati l'uno all'altro. In sostanza, cosa si chiede? Che i fondi agricoli o gli immobili abbandonati, qualora sia riattivata l'attività agricola o siano recuperati o ripristinati gli immobili, senza che intervengano trasferimenti o abbandoni per dieci anni, come propongono le Commissioni, godano di agevolazioni fiscali. Ringrazio le Commissioni, perché - se si vuole, posso anche illustrare meglio il concetto - si tratta di un grande salto in avanti: il problema dei piccoli comuni è, innanzitutto, quello di non farli «morire», con le loro potenzialità.
Nel dichiarare fin d'ora che accetto la riformulazione del mio successivo emendamento 13.57, desidero proporre una riflessione che riguarda un diverso problema. Nei piccoli comuni, specialmente in quelli con popolazione pari o inferiore a duemila abitanti, accade che l'importo dell'imposta di registro ipotecaria e catastale da corrispondere per il trasferimento di proprietà sia superiore al valore degli immobili da trasferire. Oggi, in Abruzzo, in Lucania o in Basilicata, nei comuni con popolazione pari o inferiore a duemila abitanti, una casa realizzata cielo-terra, composta da stalla, cucina e camera da letto, costa mediamente 15 mila euro (o, al massimo, 17 o 18 mila euro). Il passaggio di proprietà, invece, tra spese notarili ed imposte, costa più del valore dell'immobile.
Quindi, cosa accade nei piccoli comuni? Che gli immobili in parola vengono abbandonati, i tetti cadono e tutto rimane in stato di fatiscenza perché, magari, i proprietari sono all'estero. D'altra parte, nessuno va a comprarsi un immobile che non ha un valore commerciale (per il semplice fatto che non è rivendibile il giorno dopo). A maggior ragione, il crollo dell'agricoltura in queste terre dipende dal fatto che si tratta di piccoli appezzamenti di terreno ereditati da famiglie che spesso vivono all'estero e, in ogni caso, quei terreni non costituiscono una risorsa sufficiente con la quale poter vivere.
Mentre preannuncio il ritiro del mio emendamento 13.58, perché esistono leggi regionali, seppur farraginose e difficili, con l'emendamento 13.56, relativo al passaggio di proprietà, l'erario non ci rimette, ma ci guadagna, perché se vengono ricostruite centocase e rifatti cento tetti significa che cento famiglie, magari, vi si recano per Pag. 99dieci giorni l'anno, determinando un indotto di turismo, di attività e di presenze.
Quindi, cosa si chiede con questo emendamento? Che nei comuni che hanno avuto un crollo demografico e in cui esistono una casa o un terreno abbandonati, l'atto di compravendita non sia soggetto all'imposta di registro, perché, rimettendo a posto quella casa, quel comune riprende a vivere.
Ciò è già avvenuto nel Sud della Francia negli ultimi venti anni, dove sono stati riattivati tantissimi piccoli paesi sconosciuti, e si deve verificare anche in Italia. Infatti, con la facilità di trasporto di oggi, si arriva in Abruzzo, si atterra a Pescara e, con un quarto d'ora, ci si reca in montagna.
Ci sono decine e decine di famiglie inglesi e tedesche che stanno acquistando queste abitazioni. Guardiamo agli emigranti, che vogliono rimettere a posto la casa del padre, che però è di proprietà dello zio. Addirittura, ci sono proprietà che non sono mai state trasferite nel corso di cinquanta, settanta o cento anni.
Se vogliamo far pagare le tasse a chi, magari, ha dieci eredi sparsi per il mondo, che devono vendere la loro parte, facciamo morire questi comuni. Laddove vi sia il crollo demografico e con il vincolo per cui, se si mette apposto l'immobile, non si possa vendere, né affittare (quindi, senza natura speculativa), chiedo di dare la possibilità di accorpare gli appezzamenti di terreno senza dover pagare l'imposta e, allo stesso tempo, di fare in modo che chi rimette in piedi una casa sia premiato e non punito.
PRESIDENTE. Dunque, l'onorevole Buontempo insiste per la votazione del suo emendamento 13.56, accetta la riformulazione dell'emendamento 13.57 e ritira l'emendamento 13.58.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'emendamento Buontempo 13.56 e vorrei chiedere al rappresentante del Governo, qui presente, qual è il motivo per cui non accetta questo emendamento, visto che non comporta una spesa a carico dell'erario. Infatti, questi immobili ad oggi non verrebbero trasferiti e non ci sarebbe, a fronte di nessun trasferimento, nessuna entrata, mentre, con l'imposta di registro ipotecaria e catastale in misura fissa, vi sarebbero delle entrate.
Vorrei capire il motivo per cui questo emendamento non potrebbe essere approvato.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento Buontempo 13.56.
CARLA CASTELLANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma agli emendamenti Buontempo 13.56 e 13.57, nel testo riformulato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetta. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, ritengo importante l'iniziativa dell'onorevole Buontempo, perché credo che, per chi conosce la realtà dei piccoli comuni, sicuramente questo emendamento vada considerato e, se possibile, approvato. Infatti, in tal modo si risolvono alcune situazioni che, diversamente, sarebbero di totale abbandono.
Ritengo che se intendiamo affrontare problemi concreti anziché approvare una legge di «possono», di indicazioni e di manifesti, occorra accogliere l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 100
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buontempo 13.56, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 363
Astenuti 49
Maggioranza 182
Hanno votato sì 148
Hanno votato no 215).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buontempo 13.57, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 401
Astenuti 4
Maggioranza 201
Hanno votato sì 396
Hanno votato no 5).
L'emendamento Buontempo 13.58 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ceccuzzi 13.53, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 408
Votanti 388
Astenuti 20
Maggioranza 195
Hanno votato sì 386
Hanno votato no 2).
L'emendamento Osvaldo Napoli 13.11 è stato ritirato.
Prendo atto che l'onorevole Pedrini non accede all'invito al ritiro dell'emendamento a sua firma 13.12 formulato dalle Commissioni.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pedrini 13.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 375
Astenuti 44
Maggioranza 188
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 213).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.200 del Governo, accettato dalle Commissioni.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 417
Votanti 388
Astenuti 29
Maggioranza 195
Hanno votato sì 383
Hanno votato no 5).
L'emendamento Zanetta 13.59 è precluso.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 415
Astenuti 5
Maggioranza 208
Hanno votato sì 414
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 14 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14
(Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 15), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 412
Astenuti 4
Maggioranza 207
Hanno votato sì 411
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 15 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 16).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le chiedo una brevissima sospensione della seduta (Commenti)... Quando i colleghi conosceranno l'esito della sospensione saranno felici: si tratta di una dimenticanza, ma occorre riunire il Comitato dei diciotto. Invito i colleghi a rimanere in aula...
PRESIDENTE. L'esperienza di oggi pomeriggio ci ha dimostrato che la sospensione ha consentito uno snellimento dei lavori.
Sospendo quindi brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 19,35, è ripresa alle 19,40.
PRESIDENTE. Avverto che è stato testé presentato l'emendamento 15.100 delle Commissioni.
A questo punto chiedo al relatore per la V Commissione di esprimere il parere sugli emendamenti presentati all'articolo 15.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Le Commissioni esprimono parere favorevole sugli emendamenti Osvaldo Napoli 15.52, Rusconi 15.55 e Margiotta 15.50, mentre formulano un invito al ritiro su tutte le restanti proposte emendative.
La sospensione è stata necessaria al fine di presentare l'emendamento 15.100 delle Commissioni, di cui raccomando l'approvazione. Con riferimento al Fondo, ho detto in precedenza che vi era l'opportunità di un inserimento dello stesso nella tabella C della legge finanziaria, affinché le risorse fossero finanziate automaticamente ogni anno. Attraverso l'emendamento 15.100 stabiliamo ciò anche per i fondi, consistenti in 40 milioni di euro all'anno, previsti dall'articolo 15 per le spese in conto capitale. Pertanto, con questo emendamento i due fondi contenuti nel presente provvedimento saranno inseriti all'interno del finanziamento automatico previsto dalla tabella C della legge finanziaria.
Mi sembrava dunque importante procedere ad una sospensione dei lavori, della quale comunque chiedo scusa.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore per la V Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Zanetta 15.56.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, insisto per la votazione del mio emendamento, che intende sollevare la questione relativa all'entità delle risorse.
Il relatore ha affermato che i 40 milioni di euro devono essere considerati già una buona somma mentre, a mio avviso, rispetto ai 5 mila e più comuni interessati, tale somma è poca cosa, così come quella prevista nell'articolo 13.
Siamo di fronte ad un provvedimento che sembra dare buoni consigli, ma quando si va alla sostanza le risorse stanziate appaiono esigue.
È vero che nelle prossime leggi finanziarie sarà possibile prevedere risorse più consistenti, ma ritengo che la somma di cento milioni di euro prevista nel mio emendamento costituisca il minimo rispetto alle questioni emerse nel dibattito in corso.
Pertanto, se il mio emendamento non dovesse essere approvato, mi auguro almeno che nella legge finanziaria per il 2008 siano accolte le indicazioni che abbiamo sin qui ascoltato.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Collega Zanetta, come può immaginare anche io sarei favorevole a raddoppiare i fondi di questo provvedimento; tuttavia occorre essere persone serie.
Nella passata legislatura abbiamo approvato una legge di spirito analogo che prevedeva una copertura finanziaria pari a meno della metà di quella attuale.
Sono d'accordo, la copertura attuale è del tutto insufficiente, ma se proponessimo una copertura che non esiste nelle postazioni di bilancio, non consentiremmo l'attuazione della legge.
L'operazione che è stata condotta con l'emendamento varato dal Comitato dei diciotto, inserendo in tabella C questi fondi, consente a tutti noi di lavorare a partire dalla legge finanziaria per innalzare automaticamente le risorse destinate a questa legge. Mi sembra questa la strada da seguire, non quella che si basa sulla previsione di coperture che non ci sono.
Pertanto, onorevole Zanetta, poiché lei è una persona seria (ci siamo anche incontrati su questi temi), la invito a ritirare l'emendamento in esame che, purtroppo, come lei sa, essendo un parlamentare esperto, non ha fondamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento Zanetta 15.56 e chiedere al presidente Realacci, che stimo molto, di essere coerente.
Oggi siamo di fronte ad una situazione economica diversa da quella registrata nel corso della precedente legislatura e se è vero che, nel passato, come lei ricordava, si avvertiva la necessità di ottenere delle risorse, oggi i fondi ci sono (il cosiddetto «tesoretto»). Credo che prevedere 60 milioni di euro in più, da 40 a 100 milioni di euro, sia il minimo che si possa fare, se vogliamo varare non una legge manifesto, ma un provvedimento che fornisca una risposta concreta, coerentemente al titolo dello stesso: Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni. Ciò, anche per evitare che, alla fine, ciascuno possa dire la sua verità.
La verità è che, se continuiamo così, è vero che questo provvedimento è meglio di niente, ma è anche vero che esso non prevede nulla di concreto.Pag. 103
Il disegno di legge contiene previsioni del tipo: «si può prevedere», «si può prevedere di assicurare...», «si tratta di una valutazione che potrebbe ipotizzare...», «forse, se ...», ma, concretamente, con riferimento alle risorse, abbiamo assistito nel corso della serata ad una sceneggiata. Si è detto che si potrebbero assicurare delle risorse, se domani mattina non piove o se il Governo Prodi ne avrà la bontà, ma, adesso, siamo di fronte ad una concreta possibilità: passare da 40 a 100 milioni di euro.
Considerato che oggi i soldi ci sono, grazie ai contribuenti ed al «tesoretto», invito ad approvare questo emendamento, da me sottoscritto, che prevede di sostituire le parole: 40 milioni con le seguenti: 100 milioni. È il minimo che potremmo fare per evitare leggi manifesto, e mi rivolgo soprattutto al collega che mi ha preceduto.
PRESIDENTE. Avverto i colleghi del gruppo di Forza Italia che hanno esaurito il tempo a disposizione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zanetta 15.56, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 310
Astenuti 86
Maggioranza 156
Hanno votato sì 94
Hanno votato no 216).
Prendo atto che il deputato Buontempo ha erroneamente espresso il proprio voto, mentre avrebbe voluto astenersi.
Chiedo all'onorevole Buontempo se intenda accedere all'invito al ritiro del suo emendamento 15.53 formulato dal relatore.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, credo sia condivisibile il senso del mio emendamento. Si può anche modificare il testo dello stesso (non lo posso fare io, ma le Commissioni). Quando si finanziano attività culturali o musicali e via seguitando, le stesse devono avere attinenza con le tradizioni locali e con il folklore locale. Non è che si intende finanziare a favore dell'infanzia un karaoke, mentre non si finanzia la tradizione della cucina di un territorio, per esempio.
Vorrei, pertanto, sollecitare il Governo e le Commissioni a sottolineare il carattere locale delle iniziative che vengono finanziate.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, vorrei far rilevare al collega Buontempo (che è sempre molto attento e pone questioni sempre degne di attenzione) che l'articolo 15 prevede l'istituzione di un Fondo, con una dotazione di 120 milioni di euro per il triennio 2007-2009 (mi pare costituisca la novità più importante della legge) per la concessione di contributi statali che vanno in una direzione ben precisa: sono finalizzati al finanziamento di interventi concernenti le infrastrutture stradali, gli istituti scolastici, i beni culturali, a tutela dell'ambiente e per promuovere lo sviluppo economico e sociale dei piccoli comuni.
È evidente quindi che i contributi statali non sono diretti ad attività di singoli o di gruppi. Comunque, la discussione sull'emendamento Buontempo 15.53, per il quale ribadisco l'invito al ritiro, è utile perché permette che resti traccia nel resoconto della ricostruzione e dell'interpretazione data alla norma. Si tratta di contributi diretti e di ciò abbiamo discusso molto in sede di Commissioni riunite per evitare inutili frammentazioni e polverizzazioni delle risorse. Essi sono indirizzati verso opere, infrastrutture ed interventi Pag. 104mirati a realizzare le condizioni per lo sviluppo economico e sociale, nonché i contesti e le condizioni infrastrutturali dei piccoli comuni nelle diverse parti del paese.
Per questi motivi insisto nel chiedere al collega Buontempo di ritirare il suo emendamento.
TEODORO BUONTEMPO. Lo ritiro, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Iannuzzi, è stato convincente...
Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro degli emendamenti Ceccuzzi 15.51 e Buontempo 15.54.
Ricordo che l'emendamento Margiotta 15.1 è stato ritirato.
Chiedo ai presentatori se intendano accedere all'invito al ritiro dell'emendamento Osvaldo Napoli 15.2, identico all'emendamento Margiotta 15.1.
OSVALDO NAPOLI. Lo ritiro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 15.52, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 389
Votanti 388
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 386
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rusconi 15.55, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 393
Maggioranza 197
Hanno votato sì 393).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.200 del Governo, accettato dalle Commissioni.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 383
Votanti 382
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato sì 381
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 15.50, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 395
Votanti 358
Astenuti 37
Maggioranza 180
Hanno votato sì 287
Hanno votato no 71).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 406
Votanti 400
Astenuti 6
Maggioranza 201
Hanno votato sì 397
Hanno votato no 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 379
Maggioranza 190
Hanno votato sì 379).
Ricordo che l'articolo aggiuntivo Margiotta 15.03 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Osvaldo Napoli 15.04.
Chiedo all'onorevole Peretti se intenda accedere all'invito al ritiro del suo articolo aggiuntivo 15.05.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Peretti 15.05, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 413
Maggioranza 207
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 215).
(Esame dell'articolo 16 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16
(Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 17). Ricordo che è stato ritirato l'emendamento Marchi 16.1, l'unico ad esso presentato.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 410
Votanti 405
Astenuti 5
Maggioranza 203
Hanno votato sì 398
Hanno votato no 7).
Chiedo al relatore di esprimere il parere sugli articoli aggiuntivi presentati all'articolo 16.
MASSIMO VANNUCCI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni invitano i presentatori al ritiro degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 16.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Delfino se acceda all'invito al ritiro del suo articolo aggiuntivo 16.01.
TERESIO DELFINO. Insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 106
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, ritengo singolare, dopo essersi appassionati, con un dibattito certamente fecondo ed utile, al miglioramento di questa disposizione, che non si voglia prendere in considerazione un articolo aggiuntivo che, al di là della sua estensione, propone, nella normativa vigente, richiamandole puntualmente, l'inserimento, tra le associazioni rappresentative degli enti locali, che sappiamo essere l'ANCI, l'UPI e l'UNCEM, anche quello dell'ANPCI, l'Associazione nazionale piccoli comuni d'Italia. Si tratta di una associazione che, da anni, si sta battendo in tale ambito, che vede presente alle sue iniziative rappresentanti del Governo e che ha richiesto ed ottenuto, in alcune regioni, ma anche a livello ministeriale, una sua capacità di rappresentanza.
Credo veramente che, al di là dello sforzo dell'ANCI, l'Associazione nazionale dei comuni d'Italia, di interpretare al meglio le esigenze dei piccolissimi comuni, una tale realtà associativa ed il suo spirito di partecipazione richiedano questo riconoscimento.
Non posso accettare - così come non può farlo il mio gruppo che, da sempre, si è battuto nell'ultra decennale esperienza, fin dalla nascita, di questa associazione - che non si colga l'occasione per segnalare con questo provvedimento l'esigenza di un suo riconoscimento formale e che, quindi, la Camera, nella sua alta espressione, quella dell'Assemblea, possa andare incontro, non subendo, a questo riguardo, né restrizioni né il peso e il veto di altre associazioni rappresentative [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crapolicchio. Ne ha facoltà.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Questo articolo aggiuntivo è analogo a quello presentato dai Comunisti italiani e, ad onor del vero, identico a quello presentato in Commissione. Esso è volto ad attribuire un ruolo ed un peso maggiormente significativi anche all'ANPCI, l'Associazione nazionale dei piccoli comuni d'Italia, in quanto associazione, ormai da anni, effettivamente ed efficacemente rappresentativa degli interessi dei piccoli comuni; ciò affinché non ci siano figli di un dio minore.
Tale associazione, munita regolarmente di personalità giuridica, in virtù del decreto di riconoscimento, opera sin dal 1999, ma, di fatto, dal 1997, a difesa e in rappresentanza degli interessi dei piccoli comuni d'Italia, vantando un rilevante numero di associati, pari a millecinquecento. Lo scopo dell'associazione, infatti, è quello di tutelare e difendere gli interessi, le aspettative, le identità e le autonomie dei piccoli comuni, valorizzando il patrimonio di esperienze di storia, di cultura e di civiltà della popolazioni interessate, per promuovere lo sviluppo, la crescita sociale ed economica e la tutela del territorio e delle risorse, in esso presenti.
In considerazione dell'ormai notevole e consolidata importanza assunta da tale associazione, anche nei contatti con le pubbliche istituzioni, in tutte le materie concernenti i piccoli comuni, si rende necessaria una formalizzazione della sua capacità rappresentativa, garantendone la stabile presenza nella Conferenza Stato-città ed autonomie locali, principale sede istituzionale di accordo tra i comuni e lo Stato.
Si chiede, pertanto, l'approvazione dell'articolo aggiuntivo proposto in tale sede, per garantire finalmente un formale suggello, tra l'altro, alla rilevante capacità rappresentativa dell'Associazione nazionale dei piccoli comuni d'Italia, l'ANPCI (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Onorevole Crapolicchio, essendo il contenuto dell'articolo aggiuntivo Teresio Delfino 16.01 analogo al 16.010, presentato dall'onorevole Sgobio, se votiamo il primo, lei ritira il secondo?
SILVIO CRAPOLICCHIO. Anche a nome degli altri firmatari, lo ritiro, signor Presidente.
Pag. 107
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dire ai colleghi di prestare molta attenzione a questo articolo aggiuntivo e a quello del collega Crapolicchio
Dico ai tanti amici dell'ANCI presenti in aula - anch'io sono stato un amministratore - che non approvare questo articolo aggiuntivo sarebbe un grave errore politico.
L'associazione nazionale dei piccoli comuni è nata spontaneamente ed è cresciuta senza assistenza e sostegno da parte di nessuno; essa rappresenta una realtà ed oggi non riconoscerla - nel momento in cui si sta per approvare il provvedimento che interessa i piccoli comuni - significa voler aprire, anche all'interno delle realtà associative comunali, una frattura. Quindi, è bene che soprattutto gli amici del centrodestra e del centrosinistra appartenenti all'ANCI, e che insieme ad essa portano avanti questa nobile attività sotto il profilo lobbistico a tutela dell'associazione, se ne rendano conto e se ne assumano le responsabilità [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, intervengo solo per sostenere anch'io l'articolo aggiuntivo in esame poiché si riconduce perfettamente alla logica del provvedimento che stiamo per approvare. Infatti, poiché abbiamo utilizzato tutta questa serie di articoli per «normare» la specificità dei piccoli comuni, sarebbe contraddittorio non riconoscere agli stessi la facoltà di avere una propria ed autonoma rappresentatività.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Delfino 16.01, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 404
Votanti 357
Astenuti 47
Maggioranza 179
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 273).
Ricordo che l'articolo aggiuntivo Sgobio 16.010 è stato ritirato.
(Esame dell'articolo 17 - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17
(Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 18), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 400
Astenuti 3
Maggioranza 201
Hanno votato sì 400).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 15 sezione 19).Pag. 108
Avverto che riguardo all'ordine del giorno Gardini n. 9/15/8 la parola «provincia» è sostituita dalla seguente «regione».
Qual è il parere del Governo?
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Il Governo accetta gli ordini del giorno Alessandri n. 9/15/1, Caparini n. 9/15/2, Fasciani n. 9/15/3, Rampi n. 9/15/4, Margiotta n. 9/15/5, Crema n. 9/15/6, Di Gioia n. 9/15/7, Gardini n. 9/15/8, nel testo corretto, Benzoni n. 9/15/9, Garavaglia n. 9/15/11, Goisis n. 9/15/12, Romagnoli n. 9/15/13, Bosi n. 9/15/14, Crisci n. 9/15/15, non accetta l'ordine del giorno Fasolino n. 9/15/17 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Dussin n. 9/15/10 e Brusco n. 9/15/16.
Il Governo, inoltre, accetta gli ordini del giorno Minasso n. 9/15/18, Garagnani n. 9/15/19, Germanà n. 9/15/20, Neri n. 9/15/21, Martinello n. 9/15/22, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Castellani n. 9/15/23.
Il Governo, altresì, accetta gli ordini del giorno Buontempo n. 9/15/24 Chianale n. 9/15/25, Ceccuzzi n. 9/15/26, Delfino n. 9/15/27, mentre accetta l'ordine del giorno Pini n. 9/15/28, se riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «a prevedere» con le parole: «a valutare».
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Pini accetta la riformulazione proposta.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Dussin n. 9/15/10 e Brusco n. 9/15/16, accolti come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Prendo atto che l'onorevole Fasolino insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/15/17, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fasolino n. 9/15/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 381
Astenuti 4
Maggioranza 191
Hanno votato sì 160
Hanno votato no 221).
Prendo atto che il deputato Zinzi non è riuscito a votare.
Prendo atto, inoltre, che il presentatore dell'ordine del giorno Castellani n. 9/15/23, accolto come raccomandazione, non insiste per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
MASSIMO GARAVAGLIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
MASSIMO GARAVAGLIA. In merito ad un ordine del giorno riguardante la questione dell'acqua. È essenziale.
PRESIDENTE. Abbiamo già esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Intervengo per un chiarimento, dato che vi è stata una fase un po' confusa. Presidente, abbiamo votato l'unico ordine del giorno non accettato del Governo ed è stato chiesto ai presentatori se insistevano per la votazione dei loro ordini del giorno accolti come raccomandazione. Si intende che tutti gli altri sono stati accolti.
Pag. 109PRESIDENTE. Certamente. Per prassi, ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non sono posti in votazione.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chie- do di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. È per una richiesta di precisazione. Mi sembrava che l'ordine del giorno Garavaglia n. 9/15/11 fosse stato accolto come raccomandazione. Chiedo una conferma.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno Dussin n. 9/15/10 è stato accolto come raccomandazione, mentre l'ordine del giorno Garavaglia n. 9/15/11 è stato accettato dal Governo.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
I colleghi che hanno chiesto di parlare sono naturalmente informati della facoltà di consegnare agli atti il testo della dichiarazione di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Presidente, mi rendo conto che la giornata è stata particolarmente faticosa, ma comunque proficua. Mi limito pertanto a considerare che abbiamo approvato una legge importante per moltissimi comuni della nostra realtà nazionale che detta le direttrici affinché si possa creare una condizione di sviluppo in quelle aree.
PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Velo, Adolfo, Crapolicchio, Misiti e Osvaldo Napoli hanno chiesto che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della loro dichiarazione di voto. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Dichiaro il voto favorevole del gruppo dei Verdi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Non posso chiedere alla Presidenza la pubblicazione del mio testo perché purtroppo non ho preparato un intervento scritto. Tuttavia, desidero che risulti agli atti che il nostro gruppo voterà a favore del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Minasso. Ne ha facoltà.
EUGENIO MINASSO. Intervengo soltanto per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale e chiedo anch'io che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Minasso, la Presidenza lo consente, come negli altri casi, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
(Correzioni di forma - A.C. 15-A ed abbinate)
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni Pag. 110contenute nel testo unificato delle proposte di legge A.C. 15-1752-1964-A, propongo le seguenti correzioni di forma:
all'articolo 2, comma 1, lettera e) le parole: «alle quali destinare gli interventi previsti dalla presente legge» sono sostituite dalle seguenti: «. Nei casi di cui alla presente lettera, gli interventi previsti dalla presente legge sono riservati alle predette frazioni»;
all'articolo 3, comma 8, le parole: «servizi via banda larga» sono sostituite dalle seguenti: «servizi di comunicazione elettronica a larga banda»;
al comma 12 dell'articolo 3, introdotto a seguito dell'approvazione dell'emendamento Dussin 3.57, le parole: «dei piccoli comuni» sono sostituite dalle seguenti: « dei comuni di cui al presente articolo»;
all'articolo 5, comma 3, come modificato a seguito dell'approvazione dell'emendamento Peretti 5.5, le parole: « e con le imprese artigiane di produzione agroalimentare» sono sostituite dalle seguenti: «e contratti, accordi o convenzioni con le imprese artigiane di produzione agroalimentare»;
all'articolo 13, comma 5, le parole: «dei comuni di cui all'articolo 2, comma 1, indicati nell'elenco di cui al successivo comma 3 del citato articolo 2» sono sostituite dalle seguenti: «dei piccoli comuni».
Ringrazio tutti i componenti le Commissioni bilancio e ambiente e il Comitato dei diciotto, nonché tutti i gruppi e gli uffici per il proficuo lavoro svolto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta formulata dal relatore in riferimento alle correzioni di forma da apportare al testo del provvedimento a norma dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
(È approvata).
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, desidero ringraziare gli uffici, che hanno svolto un lavoro egregio, tutti i componenti il Comitato dei diciotto e il presidente Duilio, che non è stato presente per il forte «affollamento demografico» intorno a questa proposta di legge, che scommette sull'Italia. Sappiamo che essa non risolve i problemi, ma indica una strada seguendo la quale il nostro paese valorizzerà le sue risorse. Cercheremo di seguirla anche con l'approvazione dei prossimi provvedimenti, con l'aiuto di tutti colleghi.
(Coordinamento formale - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 15-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 15-A ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Realacci ed altri; Crapolicchio ed altri; La Loggia ed altri: Misure per il Pag. 111sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni» (15-1752-1964-A):
Presenti 385
Votanti 383
Astenuti 2
Maggioranza 192
Hanno votato sì 383.
(La Camera approva - Vedi votazioni - Applausi).
Prendo atto che le deputate Dato e Formisano non sono riuscite a votare.
Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 20,10).
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, nella giornata di ieri, la Corte di cassazione ha emesso una importante sentenza nella quale afferma che un minore non può essere espulso dall'Italia senza prima essere ascoltato. La norma non è stata applicata nel caso della bambina della Bielorussia, riguardo al quale ho presentato una interrogazione al Governo. Tuttavia, né la Presidenza del Consiglio dei ministri, né il Ministero degli affari esteri, né il Ministero della giustizia sono mai intervenuti per rispondere.
Signor Presidente, credo che sia la quarta o quinta volta che sollecito una risposta a questa interrogazione. Purtroppo, mi devo associare con chi, in precedenza, ha affermato che questo Parlamento, molte volte, non è rispettato. Mi rimetto alla sua sensibilità, affinché sia data una risposta su questa violazione consistente nell'allontanamento dei bambini dall'Italia senza che siano ascoltati.
PRESIDENTE. Onorevole Pedrini, le assicuro che riferirò al Presidente della Camera perché interessi il Governo.
Approvazione in Commissione.
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, mercoledì 18 aprile 2007, l'VIII Commissione permanente (Ambiente) ha approvato, in sede legislativa, il seguente disegno di legge:
«Contributo al Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano» (1746-undevicies).
Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, il calendario dei lavori dell'Assemblea è stato così modificato:
Giovedì 19 aprile (antimeridiana, al termine delle votazioni):
Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 193-B - Modifica all'articolo 27 della Costituzione, concernente l'abolizione della pena di morte (approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e dal Senato).
Giovedì 19 aprile (pomeridiana):
Svolgimento di interpellanze urgenti.
Lunedì 23 aprile (antimeridiana, con eventuale prosecuzione al termine delle votazioni):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2480 - Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale.
Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Meta ed altri n. 1-000147 sulla sicurezza stradale in coincidenza con la settimana mondiale proclamata dalla Nazioni Unite;Pag. 112
Baldelli ed altri n. 1-00137 sul precariato nelle pubbliche amministrazioni.
Lunedì 23 aprile (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame della mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 sul precariato nelle pubbliche amministrazioni.
Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Martedì 24 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame della mozione Meta ed altri n. 1-000147 sulla sicurezza stradale in coincidenza con la settimana mondiale proclamata dalla Nazioni Unite.
Seguito dell'esame di argomenti previsti per lunedì 23 aprile (pomeridiana) e non conclusi.
Per quanto riguarda gli argomenti previsti all'ordine del giorno della seduta odierna, in seno alla Conferenza dei presidenti di gruppo si è manifestato l'orientamento di concludere questa settimana l'esame della proposta di legge n. 780 e abbinata - Nuove norme in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero e delle mozioni Delfino ed altri n. 1-00061, Leone ed altri n. 1-00140, Zucchi ed altri n. 1-00141 e Realacci ed altri n. 1-00142 sulla realizzazione di opere relative al piano irriguo nazionale.
Pertanto la prossima settimana residuerebbe il seguito dell'esame della proposta di legge n. 1428 e abbinata - Modifiche alla normativa sullo sportello unico per le imprese e in materia di dichiarazione di inizio attività, del disegno di legge n. 1609 - Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e della proposta di legge n. 197 e abbinate - Modifiche alla legge 8 luglio 1998, n. 230, in materia di obiezione di coscienza.
L'organizzazione dei tempi per la discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 193-B - Modifica all'articolo 27 della Costituzione, concernente l'abolizione della pena di morte e per l'esame del disegno di legge n. 2480 - Disposizioni in materia di autotrasporto merci e di circolazione stradale e della mozione Meta ed altri n. 1-000147 sulla sicurezza stradale in coincidenza con la settimana mondiale proclamata dalla Nazioni Unite, sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Il programma dei lavori si intende conseguentemente aggiornato.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 19 aprile 2007, alle 9:
1. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
DI VIRGILIO ed altri; CASTELLANI ed altri: Nuove norme in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero (780-1891-A).
- Relatore: Di Virgilio.
2. - Seguito della discussione delle mozioni Delfino ed altri n. 1-00061, Leone ed altri n. 1-00140, Zucchi ed altri n. 1-00141 e Realacci ed altri n. 1-00142 sulla realizzazione di opere relative al piano irriguo nazionale.
Pag. 113(al termine delle votazioni)
3. - Discussione della proposta di legge costituzionale (per la discussione sulle linee generali):
BOATO ed altri; D'ELIA ed altri; MASCIA ed altri; PISCITELLO: Modifica all'articolo 27 della Costituzione, concernente l'abolizione della pena di morte (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dalla Camera dei deputati e approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato) (193-523-1175-1231-B).
- Relatore: Boato.
4. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 20,20.
DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI SILVIA VELO, VITTORIO ADOLFO, SILVIO CRAPOLICCHIO, AURELIO SALVATORE MISITI, OSVALDO NAPOLI E EUGENIO MINASSO SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 15-A ED ABBINATE
SILVIA VELO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che andiamo ad approvare quest'oggi è un provvedimento molto atteso.
Atteso da tanti sindaci e da tanti cittadini che vivono nel nostro paese in grandissima maggioranza in comuni piccoli e piccolissimi.
Il lavoro che ha preceduto il voto di oggi è il frutto di un ampio dibattito in Commissione. Molti suggerimenti sono stati accolti portando un testo significativamente migliorato in aula.
La proposta di legge parte dalla riproposizione di una proposta di legge della scorsa legislatura che aveva praticamente ottenuto l'unanimità alla Camera.
Tale proposta si arenò al Senato per volontà del precedente Governo.
Per arrivare a questo risultato è stata necessaria la volontà di molti deputati inoltre ed è stata di fondamentale importanza la spinta alimentata dal basso sia dalle associazioni delle Autonomie locali (ANCI-UNCEM-ANCPI) sia dalle organizzazioni degli agricoltori sia dalle associazioni di categoria dell'artigianato e del commercio, nonché da Legambiente, che peraltro è promotrice dell'iniziativa legata proprio ai piccoli comuni nel mese di maggio (la piccola e grande Italia).
Il provvedimento parte innanzitutto dalla consapevolezza delle condizioni di disagio che vivono oggi i comuni di piccole dimensioni.
Si tratta di crescenti difficoltà a garantire ai cittadini livelli essenziali di servizi: scuole, uffici postali, presidi sanitari, eccetera.
Oltretutto ci riferiamo spesso a realtà in cui ad un basso numero di abitanti (e quindi di risorse) corrispondono territori molto vasti e quindi con costi di manutenzione elevati.
In questo quadro di difficoltà si è lavorato comunque ad un provvedimento che non ha sicuramente lo spirito del sostegno assistenzialista ma, al contrario, parte della convinta consapevolezza che nel nostro Paese la rete dei piccoli comuni rappresenta una ricchezza ed una peculiarità che costituisce un valore aggiunto per l'Italia. Una ricchezza alla quale cerchiamo di fornire strumenti di valorizzazione.
I piccoli comuni costituiscono innanzitutto un insostituibile presidio per la tutela del territorio contro i rischi di dissesto idrogeologico e di aree abbandonate. Ma soprattutto i piccoli comuni rappresentano un patrimonio immenso di relazioni, di identità, storia e coesione sociale .
Sono quindi un pezzo importante nella nostra economia e nello sviluppo del Paese.
Naturalmente tutto questo va inteso nell'ottica della tutela e della valorizzazione del territorio, ma anche e direi soprattutto nella logica dell'innovazione, della ricerca, della modernizzazione.
Questa realtà comprende il 50 per cento del territorio nazionale e il 78 per cento dei comuni italiani con oltre 10 milioni di cittadini.
In questo senso il testo che risulta dal lavoro in Commissione ed in Aula, nella Pag. 114stesura finale, fornisce innanzitutto un quadro generale di misure di indirizzo a costo zero che possano comunque rappresentare uno strumento di riferimento importante.
Queste misure riguardano ad esempio l'uso delle proprietà demaniali (case cantoniere) e la governance.
Molto importanti sono inoltre le misure di incentivazione all'associazionismo tra i comuni, che sono fondamentali per raggiungere alcuni obiettivi: più servizi e minori costi e quindi razionalizzazione della Pubblica Amministrazione.
Altro punto importante è rappresentato dalle incentivazioni alla cablatura del territorio e degli edifici. Si tratta quindi di misure a sostegno dei piccoli comuni, che favoriscono la modernizzazione del Paese.
Per quanto riguarda la dotazione finanziaria di questo provvedimento sarebbe stata certamente auspicabile una maggiore quantità di risorse. Tuttavia vale la pena ricordare che comunque il provvedimento prevede risorse più che doppie rispetto a quelle previste nel provvedimento approvato nella precedente legislatura dalla Camera dei Deputati.
Infine, noi consideriamo questo il punto di partenza, un inizio importante sia per risolvere problemi concreti sia per stabilire un principio al fine di rafforzare una delle grandi ricchezze nazionali, ovvero l'Italia dei piccoli comuni. È quindi un ottimo lavoro che darà nell'immediato e nel futuro grandi risultati.
Concludo con due considerazioni di carattere generale: si sta predisponendo il nuovo codice delle autonomie locali; ritengo che sia anche questo uno strumento importante, utile a definire meglio le competenze dei vari livelli istituzionali, e che debba essere improntato alla razionalizzazione, alla semplificazione e all'associazionismo tra enti. Vi è la consapevolezza che al decentramento di funzioni non è corrisposta, nel tempo, anche la riorganizzazione e il decentramento del personale, causando così un aumento dei costi della pubblica amministrazione inaccettabile per i cittadini e per il Parlamento.
Occorre con questo spirito dare attuazione al titolo V della Costituzione in particolare con riferimento al federalismo fisca1e. Con la legge finanziaria si sono fatti molti passi in avanti, ma non è ancora sufficiente: è necessaria una legge organica e il Governo si è impegnato in tal senso. Se si riconosce, infatti, che le amministrazioni locali hanno un ruolo primario nella vita dei cittadini e delle imprese, attraverso l'erogazione dei servizi alla persona e gli investimenti per lo sviluppo, occorre che essi siano messi in grado di operare al meglio con efficienza e razionalità.
Con questo spirito, nella convinzione che su questi principi si possa realizzare un'ampia convergenza in Parlamento, perché sono temi in sintonia con i bisogni del paese, dichiaro il convinto voto favorevole del gruppo dell'Ulivo a questo provvedimento.
VITTORIO ADOLFO. Esprimo il parere favorevole dell'UDC su questo progetto di legge inerente le misure a sostegno dei comuni sino a 5.000 abitanti.
Cerchiamo di cogliere in questo provvedimento gli impegni positivi che si assumono, tenendo presente che la maggioranza dei comuni non arriva a 1.000 abitanti ed è impegnata fortemente nella sopravvivenza amministrativa.
L'UDC condivide la promozione delle attività economiche, sociali, ambientali e culturali, la valorizzazione del patrimonio naturale e rurale, la formazione dei piani pluriennali di sviluppo e del piano territoriale di coordinamento, nonché la pianificazione paesaggistica. Significativa ed importante è altresì la norma inerente la dichiarazione di nascita, mentre il mantenimento dei servizi pubblici essenziali, quali il servizio postale, compresa l'apertura degli sportelli, e la scuola dell'obbligo, rappresentano una necessità inderogabile per il mantenimento della popolazione sul territorio. Gli incentivi per l'insediamento nei piccoli comuni e quelli fiscali, unitamente al sostegno per le realizzazioni Pag. 115infrastrutturali ed alla tutela dei beni culturali di interesse religioso, costituiscono certamente una speranza.
Poiché 150 milioni di euro nel triennio 2007-2009 non sono certamente sufficienti a coprire le richieste, invitiamo infine il Governo a rifinanziare la legge una volta esauriti i fondi.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, onorevoli membri del Governo, intervenendo nel presente dibattito, intendo innanzitutto sottolineare come il testo in esame costituisca il positivo risultato di un proficuo lavoro svolto dalle Commissioni riunite, che si è potuto avvalere non soltanto della qualificata attività svolta dal Parlamento nella precedente legislatura, ma anche dei contributi dei numerosi soggetti intervenuti nel corso delle audizioni svolte nella attuale legislatura e della ampia convergenza registratasi nel medesimo frangente tra le diverse forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione.
Come è noto, l'intervento legislativo in questione si e' reso necessario a causa della profonda trasformazione che ha vissuto il nostro paese a partire dall'ultimo dopoguerra, quando lo sviluppo economico e sociale ha determinato processi di rapida e massiccia urbanizzazione, con la concentrazione della popolazione nei grandi centri, e di spopolamento delle aree interne del paese, di quelle montane e delle campagne.
I piccoli comuni, negli ultimi anni, hanno costantemente visto decrescere le risorse disponibili, sia per il massiccio taglio di trasferimenti statali, sia anche e soprattutto a causa della costante migrazione della popolazione verso le grandi città, in ragione delle condizioni disagiate di vita in tali comuni, in una sorta di circolo vizioso che, nella gran parte dei casi, ancora purtroppo non si è riusciti a spezzare: infatti, è proprio la scarsa densità di popolazione che riduce l'efficienza dei servizi, sia essenziali che non, nei piccoli comuni, la quale induce a sua volta al progressivo spopolamento con aggravio costante e difficilmente arrestabile del problema.
Sempre più sono i casi nei quali nei piccoli comuni non è assicurato un livello minimo di base dei servizi essenziali, anche a causa della necessità di accorpare tali servizi tra più realtà locali nella necessità di ridurre i costi, per non parlare degli altri servizi di pubblico interesse comunque importanti per assicurare una migliore qualità della vita.
Tuttavia, sono proprio i piccoli comuni ad assumere un insostituibile ruolo nella difesa del territorio e nella politica di riduzione dei costi sociali ed economici dell'urbanesimo che tali comuni, fortunatamente, quasi non conoscono.
L'equilibrata distribuzione della popolazione sul territorio nazionale costituisce una garanzia del nostro sistema culturale e sociale, anche con riguardo alla manutenzione del territorio, dei beni storici, monumentali, artistici e culturali e rappresenta un cardine essenziale per lo sviluppo e per il benessere economico del paese.
Con il presente intervento legislativo, dunque, si è correttamente tentato di riequilibrare la descritta situazione, incentivando la vivibilità in tali comuni attraverso agevolazioni per la fornitura dei servizi essenziali e consentendo sia un afflusso di maggiori risorse economiche, sia il potenziamento delle infrastrutture pubbliche, sia una semplificazione dell'azione amministrativa comunale in taluni importanti ambiti, ove spesso gli oneri burocratici innalzano notevolmente i costi e ostacolano e rallentano notevolmente l'attività in tale settore.
Ulteriormente, con la presente novella legislativa, si è positivamente inteso rilanciare la valorizzazione del patrimonio ambientale e storico-culturale di queste aree, presupposto essenziale per l'incremento dell'afflusso turistico, ed incentivare ed agevolare, in ogni contesto, le iniziative economiche e commerciali dei piccoli imprenditori ivi operanti, nonché consentire maggiori economie di spesa per tali comuni.Pag. 116
Ciò premesso, non possiamo che valutare positivamente, come gruppo dei Comunisti Italiani, che in un unico provvedimento legislativo si sia ritenuto di raccogliere un insieme di disposizioni relative a differenti ambiti normativi, ma tutte finalizzate ad uno scopo unitario e ben definito, che consiste nel contrastare la tendenza sempre più forte allo spopolamento di alcune aree territoriali del paese e, in particolare, di quelle montane e collinari.
Riteniamo infatti che soltanto attraverso la programmazione e l'attuazione di politiche generali e locali di intervento, quale quella in esame, si potranno riportare e stabilizzare le popolazioni nei piccoli comuni, si potrà finalmente avviare una nuova fase di sviluppo e si potranno finalmente arginare preoccupanti fenomeni come quelli dell'assenza di ogni forma di cura nella manutenzione del territorio, con conseguenti gravi fenomeni di abbandono e di degrado estremo.
Per tutte le citate ragioni, il gruppo parlamentare dei Comunisti Italiani, ritenendo che il testo in esame possa senz'altro rappresentare un positivo presupposto per una nuova fase di sviluppo delle realtà dei piccoli comuni, esprimerà un voto favorevole sul provvedimento di legge oggi all'esame.
AURELIO SALVATORE MISITI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il gruppo parlamentare Italia dei Valori si è già espresso favorevolmente all'approvazione di una legge a favore dei piccoli comuni, così come indica la stessa Costituzione repubblicana.
La proficua discussione, prima nelle Commissioni e poi in aula, ha consentito di varare un buon provvedimento, che avrà effetti positivi in tutte le nostre piccole comunità.
Questa legge rappresenta un segnale e una attenzione dello Stato verso realtà spesso emarginate del nostro paese.
Purtroppo non sono previsti fondi consistenti per incentivare di più il progresso economico e sociale e tuttavia, pur tenendo conto della necessità di non ampliare la spesa pubblica, gli incentivi previsti sono un primo passo per costituire un tassello del codice delle autonomie.
Si sono evitati alcuni errori come la deroga prevista nell'articolo 3 al futuro codice degli appalti e delle forniture, che avrebbero portato a contraddizioni notevoli nella gestione delle opere pubbliche.
Non è stato possibile accogliere altri emendamenti, come ad esempio quelli sulla gestione delle risorse idriche.
Per queste considerazioni e per il clima costruttivo che si è creato in aula e nelle Commissioni il gruppo Italia dei Valori voterà a favore del provvedimento.
OSVALDO NAPOLI. Il gruppo di Forza Italia non può che esprimere un giudizio favorevole su un provvedimento che certamente, per la prima volta, riconosce e garantisce l'esistenza e la valorizzazione dei piccoli comuni sotto i 5000 abitanti.
Voglio ribadire, a rischio di ripetermi, che ritengo fondamentale l'introduzione di un ordinamento differenziato per i piccoli comuni, poiché è assurdo poter solo pensare che un comune con meno di 5000 abitanti possa essere amministrato come il comune di Roma, di Torino, di Milano. Ci vogliono delle leggi ad hoc interamente dedicate ai piccoli comuni che possano tenere conto delle loro criticità e che possano valorizzare le loro peculiarità.
Nel testo sono contemplati, tra l'altro, la valorizzazione dei prodotti agroalimentari, interventi per lo sviluppo e l'incentivazione di attività commerciali e di attività artigiane, il sostegno alla realizzazione di programmi di e-government, alcune misure che garantiscano la permanenza di servizi essenziali (postali, ospedali ecc.), il sostegno all'associazionismo e agevolazioni in materia di servizio idrico che andrebbero estesi a tutti i piccoli comuni che, per la particolare posizione geografica dei propri territori, risultano caratterizzati da difficoltà di comunicazione ed estrema perifericità rispetto ai centri abitati di maggiori dimensioni.
Ed è proprio alle forme di associazionismo fra i comuni che occorre porre Pag. 117grande attenzione. Poiché le unioni dei comuni rappresentano per le amministrazioni comunali uno strumento ottimale per razionalizzare la gestione dei servizi e delle funzioni. A tale riguardo, le circa 200 unioni costituite solo negli ultimi anni testimoniano quanto i comuni più piccoli vivano questa esperienza associativa come una vera chance per la loro stessa sopravvivenza.
Le forme di gestione associata dei servizi comunali andrebbero incentivate attraverso la costituzione di un Fondo per l'associazionismo intercomunale volontario (FAIV), con dotazione finanziaria triennale, in quanto il dibattito sull'associazionismo intercomunale sta mettendo in evidenza la strategicità di individuare un modello tendenzialmente stabile e unico di gestione associata su tutto il territorio nazionale e che, soprattutto, sia riconosciuto dai comuni come ambito sovracomunale in cui ottimizzare la propria governance.
Di questi tempi, poi, si parla giustamente di sicurezza del territorio e dei cittadini, riferendosi però in particolar modo alle grandi aree urbane. È necessario, invece, e proprio in questa legge sui piccoli comuni, ricordare che le caserme delle Forze dell'ordine nei piccoli centri chiudono alle 8 di sera per riaprire alle 8 del mattino successivo, e queste caserme spesso e volentieri servono diversi comuni. Forse questi territori non hanno diritto ad avere una copertura di 24 ore contro la delinquenza? Perché separare le grandi città dai piccoli comuni?
Inoltre, non possiamo che rimarcare come 120 milioni di euro per i tre anni 2007-2008-2009 siano insufficienti e che è necessario che il Governo dimostri non solo buona volontà ma anche concretezza finanziaria, infatti con tale cifra si darebbe ad ogni singolo comune poco più di 6000 euro all'anno.
Se, però, il Governo non modifica la legge finanziaria corriamo il rischio di prendere più di quello che si dà.
In particolare, l'esclusione degli avanzi di amministrazione dalle entrate del saldo risulta penalizzante, in quanto rende di fatto inutilizzabili queste risorse: il rispetto del patto di stabilità interno incentrato sui saldi unitamente alla impossibilità di utilizzare le risorse derivanti dalle precedenti gestioni anche solo per garantire alcune categorie di interventi (ad esempio messa in sicurezza delle scuole) rischia di determinare, in numerose realtà territoriali, la paralisi delle politiche di sviluppo.
Altro grave problema è l'impossibilità, per i comuni e le province che non hanno contratto mutui nel triennio base, di accenderne nuovi durante il 2007. Tale impossibilità si desume infatti dal combinato disposto delle disposizioni contenute in finanziaria che di fatto hanno creato una situazione paradossale, infatti gli enti che nel passato hanno contratto mutui, anche in percentuale rilevante, hanno per il 2007 un ulteriore spazio di indebitamento mentre, al contrario, i comuni e le province che negli anni passati hanno finanziato in modo diverso gli investimenti si trovano ora a dover limitare eventuali programmi di sviluppo attraverso il ricorso al debito. Allo stesso tempo, però, gli enti locali devono far fronte agli impegni finanziari derivanti dalle opere già avviate ed ai relativi stati di avanzamento dei lavori. A tal proposito si pongono gravi problemi per il rispetto dell'obiettivo di cassa, laddove l'ente locale abbia ricevuto dei finanziamenti per la costruzione di opere pubbliche negli anni precedenti e si trovi a doverli spendere nel corso del 2007. In sostanza, allorquando si verifichi uno sfasamento temporale tra cassa e competenza. Inoltre, sul versante delle entrate, è stato posto un ulteriore vincolo rappresentato dal computo dei trasferimenti statali che non consente agli enti locali di poter utilizzare anche i residui attivi.
Sulla base delle suesposte considerazioni, si ritiene fondamentale un urgente intervento da parte del Governo, che non dimentichiamo si è impegnato con l'Anci a risolvere i problemi applicativi cui dà luogo il patto di stabilità e finora nulla è stato compiuto in questa direzione! Un impegno non assolto, che si aggiunge a tutti gli altri; pertanto sui comuni si ripercuotono Pag. 118le colpe del disavanzo, ed essi sono gli unici soggetti cui è demandato il compito di risollevare le sorti del Paese in maniera più che proporzionale alle loro possibilità.
Infatti, il deficit del comparto comuni nel 2005 rappresenta il 4 per cento del deficit complessivo della Pubblica amministrazione. Nel 2005 la spesa totale diminuisce rispetto al 2004 di circa 606 mln di euro, nonostante la costante diminuzione dei trasferimenti erariali. Tuttavia i comuni hanno mantenuto costante il livello delle aliquote dei tributi e delle tariffe, infatti la pressione fiscale locale cresce dal 1998 al 2005 di soli 0,8 punti percentuali, ben al di sotto del tasso di inflazione. Malgrado ciò le amministrazioni locali hanno saputo mantenere un buon livello di servizi ai cittadini, operando evidentemente forti economie ed una profonda razionalizzazione della spesa. Un esempio per tutti è rappresentato dalla diminuzione del numero dei dipendenti comunali - dal 2004 al 2005 di 2000 unità - e dal forte contenimento della dinamica di crescita della spesa. Ricordo 2 miliardi e 600 milioni di euro in meno di trasferimenti ed inoltre faccio riferimento alla questione del taglio dei trasferimenti erariali ai comuni in misura pari al maggior gettito derivante dalle nuove modalità di calcolo dell'Ici introdotte dal collegato fiscale alla legge finanziaria 2007, di conversione del cosiddetto decreto Visco, che in base alla relazione introduttiva ammonterebbero a 610 milioni di Euro.
Il taglio indiscriminato si ritiene assolutamente ingiusto, ed il metodo di riparto crea forti iniquità all'interno dei comuni poiché in base ad una nota del Ministero dell'interno sarebbe effettuato in maniera proporzionale tra tutti i comuni, senza tener conto che in alcuni di essi non esistono le fattispecie di aumento del gettito dell'Ici in relazione alla nuove disposizioni introdotte dal decreto Visco.
In sostanza, alcune disposizioni necessitano di un intervento correttivo urgente, che sia finalizzato ad equilibrare gli impegni tra tutti i soggetti facenti parte del complesso sistema Paese e non solo dei comuni; ma soprattutto è necessario ed improcrastinabile assolvere agli impegni presi dal Governo in relazione ad interventi che devono assolutamente essere effettuati.
È giusto il richiamo all'oculatezza nell'investire i soldi pubblici che i comuni devono fare quotidianamente. Ad una condizione, però: che questa comprensibile insistenza involontariamente non conduca a un pericoloso approdo e cioè alla convinzione che sono gli enti locali i «colpevoli» dello spreco di denaro della collettività. Un Governo non può non essere preoccupato se, ad esempio, pur contraendo la tassazione a livello centrale, di fatto costringe la stragrande maggioranza dei comuni ad inasprire i tributi locali. C'è qualcosa che non funziona se ciò accade. A meno che non si pensi che è un caso che, improvvisamente, migliaia di amministrazioni comunali decidano nel medesimo anno di incrementare i tributi. Desideriamo ringraziare i relatori e tutta la Camera che, trasversalmente in maniera bipartisan, ha dimostrato di conoscere l'importanza di questi comuni che rappresentano il 70 per cento del territorio nazionale.
Ci rammarichiamo certamente del fatto che molti emendamenti, al di là del colore politico di chi li ha presentati, non siano stati accolti per mancanza di copertura finanziaria. Il cosiddetto «tesoretto» non potrebbe essere utilizzato per dimostrare un vero interesse nei confronti dei piccoli enti locali periferici?
Noi di Forza Italia diciamo di sì a questa legge, ma ci aspettiamo dal Governo una presa di posizione forte e un'inversione di tendenza per quanto riguarda la fiscalità locale, inversione di tendenza richiesta sia dalla Commissione bilancio all'unanimità sia dall'ANCI e dall'UPI, due associazioni rappresentative di tutti i colori politici ma che al loro interno possiedono senza ombra di dubbio una maggioranza di esponenti di centro sinistra.
Il Governo abbia l'umiltà di ascoltare e di calarsi nei problemi reali degli enti locali. Se saprà fare questo dimostrerà Pag. 119oculatezza e intelligenza politica, in caso contrario si predicherebbe bene e si razzolerebbe male.
EUGENIO MINASSO. Presidente, onorevoli colleghi, ci avviamo alla votazione finale del progetto di legge sul sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni.
Alleanza Nazionale esprime il voto favorevole al presente documento che però, è bene ricordarlo, nella fase conclusiva dei nostri lavori non esprime, o meglio, non contiene al suo interno soluzioni che possano rappresentare la panacea di tutti i problemi e delle difficoltà che affliggono le migliaia di piccoli centri (inferiori ai 5000 abitanti) sparsi sul nostro territorio nazionale.
Come è noto a tutti, questo testo scaturisce dall'unione di tre proposte di legge afferenti il medesimo oggetto (15 - 1752 - 1964).
Partendo da tale presupposto, si potrebbe ritenere di essere giunti ad un testo che, durante il suo iter, ha progressivamente delineato dei caratteri peculiari, derivanti da molteplici apporti e da svariati spunti che oltremodo venivano e vengono sia dal centro destra che dal centro sinistra.
In tutta sincerità ho l'impressione che il testo finale non sia solo la sommatoria di questi contributi positivi ma è, come sovente accade, il compromesso più accettabile affinché un disegno di legge riceva un consenso allargato se non unanime.
Con questa affermazione non è mia intenzione sminuire il lavoro delle Commissioni e del Comitato dei nove di cui faccio parte ma vorrei semplicemente sottolineare come si sia riusciti a trovare la giusta mediazione che oggi ci permette di approvare una legge che in sé presenta poca sostanza, ma che contiene una serie di principi generali che potranno realizzare dei risultati importanti in un futuro prossimo.
Italia Oggi intitolava «Piccoli comuni, un paradiso fiscale» magari!
Sono convinto che tutti avessimo nel cuore e nelle intenzioni questo risultato , ma non sono certo che questo sia l'esito raggiunto.
È stata elaborata una legge «manifesto» piena di buoni principi e oneste intenzioni.
Diciamolo chiaramente: siamo riusciti a costruire un buon punto di partenza, ma la strada è ancora lunga, molto dovrà essere aggiunto oltre ai buoni propositi.
Sicuramente lo sforzo finanziario da parte dello Stato, la defiscalizzazione e quei vantaggi che in questi articoli si sono intravisti dovranno avere più sostanza e più forza.
Sono stati presentati molti emendamenti bypartisan, ma faccio notare che la stragrande maggioranza (il 90 per cento circa) è stata respinta e soprattutto per mancanza di copertura finanziaria.
Qualcuno ha affermato che con queste norme si desidera invertire la tendenza, si vogliono ripopolare i piccoli comuni e soprattutto i comuni più svantaggiati, non solo per il numero di abitanti ma anche per le condizioni dei comuni stessi (Portofino, bene)!
Vivendo in una terra come la mia, la Liguria, ben conosco e posso comprendere la realtà dello spopolamento dei piccoli comuni dell'entroterra a favore di comuni sul litorale; questi ultimi, anche se piccoli, grazie al mare e al turismo, sono ricchi e agiati mentre quelli dell'entroterra, che dovrebbero rappresentare un valore aggiunto, purtroppo soffrono di gravi disagi.
Ecco, sono certo che da domattina, leggendo questa legge pochi (o forse nessuno) decideranno di ritornare in quei luoghi che 30/40 anni prima i propri genitori con sofferenza erano stati costretti ad abbandonare, per raggiungere realtà che presentavano maggiori prospettive per il futuro.
Sottolineo alcuni punti qualificati, quali: il fatto di poter registrare la nascita dei propri figli nei piccoli comuni di residenza anche se avvenuta in altro comune; gli sgravi ICI sulla prima casa (l'ICI non dovrebbe esistere sulla prima casa) e imposta di registro ridotta per l'acquisto Pag. 120dell'abitazione principale e di immobili destinati ad attività economiche; crediti di imposta per chi effettuerà sponsorizzazioni a favore dei piccoli comuni; possibilità per i piccoli comuni nel cui territorio vi sia un ufficio postale, di affidare il servizio di tesoreria a Poste Italiane SpA (interrompendo la costante chiusura di codesti uffici).
Vi sono poi molti altri punti o spunti interessanti che non sto ad elencare. Ritengo utile però evidenziare alcuni concetti prima di avviarmi alla conclusione: il primo è che vista la moltitudine di piccoli comuni, forse il numero più logico di abitanti sarebbe di 3000 e non di 5.000.
Secondariamente, dobbiamo pensare seriamente di introdurre in quei piccoli centri la possibilità del terzo mandato per l'elezione dei sindaci che, in realtà così particolari, devono essere considerati veri e propri Davide che lottano quotidianamente contro il Golia Stato, provincia, regione, burocrazia in generale. Persone a cui certamente non concediamo un'opportunità ma al contrario, amministratori che dobbiamo ringraziare per la dedizione e il senso di responsabilità che dimostrano nel decidere di assumere su di sé questo grave compito per la terza volta.
Ribadendo nuovamente la soddisfazione per un testo condiviso che ha indicato una strada che abbiamo il dovere di seguire, confermo il voto favorevole di Alleanza Nazionale.
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI INSERITI IN CALENDARIO
Pdl cost. n. 193-B - Abolizione della pena di morte
Discussione generale: 9 ore.
Relatore | 15 minuti |
Governo | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 29 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 6 ore e 51 minuti |
L'Ulivo | 37 minuti |
Forza Italia | 34 minuti |
Alleanza Nazionale | 33 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 32 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 32 minuti |
Lega Nord Padania | 31 minuti |
Italia dei Valori | 31 minuti |
La Rosa nel Pugno | 30 minuti |
Comunisti Italiani | 30 minuti |
Verdi | 30 minuti |
Popolari-Udeur | 30 minuti |
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI | 30 minuti |
Misto | 31 minuti (Minoranze linguistiche: 12 minuti; Movimento per l'Autonomia: 12 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 7 minuti) |
Ddl n. 2480 - Autotrasporto merci e circolazione stradale
Tempo complessivo: 19 ore, di cui:
Discussione generale | Seguito esame | |
Relatore | 15 minuti | 15 minuti |
Governo | 15 minuti | 15 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 50 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 34 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) | 1 ora e 27 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi per ciascun deputato) |
Gruppi | 7 ore e 46 minuti | 6 ore e 3 minuti |
L'Ulivo | 33 minuti | 1 ora e 8 minuti |
Forza Italia | 1 ora e 4 minuti | 1 ora e 1 minuto |
Alleanza Nazionale | 49 minuti | 41 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 31 minuti | 23 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 40 minuti | 30 minuti |
Lega Nord Padania | 36 minuti | 24 minuti |
Italia dei Valori | 30 minuti | 17 minuti |
La Rosa nel Pugno | 30 minuti | 17 minuti |
Comunisti Italiani | 30 minuti | 16 minuti |
Verdi | 30 minuti | 16 minuti |
Popolari-Udeur | 30 minuti | 16 minuti |
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI | 32 minuti | 19 minuti |
Misto | 31 minuti (Minoranze linguistiche: 12 minuti; Movimento per l'Autonomia: 12 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 7 minuti) |
15 minuti (Minoranze linguistiche: 6 minuti; Movimento per l'Autonomia: 6 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti) |
Mozione n. 1-00147 - sulla sicurezza stradale
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 59 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 21 minuti |
L'Ulivo | 55 minuti |
Forza Italia | 38 minuti |
Alleanza Nazionale | 25 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 19 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) | 18 minuti |
Lega Nord Padania | 15 minuti |
Italia dei Valori | 14 minuti |
La Rosa nel Pugno | 14 minuti |
Comunisti Italiani | 13 minuti |
Verdi | 13 minuti |
Popolari-Udeur | 13 minuti |
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI | 11 minuti |
Misto | 13 minuti (Minoranze linguistiche: 5 minuti; Movimento per l'Autonomia: 5 minuti; Repubblicani, Liberali, Riformatori: 3 minuti) |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | tu pdl 15-A - em. 1.2 | 441 | 440 | 1 | 221 | 209 | 231 | 80 | Resp. |
2 | Nom. | em. 1.5 | 454 | 282 | 172 | 142 | 53 | 229 | 78 | Resp. |
3 | Nom. | em. 1.51 | 460 | 458 | 2 | 230 | 211 | 247 | 77 | Resp. |
4 | Nom. | em. 1.6 | 461 | 456 | 5 | 229 | 446 | 10 | 77 | Appr. |
5 | Nom. | articolo 1 | 462 | 461 | 1 | 231 | 459 | 2 | 77 | Appr. |
6 | Nom. | em. 2.3 | 463 | 463 | 232 | 217 | 246 | 77 | Resp. | |
7 | Nom. | em. 2.53 | 466 | 458 | 8 | 230 | 67 | 391 | 77 | Resp. |
8 | Nom. | em. 2.4 | 462 | 451 | 11 | 226 | 28 | 423 | 77 | Resp. |
9 | Nom. | em. 2.5 | 466 | 462 | 4 | 232 | 10 | 452 | 77 | Resp. |
10 | Nom. | em. 2.6 | 445 | 439 | 6 | 220 | 7 | 432 | 77 | Resp. |
11 | Nom. | em. 2.52 | 466 | 466 | 234 | 218 | 248 | 77 | Resp. | |
12 | Nom. | em. 2.51 rif. | 469 | 468 | 1 | 235 | 466 | 2 | 77 | Appr. |
13 | Nom. | em. 2.13 | 460 | 458 | 2 | 230 | 217 | 241 | 77 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | articolo 2 | 470 | 470 | 236 | 461 | 9 | 77 | Appr. | |
15 | Nom. | em. 3.59 | 459 | 457 | 2 | 229 | 214 | 243 | 77 | Resp. |
16 | Nom. | em. 3.4 | 462 | 460 | 2 | 231 | 218 | 242 | 77 | Resp. |
17 | Nom. | em. 3.64 | 466 | 454 | 12 | 228 | 207 | 247 | 77 | Resp. |
18 | Nom. | em. 3.60 rif. | 473 | 469 | 4 | 235 | 467 | 2 | 77 | Appr. |
19 | Nom. | em. 3.12 | 470 | 467 | 3 | 234 | 227 | 240 | 77 | Resp. |
20 | Nom. | em. 3.14 | 465 | 461 | 4 | 231 | 234 | 227 | 77 | Appr. |
21 | Nom. | em. 3.50, 3.55, 3.63 | 467 | 467 | 234 | 467 | 77 | Appr. | ||
22 | Nom. | em. 3.61 | 467 | 459 | 8 | 230 | 217 | 242 | 77 | Resp. |
23 | Nom. | em. 3.51 | 469 | 460 | 9 | 231 | 86 | 374 | 77 | Resp. |
24 | Nom. | em. 3.24 | 452 | 451 | 1 | 226 | 212 | 239 | 77 | Resp. |
25 | Nom. | em. 3.56 rif. | 459 | 459 | 230 | 452 | 7 | 77 | Appr. | |
26 | Nom. | em. 3.26 | 461 | 461 | 231 | 222 | 239 | 77 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 3.27 | 466 | 464 | 2 | 233 | 216 | 248 | 77 | Resp. |
28 | Nom. | em. 3.57 | 450 | 449 | 1 | 225 | 446 | 3 | 77 | Appr. |
29 | Nom. | articolo agg. 3.02 | 447 | 446 | 1 | 224 | 213 | 233 | 77 | Resp. |
30 | Nom. | em. 3.104 rif. | 413 | 412 | 1 | 207 | 412 | 79 | Appr. | |
31 | Nom. | em. 3.103 | 439 | 437 | 2 | 219 | 435 | 2 | 77 | Appr. |
32 | Nom. | articolo 3 | 440 | 439 | 1 | 220 | 439 | 77 | Appr. | |
33 | Nom. | em. 4.100 | 437 | 436 | 1 | 219 | 434 | 2 | 77 | Appr. |
34 | Nom. | em. 4.3 | 443 | 431 | 12 | 216 | 98 | 333 | 77 | Resp. |
35 | Nom. | em. 4.54 | 438 | 437 | 1 | 219 | 212 | 225 | 77 | Resp. |
36 | Nom. | em. 4.6 | 436 | 436 | 219 | 435 | 1 | 77 | Appr. | |
37 | Nom. | em. 4.55 | 441 | 359 | 82 | 180 | 125 | 234 | 77 | Resp. |
38 | Nom. | articolo 4 | 443 | 443 | 222 | 437 | 6 | 77 | Appr. | |
39 | Nom. | em. 5.50 rif. | 426 | 424 | 2 | 213 | 422 | 2 | 77 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | em. 5.5 | 430 | 413 | 17 | 207 | 411 | 2 | 77 | Appr. |
41 | Nom. | em. 5.53 rif. | 430 | 427 | 3 | 214 | 427 | 77 | Appr. | |
42 | Nom. | articolo 5 | 438 | 435 | 3 | 218 | 434 | 1 | 77 | Appr. |
43 | Nom. | articolo agg. 5.010 rif. | 432 | 430 | 2 | 216 | 429 | 1 | 77 | Appr. |
44 | Nom. | em. 6.4, 6.5 | 429 | 427 | 2 | 214 | 426 | 1 | 77 | Appr. |
45 | Nom. | articolo 6 | 431 | 429 | 2 | 215 | 428 | 1 | 77 | Appr. |
46 | Nom. | em. 7.100 rif. | 401 | 397 | 4 | 199 | 396 | 1 | 77 | Appr. |
47 | Nom. | em. 7.58 | 410 | 364 | 46 | 183 | 360 | 4 | 77 | Appr. |
48 | Nom. | em. 7.59 | 408 | 293 | 115 | 147 | 292 | 1 | 77 | Appr. |
49 | Nom. | em. 7.51, 7.53, 7.55 | 429 | 426 | 3 | 214 | 426 | 77 | Appr. | |
50 | Nom. | em. 7.102 | 432 | 429 | 3 | 215 | 428 | 1 | 77 | Appr. |
51 | Nom. | articolo 7 | 424 | 422 | 2 | 212 | 422 | 77 | Appr. | |
52 | Nom. | em. 8.2 | 434 | 434 | 218 | 433 | 1 | 77 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | em. 8.51 | 439 | 274 | 165 | 138 | 44 | 230 | 77 | Resp. |
54 | Nom. | em. 8.4 rif. | 435 | 427 | 8 | 214 | 426 | 1 | 77 | Appr. |
55 | Nom. | articolo 8 | 429 | 426 | 3 | 214 | 424 | 2 | 77 | Appr. |
56 | Nom. | articolo 9 | 431 | 429 | 2 | 215 | 429 | 77 | Appr. | |
57 | Nom. | articolo 10 | 441 | 441 | 221 | 440 | 1 | 77 | Appr. | |
58 | Nom. | articolo 11 | 435 | 435 | 218 | 434 | 1 | 77 | Appr. | |
59 | Nom. | articolo agg. 11.0100 | 437 | 433 | 4 | 217 | 431 | 2 | 77 | Appr. |
60 | Nom. | em. 12.100 | 422 | 278 | 144 | 140 | 275 | 3 | 77 | Appr. |
61 | Nom. | em. 13.101 | 414 | 413 | 1 | 207 | 412 | 1 | 77 | Appr. |
62 | Nom. | em. 13.50 rif. | 412 | 410 | 2 | 206 | 410 | 77 | Appr. | |
63 | Nom. | em. 13.100 | 419 | 416 | 3 | 209 | 416 | 77 | Appr. | |
64 | Nom. | em. 13.7 | 419 | 412 | 7 | 207 | 366 | 46 | 77 | Appr. |
65 | Nom. | em. 13.51 rif. | 420 | 420 | 211 | 420 | 77 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nom. | em. 13.56 | 412 | 363 | 49 | 182 | 148 | 215 | 77 | Resp. |
67 | Nom. | em. 13.57 rif. | 405 | 401 | 4 | 201 | 396 | 5 | 77 | Appr. |
68 | Nom. | em. 13.53 | 408 | 388 | 20 | 195 | 386 | 2 | 77 | Appr. |
69 | Nom. | em. 13.12 | 419 | 375 | 44 | 188 | 162 | 213 | 77 | Resp. |
70 | Nom. | em. 13.200 | 417 | 388 | 29 | 195 | 383 | 5 | 77 | Appr. |
71 | Nom. | articolo 13 | 420 | 415 | 5 | 208 | 414 | 1 | 77 | Appr. |
72 | Nom. | articolo 14 | 416 | 412 | 4 | 207 | 411 | 1 | 77 | Appr. |
73 | Nom. | em. 15.56 | 396 | 310 | 86 | 156 | 94 | 216 | 76 | Resp. |
74 | Nom. | em. 15.52 | 389 | 388 | 1 | 195 | 386 | 2 | 76 | Appr. |
75 | Nom. | em. 15.55 | 393 | 393 | 197 | 393 | 76 | Appr. | ||
76 | Nom. | em. 15.200 | 383 | 382 | 1 | 192 | 381 | 1 | 76 | Appr. |
77 | Nom. | em. 15.50 | 395 | 358 | 37 | 180 | 287 | 71 | 76 | Appr. |
78 | Nom. | em. 15.100 | 406 | 400 | 6 | 201 | 397 | 3 | 76 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 85 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
79 | Nom. | articolo 15 | 379 | 379 | 190 | 379 | 76 | Appr. | ||
80 | Nom. | articolo agg. 15.05 | 413 | 413 | 207 | 198 | 215 | 76 | Resp. | |
81 | Nom. | articolo 16 | 410 | 405 | 5 | 203 | 398 | 7 | 76 | Appr. |
82 | Nom. | articolo agg. 16.01 | 404 | 357 | 47 | 179 | 84 | 273 | 76 | Resp. |
83 | Nom. | articolo 17 | 403 | 400 | 3 | 201 | 400 | 76 | Appr. | |
84 | Nom. | odg 9/15/17 | 385 | 381 | 4 | 191 | 160 | 221 | 76 | Resp. |
85 | Nom. | tu pdl 15-A - voto finale | 385 | 383 | 2 | 192 | 383 | 76 | Appr. |